I Quaderni del Teatro Persiani di Eschilo traduzione di Monica Centanni diretto da Antonio Calenda in collaborazione con Istituto Nazionale del Dramma Antico Fondazione Onlus I Quaderni del Teatro volume n. 75 a cura di Stefano Curti e Ilaria Lucari Persiani di Eschilo diretto da Antonio Calenda Rappresentare Atene ARES, LA GUERRA di Monica Centanni all’egemonia sul mare che Atene si riserva. Come icasticamente racconta il Messaggero in scena Eschilo era un guerriero. descrivendo la battaglia, le navi persiane sono Maratona e Salamina, le battaglie in cui la Grecia numerosissime ma ingombranti, pesanti e impac- aveva imprevedibilmente vinto sullo stermina- ciate, mentre Atene con la sua piccola e agile flot- to esercito degli invasori Persiani, ricacciando i ta, con le sue navi leggere dalle manovre svelte ed nemici in Asia, erano state il teatro in cui Eschilo eleganti, sa danzare sul mare. aveva dato prova di un valore destinato a essere Gli spettatori – Greci e Ateniesi - che hanno sof- ricordato nel tempo. ferto la pena, i lutti, il terrore dell’invasione, sono Per la sua tomba il poeta compose un epitaffio in chiamati a piangere con il nemico, per le sue pene cui ricordava soltanto le sue gesta sul campo di e per i suoi lutti: a compiangere la sua sconfitta. Maratona. Eschilo, il guerriero, affida il ricordo Se dunque lo spettatore ateniese partecipa al di sé alla gloria militare, non alla gloria poetica: dramma riconoscendosi nella parte dei vincitori, i posteri dovranno ricordare che il suo nome è il il gioco drammatico prevede però la partecipazio- nome di un combattente valoroso. ne del pubblico alle emozioni di una scena che è I Persiani vengono portati in scena nel 472 a.C. tutta persiana, così come tutto persiano è il punto Sono passati solo otto anni da quando i “barba- di vista dei personaggi che in scena agiscono e ri” occuparono l’Acropoli di Atene e bruciarono patiscono. L’identificazione con gli “Ateniesi” i templi, costringendo gli Ateniesi a evacuare la vincitori di Salamina non può procurare al pub- città. Tutti gli spettatori ateniesi hanno ben vivo blico un compiacimento univoco perché si intrec- il ricordo di quegli eventi: sullo sfondo del teatro cia con lo strazio dei vinti: il poeta dà forma al di Dioniso, sotto l’Acropoli, le macerie dei tem- difficile esercizio di mettersi nei panni del nemico, pli portano ancora i segni dell’incendio e della di soffrire con lui e per lui. La proiezione in scena profanazione. Senza le vittorie di Maratona, di di questa prospettiva capovolta mette in crisi, Salamina e poi di Platea, Atene non sarebbe esi- minaccia, l’identità nazionale ellenica consolidata stita e tutta la Grecia sarebbe divenuta una satra- dai recenti successi bellici. pia persiana, annessa come provincia d’Occidente Il poeta che è stato in guerra si è scontrato fisica- all’immenso impero achemenide. mente con il nemico, ha visto l’”altro” da vicino e Eschilo mette in scena la guerra scegliendo, fra le ora intende rappresentare l’alterità che ha cono- battaglie che segnano la luminosa serie di successi sciuto per differenza e per analogia. dei greci, l’episodio militare in cui Atene giocò Per differenza, prima. Il “nemico”, promosso un ruolo determinante: la battaglia navale di nella scena tragica al rango di protagonista, finge Salamina. La tragedia mira a ribadire la necessità di parlare greco ma proclama valori opposti a geopolitica di un confinamento continentale del quelli su cui la Grecia sta definendo, per diffe- potere persiano: una limitazione che lascia spazio renza appunto, il proprio profilo politico e cul- 7 8 turale. Il numero e l’oro contrapposti alla pover- di Dario compromette la possibilità di un’altra tà di risorse riscattata dalla virtù individuale e apparizione di figura regale e il nuovo re Serse dalla responsabilità collettiva; l’atteggiamento di non potrà più sostenere la maschera della per- subordinazione dei sudditi di fronte a un sovra- fetta maestà. Serse arriva in scena e tra le vesti a no assoluto che non deve rispondere a nessuno brandelli si vedono le carni del suo corpo nudo: contrapposto al valore individuale e corale di il contrasto simbolico è fortissimo e il confron- un popolo che tale si riconosce in quanto è un to, ancora perdente per Serse, è tra il fasto della popolo libero, composto di soggetti tenuti tutti, veste del padre e la nudità del figlio che quella fino ai più alti ruoli del potere, a dare conto delle veste non ha saputo preservare. Nel finale della proprie scelte, a rispondere alla città e, nel caso, tragedia, a siglare la sconfitta simbolica della a pagarne il prezzo. I barbari – tutti sudditi del regalità persiana, la Regina che pure aveva pro- Gran Re - riconoscono l’autorità suprema della messo che avrebbe portato nuove vesti al figlio, persona regale, legittimata nel suo ruolo da una non è più in grado di rivestire il re: altre vesti non diretta investitura divina: una figura del potere sono disponibili e la Regina scompare dalla scena venerata e indiscussa che gode di una garanzia di (smentendo la promessa e senza spiegazioni) per fondatezza che in Grecia è sconosciuta. Eppure evanescenza della sua funzione. Il corpo di Serse nel dramma di Eschilo il Re non è soltanto figu- resta nudo, privo di forma: era la veste – il decoro ra indiscutibile e assoluta. Serse, contrariamente del ruolo – che garantiva la fluidità del passaggio all’immagine consegnata dalle fonti storiogra- dei poteri dal vecchio al nuovo re. fiche, è nella tragedia figura umanissima: figlio La centralità del tema della veste, e la questione frustrato dai successi di Dario, che si vergogna di della degradazione della maestà regale, ci ricor- essere umiliato davanti al padre; giovane impul- dano ancora che il dramma è tutto persiano. sivo mal consigliato; re che piange per il suo Nei Persiani è di scena l’estranietà di un oriz- popolo; figura della maestà che pure esibisce, nel zonte di valori alieno: ma il poeta rappresenta il finale del dramma, una veste regale stracciata, a nemico anche per approssimazione e per analogia brandelli. Un tema centrale nei Persiani è l’onore e sottolinea e ribadisce la parentela mitica che della veste. Già la prima rappresentazione della vincola i “Barbari” ai “Greci”. Il coro dei Fedeli relazione tra Persia ed Ellade è il contrasto, che la ricorda nel suo canto che Perses, capostipite della Regina vede in un sogno allegorico, tra “Persia” gente persiana, discende da Perseo e dall’argiva che esibisce una veste sontuosa ed “Ellade” che Danae, fecondata dalla pioggia d’oro di Zeus: porta un «abito dorico», semplice e severo. Il l’oro che è attribuito proprio dal fasto barbarico vecchio re Dario, apparso come fantasma, porta è anche il seme che unisce, miticamente, Greci in scena l’abito perfetto della regalità – dalla e Persiani. Così anche nel sogno allegorico della tiara ai preziosi calzari -, l’esoscheletro simboli- Regina “Persia” ed “Ellade”, che pure portano co del corpo del Re. Ma l’evocazione dell’Ombra vesti differenti e hanno un carattere molto diver- so – docile l’una, ribelle e indipendente l’altra -, Risulta dalle fonti antiche che i tragediografi nel sono sorelle di sangue. V secolo usassero intervenire anche come attori Il poeta tragico utilizza drammaturgicamente il nei loro drammi: è verosimile che il poeta-regista pretesto dell’alterità come pregiudizio da verifi- non affidasse a se stesso le parti principali (la Vita care, come nodo da sciogliere, e nello sviluppo del di Eschilo, ad esempio, riporta i nomi di Oleandro dramma si scopre, tragicamente, che l’altro non è e Tinnisco come attori eschilei), ma si riservasse mai assolutamente estraneo. ruoli secondari. Il Messaggero dei Persiani pre- Il poeta ha avuto l’opportunità di misurare nel sentandosi afferma che era a Salamina e quindi corpo a corpo quanto il nemico sia diverso dal può raccontare cosa è successo: probabilmente nemico che gli si para di fronte, ma ha visto è Eschilo che, in veste di messo, si presenta di anche quanto il guerriero sia fratello dell’altro fronte al pubblico dei suoi concittadini. E subi- guerriero con cui si scontra: il poeta, che è stato to, fra gli accenti edificanti che fanno risuonare sul campo di battaglia, filtra e rappresenta i sen- l’eco del valore dei Greci, subentrano altre note. Il timenti di identità e di estraneità relativizzandone Messaggero parla: parla di sangue e di massacri, le definizioni. del mare fiorito di cadaveri, dell’acqua rossa per A un certo punto nei Persiani entra in scena un la mattanza, di corpi buttati sulle rive a esalare Messaggero, giunto dalla lontana Salamina fino l’ultimo respiro, di relitti di navi che galleggiano alla reggia di Susa per portare alla Regina notizia su una distesa di morte. Chi era sul campo della del disastro. battaglia, chi, come Eschilo a Salamina e prima Dapprima nelle parole del messo gli spettatori a Maratona, ha visto cadere il compagno, ha avvertono riflesso in scena, nello specchio ribal- visto morire combattendo al suo fianco il fratello, tato della ricezione del nemico, il loro proprio se parla della guerra conserva negli occhi, nella sentimento di orgoglio. Atene, la piccola città mente, nel corpo e nella voce, il ricordo dei suoi di cui la Regina, madre di Serse e signora di un orrori. impero sconfinato, non conosce neppure il nome, Al fronte il guerriero ha imparato che la pena e il è riuscita nell’impresa impossibile di sbaragliare dolore sono comuni a chi vince e a chi è vinto. La l’esercito persiano, infinitamente più numeroso. guerra – canta il coro nei Persiani – è un affron- Il racconto dell’inizio della battaglia di Salamina to alla vita civile: rapisce gli uomini dalle città e – l’appello al valore che si alza forte dal fronte dei dalle case; lascia le donne prive dei loro uomini Greci, il canto sacro che saluta l’inizio dello scon- a piangere nei letti vuoti. La guerra contende tro - fa certo fremere di emozione patriottica il energie all’amore: l’impeto del maschio, la furia pubblico ateniese: appena sotto il velo della reto- erotica sono convertiti in virile, distruttivo, furore rica nemica del Messaggero, si scorge malcelato guerriero. Eschilo compone il disastro e l’orrore il vanto di avere difeso la propria libertà sconfig- della guerra nella forma della rappresentazione: gendo l’esercito più potente del mondo. dà voce e memoria a quegli eventi, cogliendone il 9 10 senso profondo, valido per sempre, in ogni luogo, per ogni guerra. A un altro messo, nel teatro di Dioniso, Eschilo fa raccontare la guerra e questa volta è un soldato che torna in patria da vincitore: l’Araldo che nell’Agamennone annuncia la presa di Troia e l’imminente ritorno del re. E della guerra – sebbene si tratti di una guerra vinta - il reduce racconta di nuovo le miserie e le pene. Non la luce e l’eroismo della battaglia, ma il buio e la paura della notte ricorda il guerriero: le notti sulle navi da guerra, la panca stretta e dura su cui dormire; le notti al campo, il freddo e l’umido della terra dove stanno buttati a dormire i soldati – come bestie esposte alle intemperie, i capelli ispidi di sporco e di gelo. E poi la prima notte dopo la conquista: fanciulle tebane nei Sette contro Tebe, paventan- come bestie i guerrieri vagano a caccia di bottino, do nei loro incubi la conquista della città, evocano ma prima cercano cibo e un tetto; come bestie i i vagiti dei lattanti sporchi di sangue, immaginano vincitori cercano un rifugio nelle case dei vinti. l’oltraggio delle donne trascinate via per i capelli, Questo il primo bottino, il più agognato: un posto come cavalle, dalle loro stanze. La guerra, che al coperto, un letto in cui dormire finalmente una contende all’amore il corpo dell’amante, profana notte serena. I dettagli realistici denunciano che è stanza e letto, i luoghi dove l’amore si consuma. ancora Eschilo, per bocca del Messaggero acheo, La gloria del poeta è affidata alle opere, ai versi che racconta la sua guerra. delle tragedie che rimarranno, resistenti all’usura Nel teatro di Dioniso si mescolano, si corrispon- del tempo più del bronzo, più del marmo delle dono in cattiva armonia, le emozioni e le voci statue. Se Eschilo vuole essere ricordato come dei vinti: nelle Coefore, in controcanto all’Araldo guerriero, gli ultimi versi che il poeta fa incidere dell’Agamennone, il coro delle prigioniere troiane come memorabile epitaffio ricordando Maratona ricorda – ricorda, non racconta - quella stessa fanno brillare però ancora una volta la luce della notte in cui Troia fu conquistata, e in scena è perla di sapienza che compare come una cifra ancora il pathos dei vinti. Le donne ricordano e in tutti i suoi drammi: la conoscenza si acqui- intanto tramano la loro propria vendetta: ricor- sta a prezzo di vero dolore. È l’esperienza fisica dano di quando il guerriero le strappò dal letto – corpo, nervi e memoria - del combattente di nuziale, ricordano di aver subito un’offesa che Maratona e di Salamina che dà carne e vita alla nessuna acqua al mondo potrà lavare. Anche le poesia. (...) il Teatro di Dioniso, sull’Acropoli Atene l’introduzione del secondo attore il dialogo tra Prometeo e Oceano, tra Oreste ed Elettra, tra Oreste e Clitemnestra, non sarebbe stato possibile. La preminenza della forma dialogica – dunque – è la grande innovazione eschilea che fonda il presupposto per la successiva evoluzione del genere tragico. (…) Materia delle opere di Eschilo sono eventi – mitici o storici – scelti tra quelli che risultano consonanti con i temi che agitano la politica estera e interna di Atene: all’epoca in cui il poeta compone le sue opere, lo scontro con i barbari da un lato e, dall’altro, la rivoluzione istituzionale DIONISO, LA RAPPRESENTAZIONE che si perfeziona con Efialte e Pericle. Il fatto che i Persiani trattino direttamente di un Eschilo inventa una rappresentazione di Atene. evento storico recente mentre le altre tragedie I precedenti del genere tragico – la leggendaria prendono spunto da materiali mitologici appare attività di Tespi, i drammi di Frinico, i ditirambi come un’anomalia solo in una prospettiva lontana – costituiscono certo lo sfondo indispensabile per rispetto a quella in cui agiscono e comunicano a capire il senso e la portata dell’invenzione eschi- Eschilo e il suo pubblico: il mythos da cui il trage- lea. Ma più che la continuità con la tradizione è diografo dipana il dramma ha – come caratteristi- interessante sottolineare l’innovazione che Eschilo ca necessaria e sufficiente – il dato di essere noto opera sul genere. agli spettatori, parte integrante del loro patrimo- La tragedia attica, nella forma in cui la conoscia- nio di conoscenze. Le guerre persiane sono un mo, nasce nel momento in cui «Eschilo introdusse evento di cui viene immediatamente colta la por- il secondo attore e portò in primo piano il dia- tata epocale: tutti sanno che Serse è arrivato fino logo» (Aristotele, Poetica, 49 a 16): ovvero nel nel cuore della città, fino a incendiare l’Acropoli; momento in cui viene meno l’alternanza secca tutti sanno che un esercito potentissimo è stato tra il canto del coro e la voce del solista corifeo, sconfitto da un pugno di navi a Salamina, da e quindi s’interrompe la necessità del dialogo tra un pugno di uomini a Maratona e a Platea (una il coro e l’attore. Solo con Eschilo si instaura la riprova e contrario sta nel fatto che la Regina possibilità di un dialogo non mediato tra attore nei Persiani non ha un nome proprio, perché non e attore, che elude la relazione con il coro: senza tutti sanno, come ci testimonia Erodoto, che la 11 12 madre di Serse si chiamava Atossa). nella finzione fra spettatori, coro e attori: il postu- Come la polis è una nave in cui tutti i cittadini lato è la simulazione per cui l’hypokrites si finge sono impegnati a fare da equipaggio, così il teatro un altro e lo spettatore è complice della sua finzio- è una macchina in cui gli spettatori sono una com- ne. E tutti – attori e pubblico – fingono di credere ponente essenziale e attiva della rappresentazione. che in questo spazio, in questo luogo, qualcosa Alla tragedia, in particolar modo alla tragedia accada. La poesia drammatica, che fonda i suoi di Eschilo, lo spettatore-cittadino non dedica un presupposti sul principio di imitazione, richiede, tempo libero distratto dalla realtà, ma un tempo evoca e provoca il theatron – il luogo da cui si superlativamente impegnato, tenuto libero dalle guarda lo spettacolo – come sponda complice del- necessità quotidiane per partecipare a un evento l’azione. Gli spettatori, che stanno al gioco della in cui la realtà sia degnamente rappresentata. finzione e così acconsentono alla condensazione in scena di una nuova realtà, ricevono dal dramma (…) Il tessuto continuo del mito si strappa in una forte mobilitazione di emozioni: attraverso il frammenti che prendono forma drammatica: la pathos rappresentato si procurano sfogo, libera- tragedia nasce dunque da un distacco dall’origina- zione e conoscenza. ria rappresentazione rituale. A un certo momento Aristotele, dunque, accoglie l’analisi platonica sul si interrompe la litania corale sulla nascita di carattere imitativo della poesia (che in Platone era Dioniso e sui divini pathemata: una voce – il oggetto di una valutazione nettamente negativa) corifeo che dialoga con il coro, poi il Messaggero ma ne ribalta le conclusioni. La poesia è essenzial- che porta l’annuncio di un evento – interrompe mente rappresentazione, e si ottiene combinando il canto. In scena accade qualcosa: succedono e le facoltà – eminentemente umane – imitativa e si succedono eventi, e questo accadere non è più immaginativa (Poetica, 48 b 5): la poesia è mime- rito, è già dramma. Il moto degli eventi rompe la si che mira a rappresentare la realtà, fingendola. ripetitività del modulo sempre uguale a sè stesso; Non solo la tendenza mimetica non è quindi per- idion, proprio della tragedia – dice Aristotele – è versa né straniante rispetto a un presupposto di l’avvilupparsi e poi il districarsi della trama: è il “verità”, ma è una funzione specifica e connatu- suo essere imitazione di una «azione» (Poetica, 49 rata all’uomo e soprattutto a quelli fra gli uomini b-50 a). Ciò che era rito diventa teatro: il poietes che sono capaci di fare, di costruire con la materia ha inventato un altro modo del fare poetico, un dell’immaginazione: i poeti. modo – l’azione drammatica – che porta nello Tutti i poeti imitano, dunque: e imitano gesti, spazio scenico l’accadere e che presuppone che, colori, idee, figure, passioni. I poeti drammatici, a ai mutamenti di questo accadere, partecipi attiva- differenza degli altri artisti, mettono le immagini mente un pubblico. in movimento. I primi abbozzi di movimento sono L’attrezzo essenziale della rappresentazione è la già insiti nella struttura degli originari canti dio- maschera dionisiaca che allude alla complicità nisiaci. Ditirambi, threnoi, komoi, canti satirici: in tutte le tipologie di canti cultuali troviamo – in fondamentali del teatro rituale: la rappresenta- nuce – la struttura della parodo. Il coro “arriva in zione dell’opera in uno spazio apposito, l’agorà, scena”, entra, si presenta. E già questo arrivo è il e in seguito l’edificio costruito appositamente che primo evento. Il canto più strettamente dionisia- prende nome dalla “platea” dell’agorà, il thea- co – il ditirambo – prenderebbe nome, secondo tron; l’introduzione di un tempo assoluto contras- un’etimologia ricostruibile dalle fonti tardo-anti- segnato da una sua propria velocità e da un suo che, proprio dalla doppia porta che consentiva proprio ritmo, distinti rispetto alla velocità e al l’entrata e l’uscita orchestrica del coro. Dopo ritmo del tempo “normale”; la dipendenza da un l’entrata scenica il primo snodo di articolazione repertorio di storie – i miti. del dramma sta già nella composizione del canto Ma le coordinate che il teatro poetico condi- strofico: l’alternanza metrico-ritmica di strofe e vide con il teatro liturgico – sospensione della antistrofe, le evoluzioni coreutiche simmetriche, dimensione spazio-temporale consueta e reper- l’alternanza moto/quiete, canto/parola, rompo- torio mitico – vengono nella tragedia del tutto no l’unità e conformano un ritmo, una forma in stravolte. Il tempo in cui il drama sviluppa il suo movimento. La costituzione formale del dram- corso non è il tempo del rito, in cui tutto avviene ma tragico a cui Eschilo concorre potentemente “come sempre”, per ripetizione ciclica. Il dramma altro non è che l’invenzione di forme di evoluzio- inaugura un tempo parallelo al tempo “normale” ne diversificate, un’articolazione progressiva di che però, come il tempo normale, prevede acca- movimenti. dimenti: inizio, durata, sviluppo e fine. Il tempo Il mito di per sé è un nucleo di racconto contratto drammatico, in cui il punto dell’inizio non tocca, e in sé concluso. Tutta la trama dell’Agamennone ciclicamente, il punto della fine, è un tempo in sta in pochi versi di Omero (Odissea, XI, 409 cui qualcosa accade; in cui qualcosa, dall’inizio sgg., Agamennone a Odisseo: «Egisto ha tramato alla fine della rappresentazione, irreparabilmente la mia morte insieme alla mia sposa malvagia»); muta. Sebbene anche il teatro tragico attinga fon- tutta la trama dei Persiani sta nella formula lapi- damentalmente allo stesso repertorio mitico del daria di un dispaccio bellico («I Persiani sono teatro liturgico, il rapporto con il mito è del tutto stati sconfitti»). Il poeta sa, per mestiere, che il differente. Il teatro liturgico infatti è “funzione”, mondo è dicibile solo mediante la rappresenta- serve strettamente a confermare – a festeggiare, zione. Il drammaturgo sa che la rappresentazione a ricordare, a far rivivere – la storia mitica che è, innanzi tutto, l’invenzione di un movimento: rimane, come è necessario rimanga, immutata. Il Eschilo raccoglie il frammento – il lacerto del teatro poetico invece utilizza il mito per trasfigu- mito – e lo ricompone, ne distende la materia rarlo; dal repertorio latu sensu “sacro” il teatro facendo accadere in scena eventi in sequenza. attinge sì – quasi sempre – le sue storie, ma come L’invenzione della poesia drammatica consiste scheletri, tracce o spunti narrativi: come trame. all’origine nell’assunzione di alcune coordinate Accade dunque che il mito non solo non venga 13 14 riconfermato dalla versione drammatica, ma che sta distensione c’è spazio per il movimento e lo dopo il suo passaggio per il teatro esso non sia sviluppo dell’azione. più essenzialmente lo stesso: diventato materia Senza dubbio, anche da questo punto di vista, teatrale, il mito si apre a un’ulteriore e dettagliata furono i primi drammaturghi – gli “inventori” possibilità di varianti. Il teatro non conferma una del ditirambo e poi della tragedia – che affron- “verità” del mito, ma del nucleo mitico riplasma tarono il problema teorico e tecnico dello svilup- la materia. po dell’azione drammatica. È