6 Bonvicino - Associazione San Sebastiano

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PIERO FRIGGERI - Comunità Montana di Bossolasco - Etnografia e Storia
Bonvicino
altitudine m. 502
Superficie: km² 7,23
Abitanti: 135 (nel 1961 293)
Municipio: p. Cisterna - tel. 0173/79.14.00
Osteria della Lovera: bg. Lovera, 3 - tel. 0173/79.80.21
Pizzeria Garian: v. Provinciale, 9 - tel. 0173/79.80.18
Ristorante la Tana dell’Orso: bg. Lovera, 10 - 0173/79.80.17
Prodotti locali: castagne, legumi, patate, foraggio, mais, frumento, uva, funghi.
Allevamenti del bestiame: bovini, pollame; ovini (pecora della Langa).
Cenni storici: le terre di Bonvicino, erano dei marchesi del Monferrato, allorché il conte Francesco Sforza,
alla testa delle truppe di Filippo Visconti, duca di Milano, nel 1432 circa, si impadroniva del territorio. E
dove passavano gli invasori, era distruzione, desolazione e pianto per i langaroli. Nel 1434, con l’intervento
di Amedeo VIII duca di Savoia, le terre vengono restituite di nuovo ai marchesi del Monferrato. Costoro, le
riconoscono ai marchesi del Saluzzo (da un documento del 1397), i quali le diedero in feudo ai Ranieri di
Cherasco (1500 circa). E’ stato signore del feudo, anche Giovanni d’Agliè dei conti di S. Martino. Nel 1549,
una parte spetta a Bernardino Porzio di Fossano e l’altra parte ai signori di Saluzzo di Mattone. Il feudo
l’ebbero anche Domenico Belli d’Alba, gran Cancelliere di Savoia; per ultima, la famiglia Corte, estintasi il
secolo scorso. Nel 1588, Carlo Emanuele I, occupa tutto il marchesato di Saluzzo. Con la pace di Lione, 13
anni dopo (1601), annette in Casa Savoia, altri territori, tra cui sei nostri paesi dell’Alta Langa: Belvedere
Langhe, Cissone, Lequio Berria, Marsaglia, Mombarcaro e appunto Bonvicino.
Conte di Bonvicino: il titolo comitale venne concesso a Ignazio Corte, per la spiccata intelligenza e
bravura di giurista. Primo Presidente della Camera dei Conti (1768). Assieme a Cigna e Lagrange, si fa
promotore della R. Accademia delle Scienze. E’ Ministro degli Interni (1773-1789). Vittorio Amedeo III, lo
volle suo ministro, perché Ignazio Corte era in grado di risolvere tutti i grovigli di Casa Savoia. Lo nominò
poi Gran Cancelliere di Savoia, carica che dopo di lui, più nessuno ebbe. Erroneamente, alcuni testi, citano
Giuseppe anziché Ignazio. Giuseppe era il figlio, anch’egli ministro di Stato e segretario delle Finanze, ma
non fu mai Gran Cancelliere.
Nel timpano della parrocchiale vediamo S. Giacomo di Compostella con le conchiglie appese alla
pellegrina.
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Statua di S. Giacomo, che si trova nella parrocchiale. La
storia di S. Giacomo, figlio di Zebedeo, detto il Maggiore, è
molto suggestiva. Muore nel 41 d.C. (o 44), ucciso con la
spada di Erode Agrippa I, re di Palestina. Il corpo verrebbe
portato in Galizia, dai suoi 7 discepoli (poiché predicò in
quella regione). Qui, San Giacomo di Compostella, è
raffigurato con tutti i simboli del pellegrino: il cappello a
larghe falde; la fiaschetta di zucca, per deporre l’acqua; il
bordone (il bastone era anche il simbolo della Trinità, ossia il
terzo piede); la bisaccia per i viveri; la “pellegrina” (che
veniva raggomitolata se volevano dormire); le conchiglie
(altro particolare importante per i pellegrini, che indicavano
di essere arrivati a Compostella e testimoniando che erano
andati a raccogliere le conchiglie sulle spiagge dell’Atlantico
- Finis Terrae). Data l’importanza di S. Giacomo, andrebbe
illuminata la nicchia, dove il personaggio è racchiuso
(ripassando per Bonvicino ho visto che detta statua l’hanno
restaurata e posta accanto all’altare).
