UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI ROMA TOR VERGATA FACOLTA’ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN Storia, Scienza e Tecnica della Musica e dello Spettacolo TESI IN ETNOMUSICOLOGIA IL CANTO DI TRADIZIONE ORALE NELLE ELABORAZIONI CORALI DI LAMBERTO PIETROPOLI RELATORE: P ROF.SSA SERENA F ACCI LAUREANDA: GIUSEPPINA ANTONUCCI MATR. 0101856 Anno Accademico 2009-2010 A Rosaprile Pietropoli Si ringraziano tutti coloro che mi hanno aiutato nello svolgimento della ricerca, in particolare ringrazio il M° Natalino Brugiolo, Dino Bridda e Roberto Polverini 2 Indice INTRODUZIONE 4 1. DAL CANTO DI TRADIZIONE ORALE ALLA CORALITÀ POPOLARE AMATORIALE 7 2. LAMBERTO PIETROPOLI 2.1 LA VITA 2.2 I SUOI CORI 2.2.1 Coro A.N.A ROMA 2.2.2 I quattro cori bellunesi 17 17 20 20 22 3. ANALISI DEI CANTI 3.1. CANTI DI TRADIZIONE ORALE BELLUNESI 3.1.1 Sani, dapo’ 3.1.2 Tòne da le ciàore 3.1.3 Nina nana de San Gaetàn 3.1.4 A la matina 28 30 31 37 42 52 4. Conclusioni 57 Appendice I 60 Appendice II 67 Indice delle tracce del CD allegato 83 BIBLIOGRAFIA 84 3 INTRODUZIONE Questo lavoro di ricerca è frutto di un interesse personale verso la coralità amatoriale popolare. Dirigo da venti anni il Coro del CAI (Club Alpino Italiano) sez. di Frosinone e da dieci il Coro Monte Viglio di Filettino (FR), con i quali ho intrapreso un’attività di studio e di ricerca, necessaria alla conoscenza e alla divulgazione del prezioso patrimonio dei canti popolari e del folklore musicale italiano. Consapevole della complessità del discorso e della ricerca sull’accezione del termine popolare, riferito alla musica, ho scelto di trattare la problematica relativa alla trasposizione del canto di tradizione orale nella coralità popolare amatoriale. Nelle elaborazioni corali la ricerca del popolare è estremamente varia e composita; in questi anni ho avuto modo di analizzare ed interpretare il lavoro compositivo del M° Lamberto Pietropoli, musicista non professionista bellunese, impegnato nella scoperta del patrimonio musicale della montagna veneta e del canto di matrice popolare in genere, ed ho maturato la consapevolezza che la sua esperienza può rappresentare uno dei tanti percorsi possibili della coralità popolare. Lamberto Pietropoli, scomparso nel 1994, personalità di grande umanità e generosità, ha armonizzato ed elaborato più di trecento canti popolari. Fin dai primi anni ’60 registra e trascrive canti popolari della sua terra 4 d’origine percorrendo vallate, seguendo processioni e feste rituali, ricorrendo ai ricordi personali della sua infanzia. Le trascrizioni di quegli anni hanno permesso a Pietropoli di realizzare delle elaborazioni di melodie popolari bellunesi per coro, nelle quali molte delle peculiarità esecutive dei canti popolari sono trasformate: le potenzialità espressive, sia dell’organico corale maschile che misto, conferiscono tutt’altro sapore ai canti originari. Ciò che interessa a Lamberto Pietropoli è restituire lo spirito del canto, le immagini e i sentimenti che evocano. Pietropoli ha dedicato molto del suo impegno alla coralità: ha fondato e diretto il Coro A.N.A. di Roma e collaborato, come armonizzatore, con altre formazioni corali, soprattutto venete, consapevole che la coralità popolare amatoriale è depositaria di un patrimonio musicale unico, espressione viva delle singole comunità locali. Nel primo capitolo della tesi ho affrontato la relazione tra canto della tradizione orale e coralità popolare amatoriale. Nel secondo capitolo ho esposto la biografia di Lamberto Pietropoli e il lavoro svolto con il Coro ANA di Roma e i cori dell’area bellunese. Il terzo capitolo è dedicato all’analisi di quattro canti bellunesi elaborati per coro da Pietropoli, canti nati da melodie ricavate da ricerche sul campo dello stesso autore tra gli anni ’60-’70 o da altri studiosi. 5 Ho effettuato la trascrizione dei documenti sonori originali cercando di indicare con precisione gli abbellimenti della melodia: - la legatura tra due note indica un portamento - una freccia orizzontale con la punta rivolta verso sinistra posta sopra la nota ne allunga il valore ritmico - una freccia orizzontale con la punta rivolta verso destra posta sopra la nota ne accorcia il valore ritmico - a ogni pentagramma corrisponde una parte vocale - è riportata la trascrizione integrale di tutte le strofe del testo verbale con traduzione in lingua italiana - è riportata la durata in secondi della strofa e un’approssimativa indicazione metronomica. Il quarto capitolo riassume le osservazioni emerse dai risultati dell'analisi, con il tentativo di trarre conclusioni di ordine generale. Ho allegato in appendice le partiture originali analizzate, l’elenco dei brani armonizzati, elaborati, trascritti da Lamberto Pietropoli e l’indice delle tracce del Cd allegato. Questo lavoro si è rivelato complesso poiché il reperimento delle fonti è risultato difficoltoso per la poca sistematicità del M° Pietropoli nel raccogliere le sue produzioni. 6 1. DAL CANTO DI TRADIZIONE ORALE ALLA CORALITÀ POPOLARE AMATORIALE Per canto di tradizione orale s'intende un’espressione sonora frutto di una creazione e di un’elaborazione collettiva, la cui trasmissione avviene oralmente, affidandosi esclusivamente alla memoria dei cantori, senza l'ausilio della scrittura. «La musica popolare è legata direttamente a condizioni reali e ambientali di esistenza ed è considerata patrimonio culturale, spesso unico, di alcune classi sociali che per lungo tempo hanno avuto una funzione subalterna nel corso della storia». 1 Con l'espressione coralità popolare amatoriale, invece, si indica l'insieme dei cori con struttura stabile, direzione affidata a un direttore, conoscitore della teoria musicale colta, e repertorio basato su armonizzazioni scritte di linee melodiche ricavate da canti di tradizione orale o di altre fonti . «La tradizione orale, a sua volta, risente della pratica corale organizzata, in quanto con il progressivo diffondersi del repertorio corale, i cantori popolari hanno sempre più l'opportunità di riapprendere le proprie canzoni secondo la versione data dai cori». 2 1 DIEGO CARPITELLA, Musica popolare e musica di consumo, in Conversazioni sulla musica, a cura della Società Italiana di Musicologia ,Editore Ponte delle grazie,Firenze, 1992, p.42 2 MARCELLO SORCE KELLER, La musica popolare in Trentino: tradizione popolare e tradizione colta, «Etnie. Scienza politica e cultura dei popoli minoritari», anno V, 1994, n°8. 7 La storia del canto e della musica popolare segue percorsi diversi secondo i contesti sociali, culturali e politici in cui si colloca. Diego Carpitella sottolinea l’ambiguità del termine 'popolo' usato nella storia culturale musicale del nostro paese, distinguendo «una popolarità cosiddetta campagnola, derivata dall’Illuminismo e dall’osservazione razionalistica della natura, al generico popolo (…) ideale, sotto l’influenza di alcune correnti di idee del Risorgimento. Fino al popolo verista d’importazione letteraria francese, per arrivare al popolo arcaico e folklorico della generazione dell’ottanta, e approdare infine, a un misto di neorealismo e di avanguardia che hanno caratterizzato questo secondo dopoguerra».3 Fin dall’ottocento, soprattutto nei paesi di lingua tedesca e nell’est europeo, il Romanticismo coniugò l’identità nazionale con la tradizione popolare; i canti venivano raccolti, trascritti e divulgati. Questo tipo di ricerca è stata molto ricca anche in Italia, soprattutto nel nord, anche se, secondo Diego Carpitella, i musicologi ottocenteschi hanno dimostrato un atteggiamento superficiale verso la musica popolare, una trascuratezza che deriva dalla storica divaricazione nel nostro paese tra “ colto e popolare”:«questa divaricazione aveva fatto perdere, nel tempo, la prospettiva delle antiche radici popolari 3 DIEGO CARPITELLA, Musicisti e popolo nell’Italia romantica e moderna,in Conversazioni sulla musica, a cura della Società Italiana di Musicologia, Editore Ponte delle grazie,Firenze, 1992,p.82 8 alimentando l’illusione che nella storia italiana, in effetti, l’unica e sola musica fosse quella colta. [...]