difficile stabilire Altri prima di Eschilo avevano strappato il dram- con esattezza i momenti di rottura di scarto e di ma dall’originario contesto religioso. Dalla ripeti- innovazione del teatro eschileo rispetto alla tradi- zione della passione del dio, dal lamento del coro zione del genere. Si può notare però, che già nei dei satiri per la sua morte e dal canto di esultanza primi drammi di Eschilo, troviamo una struttura per la sua nuova nascita, qualcun altro, prima di compositiva bene abbozzata e un edificio archi- Eschilo, aveva rotto il vincolo liturgico-ripetitivo e tettonico che ha già in nuce tutte le potenzialità aveva portato dentro quella forma altra materia, dell’evoluzione successiva. Dal punto di vista altro senso. Ma Eschilo svincola completamente il compositivo, già nei Persiani, sia pure con qual- nucleo mitico dalla storia sacra: tutto può essere che durezza e difficoltà di connessione sintattica materia di rappresentazione, perfino i Misteri di tra le parti, troviamo il canto alternato al parlato Eleusi che i cittadini di Atene – raccontando le e al recitativo (la partizione del dramma in paro- fonti antiche – riconoscono irreligiosamente rap- do, episodio, stasimo, esodo), e troviamo anche presentati nelle sue tragedie. In nome di Dioniso, le articolazioni interne al canto – le parti anape- per onorare il principio della rappresentatività del stiche, le parti liriche – e quelle interne al parlato mondo, Eschilo commette empietà: tradisce anche – le rehseis, la sticomitia, l’alternanza ritmica tra la parola irripetibile, la scena irrappresentabile trochei e giambi. che doveva rimanere consegnata al silenzio miste- Ma dal punto di vista architettonico e sceno- rico. grafico già i Persiani, le Supplici e soprattutto La versione statica – mitografica o misterica – del l’Orestea presuppongono un’articolazione dello mito è breve, precipita presto verso la conclusio- spazio ulteriore rispetto alla prima separazione ne e la chiusura: anche nella versione narrativa che divide il theatron – il luogo in cui stanno gli del mito il movimento è – come avverrà poi nelle spettatori – dal choros – il luogo della rappresen- tarde “mitologie” – tutto contratto, teso verso tazione della danza e del canto corale: assistiamo, una conclusione. Caratteristica del dramma, e infatti, a una tendenza alla definizione di una segnatamente del dramma tragico, è invece – nota zona-orchestra, rispetto a una zona-skene, che in Aristotele – quella di avere una certa estensione seguito, nell’evoluzione delle forme architettoni- (Poetica, 50 b 25): il nucleo dei fatti, la trama, che e drammaturgiche, diverrà il proscenio netta- viene snodata, il finale viene dilazionato, e in que- mente separato rispetto al “coro”. L’articolazione, strutturale e compositiva, è dun- posto lo scenario della sconfitta: l’annuncio del que già abbozzata, quando non addirittura già Messaggero – centrale nella struttura del dram- presente, nei primi drammi eschilei. L’opera di ma – viene anticipato dall’angoscia del coro, dai Eschilo è comunque la prima fonte dello stadio presagi e dagli incubi della Regina; e poi seguito germinale di queste evoluzioni ed è insieme il dall’interpretazione di Dario e dal compianto lut- testo in cui di quelle tendenze evolutive si apprez- tuoso di Serse. Lo stesso annuncio viene chiamato zano varianti originali e stadi diversi. ad accadere più volte, con piccoli spostamenti del Eschilo drammaturgo ha, ancora, da affrontare, punto di prospettiva. Come una successione di da impostare e da risolvere in pratica, tragedia fotogrammi statici nel cinematografo scorrendo per tragedia, una serie di problemi che riguarda- dà un’illusione di movimento, così Eschilo ottiene no le origini del dramma: come dar movimento un effetto drammatico e spettacolare proiettan- alla trama mitica, per sorreggerne e dilatarne la do l’illusione multipla di diverse sfumature di durata; come rappresentare il “mito” come avve- pathos provocate dallo stesso evento: l’angoscia nimento che accada “in diretta”; come giustifica- e poi il cordoglio del coro dei fedeli, il presagio re la presenza sia del coro sia degli attori in scena e poi l’ansia della regina; l’esperienza diretta del (un problema che Sofocle considererà già risolto a Messaggero; la severità profetica dell’Ombra di priori, e che Euripide neppure si porrà, se non in Dario; il disfacimento, nella figura in pianto di alcuni drammi prettamente corali); come motiva- Serse, del decoro regale. re le uscite sceniche e lo scambio fra i personaggi; come dividere e semantizzare lo spazio scenico. (…) Scelto un mito e i suoi personaggi, Eschilo Eschilo è dunque evidentemente impegnato sul ha anche il problema di motivare la presenza sce- fronte della soluzione di alcune questioni essen- nica del coro. La composizione del coro, per altro, ziali della drammaturgia: deve scegliere fra diver- risponde sempre a una scelta che ha una motiva- se modalità di giustificazione scenica e di soluzio- zione forte sul piano drammaturgico: se le Erinni ne drammaturgica. Ogni dramma eschileo è, in e le Danaidi sono addirittura protagoniste delle questo senso, una soluzione possibile di un’equa- Eumenidi e delle Supplici, anche le prigioniere zione a più incognite. troiane che costituiscono il coro delle Coefore Nei Persiani, ad esempio, Eschilo si trova di hanno un ruolo attivo nel dramma. In quel caso fronte al problema di far “accadere” dramma- la solidarietà tra coro e attore non è configurata ticamente una notizia: in uno scontro navale e garantita da un rapporto affettuoso o gerarchi- una flotta greca di proporzioni ridotte ha scon- co interno (come in Persiani, Sette contro Tebe, fitto l’esercito dei barbari, molto più numeroso. Agamennone), e neppure si fonda su una relazio- In quel caso il poeta sceglie come espediente ne familiare (come nelle Supplici, e in certo senso centrale di drammatizzazione la moltiplicazione anche nel Prometeo): contro i “signori” della reg- delle inquadrature soggettive in cui viene scom- gia in cui le Troiane sono state condotte schiave il 15 16 coro cova autonomi motivi di risentimento – un antiche assegnano anche l’invenzione di costumi odio che solo molto parzialmente coincide con la specificamente teatrali (Ateneo, I, 21 d): un’in- vendetta dei figli di Agamennone. novazione indirizzata a conferire dignità propria Eschilo dunque, nel variare il numero degli attori, al genere teatrale che da un lato ha l’effetto di lavora anche sulle modalità di introduzione dei riscattare il dramma dalla semplicità delle rap- personaggi in scena; e in quest’arte – secondo presentazioni folkloriche, dall’altro segna uno Dionigi di Alicarnasso - «mostra più varietà di scarto e una diversificazione rispetto ai costumi Euripide e di Sofocle»; e gioca sulla variazio- liturgici usati nelle cerimonie rituali; anzi, sempre ne per caratterizzare i personaggi, di modo che secondo Ateneo, furono i sacerdoti di Eleusi che, anche lo stile espressivo sia ispirato al pathos per le fogge dei paramenti religiosi, si ispirarono specifico. ai costumi teatrali inventati da Eschilo. Rappresentare gli eventi: una grande sfida – poe- (…) Importanti sono anche le innovazioni appor- tica e teorica – che si attiva anche per mezzo di tate da Eschilo alla scenografia, alla coreografia e una serie articolata di innovazioni tecniche. ai costumi. Si può ipotizzare che il primo a utiliz- Per raggiungere l’obiettivo di far prendere agli zare come fondale scenico la tenda di Serse, pre- eventi forma di tragedia Eschilo costruisce una data a Platea, fosse stato Frinico nelle Fenicie del dimensione in cui le coordinate entro le quali si 476 a.C., tragedia ambientata, come i Persiani, organizza e si orienta la percezione normale del davanti a una delle regge achemenidi. Ma forse tempo e dello spazio risultano sospese. Il tea- già nei Persiani e certamente nell’Orestea, Eschilo tro, e in particolare il teatro tragico a partire da usa la porta scenica per le entrate e le uscite degli Eschilo, proietta una dimensione spazio-tempora- attori e del coro e l’apertura del fronte scenico le parallela a quella della normalità. Ma l’apertu- crea un potente spazio interno, alternativo allo ra estetica a un diverso orizzonte – capace di pro- spazio visibile, disegnando una nuova prospettiva vocare immense emozioni – inficia l’idea stessa per l’illusione. È Eschilo dunque probabilmente della realtà come blocco compatto, univocamente il primo a usare lo spazio del retroscena come e chiaramente percepibile. La realtà – insegna dimensione ulteriore rispetto all’area aperta della il teatro – è finzione. O piuttosto: la realtà si rappresentazione. lascia dire solo attraverso la finzione e il teatro è (…) Un’ulteriore testimonianza dell’inventiva il sommo artificio in quanto, smascherando nei eschilea si legge nelle complesse strutture metri- suoi presupposti lo scarto tra verità e apparenza, co-ritmiche dei corali e nella cura dedicata ai attiva – producendola nel corso dell’azione – una movimenti orchestici: ancora a distanza di secoli forma di sapienza; e «chi si fa ingannare - dirà Ateneo riporta la notizia che nei Sette contro Tebe Gorgia in riferimento anche all’esperienza teatrale Eschilo «rendeva visibile l’azione attraverso le – è più sapiente di chi resiste all’inganno». Contro movenze della danza» (I, 22 a). A Eschilo le fonti un’ideologia letteralista del reale, il teatro è una macchina che, mediante la rappresentazione, rie- ma il coro di Aristofane in una controversa battu- sce a catturare gli eventi e a preservarne non la ta, il «bacchico sovrano» (Rane, 1259). Eschilo lettera, ma il senso: e questo è l’obiettivo ultimo figura di Dioniso: il dio che imita, sdoppia, tra- della creazione per mezzo di parole o di immagini veste; il dio che barcolla e fa barcollare ogni certo – della rappresentazione verbale o plastica – che fondamento. Le fonti riportano un aneddoto che, porta il nome comune di poiesis artistica. Ma proprio per la sua intenzione non edificante, illusione, mascheramento, oblio e rivelazione sono potrebbe essere vero: Sofocle, che si credeva sag- propriamente i giochi di Dioniso. gio, irrideva Eschilo perché componeva le sue tra- Eschilo e Dioniso. Molti titoli dei drammi eschi- gedie in stato di ebbrezza. Ebbro, il poeta, come lei perduti fanno riferimento a miti dionisiaci e Dioniso. vi è certamente una facile intenzione agiografica nella leggenda – riportata da Plutarco – che da Rappresentare Atene di Monica Centanni, vuole che il dio fosse comparso in sogno al poeta in Eschilo – Le Tragedie, I Meridiani, Arnoldo quand’era ragazzo invitandolo a comporre tra- Mondadori Editore (Milano, 2003) gedie. Ma l’onore più perfetto che Eschilo riserva a Dioniso sta nel fatto che la tragedia anche quando non tratta dei miti divini, anche quando, come sempre accade, traveste scenograficamente l’altare del dio collocato al centro dell’orchestra, è opera irreligiosamente dionisiaca perché attiva la dimensione virtuale dell’illusione. L’arte tragica di Eschilo non è una sublimazione di eventi altrimenti “reali”: è una tecnica, l’unica che il sapiente riconosce come efficace, mediante la quale il mondo trova un accesso all’espressione. Dioniso pretende un totale abbandono e in cambio restituisce realtà alla rappresentazione: ogni grado di finzione si materializza a teatro – santuario del dio – e diventa credibile. Nelle Eumenidi, a un certo punto del dramma, risulta plausibile che compaia in scena una doppia Atena: la statua della divinità ma anche l’attore che impersona la dea. È la promessa di un gioco di riflessi e di simulazioni potenzialmente infinito. Per tutto questo, Eschilo è davvero, come lo chia- 17 Persiani 18 di Caterina Barone Sullo sfondo un edificio scuro, un palazzo anti- scena ha un valore emblematico: è il mosaico che co, austero, che non ha nulla dello splendore raffigura la battaglia di Isso, vinta da Alessandro dell’iconografia orientale. Dinanzi allo spetta- Magno contro Dario III nel 333 a. C. a distanza tore si apre l’imponente sala settecentesca di un di più di un secolo da quella persa da Serse a museo, il cui pavimento nella parte centrale è Salamina nel 480 a. C., rappresentata nella tra- coperto da un enorme telo e protetto da una serie gedia. Isso è una battaglia presa a simbolo dello di sacchi di sabbia. Intorno a questo spazio si scontro tra Occidente e Oriente e al tempo stesso muovono con cautela e circospezione degli uomi- vuol essere un richiamo alle guerre continue e ni in abito scuro: sono i conservatori del museo, sempre diverse che insanguinano la storia dell’uo- intenti a proteggere il patrimonio loro affidato. mo. Analogamente che nel prologo dell’Agamennone, Perché non è lo scontro di Salamina nella sua c’è un’atmosfera di attesa, carica di inquietudine. connotazione storica a interessare il regista, né la I Persiani rimasti in patria aspettano l’esito della sua lettura vuole rifarsi alla contemporanea, san- spedizione di Serse contro i Greci e si interrogano guinosa contrapposizione di due diverse civiltà, sull’avvenire del proprio popolo così come il coro ma l’intento è quello di proporre una proiezione dei vecchi di Argo si interrogava sulla sorte del- che scavalca i secoli e sottopone all’attenzione l’esercito e dei capi greci impegnati all’assedio di dello spettatore il tema della precarietà delle Troia. fortune umane, la ferocia inutile della guerra, la Improvvisamente un’esplosione scuote il palazzo rovinosa tracotanza, la hybris, di chi, come Serse, dalle fondamenta e provoca una fenditura nel mira a ingrandire a dismisura la propria potenza. muro di fondo: la violenza della guerra irrom- La titanica impresa del basileus, del re, che pe nella calma apparente del museo, rendendo aggioga con un ponte di barche l’Ellesponto, è il tangibile la forza distruttiva che promana da un simbolo di una qualsiasi superpotenza che dispie- teatro di guerra, sia pure lontano, e che minaccia ga uomini e mezzi per le proprie mire espansioni- un popolo e il suo patrimonio culturale e, dunque, stiche e viene sconfitta non dalla forza delle armi, la sua identità. L’idea di Calenda non è suggerita ma dall’ideologia che sostiene un popolo in lotta dalla tragica contemporaneità della guerra in per la propria libertà. Una voce sprona gli Elleni Irak con le note vicende del museo archeologico alla battaglia: “Avanti figli dei Greci, liberate di Bagdad, ma è una intuizione personale prece- la patria, liberate le donne, i figli, le donne, le dente ai fatti di cronaca e legata alla consapevo- sedi degli dèi del paese, le tombe degli antenati. lezza che la civiltà di un popolo e la sua autentica Ora per tutto questo si combatte”... E levandosi sopravvivenza sono legate alla sopravvivenza del al di sopra del tumulto della lotta sospinge con patrimonio culturale e della memoria collettiva forza irresistibile la flotta greca contro l’armata che vanno rigorosamente salvaguardati. persiana. Ma proprio in questo grido si avverte Il reperto custodito con tanta cura al centro della l’eco della terribile, traumatica esperienza degli Ateniesi che avevano subito l’occupazione del- sempre deve guidare l’azione dei vincitori, perché l’Acropoli e la distruzione dei templi, delle statue, la colpa di cui si macchia chi prevale sul nemico, delle tombe da parte dei nemici. se si abbandona alla strage e ai saccheggi, scatena E certo l’estremo rischio corso dalla patria in l’ira e la vendetta degli dèi: quell’occasione detta a Eschilo a distanza di pochi anni, nei Persiani del 472 a.C., il suo atteggia- Ma là dovranno affrontare le sofferenze più mento di condivisione della sofferenza degli scon- terribili, pena della tracotanza e dell’empietà, fitti, il suo inquadramento prospettico dell’evento essi che pervenuti nella terra greca non hanno storico non tanto come un’esaltazione dei vincitori avuto ritegno di rubare i simulacri degli dèi e quanto come una meditazione sul lutto e il dolore di incendiare i templi; gli altari sono distrutti che qualunque guerra porta con sé. e le statue delle divinità giacciono in terra alla La peculiarità dei Persiani non è solo quella di rinfusa, strappate dai loro piedistalli. Compiuti essere l’unica tragedia di argomento storico che ci questi misfatti, patiscono sofferenze non mino- sia pervenuta del teatro greco, ma di offrirci una ri; altre ne avranno, perché la loro disgrazia testimonianza diretta dell’evento. Eschilo aveva non si è consolidata ma va ancora crescendo... combattuto a Salamina, così come a Maratona La tracotanza infatti, quando fiorisce, produce nel 490 a.C, e di fatto nelle parole del Messaggero la spiga della colpa, donde miete una messe di che riferisce le sanguinose fasi della battaglia si copiose lacrime. avverte l’urgenza emotiva di chi di quelle gesta (trad. G. Monaco) era stato gloriosamente protagonista e la consapevolezza della forza ideologica che aveva soste- Così afferma Eschilo nei Persiani (vv. 807-22) e nuto i Greci nel titanico e decisivo scontro con i poi in maniera simile nell’Agamennone (vv. 338- Persiani. 42), esprimendo un concetto che verrà in seguito Certo l’essere un soldato era per Eschilo motivo di ripreso dal pacifista Euripide a condanna di ogni vanto al punto che per la sua tomba compose egli forma di violenza: stesso un epitaffio dove celebrava la sua gloria militare e non la sua attività di poeta. Ma l’orgo- Insensato mortale chi distrugge le città e fa glio del combattente non esclude in lui la coscien- dono di templi e di tombe, asilo dei morti, allo za della negatività della guerra col suo carico di squallore: non potrà che perire! morte e di sofferenza, al punto che anche in una (Troiane 95-7) tragedia “piena di Ares” come I sette contro Tebe emerge con forza il senso della distruzione e del La messa in scena dei Persiani aggiunge un tas- dolore legati agli eventi bellici che accomuna vin- sello significativo al percorso artistico di Calenda citori e vinti, e nel panorama ideologico del poeta e al suo impegno civile sul fronte della costan- assume rilievo il monito alla moderazione che te condanna dell’insensatezza di ogni conflitto 19 20 armato. Una tematica che era già stata posta con il re sconfitto. in luce nell’Agamennone - accanto al problema Neppure Atossa (Piera Degli Esposti) esprime della vendetta e della giustizia legato alle vicende platealmente la sua sofferenza di regina e di della stirpe degli Atridi - e alla quale il regista madre, e tuttavia nella sua manifesta volontà di assegna un ruolo centrale nei Persiani, lasciando non cedere alla sventura e di trovare un rimedio nell’ombra altri temi, come quello dei rapporti per il futuro ricorrendo ai consigli del defunto generazionali tra padre e figlio, tra Dario e Serse. Dario, si cela un senso di cosmico dolore, di tragi- Nello spettacolo siracusano è stata messa in primo ca impotenza, come testimonia il funebre drappo piano la sofferenza e la distruzione apportata nero che ella srotola dall’alto del tetto lungo la dalla guerra al di là di ogni ideologia o apparte- facciata del palazzo dopo il ritorno del figlio. nenza etnica. E anche il punto di vista ateniese, E anche l’ombra di Dario (Osvaldo Ruggieri) che nella tragedia eschilea, pur nel rispetto del dispensa pacatamente i suoi moniti alla modera- dolore dei nemici, appare in filigrana connotato zione e indica nella rinuncia ad aggressive mire dall’orgoglio del vincitore, viene messo in ombra espansionistiche la via per ritrovare e mantenere per dare risalto al cordoglio di un popolo piegato la prosperità: è il rispetto degli dèi e della giusta e vinto. misura a garantire il benessere di un popolo, non Non c’è enfasi nelle voci dei personaggi, ma un la forza degli eserciti. dolore raggelato, contenuto. Composti sono i Solo nel finale, costruito con una struttura ad gesti, luttuosi nella loro semplicità gli abiti, tutti antifona tra Serse (Luca Lazzareschi) e il Coro, il neri e novecenteschi nella foggia. Non urla l’orro- dolore si fa pianto e il tema musicale che percorre re della disfatta subita dall’esercito il Messaggero la tragedia fin dall’inizio esplode nelle note di una (Roberto Herlitzka) che riferisce gli eventi accom- marcia funebre che, riecheggiando le sonorità pagnando le parole con il riflesso condizionato di verdiane delle bande del centro-sud per il Cristo una gestualità militare della quale ha smarrito il morto, accompagna il re sconfitto fuori scena. senso: nella sua rhesis si legge lo sgomento incredulo di chi ha visto crollare inopinatamente una Il saggio è riferito alla versione dello spettacolo forza immensa per mano di un esercito inferiore allestita nel maggio 2003 al Teatro Greco di per uomini e mezzi. E la litania dei nomi dei Siracusa. guerrieri caduti fa da contrappunto luttuoso nella inesorabile sequenza del suo racconto all’elenco dei combattenti partiti al seguito di Serse, pronunciato nella parodo dai dignitari persiani. La terribilità della sconfitta sta tutta in quella responsione che ritornerà ancora nel finale per bocca del Coro nel lungo compianto all’unisono Note di regia di Antonio Calenda 21 Immagini del backstage di Siracusa 22 Persiani è una sofferta elegia sul tema della guer- mettere a parte della grave disfatta persiana. Nel ra, dominata da un profondo senso di pietas. suo monologo - un esempio altissimo di scrittura Persiani, che Eschilo scrisse e rappresentò ad teatrale - s’intuisce un’identificazione dell’autore Atene nel 472 a.C. - e che nel 470, per volontà di con il personaggio, che offre il quadro degli orrori Ierone e alla presenza di Eschilo, fu replicato al di Salamina come se avesse partecipato alla bat- Teatro di Siracusa - apparteneva a una trilogia, taglia (una meravigliosa licenza poetica, poiché assieme a due drammi d’argomento mitologico, è chiaro che solo una staffetta avrebbe potuto purtroppo perduti, Fineo e Glauco, con cui non coprire una tale distanza). aveva alcuna relazione tematica. Non potendo Nel racconto del Messaggero, riverbera inizial- contare su uno sviluppo in forma trilogica, l’au- mente il risentimento verso l’ambizioso Serse, tore impose al testo linearità e semplicità tecnica, unico vero responsabile della sconfitta; egli ora e una notevole incisività e compattezza sul piano ritornerà in patria, lasciando sul terreno della dei contenuti. battaglia una moltitudine di valorosi cavalieri Un clima di partecipata attesa è, infatti, creato persiani, che il messo ricorda in un elencare incal- fin dalle prime battute del coro d’anziani, oppres- zante, disperato, ma in cui vibra anche un accen- so dalla preoccupazione per l’esito della guerra to di recriminazione. Uno spunto che ritroveremo contro i Greci. A Susa - il luogo dell’azione - alla nel coro finale, quando Serse è accolto con rabbia, corte del Re di Persia, da troppo tempo non giun- e solo dopo viene onorato. gono notizie di Serse, partito alla guida di un Anche i sentimenti del Messaggero si