NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia Anno XXII - n. 64 Aprile - Giugno 2014 Foto tratta da http://www.buzzland.it/ LA SPETTACOLARE AURORA BOREALE DEL 27 FEBBRAIO L’evento astronomico che forse ha più caratterizzato il primo trimestre di quest’anno è stato l’aurora boreale della notte del 27 febbraio, attirando l’attenzione dei media. In internet sono infatti disponibili foto spettacolari e per questo abbiamo deciso di dedicare una parte del Notiziario proprio alla spiegazione di questo spettacolare fenomeno, difficilmente visibile alle nostre latitudini anche per la presenza di un devastante inquinamento luminoso. In questo numero LE AURORE BOREALI ASTRONOMIA NELLA CINA ANTICA IL CIELO D’ESTATE SOPRA L’ALBUM E SOPRA DI NOI EMANUELE VITALE ED EPISODI DI ASTRONOMIA NELLA PORDENONE DI FINE 800 2 5 6 10 (Terza parte) NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 1 LE AURORE BOREALI Stefano Zanut ([email protected]) L’aurora polare, a volte identificata come aurora boreale o australe in funzione dell’emisfero in cui si manifesta, è un fenomeno ottico dell’atmosfera terrestre che si manifesta prevalentemente con bande luminose di colore rosso-verde-azzurro, dette anche archi aurorali, e un’ampia gamma di forme che mutano rapidamente nel tempo e nello spazio. Per comprenderne l’origine bisogna portarsi a circa 150 milioni di chilometri dalla Terra, ossia sul Sole, dove la comparsa di un grande gruppo di macchie solari è la prima avvisaglia dell’intensa attività espulsiva di massa coronale. Le particelle emesse viaggiano così nello spazio formano il cosiddetto vento solare, un plasma molto tenue composto al 95%, in proporzione uguale, di protoni ed elettroni, e il 5% di particelle alfa, ossia nuclei di elio, con tracce di elementi più pesanti, a velocità comprese tra i 400 e gli 800 km/s, raggiungendo la terra dopo circa 50 minuti per interagire con il suo campo magnetico. In prima approssimazione queste particelle “scivolano” lungo il bordo esterno della magnetosfera, la cosiddetta magnetopausa, passando oltre la Terra. Per processo noto come riconnessione magnetica, il plasma del vento solare può penetrare la magnetosfera per interagire con la sottostante ionosfera terrestre, tra 60 e 450 km di altitudine, dando luogo al fenomeno delle aurore. Entrando più nello specifico, le particelle del vento solare possono eccitare gli atomi della ionosfera tramite collisioni con gli elettroni di valenza dell’atomo neutro, che dopo un intervallo di tempo caratteristico ritornano al loro stato iniziale, emettendo fotoni secondo un processo simile a quello che si verifica in una lampada al neon. A questo punto i colori dell’aurora dipenderanno da quali sono gas presenti nell’atmosfera, dal loro stato elettrico e dall’energia delle particelle che li colpiscono: l’ossigeno atomico sarà quindi responsabile del colore verde (lunghezza d’onda 557,7 nm), l’ossigeno molecolare del rosso (630 nm) e l’azoto dell’azzurro. I fenomeni appena descritti si manifestano quindi ai nostri occhi con archi e brillanti raggi di luce che iniziano intorno a 100 km di altitudine sulla superficie terrestre e si estendono per centinaia di chilometri verso l’alto lungo il campo magnetico. Pur estendendosi da orizzonte a orizzonte tali archi possono essere molto sottili, anche solo 100 metri, e rimanere immobili per poi, come per incanto, iniziare a muoversi e torcersi. A causa della geometria del campo magnetico terrestre, le aurore sono visibili in due ristrette fasce attorno ai poli magnetici della Terra, dette ovali aurorali, ma talvolta possono diventare visibili anche in zone più distanti e latitudini più basse, fino alla nostra penisola. Se è vero che le aurore boreali si possono a volte manifestare anche a latitudini basse, diventando visibili anche dall’Italia, è altrettanto vero che un evento così evanescente potrebbe essere compromesso dall’inquinamento atmosferico e luminoso. Tra il 2000 e 2001, in occasione di una fase di massima del ciclo undecennale di attività del Sole, ben 4 aurore boreali furono osservate da Varese, le cui descrizioni sono disponibili nella pagina web