La chiesa parrocchiale dei santi Giacomo e Cristoforo, fa parte, secondo Giovanni Conterno, di
quelle chiese che furono fondate dai frati benedettini. Nel secolo XII, era parte integrante
dell’abbazia di Spigno.
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L’interno della parrocchiale.
Il quadro intitolato a San Giacomo, circondato da Santi, è molto bello.
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Particolare del dipinto di San Giacomo di Compostella. Qui, attaccate alla “pellegrina”, si vedono
bene le due conchiglie: era importante, per i pellegrini, appenderle alle mantelline per dimostrare
che erano giunti sino a Compostella a sciogliere il voto a S. Giacomo, e tale simbolo era la
dimostrazione inconfutabile che le conchiglie le avevano raccolte sulle spiagge dell’Atlantico.
Anche la fiaschetta di zucca (per deporre l’acqua e dissetarsi durante il giorno), è posta bene in
evidenza. La storia di questo santo (o la leggenda) ci dice che il frate Pelagio ha una visione: vede,
nel sogno, una stella cadere in un campo e recatosi quindi nel luogo, vi trova il corpo di S.
Giacomo. Ne è poi derivato: Campus stellae (Compostella, dove cadde la stella) e Yago (antica
lingua spagnola) = Giacomo. Per cui Sant’Yago di Campus-Stellae divenne poi San Giacomo di
Compostella (ma l’etimologia di Compostella, potrebbe anche essere: Compositum = Cimitero).
Nel Medio Evo, i pellegrini che andavano sino alle sponde dell’Atlantico, erano centinaia di
migliaia. Prima di iniziare il lungo viaggio, i sacerdoti benedivano tutti coloro che erano in partenza
(perché tanti non sarebbero tornati più indietro o perché ammalati nel tragitto oppure trucidati da
qualche brigante). Per questo sorsero lungo i sentieri cappelle indicanti la strada giusta e molti
monastero accoglievano i pellegrini durante la notte. Forse, anche qui a Bonvicino (come
Mombarcaro), era una tappa dei jaquot (pellegrini di San Giacomo).
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Il Battistero della chiesa.
Una pregevole e antica acquasantiera.
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L’abside della parrocchiale santi Giacomo e Cristoforo.
A sinistra: due finestre chiuse dietro l’abside. A destra: la finestra principale che dà la luce a S.
Giacomo.
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In mezzo al verde, dalla piazza di Bonvicino, vediamo spuntare la chiesa di Sant’Eufemia. Detta
santa, di Calcedonia (antica città della Bitinia, sulla sponda orientale del Bosforo), nel 303, dopo
crudeli tormenti, è stata bruciata viva, durante la persecuzione di Diocleziano. Nell’Alta Langa mi
sembra l’unica chiesa dedicata a Sant’Eufemia (che descrivo più avanti).
Confraternita dei Batù (prima del restauro). La chiesa, ora sconsacrata, è la sede
dell’Associazione “L’Olmo dei Batù”.
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C’era una volta... l’olmo dei Batù. L’olmo che si vede dalla fotografia, è stato abbattuto diversi
anni fa, perché non si era provveduto a salvaguardarlo dagli acciacchi della longevità. Tutti
ricordano ancora, il magnifico esemplare di olmo, che si trovava a Bonvicino, lungo la Provinciale
per la Bossola. Davanti alla chiesa della Confraternita dei Batù, la secolare pianta proteggeva, con i
suoi immensi rami, coloro che cercavano un po’ di refrigerio durante le estati cocenti. (La foto è del
1979).
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Confraternita dei Battuti, dopo il restauro. A destra: formella in cui si specifica che il sacellum
(tempio) è dedicato ai santi Rocco e Sebastiano.
L’abside della Confraternita.
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Affresco murale che si trova nella piazza del paese, inneggiante a “C’era una volta l’olmo”.
Il palazzo comunale rimesso a nuovo, con la pietra a vista.