. Tuttavia nella letteratura musicale ricorre sovente, ma con discontinuità, il temine popolare o popolaresco, riferito in particolare modo ad alcune forme transitorie dal ‘400 al ‘500, al madrigale sceneggiato del ‘600 e ad alcuni aspetti dell’opera buffa napoletana. Ma questi termini, popolare e popolaresco, vanno valutati nel contesto socio-culturale italiano, caratterizzato da una forte dicotomia città-campagna, che ha dato luogo ad una fascia artigiano-popolaresca che conteneva sì elementi etnici della campagna, ma che negli agglomerati urbani aveva subito trasformazioni ed acculturazioni anche a causa della musica colta. Questa musica popolaresca è stata praticamente l’unico punto di riferimento dei musicisti italiani nel corso della storia: tant’è vero che dalla vera musica etnica di base fu lontano anche il cosiddetto «popolare» del melodramma italiano».4 In L’altra musica Roberto Leydi evidenzia invece i punti di contatto tra musica colta e popolare, ponendo l’attenzione sul ruolo dei «mediatori professionali», quali cantastorie, suonatori, cantori di confraternite in grado di introdurre in modo incisivo presso il pubblico popolare «cose nuove» derivanti dalle «mode della cultura egemone».5 4 DIEGO CARPITELLA, Musica e tradizione orale, Palermo, Flaccovio, 1973, p 14-15 ROBERTO LEYDI , L’altra musica. Etnomusicologia. Come abbiamo incontrato e creduto di conoscere le musiche delle tradizioni popolari ed etniche, Milano, Ricordi, 1991, pp. 148-149 5 9 L’Italia, sempre secondo Leydi, subito dopo la Prima Guerra Mondiale, vede il costituirsi dei primi repertori tipicamente popolari su scala nazionale che aiutasse a costruire una «identità» nazionale, in cui la coralità organizzata svolse un ruolo di primo piano. L’universo del canto popolare italiano era identificato infatti con il 'coro di montagna': denominazione normalmente usata per indicare formazioni maschili dedite all’esecuzione di repertori basati sull’armonizzazione di linee melodiche della tradizione orale di diversa provenienza e /o su canti d’autore. Questo “tipo” di coralità ha un preciso riferimento stilistico dato dal modello del “Coro SOSAT/SAT ” di Trento. Nel 1926 i quattro fratelli Enrico, Silvio, Mario e Luigi Pedrotti, fotografi con la passione della montagna, del canto e delle tradizioni popolari, fondano il coro SOSAT (solo nel 1932 dal coro SOSAT si formerà il coro della SAT= Società Alpinisti Tridentini), ideando situazioni corali a quattro voci maschili e con l’originalità dei falsetti. Nel 1928 incontrano il magistrato e musicista Luigi Pigarelli, con il quale iniziano in Italia la ricerca e il recupero del canto popolare attraverso composizioni corali. Nel corso degli anni altri illustri musicisti come Antonio Pedrotti, Arturo Benedetti 10 Michelangeli, Renato Dionisi, Bruno Bettinelli collaboreranno, con proprie armonizzazioni, con il Coro SAT.6 Per lungo tempo l’esperienza corale italiana ha definito come popolare solo il modello legato agli stilemi della SAT. «Nelle partiture dei cori di montagna prevale infatti, una dimensione polifonica orizzontale imperniata su una linea melodica sempre chiaramente riconoscibile, affidata quasi sempre alla parte superiore (o distribuita fra le due parti superiori). Tale linea melodica viene sostenuta dalla sovrapposizione di linee melodiche omoritmiche e a distanza intervallare tendenzialmente fissa (terza, sesta, ottava). L’andamento a parti parallele viene di tanto in tanto, arricchito da espedienti contrappuntistici, limitate fioriture e così via. Il basso, inoltre, propone sovente — soprattutto in fase di cadenza — dei frammenti melodici caratterizzati da ampi salti che in combinazione con le parti superiori, determinano sequenze di accordi in posizione fondamentale o in primo rivolto, dando vita a un accompagnamento armonico semplice, basato sulle affermazioni delle principali funzioni tonali (I-V-IV). Molta importanza hanno poi alcuni stilemi stilistici, quali passaggi a bocca chiusa e/o arpeggi su sillabe non-sense, cui viene attribuito valore emblematico. L’emissione vocale è di petto, su un registro medio, il cosiddetto “primo registro di parlato”, quasi del tutto 6 PIERO DE MARTINI, Il conservatorio delle Alpi - Il coro della SAT, Editore Bruno Mondadori, 2009, pp.8-26 11 privo di vibrato. Nella coralità popolare amatoriale la trasmissione e l’apprendimento musicale sono basati essenzialmente su una mentalità orale, ed in particolare sul passaggio bocca/orecchio, per imitazione. Chi partecipa al coro generalmente non conosce la musica e quindi apprende le melodie ad orecchio. L’apprendimento a orecchio riaggancia questa realtà musicale alla tradizione orale».7 Dagli anni ’50 i cori di montagna hanno acquisito un ruolo di paladini del canto popolare, ma da quest'operazione, la tradizione orale, in particolare in Trentino e in Veneto, ha subito trasformazioni importanti sia sotto il punto di vista testuale, selezionato e orientato per temi, che dal punto di vista musicale in cui sono state introdotte armonizzazioni colte di estrazione post – Romantica.8 L’etnomusicologo Marcello Conati spiega come «le vicende belliche, che hanno segnato la memoria storica della montagna veneta nel Novecento, avessero indirettamente alterato la tradizionale fisionomia etnofonica regionale [...] modernizzando e uniformando il repertorio, orientandolo in modo massiccio verso un carattere di tipo "militaremontanaro". A farne le spese erano i tratti arcaici ancora reperibili in 7 IGNAZIO MACCHIARELLA, La pratica corale amatoriale nel Trentino, in Rossana Dalmonte Carlo Nardi (a cura di), Professione: musicista, Edizioni U.C.T. Trento, 2004, pp. 96-122 8 GABRIELE MUSCOLINO, Il marchese dalla penna nera. La montagna veneta tra ballata popolare e ‘canto degli alpini’, «Le dolomiti bellunesi», XXVI (2003), n° 50, pp. 28-37 12 regioni, pur altamente industrializzate e pur soggette a intense trasformazioni socio-economiche, quali Piemonte, Lombardia, Emilia». 9 L’ elaborazione corale di brani popolari ha sempre suscitato perplessità da parte degli etnomusicologi, costantemente preoccupati della conservazione integra del materiale raccolto e sempre attenti a prevenire e combattere operazioni mistificatorie. Preoccupazione questa, viva soprattutto in alcuni etnomusicologi, che sono decisamente contrari a ogni operazione di ricostruzione e di restauro. Diego Carpitella affermava che «la registrazione meccanica ed elettronica dei documenti etnografico-musicale è (…) l’unico modo per conservare il patrimonio musicale di tradizione orale; questa necessaria condizione non è sufficiente, in quanto una registrazione sonora deve essere corredata da un corpus di notazioni critiche e di trascrizioni schematiche (…). Tutto ciò tende a sottolineare l’impossibilità di ricostruzione e di restauro del folclore musicale e a mettere in discussione integralmente la validità del “popolaresco rifatto”». 10 Gli studi etnomusicologici , condotti a partire dal 1955 sul folklore, hanno rilevato l’impossibilità di rappresentare su carta quelle modalità di esecuzione che caratterizzano un determinato canto , quelli che Mantle 9 MARCELLO CONATI, Canti veronesi di tradizione orale, Il segno dei Gabrielli Editori, San Pietro in Cariano ( VR), 2005, pp.17-18 10 DIEGO CARPITELLA, Retrospettiva e prospettiva dell’etnomusicologia, «Cultura e Scuola», gennaio-marzo 1964, p.178 13 Hood definiva 'the untalkables′ = gli indicibili della musica (timbro vocale, sottigliezze ritmiche, abbellimenti melodici, ecc). 11 La ricerca etnomusicologia pura e l’elaborazione /armonizzazione per coro di un canto popolare sono due momenti distinti, anche se scaturita dallo stesso materiale. Il mondo corale vive la cultura musicale popolare in forma mediata, in quanto le elaborazioni corali, nate dall’opera compositiva del musicista, sono lontane dal modello originario. Infatti il musicista che deve intervenire sulle melodie popolari si trova a dover affrontare, cogliere e trasferire nella propria opera compositiva, le immagini, le sensazioni e i sentimenti di una civiltà contadina ormai estinta, attraverso i suoni, la sensibilità e il gusto del tempo in cui si vive. . Come operare quindi sul materiale etnofonico? A partire dagli anni ’60-70, alcuni musicisti/ricercatori s’interrogarono su cosa si debba intendere per canto popolare, ed elaborarono diverse concezioni dello stesso e del suo rapporto con la coralità. Senza ignorare l’esperienza del Coro SAT, la ricerca di nuovi modelli si muoveva in due direzioni: l’allargamento del repertorio da una parte, e un diverso approccio al materiale musicale in sede di elaborazione dall’altra. Si cominciò quindi a: 11 MANTLE HOOD , The untalkables of music, in EM. Annuario degli archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, 1( 1993),pp. 137-142 14 «- intendere la musica tradizionale esclusivamente come patrimonio da salvare nella sua integrità e nel rispetto delle origini, impiegando per la sua realizzazione, strumenti dell’epoca e modi esecutivi vocali e strumentali filologici; - riproporre la musica tradizionale rispettando la sua integrità, ma non precludendosi l’utilizzo di strumenti moderni, acustici od elettronici; - manipolare il canto tradizionale, attraverso procedimenti di trascrizione, armonizzazione, elaborazione e arrangiamento, a molteplici stadi di complessità, mantenendosi su di un livello comunicativo popolare; - trattare il materiale popolare in modo libero, facendo dell’elaborazione un autonomo atto creativo del musicista, fino a superare il concetto di popolare con quello di arcaico; - produrre nuove composizioni a partire dalle fonti musicali e testuali di una particolare area geografica». 12 La scoperta di altre possibilità d’intervento su brani folklorici, portò a originali concezioni di coralità popolare, come ad esempio i nuovi repertori creati da Bepi De Marzi, il quale, non manipola più materiale tradizionale, ma crea composizioni originali di ispirazione popolare; Paolo Bon, che attraverso il movimento Nuova Coralità, rielabora e 12 PIERANGELO VALTINONI, Canto popolare oggi: che cosa significa?, «Musica Insieme», N° 81, Maggio 2003, pp 6-7 15 reinterpreta in modo “colto” melodie arcaiche, « partendo dall’esigenza di sublimare, di idealizzare la melodia folklorica e quindi di farla rivivere così come ci accade di fare con ogni altra esperienza che ci abbia profondamente coinvolto». 