Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C I cromosomi sono dei corpuscoli che appaiono nel nucleo di una cellula eucariota durante la mitosi o la meiosi. Portano su di sé l'informazione genica, cioè i caratteri ereditari. In greco "chroma" significa "colore" e "soma" significa "corpo": i cromosomi sono infatti colorati da sostanze apposite e sono visibili al microscopio. La doppia elica del DNA si avvolge attorno a degli ottameri istonici tramite legami idrogeno, andando a formare dei complessi chiamati nucleosomi. Questi si spiralizzano per formare i cromosomi. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Si definisce genoma (o patrimonio genetico) il corredo di cromosomi contenuti in ogni cellula di un organismo. Il genoma umano contiene 23 coppie di cromosomi di cui 22 coppie di autosomi ed una coppia costituita dai cromosomi sessuali XX (donna) o XY (uomo). Esso contiene circa 3,2 miliardi di paia di basi di DNA contenenti all'incirca 20,000–25,000 geni. Ogni cromosoma presente in ogni coppia contiene sia sequenze codificanti (esoni) che non codificanti (introni). Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Y X I cromosomi sessuali sono detti eterosomi. La loro funzione è legata alla determinazione del sesso di un individuo. Il nome eterosoma indica che i due membri della coppia hanno una diversa dimensione a differenza degli autosomi che sono invece indistinguibili. I cromosomi sessuali sono indicati come X e Y. Il sesso femminile è determinato da una coppia del tipo XX, quello maschile da XY. La differenza principale con gli autosomi è che gli eterosomi non contengono gli stessi geni. Essi porteranno ciascuno geni specifici, che determineranno i cosiddetti caratteri legati al sesso. Le uniche porzioni uguali dei due cromosomi sessuali sono presenti nelle regioni telomeriche definite anche regioni pseudoautosomiche. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Il cromosoma X conta quasi 155 milioni di bp e rappresenta circa il 5% del DNA nelle cellule della femmina e il 2,5% nelle cellule del maschio. L’identificazione dei geni presenti sul cromosoma X è tuttora in corso. Ne sono stati individuati già oltre 1100, ma si stima che possano essere circa 1200 geni. Il cromosoma X è un cromosoma sub-centrico di media grandezza. Venne denominato X proprio per la (sub)centralità del centromero, in contrapposizione all’Y che è un cromosoma acrocentrico. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Si stima che circa il 10% dei geni del cromosoma X sono associati alla famiglia genica dei “CT”, così chiamati perché le proteine codificate sono state rintracciate sia nelle cellule tumorali (pazienti con Cancro) sia nei Testicoli (anche nei soggetti sani). I geni di questa famiglia presenti sull’X costituiscono il 90% dell’intera famiglia nel genoma umano. È stato teorizzato che il cromosoma X derivi, almeno parzialmente, da cromosomi autosomici di altri mammiferi. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C CORPO DI BARR Precocemente, nello sviluppo dell’embrione femmina (allo stadio di circa 1000 cellule), uno dei due cromosomi viene inattivato attraverso iper-metilazione permanentemente in maniera del tutto casuale in tutte le cellule somatiche (non quelle germinali). Questo fenomeno è chiamato inattivazione dell’ X o Lyonizzazione (dalla scopritrice Mary Lyon); il cromosoma X messo a tacere all’interno del nucleo forma un condensato di eterocromatina detto corpo di Barr. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Una mutazione cromosomica è un’alterazione stabile di una sequenza nucleotidica del DNA dovuta al caso o a fenomeni di ricombinazione genica. Esistono diversi tipi di mutazione: •Sullo stesso cromosoma: Delezione Duplicazione Inversione • Su cromosomi differenti: Inserzione Translocazione Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Se le mutazioni avvengono in una cellula somatica queste, assieme ai relativi effetti, saranno presenti in tutte le cellule da essa derivate per mitosi; alcune di queste mutazioni possono rendere le cellule maligne e provocare neoplasie, e sono responsabili di alcune malformazioni congenite. Se le mutazioni sono presenti nelle cellule delle linee germinali o nei gameti sono ereditate dalle generazioni successive e possono provocare malattie genetiche ereditarie. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Molte malattie genetiche sono causate da mutazioni sul cromosoma X. Tali malattie ricorrono più frequentemente nei maschi in quanto essi possedendo un solo X esprimono come dominante qualsiasi carattere (anche recessivo) presente sul cromosoma. Le femmine, invece, per esprimere questi caratteri recessivi devono aver ricevuto l’allele mutato da entrambi i genitori. Un allele mutato, in stato di eterozigosi, può essere trasmesso dalla madre ai figli (maschi e femmine) e dal padre alle figlie femmine; la trasmissione non è invece possibile dal padre al figlio maschio, dato che questi riceve solo l’Y dal padre. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Xq27.3 E’ una malattia genetica umana causata dalla mutazione del gene FMR1 sul cromosoma X, mutazione presente in un maschio su 4000 e in una femmina su 6000. Normalmente il gene FMR1 contiene tra 6 e 53 ripetizioni del codone CGG (ripetizioni di trinucleotidi). Negli individui affetti dalla sindrome dell'X fragile, l'allele FMR1 ha più di 230 ripetizioni di questo codone. Questo grado di espansione provoca la metilazione delle citosine nel promotore del gene FMR1, con conseguente silenziamento dell'espressione del gene FMR1. La metilazione del locus FMR1, che è situato nella banda cromosomica Xq27.3, provoca in quel punto la costrizione e la fragilità del cromosoma X. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Ritardo mentale di grado variabile da severo a moderato; volto allungato; grandi orecchie; Macrorchidismo; movimenti stereotipati; sviluppo sociale atipico; Non esiste ancora una cura per la sindrome. Al momento, la sindrome può essere trattata attraverso una terapia del comportamento, un'educazione speciale, e quando necessario, con un trattamento delle anomalie fisiche. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C EMOFILIA L’emofilia è una malattia ereditaria recessiva causata dalla mancanza di sostanze proteiche normalmente presenti nel sangue che provoca un’imperfetta coagulazione del sangue. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Cenni storici L'albero genealogico più famoso in cui compaiono casi di emofilia è quello della regina Vittoria (1819-1901) Il "male regale" si diffuse poi tra le famiglie regnanti europee in seguito ai matrimoni dei discendenti della regina Vittoria portando gravi conseguenze per i monarchi di Germania, Russia e Spagna. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Quante forme di emofilia si conoscono? Essenzialmente si conoscono tre tipi di emofilia: EMOFILIA A La mutazione del gene F8C causa deficienza o disfunzione del fattore VIII della coagulazione. La mutazione più comune è un’inversione che taglia l’estremità carbossiterminale del fattore VIII. EMOFILIA B La mutazione del gene F9 causa deficienza o disfunzione del fattore IX della coagulazione. Sono state identificate molte mutazioni diverse nel gene F9 ma non è stata individuata una mutazione più comune. EMOFILIA C Termine improprio, con cui si indica una patologia caratterizzata da carenza nella sintesi del fattore XI. In questo caso la trasmissione ereditaria è di tipo autosomico, perciò possono risultare malati gli individui di entrambi i sessi. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Trasmissione ed ereditarietà Padre sano e madre portatrice. I figli maschi hanno il 50% di probabilità di essere emofilici (ricevono il cromosoma Y dal padre ed il cromosoma X normale o quello affetto dalla madre); le figlie avranno il 50% di probabilità di essere portatrici, poiché ricevono sempre il cromosoma X del padre ed il cromosoma normale o quello emofilico dalla madre. Padre emofilico e madre sana. Ad ogni concepimento i maschi saranno sempre sani (ricevono il cromosoma Y dal padre ed un cromosoma X normale dalla madre); le figlie saranno sempre portatrici (ricevono sempre un cromosoma X normale dalla madre e l'altro cromosoma X, emofilico, dal padre). Sintomatologia Il principale sintomo dell’emofilia è il sanguinamento. Sia per emorragie spontanee sia in reazioni a traumi di varia natura ed