dell’Osservatorio Astronomico “G. V. Schiaparelli” (www.astrogeo.va.it). Foto dell’aurora boreale apparsa la notte tra il 15 e 16 luglio 2000 (tratta da www.astrogeo.va.it) NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 2 Ecco come la descrive Andrea Aletti nel sito di Astrogeo: “Nella notte tra il 15 e il 16 luglio 2000 tra le 0.30 e le 0.40 ora italiana nei dintorni di Macugnaga (VB), più precisamente in una valle alpina dominata dal suggestivo “Lago delle Fate” a 1304 m s.l.m., sono stato testimone di un raro fenomeno di Aurora boreale visibile dalle nostre latitudini. Una banda diffusa rosso porpora ha tinto una zona di cielo ampia non più di 3°x 10° nei pressi della testa dell'Orsa Maggiore, assumendo una brillanza superiore alla parte più intensa della Via Lattea. Il fenomeno ha avuto una durata di 10 minuti anche a causa della progressiva copertura del cielo che al momento culminante era di 4/8. L’ostruzione dell’orizzonte era di circa 25° tra SE e NE e diminuiva a circa 15° a Est. La luna era piena e, sebbene ancora nascosta dalle imponenti cime, la sua altezza di 20° sull'orizzonte accendeva di un bianco cangiante le nubi. La fotografia in alto è stata ripresa alle ore 0.30 locali del 16 luglio, con camera Canon A1, obiettivo 28mm f/4 e posa di 1 minuto con pellicola Kodak E100S tirata a 200 ISO. La magnitudine limite visibile al momento dell'osservazione nei pressi dell'Orsa Maggiore era pari alla quinta. Con il passare dei minuti tale banda si è gradatamente attenuata fino a confondersi col chiarore del fondo cielo.” Foto dell’aurora boreale del 20/11/2003 dal rif. Scoiattoli, 2.200 m di altezza (http://www.cortinastelle.it/aurora20112003.htm). Ma la descrizione di eventi simili si può trovare anche tra le cronache del XX secolo. Cercando nell’archivio storico del quotidiano LA STAMPA (www.lastampa.it/archiviostorico/), dove sono disponibili copie digitalizzate dal 1867 al 2005 di tutte le pagine del giornale. Vi garantisco che provare a legge quegli articoli, alcuni anche corredati da foto b/n, è un’esperienza fantastica e aiuta anche a capire come le conoscenze in questo campo si sono evolute nel tempo, ma anche come si è modificata questa nostra società. Dell’aurora boreale vista il 25 gennaio 1938 vi sono anche cronache da varie città d’Italia, tra cui anche Venezia: “Questa sera alle ore 21 nel cielo vi è stata l’improvvisa apparizione, in direzione nord-nord-est, di una larga zona luminosa, mobile, di color carmino, che ha prodotto un effetto meraviglioso tra l’azzurro stellato e appena velato da una leggera nebbia. La visione è Riproduzione della visione satellitare dell'area potenzialmente interessata dall'aurora boreale del 20 novembre (http://www.spacew.com/) durata un quarto d’ora, ed è scomparsa lentamente. Il comm. Malignani di Udine, appassionato di astronomia e meteorologia, il quale lo ha ammirato in tutte le sue fasi dal suo osservatorio lo ha definito un «riverbero di aurora boreale, della natura stessa di quello che circa sessant’anni fa fu osservato a Udine»” Dall’Archivio Storico del Quotidiano LA STAMPA (www.archiviolastampa.it) la cronaca di un’aurora boreale del 1938. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 3 Eventi del genere non sono sfuggiti nemmeno dalle attenzioni dei pordenonesi di fine 800, così come testimonia l’articolo tratto dal settimanale IL TAGLIAMENTO del 9 febbraio 1884, che riporta la lettera di “uno studioso” non meglio identificato. A prescindere dalle sue argomentazioni, si percepisce l’interesse per il fenomeno: “Un fenomeno che non è un fenomeno. Sui rossori crepuscolari che abbiamo per molto tempo ammirato, riceviamo da uno studioso che vive nella solitudine la seguente spiegazione […]. Si è disputato di molto in questi di sopra quel meraviglioso fenomeno che accompagna il sole nel suo sorgere e nel suo tramonto, mandando quel rossoreggiante chiarore che da lungo volgere di anni forse non si è veduto l’eguale”. La lettera prosegue poi con considerazioni di ordine meteorologico per concludere nel seguente modo: “Alcuno potrà obiettarmi che un tale fenomeno non si è mai visto, ed io risponderò a mia