placheranno, grande esercito e di un’immensa flotta. Anche la tanto che il suo discorso sembrerà mantenere una regina Atossa, madre di Serse e vedova del gran- sorta d’equidistanza, di contemplatio aeternitatis de re Dario, è tormentata da tragici presagi che rispetto ai fatti: condizione dilatata dalle risposte confida al coro. Ed è molto bello questo dialogo addolorate del coro. Un coro che ho immaginato che, se a un primo livello di lettura, ha semplice- espresso sommessamente, quasi in pianto. mente la funzione di amplificare il senso generale Sarà l’ombra di Dario a riconoscere apertamente di ansietà, rivela in realtà ad Atossa la reverenza nell’ambizione dei Persiani, nell’hybris di Serse, che il coro le riserva, in quanto moglie di Dario: la causa di una così dura punizione divina, cui un sentimento che la regina assume su di sé come seguirà l’ulteriore disfatta di Platea. in una vestizione. In questo momento di necessità, L’avvento di Serse, con i segni dell’umiliazione lei rappresenta per i cittadini una figura materna subita, non farà altro che acuire lo smarrimento nonché un simbolo forte dello stato: un’interdi- di questi piccoli uomini, davanti ai quali il gio- pendenza felice, che offre particolare robustezza vane re cade in ginocchio, raccontando la rovina alla scena. dei propri sogni. E nel ridurre a misura semplice, Creazione poetica di forza ancora maggiore è la umana, la sofferenza di Serse, il lamento del coro figura del Messaggero accorso da Salamina, per fluisce senza arrestarsi: iterazione senile di una 23 24 ��������������������� ������������������ ����������������� ���������������� �������������������������� �������� ���� �������� ��������������������������� ����������������������������������������� ������������������������������������������������������������ ������� ������������������������� ���������������������������������� ��������������������������������������������������������������������������������������������������������� �������������������������������������������������������������������������������� ��������������� ������� ����������������� preghiera che ormai non ha ragione. ���������������������������� ������������������������������� e che continuano a sfilare sotto i nostri occhi, il �������������������������������������������������������������������������� Un monito duro, chiarissimo, a non perdere di monito di Eschilo appare in tutta la sua necessità vista la limitatezza dell’uomo: un monito alla e Persiani diviene metafora di una realtà che ci cui efficacia Eschilo - che pure fu direttamente appartiene. colpito dalla ferocia delle guerre contro i Persiani Quest’evidente contiguità con il nostro mondo, - sacrifica la possibilità di cantare l’eroismo dei ha fatto sì che ci sentissimo autorizzati a cercare, suoi Greci. Conserva invece con fermezza il punto nella recitazione, toni della verità: toni colloquiali di vista dei nemici vinti, dando voce ad una e bassi del vero dolore, canti giocati sulla voce dolenza d’universale validità. sommessa di figure (gli anziani del coro) che sen- Dunque, ancora una volta ci appare naturale tiamo vicine. alludere, attraverso le parole eterne della trage- Un museo dall’architettura settecentesca legger- dia e attraverso le figure in cui la faremo rivi- mente cadente, farà da sfondo allo spettacolo, vere sulla scena, all’immaginario condiviso cui ma il periodo che evochiamo sarà quello della tutti - pubblico e interpreti - possono guardare. seconda guerra mondiale. Nella sala, appeso a L’immaginario di quel Novecento che ci ha inse- una parete e cautamente coperto da teli, qualcosa gnato, al di là di ogni dubbio, come l’ideale di di presumibilmente prezioso: attorno al reperto una pace assoluta sia pura utopia, come ogni si muovono attenti e preoccupati gli anziani del istante di pace si riduca in realtà a un momento coro, nell’intenzione di difendere quel bene da di placata violenza, che paradossalmente spesso un pericolo che dall’esterno li minaccia. Si tratta va difeso con le armi. Ogni uomo oggi conosce del famoso mosaico, oggi conservato al Museo l’inevitabile, oscuro retaggio che la guerra porta Archeologico Nazionale di Napoli, intitolato “La con sé: scie di depravazione e ferocia, che ren- battaglia di Isso” che raffigura il confronto – suc- dono tutti - vincitori e vinti - sofferenti, umiliate cessivo agli eventi di Salamina, conclusosi nega- presenze di una tragica realtà. tivamente per i Persiani – fra il re Dario III e Davanti all’insensatezza dei genocidi, delle per- Alessandro Magno. secuzioni che abbiamo impressi nella memoria La guerra narrata nei versi di Eschilo, la figura- 25 26 zione musiva della battaglia di Isso, il conflitto modo d’aggrapparsi alla memoria, alla dignità che avvolge di rumori e inquietudini il museo e i dell’esistenza; forse un tentativo estremo d’esor- protagonisti... un moltiplicarsi di echi violenti che cizzare la paura, attraverso l’antica ed eterna arte attraversa la storia e si perpetua, dolorosamente, del fare teatro. fino ai nostri giorni. Quella di recitare Persiani sullo sfondo di un “luogo della memoria” non è stata una scelta casuale: musei, monumenti, teatri, sono cattedrali della memoria, che preservano le nostre coscienze, la nostra civiltà, dalla barbarie e dal buio. Non vi è nulla di più importante nella storia dell’uomo, della possibilità di recuperare quotidianamente, costantemente le iconografie della memoria, le identità, le radici... Perderle significherebbe perdere il senso dell’appartenenza, la dignità dell’esistere: doveva essere questo il sentimento di un popolo valoroso, opulento, forte, davanti all’annientamento. Dovevano sentire - i Persiani, dopo la disfatta di Salamina - un senso d’assenza, di annullamento, di smarrimento simile a quello che noi proveremmo se venisse improvvisamente distrutto un monumento su cui sono radicate la nostra cultura e la nostra identità. Quel mosaico è una piccola metafora di tutto questo: e la minaccia incombente della guerra pone in uno stato d’ansietà i vecchi e colti professori che compongono il coro. Anziani, fragili ma dignitosi, lobbie e vestiti scuri a coprire figure scosse dall’angoscia, essi alludono ad una umanità di studiosi d’un tempo, evocano nella nostra memoria un certo mondo culturale italiano dedito alla cura sacrale delle testimonianze del passato. Quando l’eco della guerra riuscirà a invadere la sala museale, essi inizieranno a dire le parole di Eschilo, come una preghiera, o un rito laico. Un “Persiani”: le fotografie di Tommaso Le Pera dell’allestimento a Siracusa in collaborazione con Istituto Nazionale del Dramma Antico Fondazione Onlus diretto da Antonio Calenda Persiani 29 di Eschilo scene di Bruno Buonincontri costumi di Elena Mannini musiche di Germano Mazzocchetti movimenti Catherine Pantigny luci di Nino Napoletano suono di Umberto Fiore regia di Antonio Calenda personaggi Gli Anziani Coro Regina Atossa Messaggero Ombra di Dario Serse interpreti Giancarlo Cortesi Stefano Alessandroni Francesco Benedetto Stefano Galante Hossein Taheri Claudio Tombini Adriano Braidotti Michele Carli Sebastiano Colla Antonio De Rosa Guglielmo Lentini Luciano Pasini Corrado Russo Piera Degli Esposti Roberta Herlitzka Osvaldo Ruggieri Luca Lazzareschi aiuto regista Roberta Torcello assistente alla scenografia Marta Crisolini Malatesta aiuto costumista Giuseppe Avallone assistente costumista Chiara Solari suggeritore Guido Penne aiuto coreografo Luciano Pasini direttore di palcoscenico Mauro Tognali amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti capo macchinista Christian Cerne capo sarta Elena Caucci fonico Umberto Fiore capo elettricista Salvo Manganaro realizzazione scene Teatrotecnica di Salvi e Tacconi snc, L’Aquila; Spazio Scenico srl, Roma; Sir.Co.M. srl, Siracusa; Gruppo Essediuno srl, Roma trasporti Globo srl I costumi sono stati realizzati dal Laboratorio di Sartoria della Scuola dell’Inda première Elsa Malandra calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze cappelli Pieroni Bruno snc, Roma parrucche Rocchetti & Rocchetti srl gioielli Tharros, Firenze elementi in gommapiuma Christian Biasci; Arte Costume, Roma; Francesco Barni spa, Prato prima rappresentazione Siracusa, Teatro Greco, 17 maggio 2003 Piera Degli Esposti 31 Roberto Herlitzka Giancarlo Cortesi Piera Degli Esposti Stefano Alessandroni Roberto Herlitzka 34 Piera Degli Esposti 35 Giancarlo Cortesi Claudio Tombini Giancarlo Cortesi Stefano Galante Hossein Taheri Stefano Alessandroni Roberto Herlitzka Osvaldo Ruggieri 44 45 46 47 51 Luca Lazzareschi Stefano Alessandroni Adriano Braidotti Luciano Pasini Corrado Russo Giancarlo Cortesi Michele Carli Sebastiano Colla “Persiani”: le fotografie di Monica Condini dell’allestimento 2004-2005 ��������������������� ������������������������������������ ���������������� �������������������������� �������� ������������������������������������������ ������������������������������������������������������� ���������������������������� ���������������������������� ������������������������ � �������������������� ���������������� ����� ����������� ������������������������������������� ������������ � � � � � ���� � � � � � ���������� � ������������� � ���������� � �������������� � ����� � ����������������� �������������������� ������������������� ��������������� ��������������� ����������������� ���������������� ���������������� �������������� ������������� ������������� ������������������� ���������������� ���������������� ���������������� ��������������� ���������������������������������������������������������������������������������������� ������������������������������������������������������ �������������������������������������������������������������������������������� ����������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������� �������������������������������������������������������������������������� ������������������������������������������������������������������������������������������ ���������������������������������������������������������������������������������������� ����������������������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������������������������������� �������������������������������������������������������������������������� ��������������������������������������������������������������������������������������� ���������������������������������������������������������������������������������������������������� ������������������������������������������������������������������������������������������ ��������������������������������������������������������������������������������� �������������������������������������������������������������������������������� �������������������������������������������������������������������������������������������������� in collaborazione con Istituto Nazionale del Dramma Antico Fondazione Onlus diretto da Antonio Calenda Persiani 61 di Eschilo scene di Bruno Buonincontri costumi di Elena Mannini musiche di Germano Mazzocchetti movimenti Catherine Pantigny luci di Nino Napoletano suono di Umberto Fiore regia di Antonio Calenda personaggi Gli Anziani Coro Un custode Regina Atossa Messaggero Ombra di Dario Serse (Primo Corifeo) interpreti Giancarlo Cortesi Stefano Alessandroni Francesco Benedetto Stefano Galante Claudio Tombini Adriano Braidotti Sebastiano Colla Massimo Masiello Luciano Pasini Corrado Russo Laura Bussani Piera Degli Esposti Luca Lazzareschi Osvaldo Ruggieri Luca Lazzareschi aiuto regista Roberta Torcello assistente alla regia e alle coreografie Luciano Pasini aiuto costumista Elena Caucci suggeritore Guido Penne direttore degli allestimenti Paolo Giovanazzi direttore di scena Mauro Tognali amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti capo macchinista Christian Cerne macchinista Stefano Visintin capo elettricista Beppe Pizzo fonico Umberto Fiore sarta Marina Arcion macchinista in allestimento Massimo Tatarella elettricista in allestimento Massimo Carli realizzazione scene Teatrotecnica di Salvi e Tacconi snc, L’Aquila; Spazio Scenico srl, Roma; Sir.Co.M. srl, Siracusa; Gruppo Essediuno srl, Roma trasporti Globo srl I costumi sono stati realizzati dal Laboratorio di Sartoria della Scuola dell’Inda première Elsa Malandra calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze cappelli Pieroni Bruno snc, Roma parrucche Rocchetti & Rocchetti srl gioielli Tharros, Firenze elementi in gommapiuma Christian Biasci; Arte Costume, Roma; Francesco Barni spa, Prato prima rappresentazione dell’edizione invernale Trento, Teatro Sociale, 29 marzo 2005 62 Claudio Tombini Sebastiano Colla Piera Degli Esposti Luciano Pasini Stefano Galante Francesco Benedetto 63 64 65 66 67 Piera Degli Esposti 68 Adriano Braidotti Francesco Benedetto Claudio Tombini 69 Piera Degli Esposti 70 Corrado Russo, Stefano Alessandroni, Sebastiano Colla, Francesco Benedetto, Claudio Tombini, Massimo Masiello, Piera Degli Esposti 71 72 73 Piera Degli Esposti Osvaldo Ruggieri 74 Piera Degli Esposti Osvaldo Ruggieri 75 76 77 Persiani di Eschilo traduzione di Monica Centanni Daniela Giovanetti Persiani di Eschilo traduzione di Monica Centanni fecondo: CORO Noi qui, soli rimasti di tutti i Persiani partiti Susiskanes e Pegastagon, egizio di stirpe, per la terra greca, Fedeli ci chiamano, e il forte Arsames, che Menfi sacra governa. custodi dei molti tesori e della reggia, d’oro splen- E poi Ariomardos che regna sull’antichissima dente: Tebe: per la nostra età veneranda lo stesso signore, ai remi delle loro navi moltissimi uomini Serse, il Gran Re, il figlio di Dario, incredibili, avvezzi a remare per le paludi del delta. noi prescelse a vegliare sulla sua terra. E poi anche i Lidi, in gran massa, Ora però, nell’attesa del ritorno del re la gente che sa la dolcezza del vivere, e di tutti i guerrieri, ora e domina su tutti i popoli del continente: un cattivo presagio troppo forte, dentro, agita il Mitragathes li conduce, con il valoroso Arkteus, cuore d’angoscia. regi governatori. Perché tutto quanto v’era in Asia di forte, E poi gli abitanti di Sardi, d’oro splendente, dall’Asia è partito! E qui è tutto un guaito per quei si slanciano su innumeri carri: giovani uomini! fila di carri a due, a tre tiri, E intanto nessun messaggero, nessun cavaliere terrificante è il loro spettacolo. arriva qui, nella città dei Persiani. E poi gli abitanti del sacro Tmolo, sicuri Loro alle spalle lasciarono Susa, Ecbatana, che giogo di schiavitù imporranno sul collo alla e l’antica fortezza di Cissia, e andarono: a cavallo alcuni, altri su navi, e altri ancora a piedi andavano, Grecia: Mardon, Tharybis, incudini forti contro i colpi di lancia; e gli arcieri a unirsi in torma guerriera. di Misia; e poi Babilonia d’oro splendente Amistres è partito, ed è partito anche Artafrenes, invia in lunghe file un composito esercito: e Megabates e Astaspes, guerrieri su navi, e altri, fidenti nella forza tesa condottieri di genti persiane, re che son sudditi al Gran Re. Ecco, accorrono alla testa di un esercito immenso, dell’arco. Così tutte le genti, l’arma in pugno, da tutta l’Asia vanno: arcieri potenti e cavalieri: un corteo agli ordini del formidabile Re. a vedersi terribili, in battaglia superbi, Questo era il fiore degli uomini della terra di pronti a rischiare con coraggio la vita. Artembares è partito, che gode della mischia a cavallo, e Masistres e il nobile Imaios, arciere potente; e Farandakes, e Sosthanes, alla testa dei suoi cavalli. Altri ancora ne mandò il Nilo che è grande e scorre Persia: e ora è partito; tutti quanti la terra d’Asia aveva nutrito, tutti ora li piange: troppo forte è la nostalgia. I padri, le madri, le spose contano i giorni, giorno per giorno: ma il tempo s’allunga, e tremano di paura. 81 82 La traversata è compiuta: l’esercito del re, distruttore di città, tumulti di cavalli in battaglia, città devastate e distrutte. è passato di là, sulla vicina sponda di terra. Su un ponte di zattere legato con funi di corda, Ma un giorno impararono a guardare le ampie vie ha traversato lo stretto di Elle Atamantide: del mare quel passaggio chiodato Che di schiuma imbiancano se forte soffia il vento, è un giogo gettato sul collo del mare. a guardare dell’acqueo paradiso; ad affidarsi ai cavi sottili di corda, a macchinosi L’Asia è terra ricca di genti: un re bellicoso, al comando, ordigni, per trasportare le truppe di là del mare. conduce quel gregge divino alla conquista di tutta la terra. Ma se è un dio che trama l’inganno, Per due vie lo conduce: per terra e anche per mare chi, se è uomo mortale, potrai mai scampare? egli conta su validi condottieri. Lui, Chi mai saprà tenere ben pronto il suo piede, che nasce dal seme dell’oro; per saltare oltre l’ostacolo e mettersi in salvo? lui, l’uomo eppur pari agli dèi. E lei, che come amica dapprima si mostra, lei, che scodinzola incontro, Un lampo scuro gli brilla negli occhi: come cagna, occhi di drago iniettati di sangue. lei, Ate, che spinge il mortale dentro la rete ben Molti i guerrieri di terra, molti i combattenti sul mare, tesa: da là all’uomo è preclusa ogni fuga, ogni scampo. dietro, di corsa, al carro assiro: contro uomini che nella lancia cercano la gloria, Per questo il mio cuore è ammantato di nero, l’Ares dell’arco egli conduce. straziato dal terrore, «ah! Nessuno al mondo potrà resistere Per l’esercito persiano», alla grande corrente del fiume d’eroi; che mai in città giunga nessun solido argine arginare potrà l’annuncio che priva di uomini resta la gran rocca l’invincibile onda del mare. di Susa. All’esercito persiano fare fronte non si potrà: prode è il cuore della sua gente. E la cittadella di Cissia Farà eco a quel grido, Dagli dèi fu assegnato un destino, che forte «ah!» vigeva in antico: ai Persiani imponeva Risponderanno le torme confuse guerre che abbattessero rocche, di donne, e faranno a brani i loro pepli di bisso. compagna, di un dio tu sei madre – se mai, no, il dèmone antico al nostro esercito non ha voltato le Perché si, tutti, cavalieri e fanti, tutti i guerrieri, spalle. via se ne sono andati, come uno sciame d’api, ci hanno lasciato: dietro il condottiero, REGINA l’esercito tutto ha varcato quel giogo sul mare, Per questo sono qui: ho lasciato la mia reggia fissato da entrambe le rive d’oro, e il talamo che fu mio e di Dario, perché alla sponda di terra. l’angoscia mi strazia il cuore. Ecco dunque a voi racconterò una storia che non viene da me, ma è E i letti, privi dei maschi, per il rimpianto sono spaventosa, miei cari! pieni di lacrime, Che mai la grande ricchezza non vada in polvere: le donne persiane tutte molli di pianto, ciascuna abbattuta a terra, presa a calci, l’immensa fortuna ha nostalgia del suo uomo: che Dario innalzò, non senza l’aiuto divino. a lui, guerriero focoso, focoso amante, ha detto Certo ancora sono intatte le mie fortune, nessuno le addio, e ora è sola, spaiata nel giogo. tocca: ma per l’occhio ho paura, per l’occhio della casa che è – io credo – la presenza del suo padrone. Perciò, poiché così stanno le cose, consigliatemi Ma ora su, Persiani, sediamoci qui voi, voi Persiani, vecchi Fedeli: in voi sta ogni buon Presso questa dimora antica consiglio su cui posso contare. E i nostri pensieri siano saggi e profondi: CORIFEO incalza necessità. Questo puoi tenerlo per certo, Signora di questa Cosa farà mai ora il re Serse. terra : a noi mai devi chiedere due volte una parola Avrà vinto la potenza dell’arco? o un atto, che possa farti da guida. Oppure la punta di una lancia sarà stata più forte? REGINA Ma ecco, come lampo di sguardo divino, una luce Sempre, ogni notte, sono in preda a una ridda di s’avanza: è la madre del re, è la mia regina! Di fronte a lei mi prostro. sogni, da quando mio figlio, è partito con l’esercito in armi per distruggere la terra di Ionia. Ma mai, no, ho fatto un sogno così chiaro come quest’ulti- Dobbiamo rivolgerci verso di lei per salutarla, ma notte. a lei tutti rivolgere le nostre parole di omaggio. Due donne mi apparvero: erano belle le loro vesti. Una era abbigliata con vesti persiane, l’altra con CORO vesti doriche: le avevo davanti agli occhi, ed erano - O tu, Signora, la più nobile tra le donne persiane entrambe di statura imponente, molto più alte dalle forme sinuose, madre augusta di Serse, sposa delle donne esistenti, e di incomparabile bellezza. di Dario, salve: di un dio tra i Persiani sei stata Erano sorelle di sangue, della stessa stirpe: a una 83 84 era toccato in sorte di abitare la terra greca, all’al- nostre parole, ma neppure rassicurarti: gli dei tu tra la terra dei barbari. devi pregare e supplicare, se un segno sinistro tu C’era un contrasto tra loro, a quanto mi parve di hai visto, devi chiedere a loro di allontanarlo, e che vedere, erano ostili l’una all’altra; mio figlio se ne tutto vada per il meglio, per te e per i tuoi figli, per accorse e le tratteneva, cercava di ammansirle: la città e per quanti ti sono cari. Poi dovrai ver- ecco... le lega entrambe al giogo di un carro; ecco... sare libami alla Terra e ai morti. Chiedi che siano impone loro le redini al collo. E una stava ritta propizi; che Dario, il tuo sposo, lui che dici di aver come una torre, fiera di quei finimenti e prestava visto durante la notte, mandi tutto il bene possi- docile la bocca alla briglia: ma l’altra recalcitra- bile a te vostro figlio: là, dalle viscere della terra, va. Ecco... con le mani le bardature del carro fa a mandi il bene alla luce e tutto il male che al bene si pezzi, a forza si strappa: è senza morso, e spezza oppone, lo trattenga giù, nella terra, nascosto nel- il giogo a metà. Cade mio figlio; e c’è anche suo l’ombra di tenebra. padre presente, Dario là in piedi che lo commisera. Questo con il mio presago cuore, per il tuo bene io Serse allora, non appena se lo vede davanti, si fa a ti consiglio, e andrà tutto bene, ne siamo certi! brani la veste che aveva addosso. REGINA Questo è il sogno che ho fatto stanotte. Ma certo, lo so, tu mi sei amico: per il bene di mio E quando mi alzai, immersi le mani nell’acqua figlio e della mia casa, mi hai dato questo responso. pura di fonte, la mano del sacrificio accostai all’al- Davvero vada tutto per il meglio! Ora tutto quanto tare, perché volevo fare un’offerta lustrale agli dèi mi hai prescritto di fare, io lo farò: sacrificherò agli che allontanano il male, e questo è il loro rito. dei e a chi mi è caro e sta sottoterra, subito appena Ma ecco... vedo un’aquila che fugge e vola verso rientro a palazzo. Ma c’è ancora qualcosa che vor- l’altare di Febo il terribile; terribile è la mia paura: rei sapere, miei cari: dove dicono stia Atene? resto là, ammutolita per il terrore, miei cari. CORIFEO E subito dopo, ecco..un falco si precipita, in volo: lo È lontano, verso Occidente, dove il Sole potente nel vedo avventarsi sull’aquila e con gli artigli spennar- tramonto si strema. le il capo; e quella, inerte non reagiva. REGINA Per me è stato angoscioso vedere tutto questo; per E dimmi, mio