13 Nella seconda metà degli anni ’60 compaiono sulla scena della coralità popolare amatoriale, in particolare nel Nord Italia, i cori misti i quali modificano e ampliano il repertorio di canti d’ispirazione popolare, fino a qual momento repertorio esclusivo dei cori maschili. Qui s’innesta il lavoro di Lamberto Pietropoli che ha saputo realizzare elaborazioni corali miste e/ o di sole voci maschili di canti popolari, riconosciute tra le migliori del panorama musicale italiano, frutto di un lungo ed elaborato processo. Bela Bartok nei suoi Scritti sulla musica popolare affermava :«Saper trattare le melodie popolari è in realtà uno dei lavori più difficili che esistano, e può senz’altro considerarsi pari, se non addirittura più difficile, a quello del compositore di musiche “originali” (…)».14 13 PAOLO BON , Ricerca vocale critica nella nuova coralità, «Atti del Primo Convegno Regionale Corale», Centro Culturale Complessi corali, Cortina D’Ampezzo 1970, p.15 14 BELA BARTOK, Scritti sulla musica popolare, a cura di Diego Carpitella, Bollati Boringhieri, Torino1977, p. 97 16 2. LAMBERTO PIETROPOLI 2.1 LA VITA Lamberto Pietropoli nato ad Adria, provincia di Rovigo il 22 giugno del 1936, trascorre l’infanzia nel Cadore e la giovinezza a Belluno. S’interessa sin da giovane alla musica suonando vari strumenti e studiò con il compositore M° Nino Prosdocimi. Pietropoli cominciò a occuparsi di musica popolare e di coralità intorno al 1960 e fondò l’anno successivo il coro Minimo Bellunese. Nel 1962, così scrive un giornale locale:«L’attenzione del Coro Minimo è rivolta soprattutto alla scoperta del patrimonio musicale popolare del bellunese che Lamberto Pietropoli porta pazientemente alla luce per poterlo far conoscere al pubblico». 15 Insegnante di educazione fisica, il Pietropoli nel 1963 si trasferisce, per 15 Articolo del Il Gazzettino del 24 agosto 1962 17 motivi di lavoro, a Roma e fonda il coro ANA, coro maschile, che guida per oltre un ventennio. Con il Coro ANA (Associazione Nazionale Alpini) allarga il repertorio: trascrive canti romani, napoletani, abruzzesi, calabresi e canti d’autore che, grazie alla loro originalità, sono entrati nel vivo della cultura corale italiana. Testimoni di quest’ attività sono il volume Canto d’assieme (edito dal Coro ANA-Roma nel 1985), che raccoglie cento armonizzazioni del maestro, nonché tre LP. Interessante anche la sua produzione di elaborazioni di brani pop; infatti, Pietropoli si è ispirato anche alla grande stagione dei cantautori italiani. Lamberto Pietropoli ha ascoltato la musica popolare in modo nuovo. «Emerge il rispetto delle radici culturali attraverso un’adesione filiale al passato, ma con un linguaggio di comunicazione adatto ai tempi. Nelle sue elaborazioni ha saputo sentire la memoria del passato come qualcosa di “presente”, senza caricarla di una fascinosa aurea poetica ; ha messo in luce il modo in cui il passato si modifica inevitabilmente nel suo stesso farsi racconto e ha narrato le difficoltà di comprensione che sempre si presentano nel rapporto con una realtà che muta e quasi sfugge nell’atto stesso in cui la viviamo». 16 Pietropoli non ha perso mai i contatti con la sua terra d’origine collaborando, come armonizzatore ed elaboratore, con cori veneti tra i 16 DINO BRIDDA, Una voce trenta voci, in Voci miste in Coro – Edizione fuori commercio - Coro Agordo, 1991, pp. 11-17 18 quali : i cori maschili Coro Minimo di Belluno e Coro Peralba (1975), i cori a voci miste Coro Agordo (1968) e coro Sanvito (1977). Per la grande qualità della sua opera gli furono conferiti importanti premi, tra i quali emergono: il premio Personalità Europea nel 1984, l'Agordino d'oro e il Rigo musicale ad Adria. È morto a Belluno il 27 ottobre 1994. L'intensa attività di elaboratore e armonizzazione è documentata nei libri: CANTO D’ ASSIEME pubblicato dal COROANAROMA, 1985; VOCI MISTE IN CORO - Coro Agordo, 1991; LA TERRA, IL CIELO, L'AMORE VO CANTANDO - Coro Sanvito , 2002 ; CANTAPERALBA : TRENT’ ANNI DI CORO CON LE ARMONIZZAZIONI DI LAMBERTO PIETROPOLI - Coro Peralba, 2005. 19 2.2 I SUOI CORI 2.2.1 Coro A.N.A ROMA Lamberto Pietropoli fonda a Roma il Coro A.N.A nel 1963. Il trasferimento a Roma non gli permette di continuare quella ricerca sul campo intrapresa a Belluno con il Coro Minimo, ma gli consente di ampliare il repertorio, non solo di 'montagna', dedicandosi al recupero del patrimonio musicale popolare italiano. Si avvicina in particolare al canto popolare laziale e abruzzese. Così egli afferma:«La tradizione dell’Italia centro-meridionale è ricca ed abbondante di spunti sempre molto stimolanti […..]; è doveroso sottolineare le multiforme creatività del Lazio e dell’Abruzzo le cui canzoni sento di interpretare con un andamento largo e un po’ sognato». 17 L’intensa attività di quegli anni è documentata dal volume Canto d’assieme (edito dal Coro nel 1985), che raccoglie cento armonizzazioni del maestro per coro maschile, nonché tre LP: Abruzzo dai monti al mare (1972- RCA), raccolta di canti abruzzesi; nel 1974 I Nuovi Interpreti del Folk (1974-RCA), un LP di canzoni d'autore; 40 Voci per 12 Canzoni d'autore (1980 -Edizione RI FI), raccolta di canzoni Romane e Napoletane. 17 LAMBERTO PIETROPOLI, Canto d’Assieme- edizione fuori commercio – coro ANA Roma1985, p.10 20 A partire dagli anni ’70, Pietropoli, inizia ad interessarsi alla musica pop ispirandosi alla grande stagione dei cantautori italiani. Ha collaborato con Adriano Celentano nell'album Nostalrock e con Claudio Baglioni, dirigendo nel 1975 il Coroanaroma nella canzone Il lago di Misurina (contenuta nell'album Sabato pomeriggio)18. Il 6 dicembre del 2009 ho assistito, presso la sala Don F. Tamis di Agordo, ad un concerto dedicato a Lamberto Pietropoli attraverso le voci dei suoi cori bellunesi. Così è scritto sulla presentazione del programma di sala: «Minimo, Agordo, Sanvito, Peralba sono i quattro cori bellunesi che hanno intrecciato la loro vicenda artistica con quella di Lamberto Pietropoli nell’arco di quasi mezzo secolo. A ciascuno di essi Lamberto ha donato le perle preziose del suo pentagramma che spesso ha adattato alle caratteristiche peculiari degli stessi quattro cori. Ciascuno di essi ha restituito il dono interpretando l’anima di Lamberto al meglio in un rapporto duraturo di collaborazione lontana nello spazio, ma vicino nello spirito». 19 18 www.coroanaroma.net Si ringrazia il Coro - ANA Roma per aver concesso l’uso della fotografia di Lamberto Pietropoli pubblicata a p.17 19 Prefazione di Dino Bridda 21 2.2.2 I quattro cori bellunesi CORO M INIMO Il Coro Minimo Bellunese è nato nel 1961. Pietropoli affermava:«Il rispetto per lo stile della SAT, ci conduceva tutti a cantare in quel modo. Ma l’idea di percorrere nuove strade o di sperimentare nuovi linguaggi, sia di contenuto che di espressione, ci aveva portato a ricercare canti bellunesi sconosciuti o dimenticati». E’ proprio con il Coro Minimo che Pietropoli inizia a raccogliere materiale che va via via scomparendo e lo fa con profondo amore per la sua terra e per la sua gente. Ho intervistato a tal proposito il sig. Loris De Moliner, ormai ottantenne, uno dei fondatori del Coro Minimo, il quale mi ha riferito: «Andavo con il M° Pietropoli a raccogliere canti nei vari paesi del bellunese. Si arrivava alla meta, si entrava in un’osteria o da conoscenti per avere le informazioni dei cantanti che ci occorrevano. Registravamo le varie cante, che venivano poi puntualmente trascritte da Lamberto, come ad esempio : A la matina, Son parti’ da Coi, Chi da Valada, I Ciodaroti, Tone da le ciaore e altri . Purtroppo gran parte dei documenti sonori di quegli anni sono andati perduti». 22 Il trasferimento a Roma per lavoro portò Pietropoli a lasciare il ruolo di direttore del coro, ma continuò a collaborare in questo lavoro di ricerca con il M° Edoardo Gazzera che guidò il coro per 33 anni. Coro Minimo 1961- direttore: Lamberto Pietropoli 23 CORO AGORDO Il Coro Agordo, sorto nel 1966 e diretto da Salvatore Santomaso, è stato fra le prime formazioni a voci miste dell’arco alpino ad affrontare il repertorio dei canti popolari tradizionali, molti dei quali nati da ricerche sul campo, e che venivano poi appositamente trascritti e armonizzati da Lamberto Pietropoli, il quale è riuscito ed imporre il suo stile, volto a valorizzare al massimo le caratteristiche dell’organico a voci miste. Così affermava Pietropoli: «C'è un sentimento che mi lega al Coro Agordo un sentimento che, al di là dell'amicizia e della stima per la mia gente, è soprattutto di riconoscenza. A contatto con il Coro, la mia costituzionale, antica vocazione a «sentire» il suono popolare solamente attraverso le voci del coro maschile, è stata lentamente piegata e sempre più sottomessa, nell'arco di questi vent'anni, alla qualità ed allo straordinario potere espressivo delle voci miste. Ma quel che più mi lega al Coro Agordo è il ricordo della nostra crescita comune e della nostra maturazione parallela, dai primi esperimenti ai lavori più completi, pensati e costruiti per le inimmaginabili risorse che si celano dietro le voci di un organico misto. E la fortuna del Coro è anche la mia. (…). E sono nati così quei lavori che solo AGORDO portava davanti al 24 pubblico, un pubblico nuovo che l'udiva per la prima volta. Ecco gli esempi più significativi di canto popolare».20 Il Sig. Loris Santomaso, corista fondatore del coro Agordo, racconta: «Ho seguito personalmente per conto del Coro, l’impegnativa realizzazione della raccolta di canti “VOCI MISTE IN CORO”, sia per divulgare il nostro repertorio, diventato nel frattempo assai copioso, tra le formazioni a voci miste che stavano facendo la nostra stessa esperienza, sia come doveroso e grato omaggio allo straordinario lavoro di Lamberto, amico prezioso e generoso. Se un 'ambizione ci è concessa, vorremmo essere considerati «intermediari» genuini e sinceri fra il nostro passato, le