volta che non si sono veduti del pari un autunno e un inverno si belli e ridenti come il passato ed il presente”. Infine una curiosità: il 6 ottobre 2013 la foto di un’aurora boreale ripresa Luca Parmitano dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS) è stata riproposta da molte testate giornalistiche con il titolo datogli da lui stesso: “City lights and Auroras”, dove una scintillante aurora verde sovrastava le luci del Canada. Si pensi che a sole 16 ore dalla sua pubblicazione sulla pagina di Facebook dell’astronauta italiano (potenza dei network!), il post poteva contare più di 12.000 “like” e di 750 “retweet” su Twitter. “City lights and Auroras”: foto tratta dalla pagina facebook di Luca Parmisano del giorno 6 ottobre 2013 NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 4 ASTRONOMIA NELLA CINA ANTICA Giampaolo Carrozzi ([email protected]) È ben noto l’apporto che i cinesi apportarono nel campo dell’astronomia nel corso dei secoli cosiddetti «bui» del basso medioevo. Basta ricordare le cronache che ci tramandarono notizie relative alla super nova apparsa il 4 luglio del 1054 e che poi venne battezzata da Charles Messier nel 1074 come M1 - oggi indicata anche come «crab nebula» o «nebulosa del granchio». Ma scorrendo le pagine di un classico testo storico-militare il «SUN TZU o Sunzi o L’arte della guerra» mi sono imbattuto in un passaggio di estremo interesse astronomico. Questa è un’opera che, pur trattandosi di un manuale per eccellenza di strategia militare, spazia su aspetti storico - geografici riferiti alla storia più antica della Cina. Di norma, il vento soffia con vigore proprio durante i giorni in cui la luna staziona in queste quattro costellazioni: - La costellazione ji «Setaccio per spulare il grano» è la settima delle 28 case astrologiche lunari (ershiba xiu) in cui era divisa la volta celeste e corrisponde a Sagittarii. - La costellazione bi ( Pegasi), ovvero il cosiddetto «Muro dell’Est», coincide con la quattordicesima casa astrologica. - La costellazione yi «Ali» ( Crateris) è la ventisettesima casa astrologica. - La costellazione zben «Assale posteriore» (Corvi) è la ventottesima casa astrologica. A conferma di quanto sopra venne rinvenuta una rappresentazione della volta celeste, pittura bianca su sfondo scuro, nel soffitto della tomba di Fenghui, distretto di Binxian (Shaanxi) appartenente al X secolo. Penisola dello Shandong Provincia dello Hebei Ricordo, per inciso, che questo testo, noto anche come Sunzi («Maestro di Sun») è il risultato dell’accumulo di diversi materiali risalenti alla tradizione degli strateghi militari dello stato di Qi (V- IV sec. a.C.). Lo Stato di Qi era uno dei maggiori stati costieri dell’antica Cina che occupava tutta la penisola dello Shandong e la parte sud orientale dell’odierna provincia dello Hebei. Il capitolo XII, dove tratta degli attacchi incendiari tra l’altro cita: «Vi sono stagioni appropriate per appiccare il fuoco e giorni altrettanto appropriati perché le fiamme divampino. Le stagioni appropriate sono quelle in cui il clima è secco; i giorno appropriati quelli in cui la luna transita attraverso le costellazioni del «Setaccio», del «Muro», delle «Ali», e dell’«Assale posteriore» (*). Fenghui morì nel 952 alla fine di uno straordinario percorso di ascesa sociale. Le prime tombe dal soffitto decorato come la volta celeste risalgono all’epoca Han, che governò la Cina dal 206 a.C. al 220. Questa tradizione si è mantenuta attraverso i secoli, probabilmente perché la posizione del defunto era un elemento importante per il suo riposo eterno. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 5 Nell’immagine riprodotta si possono individuare diverse costellazioni, la Via Lattea al centro, e la Luna, riconoscibile per la presenza della pianta di cannella e della lepre che con un pastello prepara l’elisir della immortalità (nel cerchi bianco). * Per una dettagliata trattazione delle teorie astronomiche nella Cina tradizionale cfr. NEEDHAM 1959, da: Sen Tzu - L’arte della guerra - Giulio Einaudi editore. IL CIELO D’ESTATE DENTRO L’ALBUM E SOPRA DI NOI Renato Dicati Ci è stato segnalato un interessante articolo pubblicato sul numero di luglio 2013 della rivista IL COLLEZIONISTA, mensile di filatelia e filografia, in cui viene trattato il tema di come le principali costellazioni sono state rappresentate sui francobolli. Così abbiamo pensato di far cosa gradita riproducendola in questo numero del Notiziario. L’autore è Renato Dicati, astrofisico e divulgatore scientifico. Fin dai tempi antichi una galleria di personaggi si rincorre senza sosta nel cielo [1], come sul foglietto emesso da Niue nel 1986, che illustra specularmente una parte dell’affresco che adorna il soffitto di una stanza della Villa Farnese di Caprarola, in provincia di Viterbo. Ecco Ercole, l’eroe immortale, che avvolto in una pelle di leone si lancia con la dava, scuotendo nella mano sinistra l’orribile Idra dalle nove teste. Più in basso il cacciatore Orione seguito dai suoi Cani fedeli affronta il Toro che gli si fa incontro minaccioso. Nel cielo boreale, Perseo, il vincitore della Medusa, corre in aiuto della giovane Andromeda che, incatenata a una rupe, è già destinata a diventare preda di Cetus, il mostro marino; ma l’eroe libera la fanciulla e ne fa la sua sposa. Vicino a lei stanno il padre, il re Cefeo e la madre, la vanitosa Cassiopea, intenta a curare la sua bellezza, mentre più lontano spicca il volo il cavallo alato Pegaso. Ancora più in alto il bovaro Boote conduce le due Orse attorno al polo celeste. Queste storie, insieme ad altre, sono raccontate dai raggruppamenti stellari che gli astronomi chiamano costellazioni. Le costellazioni non sono un prodotto della natura, ma soltanto invenzioni della fantasia dell’uomo, che ha suddiviso la sfera celeste allo scopo di mappare e riconoscere le stelle. Le prime costellazioni definite con precisione si devono ai sacerdoti-astronomi della civiltà babilonese, che divisero la fascia del cielo in cui si muovono il Sole, la Luna e i pianeti in dodici figure o segni: lo zodiaco - il nome di derivazione greca significa “cerchio degli animali” - [2] (come rappresentato dal foglietto emesso da Israele nel 1957, che illustra il mosaico pavimentale della sinagoga di Beth Alpha). Ma si deve soprattutto ai Greci la definizione delle altre numerose costellazioni legate a tanti miti e leggende, i cui primi cenni si trovano già nei poemi omerici. Nel II secolo d.C. l’astronomo Tolomeo classificò le stelle visibili a occhio nudo definendo quarantotto costellazioni. Nei secoli successivi ne verranno aggiunte altre, soprattutto tenendo conto delle nuove stelle scoperte nel cielo meridionale dai navigatori del Quattrocento e Cinquecento. Oggi le costellazioni usate dagli astronomi sono ottantotto. A parte quelle circumpolari, come l’Orsa Maggiore, l’Orsa Minore, il Dragone, non sono sempre visibili; alcune si vedono solo dall’emisfero australe, le altre si succedono nel cielo secondo ritmi definiti. D’estate, ad esempio, dal nostro emisfero si NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 6 possono osservare la Lira, l’Aquila, il Cigno, Ercole, lo Scorpione, il Sagittario, mentre d’inverno sono visibili Orione, il Toro, i Gemelli, il Cancro, il Leone. Come riconoscere tutte queste figure, memorizzare i loro nomi e orientarsi nel cielo? Nelle serene notti d’estate basta guardare verso l’alto per scorgere tre stelle molto luminose, disposte in modo da formare una figura geometrica piuttosto regolare, il cosiddetto triangolo estivo [3]. Si tratta di Vega, Deneb e Altair, gli astri più luminosi delle costellazioni della Lira, del Cigno e dell’Aquila [4-6], tre stelle molto utili per l’orientamento. Se si immagina di prolungare verso sud la linea formata da Vega e Altair, si incontra la costellazione zodiacale del Capricorno [7]; verso nord la croce formata dal Cigno punta verso Cassiopea, costellazione molto facile da individuare perché la sua forma è quella di una grande w aperta e le stelle che la disegnano sono tutte luminose [8]. Nei pressi di Cassiopea si possono riconoscere Andromeda [9] e Perseo [10]. Sotto Andromeda non si può non vedere il grande quadrato di Pegaso [11] che forma la parte centrale della costellazione del cavallo alato. Spostandosi