figlio perché desiderava fare sua voi ora è angoscioso udirne il racconto. preda proprio quella città? Ma tenete bene a mente ciò ce ora vi dico: mio CORIFEO figlio, se sarà fortunato nelle sue gesta, sarà un eroe Perché così tutta l’intera Grecia sarebbe diventata ammirato da tutti; ma se invece avrà sfortuna...lui suddita del Gran Re. no, alla città non ha da rendere conto: torni salvo REGINA comunque! ritorni a reggere questa sua terra! Hanno dunque un esercito tanto forte di uomini? CORIFEO CORIFEO Non vogliamo, madre, spaventarti troppo con le È un esercito potente, che ha già inflitto ai Medi gravi sconfitte. porto di tesori, ti annuncio che in un solo colpo REGINA una grande fortuna è andata distrutta: il fior fiore E cos’altro hanno ancora? Hanno grandi ricchezze dei Persiani giace a terra, reciso. nella loro reggia? Ahimè, è orribile essere il primo ad annuncia- CORIFEO re sciagure! Eppure è necessario... tutto quanto Una vena d’argento hanno: questo è il solo tesoro abbiamo subito va rivelato, Persiani: è proprio così, della loro terra l’esercito dei barbari, tutto, è stato annientato. REGINA E sono bravi anche loro con le frecce e con l’arco? CORO CORIFEO Terribili pene, {sventure} inaudite: No: impugnano la lancia e combattono a piedi da è la rovina! ah! ah! bagnatevi di lacrime, Persiani, fermi, con scudi pesanti. a udire un tale dolore. REGINA MESSAGGERO E chi è alla testa di quell’esercito? Chi è il loro Davvero tutto, laggiù, s’è compiuto! E io che ormai padrone? più non ci speravo, vedo il giorno del mio ritorno. CORIFEO Si vantano di non essere schiavi di nessun uomo, CORO sudditi di nessuno. Oh, lunga, troppo lunga, questa nostra REGINA vita: davvero un’eternità per noi vecchi si è rive- E come possono difendersi allora, quando i nemici lata, in armi li assalgono? ad ascoltare questa sciagura davvero inattesa. CORIFEO MESSAGGERO Possono! Tanto che hanno distrutto un esercito di Si, io ero là: non per discorsi sentiti da altri, Dario, che pure era numeroso e potente. Persiani, posso raccontarvi quali pene soffrimmo. REGINA Incredibile questo che mi dici! Per i parenti dei guer- CORO rieri che sono partiti c’è davvero da stare in pena. Ah! inutili CORIFEO le molte e molte frecce che insieme Ma ecco, credo che presto saprai tutto e avrai noti- dalla terra d’Asia scoccarono, verso la Grecia zie precise: questo che sento è il passo di corsa di terra, divina terra esecranda. un guerriero persiano – lo riconosco – e ti porta il racconto chiaro di ciò che è successo, bene o male MESSAGGERO che sia. Sono piene di cadaveri miseramente disfatti le MESSAGGERO spiagge di Salamina e là intorno, per ogni dove. Città di tutta la terra d’Asia, terra di Persia, vasto No, non bastavano gli archi: tutto l’esercito, 85 86 distrutto! Dall’assalto delle navi è stato annientato. tre corpi sballottati che cozzano sulla dura costa Ah, Salamina, nome sopra ogni altro odioso! Ah, dell’isola delle colombe. Atene, come piango a ricordare il tuo nome! Veniva dal paese delle sorgenti del Nilo d’Egitto, Farnuchos: con lui, dalla stessa nave, Arkteus, CORO Adeves, Feresseuse caddero in mare. Tremenda sì, Atene per i suoi nemici! Matallos di Crisa era a capo di diecimila uomini e Ricorda che ora è morto; condottiero di trentamila cavalli neri, troppe donne ha reso sterili fulva, folta, selvatica era la sua barba: ora ha cam- spose, vedove ormai dei loro uomini. biato colore, tinta in un bagno rosso di sangue. E Arabos, il mago; e Artabes della Battriana: ora REGINA sono laggiù, cadaveri che si decompongono, stra- Sto in silenzio da tempo sgomenta, colpita dalla nieri in quella dura terra. sciagura. Passa il segno questa disgrazia e non E Amistris e Amfistreus, che brandiva la lancia che sopporta né parole, né domande. tanti colpi aveva inflitto; e il nobile Ariomardos Ma tuttavia, Necessità costringe i mortali a soppor- lutto ora porta a Sardi; e Seisames di Misia; e tare sciagure: sono gli dei che ce ne fanno dono! Tharybis, capo di una flotta di duecentocinquanta Scopri dunque tutto il dolore: parla, sii forte anche navi: veniva da Lirna, era l’immagine della bellez- se ti viene da piangere per la sciagura, racconta! za e ora giace, morto di una brutta morte. Davvero C’è qualcuno che non sia morto? Chi dobbiamo non ebbe fortuna! Siennesis poi, che era un cam- piangere fra i condottieri di tutti quei popoli? Chi pione di coraggio, il comandante dei Cilici, da solo tra i comandanti in carica cadde e lasciò la sua inflisse gravissime perdite ai nemici, ed è morto schiera? con gloria. MESSAGGERO Ho fatto <qui> menzione dei capi, soltanto: di Serse, lui, vive! E vede ancora la luce del sole. tante sciagure ben scarso è il mio resoconto. REGINA REGINA Queste tue parole portano alla mia casa una luce Ahi ahi, abisso di sciagure è questo che sento: onta grande; è giorno che splende dalla notte più nera! per i Persiani, e acuti singulti. Ma ancora dimmi, MESSAGGERO parlami ancora: erano così numerose le navi dei Ma Artembares, invece, che era alla testa di die- Greci, tante da attaccare battaglia e dare l’assalto cimila cavalli, è un corpo sbattuto sulle rocciose contro la flotta persiana? coste dei Sileni. E Dadakes, capo di mille uomi- MESSAGGERO ni...un colpo di lancia, un agile salto e fu balzato No, davvero: di questa puoi essere certa! Stando al giù dalla nave. E Tenagon, il nobile principe dei numero, doveva vincere la flotta dei barbari: a Battriani, vaga cadavere intorno all’isola d’Aiace e contare tutte le navi che avevano i Greci, si arri- il mare ne fa scempio. Lilaios, Arsames, Argestes: va a trecento, più una decina di navi scelte. Serse invece – questo lo so di preciso – guidava una tutto l’orizzonte del cielo, allora schierino la flotta flotta di mille navi, e le aveva condotte tutte quan- in tre file, e presidino gli sbocchi e tutti i varchi del te, più le navi speciali, da corsa, che erano due- mare. E intanto le navi si appostino intorno all’iso- centosette. Questo è il conto: non ti pare che non la d’Aiace: e così, se per caso i Greci fossero riusciti dovevamo perdere in questa battaglia? Ma andò a scampare alla morte e fossero riusciti a trovare così: fu un dèmone che volle distruggere il nostro una via di fuga furtiva sulle loro navi, a tutti loro esercito e caricò i piatti della bilancia con fortune - disse – sarebbe stata mozzata la testa. Così parlò: di peso ineguale. Gli dei salvano sempre la città troppo fiducioso era il suo cuore e non sapeva cosa della Pallade dea! gli stavano preparando gli dei! Loro, in buon ordi- REGINA ne, ubbidienti <...> si apprestavano a preparare il E allora, è inespugnabile la città di Atene? pranzo, e i marinai intanto mettevano a riposo i MESSAGGERO remi, bene appoggiati sui loro scalmi. Dove ci sono veri uomini, là è un baluardo invin- E poi che la luce del sole si affievolì e calò la notte, cibile! ognuno allora riprendeva il suo posto ai remi sulle REGINA navi, ciascuno in armi al suo posto. E fila per fila, Ma l’inizio dell’attacco, come fu? Racconta: chi lungo ogni nave, si passavano l’ordine, e avanzava- attaccò battaglia, i Greci? O fu mio figlio forte del no, ciascuno al posto assegnato. Per tutta la notte i numero delle sue navi? condottieri delle navi fecero muovere avanti e in MESSAGGERO dietro l’intera flotta. Chi diede inizio, o Signora, a tutto quel disastro, fu Avanzava la notte, ma i Greci non tentavano fughe la vendetta divina che non perdona, o un dèmone furtive da nessuna parte. E quando il giorno, con malvagio venuto da chissà dove. i suoi cavalli splendenti, invase tutta la terra – Un uomo, un greco, arrivò dal campo ateniese e splendida vista di luce – riecheggiò, dalla schiera disse così a tuo figlio Serse: che appena fossero dei Greci, un rimbombo prima ... ecco sembrava calate le ombre nere della notte, i Greci non sareb- un canto, una musica sacra; e alta ne riprodusse bero rimasti a sostenere l’attacco, ma sarebbero la roccia dell’isola l’eco. Il terrore calò sui barbari, balzati ai remi, per scappare chi da una parte chi vacillava ora ogni certezza: no, non per la fuga da un’altra, nella speranza con quella fuga furtiva intonavano i Greci quel sacro peana! Era un inci- di salvarsi la vita. tamento a lanciarsi in battaglia con coraggio da E lui subito, come sentì questa storia, non si avvide prodi! dell’inganno del greco e neppure si accorse che Il suono di una tromba, e ovunque, là, divampò gli dei volevano il suo male, e pronunciò questo la battaglia. Ecco il rumore dei remi che simulta- discorso a tutti i capitani delle navi: ordina che neamente battono l’acqua profonda del mare, a non appena la vampa dei raggi del sole scemerà un solo comando; ecco tutti insieme appaiono, ora sulla terra, e la tenebra prenderà il suo posto in possiamo vederli! L’ala destra prima, ben schiera- 87 88 ta, avanzava alla testa della formazione, e tutta la mai in un solo giorno morì un numero così grande flotta veniva dietro. E intanto un grido, alto, si udì: di uomini. «Figli dell’Ellade, avanti! Liberate la patria, libe- REGINA rate i vostri figli, le donne, i templi dei nostri dèi, i Ahi, ahi, un mare immenso di sciagure erompe sui sepolcri dei nostri antenati! Tutto è in gioco: qui e Persiani e su tutta la gente dei barbari! ora è la sfida!». MESSAGGERO Dalla nostra parte, come una risacca rispose il Ma sappi che non siamo neppure a metà del disa- frammisto brusio delle lingue persiane. Non c’era stro. Sul nostro esercito si è abbattuta poi una più un istante da aspettare! disgrazia così grande, che vale il doppio di quanto Ecco, ogni nave con il suo rostro di bronzo urta già pesava. contro una nave nemica; una nave greca diede REGINA inizio all’attacco e spezzò via i rembi di una nave E quale evento può esserci ancora peggiore di que- fenicia; le prue l’una contro l’altra puntavano, di sto? Parla! Qual è la disgrazia che dici s’è abbattu- qua, di là, si agitavano. Dapprima la marea del- ta sull’esercito, ad aggravare ancora di più il conto l’armata persiana fece fronte all’attacco: ma presto del nostro disastro? la gran massa di navi rimase accalcata nello stretto MESSAGGERO passaggio, e non potevano più prestarsi soccorso Quanti tra i Persiani erano nel fiore delle forze, l’un l’altra; ma si intralciavano invece, urtavano quanti erano nobili d’animo ed eletti di nascita, una sull’altra coi loro stessi rostri, e si spezzavano i primi su cui il re poteva sempre contare, sono i remi. Le navi greche con destrezza giravano loro morti tutti senza onore! intorno, le urtavano, facevano rovesciare gli scafi: REGINA non si vedeva più l’acqua del mare, ma una massa Me infelice, per questa sventura! Come sono di rottami di navi e corpi di morti; e cadaveri e morti? cadaveri sulle rive, sugli scogli intorno. MESSAGGERO È la fuga poi, senza più nessun ordine: ogni nave C’è un’isola là, davanti alla costa di Salamina; – ed erano tante nell’esercito dei barbari – rema è un’isoletta, non ha approdi per le navi: Pan la scomposta in fuga. E gli altri brandivano i remi frequenta con le sue danze, lungo la spiaggia sul spezzati, i rottami di legno, e continuavano a col- mare. pire, a massacrarci – come dei tonni, una retata di Serse li aveva mandati là, quei disgraziati, perché pesci – a farci a pezzi la spina dorsale. L’acqua del qualora i nemici in rotta dalle navi avessero cerca- mare era tutta un pianto, tutta un lamento; final- to salvezza nell’isola, li avrebbero uccisi: là i solda- mente calò l’occhio nero della notte, e fu finita. ti greci sarebbero stati facile preda; e poi avrebbero Ma la caterva di tutte quelle sciagure, neppure se anche potuto trarre in salvo i nostri caduti in mare. continuassi a raccontare di fila per dieci giorni, no, Ma non aveva previsto bene cosa sarebbe successo! non potrei esaurirla. Sappi questo, soltanto: che Non appena un dio ebbe dato ai Greci la vittoria in quella battaglia navale, essi subito si bardarono della sete anelando l’acqua di una fonte, <sfiniti delle loro belle armature di bronzo e saltarono giù altri> nell’ansimo della fatica. Noi, ci inoltram- dalle navi; ecco, circondano l’isola tutt’intorno, mo nel territorio della Focide, fino alla Doride e e non c’è più via di scampo. Da ogni parte pio- al golfo Maliaco, dove il fiume Spercheo irriga la vevano colpi su colpi: pietre scagliate dai Greci, piana con le sue acque feconde; e poi la pianura frecce dalle corde dei loro archi; e i nostri cadeva- di Acaia e le città dei Tessali ci accolsero, stremati no morti, uno dopo l’altro. Alla fine tutti insieme dalla fame. E là moltissimi morirono di sete e di sferrano l’attacco decisivo: è il rombo di un solo fame, le due piaghe che ci torturavano. assalto! Sono colpi, carni fatte a pezzi, smembrate, Attraverso la regione di Magnesia giungemmo è il massacro di quei disgraziati, finchè tutti, tutti quindi in Macedonia, fino a traversare il guado del- persero la vita! l’Axios, fino alle paludi di Bolbe, al monte Pangeo, Serse allora pianse: davanti agli occhi aveva un fino alla terra degli Edoni. Ma proprio quella notte abisso di sciagure. Il suo seggio era posto in vista un dio mandò una gelata fuori stagione e ghiacciò dell’intero campo di battaglia, su un’altura eleva- tutto il corso del sacro Strimone. Allora, chi prima ta sopra la distesa del mare; si strappò le lunghe non credeva affatto agli dei, là si metteva a pre- vesti, alto si levò il suo lamento! E subito dà gli gare, a supplicare, prostrato ad adorare Terra e ordini alle truppe di terra e si getta in una fuga Urano. E quando i soldati ebbero finito di invocare scomposta. a lungo gli dèi, provarono ad attraversare il fiume Questa è la disgrazia che si aggiunge a quella gelato: chi di noi riuscì a passare di là d’un balzo, prima: su tanto abbiamo da piangere. prima che si diffondessero i raggi divini del sole, REGINA riuscì a salvarsi. Ma arde fulgente lo splendido Ti odio, dèmone che così hai ingannato le speranze disco del sole, e i raggi sciolgono la superficie del dei Persiani! Un’amara punizione ha avuto mio guado, col caldo della loro vampa:cadevano allora figlio dalla gloriosa Atene: non bastavano tutti quei uno dopo l’altro, e fortunato fu chi più presto ebbe barbari che Maratona già aveva ucciso? Mio figlio interrotto il respiro di vita. pensava di poter compiere la loro vendetta e si è I superstiti che erano riusciti a mettersi in salvo tra- tirato addosso questa immensa mole di sciagura. versarono la Tracia, con fatica dopo molte sofferen- Ma tu dimmi, le navi che sono scampate al disa- ze - certo sono rimasti ben pochi! – fino a rifugiarsi stro, dove le hai lasciate? Sai indicarmi dove, pre- nella loro terra, nelle loro case. Perciò la città dei cisamente? Persiani ora può piangere, rimpiangere la sua gio- MESSAGGERO ventù, il frutto più caro di questa terra. Quanto ho I comandanti delle navi superstiti si danno a una detto è vero, e ancora tralascio di raccontare molte fuga affannata, scomposta, e il vento gli aiuta; sciagure che sui Persiani il dio fece piombare. l’esercito di terra invece – ciò che ne rimaneva – si CORO è disfatto in suolo di Beozia, alcuni tra i tormenti O dèmone delle terribili pene! Come sei pesante e 89 90 schiacci sotto ai tuoi piedi la gente persiana! quel giovane, delicato piacere: a tutto, addio! REGINA Piangono ora di un pianto insaziato. Ah, me disgraziata: per l’esercito è tutto finito! O E anch’io sulla sorte di che se n’è andato visione della notte, che mi sei apparsa nel sonno, Alzo il canto del lutto che qui si conviene. con quanta chiarezza mi mostrasti queste sciagure! E voi, invece, prendevate alla leggera i miei presa- Tutta, tutta ora piange gi! la terra d’Asia svuotata. Tuttavia, poiché mi avete dato questo responso, Serse era la guida, ah, prima di tutto voglio andare a pregare gli dèi, e poi Serse fu la rovina, ah, verrò a portare offerte alla Terra e ai morti: andrò Serse sventatamente tutto condusse a prenderle nella mia reggia. So che la mia offerta In quelle navi di morte sul mare. è tardiva rispetto a tutto quanto già è accaduto; Ma perché invece Dario, prima, era indenne, ma vorrei che per il futuro ci attendesse una sorte alla testa dei suoi arcieri, tutti persiani, migliore. lui, l’amato condottiero di Susa? E voi, dopo tutto questo, voi che siete i Fedeli dovrete darmi fidati consigli. Quanto a mio figlio, Guerrieri di terra e insieme guerrieri di mare, se arriva qui prima che io ritorni, consolatelo e ali di lino occhi scuri sul mare, scortatelo fino alla reggia: accompagnatelo, che le navi, ahi, li guidarono, non aggiunga, a tutte queste sventure un’altra le navi, ahi, li rovinarono: sventura. navi, assalti, dappertutto il disastro dagli scontri con gli Ioni. CORO A malapena è scampato lo stesso sovrano – così ci Zeus, tu sei il re : <...> i Persiani hanno detto – erano tronfi d’orgoglio, erano ricchi di genti, attraverso le pianure di Tracia, e ora quell’esercito tu hai annientato, attraverso gli orrori per via. e Susa ed Ecbatana di nero dolore hai velato. E quelli che per primi trovano la morte ah! Molte donne con tenere mani Prede del destino ah! si stracciano i veli; Intorno alle spiagge cicree ah! una pioggia di lacrime inonda i seni: <sono straziati!> Piangi, dilàniati, così fanno parte del loro dolore. profondo sia l’urlo, Prima, le spose persiane con dolci lamenti fino al cielo salga il dolore ah! Si struggevano per la nostalgia di rivedere leva un lungo ululato, il compagno, a cui s’erano appena accoppiate; alta voce di questa pena. quelle dolci coltri del letto di spose, Putridi di crudo salso ah! siano grati al padre di mio figlio. Sono le offerte Straziati dai muti che i morti dolcemente blandiscono: buon latte Figli del mare incorrotto ah! bianco di vacca pura, le stille che produce l’ape dai È in lutto ogni casa, privata del suo fiori – il miele tutto dorato – mescolati insieme con Signore: e i genitori senza più figli (dispersi) l’acqua di una fonte vergine, e alla pura bevanda Per disgrazia divina ah! che sgorga dalla terra, selvatica madre. Ecco il Per la pena invecchiano, vino, la delizia della vite vetusta; e inoltre, dall’al- a sentire tutto questo dolore. bero che ha sempreverdi le foglie, dal lucente E i sudditi d’Asia, ulivo, ecco il frutto fragrante; e poi ghirlande di già più non obbediscono alla legge persiana, fiori, sbocciati dalla Terra feconda. si sottraggono ora al tributo Ora i miei cari, accompagnate queste offerte per gli imposto dai loro sovrani; Inferi con sacri inni, ed evocate il genio di Dario. già a terra più non Io, intanto, farò bere alla terra queste offerte, così si prostrano: è distrutta raggiungeranno gli dèi della terra. tutta tutta la potenza regale. CORO La lingua degli uomini Tu, sposa del Re, tu dai Persiani venerata regina, non ha più freni; il popolo, sciolto, tu devi mandare i libami alle dimore di sottoterra: ora parla, liberamente: noi canteremo inni intanto, per chiedere agli dèi il giogo del nostro potere s’è sciolto! che scortano i morti Intrisa di sangue è la terra di essere buoni con noi, da sotto la terra. di Aiace; onde la battono, intorno: Avanti, puri dèmoni ctoni, là, in quell’isola, la Persia tutta è sepolta! terra, Hermes e tu re degli Inferi mandate su quest’anima, che venga alla luce! REGINA Perché se esiste un rimedio più forte di queste scia- Miei fedeli, chi ha conosciuto disgrazie sa che quando i mortali sono travolti dalle ondate del gure, lui lo conosce; lui, solo fra tutti i mortali, potrà dire il limite di male, allora usano aver paura di tutto. questo male. Così ora è per me: tutto è pieno di paura. Negli Ah! occhi, le immagini dell’odio degli dèi; negli orecchi Mi ascolta il beato, il re pari agli dèi, mi ascolta? rimbomba uno strepito, e non è certo un peana! Le barbare, chiare parole della mia lingua, Un colpo così forte di sciagure stravolge di terrore i diversi lamenti così duri a sentirsi, li ascolta? la mente. La pena del mio immenso dolore Così sono venuta qui, senza cocchio, senza sfarzo, metterò nel mio urlo: di nuovo qui dalla mia reggia, e porto libami che ma dal cuore della mia terra, lui mi ascolta? 91 92 Avanti tu, Terra, e voi tutti, Signori degli Inferi, concederete che quello spirito grande chi ti amava! Perché tutte queste sciagure, signore? Signore, venga qui dalle vostre dimore. Il dio dei Persiani, della gente di Susa: <perché?> E possibile per due volte ancora per quale colpa questi lamen- lui mandate quassù, ti? lui, il più grande che mai Per tutta la terra <...> relitti di navi a tre scalmi, sia stato sepolto in terra di Persia. disfatte! Ah! navi che non son più navi, non più navi. Ah! OMBRA DI DARIO Mi era caro quell’uomo, {...} caro mi è questo Fedeli tra i fedeli, compagni della mia giovinezza, tumulo: vecchi Persiani, quale pena affligge il nostro paese? amavo quel suo modo di essere che qui è sepolto. La terra risuona di gemiti, è colpita, spaccata. Aidoneo, scortalo su, fallo apparire, Aidoneo! E voi poi che cantate questo canto luttuoso, e que- Fa’ apparire {Dario}, il divino sovrano, Dario! Eh! ste nenie che evocano le anime dei morti! Pietoso è il canto con cui mi evocate, ma non è facile uscire Mai lui fece morire i suoi uomini, di là – non è facile! – perché gli dèi inferi sono più mai le sue guerre portarono disastrosa rovina; buoni a prendere le anime, che a lasciarle andare. «mente divina», in Persia, «mente divina» veniva Tuttavia sono riuscito ad avere la meglio su di loro, chiamato: ed eccomi a voi: fa presto ora, che non mi contesti- sempre il suo esercito bene guidò! Eh! no di essere rimasto qui per troppo tempo. Re antico re, sovrano, vieni qui, vieni: Qual è questa nuova sciagura che incombe sui appari sulla cima di questo tumulo, Persiani? e il calzare tinto di croco solleva, fa’ apparire la punta splendente della tiara regale; CORO vieni, padre, Dario padre buono, vieni! Ah! Ho ritegno a rivolgere a te lo sguardo, ho ritegno a rispondere a te parole Vieni ad ascoltare questi nuovi, nuovi dolori: per l’antico rispetto! sovrano, mio sovrano, appari ora! Nell’aria aleggia una caligine scura di Stige infernale: OMBRA Vengo qui da sotterra indotto dai tuoi lamenti: parla tutti i nostri giovani, tutti sono morti! ora! E non fare lunghi discorsi ma in breve dimmi! Vieni padre, Dario, padre buono, vieni! Ah! Metti da parte la reverenza che hai verso di me! Ah, ah! CORO Quando moristi, molte lacrime hai fatto versare a Non oso assecondarti, non oso risponderti, REGINA e dire a chi amo cose che non vorrei mai dire! Per terra e per mare: c’erano due fronti, due eserciti. OMBRA OMBRA E allora, poiché quest’antica paura ti paralizza la E come ha fatto un tale esercito di terra passare di mente, tu, vecchia compagna del mio letto, tu mia là del mare? nobile sposa, metti fine a questi pianti e a questi REGINA lamenti, e parlami chiaramente! Lo sai, ai mortali Con dei ponteggi aggiogò lo stretto d’Elle, per tocca soffrire umani dolori: molte sciagure vengono creare un passaggio. dal mare, molte dalla terra, molti mali capitano agli OMBRA uomini, se la loro vita si prolunga troppo in avanti. A questo è arrivato? Ha incatenato il potente REGINA Bosforo? Tu tra gli uomini sei stato il più felice, per tuo for- REGINA tunato destino! Si: un demone, forse, doveva avergli toccato la Finché hai visto la luce del Sole sei stato invidiato mente. e hai condotto fra i Persiani la vita beata di un dio: OMBRA e ora io ti invidio, perché sei morto prima di vedere Ah, un grande dèmone davvero deve essere stato, l’abisso di queste sciagure! per farlo delirare così! Ecco, Dario,saprai tutto: per dirla in una sola REGINA parola, l’impero dei persiani è stato annientato! Ed ecco gli effetti che quella sciagura ha provoca- OMBRA to! E come? La calamità di una peste? Una rivolta nel OMBRA paese? E perché piangete così per questa impresa? REGINA REGINA No, niente di tutto questo: presso Atene l’intero L’esercito navale rovinò, e provocò la rovina anche esercito è stato distrutto! dell’esercito di terra. OMBRA OMBRA E chi dei miei figli portò l’esercito fino a laggiù? E così tutte quante le nostre truppe sono state Parla! annientate in battaglia? REGINA REGINA È stato il bellicoso Serse: lui ha svuotato tutte le Per questo tutta la città di Susa piange la perdita plaghe del continente! dei suoi uomini. OMBRA OMBRA Sventurato! E per terra o per mare tentò la follia Ahimè! Era forte la loro difesa! Potevano contare di quest’impresa? su molti guerrieri! 