IL FENOMENO ELETTRICO E L’INCENDIO DI ORIGINE ELETTRICA E’ sempre più diffuso utilizzare nelle terminologie assicurative la dicitura “fenomeno elettrico” e/o “sovratensione di natura atmosferica” con successivo fenomeno elettrico: conseguenza diretta dei nuovi prodotti commercializzati negli ultimi anni dalle Compagnie Assicuratrici con generiche polizze “multirischio”. Analizzando tecnicamente le diciture sopra richiamate le sovratensioni originatesi, così come in elettrotecnica definito, riferibile ad un circuito elettrico / elettronico, ad un apparecchio o ad un impianto, si dice di “tensione” il cui valore superi notevolmente il valore di normale funzionamento del circuito, dell’apparecchio o dell’impianto. E’ pertanto verosimile che le sovratensioni, specialmente se di carattere impulsivo, possono causare danni infatti la differenza di potenziale, espressa di norma in volt, tra il valore del potenziale effettivo necessario per assicurare il passaggio della corrente, per un dato valore della densità di quest’ultima, e il potenziale reversibile dell’elettrodo considerato, immerso in una soluzione di composizione nota. Più semplicemente ma meno propriamente, il potenziale in eccesso rispetto a quello di equilibrio necessario per provocare il passaggio di corrente elettrodo - soluzione. Il fenomeno della sovratensione appare pertanto controllato dalla velocità con cui si effettua uno dei seguenti stadi rappresentativi, ad esempio, un processo di deposizione (scarica); il trasferimento di ioni o protoni sulla superficie dell’elettrodo; la neutralizzazione dei medesimi si da evidenziare, da un punto di vista pratico, il considerarsi di un processo che abbassa il modo repentino il rendimento di una cella di elettrolisi. Nella maggior parte dei casi, a noi tecnici di settore noti, le violenti scariche elettriche sono di natura atmosferica e si producono con una manifestazione visiva (lampo). Come è consuetudine attribuire al fulmine la lunghezza della scintilla nell’ordine di circa un chilometro (se la scarica avviene tra nube e terra), la conseguente frequenza si è manifestata così grande da percorrere in modo repentino lo spazio che interpone una generica cabina di distribuzione di energie e le singole utenze. Il fulmine infatti colpisce preferibilmente oggetti che siano buoni conduttori dell’elettricità e nel suo cammino segue il percorso lungo il quale la resistenza elettrica è minore, onde le caratteristiche traiettorie a zig-zag (saette). E’ da rilevare anche che recenti ricerche hanno mostrato che l’intensità della corrente di scarica è dell’ordine di 10.000 - 50.000 ampére, con intensità di campo elettrico tra 100.000 e 300.000 volt / metro, in generale il fulmine è costituito da una successione di scariche non ondulatorie ciascuna di brevissima durata, dell’ordine di 600 - 800 microsecondi, e separate da intervalli di tempo dell’ordine di 10 millisecondi. Talvolta in occasione dello svolgimento delle indagini peritali ci si scontra con una realtà che mostra “signorilità” del fabbricato ed il pregevole suo contenuto, sempre più spesso vi sono innumerevoli componentistiche elettriche interessate dalle sovratensioni originatesi a seguito di avversità atmosferiche. Richiamando brevemente l’argomento testé descritto circa la signorilità degli ambienti e degli arredi, sebbene esuli dai patti contrattuali relativi alla garanzia fenomeno elettrico, degno di nota sarebbe il completamento dell’impianto all’uso di limitatori di tensione e di scaricatori opportunamente disposti, unico accorgimento tecnicamente realizzabile e di contenuti costi attuativi per limitare se non proprio per evitare danni conseguenti a sovratensioni di natura atmosferica. Allorquando una sovratensione possa sviluppare “fiamma” ci troviamo di fronte al così detto “incendio di origine elettrica”. All’interno della sfera degli incendi strettamente riconducibili a pregressi fenomeni elettrici sono sempre più diffusi preconcetti e sterili verità circa il fondamentale punto originante il sinistro. Fisicamente esiste un solo vero incendio di natura elettrica: l’arco elettrico, ovvero in quel preciso momento in cui tutti gli elettroni si trovano a spostarsi attraverso l’aria incontrando una grande resistenza originante attrito si da sfociare in un repentino innalzamento di temperature (per meglio esemplificare quanto citato basti