un po’ a sinistra di Altair, nel triangolo estivo, si può scorgere una costellazione piccola, molto bella: la sua forma ricorda quella di un pesce, ma si tratta del Delfino, un gioiello del cielo d’estate [12]. Subito a destra della piccola Lira e della sua brillantissima stella (sempre nel triangolo estivo), brilla invece la grande costellazione di Ercole [13]. Guardando verso sud, soprattutto dalle regioni più meridionali e con orizzonte sgombro, si può ammirare lo Scorpione, magnifica costellazione dello zodiaco la cui forma richiama il temibile animale; la stella principale si chiama Antares, perché il suo colore rosso la fa rivaleggiare con il pianeta Marte (anti Ares); la seconda, che si trova all’estremità opposta della costellazione, è Shaula che in lingua araba significa “la coda” [14]. Spostandosi più a est, si può scorge-re il Sagittario, che nei paesi anglo-sassoni è chiamata anche “cup of tea” o “tea pot”, perché la struttura formata dalle sue stelle più luminose ricorda anche una teiera [15]. Verso Ovest, ma solo nelle prime ore della notte, brilla la bella stella Spica, la spiga di grano tenuta nella mano sinistra dalla Vergine [16]. Chiudendo l’esplorazione verso nord, si può individuare la Stella polare, la più nota dell’Orsa Minore, e Arturo, la brillante stella di Boote [17]. La Polare non è molto luminosa ed è visibile solo con un cielo sufficientemente buio. Facilmente individuabile invece la vistosa Orso Maggiore: è chiamata anche Gran Carro e consiste di sette stelle molto luminose, che formano la figura di un carro con un timone ricurvo [18]. La Stella polare si trova sull’allineamento delle ultime due stelle esterne, a cinque volte la distanza fra queste; il modo per rintracciarla è illustrato da diversi francobolli, tra cui i due classici di posta aerea emessi nel 1933 dalla colonia italiana della Cirenaica [19]. Orsa Maggiore e Orsa Minore sono separate dalla costella-zione del Dragone e sovrastate da quella della Lince [20]. Per individuare Arturo si prolunga invece il timone del Carro: a una distanza circa doppia si trova la stella di un bel colore rossoarancione [21]. A sinistra di Arturo si nota una coroncina di stelle: è la costellazione della Corona boreale, il cui astro più luminoso si chiama Gemma [22]. Il consiglio ora è di sollevare lo sguardo verso il cielo: i francobolli dell’album faranno da guida. Di emissioni filateliche dedicate alle costellazioni e alle stelle se ne con-tano... un firmamento, ma per costruire un atlante filatelico del cielo possono bastare poche centinaia di euro. I valori più cari sono costituiti dai foglietti di Paraguay o Bolivia che riproducono il cielo disegnato nel 1515 dal pittore tedesco Albrecht Durer [23]. Anche questi però non superano alcune decine di euro. NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 7 NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 8 NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 9 EMANUELE VITALE ED EPISODI DI ASTRONOMIA NELLA PORDENONE DI FINE 800 (Terza parte) Stefano Zanut ([email protected])) Quando il professor Vitale assume la direzione delle Scuole Tecniche Comunali, diventa contemporaneamente anche il Direttore dell’Osservatorio Meteorologico di Pordenone, collocato sulla copertura di quell’edificio che ora ospita la Biblioteca Civica di Pordenone. A 10 anni dalla sua attivazione la struttura era ormai ben avviata vantando collaborazioni con il Ministero di Agricoltura e Commercio e con il “Bullettino dell’Osservatorio del Real Collegio Carlo Alberto di Moncalieri”, che ne pubblicavano le osservazioni. L’osservatorio era inoltre presente nell’elenco delle “stazioni meteoriche italiane” pubblicato sulla prima edizione del “Calendario dell’Osservatorio dell’Ufficio Centrale di Meteorologia al Collegio Romano”, del 1880. Le attività svolte erano quelle di un ordinario Osservatorio Meteorologico e con maggior puntualità sono ben descritte nell’ambito di una pubblicazione dal titolo “L’osservatorio meteorologico di Pordenone”, scritta proprio dal Vitale e pubblicata a Pordenone nel 1884 per essere presentata in occasione dell’Esposizione Generale di