nostre tradizioni, in una parola la nostra «cultura» e la nostra gente di montagna. Perché la vita del Coro e dei suoi componenti è quella della gente di quassù, semplice ed operosa: il suo cantare è gioia o dolore a seconda delle circostanze in cui si alterna la dura esistenza del montanaro». CORO PERALBA Nel 1975 Pietropoli collabora con il coro maschile Peralba di Campolongo di Cadore, un paese delle Dolomiti in provincia di Belluno, diretto dal M° Adriano de Zolt. Nel dicembre del 2009 ho intervistato il 20 LAMBERTO PIETROPOLI, Voci miste in Coro – Edizione fuori commercio - Coro Agordo, 1991, pp. 11-17 25 M° De Zolt il quale mi ha riferito:«Abbiamo avuto la fortuna di conoscere Lamberto fin dalla nascita del nostro coro. Quello che ci univa era l’idea comune di uscire dal binario obbligato della tradizione dei cori maschili, e soprattutto l’attenzione verso un repertorio di origine popolare poco conosciuto. Da questa collaborazione ventennale è nato il volume “Cantaperalba” pubblicato nel 2005, in cui sono state raccolte tutte le composizioni che Pietropoli ha armonizzato in esclusiva per noi : canti popolari bellunesi sconosciuti (presi da fonte orale come L’acqua del ruscello, La rot la machineta, La pastorella) canti di tradizione italiana e straniera, brani di ispirazione religiosa e d’autore, nonché adattamenti di brani di musica leggera. Una grande capacità che aveva Pietropoli era quella di creare elaborazioni confezionate su misura per i cori con cui collaborava». CORO SANVITO Il Coro Sanvito è un gruppo corale a voci miste costituito nel 1977 e diretto da Natalino Brugiolo. Si instaurò già in quel periodo un solido legame con Lamberto Pietropoli, le cui armonizzazioni costituiscono la quasi totalità del repertorio del coro e sono unanimemente considerate tra le più significative per voci miste nel panorama del canto popolare 26 italiano 21. Il M° Natalino Brugiolo, da me intervistato così dice : «Sto svolgendo un lavoro di ricerca, raccolta e catalogazione di tutte le armonizzazioni ed elaborazioni del Pietropoli, allo scopo di pubblicare un’opera omnia, in modo da far conoscere e valorizzare le sue opere, le quali nel loro complesso, rappresentano un vero patrimonio della cultura corale d’ispirazione popolare. Tutto questo anche in nome della grande amicizia e stima che mi hanno legato a Lamberto». 21 www.corosanvito.it 27 3. ANALISI DEI CANTI In questo capitolo saranno presi in considerazione quattro canti raccolti sul territorio bellunese da Lamberto Pietropoli o da altri ricercatori locali fra gli anni ’60 - ’70 e relative composizioni corali dello stesso Pietropoli. Sono riuscita a recuperare pochi documenti sonori di quegli anni in quanto molti sono andati perduti. Tali documenti sono stati realizzati in forma semplice, quasi spontanea, con passione e impegno e con scarsità di mezzi, ma ciò ha permesso a Pietropoli di ragionare, sin dall’inizio della sua attività, sulle particolarità esecutive del canto di tradizione orale. In questa sede non saranno approfonditi gli aspetti riguardanti l’analisi dei testi, ma unicamente la dimensione musicale dei canti scelti. Per ciascun brano viene indicato il contesto geografico, storico e socioantropologico. Tali informazioni mi sono state fornite dal Dott. Dino Bridda, esperto della cultura e tradizione della montagna veneta, amico e collaboratore di Lamberto Pietropoli. Il materiale sonoro appartiene alla Sig.ra Rosaprile Pietropoli, sorella di Lamberto. Le partiture originali dei quattro brani scelti, che provengono dall’archivio del M° Natalino Brugiolo, del Coro Minimo e del Coro Agordo, non sono contrassegnate da date. Pertanto, per indicare il periodo in cui sono state composte, ho fatto riferimento sia alle incisioni 28 discografiche dei Cori con cui Pietropoli ha collaborato, sia alle pubblicazioni delle sue composizioni, e precisamente: - A la matina e Tone da le ciaore sono contenute nel disco A LA MATINA inciso nel 1970 dal CORO MINIMO. Inoltre, la partitura di A la matina è pubblicata nel libro CANTO D’ ASSIEME, edito dal CORO ANA ROMA nel 1985; la partitura di Tone da le ciaore non è stata mai pubblicata. - Nina nana de San Gaetan è presente nell’album 20 Anni 20 del 1986 CORO AGORDO . - Sani, dapo’ è contenuto nel Cd VOCI AMICHE del 1992 - CORO SANVITO. Pietropoli ha elaborato diverse versioni del brano, ma ho preso in considerazione per questa ricerca quella composta nel 1987 (l’unica partitura con data certa). - Le partiture di Nina nana de San Gaetan e Sani, dapo’ (versione del 1987) sono pubblicate nel libro VOCI MISTE IN CORO, edito dal CORO AGORDO, 1991. Esiste una versione per coro maschile di Nina nana de San Gaetan, pubblicata nella raccolta CANTO D’ASSIEME, edito dal CORO ANA ROMA. 29 3.1. CANTI DI TRADIZIONE ORALE B ELLUNESI A tutt’oggi non è stata avviata una ricerca organica e scientifica sulle tradizioni musicali dell’area bellunese. Occorre segnalare che esistono una notevole quantità di documenti sonori registrati su supporto magnetico da parte di alcuni studiosi locali che si sono occupati di cultura popolare, come G. Secco, C. Zoldan, D. Perco e altri, che potrebbero diventare oggetto di indagine, oggi più che mai necessaria per meglio definire le peculiarità del canto di tradizione orale bellunese. In generale la prassi vocale tradizionale bellunese rientra nel quadro della polivocalità dell’Italia settentrionale. La struttura dei canti è semplice e il numero delle voci è alquanto variabile. Il numero delle parti vocali può arrivare a tre voci: la voce principale, intona da sola l'inizio di ogni strofa, viene doppiata per terze dalle altre voci. Il basso è quasi sempre tenuto a pedale sugli accordi di tonica e dominante. Per quanto riguarda l’aspetto melodico, i canti di tradizione orale bellunese sono prevalentemente in modo maggiore, anche se, in certi tipi di esecuzione, è ancora possibile intravedere più antiche modalità di intonazione. Il patrimonio di canti bellunesi annoverano canti d’amore, di solito in dialetto, in forma strofica, prevalentemente in quartine classificabili come villotte. I brani narrativi di stretta origine locale sono invece più rari. Se si escludono le produzioni composte dopo il 1950, 30 sembrano pochi i canti espressi nel registro linguistico locale. Sono più conservativi i canti di carattere rituale, come quelli legati alla religiosità popolare e alla questua.22 3.1.1 Sani, dapo’ SANI, DAPO’ (l’esatta dizione di questa frase idiomatica del dialetto ampezzano è SANIN DAPO’) frase beneaugurante, è di uso ancora frequentissimo nelle relazioni interpersonali quotidiane dell’area ladina del Cadore e della valle d’Ampezzo. L’allocuzione è praticamente intraducibile nel suo senso strettamente letterale, ma in senso lato vale come l’italiano “arrivederci”. La prima parte – “sani” – ha origine latine e significa “state sani, state in salute” ed è equivalente al saluto beneaugurante “vale, valete” degli antichi romani. La seconda parte – “dapo’ ” – significa più o meno “a più tardi”, ovvero “a quando ci rivedremo”. L’espressione è così radicata nella cultura locale che un anonimo poeta ampezzano del XIX secolo le ha dedicato una composizione di otto quartine, diventato poi il testo dell’omonimo canto popolare . 22 GIANLUIGI SECCO, Musica e canto popolare nel cuore della cultura valligiana, in Enciclopedia delle Dolomiti a cura di Franco De Battaglia e Luciano Marisaldi, Zanichelli, Bologna 2000, pp.352-358 31 La registrazione presa in considerazione nell’ambito di questa ricerca è stata effettuata intorno alla seconda metà degli anni ’60 nella località San Vito di Cadore. Il gruppo è formato da donne e uomini, i quali espongono il tema all’unisono accompagnati da un harmonium. Tra le voci, emerge quella dell’informatrice sig.ra Olimpia Menegus, che funge da leader. La voce maschile inizialmente raddoppia la melodia all’ottava inferiore per poi svolgere il ruolo di basso bordone, eseguendo una melodia elementare costruita sui gradi fondamentali (dominante e tonica). Il canto presenta le seguenti particolarità costruttive ed espressive : • estensione limitata • andamento lento, trascinato • uso di portamenti e inflessioni vocali • impiego di scale tonali Durante l’esecuzione non ci sono variazioni di dinamica, mentre in fase cadenzale si ha un rallentando controllato dalla voce leader. 32 TESTO ORIGINALE TRADUZIONE No’ élo ‘na bèla, ‘Na cara paròla Che dute consóla Sto ‘Sani, dapo’? Non è una bella, Una cara parola Che tutti consola Questo “Sani, dapo’?”. Da grai e da pithi Da dute se ‘l sente L’é dute contente Con “Sani, dapo’”. Da grandi e piccini Da tutti lo si sente Sono tutti contenti Con “Sani dapo’”. Al sol can che ‘l muore, Che ‘l scampa dal ziél, No dìselo anch’él: “ Fiói, Sani, dapo’”? Il sole quando muore, e scappa dal cielo, Non dice anch’esso: “Figlioli, sani, dapo’”? E can che la stéles Se scónde dal dì, Les dis, an sendì, An “Sani, dapo’”. E quando le stelle Si nascondono al giorno, Dicono, nell’andarsene, Un “Sani, dapo’”. 