pensare ad un fulmine, ampiamente già descritto oppure una saldature elettrica). L’arco elettrico raggiunge temperature oscillanti fra i 1900 ed i 3000 °C, tale situazione è verosimilmente capace di originare uno sviluppo di fiamma di materiali combustibili stazionati nelle immediate vicinanze. Occorrono pertanto oltre 75000 volts affinché un arco elettrico possa percorrere e superare una distanza “in aria” di circa 2,5 cm e 750 volts perché un arco attraversi una distanza di 0,25 mm. E’ ragionevolmente intuibile che, qualunque sia la distanza tra due elettrodi nell’aria, non si manifesta alcuna scarica elettrica se la loro differenza di potenziale è inferiore ai 300 volts. Nella consuetudine della vita domestica, con l’innumerevole varietà e quantità dei più disparati elettrodomestici e/o piccoli elettrodomestici, l’elettricità è sempre più “comunemente usata”: queste apparecchiature riscaldate elettricamente possono causare incendi nei materiali combustibili che si trovano vicino. L’esatta terminologia da usare dovrebbe essere quella di: incendio prodotti elettricamente. Utilizzando una metafora si potrebbe ascrivere un incendio di natura “fumatoria” allorquando a seguito di un ritrovo tra amici all’interno di un soggiorno un mozzicone di sigaretta lasciato inavvertitamente mal spento inneschi una tenda oppure un divano; è pertanto improprio l’uso della terminologia “origine elettrica”. Le più diffuse cause di incendio strettamente legate a fatti elettrici sono identificabili in tre gruppi: corto circuito tra fasi, messa a terra di un conduttore di fase ed il sovraccarico. Nella prima circostanza (corto circuito tra fasi) ravvisiamo un contatto del tutto accidentale tra due conduttori di fase oppure tra una fase ed il neutro. Nella seconda circostanza (messa a terra di un conduttore) ravvisiamo un contatto del tutto accidentale tra un conduttore di fase ed una superficie messa a terra oppure un conduttore di terra. Nella terza circostanza (sovraccarico) ravvisiamo un conduttore soggetto ad un carico elettrico (la cui portata è misurabile in amperes) che eccede fortemente il suo carico e/o soglia di sicurezza. Nella prima e nella seconda circostanza otteniamo calore attraverso un arco mentre, nella terza circostanza otteniamo l’effetto joule (riscaldamento per passaggio di corrente interno ad un conduttore proporzionale al quadrato della corrente). La consuetudine dei sovraccarichi ci insegna che il conduttore si riscalda a tal punto sino a neutralizzare sciogliendolo l’isolamento originando pertanto un arco elettrico. Piccola è la soglia che con assoluta certezza identifica un incendio strettamente legato a fatti elettrici, grande è la casistica di errore a cui impropriamente vengono attribuite tali cause: basti pensare che quando si è alla presenza di fusibili di un impianto elettrico “scattati” l’origine dell’incendio sia attribuibile ad un corto circuito. Può non essere vero, infatti un corto circuito origina un repentino passaggio di una grande quantità di corrente che istantaneamente raggiunge il fusibile facendolo scattare: in questa circostanza il passaggio avviene così rapidamente che il calore prodotto risulta di modesta entità, ancor meno il materiale disaggregatosi per fusione magari proprio quel materiale che può dare luogo ad un incendio. Può non essere vero anche che la causa dell’incendio è di origine elettrica anche quando le tracce di fusione del rame si riscontrano sui terminali dei cavi, infatti questa circostanza prova unicamente che il cavo era sottotensione durante l’incendio oppure che lo stesso ha raggiunto una temperatura tale si da fondere il rame. Due semplici esempi che rappresentano certamente la quotidianità delle circostanze a cui ci si trova di fronte e ci riconducono alle “mezze verità” precedentemente citate. Vero è che molti fenomeni elettrici possono causare incendi, tale situazioni però non provano con assoluta certezza che l’origine dello stesso sia elettrica; nel tentativo di addivenite alla vera genesi dell’incendio è bene dedicare particolare attenzione all’intero impianto elettrico ravvisando magari collegamenti instabili, provvisorie prolunghe, eccessivo numero di illuminatori attivi contemporaneamente, eccessivo degrado dei contatti e / o magari materiali combustibili impropriamente stazionati a ridosso di lampade ad incandescenza. (geom. nico taccone)