Il Verbo si è fatto carne

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CELEBRAZIONE DI INIZIO
IL VERBO SI È FATTO CARNE
Il Verbo si è fatto Carne!
Questa icona racconta il mistero della Natività di Gesù Nostro Signore.
Questa icona dice la vita che è stata quando il buio non era che un suono prolungato sui
passi di viandanti disorientati… le notti umane struggenti che raccontano quando si va
verso l’ignoto…
Le notti umane… il mondo pesante di male, schegge impazzite che si scontrano roteando
senza sapere dove? Perché? Il mondo è pesante di male…
Il popolo che camminava nelle tenebre vide… brandelli di uomini senza volto… che
cercano grani di speranza… mendicanti solitari dal cuore implorante.
L’abisso delle tenebre stendeva i suoi lembi sospirando la Vita e la Vita esplode come un
fiore nel campo, come musica generata nella lunga attesa dei tempi… Un guizzo di luce
prorompe dallo sguardo infinito dell’Amore, dal seno la Parola trova la strada per
divenire carne.
Come fiamma di fuoco si è messa a danzare illuminando l’Immenso come quando gli
amanti si cercano nelle notti di assenza.
Ed ecco nasce un giorno nuovo! Aurora di bellezza è il suo Nome… Goccia di rugiada
nei cuori pietrosi… Gesù sole splendente che segue la notte, spunta nella notte, illumina
tutte le nostre notti!
La Luce è nata, corda di cetra su un poco di paglia divenuto ostensorio in cui gli sguardi
riposano… è una Tenda fra noi… Profumo versato.. fascia di umanità che sospira il
divino nascosto nell’umano, capace di sognare pur nelle notti di una grotta, in cui sembra
regnare la morte come nei nostri sepolcri; un sudario avvolto di passione che sarà steso
dinanzi ai macigni del dubbio…
Il bambino sta come uno spruzzo di luce che disseta le arsure…
Ecco rispunta da Oriente la luce. Oh mio bene! Oh mia speranza!
Anche per te figlio dei Caldei giunge… anche per te sterminatore… anche per te Barabba
dal cuore frantumato…
Oh mia speranza! Oh mio bene!
Da Oriente arriva dunque un fuoco che rimette in piedi la figlia di Babilonia, Tamar può
alzare il capo.
Questa notte l’Amore la rende bambina…
Il grembo di Maria si apre come fiore in aprile, salterio di pace e inquietudine che non
guarda suo Figlio; pudore di madre dinanzi al Mistero.
Ella scruta trame di arcani timori, distesa su un manto rosso passione…
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Sul Volto traspare ogni donna che è madre, dal sud del mondo fino ai confini più
estremi… strofe alternate di gioia e dolore…
Mandorla dolce e amara che racconta lo Spirito.
Rallegrati, scala celeste da cui Dio discese.
Rallegrati, tu che ineffabilmente hai generato la luce.
Rallegrati, terreno che germoglia, fecondità di compassione.
Rallegrati, perché fai fiorire un prato di delizie
Il racconto lo ha fatto lei stessa, la colomba raggiunta da Dio nelle fenditure della roccia.
Quel giorno il Mistero l’ha fecondata, le ha detto: “berukhàat miccol hannashim”,
benedetta tu fra le tutte le donne.
Quel decreto di Cesare Augusto raggiunto sul far della sera ormai stanco di legno e
mestieri lo spinge ad andare… con il vino nelle giovani botti, Maria entrò nell’ultimo
mese di attesa…
Sogni dubbiosi, pensieri angosciosi travestiti da pastore fasullo…che sibila parole
iniettando tristezze. Giuseppe e il suo dubbio che si scioglie nel pianto del bimbo,
raccolto per primo da lui, come si fa con l’acqua nel cavo delle mani…
Al suo fianco già spunta un virgulto… un ramoscello, rampollo tenero che sconvolge le
fronde invecchiate.
Oh Adonai, Tuo Figlio è una spiga odorosa nella casa del pane! Tutto diventa tripudio,
sinfonia del creato: alberi e arbusti, pecore e agnelli… Tutti hanno lo sguardo rivolto
verso l’alto, come i pastori… Eva, la donna più antica, reintegrata nella sua dignità è
vicina alla fonte, acque rigeneranti l’antica colpa.
Tutti trovano senso nell’icona che racconta la Vita!
L’aria e gli uccelli del cielo fermi nel loro volo, e lungo la riva dei fiumi i capretti restano
immobili… Poi tutto, in un momento riprende il suo corso normale… poi un vento
leggero, il suono di un flauto lontano… il bue ha muggito appena e l’asino ha annusato i
respiri…Una spinta e il pianto è diventato musica nella notte con la stella danzante.
Mentre s’ode in lontananza il suono di una zampogna, il freddo si fonde col calore
dell’attesa… la vigilia ha il gusto del fuoco che brucia lento.
I pastori vegliano raccontando storie nel freddo del cielo stellato mentre avanzano agili al
suono celeste.
Anche per noi l’angelo della luce giunge tessendo trine di comunione. Un Angelo suona
le note di una notte dolcissima: “Gloria, Gloria all’Eterno che è nato”.
Venite pastori, venite bambini e voi gente che cercate risposte…
L’Amore? Egli è qui come un soffio leggero!
Il Verbo si è fatto carne!
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