GUERCINO E LA PITTURA EMILIANA DEL ‘600
Capolavori dai Musei Romani
Padova Palazzo Zabarella, 7 ottobre 2000 – 28 gennaio 2001
Roma, Palazzo Barberini, primavera 2001
A cura di:
Claudio Strinati
Rossella Vodret
COMUNICATO STAMPA INVITO
VERNICE PER LA STAMPA
Venerdì 6 ottobre 2000
ore 12.30
Padova, Palazzo Zabarella, Via San Francesco 27
Seguirà visita guidata della mostra
Buffet
La Sua presenza o quella di un Suo Collaboratore è particolarmente gradita
E’ previsto un bus in partenza da Milano, P.zza Castello (vicino alla Fontana), nella mattinata di
Venerdì 6 ottobre alle ore 9.00 con rientro a Milano nel pomeriggio. Prenotazioni presso l’Ufficio
Stampa.
Ufficio Stampa: Studio Esseci, tel. 049/663499 fax 049/655098 Email: [email protected]
La Mostra, che dopo la “prima” a Palazzo Zabarella, sarà riallestita a Roma, è incentrata
sulla figura di Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino a causa di un accentuato
strabismo. Nato nel 1591 a Cento e morto a Bologna nel 1666, Guercino fu esponente di
primo piano della pittura emiliana del XVII secolo.
“GUERCINO E LA PITTURA EMILIANA DEL ‘600. Capolavori dai Musei Romani” è una
mostra organizzata dalla Fondazione Palazzo Zabarella, con la collaborazione
dell’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, e promossa dalla Soprintendenza ai
Beni Artistici di Roma
Le opere che documentano la lunga attività dell’artista di Cento provengono tutte dai Musei
Romani che hanno così’ avuto modo di approfondire, in modo organico, l’importantissimo
“nucleo emiliano” delle loro collezioni, sino ad oggi disperso in diverse sedi istituzionali di
rappresentanza e solo in ristrettissima parte esposto al pubblico.
Il risultato di questo lungo lavoro di ricognizione e di restauro ha portato ad entusiasmanti
novità, alcune assolutamente clamorose ed inattese. Come la sicura riconduzione a
Guercino del San Girolamo proveniente dalla Accademia dei Lincei o della Allegoria della
pittura e della scultura, citato in un libro dei conti del Maestro, ma anche tre nuove
attribuzioni ad Annibale Carracci o la paternità di Guido Reni riconfermata sul celeberrimo
Ritratto di Beatrice Cenci.
A differenza di gran parte dei pittori bolognesi nati negli ultimi decenni del XVI secolo, tutti
presenti a Roma al seguito di Annibale Carracci nei primi anni del seicento, Guercino, di
poco più giovane, rimase in Emilia, dove si formò, sostanzialmente da autodidatta, sulle
opere dell’ormai anziano Ludovico Carracci. Completò la sua formazione con viaggi di
studio a Ferrara e Venezia, elaborando poi uno stile personalissimo basato sull’originale
fusione degli elementi costitutivi della sua formazione: la ricerca di suggestivi effetti di luce,
che rendono vibranti le superfici, la vivacità espressiva e la resa atmosferica, felicemente
coniugati con la sensibilità veneziana per il colore, elementi questi che rimarranno costanti
nella sua lunga attività.
Nel 1621 Guercino viene chiamato a Roma da Gregorio XV Ludovisi per il quale il pittore
aveva già lavorato nel 1618, quando il futuro Papa era arcivescovo di Bologna. Nei due anni
del suo regno (1621-23) Gregorio XV gli affidò una serie di importanti commissioni che
culminarono nel 1623 con il prestigioso incarico di eseguire la pala con il Seppellimento di
S. Petronilla da collocare nella basilica di S. Pietro, proprio sopra l’altare che conteneva le
spoglie della Santa, ritenuta la figlia di Pietro.
I brevi anni nella città pontificia, conclusi con la morte di Gregorio XV (1623), furono
fondamentali per Guercino per i contatti che il giovane pittore ebbe con i massimi esponenti
del classicismo romano: Agucchi e Domenichino, contatti suggestivi che lo spinsero ad
avviare un processo di idealizzazione delle sue potenti composizioni.
Un riflesso del profondo cambiamento in senso classico e monumentale intervenuto nelle
opere successive al soggiorno romano è immediatamente percepibile nei Due Evangelisti
(Luca e Matteo), parte di una serie di quattro tratti da originali che Guercino dipinse al suo
ritorno a Cento.
Nell’efficiente bottega di Guercino, attivissima dopo il ritorno dell’artista da Roma, e che
divenne presto un’alternativa a quella frequentatissima di Guido Reni, si formarono e
lavorarono i tre nipoti del pittore, prima il più anziano Lorenzo, in seguito i giovani Cesare
(1633 –1715) e Benedetto (1637 –1688) Gennari, che furono i suoi più fedeli e felici
interpreti. A Lorenzo si aggiunse presto anche il fiammingo Matteo Loves, attivo accanto a
Guercino per lunghi decenni, da prima del 1625 fino al 1662 circa.
Per meglio definire e contestualizzare la pittura di Guercino nell’ambiente artistico in cui si
trovò ad operare, sono esposti alcuni esempi dei più importanti pittori emiliani e soprattutto
bolognesi che da un lato costituirono il sostrato culturale su cui fondò le radici della sua
originalissima maniera dall’altro rappresentano uno spaccato significativo della realtà con cui
l’artista si dovette confrontare: Passarotti, Annibale Carracci, Guido Reni, Domenichino,
Francesco Albani, Giovanni Lanfranco, Alessandro Tiarini.
Altro protagonista assoluto della mostra padovana sarà il celeberrimo Ritratto di Beatrice
Cenci, mito indimenticato di tutta l’età romantica, per il terribile destino riservato alla
fanciulla romana, vittima delle lussuriose brame paterne e giustiziata adolescente, per
l’assassinio del padre-padrone.
GUERCINO E LA PITTURA EMILIANA DEL ‘600: Capolavori dai Musei Romani. Padova, Palazzo
Zabarella (via San Francesco, 27), dal 7 ottobre2000 al 28 gennaio 2001. Mostra organizzata dalla
Fondazione Palazzo Zabarella con la collaborazione dell’Assessorato alla Cultura del Comune di
Padova e promossa dalla Soprintendenza ai Beni Artistici di Roma. Orario 10 - 19; lunedì chiuso.
Ingressi: intero lire 12 mila, ridotto lire 10 mila, riduzioni di legge lire 8 mila. Catalogo a cura di
Rossella Vodret, edito da Marsilio. Per informazioni e prenotazioni: tel. 049/8756063 - fax.
049/8752959
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