Larice
Scheda botanica
Il larice comune (Larix decidua, Mill. 1768) è una specie di
larice nativa delle montagne dell’Europa centrale, nelle Alpi e
nei Carpazi. Una caratteristica lo distingue totalmente dalle altre
conifere; infatti il larice comune, o alpino, perde totalmente le
foglie in inverno. Questa caratteristica gli permette, senza dubbio,
di avere una maggiore resistenza nei confronti del freddo e di
poter essere riconosciuto a prima vista in un bosco montano
invernale. In primavera la pianta mette su foglie verdi, aghiformi
e resistenti, mentre in autunno tutto il fogliame diviene di colore
giallo e cade al suolo. In Italia è molto comune in tutte le Alpi,
dove si spinge anche a quote molto elevate (oltre i 2.500 metri).
Dove il bosco lascia il posto alle praterie alpine si incontrano
vecchi esemplari isolati, deformati dal vento e dalla neve. Può
vivere fino a migliaia di anni; può raggiungere i 40 m d’altezza e
un diametro a petto d’uomo che può raggiungere il metro.
Morfologia
È una conifera a portamento eretto con accrescimento rapido in
gioventù, raggiunge 25-45 m di altezza e fino a 1 m di diametro
(in casi eccezionali fino a 55 m di altezza e 2 di diametro).
Il portamento può comunque differenziarsi in base all’altitudine,
essendo questa una specie caratterizzata da un certo
polimorfismo: la chioma, infatti, può assumere una forma più
espansa alle quote alpine più basse, mentre tende a divenire più
stretta a quote maggiori (per contenere i danni provocati dalla
neve). Ha un tronco monopodiale, dritto o ricurvo alla base,
massiccio nelle piante vecchie. I rami di primo ordine sono grossi
e lunghi, ricurvi verso il basso e ascendenti all’estremità, quelli di
secondo ordine sono invece lunghi, sottili e penduli. Nelle giovani
piante la chioma è piramidale, la corteccia è liscia e grigia ed i
rametti sono sottili, affusolati e flessibili, di color rosa-marrone o
giallastri. Negli adulti la chioma è allargata.
La corteccia di questo larice è profondamente fessurata e si
rompe in larghe scaglie che lasciano vedere il colore rossastro
della corteccia (che ha spessore di 10 cm) più interna, con l’età
diviene bruno-grigiastra e si divide in placche rotondeggianti o
quasi rettangolari (di circa 1-2 cm).
I germogli sono ovali, di dimensione 3x2 cm e non resinosi: hanno
una stretta forma schiacciata e sono smussati o leggermente
a punta, sono molto flessibili e morbidi. Nei rami grossi sono
disposti a spirali e sono appuntiti. Gli aghi sono concentrati in
gruppi a rosetta composti da 35 a 40 aghi lungo i rami (mentre
sono riuniti in mazzetti di 15-20 esemplari, nei rami orizzontali)
e sono solitamente annuali, anche se si sono registrati casi
eccezionali di aghi che avrebbero svernato per ben quattro anni.
Hanno lunghezza compresa tra 10 e 30 mm di lunghezza e meno
di 1 mm di spessore. Negli aghi di larice comune, gli stomi non
sono infossati e sono protetti da uno strato di cera, come in altre
conifere. Per evitare danni invernali il larice comune perde le
foglie in autunno, come gli alberi decidui. Le foglie cadute danno
al ramo nudo un aspetto ruvido.
Grazie alla caratteristica di perdere gli aghi, il larice comune è una
delle poche conifere capace di sopportare interventi di potatura
errati e di germogliare anche dal tronco. Il loro valore estetico è
associato sia a piantagioni ornalmentali sia per la produzione del
legname. Ciò che più colpisce nella visione del larice comune è
Via 4 Novembre, 71 - 38030 Roverè della Luna (Trento)
Tel. +39 0461 658553- Fax +39 0461 658548 - [email protected] - www.segnalegnami.it
pascoli alpini sono presenti esemplari, solitamente secolari, grossi
e distorti.
Strobili e coni
I fiori sono unisessuali, i coni maschili (di 5-10 mm) sono di
colore giallo zolfo, con il margine rossastro, sono numerosi sui
lunghi rametti e pendono dai rami. Sono meno evidenti di quelli
femminili che sono rosa-rosso scuro o porpora da immaturi,
mentre virano al verde chiaro con margini porpora a maturità; i
coni vecchi sono grigi e persistenti (fino a 10 anni) e cadono con
i rametti. Sono entrambi i fiori presenti sullo stesso individuo. La
fioritura avviene ad aprile-maggio; i fiori sono molto caratteristici,
soprattutto per il colore di quelli femminili che risaltano molto
vivacemente nei boschi.
la diversa e spettacolare gamma di colori stagionale: se all’inizio
della primavera, infatti, spuntano svariati ciuffi dal colore verde
smeraldo, più tardi, in estate si trasformeranno in verde più scuro.
Sono inseriti nel germoglio singolarmente. I rametti giovani
hanno un tipico color ocra.
Il larice comune è giovane fino ai 15-20 anni, ma comincia a
fruttificare a 30-40 anni. Il larice è una pianta che presenta fiori
sia maschili che femminili ma non fiori ermafroditi.
La chioma è rada e leggera, conica quando è giovane, piramidale
con l’invecchiare della pianta; i rami principali sono sciabolati con
le estremità spesso pendule. La corteccia è grigio bruna e sottile
nelle piante giovani; diviene molto spessa nelle piante vecchie e
con grosse placche, esternamente di color grigio cenere, separate
da fessure longitudinali bruno-rossastre.