33 REALIZZAZIONE CORALE ANALISI ARMONICO – F ORMALE In questa composizione corale, per quattro voci miste nella tonalità di Re maggiore, Lamberto Pietropoli ha filtrato numerosi aspetti mutuati dal mondo popolare nati proprio dal lavoro di ricerca sul campo di ascolto e trascrizione. La melodia, tempo 3/4, conserva la semplicità presente nel canto di tradizione orale, è arricchita però dal punto di vista armonico. La struttura musicale è bipartita: A – A¹ . Ogni sezione è divisa in due parti : - A formata da due frasi a (battute 1 -8) ; b (battute 9 -16); - A¹ formata anch’essa da due frasi a¹ (battute 17 -24) ; c (battute 25 32), segue una brevissima coda. Il brano inizia con una prima frase (a) in cui le voci femminili si muovono prevalentemente per terze; in un secondo momento entrano le voci maschili che sostengono la melodia sui gradi fondamentali della tonalità, cioè tonica – dominante. In tutta questa prima frase le voci si muovono quasi totalmente in modo omoritmico, non c’è contrappunto imitativo. Alla battuta 7 vi è una breve modulazione verso la tonalità di La Maggiore , modulazione che è qui obbligata dalla melodia. La seconda frase di A, cioè b, è trattata in modo dialogico: l’attenzione melodica si sposta ai bassi, che propongono la prima semifrase, alla quale risponde il soprano solo. Sia i bassi che i soprani, in seguito, 34 sostengono la melodia su un pedale di dominante. Le voci procedono poi in modo omoritmico concludendo con l’accordo di dominante (LA Maggiore con 7° a battuta 16). La ripresa A¹ è in Re Maggiore la melodia ritorna ai soprani (a1) e viene esposta quasi integralmente, mentre le altre voci subiscono variazioni melodiche ed incrementi armonici. 35 Nell’ultima frase c, la melodia ha un sapore eminentemente accordale essendo fondata sulle note degli accordi di I e V. Inoltre si nota una preminenza dell’accordo di II (Mi minore). La successiva coda infatti esalta questo accordo enfatizzandolo, grazie alla “settima diminuita” che ne costituisce la sensibile (battuta 32). 36 3.1.2 Tòne da le ciàore E’ una filastrocca in dialetto falcadino con termini ladini, che ha subito contaminazioni linguistiche dalle vicine vallate di Fassa e Fiemme, che si trovano al di là dello spartiacque del Passo di San Pellegrino attestato in fondo alla valle del Biois. La filastrocca fa riferimento a episodi quotidiani di vita alpestre con pastori, valligiani, armenti, greggi e scenari naturali selvaggi e incontaminati delle Dolomiti Agordine. Il canto si riferisce a più pastori (Tone, Nane, Piere = Antonio, Giovanni e Pietro), forse per canzonarli da parte delle ragazze del luogo in un simpatico contrasto d’amore. Da notare che l’intercalare Ciri ciri cin cin cin cin è un nonsense e sembra quasi un suono onomatopeico per enfatizzare la presa in giro dei malcapitati Tone, Nane e Piere . Le parole ora plèi, invece, sono una storpiatura dialettale di parole latine litaniche significanti un invito a pregare per qualcuno. E’ un canto prevalentemente maschile tipico degli ambienti popolari legati alla civiltà rurale, sia in pianura che in montagna. In questa registrazione il canto è eseguito da una sola voce maschile. L’impianto melodico gravita attorno alla tonalità di Sib maggiore sulla cui scala è costruito l’ intero brano, che resta correttamente tale fino alla fine dell’esecuzione. Lo stile esecutivo è semplice con pochi portamenti, nessun cambiamento di dinamica e poche variazioni di agogica. L’informatore canta 37 a voce piena senza vibrato. Non si conosce il luogo e il nome dell’informatore. La registrazione non è databile. 38 TESTO ORIGINALE TRADUZIONE 1. Tòne da le ciàore - ora plèi Tòne da le féde - ora plèi Ciri ciri cin cin cin cin. 1. Toni dalle capre - ora plèi Toni dalle pecore - ora plèi Ciri ciri cin cin cin cin. Tòne, Tòne, caro ‘l me Tòne Para le piégore sóto quel pin; pàrele tute, pàrele miéze fin che le è téze àssele sta’. Ale magnà, ale beù, caro ‘l me Tòne pàrele su. Toni, Toni, caro il mio Toni Spingi le pecore sotto quel pino; spingile tutte, spingile mezze finché sono gravide lasciale stare. Hanno mangiato, hanno bevuto, caro il mio Toni spingile su. 2. Nane da le ciàore - ora plèi Nane da le féde - ora plèi Ciri ciri cin cin cin cin. 2. Nanni dalle capre - ora plèi Nanni dalle pecore - ora plèi Ciri ciri cin cin cin cin. Nane, Nane, caro ‘l me Nane Fòra a La Mòra te tóca dì; senza le ciàore, senza le féde a dorà ‘l dèrlo anca par mi; cómpreghe ‘l sal, ciàteghe ‘l fèn par le to ciàore in te masón. Nanni, Nanni, caro il mio Nanni Fuori a La Mora (*) devi andare; senza le capre, senza le pecore ad usare la gerla anche per me; compragli il sale, tròvagli il fieno per le tue capre dentro nel maso. 3. Piére da le ciàore - ora plèi Piére da le féde - ora plèi Ciri ciri cin cin cin cin. 3. Piero dalle capre - ora plèi Piero dalle pecore - ora plèi Ciri ciri cin cin cin cin. Piére, Piére, caro ‘l me Piére Assa le ciàore inte te ’l stàol; lìghele tute, lìghele stréte che no le scampe fòra coi béch. Co l é bagnà, fòra te i pra Gnanca l’amore no se pól fa’. Piero, Piero, caro il mio Piero Lascia le capre nella stalla; legale tutte, legale strette affinché non scappino fuori con i montoni. Quando è bagnato, fuori per i prati Nemmeno l’amore si può fare. (*) La Mora = località della Val del Biois 39 REALIZZAZIONE CORALE ANALISI ARMONICO – F ORMALE Realizzazione corale per quattro voci pari (maschili). Tonalità di Sol Maggiore. Tempo 3/8. Il canto ha una struttura musicale divisa in due parti: A (Grave) - B (Allegro). La sezione A consta di una triplice ripetizione della stessa cellula melodica elementare : grado congiunto ascendente e discendente (re-mi-re). Questa cellula melodica viene armonizzata in tre modi differenti: - il primo è all’unisono e all’ottava, definito e stentoreo; - il secondo enunciato è armonizzato a parti ampie e procede in modo armonicamente arcaico (I- VI-III); è una breve modulazione verso la tonalità di La Maggiore -il terzo modula verso il Re Maggiore secondo la cadenza VI-II5bV-I. 40 Nella sezione B (Allegro) ritorna nella tonalità di Sol maggiore, melodia è più articolata. Questa parte è la composta di tre periodi rispettivamente di 8 - 8 e 9 battute (b¹, b², b³) in cui la melodia è identica, ma l’armonizzazione diversa. La melodia infatti si muove per quarte ascendenti e discendenti. Il basso invece procede per grado congiunto per moto ascendente e discendente. In b¹ i tenori primi e secondi proseguono in modo omoritmico, i baritoni e i bassi si propongono, anche loro, in modo omoritmico ma semplificato rispetto alle voci superiori. Il terzo periodo (b³), da battuta 24 alla fine, presenta il maggiore lavoro 41 contrappuntistico soprattutto dal punto di vista ritmico ed è dilatato rispetto ai periodi precedenti (9 battute invece di 8). Questo terzo periodo viene armonizzato attraverso una reiterata cadenza plagale (IV-I). Tutto il brano viene ripetuto tre volte e in occasione dell’ultima ripetizione il periodo finale è ulteriormente allungato a mo’ di coda. 3.1.3 Nina nana de San Gaetàn Nella zona circostante la città di Belluno è ancora abbastanza diffuso il culto di San Gaetano che, nella fattispecie, è San Gaetano da Thiene (1480-1547), cittadina in provincia di Vicenza. Egli era un nobile vicentino che, dopo essere diventato uno dei collaboratori dei papi Giulio II e Leone X, si fece prete e fondò l’Ordine dei “Chierici Regolari della Divina Provvidenza”, detti Teatini e dei quali lo stesso San Gaetano è il protettore. A questo santo è dedicata una 42 piccola chiesa sulla strada bianca detta “Calmada” che porta da Belluno sull’Alpe del Nevegàl, la montagna della città. San Gaetano è noto come protettore del sonno dei bambini. Si narra che un tempo i bimbi più irrequieti venissero accompagnati dalle madri al piccolo santuario. Qui le madri impetravano dal santo la grazia del sonno notturno dei loro bimbi, il che accadeva spesso, specialmente se la passeggiata era fatta… a piedi come era prassi normale nel passato! Il culto di San Gaetano nell’area bellunese è legato, probabilmente, ad un particolare avvenimento accaduto il 2 luglio 1918. In quella occasione il vescovo di Belluno e Feltre, Mons. Giosuè Cattarossi, consacrò e benedì la piccola chiesa davanti ad una grande folla, convenuta per implorare la liberazione dall’invasione austroungarica, che sarebbe terminata il successivo 1° novembre con l’arrivo delle armate italiane. La melodia e i testi di questa ninna nanna d’ispirazione popolare è stata recuperata dalla tradizione orale locale e composta integralmente nel 1973 da Gianluigi Secco. Egli è un appassionato ricercatore bellunese di usi, costumi e tradizioni venete, animatore e cantautore del gruppo musicale dialettale bellunese I BELUMAT, amico di Lamberto Pietropoli. Il sig. Gianluigi Secco mi ha riferito che, parlando con un’ anziana signora di Borgo Prà in Belluno, riguardo alla leggenda popolare di San Gaetan, ha ricevuto lo spunto per creare la Ninna Nanna. La signora in 43 questione, infatti , non ricordava altro che le parole: “San Gaetan, mandéghe son”. La struttura formale del brano composto da Gianluigi Secco è organizzata in due parti: strofa e ritornello. Il profilo melodico della strofa si muove dalla dominante alla tonica, in prevalenza nell’ambito della triade di Re maggiore. La ripetitività ritmica, melodica e verbale tende a produrre un effetto ipnotico, dovuto all’andamento dei suoni vocalici (San Gaetan, mandéghe son). Nel ritornello la melodia si fonda sulle note degli accordi di IV-V-I ed ha un carattere più moderno. 44 TESTO ORIGINALE TRADUZIONE 1. San Gaetàn, San Gaetan mandéghe l sòn a la mé Lauréta che ghe n’à da besògn. Se san Gaetàn ghe lo manderà la Lauréta la dormirà. 1. San Gaetano, San Gaetano mandate il sonno alla mia Lauretta che ne ha bisogno. Se san Gaetano glielo manderà la Lauretta dormirà. Rit: San Gaetan, san Gaetan che ghe n’à da besògn. San Gaetan, san Gaetan che la ghe n’à da besògn. Rit: San Gaetano, San Gaetano che ne ha bisogno. San Gaetano, San Gaetano che ne ha bisogno. 