Dopo 18 anni è il nostro turno di offrire l’olio che alimenta la lampada votiva che arde davanti all’immagine della Patrona della Toscana. Le 17 diocesi Toscane e l’abbazia territoriale di Monte Oliveto Maggiore dal 1951 si recano a turno in pellegrinaggio al Santuario di Montenero, affidato dal 1792 ai monaci benedettini vallombrosani, per devozione alla beata Vergine Maria Madre delle Grazie che Pio XII, nel 1947, proclamò Patrona principale di tutta la regione, Universae Tusciae Patrona. Quest’anno il giorno della Festa della Patrona della Toscana coincide con la festa di Pentecoste che, storicamente, sta all’origine del Santuario. Infatti era festa di Pentecoste il 15 maggio 1345 quando, secondo la tradizione, un povero pastore trovò l'immagine miracolosa della Vergine Maria sulla spiaggia livornese dell'Ardenza e “seguendo un'intuizione interiore la portò sul colle di Montenero, luogo già conosciuto come rifugio di briganti e per questo considerato oscuro, tenebroso: “il monte del diavolo", da cui il nome di Montenero. Ma sul monte non c’erano soltanto le tenebre, c’era già la luce: prima che arrivasse l’immagine che oggi veneriamo era già pronta la lampada ad accoglierla. Non è arrivata prima l’immagine e poi la lampada, ma prima la lampada e poi l’immagine. Sì, perché sul Monte Nero c’erano gli eremiti, consacrati alla preghiera perenne. La preghiera è la lampada che arde nel cuore e illumina ogni tenebra! Cari fratelli e sorelle: se dobbiamo portare qualcosa con noi da questo santo luogo, ebbene portiamo lo spirito della preghiera. Quanto è importante la preghiera nella famiglia! Non è vero che ci manca il tempo per la preghiera in questa vita frenetica. La preghiera non è quistione di temo ma di fede: se hai fede il tempo non è un problema. Per pregare devi rinunciare a qualcosa che senti immediatamente urgente, da fare prima. È qui che entra la fede: se lasci l’urgenza per la preghiera, quello che avevi da fare viene fatto bene e presto. La preghiera ci fa risparmiare tempo non perderlo! Ed è su questo Monte Nero che le Chiese toscane portano l’olio che alimenta la luce ai piedi di Maria, luce che rischiara il Monte Nero. Infatti Dio è luce e in Lui non ci sono tenebre (1Gv 1,5). È tenebra la dimenticanza dei 1000 bambini non accompagnati rinchiusi nel centro di detenzione di Moria sull’isola greca di Lesbo, sono tenebre i bombardamenti che massacrano i civili nella nostra cara Aleppo in Siria, sono tenebre i sistemi economico finanziari che servono il denaro assurto a idolo servendosi delle persone e gettando così nella sofferenza tante famiglie. Sono tenebre i cristiani perseguitati a causa della fede e le minoranze etniche esse pure perseguitate. Pertanto questo gesto semplice di offrire l’olio che alimenta la luce della lampada apre il cuore alla speranza. Sì, perché la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta (Gv 1,5) come canta il Magnificat. Noi offriamo innanzitutto la nostra fede. Maria, che qui è venerata Maris Stella, Stella del Mare, che indica ai naviganti nella tempesta la direzione del porto sicuro, ci orienta decisamente verso Dio e il suo grande mistero: Grandi cose ha fatto in me l’onnipotente e santo è il suo nome. Il cuore di Maria è totalmente rivolto a Dio. San Giovanni Paolo II disse qui a Montenero nell’82: Dio vuole salvare la società contemporanea, qualunque sia la natura delle difficoltà sociali o ideologiche. Dio può tutto. Non si è dimenticato della sua misericordia, e la potenza del suo braccio non si è indebolita. Per comprendere questo mistero bisogna chiedere a Maria un po’ della sua umiltà: Dio ha guardato all’umiltà della sua serva. Davvero impressionante è l’umiltà di Maria: ella vedeva chiaramente il suo essere nulla davanti a Dio e per questo Dio potè ricolmarla di tutti i doni più che ogni altra creatura, perché Dio arricchisce chi è veramente umile. Maria è l’eccellente capolavoro dell’Altissimo, il tesoro immenso dove Dio ha racchiuso tutto quanto possiede di bello. Dio ha radunato tutte le acque e le ha chiamate mare, ha radunato tutte le grazie e le ha chiamate Maria. (Grignon de Monfort). Maria, madre delle Grazie, è davvero Colei che più di ogni altra creatura riflette la luce di Dio in questo nostro mondo. Ella è figura della Chiesa. È nostro compito non solo offrire l’olio per la luce ma offrire noi stessi come luce, non per nostra capacità o merito, ma per grazia. La prima luce che rischiara le tenebre è la preghiera, essa è la lampada che brilla nel cuore che si rivolge a Dio, è la lampada che rischiara il Monte Nero da quasi 7 secoli. Quanto è preziosa la preghiera in famiglia! Preghiamo per le nostre famiglie! Coloro poi che pregano con fede formano la chiesa che è mysterium lunae, mistero della luna. La luna, infatti, non brilla di luce propria ma riflette quella che riceve dal sole che nessuno vede quando è notte. Così è di Dio: Egli è invisibile ma la sua luce si riflette nelle nostre comunità parrocchiali quando diventano capaci di conversione sincera e vivono l’amore fraterno, la preghiera, le opere di misericordia come questo Giubileo straordinario ci sta insegnando, la comunione che ci unisce, la gioia del sacramento della riconciliazione. Misericordiosi come il Padre è il cammino di quest’anno giubilare: sappiamo che chi ama il prossimo dimora nella luce. La comunità civile qui rappresentata nella Galleria dei Comuni che espone gli Stemmi dei Comuni Toscani e nella persona delle autorità qui convenute, riflette questa luce quando serve il bene comune ed opera la giustizia. Tutti insieme rendiamo omaggio alla Madre delle Grazie. Maria ti imploriamo: la tua potente intercessione ci ottenga il dono della pace, pace nel cuore, pace con gli altri, pace nel mondo. Amen.