Le foglie sono aghiformi e sottili, lunghe 2-4 cm, molli e
non pungenti, distribuite a spirale tutt’attorno al ramo sui
macroblasti. Sono riunite invece a fascetti di 20-30 su rametti corti
(brachiblasti) e singole sui rami lunghi; d’autunno assumono una
colorazione gialla prima della caduta dai rami, cosa che distingue
il larice comune dalle altre conifere.
Il larice è infatti l’unica conifera decidua spontanea in Italia,
mentre in Europa esiste anche un altro larice, quello siberiano.
Il legno del larice, ottimo e ricercato, presenta molti canali
resiniferi ed è discolore: l’alburno è chiaro giallastro mentre il
durame è rosso intenso. La resina, detta trementina di Venezia,
viene usata nell’industria delle vernici. La corteccia è impiegata
per l’estrazione del tannino e per lavori di intaglio. Questa
conifera ha radici molto forti che penetrano in profondità fino
ad aree scheletriche del terreno (ghiaia e pietre). Se il terreno ha
struttura profonda le radici arrivano sino a 2 m di profondità. Le
lesioni al tronco e ai rami del larice comune vengono rapidamente
coperte ed isolate dalla resina.
Il larice può vivere anche su suoli, su calcarei e contenenti quarzo
e silicati. Le sue radici sono adatte ai terreni montani, acidi e
sassosi.
Il larice comune è presente sino ai margini del bosco e negli alti
Dopo l’impollinazione questi ultimi diventano bruni, si allungano
fino a 4 cm. Prima degli 80 anni i giovani larici producono semi
sterili. Il larice comune fiorisce ogni 5-10 anni. I coni femminili
sono relativamente grandi (da 15 a 40 mm), a forma di uovo, di
posizione eretta con sottili scaglie lunghe e restano fissi sull’albero.
I coni maschili sono diretti verso il basso.
L’impollinazione in una struttura simile ad una cicatrice sulla
punta dell’ovulo (micropilo), che viene arrestato e poi ripreso,
riduce la massa dell’ovulo. Una goccia di polline uscirà sempre,
rendendo il larice comune una pianta a fecondazione in perdita.
L’impollinazione con polline dello stesso individuo in aria è
impedito grazie alla posizione dei coni maschili che, essendo
rivolti verso il basso ed essendo spuntati nella parte mediainferiore dell’albero, aprono le sacche di polline in posizione
inversa a quelli femminili, che sono eretti e nella parte alta della
pianta. L’inizio della fioritura inizia tra i 15 ed i 60 anni, età
condizionata dall’altezza dell’individuo. I coni si formano nella
punta dei germogli.
Gli strobili maschili gialli sono decidui dopo la pollinazione che
avviene in primavera. I granuli pollinici sono privi di sacche
aerifere.
I frutti sono pigne (o strobili), prima verdi e poi, a maturazione,
bruno-chiare, quelli femminili sono eretti, a forma conicaovoidale, lunghi 2-6 cm, ampi da 1,5 a 2 cm, con 30-70 brattee
che sporgono dalla base delle squame, sono di colore verde chiaro
quando immaturi, poi bruno violacei, si trovano sul medesimo
ramo dei maschili.
I coni di questa conifera presentano scaglie sottili e perfettamente
lisce, rivolte verso l’interno, non sporgenti, contenenti i semi,
solitamente sono situati nella parte medio-alta della pianta e sono
fortemente curvi, in contrasto con quelli del larice giapponese
che sono ritti ed hanno le scaglie rivolte verso l’esterno.
Le scaglie dei semi sono ovali, leggermente convesse: la loro
superficie è striata, lucente e liscia nei coni più vecchi, rossastra e
pubescente alla base. Le alette del cono rimangono aderenti fino
alla primavera successiva, momento in cui i semi saranno maturi,
per poi aprirsi.
Queste alette sono marrone scuro e lucide, triangolari di 4
millimetri di lunghezza. In primavera, il larice comune si
risveglia fiorendo i coni maschili e femminili, l’equivalente dei
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maturano lentamente, ingrossando a poco a poco nel corso del
tempo.
La maturazione, che si propaga da ottobre a novembre, si conclude
quando il cono apre le alette laterali favorendo la dispersione dei
semi sia tramite uccelli, sia tramite il vento. Quando l’autunno
arriva, i coni rilasciano i loro semi di colore marrone (3 a 4
mm). Essi sono spesso aiutati nella dispersione dei semi da
scoiattoli, picchi (picchio verde o picchio rosso) e altri uccelli di
bosco. Quando si aprono rilasciano i semi maturi dopo 4-6 mesi
dall’impollinazione. I coni maschili sono piccoli, rotondi e dorati,
lunghi 0,5-1 cm.
Quelli femminili variano dal rosa al rosso, lunghi 1 cm, simili
ai fiori e maturando scuriscono e prendono forma conica,
con squame arrotondate. I semi sono ovali e cuneo cuneati, di
dimensioni 4x2,5 mm, di colore marrone-grigio scuro.
fiori delle latifoglie, poi gli aghi cominciano a crescere quando il
cono femminile è impollinato, così come i rami. I coni maschili
rilasciano il loro polline al vento e gli insetti impollinano i coni
femminili. Maturano in settembre-ottobre. Questo periodo
è la maturazione dei coni, che sono inizialmente verdi, e che
All’interno dei coni e del legno sono presenti numerose sostanze
aromatiche come oli essenziali e laricina, gomma, resine, acido
tannico da cui si ottiene un acido volatile (laricina), alfa pinene,
delta 3 carene, beta pinene, beta pyrone.
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