Origano

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Origano
(Origanum vulgare L. )
Famiglia: Labiatae
Descrizione botanica
È una pianta erbacea perenne alta fino a 80 cm. Ha un rizoma legnoso ramificato dal quale si
sviluppano i fusti ascendenti aventi sezione quadrangolare e colore bruno-rossastro. Le foglie
verde scuro si presentano opposte, ovo-lanceolate, speziate, con picciolo breve e margine
intero. I fiori, rosei o violacei, sono riuniti in spicastri all’estremità dei fusti. I frutti sono dei
poliacheni bruni. La pianta, inoltre, presenta fitti peli sui fusti, sulle nervature e sul margine
delle foglie, quasi assenti nel resto dell’infiorescenza e della foglia (Tuttolomondo T., La
Bella S., Gaglio G., Virga G., 2006).
Diffusione e mercato
È una specie originaria dell’Europa e dell’Asia occidentale, in Italia è presente allo stato
spontaneo quasi in tutte le regioni fino ad altitudini di 1300 metri. Cresce nelle radure
boschive ben soleggiate, in luoghi aridi e rupi; ha una notevole capacità di adattamento ad
ambienti pedoclimatici diversificati.
La Sicilia è la regione in cui viene maggiormente coltivato l’origano per una superficie totale
di circa 20 ha; piccole coltivazioni sono presenti anche in altre regioni del nord e del sud
(dove viene spesso praticata anche la raccolta spontanea) (I.S.A.F.A., 2001).
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Viene commercializzato sia come prodotto fresco che essiccato. Si cerca di incentivare la
coltivazione per dare slancio all’economia delle aree marginali come quelle interne della
Sicilia (Tuttolomondo T., La Bella S., Gaglio G., Virga G., 2006).
Esigenze pedoclimatiche
Cresce bene in ambienti caldi e soleggiati, dove acquista maggior aroma. Predilige terreni
ben aerati, senza ristagni idrici o troppo freddi nei mesi invernali e quelli non esposti a nord.
Cresce bene in terreni calcarei, permeabili e asciutti e con una buona dose di sostanza
organica.
Tecnica colturale
Propagazione – Può essere eseguita per seme, talea e divisione dei cespi.
La semina può essere eseguita, a fine inverno, in serra su letti riscaldati; le giovani piantine
andranno poi trapiantate a fine primavera. In primavera si può eseguire anche la semina
diretta direttamente in campo provvedendo poi al diradamento delle piantine. Per la
riproduzione agamica si può provvedere, ad aprile-maggio, al prelievo di talee lunghe 7-8 cm
dai germogli basali, che vengono poi poste in un miscuglio di sabbia e torba; dopo aver
radicato si esegue la messa a dimora. La divisione del cespo è una pratica non proponibile per
la realizzazione di coltivazioni industriali anche se tale tecnica permette di realizzare piantine
geneticamente uguali alle piante madri (Ferretti Milesi G., Ferretti Milesi Massih L., 2001).
Sesti d’impianto – Il sesto d’impianto viene realizzato con distanze sulla fila di 20-30 cm e
interfile di 60-70 cm. Se in azienda è possibile eseguire la raccolta meccanica si preferisce
realizzare file binate che permettono un contenimento di costi raccogliendo un quantitativo
maggiore di prodotto nell’unità di tempo (Tuttolomondo T., La Bella S., Gaglio G., Virga G.,
2006).
Preparazione del terreno – Un impianto di origano può durare 3-4 anni. Prima
dell’impianto si esegue l’aratura seguita da fresature per preparare il terreno ad accogliere le
piantine. È una pianta che risente molto della competizione con le erbe infestanti e pertanto
devono essere eseguite della sarchiature sia nelle interfile che all’interno delle file; suddette
operazioni sono utili anche per arieggiare il terreno, in modo particolare nei terreni argillosi,
in quanto l’origano soffre molto in condizioni di ristagni idrici.
Irrigazione – Si effettua dopo la semina, il trapianto e dopo ogni sfalcio; viene generalmente
effettuata mediante scorrimento laterale.
Concimazione - Si tratta di una pianta rustica che si adatta bene ai terreni poveri,ma per una
vigorosa crescita e per intensificare l’aroma delle parti commestibili si consiglia la
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concimazione. Al momento dell’aratura possono essere interrati fino a 300 q/ha di letame
maturo; si possono, inoltre, distribuire 120 kg/ha di N, 80-100 kg/ha di P2O5 e circa 100kg/ha
di K2O. L’azoto deve essere somministrato con più interventi ovvero alla ripresa vegetativa e
dopo ogni sfalcio per favorire la ripresa vegetativa (Regione Veneto, 2005).
Avversità
Solo occasionalmente si riscontrano presenze di insetti quali: cicaline e afidi (Aphis origani)
che attaccano le foglie ma la loro presenza non è tale da dover ricorrere a trattamenti
specifici.
Raccolta, resa e utilizzazione
Per la raccolta delle sommità fiorite si effettua il taglio all’inizio della fioritura e se le
condizioni pedoclimatiche e nutrizionali della coltura lo consentono, a fine estate può essere
fatto un ulteriore taglio, anche se il prodotto in questo caso risulta essere meno aromatico
Ferretti Milesi G., Ferretti Milesi Massih L., 2001).
Nel primo anno di coltivazione le rese si aggirano intorno ai 20-30 q/ha, negli anni successivi
si possono ottenere fino a 120-130 q/ha di prodotto fresco. Subito dopo la raccolta deve
essere eseguita l’essiccazione per non compromettere la qualità del prodotto. La resa in olio
essenziale della pianta fresca è dello 0,2-0,3%.
Nelle regioni mediterranee si utilizza nel settore alimentare per aromatizzare molti piatti. La
composizione in principi attivi di questa pianta aromatica è variabile a seconda dell'epoca di
raccolta, delle condizioni di coltivazione e conservazione. I principali costituenti responsabili
delle proprietà aromatiche della pianta sono i fenoli, proteine, numerosi sali minerali (calcio,
ferro, magnesio, sodio, zinco, potassio), vitamine quali la tiamina e carboidrati. Per la sua
peculiare composizione in principi attivi ha proprietà antisettiche, digestive ed espettoranti
(Hanlidou E. et al., 2004). L’origano è indicato per la preparazione di infusi in caso di artriti,
spasmi addominali, infiammazioni del cavo orale, dolori muscolari, stati febbrili e raffreddore
(Kultur S., 2007).
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Bibliografia
Ferretti Milesi G., Ferretti Milesi Massih L. (2001) – La coltivazione delle piante
aromatiche e medicinali. Edagricole Calderini; pag. 82.
Hanlidou E., Karousou R., Kleftoyanni V., Kokkini S. (2004) - The herbal market of
Thessaloniki (N Greece) and its relation to the ethnobotanical tradition. Journal of
Ethnopharmacology 91 (2004); pag. 281–299.
ISAFA (2001) – Indagine sulla consistenza e le caratteristiche della produzione di piante
officinali in Italia. Comunicazioni di ricerca 2001/3.
Kultur S. (2007) - Medicinal plants used in Kırklareli Province (Turkey) Journal of
Ethnopharmacology 111 (2007); pag.341–364.
Regione Veneto (2005) – La coltivazione delle piante officinali. Corso di formazione Veneto
Agricoltura-Legnaro, schede (2005).
Tuttolomondo T., La Bella S., Gaglio G., Virga G. (2006) – Caratterizzazione,
propagazione e tecniche colturali. Informatore agrario n. 50. Pag. 21-25.
Siti internet consultati:
www.ilgiardinodelleerbe.it
www.funghiitaliani.it
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