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Le cose antiche…
A sinistra: il vetusto campanile dei Batù, come si presentava alcuni anni fa. A destra: il campanile
della parrocchiale.
Nel centro storico di Bonvicino possiamo ancora vedere (ma per poco, perché il tempo la fa da
padrone), un’antica casa, una volta signorile, con ampie vetrate e dei timpani sopra le finestre.
Peccato che la storia non abbia continuato il proprio corso…
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In dettaglio la casa marchionale, che il tempo e l’incuria stanno distruggendo.
Particolare di una cartina del castello di Bonvicino.
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Meridiana che si trova al confine con Dogliani. E’ malandata, però mi ha dato l’ora…
Antica casa che potrebbe raccontare la storia dell’invasione dei tedeschi o dirci che in quell’uscio i
bambini giocavano divertiti… Sono rimasti i ricordi… ma chi li racconta?
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Passaggio medievale.
Altro passaggio medievale, lasciato all’incuria del tempo.
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L’abside della chiesa di San Lorenzo.
L’interno della chiesa. Tutta linda, ben curata dai massari del luogo. Per arrivare a pregare S.
Lorenzo bisogna salire molto verso la collina, però, nonostante la distanza dal centro storico di
Bonvicino, i frazionisti hanno voluto rendere omaggio a detto santo con un restauro vero e proprio.
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L’interno è affrescato con angioletti, che denotano l’animo semplice del langarolo.
La decorazione di questa minuscola chiesa è ammirevole. Il massaro che ha la chiave dell’edificio
di San Lorenzo, è orgoglioso della cappella che ha in custodia, per cui, nel possibile, la tiene nel
massimo ordine. Sono molto belle le formelle della Via Crucis.
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Cappella di Sant’Eufemia.
Dipinto che si trova all’interno della chiesa.
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Frontespizio di Sant’Eufemia.
Particolare che si trova sotto il timpano.
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Sopra e sotto: cartelli indicanti che qui è passata la guerra e che la Resistenza, in questi posti, è
stata strenua e grondante di sangue.
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Chiesa di San Lorenzo, con il
pronao. Questo “vano”, che precedeva
la chiesa, era costruito apposta,
affinché i pellegrini potessero
riposarsi durante la notte, riparati dal
vento e dalle piogge. Sarebbe
interessante sapere, se la chiesa era
una “tappa” dei jaquot, per poi
proseguire a Santo Domingo de la
Calzada, visto che la parrocchiale di
Bonvicino, è dedicata anche a San
Giacomo. La presente chiesa, è stata,
nei tempi andati, l’antica parrocchiale
di Bonvicino.
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E’ stato inaugurato da pochi anni, il Sentiero della Resistenza, che collega il capoluogo alla frazione Lovera.
Geologia: terreno prevalentemente argillo-sabbioso.
Fiume: torrente Rea.
Venti: riparato dalle colline, Bonvicino ha un clima particolarmente mite.
Geologia: il terreno è di origine argillo-sabbiosa.
Flora: castagno, ciliegio selvatico, betulla, faggio, frassino, gaggia, ginestra, pioppo, pino, roverella.
Fauna: rondine, capinera, passero, pettirosso, scricciolo, merlo, airone, upupa, picchio, cuculo, tortora,
pernice rossa, quaglia, fagiano, gheppio o falchetto, poiana. Scoiattolo, ghiro, tasso, lepre, volpe,
daino, cinghiale. Rapaci notturni: gufo, civetta.
Rettili: vipera, biscia.
CHIESE E CAPPELLE
Santi Giacomo e Cristoforo: parrocchiale.
S. Lorenzo: antica parrocchiale. E’ stata ristrutturata recentemente.
Chiesa dei Batù: è sede ora dell’Associazione “L’Olmo dei Batù”.
Chiesa di Sant’Eufemia.
Bonvicino dipende: Tribunale di Mondovì, Pretura di Mondovì, Carabinieri di Bossolasco, Comunità
Montana di Bossolasco. Prefisso 0173 - CAP 12060.
Denominazione: Bonvicinesi.
Meridiane: una.
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