Torino dello stesso anno. Eccone un estratto: “[…] attualmente gli strumenti di quest’osservatorio si trovano in parte sulla terrazza, in parte nella stanza sottoposta; di questi ultimi però ve ne sono alcuni esposti fuori dalle finestre meteoriche. Sulla terrazza abbiamo l’evaporamento, il pluviometro e l’apparato ricettore dell’anemometro, cioè la banderuola ed il mulinello Robinson. […] La stanza sottoposta alla terrazza e ampia, bene arieggiata ed illuminata. Servendo ad uso di gabinetto di fisica, non è abitata, ne la riscalda mai. Ha cinque finestre, due delle quali quasi esattamente a tramontana, e queste sono le finestre meteoriche, che si vedono distintamente nell’annessa vigneta RR. Tal finestre prospettano verso un gran piazzale, perciò gli apparati contenutovi non sono soggetti all’azione dei raggi riflessi. […] Nell’interno della stanza, poco lontano dalla finestra destinata al psicrometro è disposto un Igrometro di Sausurre. Esso serve principalmente a fornire un indizio approssimativo della quantità di umidità dell’aria; da siffatto indizio prende norma l’osservazione a fin di determinare quanto tempo debba far trascorrere prima di ritornare al psicrometro per leggere le NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 10 indicazioni dei termometri. […] Accano all’igrometro v’è il Barometro. Pende dal muro esposto a levante, e si trova in tale condizione da non essere mai percorso dai raggi del sole. […] Finalmente contro la parete opposta alle finestre meteorica è fissa solidamente una robusta mensola, e su questa è appoggiato l’apparato registratore dell’anemometro. Di regola esso registra egregiamente la direzione e la velocità del vento”. A quei tempi gli studi di meteorologia venivano prevalentemente svolti negli osservatori astronomici e le misure di temperatura, pressione e velocità del vento erano funzionali a determinare gli effetti sulla rifrazione atmosferica, per determinare nel modo più corretto possibile le coordinate degli astri. Per gli astronomi, quindi, la meteorologia interessava essenzialmente per le possibili applicazioni ai loro studi, per cui si limitavano alle sole osservazioni di pertinenza, valutando la scienza dei fenomeni atmosferici come una disciplina collaterale, o di supporto, alla propria. Non stupisce quindi la presenza e le firme di astronomi importanti tra gli atti di questo osservatorio, così come già raccontato nel numero 51 del Notiziario (http://www.apaweb.it/Archivio/NOT_51.pdf) Anche il nostro Vitale era impegnato in tali rilevamenti seguendo le direttive fornite dall’Ufficio Centrale di Meteorologia, nel cui ambito veniva posta particolare attenzione al rilievo delle formazioni temporalesche. Tra le sue osservazioni se ne riscontra una che deve aver destato molta apprensione tra gli abitanti di Pordenone, visto che venne proposta come atto cronaca sulle pagine del settimanale IL TAGLIAMENTO del 1884: «Alle 4 3/4 pomeridiane del giorno 26, mentre le strade principali erano ancora gremite di gente accorsa a vedere la mascherata, alcuni lampi e tuoni ed un po’ di pioggia hanno annunziato il temporale. Alle 5, nel centro della città, è scoppiato un fulmine, che ha riempito gli animi di terrore, ed ha prodotto i più strani fenomeni meccanici e fisiologici. Su questi ultimi ci permettiamo di richiamare l’attenzione delle persone della scienza. Nessuna disgrazia però: un po’ di danno ebbe a soffrire la casa del sig. Bonin e l’attigua del sig. Del Negro. Questi fabbricati non sono muniti di parafulmine. In un granaio del sig. Bonin vi era una massa di ferro, di parecchi quintali, in verghe, spranghe, catene ed attrezzi rurali. Le verghe erano poggiate sopra un cantonale, pieno anch’esso di rottami di ferro. Nella finestra dirimpetto al cantonale si è trovato un vetro con foro circolare, e due altri fori in uno dei muri contro il quale poggiava il cantonale, l’uno al livello del pavimento, l’altro all’altezza raggiunta dall’ estremità delle spranghe. Sembra che il fulmine, attratto dalla massa metallica, sia entrato per la finestra, e che al cantonale si sia diviso in due. Le due scintille attraversando il muro sono