2. Co l papà l é ndat lontan te la canbra de la pòpa l é restà n andoét; co la mama la cunerà le ale d oro la cuerderà. 2. Quando il papà è andato lontano nella camera della bimba è rimasto un angioletto; quando la mamma la farà addormentare le ali d’oro la copriranno. Rit : ………… Rit : ………… 3. Dentro i sogni l te porterà na barcheta piena de confè che l à fat al Signor; co la popa se sveierà an sachét la ghe n caterà. 3. Dentro i sogni ti porterà una barchetta piena di confetti che ha fatto il Signore: quando la bimba si sveglierà ne troverà un sacchetto. Rit : ………… Rit : ………… 4. Parlé pian, se tase i vèci la sèra i òci squasi fin a doman. E co doman vegnerà l popà la Lauréta se svejerà. 4. Parlate piano, se i vecchi tacciono lei chiude gli occhi quasi sino a domani. E quando domani verrà il papà la Lauretta si sveglierà. 45 REALIZZAZIONE CORALE ANALISI ARMONICO - FORMALE Il brano, realizzato da Lamberto Pietropoli per quattro voci miste, tempo 2/4, è diviso in quattro sezioni: la prima (A) va da battuta 1 a battuta 15 in tonalità di Reb Maggiore; la seconda (B) è divisa a sua volta in due periodi: un primo b¹, dalla battuta 16 alla 28 b, nella tonalità di Fa maggiore, un secondo b², dalla battuta 29 alla 40 nella tonalità di Re minore; la terza sezione (A¹) da battuta 41 a 55, in tonalità di Reb Maggiore, in cui viene riproposto il tema iniziale. Segue la quarta sezione, coda (battute 56 – 62), che chiude il discorso musicale. Nella sezione A, in Reb Maggiore, troviamo all’inizio un doppio pedale di dominante, eseguito dalle voci di basso e soprano. La melodia principale, che entra successivamente, è affidata ai contralti e si muove dalla dominante alla tonica, prevalentemente sulle note della triade di Reb. I tenori fanno da sfondo sonoro, articolando un fraseggio in semiminime, muovendosi nell’ambito della 3° minore Sib- Reb. Segue, alla fine di A, un atteggiamento imitativo: i soprani e contralti che procedono per terze parallele, sono poi ripresi dalle voci maschili. La profondità, la dolcezza timbrica delle voci sono sottolineate dalla dinamica molto ridotta (dal p fino al pp). Questa sezione è totalmente diatonica dal punto di vista armonico e melodico, salvo la breve modulazione alla fine della sezione, che serve ad impostare la tonalità di 46 Fa maggiore. C’è da notare che l’accordo di Fa Maggiore è raggiunto inizialmente con la funzione di dominante della tonalità di Sib minore (relativa minore della tonalità principale) ma viene poi ripreso in qualità di tonica. La sezione B è divisa armonicamente in due parti: - il periodo b¹ è nella tonalità di Fa Maggiore (Movendo) - il periodo b², tonalità di Re minore (Lento). Nella prima parte di B, ovvero b¹, la stessa melodia della prima parte viene esposta dal basso in Fa Maggiore ed è arricchita 47 contrappuntisticamente da elementi melodici nuovi, che creano, nel dialogo tra le voci, una specie di polifonia testuale. Abbiamo, infatti, tre livelli di testo differenziato tra soprani, contralti e tenori, che sulla parola SAN, producono un effetto particolare, una specie di “suono nel testo”. Il tema ritorna ai soprani a battuta 21. Prima della conclusione del 1° periodo di B (b¹), si modula decisamente in Re minore. 48 A battuta 29 (indicata con l’agogica “Lento”) inizia il periodo b². Il tema è affidato ai tenori, mentre i bassi realizzano inizialmente un pedale di tonica che, in seguito, insieme ai contralti e soprani, procedono per gradi congiunti. Questo periodo è particolarmente modulante: dopo aver ribadito nella sua prima parte la tonalità di Re minore, la abbandona per raggiungere la tonalità di Fa Maggiore alla battuta 38 e, con una modulazione improvvisa, riaggancia subito dopo la tonalità di Reb 49 Maggiore , attraverso un procedimento armonico esattamente inverso a quello descritto a battuta 13-14 e cioè tonica di fa maggiore, interpretato come dominante di Sib minore, alla quale segue l’accordo di Reb Maggiore (battuta 38). La ripresa A¹ è identica alla prima parte di A. 50 Nella coda l’autore proietta la melodia principale un’ottava sopra ai soprani, raddoppiati alla 6° inferiore dai contralti , con un effetto tipo falso bordone. Armonicamente rimane invariata fino alla quint’ultima battuta in cui modula in Reb minore (ovvero enarmonicamente in DO# minore); segue l’accordo di II abbassato (Mibb) che, se usato in 1° rivolto, altro non sarebbe che l’accordo di 6° napoletana. Tutte le modulazioni presenti nel brano, pur se apparentemente ardite, come quando si va da Reb Maggiore a Fa Maggiore e viceversa , hanno però in comune un forte aggancio melodico e armonico sulla nota FA. 51 3.1.4 A la matina E’ un canto noto in parecchie vallate della provincia di Belluno, dall’Ampezzo all’Agordino alla Val Fiorentina (tra la Valle di Zoldo e l’Alta Valle del Cordevole). Può essere annoverato tra i cosiddetti “canti d’osteria”. La stessa “chiusa” della canzone, oltre al ritornello “Cantémo, cantémo”, testimonia di un canto che si soleva eseguire in osteria prendendo amabilmente in giro l’ostessa di turno. Per il resto, la canzone fa due riferimenti che tra di essi sembrano non avere nesso. Da una parte, infatti, si menziona una Rosina, ragazza pallida e smunta, forse per problemi d’amore, e poi si afferma che “l’aria fina” dell’alta montagna potrà rigenerarla. Dall’altra, prima si accenna ad un pastore valligiano che ha una brutta avventura con una sua mucca, poi si accenna alla padrona dell’osteria che pare non gradire il canto, mentre i cantori le vogliono fare un dispetto cantando piano. Di questo canto non sono riuscita a recuperare il documento sonoro originale, ma dalle testimonianze raccolte emerge che la melodia è stata recuperata da fonte orale. 52 TESTO ORIGINALE TRADUZIONE A la matina vién dó Rosina L’é biancolina da capo a pié. Alla mattina scende Rosina E’ biancolina (palliduccia) da capo a pié. Al paesàn che vién da la fiéra Liga la vaca ‘tacàda al magón, Ma la vaca l’é tant inrabiada La dà ‘na scornada, la cópa al parón. Il contadino che torna dalla fiera Lega la mucca attaccata alla greppia, Ma la mucca è tanto arrabbiata Rifila un’incornata, ammazza il padrone. Cantémo, cantémo, Cantémo pianìn . La menerémo su per Cortina, L’é l’aria fina, la guarirà. Se la paróna no vól che cantémo Dispèto ghe fémo, dispèto ghe fémo; Se la paróna no vól che cantémo Dispèto ghe fémo, cantémo pianìn. Cantiamo, cantiamo, Cantiamo pianìn . La condurremo su per Cortina, C’è l’aria fina, lei guarirà. Se la padrona non vuole che cantiamo Le facciamo dispetto, le facciamo dispetto; Se la padrona non vuole che cantiamo Le facciamo dispetto, cantiamo sottovoce. Cantiamo, cantiamo, Cantiamo pianìn Cantémo, cantémo, Cantémo pianìn . 53 REALIZZAZIONE CORALE ANALISI ARMONICO - FORMALE Realizzazione corale quattro voci pari (Maschili). Nel manoscritto originale il brano è scritto nella tonalità è di Do Maggiore, ma nella partitura poi pubblicata è proposto nella tonalità di Sib Maggiore. La struttura musicale ricalca la struttura del testo ed è organizzata: A – Andante in 3/4 B – Allegro in 6/8 C – Largo in 6/8 La struttura della parte A e B è omoritmica mentre l’ultima parte (C) contrappunta i bassi e le tre voci superiori. L’estensione del profilo melodico nella sezione A, cantato dai tenori primi, si svolge su tre suoni . Il percorso dei suoni ha come limite grave e acuto rispettivamente il re e il fa. L’ambito limitato è una particolarità strutturale che è strettamente connessa con il movimento stesso compiuto A 54 dalla melodia. Ai bassi è affidata una figura di sfondo: infatti tutta la prima sezione A è costruita su un pedale di dominante. Solo nella battuta 9 il basso, tramite una scala discendente, tocca la tonica per poi tornare sul pedale di dominante all’ottava inferiore. Da battuta 10 c’è un cambio timbrico con l’introduzione dei falsetti. Il pedale di dominante dei bassi si risolve solo alla fine della prima sezione. B La struttura melodica della sezione B – Allegro - è connotata da un disegno melodico di tipo concavo/ondulato, con un percorso ascendentediscendente. Nella prima frase , molto semplice e lineare, sono presenti solo due linee melodiche all’unisono (tenori 1 e 2 più bassi e baritoni), per poi diventare a quattro parti reali nella 2° frase. Il basso procede, rispetto alla 55 linea melodica, per moto contrario mantenendo la tendenza naturale tonica – dominante (creando l’effetto delle 5° dei corni). Le prime quattro battute si muovono solo su accordi di dominante e tonica, mentre più avanti il processo armonico è più caratteristico grazie alla presenza della cadenza d’inganno (V- VI) tra battuta 22 e 23. La condotta delle voci è prevalentemente sillabica in quanto Pietropoli ha posto l’attenzione sulla trasmissione del testo verbale. La sezione C - Largo - si presenta in modo totalmente diverso dalle prime due sezioni. Infatti le tre voci superiori baritoni, tenori 1 e 2 si muovono in modo sincrono, mentre il basso viene contappuntisticamente trattato in modo autonomo. Nel primo inciso del LARGO, la funzione di basso armonico è svolta dai baritoni per poi essere ripresa dai bassi con cadenza di II-V-I. C 56 4. Conclusioni Lamberto Pietropoli si è posto sin dall’inizio della sua attività il problema di come riproporre, attraverso composizioni corali, le melodie di tradizione orale della sua terra d’origine, cercando un linguaggio