93 94 REGINA Solo un colpo di follia può aver preso mio figlio! Tutta, tutta la gente della Battriana è morta: nes- E temo ora che gli immensi tesori che io avevo suno arriverà più alla vecchiaia conquistato diventino preda di tutti, del primo che OMBRA arriva. Disgraziato! Ha perduto tutti quei giovani, tutti i REGINA nostri alleati! Ma questo, devi saperlo, l’ ha imparato frequen- REGINA tando persone malvagie, il bellicoso Serse: conti- Solo Serse, solo lui, desolato con pochi altri dicono... nuavano a dirgli che tu avevi conquistato per i tuoi OMBRA figli grandi tesori con le tue guerre; e che lui invece Dove, com’è morto? Oppure è riuscito a salvarsi? era un vile, che faceva guerre solo interne, e che REGINA non accresceva per nulla la fortuna del padre. Per fortuna ha raggiunto il ponte, che collega le Gente cattiva che lo avviliva, continuamente, e lui due terre. li ascoltava: un giorno, infine, decise di fare questa OMBRA spedizione contro la Grecia. E si è messo in salvo di qua, sul continente? È pro- OMBRA prio sicuro? Ecco, è stata compiuta un’impresa enorme, spro- REGINA porzionata, che mai potrà essere dimenticata: Sì, le notizie sono chiare su questo punto. impresa grandissima, davvero! È riuscito a svuota- OMBRA re questa città di Susa, e mai era successo. Ah! troppo presto le profezie si sono compiute! E Noi, tutti quanti abbiamo avuto in passato il suo contro mio figlio Zeus ha fatto precipitare il com- stesso potere, mai si potrà dire che abbiamo provo- pimento degli oracoli divini! cato tali pene. Ora ecco, è come se si fosse aperta una nuova CORO sorgente di disgrazie per tutti i miei: e mio figlio, E allora, Dario signore? Dove vanno a parare que- che non sapeva di quegli oracoli, per l’impulso sti discorsi? In queste condizioni, cosa possiamo della sua giovinezza li ha fatti avverare; lui che fare per il meglio, noi, gente di Persia? credeva di poter far schiavo il sacro Ellesponto, di OMBRA incatenare quell’acqua sacra, la divina corrente dl Mai più dovrete fare spedizioni contro il paese dei Bosforo. Greci, neppure se le truppe dei Medi, saranno più E del guado ha fatto una strada: fissò dall’una a numerose: perché la terra, la terra stessa, combatte dall’altra parte con ceppi, a colpi di martello, un al loro fianco. largo passaggio per il suo numeroso esercito. CORO Lui, un mortale, credeva di esser più potente anche Come puoi dire questo? Al loro fianco... e come? degli dèi – che idea insensata – più potente dello OMBRA stesso Poseidone. Uccide i soldati con la carestia, anche se sono numerosi. si miete messe di pianto. CORO Guardate quindi questo castigo e ricordatevi sem- Ma noi prenderemo guerrieri robusti e scelti. pre di Atene, ricordate la Grecia! Nessuno dovrà OMBRA mai disprezzare ciò che il dio gli accorda, e per No, nessuno: neppure gli uomini che ora sono brama di altri possessi dissipare una grande fortu- rimasti in terra greca, riusciranno a tornare e sal- na. Zeus, si sa, punisce i progetti troppo superbi: varsi. è lui che presiede al giudizio, e chiede il conto, CORO severo. Ma come puoi dire questo? Non è vero che tutte le Ma voi convincetelo con i vostri buoni consigli a truppe dei barbari possono sempre passare l’Elle- essere prudente, a desistere dall’offendere gli dèi, sponto e venire via dall’Europa? con il suo orgoglio arrogante. OMBRA E tu vecchia madre di Serse, che a lui sei tanto Pochi, pochi dei molti che erano si salveranno, se cara, và a casa, prendi le vesti più belle, e và in c’è da credere agli oracoli divini. E quanto è acca- contro a tuo figlio: per il dolore di tutte quelle duto finora è ben davanti ai nostri occhi: purtrop- sciagure si è stracciato le splendide vesti e sul suo po si avverano sì quegli oracoli, tutti e sempre, non corpo pendono ora a brandelli! solo in parte! E se le cose stanno così, lui lascia Ma tu sai come fare: parlagli, placalo! Solo a te, lo laggiù un bel numero di uomini scelti, perduti per sai bene, presterà ascolto. essersi illuso nelle sue vane speranze. Io ora ritorno sotto, nell’ombra. Loro intanto son rimasti là, dove l’Asopo bagna la E voi, vecchi, fatevi animo: anche nella sventura piana con le sue acque: là sofferenze atroci li atten- dovete concedere al vostro cuore un po’ di gioia dono e sarà il castigo per la loro superbia, per il ogni giorno. Questo serve, e non altra ricchezza, a loro empio ardimento. Sono infatti proprio quelli chi è destinato alla morte! che, giunti in terra greca, non ebbero ritegno di predare le immagini degli dèi, di dar fuoco ai tem- CORO pli: altari devastanti, statue sacre divelte e gettate a Quante disgrazie ora, e quante pene ancora ci terra, alla rinfusa. Chi ha fatto del male, ne soffre saranno per i barbari! Le ascolto e ne soffro! altrettanto, non meno! E altre sciagure verranno: REGINA non è questo il colmo del male. Butterà ancora O dèmone, quante sciagure incombono su di me! quella fonte e sarà un sanguinoso libame offerto Ma più di tutto, questa è la disgrazia che mi morde alla terra di Platea dalla lancia dei Dori: cumuli di il cuore: il disdoro di mio figlio, sentire di quelle cadaveri che fino alla terza generazione, muti testi- vesti stracciate che porta addosso! moni, agli occhi di tutti insegneranno che non deve Vado ora; prendo a casa una bella veste e mi appre- chi è mortale esser troppo superbo. La superbia sto ad andare incontro a mio figlio: è quanto ho di dopo il fiore dà il frutto: ed è spiga di rovina da cui più caro e nella disgrazia non voglio abbandonarlo. 95 96 E poi dominava sulle città che stanno sul mare, a CORO mezzo fra le due coste: Ah, ah, splendida, felice vita godevamo nel nostro paese, Lemno e l’isola di Icaro, allora, quando il re di un tempo, e Rodi e Cnido, e Pafo e Soli che a tutto provvedeva, che male non faceva, il re città di Cipro, e Salamina, imbattibile, la cui madrepatria è ora causa di tanti lamenti. pari ad un dio, Dario, comandava su questa terra. Un tempo si, il nostro vanto erano campagne di E poi era signore delle ricche, popolose guerra gloriose; i soliti assalti alle rocche, città del dominio di Ionia, in ogni scontro; città greche che col suo senno lui dominava. e i ritorni dalle battaglie sicuri, senza pene, senza E mai si esaurivano le sue riserve: sempre dolori; uomini freschi in armi e il ricambio di diverse truppe alleate. E tutte le città che lui conquistò Ora no, non v’è dubbio: il dio ci ha voltato le spalle! senza mai valicare il confine del fiume Halys, Dalle guerre, ora, solo pene da sopportare: senza andare lontano da casa: e soffriamo, domati dai gravi colpi del mare. come quelle sul golfo Strimonio che sono vicine SERSE alle dimore dei Traci. Ah! Disgraziato che sono per questo crudele destino! Ma anche lontano dal mare, le città di terraferma No, non si poteva prevedere questa sorte! circondate di torri Feroce è quel dèmone che si avventò sulla gente persiana! obbedivano a lui, al nostro signore; e pure le altre gloriose, adagiate intorno al largo Quale pena ancora mi aspetta? Mi si piegano le ginocchia Ellesponto; nel senso della Propontide, a guardar questi vecchi, i miei cittadini. e sulla foce del Ponto. Meglio davvero, Zeus, se anch’io, insieme a tanti che se ne sono andati, E le isole poi, lungo la costa del mare circondate fossi stato velato dal destino di morte. dalle onde, vicine al nostro continente: CORO Lesbo e Samo, fiorita d’ulivi, Oh oh, mio re, la bella armata, e Chio e Paro, e Nasso e Micono l’alto onore dei Persiani, lo splendore di quei guer- e Andro che a Tino vicina si stringe. rieri! E ora un dèmone li ha falcidiati! La terra urla di dolore per la sua gioventù uccisa da Serse: all’orlo l’Ade hai colmato decide la vittoria; e di notte, sulla distesa del mare, falcidiò la sua di morti persiani. Venivano da Ecbatana quegli eroi, messe di morte, su quella spiaggia del dèmone maledetto. il fiore di questo paese: erano arcieri valenti, e a mucchi, a miriadi, sono morti. CORO Ah ah, la potenza del loro valore! Grida ahi, ahi! E chiedigli ancora: Tutta l’Asia, o re di questa terra, dove sono tutti i nostri guerrieri? - atroce atroce – è in ginocchio, piegata. dove sono i tuoi capitani? SERSE SERSE Per me, si, per me si deve piangere! Cadaveri li ho lasciati: sono caduti Eccomi, il pianto della mia gente, dalle navi di Tiro, morti galleggiano la rovina della mia patria, io sono! sulle rive di Salamina, sbattuti sulle coste di roccia. CORO A salutare il tuo ritorno CORO è un urlo di morte, un canto di sciagura, Oh oh! E dove sono Farnuchos come un funereo lamento Mariandino: e il prode Ariomardos? leverò, leverò un grido, lacrime e pianto {...}. Dov’è Sevalkes, il sovrano? E Lilaios, di nobile stirpe? SERSE E Menfis e Tharybis, Masistras Levate l’urlo {...} scomposto Artembares e Istaichmas dov’è? del dolore: il dèmone! È lui Dimmi, dimmi, dove sono? che mi si è rivoltato contro. SERSE CORO Ahimè, Leverò si il mio urlo di dolore, per rendere onore hanno ben visto l’antica ai lutti del mio popolo; quei duri colpi del mare Atene crudele: un colpo di remo e tutti, sul mio paese, sulla mia gente: questo il com- ahi ahi miserabili! Sbattuti a riva, a morire di spa- pianto. Piango: lacrime e ancora lacrime nel mio smi. lamento. <SERSE> CORO Con gli Ioni stava, E fra tutti questi, forse anche il fiore di Persia, con gli Ioni, l’Ares che sfracella le navi, l’Ares che il tuo fedelissimo, il tuo occhio attento, 97 98 il condottiero di in numeri schiere, SERSE il figlio di Batanochos, Ah! Ah! <...> Alpistos? CORO E il figlio di Sesames, e il figlio di Megabates, Ah! gli dèi e Parthos e il forte Oibares, <...> ci hanno inflitto questa imprevedibile tutti, tutti li hai lasciati? Infelice! sciagura. Quale potenza nello sguardo di Ate! Ai nobili Persiani sciaguratissima sciagura tu annunci! SERSE Noi, colpiti da questa sventura... SERSE CORO Stridìo di magico incanto: il desiderio acuto ... colpiti, si, chi non lo vede? dei miei prodi compagni tu provochi in me; <SERSE> mi rammenti crudeli, <indimenticabili>, indimentica- ...nuova, nuova sventura: mai visto un tale disa- bili pene con questi nomi: un grido, un grido <...> da dentro il petto! stro! CORO Con le navi degli Ioni CORO si sono scontrati: e non hanno avuto fortuna, dav- Altri ancora noi rimpiangiamo: è il condottiero di mille e mille guerrieri di vero! Cero la gente persiana non sa far la guerra! Mardi, è Xanthes; e poi ancora Anchares l’ario; SERSE e Diaxis, e ancora Arsakes, Come posso smentirti? Un esercito immenso comandanti delle schiere a cavallo; e ahimè, sono stato battuto. e anche Egdadatas e Lythimnas CORO e Tolmos, mai sazio di guerreggiare. Cosa ci resta, ora? Dimmelo, rovina dei Persiani! Sono morti, morti e sepolti! Non posso credere che SERSE non ci siano, vicino alla tenda tirata su ruote, che non siano qui dietro di te! Vedi cosa resta della mia veste? CORO Vedo, ahimè, vedo! SERSE E questa faretra... CORO SERSE Questo, mi dici, è tutto quello che si è salvato? Se ne sono andati, tutti andati i capi del mio eser- SERSE cito! Si, ecco, la custodia delle mie frecce. CORO CORO Andati... senza gloria. È ben poca cosa, di tanto che avevi! SERSE CORO Noi ormai siamo privi di ogni risorsa. È un dono luttuoso, che il mio lutto al tuo lutto CORO 99 concede! I guerrieri degli Ioni non evitano, no, la battaglia! SERSE Leva acuto il lamento: il tuo canto accompagni il SERSE mio canto! Troppo valorosi sono! Ho visto lo spettacolo CORO di una sconfitta incredibile! Oh! CORO Pesante è questa sventura Le nostre navi in fuga, vuoi dire? e sotto il peso io soffro. SERSE E io mi sono stracciato la veste alla vista di un tale disastro. SERSE Colpo su colpo, come il colpo del remo: battiti, CORO piangi per me! Ahimè, ahimè! Che disastro! CORO SERSE Piango! Sono tutto un lamento! Più che un disastro... SERSE CORO Grida, si, rispondi al mio lamento! Doppio, triplo disastro... CORO SERSE Ecco, grido, signore! Per noi è dolore; ma è un godimento per i nostri SERSE nemici! Alto l’urlo del tuo lamento! Più forte! CORO CORO La nostra forza è piegata. Oh! SERSE Più cupo ancora mescolerò Sono nudo: non ho più il mio seguito! più cupo il colpo del mio dolore! CORO È stata la rovina dei tuoi compagni, sul mare! SERSE Sì, battiti il petto, e urla forte il lamento al modo SERSE dei Misi! Piangi, piangi il disastro, e poi presto a casa! CORO CORO Mi fa male, mi fa male questa sciagura! Ah, la sciagura... SERSE SERSE Grida, si, rispondi al mio lamento! Su, deturpati il viso, pizzica, strappa i bianchi peli del mento! 100 <SERSE CORO ...> Li strappo, li strappo con furia, e gemo di dolore! <CORO SERSE ...> Grida forte! CORO Sì, grido! SERSE Ah, per le navi triremi.... SERSE <CORO> Il peplo straccia, con le unghie le pieghe... ah, per quelle barche funeste, sono morti! CORO <SERSE Mi fa male mi fa male... Scortami ora alla reggia.> SERSE CORO I capelli pizzica, strappa: questo è il compianto per Tua scorta saranno i miei aspri lamenti. il nostro esercito! CORO Li strappo, li strappo con furia, e gemo di dolore! SERSE Pianto nei tuoi occhi! CORO Sì, piango! SERSE Grida, sì, rispondi al mio lamento! CORO Oh, oh! SERSE Continua a gemere, e và verso casa! CORO Ah, (terra di Persia, quant’è duro calcarti!) SERSE In tutta la città si spanda – oah! – il lamento! CORO Lamento, sì – oah! – il lamento! SERSE Gemito e pianto nei vostri passi. CORO Ah, terra di Persia, quant’è duro calcarti! i protagonisti 102 Piera Degli Esposti Luca Lazzareschi Regina Messaggero / Serse La sua ricca e lunga attività teatrale ha avuto inizio negli anni Sessanta a fianco del regista Antonio Calenda al Teatro Centouno di Roma, uno dei centri più vivaci della ricerca e sperimentazione italiana. Da allora ha lavorato con i più importanti registi italiani. Tra le sue interpretazioni ricordiamo: Operetta di Gombrowicz (regia di Antonio Calenda), Le serve di Genet (regia di Maurizio Scaparro), Antonio e Cleopatra di Shakespeare e La figlia di Iorio di D’Annunzio (regia di Giancarlo Cobelli), Rosmersholm di Ibsen (regia di Massimo Castri), Medea di Alvaro (regia di Werner Schroeter), Molly Bloom di Joyce (regia di Ida Bassignano), Zoo di vetro di Williams (regia di Furio Bordon), Madre Coraggio di Brecht (regia di Antonio Calenda). Veri eventi, nel teatro più recente, sono stati i suoi spettacoli Stabat Mater di Tarantino, per la regia di Cherif, Antigone con l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia di Roma diretta da Marcello Panni, Berenice con la regia di Sandro Sequi, Edipo a Colono di Sofocle e Rappresentazione della Passione, diretti da Antonio Calenda. E recentemente, sempre con la stessa regia, è stata protagonista di un “dittico” dedicato ad Achille Campanile, in cui ha rivelato - dopo tanti intensi ruoli drammatici - insospettabili e travolgenti doti comiche. Nel 2001 è stata un’intensa Clitemestra in Agamennone e Coefore di Eschilo, che – per la regia di Antonio Calenda – il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha messo in scena in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Dramma Antico al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2003, a Siracusa ha ricevuto il prestigioso Premio “Eschilo d’oro” quale interprete di tante eroine tragiche. Va naturalmente segnalata un’importante attività cinematografica, diretta da registi come Zampa, Moretti, Mingozzi, Wertmüller, Pasolini e recentemente Marco Bellocchio ne L’ora di religione, film che le è valso il Premio David di Donatello. Ha recentemente recitato ne Il vestito da sposa di F. Infascelli e in Corpo-Immagine di M. Puccioni. È stata impegnata nella fiction Diritto di difesa per Rai Due, dove interpretava il ruolo dell’avvocato Malatesta, mentre su Rai Tre è tuttora in corso la rubrica Storie di Piera. Notevole è anche il suo impegno in qualità di regista nella lirica e come scrittrice-sceneggiatrice, di cui si ricorda soprattutto l’autobiografico Storia di Piera, firmato assieme a Dacia Maraini, a cui è seguito recentemente Piera e gli Luca Lazzareschi si è diplomato alla Bottega Teatrale di Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi. Vincitore del Premio della Critica Teatrale 2002 e del Premio Randone-Primafila 1999, è stato diretto in teatro da registi di primo piano: da Gabriele Lavia (in Edipo Re di Sofocle, Il Misantropo di Molière, Riccardo II, Otello, Riccardo III e Amleto di Shakespeare), Cesare Lievi (Erano tutti miei figli di Arthur Miller), Marco Sciaccaluga (Le tigri di G. Bona), Gianfranco De Bosio (Edipo tiranno di Sofocle), a Mario Missiroli (Lulù di Franz Wedekind),Vittorio Gassman (Non Essere e Macbeth di Shakespeare), Glauco Mauri (Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Ha affrontato un notevole repertorio d’autori, alternando ai classici greci ed elisabettiani, opere del novecento italiano (Un marito di Italo Svevo diretto da Patroni Griffi, Vestire gli ignudi di Luigi Pirandello) e interessanti esempi di drammaturgia straniera (Zoo di vetro di Tennesee Williams per la regia di Werner Schroeter, lo splendido Le affinità elettive goethiano, diretto da Matteo Tarasco). Fra gli impegni più recenti va citato Il benessere di Brusati, diretto da Mauro Avogadro; un ottimo successo ha ottenuto affrontando il ruolo di Edgar nel Re Lear, prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia Giulia per la regia di Antonio Calenda. Per il cinema, ha recitato in Where angels fear to tread, regia di Charles Sturridge e Vuoti a perdere, regia di Massimo Costa, mentre per la televisione è stato tra i protagonisti di Incantesimo e di diverse altre fiction. assassini. Osvaldo Ruggieri Giancarlo Cortesi Ombra di Dario Primo Corifeo Diplomato presso l’Accademia Nazionale di Arte Drammatica Silvio D’Amico nel 1956, debutta come Cassio nell’Otello di Shakespeare con Gassman e Randone. È stato Nanni Lasca ne La lupa di Verga con Anna Magnani, Tebaldo in Giulietta e Romeo, il Conte di Leicester nella Maria Stuarda di Schiller, per le regie di Franco Zeffirelli. È stato inoltre Giasone nella Medea di Anouilh per la regia di Giancarlo Menotti, Ernesto Roma nell’Arturo Ui di Brecht, regia di Gianfranco De Bosio, Oreste nell’Elettra di Sofocle per la regia di Franco Enriquez, il Diavolo-Mendoza in Uomo e Superuomo di G. B. Shaw. Da ricordare, soprattutto, la sua intensa collaborazione con Aldo Trionfo: Arden di Ferversham, Candelaio di Bruno, Ettore Fieramosca di D’Azeglio. È stato diretto da registi come Visconti, Strehler, Ronconi, Ferrero, Patroni Griffi, Salveti, Capitani, Missiroli, Crivelli, Fenoglio, Menegatti, Brissoni, Maiano, De Martino, Marcucci, Danza, Barino, De Ponticelli, Zanussi, Cottafavi, Luisi, Susan Sontag, Zampieri, Blasi, Bisonti, De Fusco, Venturi. È recente l’incontro con Antonio Calenda e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: ha interpretato il ruolo dello spettro nell’Amleto con Kim Rossi Stuart, andato in scena nella stagione 1998-’99, poi l’Agamennone e le Coefore di Eschilo nel 2001, progetto realizzato al Teatro Greco di Siracusa in collaborazione con l’INDA. Sempre con Calenda ha interpretato nel 2003 Apollo nelle Eumenidi eschilee al Teatro Greco di Siracusa e Kent nel Re Lear che ha debuttato nel luglio 2004 nell’ambito del “56° Festival Shakespeariano al Teatro Romano di Verona” . Inizia come annunciatore radiofonico RAI nel 1965, contemporaneamente segue i corsi di recitazione e regia al Teatro Studio di Roma. Nei tre anni di corso dirige e interpreta La lezione di Ionesco, Finale di partita di Beckett, Terrore e miseria di Brecht. Con una propria compagnia sperimentale mette in scena Il drago di Scwartz, I cenci di Artaud e cura regie in Italia e Svizzera per il mimo Roy Bosier. Nel 1969 fa parte del Golem di Fersen al Maggio Fiorentino. Tra il 1971 e il ’72 collabora con il teatro La Fede di Giancarlo Nanni, nello spettacolo Risveglio di primavera di Wedekind. Fonda con Luciano Meldolesi la Cooperativa Majakowskij e interpreta Il mistero buffo di Majakowskij, I paraventi di Genet e Anatol di Schnitzler. Dal 1983 al 1993 è nella Compagnia di Giancarlo Sbragia, interpretando ruoli di primo piano ne La professione della Signora Warren di Shaw, Madame Bovary di Flaubert, Faust di Goethe, Il più felice dei tre di Labiche, Dott. Jeckill e Mr. Hyde di Stevenson. Ha lavorato inoltre con Ermanno Olmi in Piccola città di Wilder, con Guicciardini, Gregoretti e Parodi. L’incontro con Antonio Calenda avviene ne L’inventore del cavallo di Campanile e la collaborazione continua con spettacoli prodotti dal Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia, come Rappresentazione della Passione, Agamennone e Coefore di Eschilo, Otello di Shakespeare. Recentemente il regista gli ha affidato la conduzione dei due spettacoli-concerto Vedo una voce e La musica del Teatro, andati in scena in concomitanza con il laboratorio sul Sogno di una notte di mezza estate, dove Cortesi ha recitato, rappresentando un punto di riferimento per i giovani professionisti che vi hanno preso parte. Nella stagione 2004-2005 ha ottenuto un personale successo ne L’Eden della tartaruga tratto da Massimo Bontempelli, sempre per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. È costante la sua collaborazione per le tre reti radiofoniche RAI. 103 104 Stefano Alessandroni Studia recitazione con Vanna Polverosi, studia canto da bassobaritono con il M° Manno, batterista e percussionista, inizia la sua carriera teatrale con Solitudini di P. Crepet per Riccione Arteteatro. L’anno successivo inizia la sua collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia: è il prete nell’Amleto di W. Shakespeare per la regia di Antonio Calenda, Pietro nella Rappresentazione della Passione, sempre per la medesima regia, spettacolo inserito nelle manifestazioni per il grande Giubileo 2000. Successivamente - con lo stesso regista - è nel coro di Agamennone e Coefore di Eschilo e interpreta il ruolo di Brabanzio nell’Otello di William Shakespeare. È stato protagonista di una puntata della fiction di Rai Tre La squadra, regia di A.Gaudino. Nuovamente con Antonio Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, e nel ruolo di Bottom in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Recentemente ha recitato nel film di Filippo Gili Prima di andar via. Francesco Benedetto Siciliano, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Torino. Tra le esperienze più importanti da ricordare quelle con EmiliaRomagna Teatro per la regia di Giancarlo Corbelli: Troilo e Cressida e il recente Macbeth e per la regia di Cesare Lievi Donna Rosita nubile e Caterina di Heillbron. Importante anche la collaborazione con Luca Ronconi: da Gli ultimi giorni dell’umanità a Venezia salva, Sturm und Drang. Con la regia di Cobelli ancora Vita e morte di Re Giovanni, per la regia di Walter Pagliaro Il Timone d’Atene e per la regia di Elio De Capitani La sposa di Messina. Ha fatto parte del cast degli ultimi e più significativi allestimenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: Agamennone e Coefore di Eschilo per la regia di Antonio Calenda e per la medesima regia, ha interpretato il ruolo di Montano nell’Otello di Shakespeare. Sempre con lo stesso regista è stato nel coro di Eumenidi e ha recitato nello shakespeariano Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate e recentemente ha interpretato Osvald nel Re Lear. Adriano Braidotti Triestino, si diploma alla scuola Galante Garrone di Bologna. I suoi primi lavori in teatro: Elogio al progresso di G. Motton, regia di Walter Le Moli, Ligabue di C. Zavattini, regia di Vittorio Franceschi, La Locandiera di C. Goldoni, regia di Andrea Taddei, Bene finisce bene da W. Shakespeare, regia di Alessandro Marinuzzi, Pinne di Angela Giassi, regia di Fulvio Falzarano. È intensa la sua attività come mimo di strada per diversi Comuni. Per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia è stato Pilade in Coefore di Eschilo, ha preso parte all’Agamennone e sempre per la regia di Antonio Calenda, nel 2002, ha interpretato Cassio nell’Otello shakespeareiano. Ha poi recitato nel coro di Eumenidi e I Persiani di Eschilo per la regia di Calenda. Fra gli impegni teatrali più recenti vanno citati almeno Il tempo e la stanza di Botho Strauss e l’Alcesti al Teatro Olimpico di Vicenza entrambi per la regia di Walter Pagliaro. Con la compagnia di Mariano Rigillo ha recitato in Fratelli d’Italia firmato da Frangipane e nel 2004 è stato ancora con Calenda in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate e in Re Lear di Shakespeare, dove ha interpretato il personaggio di Edmund. Interessante anche la sua attività cinematografica e televisiva che lo vede impegnato in alcuni film e in fiction quali Un papà quasi perfetto, Vivere, Camera Café. Ha firmato un cortometraggio intitolato Stai calma. Laura Bussani Nata a Trieste nel 1971, si è diplomata presso la Civica Accademia d’Arte Drammatica Nico Pepe. Si è perfezionata seguendo seminari e laboratori con Eugenio Allegri, Juri Alshitz, Alessandro Marinuzzi, Judith Malina e Hanon Reznikov, Egisto Marcucci, Gabriele Ferzetti. Ha preso parte in qualità di allieva attrice alla messa in scena di produzioni teatrali fra cui La patria del Friuli con la regia di Eugenio Allegri, Mistero contadino con la regia di Claudio De Maglio, Streghe con la regia di Fernanda Hrelia e Cechov drammaturgia originale di Anton Cechov, con la regia di Juri Alshitz. Da professionista ha al suo attivo A291 scritto e interpretato con Angela Giassi, Minetti, ritratto di un artista da vecchio con la regia di Monica Conti, presen- tato con la Compagnia di prosa Gianrico Tedeschi e la A. Artisti Associati, La mostra di Claudio Magris, Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate, ed Eumenidi (nel ruolo di Ermes), spettacoli diretti da Antonio Calenda per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Sebastiano Colla Sebastiano Colla, nato a Velletri, si è formato presso un laboratorio teatrale della sua cittadina nei primi anni ‘90, sotto la guida di Gianmaria Volontè, che ha anche firmato la regia di uno dei suoi primi spettacoli: Tra le rovine di Velletri dal libro P.L.La Racca. Da tredici anni lavora in teatro, citiamo qui alcune delle sue interpretazioni: L’agnello del povero di Zweig con la regia di Franco Però per il Festival di Spoleto del 1997; La voce nella tempesta di Beppe Fenoglio con la regia di Antonio Salines; Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare con la regia di Alighiero; Chi ha paura di Virginia Wolf? di Edward Albee, con la regia di I. Ghione. Il suo impegno lo si riconosce anche nel mondo della televisione: lo ricordiamo fra i protagonisti della serie di Rai Uno: Ricominciare, ne Il Maresciallo Rocca, ne Il bello delle donne e ancora in Incantesimo. Fra le partecipazioni cinematografiche: Compagna di viaggio di P. del Monte, L’odore della notte di C. Calligari e Giro lune tra terra e mare di G. Gandino in concorso a Venezia nel 1997 in cui interpretava il ruolo di Nerone. Ha recitato nel coro di Eumenidi e ha avuto un ruolo di protagonista in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate diretto da Antonio Calenda, con il quale ha lavorato anche nella recente produzione di Re Lear. Apprezzato il suo impegno nella recente fiction tv Santa Rita da Cascia per la regia di Capitani. Stefano Galante Inizia la sua carriera teatrale al Teatro Popolare La Contrada di Trieste con Quasi d’amore, uno spettacolo su testi di Bontempelli per la regia di Orietta Crispino. Nello stesso teatro, in occasione di Centocinquanta la gallina canta, avviene l’incontro con Antonio Calenda e l’inizio di una lunga collaborazione con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia: Giovanna d’Arco al rogo di ClaudelHonneger, il dittico di Campanile Un’indimenticabile serata e Un’(altra) indimenticabile serata, al fianco di Piera Degli Esposti, Rappresentazione della Passione e lo spettacolo musicale Fin de Siècle per la regia di Antonio Calenda. Di recente ha partecipato agli spettacoli Agamennone, Coefore, Eumenidi e Otello, sempre diretto da Calenda e ha sostenuto il ruolo di Andrea, diretto da Alfredo Arias, nello spettacolo Pallido oggetto del desiderio. Massimo Masiello Nato a Napoli, ha studiato mimo, recitazione e Storia del Teatro presso l’Accademia del Teatro Diana diretta da Guglielmo Guidi. Sul piano musicale si è formato nel canto con Antonio Sinagra e Antonio Romano e ha studiato solfeggio con il maestro T. Esposito. Enzo Castaldo e Alfredo Girard lo introducono alla danza contemporanea e al tip tap. Ha perfezionato la dizione con Giovanni Sirano e frequenta i corsi di doppiaggio di Renato Cortesi. Intensa la sua attività teatrale, a cui intreccia impegni televisivi (Uno mattina per Rai Uno e nel 2003 Domenica In) e alcune prove cinematografiche (La volpe a tre zampe per la regia di Sandro Dionisio e Luna Rossa con Licia Miglietta e Carlo Cecchi, entrambi nel 2001). Sul palcoscenico debutta nei primi anni Novanta e interpreta fra gli altri Mezzo secolo di canzoni al fianco di Rosalia Maggio e Roberto Murolo, La donna di Viviani, per la regia di Alfonso Guadagni, molti testi di Viviani fra cui Festa a Montevergine, La Marcolfa di Dario Fo, Libertà – Omaggio alle Quattro Giornate di Napoli per la regia di Giovanni D’Angelo). Apprezzato cantante, è poi con Peppe Vessicchio in Suggestioni sonore, diretto da Antonio Calenda nello spettacolo ‘Na sceneggiata e successivamente, con lo stesso regista, partecipa allo spettacolo Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate ed è protagonista del concerto Vedo una Voce. Luciano Pasini Studia recitazione con Carla Bizzarri al Teatro dell’Elfo, ma la sua passione è la danza. Studia con il M° Borsic ed è solista e primo ballerino al Teatro Bellini 105 106 di Catania e al Comunale di Bologna. Nel 1987 inizia la sua collaborazione con il Teatro Verdi, ed è proprio a Trieste il suo ritorno alla prosa. Con il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha recitato in Irma la dolce, Fin de Siècle e Rappresentazione della Passione per la regia di Antonio Calenda; in Antigone di Anouilh per la regia di Furio Bordon, in Agamennone e Coefore per la regia di Calenda. Recentemente è stato assistente alla regia di Alfredo Arias nel Pallido oggetto del desiderio messo in scena dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Diretto da Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, in scena nel maggio 2003 al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2004 è stato aiuto regista di Antonio Calenda nello spettacolo ‘Na sceneggiata, andato in scena con successo al Teatro Trianon di Napoli, e nell’opera verdiana Falstaff in cartellone alla Fondazione Teatro lirico “G.Verdi” di Trieste. Ha preso parte inoltre a Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate e a Re Lear, sempre per la regia di Antonio Calenda. Corrado Russo Diplomato alla scuola dell’Istituto del Dramma Antico, frequenta molti laboratori di teatro-danza e prende parte a seminari vocali su canto e ritmo tenuti da Moni Ovadia, Bruno De Franceschi. Lavora con Remondi e Caporossi, interpreta Acarnesi di Aristofane per la regia di Egisto Marcucci, si impegna con Carla Cassola ne Le serve di J.Genet, progetto ETI, nell’Ubu re per la regia di Claudio Morganti. Da ricordare inoltre la presenza in Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare, coreografie di Lindsay Kemp, regia di David Haughton. Recente l’impegno in Agamennone, Coefore ed Eumenidi che Antonio Calenda ha messo in scena al Teatro Greco di Siracusa. Claudio Tombini Dal 1990 al 1994 frequenta i corsi di recitazione presso il Transteatro di Fano unitamente a svariati laboratori: dal Living Theatre, a Ferruccio Soleri, al Teatro Nô, al teatro-danza con Marie Cool. Per due stagioni è stato il becchino nell’Amleto di Shakespeare con la regia di Antonio Calenda prodotto dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia e sempre per la stessa produzione, la seconda guardia nell’Antigone di Anouilh con la regia di Furio Bordon. Recentemente è stato il ricco mercante ne Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, a teatro ha lavorato in La bottega del caffè, di Fassbinder, regia di Massimo Belli, in Agamennone, Coefore e nell’Otello shakespeareiano, ultime produzioni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, per la regia di Calenda. Con lo stesso regista ha preso parte al coro in Eumenidi, momento conclusivo dell’Orestea eschilea e nel 2004 ha recitato in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate e ha interpretato il ruolo del Matto nel Re Lear shakespeariano. È stato protagonista del cortometraggio L’assassinio di via Belpoggio di Alberto Guiducci. Bruno Buonincontri Elena Mannini Scene Costumi Nato a Napoli, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti, dove è stato allivo di Giuseppe Caporossi. Ha cominciato la carriera di scenografo e costumista nel 1968. Dal 1973 ha collaborato con la Cooperativa Teatrale Gli Ipocriti, della quale è socio fondatore. Nel 1987 ha tenuto corsi speciali di scenografia per allievi registi presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma. Fra i registi con cui ha collaborato ricordiamo: Bruno Cirino, Lorenzo Salvati, Gianfranco De Bosio, Enzo Muzii, Ugo Gregoretti, Augusto Zucchi, Manlio Santarelli, Marzio Scaparro, Giorgio Ferrara, Giancarlo Nanni, Luigi De Filippo, Andrea Camilleri, Sergio Fantoni, Armando Pugliese, Walter Le Moli, Marco Lucchesi, Marco Parodi, Pietro Maccarinelli. Notevole il suo sodalizio artistico con Antonio Calenda, per il quale ha firmato le scenografie di spettacoli di successo, quali Prometeo incatenato di Eschilo, Musica dei ciechi di Raffaele Viviani, Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, Giovanna d’Arco al rogo di Honegger-Claudel, Anima e corpo di Vittorio Gassman. Recenti, sempre per Calenda le scenografie da lui create per Agamennone, Coefore ed Eumenidi di Eschilo, per Otello e per Re Lear di Shakespeare. Nata a Firenze, ha studiato pittura murale all’Istituto d’Arte. Il suo debutto come costumista è avvenuto a diciassette anni, nel film Giovanna di Gillo Pontecorvo. Da allora ha lavorato ininterrottamente alternando l’attività professionale con l’insegnamento della sua materia all’Istituto d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha collaborato a quasi duecento produzioni, tra film, opere liriche, spettacoli di prosa e di balletto, in teatri italiani ed europei, con registi italiani e stranieri. Si ricordano le importanti collaborazioni con Luca Ronconi (1969, Orlando Furioso), Mario Missiroli (Tartufo di Molière con Ugo Tognazzi, Lulù di Wedekind con Stefania Sandrelli), Franco Enriquez (Orestea al Residenz Theater di Monaco, diretto da Ingmar Bergman). Negli anni ’80 è chiamata in Olanda da Orazio Costa e collabora con Guido De Moor (regista e direttore del Teatro Reale dell’Aja). Dal ’90 partecipa a tutte le messe in scena di Armand Delcampe (regista e direttore del più prestigioso teatro belga, lo Jean Vilar di Lovaine). Molte le sue collaborazioni con il teatro lirico, di cui si ricordano: Didone ed Enea di Purcell ed Orfeo ed Euridice di Monteverdi con la regia di Eric Vos. A seguire un Rigoletto, con la regia di Micha Van Hoecke, con cui si riapre il Teatro Verdi di Busseto. Sempre per la lirica ha firmato i costumi anche per Antonio Calenda: Attila di Verdi e con la stessa regia è da ricordare anche Il visitatore di Schmitt, con Turi Ferro e – sempre nella prosa – Agamennone e Coefore di Eschilo (per il Teatro Greco di Siracusa nel 2001), Otello di Shakespeare con Michele Placido, Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi ed Eumenidi di Eschilo. Ultimamente ha firmato i costumi di Dio salvi la regina, balletto con Carla Fracci, all’Opera di Roma. Con il marito Italo Dall’Orto, dirige una compagnia che ha prodotto Il Piccolo Principe di SaintExupéry. Da segnalare, inoltre, una grande attività nel cinema, di cui ricordiamo Profondo rosso di Dario Argento e Yuppi du di Celentano e Un viaggio chiamato amore con la regia di Michele Placido. 107 108 Germano Mazzocchetti Catherine Pantigny Musiche Movimenti Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo, si laurea in Musicologia con una tesi sulla storia del jazz. Nel 1978 l’incontro con Antonio Calenda che lo avvicina alla composizione di musiche di scena e, con la sua regia, debutta nella Rappresentazione della Passione. Ha così iniziato così una lunga collaborazione che lo porta a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dal varietà (Cinecittà), alla commedia musicale (Le ragazze di Lisistrata), dai classici al teatro del Novecento e contemporaneo, alla nuova drammaturgia italiana. Oltre a questa più che ventennale collaborazione, vanno ricordate le musiche di scena per spettacoli di Vittorio Gassman, Egisto Marcucci, Beppe Navello, Vincenzo Salemme, Giancarlo Sammartano, Attilio Corsini, Vittorio Franceschi, Renato Carpentieri, Walter Pagliaro. Sue le musiche degli spettacoli Otello di Shakespeare e soprattutto Agamennone, Coefore ed Eumenidi di Eschilo, produzioni recenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia per la regia di Calenda Ha scritto, su testi di Dino e Gustavo Verde, la commedia musicale Arcobaleno per la regia di Gino Landi e l’operina La ballata dell’amore disonesto. Per il cinema ha composto la colonna sonora di film di Sergio Rubini (Il viaggio della sposa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1997). Il suo concerto Musica e figure, che comprende una scelta di musiche per il teatro è stato eseguito in vari Festival e stagioni concertistico-teatrali. Ha pubblicato i dischi: Musica e figure, Il viaggio della sposa e Cabaret da viaggio. Recentemente, per le sue musiche di scena, ha ricevuto il Premio della Critica Teatrale assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il prestigioso Premio “Olimpico” Eti. Nata a Lille (Francia), segue una formazione di danza classica e moderna in Francia, America, Belgio e Italia. Dal 1976 al 1979 frequenta la Scuola Multidisciplinare ESEC di Parigi e studia musicologia alla Sorbonne. Nel 1979 ottiene una borsa di studio per la danza al Ted Shawn Festival, all’Università di Lee (Massachusetts) in America. Dal 1979 al 1981 frequenta a Bruxelles la Scuola Internazionale Multidisciplinare MUDRA creata da Maurice Bejart, sotto la direzione di Micha Van Hoecke, assieme al quale partecipa alla fondazione, nell’ottobre 1981, della compagnia L’Ensemble. Da allora partecipa a tutte le creazioni della compagnia e a tutte le tournée all’estero (Taiwan, Brasile, Columbia, Russia). Nell’estate del 1981 ottiene una borsa di studio per il corso di coreografia in collaborazione con musicisticompositori, all’Università di Guildford (Londra). Nel 1993 è assistente di Micha Van Hoecke alla Scala di Milano per la creazione Il bacio della fata di Igor Strawinsky. Tra il 1992 e il 1994 partecipa come docente ai corsi di formazione professionale organizzati dall’Atelier della costa Ovest e dal Teatro Verdi di Pisa. Antonio Calenda Regia Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal maggio 1995, Antonio Calenda si è laureato in Filosofia del Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia. Ha curato la regia dei seguenti spettacoli 1965 Iperipotesi di Giorgio Manganelli con Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Il Rumore di Boris Vian con Virginio Gazzolo, Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Direzione memorie di Corrado Augias con Luigi Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) 1966 Le conferenze di John Cage con Sylvano Bussotti (Teatro Centouno) 1967 Il desiderio preso per la coda di Pablo Picasso con Luigi Proietti, Paila Pavese, Manuela Kustermann. Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno - Teatro Valle di Roma) Un leggero malessere di Harold Pinter con Francesca Benedetti e Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis 10 minuti fino a Buffalo di G. Grass con Piera Degli Esposti, Virginio Gazzolo. Scene di Franco Nonnis Le mammelle di Tiresia di G. Apollinaire con Virginio Gazzolo, Paila Pavese, Maurizio Gueli. Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno Teatro Valle) 1968 La Celestina di De Rojas con Laura Adani, Luigi Proietti, Paila Pavese, Micaela Esdra, Marisa Belli. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) 1969 1970 1971 1975 1977 1978 Riflessi di conoscenza di Corrado Augias con Luigi Proietti, Paila Pavese. Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno) Nella giungla della città di Bertolt Brecht con Ferruccio De Ceresa, Paila Pavese, Luigi Proietti, Ileana Ghione e Mino Bellei. Scene di Franco Nonnis (Centouno in coproduzione con il Teatro di Roma) Il Dio Kurt di Alberto Moravia con Luigi Proietti, Alida Valli, Luigi Diberti. Scene di Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila) Coriolano di William Shakespeare con Luigi Proietti, Mario Scaccia, Edda Albertini, Roberto Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Teatro Romano di Verona) Operetta di W. Gombrowicz con Luigi Proietti, Piera Degli Esposti, Virginio Zernitz. Scene di Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila) Agamennone, Coefore ed Eumenidi da Eschilo Scene di Franco Nonnis. Con Piera Degli Esposti, Carlo Valli, Armando Bandini, Lucia Negrini e Virginio Zernitz La cortigiana dell’Aretino con Piera Degli Esposti, Gabriele Lavia. Scene di Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila) Il balcone di Genet con Sergio Tofano, Franca Valeri, Mariano Rigillo, Milena Vukotic, Roberto Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Compagnia Nuovo Teatro) Antigone di Sofocle con Claudia Giannotti e Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli Herr Brecht di Bertolt Brecht con Giampiero Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di G. Gentilucci Lear di Edward Bond con Giampiero Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di Mario Ceroli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) A piacer vostro di William Shakespeare con Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Rappresentazione della passione, con Elsa Merlini. Scene di Francescangelo Ciarletta, costumi 109 110 1979 1980 1981 1982 1983 1984 di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) La madre di Bertolt Brecht con Pupella Maggio e Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Riccardo III di William Shakespeare con Glauco Mauri, Elsa Merlini, Giampiero Fortebraccio, Rosa Di Lucia e Leda Negroni. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Operetta di W. Gombrowicz con Pino Micol, Maria Monti, Cochi Ponzoni, Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila) Farsa di Antonio Petito con Pupella Maggio e Pietro De Vico. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Compagnia Sala Umberto) Enrico IV di Luigi Pirandello con Giorgio Albertazzi, Marisa Mantovani, Luigi Pistilli. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Plexus s.r.l.) Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare con Mario Scaccia, Eros Pagni, Roberto Herlitzka. Scene e costumi di Paolo Tommasi (Teatro Romano di Verona) L’inventore del cavallo di Achille Campanile con Pietro De Vico, Anna Campori. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte) ‘Na sera e maggio di Antonio Calenda con Pupella, Beniamino e Rosalia Maggio. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte) Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni con Gastone Moschin, Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Compagnia Teatro d’Arte) Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con Gastone Moschin, Graziano Giusti e Paila Pavese. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Compagnia Teatro d’Arte) Cinecittà di Pier Benedetto Bertoli e Antonio Calenda, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia Maggio e Dino Valdi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon, musiche di Mario Pagano e Germano Mazzocchetti 1985 Questa sera... Amleto di M. Prosperi e Antonio Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino, Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti 1986 Le ragazze di Lisistrata di Pier Benedetto Bertoli e Antonio Calenda, con Maddalena Crippa, Gigi Bonos, Aldo Tarantino. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti e Mario Pagano Tartufo di Molière con Anita Bartolucci, Angiola Baggi, Antonio Maschini, Gastone Moschin. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Germano Monteverdi 1987 Aspettando Godot di Samuel Beckett con Mario Scaccia, Pietro De Vico, Pupella Maggio e Aldo Tarantino, Fiorenzo Fiorentino, Sergio Castellitto e Cesare Gelli. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg con Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon Il sindaco del rione Sanità di Eduardo de Filippo con Turi Ferro. Scene di Nicola Rubertelli 1988 Alta distensione da Achille Campanile con Pietro De Vico e Anna Campori. Scene e costumi di Riccardo Berlingeri L’aria del continente di Nino Martoglio con Nino Frassica, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di Nicola Rubertelli Les liaisons dangereuses di C. Hampton con Umberto Orsini. Scene e costumi di Paolo Tommasi Amanda Amaranda di P. Shaffer con Rossella Falk e Marina Confalone. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon. 1989 Le sedie di Eugene Ionesco con Mario Scaccia. Scene e costumi di Nicola Rubertelli Svenimenti testi di Anton Cechov con Giorgio Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon 1990 Plautus ipotesi scenica di Alberto Bassetti e Antonio Calenda. Con Pietro De Vico e Anna Camporti. Scene e costumi di Nicola Rubertelli Giorni felici di Samuel Beckett con Anna 1991 1992 1993 1994 1996 Proclemer. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta con Carlo Giuffrè e Angela Pagano. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon Le rose del lago di Franco Brusati con Gabriele Ferzetti, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di Nicola Rubertelli. Costumi di Guido Schlinkert. Tradimenti di Harold Pinter con Ivana Monti e Andrea Giordana. Scene e costumi di Ambra Danon Madre Coraggio di Bertolt Brecht con Piera Degli Esposti. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Guido Schlinkert Danza di morte di August Strindberg con Anna Proclemer e Gabriele Ferzetti. Scene e costumi di Ambra Danon La tana di Alberto Bassetti con Sandra Collodel, Daniela Giovanetti, Daniela Giordano, Maria Paiato e Alvia Reale. Scene e costumi di Guido Schlinkert L’onorevole, il poeta e la signora di Aldo De Benedetti con Ivana Monti, Andrea Giordana e Gianpiero Bianchi. Scene e costumi di Nicola Rubertelli La musica dei ciechi di Raffaele Viviani con Piera Degli Esposti e Nello Mascia. Scene e costumi di Bruno Buonincontri Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti e Gabriele Ferzetti. Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Guido Schlinkert Rosanero di Roberto Cavosi con Daniela Giovanetti, Alvia Reale . Scene di Bruno Buonincontri Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, traduzione di Enzo Siciliano, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart. Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena Mannini. Coproduzione Plexus T. Srl, Teatro Stabile di Catania, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Il maresciallo Butterfly di Roberto Cavosi, con Virginio Gazzolo. Scene di Pier Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Un’indimenticabile serata da Achille Campanile, con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Pier Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli- Venezia Giulia 1997 Edipo a Colono elaborazione drammaturgica di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia Irma la dolce di Alexandre Breffort e Marguerite Monnot, con Daniela Giovanetti, Fabio Camilli, Paolo Triestino, Gian. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia Riccardo III di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, con Franco Branciaroli. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro de gli Incamminati 1998 Amleto di William Shakespeare, con Kim Rossi Stuart. Scene di Francesco Calcagnini, costumi di Nanà Cecchi. Musiche di Goran Bregovic. Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Rappresentazione della passione elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro Stabile Abruzzese 1999 Ma che c’entra Peter Pan? di Alberto Bassetti, con Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo Peroni. Coproduzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia/Compagnia Stabile Attori e Tecnici Fin de Siècle di Gianni Borgna, spettacolo musicale con Piera Degli Esposti 2001 Bentornato Politeama spettacolo a cura di Antonio Calenda per la riapertura del Politeama Rossetti di Trieste. Con Giorgio Albertazzi, Max René Cosotti, Giancarlo Giannini, Andrea Jonasson, Kataklò, Daniela Mazzucato, Rita Pavone, Michele Placido, Gigi Proietti, Teddy Reno; presentato da Pippo Baudo Agamennone di Eschilo, con Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi, Alessandro Preziosi Coefore di Eschilo, con Piera Degli Esposti, Daniela 111 112 Giovanetti, Alessandro Preziosi, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi 2002 Otello di William Shakespeare, con Michele Placido, e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo Cortesi, Rossana Mortara,Valentina Valsania. Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio Albertazzi, di Nicola Fano e Antonio Calenda da William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi. 2003 La mostra di Claudio Magris, con Roberto Herlitzka e con la partecipazione di Mario Maranzana, scene e costumi di Pier Paolo Bisleri. Persiani di Eschilo con Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Osvaldo Ruggieri, Luca Lazzareschi - al Teatro Greco di Siracusa Eumenidi di Eschilo con Piera Degli Esposti, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita Bartolucci, Hossein Taheri - al Teatro Greco di Siracusa 2004 Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare – laboratorio per giovani attori professionisti con Luca Lazzareschi – Sala Bartoli del Politeama Rossetti Re Lear di William Shakespeare con Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri – al 56°Festival Shakespeariano al Teatro Romano di Verona Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche Herodiade di Jules Massenet con Monserrat Caballé, José Carreras e Juan Pons (Teatro dell’Opera di Roma) Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini, con Monserrat Caballé, Sergio Frontali, Veriano Luchetti (Teatro dell’Opera di Roma) Semiramide di Gioacchino Rossini, con Monserrat Caballè e Rockwell Blake (Teatro San Carlo di Napoli) Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, con R. Blake e M. Devia (Inaugurazione stagione 1994/95 del Teatro dell’Opera di Bologna) Giovanna d’Arco al rogo testo di Paul Claudel, musica di Arthur Honegger, direttore Julian Kovatchev, con Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo (Coproduzione Teatro Verdi di Trieste-Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia) Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, con Mariella Devia, Michele Pertusi (Teatro Massimo di Palermo) Il Trovatore di Giuseppe Verdi (Oper Frankfurt), diretore Paolo Carignani Attila di Giuseppe Verdi, inaugurazione della stagione verdiana 2000-2001 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste, direttore Donato Renzetti, con Ferruccio Furlanetto Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, per la stagione 2000-2001 del Teatro Massimo di Palermo con Daniela Mazzuccato Falstaff di Giuseppe Verdi, per la stagione 2003-2004 della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste, direttore José Collaudo, con Andrea Rinaldi. Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, direttore Antonino Fogliani, con Marco Vinco, Angeles Blancas Gulin, Bruno Praticò, scene di Nicola Rubertelli, costumi di Maurizio Millenotti (per la stagione 2003-2004 del Teatro San Carlo di Napoli) Salomè di Richard Strass, direttore Gabriele Ferro, con Catherine malfitano, Janice Baird, Morten frank, Larsen, scene e costumi di Paolo Tommasi, per la stagione 20042005 del Teatro Massimo di Palermo. Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Tra queste, La vedova Fioravanti di M. Moretti, L’agente segreto di J. Conrad, La signora Ava di F. Iovine. Nel 1971 ha diretto il film Il giorno del furore, scritto con Edward Bond e interpretato da Claudia Cardinale, Oliver Reed e John Mc Enery. il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal 1954 al 2005 Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Le produzioni dal 1954 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Accademici Intronati di Siena Gli Ingannati 1963/64 Fulvio TOLUSSO Adriana Innocenti, Lino Savorani, Egisto Marcucci, Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi Vittorio ALFIERI Antigone 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Anna Miserocchi, Luciano Alberici, Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri Antonio ANIANTE La rosa di zolfo 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè, Cesco Ferro, Ottorino Guerrini, Enrica Corti Jean ANOUILH Leocadia 1954/55 G. Cesare CASTELLO Laura Solari, Piero De Santis, Pietro Privitera Jean ANOUILH Antigone 1999/00 Furio BORDON Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Anita Bartolucci, Giampiero Fortebraccio, Umberto Raho Alexey ARBUZOV Vecchio mondo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lina Volonghi, Ferruccio De Ceresa Luca ARCHIBUGI La notte della vigilia 1995/96 Guglielmo Ferro Federico Grassi, Fulvio D’Angelo, Nicoletta Corradi, Maurizio Rapotec, Luisa Vermiglio John ARDEN La danza del serg. Musgrave 1966/67 Luciano DAMIANI Egisto Marcucci, Giampiero Becherelli, Mariangela Melato, Lino Savorani ARISTOFANE Le donne a parlamento 1963/64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi, Adriana Innocenti, Vittorio Franceschi, Lino Savorani Giorgio Valletta Jean Pierre AUMONT Incontro 1957/58 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Antonio Pierfederici, Enrica Corti Alfredo BALDUCCI I dadi e l’archibugio 1959/60 Sergio VELITTI Leonardo Cortese, Pina Cei, Omero Antonutti, Carlo Bagno, Lino Savorani Alberto BASSETTI Le due sorelle 1996/97 Antonio CALENDA Claudia Poggiani, Daniela Giovanetti Alberto BASSETTI Sopra e sotto il ponte 1996/97 Maurizio PANICI Ivana Monti, Bruno Armando Alberto BASSETTI Ma che c’entra Peter Pan? 1998/99 Antonio CALENDA Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo Peroni Samuel BECKETT Beckett concerto 1987/88 Marco SCIACCALUGA Vittorio Franceschi Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento de Ruzante... 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Mario Bardella, Marisa Mantovani Angelo BEOLCO detto Ruzante Parlamento, Bilora 1971/72 Francesco MACEDONIO Gianfranco Saletta, Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico, Luciano D’Antoni, Orazio Bobbio Carlo BERTOLAZZI Lulù 1956/57 Fernando DE CERESA Laura Solari, Ottorino Guerrini, Cesco Ferro, Giulio Bosetti Carlo BERTOLAZZI L’egoista 1972/73 Fulvio TOLUSSO Mario Feliciani, Mimmo Lo Vecchio, AngioIa Baggi, Lino Savorani, Gianfranco Saletta Ugo BETTI Il paese delle vacanze 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Isabella Riva, Giuseppe Caldani Ugo BETTI La fuggitiva 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani, Mario Bardella, Lino Savorani, Renato Lupi, Micbele Riccardini 115 116 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Ugo BETTI Una bella domenica di settembre 1957/58 Sergio VELITTI Enrica Corti, Antonio Pierfederici, Carlo Bagno, Lino Troisi, Maria Grazia Francia, Marisa Bartoli, Rina Centa, Dario Mazzoli, Michele Riccardini Francesco Augusto BON Il matrimonio di Ludro 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Cesco Baseggio, Lino Savorani, Isabella Riva Furio BORDON Canto e controcanto 1966/67 Giovanni POLI Mariangela Melato, Oreste Rizzini, Werner Di Donato, Edda Valente Furio BORDON (a cura di) Il mio Carso (da S. Slataper) 1968/69 Francesco MACEDONIO Franco Mezzera, Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio, Franco Jesurum, Cip Barcellini, Marianella Lazlo, Giampiero Becherelli, Lino Savorani Furio BORDON (a cura di) Il maggio francese Furio BORDON Furio BORDON Le avventure di Fiordinando 1970/71 Francesco MACEDONIO Giorgio Valletta, Orazio Bobbio, Lino Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico, Gianfranco Saletta, Saverio Moriones, Elisabetta lonino Furio BORDON (a cura di) Teatro medioevale 1970/71 Furio BORDON Elisabetta Bonino, Orazio Bobbio, Lino Savorani, Ariella Reggio, Lidia Braico, Mimmo Lo Vecchio Furio BORDON Amico Sciacallo 1970/71 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Mario Scaccia, Leda Negroni Furio BORDON (a cura di) Per l’anima in tormento che ci hai dato 1972/73 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Riccardo Canali, Elvia Dudine, Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio Furio BORDON (a cura di) La commedia dell’arte 1973/74 Furio BORDON Nico Pepe, Ada Prato, Franco Però Furio BORDON (a cura di) Lezione documento: Trieste 1919-1945 Estate 75 Furio BORDON Registrazione su nastro Furio BORDON (a cura di) Lontani da tutto 1975/76 Furio BORDON Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico, Daniele Griggio, Giorgio Valletta Furto BORDON (testo) Il viaggio incantato Angelo BRANDUARDI (musiche originali) 1989/90 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Furio BORDON In confidenza siamo marionette 1990/91 Furio BORDON Nicoletta Corradi, Marionette di Podrecca Furio BORDON Oblomov (da GONCAROV) 1991/92 Furio BORDON Glauco Mauri, Tino Schirinzi, Barbara Valmorin, Laura Ferrari, Silvio Fiore, Giorgio Lanza, Beatrice Visibelli, Claudio Marchione, Nicoletta Corradi Furio BORDON (a cura di) Amici devo dirvi 1992/93 Poesie e prose di David Maria Turoldo Furio BORDON Roberto Sturno, Gianni De Lellis, Stefania Barca Furio BORDON L’idiota (da DOSTOEVSKIJ) 1993/94 Glauco MAURI Roberto Sturno, Massimo Do Rossi, Miriam Crotti, Gianni De Lellis, Elena Ghiaurov, Stefania Micheli, Amerigo Fontani, Patrizia Burul, Cesare Lanzoni, Nicoletta Corradi, Giulia Monte, Matteo Chioatto 1969/70 Orazio Bobbio, Mimmo Lo Vecchio, LinoSavorani, Giorgio Valletta, Giampiero Becherelli Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Giuseppe Antonio BORGESE L’arciduca 1957/58 Ottorino Guerrini, Enrica Corti, Antonio Pierfederici, Lino Troisi, Carlo Bagno Gianni BORGNA Fin de Siècle 1999/00 Antonio CALENDA Viaggio nella canzone italiana del Novecento Piera Degli Esposti Bertolt BRECHT Un uomo è un uomo 1962/63 Fulvio TOLUSSO Renzo Montagnani, Marisa Fabbri, Lino Savorani, Oreste Rizzini, Vittorio Franceschi Bertolt BRECHT L’Antigone di Sofocle 1963/64 Fulvio TOLUSSO Nicoletta Ruzi, Marisa Fabbri, Franco Mezzera, Massimo De Vita Bertolt BRECHT Baal 1985/86 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Giancarlo Dettori, Anna Teresa Rossini, Margherita Guzzinati Alexandre BREFFORT Irma la dolce 1996/97 Antonio CALENDA Franco ENRIQUEZ Antonio CALENDA (a cura di) Daniela Giovanetti, Fabio Camilli, Paolo Triestino, Gian Rappresentazione 1997/98 Antonio CALENDA della Passione dal Codice V.E. 361 della Biblioteca Nazionale di Roma, curato dalla copista Maria Jacoba Fioria Piera Degli Esposti, Giampiero Fortebraccio, Maximilian Nisi, Giancarlo Cortesi Andrea CALMO Il Saluzza 1961/62 Giovanni POLI Gino Cavalieri, Gina Sammarco, Marisa Fabbri, Gianni Musy, Carlo Bagno Achille CAMPANILE Un’indimenticabile serata 1996/97 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Stefano Galante Albert CAMUS I giusti 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Germana Paolieri, Mariangela Melato, Egisto Marcucci Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA La pignatta 1965/66 (da L’AULULARIA di Plauto) Ugo AMODEO Oreste Rizzini, Lino Savorani, Caria Colosimo, Vittorio Francescbi Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA Le maldobrie 1970/71 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia Braico Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA Noi delle vecchie province 1972/73 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia Braico Lino CARPINTERI e Mariano FARAGUNA L’Austria era un paese ordinato 1974/75 Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia Braico, Riccardo Canali, Franco Jesurum, Luciano D’Antoni, Gianfranco Saletta, Ariella Reggio, Orazio Bobbio Roberto CAVOSI Il maresciallo Butterfly 1995/96 Antonio CALENDA Virginio Gazzolo, Andreja Blagojevic, Sergio Pierattini, Lucka Pockaj, Silvano Torrieri Anton CECOV Il tabacco fa male, 1954/55 La villeggiatura, Il canto del cigno Luchino VISCONTI Memo Benassi Anton CECOV Ivanov 1968/69 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Ottavia Piccolo, Mario Pisu, Massimo De Francovich, Lino Savorani, Paola Bacci Anton CECOV Zio Vania 1970/71 Giulio BOSETTI Ferruccio De Ceresa, Paola Bacci, Mario Erpichini, Giulia Lazzarini 117 118 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Dante CICOGNANI Il gatto con gli stivali 1956/57 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione e Maria Grazia Spinazzi Tonino CONTE e Aldo TRIONFO (Vedi Aldo TRIONFO) Roberto DAMIANI La vita xe fiama (da Biagio Marin) 1991/92 Furio BORDON Gastone Moschin Ezio D’ERRICO L’amante in città 1954/55 Carlo LODOVICI Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta, Gianni Mantesi, Laura Solari René DE CECCATY Pallido oggetto del desiderio 2001/02 Alfredo ARIAS Pino Micol, Daniela Giovanetti, Francesca Benedetti Ghigo DE CHIARA Un capriccio 1996/97 Nino MANGANO Valeria Ciangottini, Andreja Blagojevic Salvatore DI GIACOMO Assunta Spina 1958/59 Sandro BOLCHI Lorica Corti, Gianmaria Volonté, Ottorino Guerrini, Margherita Guzzinati, Lino Savorani Feodor DOSTOEVSKIJ Delitto e castigo 1955/56 Riduzione teatrale di Gaston Baty Fernando DE CRUCCIATI Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia Braico, Marisa Mantovani Mario DRSIC-DARSA I nobili ragusei 1969/70 Coita SPAIC Friedricb DÜRRENMATT Romolo il Grande 1983/84 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Scaccia, Jerzi Stuhr, CarIa Cassola, Lidia Koslovich Massimo DURSI La giostra 1958/59 Massimo DURSI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini, Umberto Raho, Enrica Corti, Gianmaria Volontè Tbomas S. ELIOT Assassinio nella cattedrale 1956/97 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti, Lino Savorani, Cesco Ferro, Lino Troisi, Marisa Mantovani ESCHILO Prometeo incatenato Estate 65 Aldo TRIONFO Franco Mezzera, Egisto Marcucci. Angela Cardile, Nicoletta Rizzi, Enrico D’Amato ESCHILO Agamennone 2000/01 Antonio CALENDA Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi, Alessandro Preziosi ESCHILO Coefore 2000/01 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Alessandro Preziosi, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi ESCHILO Eumenidi 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita Bartolucci, Hossein Taheri ESCHILO Persiani 2002/03 Antonio CALENDA Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Luca Lazzareschi, Osvaldo Ruggieri, Giancarlo Cortesi Diego FABBRI Inquisizione 1997/98 Sergio VELITTI Ottorino Guerrini, Antonio Pierfederici, Enrica Corti, Lino Troisi Gianrico Tedeschi, Franco Mezziera, Giampiero Becherelli, Lino Savorani, Gianni Musy, Nicoletta Rizzi, Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Diego FABBRI Processo a Gesù 1962/63 Fosco Giachetti, Marisa Fabbri, Mario Pisu, Lino Savorani, Oreste Rizzini Fulvio TOLUSSO Mariana FARAGUNA e Lino CARPINTERI Silvio FIORE La coscienza di Ulisse (Vedi Lino CARPINTERI) 1996/97 Silvio FIORE Vittorio FRANCESCHI Pinocchio minore 1963/64 Massimo de VITA Vittorio FRANCESCHI Gorizia 1916 1966/67 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Oreste Rizzini, Lino Savorani, Vittorio Franceschi, Nicoletta Rizzi, Alessandro Galante Garrone Vittorio FRANCESCHI Scacco pazzo 1990/91 Nanny LOY Alessandro Haber, Vittorio Franceschi, Monica Scattini Vittorio FRANCESCHI Jack lo sventratore 1992/93 Nanni GARELLA Alessandro Haber, Gianna Piaz, Mariella Valentini, Nicola Pistoia, Vittorio Franceschi Renato GABRIELLI A different language 2004/05 Graham EATOUGH Sergio Romano, Celina Boyack Carlo Emilio GADDA Il guerriero, l’amazzone, 1996/97 lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo Ma cos’è questa crisi? 