passate nella casa del Del Negro dove hanno fatto giri e rigiri impossibili da descriversi, ed hanno prodotto i noti effetti meccanici; molti vetri delle finestre con fori circolari, oggetti poco conduttori trasportati a distanza, camino e grondaie rovinate; la cucina messa a soqquadro, la pila dell’acquaiolo ridotta in frantumi. Nessun caso di fusione di metalli. Forte odore di ozono, sia nella casa colpita sia nei dintorni. Stranissimi sono stati gli effetti del contraccolpo nelle persone che si trovavano vicine alla casa, e in altre anche molto lontane. Di queste ultime chi ha provato una scossa parziale nella testa, chi in un braccio o in una gamba, durando la paralisi in taluno parecchie ore. Una fila di donne, che camminava sotto i portici vicini alla casa, è stata violentemente buttata giù. Due signori che andavano dietro le donne, dandosi il braccio, hanno provato una scossa strana. L’uno ha sentito la commozione nell’arto inferiore destro, e senz’altra sensazione ha trovato una scollatura nella regione tenace della mano sinistra, l’altro invece una scossa nell’ arto inferiore sinistro, e nel bicipite destro ha riportata un’intensa piaga della grandezza di un soldo. Le più strane ipotesi si vanno facendo per spiegare questi e tanti altri falli caratteristici, ma quale sarà il vero?». NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 11 Le modalità per osservare un temporale pubblicate nel 1891 secondo le indicazioni del Regio Ufficio Centrale di Meteorologia e Geodinamica Sarà sempre il Vitali a riproporre questo episodio nell’ambito della pubblicazione proposta a Torino, questa volta con sfumature diverse rispetto alla precedente descrizione, per scoprire che ne fu anche vittima all’atto di predisporre la strumentazione della specola per osservare il temporale in arrivo. Ecco il suo racconto: «Fra i diversi temporali osservati quest’anno, merita speciale menzione quello del 26 febbraio per la copia straordinaria di elettricità e per gli strani effetti meccanici, chimici e fisiologici prodotti da un fulmine, che scoppiò nel centro dell’abitato, riempiendo di terrore gli animi delle persone che in quel momento si accavalcavano sulle strade in causa delle feste carnevalesche. Ne feci in fretta un po’ di relazione, la pubblicai nel Tagliamento, e la vidi riprodotta dalla Natura e da molti giornali politici. Quella relazione fu però assai incompleta e insufficiente a dare un’idea esatta della imponente meteora. Veramente poco avrei potuto aggiungere di mia particolare conoscenza, perché ai primi indizi dell’approssimarsi di un temporale importante corsi sulla specola; ma mentre osservava lo spaventevole aspetto del cielo, mi sentii come schiantare il cervello, udii un colpo forte, secco, e per un pezzo non vidi, né udii altro, essendo rimasto come sbalordito. Ripresi l’uso dei sensi soltanto dopo una buona mezz’ora, ed allora soltanto potei cominciare ad assumere quelle informazioni, che completai nei giorni seguenti, anche colla visita dei locali colpiti, e come mi fornirono la materia per la breve relazione». NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 12 ASSOCIAZIONE PORDENONESE DI ASTRONOMIA Casella postale n. 2 33086 MONTEREALE VALCELLINA www.apaweb.it IL DIRETTIVO DELL’ASSOCIAZIONE PER IL BIENNIO 2012 - 2014 1. PRESIDENTE: Giampaolo Carrozzi 2. VICE PRESIDENTE: Stefano Zanut 3. SEGRETARIO E RESPONSABILE OSSERVATORIO: Dino Abate 4. MEMBRI: - Andrea Berzuini - Luigi De Giusti - Antonio Frisina - Vanzella Piermilo LO SCOPO DEL NOSTRO NOTIZIARIO Nel corso della storia dell’umanità, la ricerca e il desiderio di sapere hanno condotto, attraverso varie strade, l’uomo a conoscere sempre meglio la natura nelle sue molteplici espressioni. L’ASTRONOMIA, intesa come studio dell’Universo che ci circonda, si può considerare una delle più affascinanti e coinvolgenti. Per mezzo di questo NOTIZIARIO l’A.P.A. si propone di estendere le conoscenze di questa affascinante scienza ai soci e simpatizzanti. Hanno collaborata alla realizzazione di questo numero: - Giampaolo Carrozzi - Luigi De Giusti - Stefano Zanut NOTIZIARIO dell’Associazione Pordenonese di Astronomia 13