adatto ai tempi. Pietropoli non ricerca arcaismi musicali e improbabili rievocazioni della musica "popolare" del passato, è invece ben consapevole che sono le modalità esecutive a determinare le caratteristiche di un’ area etnofonica. Ciò che gli interessa è scoprire le molteplici implicazioni poetiche ed espressive insite nel canto di tradizione orale, sapendone cogliere il respiro e l’ idiomaticità. L’autore considera l’elaborazione corale e il coro, strumenti efficaci e capaci di restituire questa dimensione del canto popolare. Pietropoli ha un legame molto forte con la sua terra d’origine: i suoi lavori compositivi partono da un mondo che egli stesso ha conosciuto, fatto di riti, di lavori domestici, agricoli, di voci di pastori, contadini, donne e uomini con cui ha condiviso momenti di vita. Egli comprende però la necessità di impiegare il canto popolare con un fine artistico. Nelle sue elaborazioni la melodia e il ritmo sono presenti in modo netto, in particolare il ritmo, che attraverso il contrappunto, gioca un ruolo fondamentale nel garantire la dinamicità di base. 57 I brani infatti, non sono mai appesantiti da quegli andamenti espressivi che ne castrano l’andamento ritmico (corone, sospensioni, respiri, rallentamenti). Le armonizzazioni sono delicate e nello stesso tempo ricercate, ma consentono alla melodia originale di emergere sempre. Le voci si muovono generalmente per moto parallelo, per terze e per seste, ma la rigidità del moto parallelo è interrotta da fioriture contrappuntistiche nelle parti interne, risolte con naturalezza. Come accennato nell’introduzione, ciò che interessa a Pietropoli è restituire lo spirito del canto, le immagini e i sentimenti che esso evoca. A questo proposito, sono significative le indicazioni dell’agogica e dinamica delle sue partiture, così precise nello sfruttare al massimo le ricchezze espressive delle voci, le sfumature di colore e di sonorità. Rivolgendo il suo primo interesse ai canti della tradizione orale bellunese, Pietropoli ha evidenziato da un lato un atteggiamento di rispetto, recupero e conoscenza delle proprie radici culturali, e dall'altro ha mirato ad una rielaborazione ed attualizzazione dei canti stessi attraverso le straordinarie possibilità espressive offerte dall’incontro tra il repertorio folklorico e il coro, cosa questa che si è pienamente realizzata nelle elaborazioni per coro misto. In particolare proprio in questo tipo di elaborazioni, Lamberto Pietropoli ha cercato nuove strade che valorizzassero al massimo le potenzialità espressive delle voci maschili e femminili, nell’ambito del repertorio 58 popolare, in cui l’esposizione delle melodie è resa con armonizzazioni, contrappunti e concatenazioni sonore nuove ed interessanti, attraverso uno stile immediato, lineare, fresco e vivace. Dei suoi lavori Lamberto Pietropoli amava precisare: «Lo stile persegue l’intento di cantare divertendosi e divertendo; è quindi ricercato e voluto l’uso frequente del contrappunto, che coinvolgendo ogni singolo settore del complesso rende più vivace l’insieme e libera il linguaggio corale dalla monotonia. Complementare a tale uso è l’impianto armonico prescelto che risulta tonale e sconfina nella politonalità, sistema che mi è congeniale e che trovo pienamente adatto alla coralità popolare».23 In diverse biografie che lo riguardano, compare questa citazione che riassume il suo operare: «E' cosa vana distogliersi dal passato per pensare soltanto all'avvenire. E' una illusione pericolosa pensare soltanto che sia possibile. L'opposizione tra avvenire e passato è assurda. Il futuro non ci porta nulla, non ci dà nulla; siamo noi che, per costruirlo, dobbiamo dargli tutto, dargli persino la vita. Ma per dare bisogna possedere, e noi non possediamo altra vita, altra linfa che i tesori ereditati dal passato e digeriti, assimilati, ricreati da noi. Fra tutte le esigenze dell'anima umana nessuna è più vitale di quella del passato». 24 23 24 Cfr. PIETROPOLI. Canto d’Assieme, p.10 SIMONE WEIL, La prima radice, Leonardo, Milano 1996, p. 49. 59 Appendice I 60 61 62 63 64 65 66 Appendice II Elenco delle armonizzazioni, elaborazioni e trascrizioni di Lamberto Pietropoli catalogate e archiviate dal M° Natale Brugiolo. Le composizioni pubblicate si trovano nelle seguenti raccolte: - CANTO D'ASSIEME - Edizione fuori commercio - Coro ANA Roma, 1985 -VOCI MISTE IN CORO - Edizione fuori commercio - Coro Agordo,1991 - LA TERRA, IL CIELO, L'AMORE VO' CANTANDO - Edizione fuori commercio - Coro San Vito, 2002 -CANTAPERALBA: TRENT'ANNI DI CORO CON LE ARMONIZZAZIONI DI LAMBERTO PIETROPOLI – Edizione fuori commercio – Coro Peralba, 2005 67 TITOLO A CANZONE E NAPULE Coro maschile Non Pubbl. X A CANZONE E NAPULE A CAPA MARITE Coro misto Pubblicato ANA Roma X X X ANA Roma A CARIGNAN X Agordo A GRAMADORA X Agordo X ANA+Agordo A LA CLAIRE FONTAINE X A LA MATINA X A LE FORTEZZE X A MARENDA CO I BELUMAT X ANA Roma X Peralba A MEZZANOTTE IN PUNTO X Agordo A NINNA NANNA X Sanvito A PLANC CALE IL SORELI X A SERA X X ANA Roma A SERA X A TE CHE TRIONFI NEI SECOLI X A VUCCHELLA X A’TTOCCHI, A’TTOCCHI X AD AGORDO E' COSI’ ADDIO MIA BELLA ADDIO Agordo X ANA Roma X X ANA Roma X X ANA Roma ADESSO DORMI X ADESTES FIDELES X ADIOS NUGORO AMADA X AFFACCETE NUNZIATA X AFFRESCO ITALIANO X AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA X X AGNUS DEI X X AGNUS DEI AGORDO X Agordo X Agordo X. Agordo Sanvito X X Agordo 68 AI PREAT X AI PREAT X ALL'ALPINO IGNOTO X ALL’ORTE X ALLELUJA (De Zolt) X ALONE AGAIN ALPINO MIO BELL’ALPIN Agordo X Peralba X ANA+Agordo Peralba X X X X AMAZING GRACE X Sanvito AMICIZIA X Agordo AMICIZIA X AMMORE AMMORE X X X AMMORE AMMORE X AMOHA X X AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI X X AMORE IN VISDENDE X X AMORE MIO NON PIANGERE X X AMOROMA X X AN ERISKAY LOVE LILT X ANA Roma ANA Roma ANDARE IN CAMPAGNA X X ANEMA E CORE X X ANGELA X X ANGELUS PASTORIBUS X Agordo ANGOLO DI SILENZIO X Sanvito ANTOLOGIA ROMANA N. 1 X X ANTOLOGIA ROMANA N. 2 X X ANYWAY X APRITE LE PORTE X Peralba X ARRIVEDERCI X X ARRIVEDERCI ROMA X X AS TIME GOES BY X AULD LANG SYNE X Agordo X 69 AVE MARIA X AVE MARIA Peralba X X AY-AY-AY X X AZZURRO X X BARCAROLA TICINESE X Agordo BATIDO X Agordo AVE MARIA BATTLE HYMN OF THE REPUBLIC X X BEL PECORARO X X BEL USELIN DEL BOSCH X BELLA CIAO X BENEDICTUS X X X BENIA CALASTORIA X X BERSAGLIER HA CENTO PENNE X Agordo X X BLUE MOON X X BLUE SPANISH EYES X X BONA NOTE PERALBA X X BONA NOTE, PERALBA X Peralba+ANA BONA NOTE, PERALBA X ANA Roma BOZZETTO SICILIANO BOZZETTO SICILIANO X BUONA FORTUNA BUONA FORTUNA X Agordo X ANA+Agordo X Agordo X X C'ERENO TRE SORELLE X CADORINA X CANTA SE LA VUOI CANTAR X CANTI POPOLARI POLACCHI X CANTO FODOM X Agordo CANZONE APPASSIONATA X Agordo CARA MAMMA VIEMMI INCONTRO CE BIELE LUNE X Sanvito X Agordo X ANA Roma X Agordo 70 CENCE AMOR X CESETA DE TRANSACQUA CHE CONTRADE SON MAI QUESTE? X X CHE SARA’ X CHI DA VALADA X CHIANTU CIMITERO DI ROSE CIUMACHELLA DE TRASTEVERE CIUMACHELLA DE TRASTEVERE X ANA+Agordo X Agordo X X ANA Roma X Agordo X X X X ANA Roma X CIURI CIURI COLCHIQUES DANS LES PRES ANA Roma X CIELITO LINDO CIELITO LINDO X X CIAMPANIS DE SABIDE SERE CIAMPANIS DE SABIDE SERE Sanvito X X CHESTE VIOLE CHIOVE X X X Agordo X COLCHIQUES DANS LES PRES ANA Roma X X COME FU COME NON FU X ANA Roma COME IL SOLE ALL'IMPROVVISO X Peralba COME PO' X COME PO’ X COMME FACETTE MAMMETA X Sanvito X ANA Roma CON LA VESTA TUTTA ROSSA X Agordo CRODAROI X Peralba CU-CU-RRU-CU-CU PALOMA X Agordo CU-CU-RRU-CU-CU PALOMA X X DA UDIN SIAM PARTITI X X DANS MON ILE X X DI QUA DI LA DEL PIAVE X X DONE DONE VECI VECE X X 71 DONNA LOMBARDA X X DORMI DORMI BEL BAMBIN X X DORMI MIA BELLA DORMI X ANA Roma DORMI MIA BELLA DORMI X X DOVE SEI STATO MIO BELL’ALPINO X X E CIAO, CIAO, CIAO X ANA Roma E GIRA CHE TE GIRA E LA MIA MAMMA L’E’ VECCHIERELLA E MI GO TRE COLOMBINE X X X X X X E PICCHIA E PICCHIA X X E SPINGOLE FRANCESE X E’ SERA A LONGARONE X X EL CONDOR PASA X EL SALUT AL PAIS X ANA+Agordo X Sanvito ELEGIA X X ELEGIA X X ELEGIA A SARA X X ELISA X X EPIFANIA X Peralba ERA DE MAGGIO X ANA Roma ERA DE MAGGIO X ERA SERA X ET MAINTENANT X FA LA NINNA FA LA NANNA X FELICITA’ FIRENZE SOGNA X Agordo X X X ANA+Agordo X X ANA Roma FIRENZE SOGNA X X FORA LE TOLE X FOREVER AND EVER X X FORGOTTEN FREAMS X X Agordo 72 FRATELLO SOLE SORELLA LUNA X X ANA+Agordo FUNICULI’ FUNICULA’ X X GIROTONDO X X GUANTANAMERA X Agordo HAPPY CHRISTMAS X Sanvito HAVA NAGILA X X HELLO GOODBYE X X HOME OM THE RANGE X Sanvito I BEL FODOM X Agordo I BELIEVE X GUANTANAMERA X X I CIODAROTI X ANA Roma I DO GOBETI X ANA Roma I MONTI DI PRAGA X I'M IN THE MOOD FOR LOVE X Sanvito X ANA+Agordo IL CIELO E’ UNA COPERTA RICAM. X Agordo IL MIO AVE O MARIA X Sanvito IL PIZZICOR D’AMORE X IL POVERO SOLDATO X Agordo IL RITORNO X Sanvito IL RITORNO (De Marzi) X IL SENTIERO DEL BOSCO X Sanvito IL SOLE DIETRO I MONTI X Agordo IL CACCIATORE DEL BOSCO X IL TESTAMENTO DEL CAPITANO X IL TUO AMORE X IMPRESSIONE MEDIOEVALE X IMPROVVISO X IN VIA DELLA LUNGARA X IO SON LA LINDA X ANA Roma X IN LICENZA X X X Agordo 73 ITALIA SEI BELLA X J’ABBRUZZU X J’ABBRUZZU JINGLE BELLS ANA Roma X X X JOSKA LA ROSSA X Agordo L'A ROT LA MACHINETA X Peralba L'ACQUA DEL RUSCELLO X Peralba L'INSALATINA L’ACQUA ZE MORTA L’AGA DAL BRENT X X L’ALLEGRIE L’ELLERA VERDE X X X ANA+Agordo X X L’IMPORTANT C’EST LA ROSE L’INSALATINA Peralba X L’EMIGRANT L’EMIGRANT X ANA Roma X Agordo X ANA Roma L’ORGHEN DE PERZEN X L’ULTIMA GONDOLIERA