1996/97 Virginio GAZZOLO Virginio Gazzolo, Angela Cardile Enrico PROTTI Dodo Gagliarde, Sara Alzetta, Livia Bonifazi, Paolo Fagiolo, Maurizio Zacchigna Vittorio GASSMAN Anima e corpo talk show d’addio 1996/97 Vittorio GASSMAN Vittorio Gassman, Luciano Lucignani, Attilio Cucari, Marco Alotto, Emanuele Salce, Antonetta Capriglione Vittorio GASSMAN Bugie Sincere 1997/98 Vittorio GASSMAN Ugo Pagliai, Paola Gassman, Virgilio Zernitz, Michela Cadel, Alessandra Celi, Lamberto Consani, Paolo Fagiolo, Gianluigi Fogacci, Paolo Giovannucci, Tiziano Pelanda, Enzo Saturni Giuseppe GIACOSA Tristi amori 1961/62 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri, Omero Antonutti, Carlo Bagno Silvio GIOVANINETTI Gli ipocriti 1956/57 Carlo LODOVICI Giulio Bosetti, Ottorino Guerrini, Laura Solari, Marisa Mantovani Nikolaj GOGOL L’ispettore generale 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Carlo Bagno, Cesco Ferro, Pina Cei, Anna Menichetti, Omero Antonutti Carlo GOLDONI La donna di garbo 1954/55 Carlo LODOVICI Laura Solari, Luigi Almirante Carlo GOLDONI La donna di garbo 1978/79 Francesco MACEDONIO Lucilla Morlacchi, Gianni Galavotti, Carlo Montagna, Franco Mezzera Carlo GOLDONI La bottega del caffe 1956/57 Carlo LODOVICI Memo Benassi, Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti Carlo GOLDONI La vedova scaltra 1960/61 Giovanni POLI Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Giorgio Valletta, Carlo Bagno, Omero Antonutti Dodo GAGLIARDE Enrico PROTTI Giulio Pizzirani, Fernando Pannullo Vittorio Franceschi, Sonia Gessner, Lino Savorani, Carlo Montagna, Adriana Innocenti 119 120 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Carlo GOLDONI Arlecchino servitore di due padroni 1961/62 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Margherita Guzzinati, Omero Antonutti, Marisa Fabbri Carlo GOLDONI Arleccbino servitore di due padroni 1972/73 Fulvio TOLUSSO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco Saletta, Ariella Reggio Carlo GOLDONI Il teatro comico 1964/65 Eriprando VISCONTI Franco Mezzera, Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci, Adriana Innocenti, Vittorio Franceschi, Lino Savorani Carlo GOLDONI Tonin Bella grazia 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Lino Toffolo, Mariangela Melato, Fulvia Gasser, Lino Savorani Carlo GOLDONI Il bugiardo 1967/68 Gianfranco DE BOSIO Paola Bacci, Elisabetta Bonino, Leda Palma, Gabriele Lavia, Giulio Bosetti, Claudio Cassinelli Carlo GOLDONI Le massere 1970/71 Giovanni POLI Giusy Carrara, Lidia Braico, Donatella Ceccarello, Anna Maestri, Lino Savorani, Ariella Reggio Carlo GOLDONI Sior Todero Brontolon 1975/76 Francesco MACEDONIO Corrado Gaipa, Elsa Vazzoler, Umberto D’Orsi, Marina Dolfin Carlo GOLDONI La famiglia dell’antiquario 1976/77 Furio BORDON Carlo GOLDONI Le donne gelose 1977/78 Francesco MACEDONIO Maria Dolfin, Paolo Bonacelli, Donatella Ceccarello Carlo GOLDONI Il mondo della Luna 1982/83 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Carlo GOLDONI I Rusteghi 1985/86 Francesco MACEDONIO Giulio Brogi, Valeria Ciangottini, Anna Teresa Rossini, Margherita Guzzinati, Giampiero Becherelli, Alvise Battain, Riccardo Peroni, Barbara Cupisti Carlo GOLDONI L’Arcadia in Brenta 1985/86 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Carlo GOLDONI L’adulatore 1986/87 Giorgio PRESSBURGER Giulio Brogi, Anna Teresa Rossini, Anna Campori, Franco Angrisano, Riccardo Peroni Carlo GOZZI L ‘augellin belverde 1962/63 Giovanni POLI Renzo Montagnani, Marisa Fabbri, Oreste Rizzini, Lino Savorani Carlo COZZI Re Cervo 1965/66 Spiro DALLA PORTA Allievi Scuola di Recitazione Carlo GOZZI L’amore delle tre melarance 1984/85 Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca Franz GRILLPARZER Medea 1994/95 Nanni GARELLA Ottavia Piccolo, Gianni De Lellis, Dorotea Aslanidis, Graziano Piazza, Sara D’Amario, Riccardo Maranzana, Valeria D’Onofrio Claudio GRISANCICH Alida Valli che nel Quaranta iera putela 1996/97 Mario LICALSI Orazio Bobbio, Ariella Reggio Slavko GRUM Avvenimento nella città di Goga 1971/72 Francesco MACEDONIO Franca Nuti, Gina Sammarco, Gabriele Lavia, Franco Mezzera Dante GUARDAMAGNA Delitto e castigo (da DOSTOEVSKIJ) 1972/73 Sandro BOLCHI Regina Bianchi, Michele Abruzzo, Gianni Galavotti, Anna Bonaiuto, Geppy Glejeses Ugo Pagliai, Angiola Baggi, Lino Savorani, Orazio Bobbio, Giorgio Valletta, Saverio Moriones Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Dante GUARDAMAGNA e-Maria Silvia CODECASA La breccia 1963/64 Ruggero JACOBBI Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi, Lino Savorani, Franco Mezzera, Massimo De Vita, Vittorio Franceschi, Marisa Fabbri Margherita HACK Variazioni sul cielo 2003/04 Fabio Massimo IAQUONE Sandra Cavallini Peter HANDKE Attraverso i villaggi 1984/85 Roberto GUICCIARDINI Marisa Fabbri, Giancarlo Dettori, Giulio Brogi, Regina Bianchi, Anna Teresa Rossini Peter HANDKE L’ora in cui non sapevamo niente l’uno dell’altro 1994/95 Giorgio PRESSBURGER Livio Bogatec, Patrizia Burul, Stojan Colja, Andreina Garella, Alojz Milic, Lucka Pockaj, Riccardo Maranzana, Monica Samassa, Maurizio Soldà, e con Mariano Rigillo (voce recitante) Vaclav HAVEL L’opera dello straccione 1975/76 Fulvio TOLUSSO Corrado Gaipa, Marina Dolfin, Umberto D’Orsi Hugo von HOFFMANSTHAL La leggenda di Ognuno 1957/58 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Umberto Raho, Carlo Bagno, Mario Verdani, Lino Troisi, Marisa Bartoli, Lidia Lagonegro, Lino Savorani, Mario Adorf Arthur HONEGGER e Paul CLAUDEL Giovanna d’Arco al rogo 1995-96 Antonio CALENDA Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo Odön von HORVATH Storie del bosco viennese 1977-78 Franco ENRIQUEZ Valeria Moriconi, Corrado Pani, Pina Cei, Micaela Esdra, Nestor Garay Odön von HORVATH Fräulein Pollinger 1984-85 Giorgio PRESSBURGER Daniela Mazzucato, Sandro Massimini, Franco Nebbia Bohumil HRABAL Una solitudine troppo rumorosa 1992-93 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Patrizia Burul, Paolo Meloni, Franco Noè, Tiziano Pelandi Albert HUSSON La cucina degli angeli 1954-55 Alessandro BRISSONI Laura Solari, Gianni Mantesi, Pietro Privitera Henrik IBSEN Il piccolo Eyolf 1967/68 Aldo TRIONFO Giulio Bosetti, Franca Nuti, Paola Bacci, Massimo Gridolfi Henrik IBSEN Casa di bambola 1973/74 Francesco MACEDONIO Ludovica Modugno, Carlo Montagna, Mario Maranzana, Delia Bertolucci, Franco Mezzera Eugene JONESCO Sicario senza paga 1968/69 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Alvise Battain, Josè Quaglio Georg KAISER Davide e Golia 1957/58 Sandro BOLCHI Ottorino Guerrini, Enrica Corti, Carlo Bagno Georg KAISER Il funzionario Krehler 1979/80 Paolo MAGELLI Cecilia Polizzi, Flavio Bucci, Gianni Galavotti, Micaela Pignatelli Tullio KEZICH La coscienza di Zeno (da I. SVEVO) 1978/79 Franco GIRALDI Renzo Montagnani, Marina Dolfin, Gianni Galavotti Tullio KEZICH La coscienza di Zeno (da I. SVEVO) 2002/03 Pietro MACCARINELLI Massimo Dapporto Tullio KEZICH e Luigi SQUARZINA Bouvard e Peuchet (da G. FLAUBERT) 1982/83 Giovanni PAMPIGLIONE Mario Maranzana, Vittorio Franceschi 121 122 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Heinrich von KLEIST La brocca rotta 1977/78 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin, Lino Savorani, Franco Jesurum, Francesca Muzio Pavel KOHOUT Roulette 1976/77 Roberto GUICCIARDINI Regina Bianchi, Paolo Graziosi, Lorenza Guerrieri, Daniele Griggio Boris KOBAL e Maurizio SOLDÀ Bonjour TRIESTEsse 2003/04 Boris KOBAL Boris Kobal, Maurizio Soldà Franz Xavier KROETZ Renzo e Anna 1974/75 Furio BORDON Orazio Bobbio, Ariella Reggio Eugene LABICHE La Cagnotte 1959/60 Giacomo COLLI Leonardo Cortese, Omero Antonutti, Lino Savorani, Pina Cei Stefano LAURI Hänsel e Gretel (dai F.lli Grimm) 1967/68 Ugo AMODEO Edoardo Zammarchi, Maria Pia Bellizzi, Mimmo Lo Vecchio, Mariella Terragni Vladimiro LISIANI Un buso in mia contrada 1969/70 Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Ariella Reggio, Cip Barcellini, Franco Rossi, Giorgio Valletta, Giusy Carrara, Fulvia Gasser, Gianfranco Saletta Enrico LUTTMANN Sonno 2002/03 Marco CASAZZA Paola Bonesi, Marco Casazza, Adriano Giraldi, Enrico Luttmann, Lorenzo Michelli, Alessandro Mizzi, Andrea Orel, Mariella Terragni Giuseppe MAFFIOLI Del povaro soldato (da RUZANTE) 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi Claudio MAGRIS Stadelmann 1990/91 Egisto MARCUCCI Tino Schirinzi, Barbara Valmorin, Gianni De Lellis Claudio MAGRIS La mostra 2002/03 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Mario Maranzana Curzio MALAPARTE Das Kapital 1981/82 Franco GIRALDI Mario Maranzana, Vittorio Franceschi, Margherita Guzzinati Libero MAZZI Trieste con tanto amore 1968/69 Giulio BOSETTI Cesco Baseggio, Giulio Bosetti, Franca Nuti, Luigi Vannucchi Libero MAZZI Omaggio ai poeti triestini: Camber Barni 1971/72 Arthur MILLER Il crogiuolo 1974/75 Sandro BOLCHI Marina Dolfin, Giorgio Valletta, Lino Troisi, Ludovica Modugno, Franco Mezzera Sergio MINIUSSI L’anno della peste 1959/60 Ugo AMODEO Dario Mazzoli, Mario Licalsi, Giorgio Valletta, Dario Penne, Franco Jesurum Sergio MINIUSSI e Aldo TRIONFO Dialoghi con Leucò (da PAVESE) 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera, Oreste Rizzini MOLIERE Don Giovanni 1971/72 Giulio BOSETTI Giulio Bosetti, Lino Savorani, Paola Bacci, Giampiero Becherelli, Cesare Gelli Ferenc MOLNAR La leggenda di Liliom 1959/60 Leonardo CORTESE Leonardo Cortese, Anna Menichetti, Lidia Lagonegro, Omero Antonutti, Pina Cei, Lino Savorani Robert MUSIL Vinzenz e l’amica degli uomini importanti 1963/64 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi, Franco Mezzera Alfred de MUSSET I capricci di Marianna 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco Ferro, Ottorino Guerrini Franca Nuti, Franco Mezzera Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Aldo NICOLAI Gli asini magri 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Marisa Fabbri, Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Omero Antonutti, Rino Romano, Carlo Bagno Clifford ODETS La ragazza di campagna 1958/59 Franco ENRIQUEZ Gianmaria Volontè, Ottorino Guerrini, Enrica Corti John OSBORNE Motivo di scandalo e riflessione 1965/66 Raffaele MAIELLO Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Lino Savorani, Vittorio Franceschi John OSBORNE Un patriota per me 1996/97 Giancarlo COBELLI Massimo Belli Moni OVADIA Trieste, Ebrei e Dintorni 199798 Moni OVADIA Moni Ovadia Alcide PAOLINI Lezione di tiro 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Antonella Marchi, Stefano Lescovelli Pier Paolo PASOLINI Calderon 1979/80 Giorgio PRESSBURGER Paolo Bonacelli, Marina Dolfin, Gianni Galavotti, Francesca Muzio Pier Paolo PASOLINI I Turcs tal Friùl 1994/95 Elio DE CAPITANI Lucilla Morlacchi, Fabiano Fantini, Renato Rinaldi, Giovanni Visentin John PATRICK Attimo fermati, sei bello! 1954/55 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Pietro Privitera, Grazia Migneco, Gianni Mantesi Franco PERO’ Winckelmann: “Finalmente verrà la quiete” 1996/97 Franco PERO’ Giulio Brogi, Massimo De Rossi Aldo PERRINI Non si dorme a Kirkwall 1955/56 Gianfranco DE BOSIO Pietro Privitera, Isabella Riva, Marisa Mantovani, Mario Bardella, Lino Savorani Harold PINTER Tradimenti 1988/89 Furio BORDON Paola Bacci, Giampiero Bianchi, Paolo Bonacelli Luigi PIRANDELLO Lumie di Sicilia 1955/56 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Marisa Mantovani, Isabella Riva Luigi PIRANDELLO Ma non è una cosa seria 1956/57 Carlo LODOVICI Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti, Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Lino Savorani Luigi PIRANDELLO Questa sera si recita a soggetto 1958/59 Franco ENRIQUEZ Paola Borboni, Gianmaria Volontè, Margherita Guzzinati Luigi PIRANDELLO Questa sera si recita a soggetto 1986/87 Giuseppe PATRONI GRIFFI Mariano Rigillo, Paola Bacci, Leopoldo Mastelloni, nella ripresa Vittorio Caprioli, Giovanni Crippa, Laura Marinoni Luigi PIRANDELLO L’imbecille-La patente La giara 1959/60 Fulvio TOLUSSO Carlo Bagno, Dario Mazzoli, Lino Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta Luigi PIRANDELLO Sei personaggi in cerca d’autore 1960/61 Giuseppe DI MARTINO Marisa Fabbri, Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Lino Savorani, Carlo Bagno Luigi PIRANDELLO Sei personaggi in cerca d’autore 1987/88 Giuseppe PATRONI GRIFFI Vittoriti Caprioli, Mariano Rigillo, Ilaria Occhini, Giovanni Crippa, Laura Marinoni, Caterina Boratto Luigi PIRANDELLO Così è se vi pare 1961/62 Sandro BOLCHI Gianni Musy, Gina Sammarco, Mario Pisu, Margherita Guzzinati, Marisa Fabbri, Omero Antonutti Luigi PIRANDELLO Enrico IV 1966/67 Giuseppe MAFFIOLI Renzo Ricci, Eva Magni, Mariangela Melato 123 124 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Luigi PIRANDELLO Non si sa come 1969/70 Josè QUAGLIO Giulio Bosetti, Anna Maria Gherardi, Giampiero Becherelli Luigi PIRANDELLO Ciascuno a modo suo 1988/89 Giuseppe PATRONI GRIFFI Mariano Rigillo, Ilaria Occhini, Giovanni Crippa, Laura Marinoni,Vittorio Caprioli Stefano PIRANDELLO La scuola dei padri 1954/55 Ottavio SPADARO Pietro Privitera, Carla Bizzarri, Gianni Mantesi PLAUTO Anfitrione 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Marisa Mantovani, Mario Bardella Giovanni POLI La commedia degli Zanni 1967/68 Giovanni POLI Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio, Giorgio Valletta, Gabriele Lavia, Lidia Braico, Mario Valgoi, Salvo Anselmo, Leda Palma Giovanni POLI L’alfabeto dei villani 1971/72 Giovanni POLI Aldo Bonato, Daniela Foà, Michela e Sandra Martni, Mario Zanotto Marco PRAGA Le vergini 1955/56 Ottavio SPADARO Mario Mariani, Mario Bardella, Marisa Mantovani, Lino Savorani Giorgio PRESSBURGER Karl Valentin Kabarett 1980/81 Giorgio PRESSBURGER Vittorio Caprioli, Gianni Galavotti, Paolo Rossi, Jole Si/vani Giorgio PRESSBURGER Eroe di scena fantasma d’amore (Moissi) 1985/86 Giorgio PRESSBURGER Carlo Simoni, Lea Padovani, Aldo Reggiani, Claudio Gora, Lidia Kozlovich, Gian Paolo Poddighe Stanislawa PRZYBYZEWSKA e Andrzej WAJDA L’affare Danton 1982-83 Maciej KARPlNSKY Mario Maranzana, Vittorio Franceschi RECITAL di Paola Borboni 1958/59 RECITAL di Diana Torrieri RECITAL di Paola Borboni 1959/69 Fantasia in nero 1959/69 RECITAL di Paola Borboni 1960/61 RECITAL di Marisa Fabbri 1963/64 Antonio RICCARDINI L’ultimo de carneval 1971/72 Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio, Ariella Reggio, Giorgio Valletta Franco Jesurum, Luciano Virgilio, Marino Masè Renzo ROSSO Il pianeta indecente 1983/84 Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Leda Negroni, Anna Teresa Rossini William SAROYAN I giorni della vita 1956/57 Franco ENRIQUEZ Ottorino Guerrini, Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Camillo Milli, Giulio Bosetti, Vittorio Congia, Lino Troisi Jean-Paul SARTRE Nekrassov 1969/70 Ernesto GUIDA Giulio Bosetti, Mario Pisu, Marianella Laszlo, Lino Savorani, Gianni Musy Friedrich SCHILLER Intrigo e amore 1993/94 Nanni GARELIA Ottavia Piccolo, Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis, Graziano Piazza, Virginio Gazzolo Eric-Emmanuel SCHMITT (traduzione: Enzo SICILIANO) Il visitatore 1995/96 Antonio CALENDA Turi Ferro, Kim Rossi Stuart, Sabina Vannucchi, Sergio Tardioli Arthur SCHNITZLER Anatol 1975/76 Roberto GUICCIARDINI Gabriele Lavia, Manuela Kustermann, Virgilio Zernitz Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Arthur SCHNITZLER Anatol 1992/93 Nanni GARELLA Roberto Sturno, Gianni De Lellis, Sara Alzetta, Monica Bucciantini, Nicoletta Corradi, Alvia Reale, Stefania Barca Arthur SCHNITZLER Casanova a Spa 1987/88 Luca de FUSCO Mariano Rigillo, Vittorio Franceschi, Anna Teresa Rossini, Giampiero Becherelli William SHAKESPEARE Amleto 1998/99 Antonio CALENDA Kim Rossi Stuart, Gianni Musy, Osvaldo Ruggieri, Alvia Reale, Gia nfranco Varetto, Rossana Mortara, Alessandro Preziosi William SHAKESPEARE Come vi garba 1964/65 Eriprando VISCONTI Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera, Lino Savorani, Vittorio Franceschi William SHAKESPEARE La bisbetica domata 1958/59 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Ottorino Guerrini, Carlo Bagno, Gianmaria Volontè, Lino Savorani, Cesco Ferro, Margherita Guzzinati William SHAKESPEARE La dodicesima notte 1960/61 Giovanni POLI Carlo Bagno, Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri, Anna Miserocchi, Margherita Guzzinati, Omero Antonutti William SHAKESPEARE Macbeth 1966/67 Tino BUAZZELLI Tino Buazzelli, Paola Mannoni, Egisto Marcucci William SHAKESPEARE Molto rumore per nulla 1957/58 Franco ENRIQUEZ Enrica Corti, Antonio Pierfederici Lino Troisi, Ottorino Guerrini, Carlo Bagno William SHAKESPEARE Otello 1965/66 Beppe MENEGATTI Luigi Vannucchi, Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini William SHAKESPEARE Otello 2001/02 Antonio CALENDA Michele Placido, Sergio Romano, Giancarlo Cortesi, Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Valentina Valsania William SHAKESPEARE Re Lear 2003/04 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi, Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri William SHAKESPEARE Riccardo III 1989/90 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Monica Guerritore, Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis, Barbara Valmorin, Giorgio Crisafi William SHAKESPEARE Riccardo II 1991/92 Glauco MAURI Roberio Sturno, Gianni Galavotti, Ireneo Petruzzi, Donatello Falchi William SHAKESPEARE Riccardo III 1996/97 Antonio CALENDA Franco Branciaroli, Lucilla Morlacchi, Anita Bartolucci, Giorgio Bonino, Gea Lionello, Antonio Zanol etti George Bernard SHAW L’uomo del destino 1956/57 Gianfranco DE BOSIO Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco Ferro Georges SHEHADE La storia di Vasco 1962/63 Aldo TRIONFO Marisa Fabbri, Renzo Montagnani, Vittorio Franceschi, Massimo De Vita 125 126 Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Valeria SISTO COMAR La santa calce 1965/66 Nicoletta Rizzi, Ottavio Di Donato, Giorgio Valletta, Lino Savorani, Tonino Pavan, Stella Migliore SOFOCLE Elettra Estate ’64 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Fosco Giacchetti, Adriana Innocenti, Franco Mezzera, Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Paola Boccardo SOFOCLE Edipo a Colono Estate ’66 Edmo FENOGLIO Tino Buazzelli, Roldano Lupi, Giulia Lazzarini, Raul Grassilli, Paola Mannoni, Tino Bianchi, Omero Antonutti SOFOCLE scrittura rievocativa di Ruggero CAPPUCCIO Edipo a Colono 1996/97 Antonio CALENDA Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti, Ester Galazzi, Dodo Gagliarde, Gino Monteleone, Paolo Fagiolo, Stefano Galante, Antonio Tallura, M aurizio Zacchigna SOFOCLE Edipo Re 1967/68 Orazio COSTA Giulio Bosetti, Franca Nuti, Mario Valgoi, Gabriele Lavia Marko SOSIC Ballerina Ballerina 1996/97 Branko ZAVRSAN Lucka Pockaj Luigi SQUARZINA Tre quarti di lana 1961/62 Fulvio TOLUSSO Marisa Fabbri, Gianni Musy, Omem Antonutti, Mario Maranzana, Omera Lazzari Luigi SQUARZINA Romagnola 1964/65 Eriprando VISCONTI Adriana Innocenti, Vittorio Franceschi, Franco Mezzera Anna GRUBER Luigi SQUARZINA e Tullio KEZICH (Vedi Tullio KEZICH) August STRINDBERG Il pellicano 1980/81 Gabriele LAVIA Gabriele Lavia, Lea Padovani, Carlo Simoni, Paola Pitagora Italo SVEVO Inferiorità 1955/56 Ottavio SPADARO Filippo Scelzo, Mario Bardella Italo SVEVO Un marito 1960/61 Sandro BOLCHI Luciano Alberici, Anna Miserocchi, Omero Antonutti, Marisa Fabbri, Margherita Guzzinati Italo SVEVO L’avventura di Maria 1968/69 Aldo TRIONFO Franca Nuti, Gianni Galavotti, Massimo De Francovich, Paola Bacci Italo SVEVO Terzetto spezzato 1973/74 Furio BORDON Giampiero Becherelli, Stefano Lescovelli, Antonella Marchi Italo SVEVO Caro bonbon 1990/91 Marco SCIACCALUGA Massimo De Francovich Italo SVEVO L’avventura di Maria 1995/96 Nanni GARELLA Gabriele Ferzetti, Patrizia Zappa Mulas, Gianni De Lellis, Giorgio Lanza, Umberto Raho, Stefania Stefanin, Riccardo Maranzana, Barbara Trost, Daniele Bonnes Italo SVEVO Senilità adattamento di Alberto BASSETTI 1997/98 Francesco MACEDONIO Roberto Herlitzka, Lucka Pockaj, Alvia Reale John Milhngton SYNGE Il furfantello dell’ovest 1961/62 Fulvio TOLUSSO Gino Cavalieri, Gianni Musy, Carlo Bagno, Gina Sammarco, Marisa Fabbri, Omero Antonutti Carlo TERRON Avevo più stima dell’idrogeno 1959/60 Mario MARANZANA Pina Cei, Omero Antonutti, Dario Penne Charles THOMAS Jenny nel frutteto Ottavio SPADARO Marisa Mantovani, Mario Bardella Sergio TOFANO (Stò) Una losca congiura 1955/56 Spiro DALLA PORTA ovvero Barbariccia contro Bonaventura 1955/56 Allievi della Scuola di Recitazione Autore Titolo Stagione Regia Interpreti principali Sergio TOFANO (Stò) L’isola dei pappagalli 1956/57 Spiro DALLA PORTA Maria Grazia Spinazzi, Cesco Ferro Sergio TOFANO (Stò) Bonaventura, veterinario per forza 1957/58 Spiro DALLA PORTA Allievi della Scuola di Recitazione Fulvio TOMIZZA Vera Verk 1962/63 Fulvio TOLUSSO Paola Borboni, Fosco Giachetti, Marisa Fabbri, Edda Valente, Renzo Montagnani, Lino Savorani Fulvio TOMIZZA La storia di Bertoldo 1968/69 Giovanni POLI Franco Mezzera, Marina Bonfigli, Alvise Battain, Lino Savorani Fulvio TOMIZZA L’idealista (da I. CANKAR) 1976/77 Francesco MACEDONIO Corrado Pani, Leda Negroni, Carlo Cattaneo, Nestor Garay Aldo TRIONFO e Sergio MINIUSSI (vedi Sergio MINIUSSI) Aldo TRIONFO e Tonino CONTE Sandokan, Yanez e i tigrotti 1969/70 della Malesia alla conquista della Perla di Labuan (da Salgari) Aldo TRIONFO Giulio Brogi, Claudia Giannotti, Lino Savorani, Franco Mezzera, Antonio Francioni, Franco Jesurum, Orazio Bobbio, Saverio Moriones, Mimmo Lo Vecchio Aldo TRIONFO e Tonino CONTE Margherita Gautier: 1970/71 la dame aux camelias (da Dumas) Aldo TRIONFO Valeria Moriconi, Lia Zoppelli, Gianni Agus, Ennio Balbo, Rodolfo Baldini David Maria TUROLDO Il martirio di Lorenzo 1965/66 Giuseppe MAFFIOLI Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi, Enrico d’Amato Heinrich von KLEIST Anfitrione 2001/02 Shahroo KHERADMAND Roberto Herlitzka, Giorgio Lanza, Rossana Mortara Franz WEDEKIND Il Marchese von Keith 1979/80 Nino MANGANO Luigi Diberti, Valeria Ciangottini, Pietro Biondi, Gianni Galavotti Tennessee WILLIAMS Zoo di vetro 1979/80 Tatiana PAVLOVA Tatiana Pavlova, Marisa Mantovani, Paolo Privitera, Mario Mariani Tennessee WILLIAMS Lo zoo di vetro 1989/90 Furio BORDON Piera Degli Esposti, Franco Castellano, Diego Ribon, Beatrice Visibelli Carl ZUCKMAYER Il capitano di Köpenik 1973/74 Sandro BOLCHI Renato Rascel, Lino Savorani, Elio Crovetto, Nino Pavese 127 I “Quaderni del Teatro” pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia 128 57. “Anima e Corpo” (2 ediz.) di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala 58. Gigi Proietti: un attore e il suo teatro testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala 59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima” da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri, Enzo Siciliano 60. “Edipo a Colono” di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio 61. “Bugie Sincere” di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown 62. “Irma la dolce” di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch 63. “Senilità” da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti, Daniele Del Giudice, Mario Brandolin 64. “Riccardo III” di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri, Giovanna Mochi, Patrizia Valduga 65. “Amleto” di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo, Alessandro Serpieri, Roberta Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri 66. “Ma che c’entra di Alberto Bassetti Peter Pan?” 67. “Rappresentazione della Passione” elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli, Angelo Mandorlo, Renzo Tian 68. “Antigone” di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari 69. I Piccoli di Podrecca 70. “Agamennone” e “Coefore” di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari 71. “La Mostra” di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari, Lorenzo Mondo, Ermanno Paccagnini, Giovanni Raboni 72. “Eumenidi” di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari 73. “Pallido Oggetto del Desiderio” adattamento teatrale di René De Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René De Ceccatty 74. “Re Lear” di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Antonio Calenda, Agostino Lombardo, Paolo Quazzolo, Giuseppina Restivo 75. “Persiani” di Eschilo, traduzione di Monica Centanni, testi di Monica Centanni, Antonio Calenda Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Mariagiovanna ELMI presidente Cristina BENUSSI vice presidente Tiziana BENUSSI Lino CARPINTERI Fabrizio CIGOLOT Antonio PAOLETTI Roberto PIAGGIO consiglieri L’organigramma 2004-2005 Antonio CALENDA direttore Sergio DOVGAN direttore amministrazione Stefano CURTI direttore marketing e produzione Paolo GIOVANAZZI responsabile tecnico Roberta TORCELLO responsabile produzione collegio dei revisori Cosimo CECERE presidente Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO Paolo MUSOLLA soci Comune di Trieste Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia Provincia di Gorizia Provincia di Pordenone Provincia di Trieste Provincia di Udine Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di Trieste Unicredit Banca Spa Lucia DUSSI Diego PECAR Daniela SFERCO ufficio amministrazione Massimo CARLI Flavio DOGANI Giuliano GIONCHETTI Rosaria SCHIRALDI Roberto STAREC Massimo TATARELLA Carlo TURETTA Giorgio ZARDINI Radivoi ZOBIN ufficio tecnico Emmanuele BONNES Oriana CRESSI Marzia GALANTE Ilaria LUCARI ufficio marketing e comunicazione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia Viale XX Settembre, 45 34126 TRIESTE tel. 040.3593511 fax 040.3593555 www.ilrossetti.it e-mail [email protected] Giampaolo ANDREUTTI ufficio produzione Ada D’ACCOLTI Bruno BOBINI ufficio segreteria 129