entità Naturalmente la gravità della sintomatologia è direttamente proporzionale alla gravità della patologia da cui il soggetto è affetto. Diagnosi Gli esami che possono essere effettuati sono: Normale tempo di protrombina; Normale tempo di sanguinamento; Normale livello di fibrinogeno; Per il tipo A si fa anche l’esame sul livello sierico del fattore VIII; Per il tipo B l’esame è sui livelli sierici del fattore IX. Evoluzione della patologia Le persone affette da emofilia severa o grave corrono i maggiori rischi: Sono a rischio di sanguinamento dopo interventi chirurgici Possono avere emorragie interne a seguito di piccoli traumi Le persone affette da emofilia moderata: Rischiano l’emorragia dopo operazioni Le emorragie spontanee sono meno frequenti che nei soggetti affetti da emorragia più grave Le persone affette da emofilia lieve spesso riscontrano la malattia solo in età adulta, dopo l'insorgenza di emorragie a seguito di traumi o interventi chirurgici o dopo aver effettuato casualmente specifici esami del sangue. Come si cura l’emofilia? Nelle persone con emofilia grave è fondamentale la profilassi. Essa consiste nella somministrazione continua e regolare dei fattori della coagulazione prima dell'insorgenza delle emorragie. Le persone con emofilia lieve o moderata possono invece trarre beneficio da alcuni farmaci: gli antifibrinolitici, come l'acido tranexamico e l'acido epsilonaminocaproico, la desmopressina La distrofia muscolare di Duchenne è una malattia neuromuscolare di origine genetica che prende il nome da Duchenne de Boulogne, neurologo francese che la scopri’ e analizzò per primo nel 1886. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C La malattia è dovuta all’assenza di distrofina provocata dall’alterazione del gene DMD che la codifica ossia di un gene a livello del locus Xp21 del braccio corto del cromosoma X. Le mutazioni del gene DMD comprendono ampie delezioni, ampie duplicazioni, piccole delezioni, inserzioni, scambi nucleotidici. I cambi nucleotidici si verificano in tutto il gene ma soprattutto nelle isole CpG. Le mutazioni de novo si verificano con una frequenza simile nell’oogenesi e nella spermatogenesi. Le delezioni de novo sono più frequenti nell’oogenesi. I cambi nucleotidi de novo durante la spermatogenesi. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Una perdita progressiva della forza muscolare e di conseguenza alla perdita delle abilità motorie. Difatti la mancanza di distrofina provoca una serie di eventi: La membrana cellulare diventa più permeabile ad alcune sostanze. Tali sostanze entrando causano l’esplosione della cellula. Il contenuto di tali cellule viene riversato all’esterno determinano una reazione immunitaria. Il muscolo viene sostituito da tessuto connettivo ma ciò aumenta il danno. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Negli uomini: La distrofia Duchenne si verifica solo nei maschi perché se il loro gene per la distrofina sul loro unico cromosoma X è danneggiato da una mutazione, esso non viene compensato da un gene intatto o da un secondo cromosoma X. Nelle donne: Le donne avendo due cromosomi X nelle loro cellule anche quando presentano un gene per la distrofina danneggiato su uno dei loro cromosomi X ma il gene intatto che si trova sull’altro cromosoma X compensa per il gene mutato. Tuttavia possono essere dei carrier genetici. Circa due terzi degli affetti da Duchenne ereditano la malattia in quanto le loro madri sono dei carriers genetici. Circa un quarto dei casi di Duchenne sono dovuti ad una nuova mutazione. Circa un decimo dei pazienti affetti da DMD ha una madre che presenta il cosiddetto mosaicismo germinale. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Sintomatologia I sintomi di chiara identificazione sono: Andatura non eretta ma oscillante Stanchezza costante Posizione “lordotica” Frequenti cadute Difficoltà' nel risollevarsi dal pavimento Ricorso alla manovra di Gowers Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Diagnostica Esame clinico ( rilevazione del segno di Gowers) Esami di laboratorio ( valori di Creatin-Kinasi, Aldolasi…) Diagnosi molecolare Elettromiogramma Biopsia muscolare Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Evoluzione della patologia Negli stadi precoci: Fagocitosi di singole fibre o gruppi di esse Con il progredire della malattia: Perdita di fibre muscolari Variazioni anomale del diametro delle fibre residue Aumento degli adipociti Fibrosi Ipertrofia che degenera in pseudoipertrofia. Nello stadio avanzato: Possono insorgere difficoltà respiratorie Possono insorgere complicanze cardiache Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Prognosi Solitamente la morte è dovuta a: Insufficienza respiratoria, Infezioni polmonari Scompenso cardiaco Da quando si mostrano i primi sintomi la persona muore entro 10-15 anni e in non più del 20-25% dei casi il paziente sopravvive oltre il venticinquesimo anno di vita. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Terapie Tradizionali Assunzione di steroidi (per migliorare le abilità motorie e ridurre la sensazione di affaticamento) Specifici farmaci (per la cura della cardiopatia) Fisioterapia ( per prevenire le contratture, di migliorare la postura) Sperimentali Esperimenti di trasferimento del gene per la distrofina: Trasferimento genico mediante i virus Trasferimento genico attraverso la via ematica Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C SINDROME DI RETT La sindrome di Rett è una grave patologia neurologica che si verifica quasi esclusivamente in soggetti di sesso femminile. Essa prende il nome da Andreas Rett il professore di origine austriaca, che per primo la descrisse nel 1966. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Eziologia Nel 1999 la causa della sindrome di Rett è stata identificata in ad un'anomalia del gene MECP2, localizzato sulla parte distale del cromosoma X (precisamente nella zona Xq28), deputato alla produzione di una proteina omonima. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Patogenesi La MECP2 codifica per una proteina nucleare che lega il DNA metilato. Sebbene la precisa funzione della proteina MECP2 non sia ancora del tutto definita si pensa che sai adibita: Al silenziamento e alla regolazione epigenica dei geni nelle regioni di DNA metilato; Al mantenimento delle interazioni neuronali Alla maturazione stabile dei neuroni Mentre non abbia influenza nella proliferazione dei precursori neuronali e nello sviluppo cerebrale. Per questo il cervello dei pazienti presenta dimensioni ridotte e atrofia corticale senza perdita neuronale Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Trasmissione La maggior parte delle mutazioni MECP2 e’ de novo e avviene nella linea germinale paterna. Nelle femmine: Essendo la sindrome di Rett una mutazione legata al cromosoma X di tipo dominante nelle femmine la presenza dell’altro cromosoma x garantisce la sopravvivenza Nei maschi: I maschi con questo gene difettoso non hanno un secondo cromosoma X per compensare il problema. Pertanto, il difetto di solito si traduce in aborto spontaneo, in bambini nati morti o in morte precoce. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Diagnostica e Sintomatologia Per la diagnosi vi è un test genetico di ricerca della mutazione del gene MECP2 ( diagnosi molecolare per accertare la RTT è basata sul sequenziamento del DNA di MECP2 che si effettua a partire da un semplice prelievo venoso), ma non sempre il gene è identificato. Proprio per questo la diagnosi si basa essenzialmente sulla sintomatologia Per evitare che la patologia venga confusa con altre i criteri diagnostici sono molto rigorosi. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Principali criteri di diagnosi Sono necessari tutti i seguenti sintomi per diagnosticare la sindrome di Rett: Sviluppo apparentemente normale fino ai 6-18 mesi di età. Circonferenza cranica normale alla nascita, seguita da un rallentamento nella crescita fino ai 4 anni. Gravi disfunzioni del linguaggio. Perdita dell’uso volontario delle mani, sostituito da stereotipie che includono una moltitudine di movimenti involontari e ripetitivi, quali sfregare, battere, lavare, portare le mani alla bocca. Ritardo intellettivo. Instabilità di mantenere la posizione eretta. Se è mantenuto il cammino, il passo è insicuro, a gambe rigide e allargate o sulla punta dei piedi. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Altri criteri di supporto alla diagnosi Possono essere presenti o verificarsi nel tempo ulteriori sintomi e complicazioni, quali: Crisi epilettiche. Irregolarità del respiro Ritardo nella crescita e calo della massa muscolare. Difficoltà a masticare, mordere e inghiottire. Cattiva circolazione del sangue agli arti inferiori. Bruxismo (digrignamento dei denti). Irritabilità e agitazione. Riduzione della mobilità con l'età. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C EVOLUZIONE DELLA PATOLOGIA Fase 1 [fra i 6 e i 18 mesi] Rallentamento dello sviluppo psicomotorio fino a quel momento normale. Compare disinteresse nei confronti dell'ambiente circostante e del gioco. Irrompono i primi sporadici e strani movimenti delle mani. Fase 2 [fra 1 e 3 anni di età] Generale deterioramento dello sviluppo fisico, psichico e irritabilità. Tratti autistici. Comportamenti auto-lesivi. Fase 3 [fra i 2 e i 10 anni]. Grave ritardo mentale. Miglioramento del contatto emotivo visivo e dei tratti Autistici in genere. Stereotipie delle mani. Scarsa coordinazione muscolare e progressiva rigidità. Fase 4 [all'incirca dopo i 10 anni] Miglioramento del contatto emotivo ed affettivo. Diminuzione o perdita di alcune abilità motorie. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Terapia Pur non esistendo una terapia risolutiva risulta molto utile la somministrazione di farmaci. Per i disturbi motori: L-dopa e dopamino-agonisti ( come la bromocriptina e la lisuride) Per i sintomi respiratori e comportamentali: Naltrexone Per le crisi epilettiche Carbamazepina, valproato di sodio (più tradizionali) lamotrigina e gabapentin (più recenti) Per migliorare le competenze linguistiche, la massa muscolare e l’energia L -carnitina Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C La malattia di Charcot-Marie-Tooth o CMTo Hereditary Motor and Sensory Neuropathy (HMSN)), nota anche come Neuropatia motorio-sensitiva ereditaria, è una sindrome neurologica ereditaria a carico del sistema nervoso periferico. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Forme di CMT Si possono ripartire in due grandi gruppi: Forme demielinizzanti Forme assonali Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Trasmissione Le varie forme di CMT sono quasi tutte fortemente ereditarie con una trasmissione detta autosomico-dominante. Ciò significa che esiste la probabilità del 50% di trasmetterla ai figli. In alcuni casi, la trasmissione può essere recessiva, derivando cioè da entrambi i genitori i quali spesso sono parenti tra loro. La trasmissione, però, si trasformerà in dominante nei successivi eredi. Sembrano esserci casi isolati o sporadici con genitori sani, ciò che è stato riscontrato nelle forme più severe, ma anche in altre molto lievi. Anche questi pazienti saranno portatori e trasmettitori della malattia ai loro figli. La CMTX ha una trasmissione legata al sesso e si caratterizza per l’assenza di trasmissione da maschio a maschio. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Sintomi Si tratta di una sindrome progressiva. LA CMT colpisce il sistema nervoso periferico e cioè compromette le terminazioni nervose che interessano i piedi, le gambe dal ginocchio in giù, le mani, le braccia dal gomito in giù. Solo raramente possono esservi problemi anche all’udito, alla vista, alle corde vocali e più frequentemente alla spina dorsale. Non sempre sono colpite le funzioni di entrambi gli arti superiori e inferiori, o meglio, anche se il deficit neurologico viene evidenziato in tutto il sistema periferico, vi possono essere sintomi evidenti solo alla deambulazione e non alle funzioni manuali (quasi mai viceversa). Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Degenerazione e atrofia muscolare I muscoli, interessati sono quelli periferici (distali) degli arti inferiori e superiori. I più colpiti sono i peronei (donde il nome di atrofia muscolare del peroneo), i tibiali, e i flessori delle dita. Accorciamento dei tendini Atrofizzandosi i muscoli, di conseguenza si accorciano i tendini, tra i quali il maggiormente colpito è quello di Achille. Deformità degli arti e dita a martello e ad artiglio Ciò è dovuto allo squilibrio muscolare e all’accorciamento tendineo. I piedi possono presentarsi cavi e quindi equini, con una tendenza a camminare sulle punte. Il tallone può essere varo e quindi storcersi verso l’interno, portando la persone a cadere (sbilanciarsi) all’esterno durante la deambulazione. Le dita tendono a piegarsi e ciò nei piedi comporta una serie di problematiche dolorose e di adattamento alle scarpe, mentre nelle mani provoca una serie di limiti alla manualità. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Diagnosi A seguito di una diagnosi di sospetta CMT, in genere si procede: All’esame elettrofisiologico; Segue il test genetico; L’esame del liquor cerebrospinale; La biopsia del nervo Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Terapia Purtroppo ad oggi non esistono ancora cure per la CMT e anzi molti farmaci sembrerebbero dannosi al sistema nervoso. Al momento, i pazienti possono convivere meglio con questa malattia facendo riferimento a: Terapia riabilitativa Terapia chirurgica Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Il daltonismo è una condizione in cui si ha un’alterata percezione dei colori. Si distingue in: Acromatopsia Discromatopsie: •Protanopia e protanomalia •Deuteranopia e deuteranomalia •Tritanopia e tritanomalia Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Cause Esistono diversi tipi di daltonismo. I più diffusi sono dovuti ad alterazioni ereditarie dei fotorecettori, ma è anche possibile diventare daltonici in seguito ad un danneggiamento della retina, del nervo ottico o di determinate aree della corteccia cerebrale. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Diagnosi Per diagnosticare le forme di daltonismo, anche contro la volontà del paziente, sono stati sviluppati dei particolari test visivi. Si tratta di tavole in cui i pallini del colore in esame, ma di diverse sfumature e diversa intensità, delineano di solito un numero contro uno sfondo costituito da altri pallini di un colore contrastante, sempre di sfumature e intensità diverse. Mentre un soggetto normale tende a staccare dallo sfondo il soggetto di colore contrastante e riesce così a identificarlo, il paziente daltonico non riesce in alcun modo a distinguerlo, e vede solo una tavola costituita da pallini più o meno dello stesso colore, più chiari o più scuri, grandi e piccoli, senza alcuna disposizione logica. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Trasmissione del daltonismo negli uomini Madre sana XX Madre portatrice ҲX Madre malata ҲҲ Padre sano XY Figlio sano (100%) XY Figlio sano (50%) XY Figlio malato (50%) ҲY Figlio malato (100%) ҲY Padre malato ҲY Figlio sano (50%) XY Figlio sano (50%) XY Figlio malato (50%) ҲY Figlio malato (100%) ҲY Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Trasmissione del daltonismo nelle donne Padre Sano XY Padre Malato ҲY Madre Sana Madre Portatrice Madre Malata Figlia Sana (100%) XX Figlia Sana (50%) XX Figlia Portatrice (50%) ҲX Figlia Portatrice (100%) ҲX Figlia Portatrice (100%) ҲX Figlia Portatrice (50%) ҲX Figlia Malata (100%) ҲҲ Figlia Malata (50%) ҲҲ Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Cure Non sono ancora note cure per le varie forme di daltonismo. Esistono comunque filtri e lenti correttive che possono aiutare i daltonici a distinguere meglio le sfumature dei vari colori. Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C I ricercatori dell’University of Washington e dell’University of Florida sono riusciti, attraverso la terapia genica, a rendere la visione di tutti i colori a due scimmie-scoiattolo. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista “Nature“. “Abbiamo aggiunto la sensibilità al rosso alle cellule cono di due animali nati con una malattia che è esattamente uguale alla cecità ai colori nell’uomo, racconta William Hauswirth, uno degli autori dello studio. “Anche se il daltonismo altera solo moderatamente la vita a chi ne soffre, abbiamo mostrato che possiamo curare una malattia dei coni in un primate, e possiamo farlo in modo molto sicuro. Questo è estremamente incoraggiante per lo sviluppo di terapie per le numerose malattie dei coni nell’uomo” Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C Nature 461, 737-739 (8 October 2009) Università degli Studi di Catania – Facoltà di Medicina e Chirurgia – A.A. 2010/11 – Canale C