X Sanvito L’ULTIMA NOTTE X Agordo L’ULTIMO AMICO VA VIA X L’ULTIMO QUART DE LUNA X Agordo X ANA+Agordo LA BELA CAROLIN X Sanvito LA BELLA GIARDINIERA X Agordo L’UVA FOGARINA LA BELLA VA IN CANTINA X X X ANA Roma LA BORA X LA BRUNETA X LA CAMPANA DEI MORTI X LA CANZON DEI BELUMAT X X Sanvito X LA CANZONE DI MARINELLA LA CANZONE DI MARINELLA X ANA Roma 74 LA COLPA FU LA CUNA DONDOLA LA DOMENICA ANDANDO ALLA MESSA LA DONA MORA X ANA Roma X X X X X LA FAMIGLIA DEI GOBON ANA Roma X LA FAMIGLIA DEI GOBON X LA GRAZIA X LA GROTTA AZZURRA X LA LAGUNA D’ORBETELLO X Agordo ANA Roma LA LAGUNA DI ORBETELLO X X LA MONTANARA X X LA MORTE DI ANITA GARIBALDI X LA MULA DE PARENZO X Agordo LA NOSTRA VAL X Sanvito LA PALOMA X Agordo LA PASTORA X LA PASTORELLA X LA RISULINA Peralba X ANA Roma LA ROSEANE X LA SMORTINA X LA STELLA DI NATALE X Sanvito X X LA STORIA DE LA STELA ALPINA LA STRADA DEL BOSCO X LA TRADOTTA X LA VIULETTA X ANA Roma X Sanvito X ANA+Agordo ANA Roma LA VOCE DEL SILENZIO X LA' DIETRO I MONTI C'E' LA CASA X Sanvito X ANA+Agordo LARIULA X LAURA LE CHANT DE MALLORY X X X X ANA Roma 75 LE CHANT DE MALLORY X LE POETE X Agordo LE ZIME DELL’AUTA X Agordo LES TROIS CLOCHES X Sanvito LET IT BE X X LETTERA A PINOCCHIO X X LI TURCHI X X ANA Roma LI VIDI TORNARE X ANA Roma LIBERA L'AMORE X Peralba LI VIDI TORNARE LILI MARLEEN X LO PECORAIO X LONDONDERRY AIR X X ANA Roma X X X LU PIANTE DE LE FOJJE LUNA NOVA ANA Roma X LOVE THEE DEARST LU PIANTE DE LE FOJJE Sanvito X LONDONDERRY AIR LONTANO LONTANO X ANA Roma X X X LUNA NOVA ANA Roma X X LYSANDRE X X MA CO TORNON X Peralba MA SE GHE PENSO X ANA Roma MALAIKA X MARE MAJJE X MARE MAJJE ANA+Agordo Sanvito X X ANA Roma MARGHERITA X X MARIA X X MARIA NECOLA X MARIETA E GIGETO X MARINARESCA X Sanvito ANA Roma 76 MARINARESCA X X MARMAROLE X ANA+Agordo MI A’PIAS COL GIOVANIN X ANA Roma MICHELLE MONTAGNA TU MI CHIAMI X X MONTAGNE ADDIO MONTAGNE ADDIO (Ten.+Organo) ANA+Agordo X Agordo X Agordo X MONTAGNES VALDOTAINES MORETO X MOTORIZZATI A PIE’ X MUNASTERO ‘E SANTA CHIARA MUNASTERO ‘E SANTA CHIARA Sanvito ANA Roma X Agordo X MY BONNIE X X MY LADYE GREENSLEEVES X X MY LORD, WAT A MORNING X X MY WAY X MY BONNIE NA SERA ‘N CASERA (Manfroi) X Sanvito X NA VOCE NA CHITARRA E ‘O POCO... X X NANNI X X NAPULE CA SE NE VA X ANA Roma NEL BLU DIPINTO DI BLU X X NENIA NATALIZIA X X NENIA NATALIZIA (Somma) X NEVE ROSSA X NEVICA X NINA SI VOI DORMITE X NINA-NANA DE SAN GAETAN X NINNA NANNA ALL'ABRUZZO Sanvito ANA Roma X ANA+Agordo ANA+Agordo X Sanvito NINNA NANNA DEL PRESEPE NOEL ALSACIEN X ANA Roma 77 NOI SIAMO I TRE RE X X NON DIMENTICAR (T’HO VOLUTO....) X X NON DIMENTICAR LE MIE PAROLE X X NON DIMENTICAR LE MIE PAROLE X NON POTHO REPOSARE X X ANA+Agordo NON PUOI DIMENTICARE (PICCOLO..) X X NUN E’ PECCATO X X O ANGIOLINA X X X X O BALDO ALPINO CHE COSA RIMIRI? X O MARENARIELLO O MARENARIELLO X O RONDINELLA AMABILE X O, DZIEKI CI, PRESZTOSCI X OH MIO SIGNORE ASCOLTA X OH VAL VISDENDE X ANA Roma X ANA+Agordo Peralba ONCE IN A WHILE X X OVER THE RAINBOW X X PADMASKOVNI-IE VIECERA’ X PADMASKOVNI-IE VIECERA’ X PAESANELLA X PAPA’ MIO BUON PAPA’ X PASSA EL LUNI X PELMO MONTAGNA BELA PER QUATTRO SPIE Agordo X ANA Roma X Sanvito X PESCHI FIORENTI X X PFIRT GOTT, DU ALTER LINAGRAB’N X X PFURT DI GOTT DU ALTE ZEIT X ANA Roma PFURT DI GOTT DU ALTE ZEIT X X PICCOLISSIMA SERENATA X X PICCON DAGGHE CIANIN X X PIU' PRESSO A TE SIGNOR X Sanvito 78 PLAISIR D’AMOUR X POSTER X Agordo X ANA+Agordo PREGHIERA DELL’ALPINISTA X Agordo PUER NATUS X Agordo POVERA TERRA QUANDE ME SO’ SPOSA’ X X X ANA Roma QUANDE SE VO’ BBENE X QUANDO NASCESTE VOI X Agordo QUANDO SE VO' BBENE X Sanvito QUANTO SEI BELLA ROMA X QUEI QUATTRO SCRIVANTI X X ANA Roma QUEL MAZZOLIN DI FIORI X X QUI COMANDO IO X X RAINDROPS KEEP FALLING ON..... X X RESURREXI X X RICORDO X RICORDO X RISPOSTA X ROMA CAPOCCIA ROMA CAPOCCIA ROMA NUN FA LA STUPIDA STASERA ROMA NUN FA’ LA STUPIDA STASERA ROMA ROMA ROMA Peralba X X X X X X ANA Roma X ROSA VERA SABATO DI SERA Sanvito X X X ANA Roma SABATO DI SERA X X SAMBA DE ROSA X X SANCTUS X X SANI DAPO’ X SANTA LUCIA LUNTANA X Agordo X 79 SANTO (1) De Zolt X Peralba SANTO (2) De Zolt X Peralba SASSI X SCARBOROUGH FAIR CANTICLE X Agordo X Agordo SERENATA X Agordo SERENATA A CASTEL TOBLIN X Agordo X ANA Roma SCIURI SCIURI X SE SAVESSIS FANTAZZINIZ SENTI CARA NINETA SERENATA A CASTEL TOBLIN X X SERENATA ASCOLANA SI LU MIO AMORE X X ANA+Agordo SIAM VENUTI A CANTAR MAGGIO X X ANA+Agordo X Agordo SIGNORE DELLE CIME SIGNORE PIETA' De Zolt X Peralba SIGNORINELLA ALPINA X Peralba SIGNORINELLA ALPINA X SIGNORINELLA ALPINA X SOIR EN MONTAGNE X Agordo Peralba SOL ‘NTE LA VAL DEL BIOIS X SOLAMENTE UNA VEZ X SON PARTI' DA COI X Agordo X SON PARTI’ DA COI X ANA Roma SON PARTITO AL CHIARO DI LUNA X ANA Roma SOPRA IL PELSA X Agordo SPETA’ X Agordo STELLA, STELLA X STELUTIS ALPINIS X ANA Roma STELUTIS ALPINIS X X STILLE NACHT X X STORNELLATA ROMANA X X ANA+Agordo 80 SU LA PORTA DE LA CASERA X SUL PONTE DI BASSANO X SUL PONTE DI PERATI X SUL RIFUGIO SUL RIFUGIO ANA Roma X ANA+Agordo ANA Roma X X X X X SWEET MOLLY MALONE SYLVIE X X ANA+Agordo T’ASTETT’A BRACCIA APERTE X X ANA+Agordo TANTO PE’ CANTA’ X TARA-RIRI-OLLA X Sanvito X ANA+Agordo TE VOGLIO BENE ASSAJE X TEMA DI MOSE' X X Peralba THE GIRL FROM IPANEMA X X THE STAR-SPANGLED BANNER X X THEME FROM NEW YORK X Agordo TI LASCIO UNA CANZONE X Agordo TI RICORDI LA SERA DEI BACI X TI RICORDI LA SERA DEI BACI X TONE DA LE CIAORE X TORNA A SURRIENTO TRA LE ZIME X X X X X X X TRE RITORNELLI D’EPOCA TRENTATRE X TRITTICO MONTANARO X ANA Roma X ANA+Agordo TRITTICO ROMANO X Sanvito TRITTICO ROMANO 1 X X TRITTICO ROMANO 2 X X TRITTICO ROMANO N. 1 X ANA Roma TRITTICO ROMANO N. 2 X ANA Roma TUTTI MI DICON MAREMMA X UNA CASA PER IL MONDO X X ANA+Agordo X 81 UNA PALOMITA X VA ‘L BIROCH X VALDERI’ VALDERA’ X VALLE FIORITA VARDA CHE VIEN MATINA ANA Roma X X Agordo X X X ANA Roma VENTICELLO DE ROMA X VIA MEDATERA X VIA MEDATERA X VIEN MORETINA! Sanvito X VECCHIA ROMA VENTICELLO DE ROMA Sanvito X X Peralba X X VIENNA VIENNA X Agordo VITTI 'NA CROZZA X ANA+Agordo VOIA DA VINZE X VOICI VENIR LA NUIT Peralba X Agordo X ANA+Agordo VORREI TORNAR X Sanvito WE ARE THE WORLD X VOLA VOLA VOLA X X WE SHALL OVERCOME X SVito-Peral WERE YOU THERE? X ANA Roma WHITE CHRISTMAS X X YESTERDAY X X ZAINO IN SPALLA X Sanvito 82 Indice delle tracce del CD allegato 1. SANI, DAPO’- Registrazione sul campo effettuata intorno alla seconda metà degli anni ’60 nella località San Vito di Cadore. Informatrice sig.ra Olimpia Menegus. 2. SANI, DAPO’- Incisione CD "VOCI AMICHE " - 1992, Coro Sanvito 3. TÒNE DA LE CIÀORE - Registrazione sul campo. Luogo, data e informatore non identificabili. 4. TÒNE DA LE CIÀORE – Incisione LP/Cassetta "A LA MATINA" - 1970, Coro Minimo. 5. SAN GAETAN - Incisione LP/Cassetta "ARIA DE BELUN" - I Belumat; autori : Secco Gianluigi; Fornasier Giorgio - anno di registrazione 1976- Re. SIAE: 1341172/77 6. NINA N ANA DE SAN GAETAN - Incisione LP/Cassetta "20 ANNI 20" 1986, Coro Agordo. 7. A LA MATINA – Incisione LP/Cassetta "A LA MATINA" - 1970, Coro Minimo 83 BIBLIOGRAFIA BARTOK BELA, Scritti sulla musica popolare, a cura di Diego Carpitella, Bollati Boringhieri, Torino, 1977, p.97 BON PAOLO , Ricerca vocale critica nella nuova coralità, «Atti del Primo Convegno Regionale Corale», Centro Culturale Complessi corali, Cortina D’Ampezzo, 1970, p.15 BRIDDA D INO, Una voce trenta voci, in Voci miste in Coro – Edizione fuori commercio- Coro Agordo, 1991, pp. 11-17 CARPITELLA D IEGO, Retrospettiva e prospettiva dell’etnomusicologia, «Cultura e Scuola», gennaio-marzo,1964, p. 178 CARPITELLA D IEGO, Musica e tradizione orale, Palermo, Flaccovio, 1973, pp. 14-15. CARPITELLA D IEGO, Conversazioni sulla musica, a cura della Società Italiana di Musicologia, Editore Ponte delle Grazie, Firenze, 1992, pp.42-82 CONATI M ARCELLO, Canti veronesi di tradizione orale, Il segno dei Gabrielli Editori, San Pietro in Cariano (VR), 2005, pp.17-18 DE MARTINI PIERO, Il conservatorio delle Alpi - Il coro della SAT, Editore Bruno Mondadori, 2009, pp. 8-26 HOOD M ANTLE, The untalkables of music, in EM. Annuario degli archivi di Etnomusicologia dell’Accademia Nazionale di S. Cecilia, 1993, pp. 137-142 84 ROBERTO LEYDI, L’altra musica. Etnomusicologia. Come abbiamo incontrato e creduto di conoscere le musiche delle tradizioni popolari ed etniche, Milano, Ricordi, 1991, pp. 148-149 MACCHIARELLA IGNAZIO, La pratica corale amatoriale nel Trentino, in Professione: musicista, a cura di Rossana Dalmonte e Carlo Nardi, Edizioni U.C.T. Trento, 2004, pp. 96-122 MUSCOLINO GABRIELE, Il marchese dalla penna nera. La montagna veneta tra ballata popolare e ‘canto degli alpini’, «Le dolomiti bellunesi», XXVI, n° 50, 2003, pp. 28-37 VALTINONI P IERANGELO, Canto popolare oggi: che cosa significa?, «Musica Insieme», N° 81, Maggio, 2003, pp. 6-7 PIETROPOLI LAMBERTO, Canto d’Assieme- edizione fuori commercio – coro ANA Roma,1985, p.10 PIETROPOLI LAMBERTO, Voci miste in Coro – Edizione fuori commercioCoro Agordo,1991, pp. 11-17 SECCO GIANLUIGI, Musica e canto popolare nel cuore della cultura valligiana, in Enciclopedia delle Dolomiti a cura di Franco De Battaglia e Luciano Marisaldi, Zanichelli, Bologna, 2000, pp. 352-358 SORCE KELLER M ARCELLO, La musica popolare in Trentino: tradizione popolare e tradizione colta, «Etnie. Scienza politica e cultura dei popoli minoritari», anno V, 1994, n°8. WEIL SIMONE, La prima radice, Leonardo, Milano, 1996, p. 49. 85