I Quaderni del Teatro
Persiani
di Eschilo
traduzione di Monica Centanni
diretto da Antonio Calenda
in collaborazione con
Istituto Nazionale
del Dramma Antico
Fondazione Onlus
I Quaderni del Teatro
volume n. 75
a cura di Stefano Curti
e Ilaria Lucari
Persiani
di Eschilo
diretto da Antonio Calenda
Rappresentare Atene
ARES, LA GUERRA
di Monica Centanni
all’egemonia sul mare che Atene si riserva. Come
icasticamente racconta il Messaggero in scena
Eschilo era un guerriero.
descrivendo la battaglia, le navi persiane sono
Maratona e Salamina, le battaglie in cui la Grecia
numerosissime ma ingombranti, pesanti e impac-
aveva imprevedibilmente vinto sullo stermina-
ciate, mentre Atene con la sua piccola e agile flot-
to esercito degli invasori Persiani, ricacciando i
ta, con le sue navi leggere dalle manovre svelte ed
nemici in Asia, erano state il teatro in cui Eschilo
eleganti, sa danzare sul mare.
aveva dato prova di un valore destinato a essere
Gli spettatori – Greci e Ateniesi - che hanno sof-
ricordato nel tempo.
ferto la pena, i lutti, il terrore dell’invasione, sono
Per la sua tomba il poeta compose un epitaffio in
chiamati a piangere con il nemico, per le sue pene
cui ricordava soltanto le sue gesta sul campo di
e per i suoi lutti: a compiangere la sua sconfitta.
Maratona. Eschilo, il guerriero, affida il ricordo
Se dunque lo spettatore ateniese partecipa al
di sé alla gloria militare, non alla gloria poetica:
dramma riconoscendosi nella parte dei vincitori,
i posteri dovranno ricordare che il suo nome è il
il gioco drammatico prevede però la partecipazio-
nome di un combattente valoroso.
ne del pubblico alle emozioni di una scena che è
I Persiani vengono portati in scena nel 472 a.C.
tutta persiana, così come tutto persiano è il punto
Sono passati solo otto anni da quando i “barba-
di vista dei personaggi che in scena agiscono e
ri” occuparono l’Acropoli di Atene e bruciarono
patiscono. L’identificazione con gli “Ateniesi”
i templi, costringendo gli Ateniesi a evacuare la
vincitori di Salamina non può procurare al pub-
città. Tutti gli spettatori ateniesi hanno ben vivo
blico un compiacimento univoco perché si intrec-
il ricordo di quegli eventi: sullo sfondo del teatro
cia con lo strazio dei vinti: il poeta dà forma al
di Dioniso, sotto l’Acropoli, le macerie dei tem-
difficile esercizio di mettersi nei panni del nemico,
pli portano ancora i segni dell’incendio e della
di soffrire con lui e per lui. La proiezione in scena
profanazione. Senza le vittorie di Maratona, di
di questa prospettiva capovolta mette in crisi,
Salamina e poi di Platea, Atene non sarebbe esi-
minaccia, l’identità nazionale ellenica consolidata
stita e tutta la Grecia sarebbe divenuta una satra-
dai recenti successi bellici.
pia persiana, annessa come provincia d’Occidente
Il poeta che è stato in guerra si è scontrato fisica-
all’immenso impero achemenide.
mente con il nemico, ha visto l’”altro” da vicino e
Eschilo mette in scena la guerra scegliendo, fra le
ora intende rappresentare l’alterità che ha cono-
battaglie che segnano la luminosa serie di successi
sciuto per differenza e per analogia.
dei greci, l’episodio militare in cui Atene giocò
Per differenza, prima. Il “nemico”, promosso
un ruolo determinante: la battaglia navale di
nella scena tragica al rango di protagonista, finge
Salamina. La tragedia mira a ribadire la necessità
di parlare greco ma proclama valori opposti a
geopolitica di un confinamento continentale del
quelli su cui la Grecia sta definendo, per diffe-
potere persiano: una limitazione che lascia spazio
renza appunto, il proprio profilo politico e cul-
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turale. Il numero e l’oro contrapposti alla pover-
di Dario compromette la possibilità di un’altra
tà di risorse riscattata dalla virtù individuale e
apparizione di figura regale e il nuovo re Serse
dalla responsabilità collettiva; l’atteggiamento di
non potrà più sostenere la maschera della per-
subordinazione dei sudditi di fronte a un sovra-
fetta maestà. Serse arriva in scena e tra le vesti a
no assoluto che non deve rispondere a nessuno
brandelli si vedono le carni del suo corpo nudo:
contrapposto al valore individuale e corale di
il contrasto simbolico è fortissimo e il confron-
un popolo che tale si riconosce in quanto è un
to, ancora perdente per Serse, è tra il fasto della
popolo libero, composto di soggetti tenuti tutti,
veste del padre e la nudità del figlio che quella
fino ai più alti ruoli del potere, a dare conto delle
veste non ha saputo preservare. Nel finale della
proprie scelte, a rispondere alla città e, nel caso,
tragedia, a siglare la sconfitta simbolica della
a pagarne il prezzo. I barbari – tutti sudditi del
regalità persiana, la Regina che pure aveva pro-
Gran Re - riconoscono l’autorità suprema della
messo che avrebbe portato nuove vesti al figlio,
persona regale, legittimata nel suo ruolo da una
non è più in grado di rivestire il re: altre vesti non
diretta investitura divina: una figura del potere
sono disponibili e la Regina scompare dalla scena
venerata e indiscussa che gode di una garanzia di
(smentendo la promessa e senza spiegazioni) per
fondatezza che in Grecia è sconosciuta. Eppure
evanescenza della sua funzione. Il corpo di Serse
nel dramma di Eschilo il Re non è soltanto figu-
resta nudo, privo di forma: era la veste – il decoro
ra indiscutibile e assoluta. Serse, contrariamente
del ruolo – che garantiva la fluidità del passaggio
all’immagine consegnata dalle fonti storiogra-
dei poteri dal vecchio al nuovo re.
fiche, è nella tragedia figura umanissima: figlio
La centralità del tema della veste, e la questione
frustrato dai successi di Dario, che si vergogna di
della degradazione della maestà regale, ci ricor-
essere umiliato davanti al padre; giovane impul-
dano ancora che il dramma è tutto persiano.
sivo mal consigliato; re che piange per il suo
Nei Persiani è di scena l’estranietà di un oriz-
popolo; figura della maestà che pure esibisce, nel
zonte di valori alieno: ma il poeta rappresenta il
finale del dramma, una veste regale stracciata, a
nemico anche per approssimazione e per analogia
brandelli. Un tema centrale nei Persiani è l’onore
e sottolinea e ribadisce la parentela mitica che
della veste. Già la prima rappresentazione della
vincola i “Barbari” ai “Greci”. Il coro dei Fedeli
relazione tra Persia ed Ellade è il contrasto, che la
ricorda nel suo canto che Perses, capostipite della
Regina vede in un sogno allegorico, tra “Persia”
gente persiana, discende da Perseo e dall’argiva
che esibisce una veste sontuosa ed “Ellade” che
Danae, fecondata dalla pioggia d’oro di Zeus:
porta un «abito dorico», semplice e severo. Il
l’oro che è attribuito proprio dal fasto barbarico
vecchio re Dario, apparso come fantasma, porta
è anche il seme che unisce, miticamente, Greci
in scena l’abito perfetto della regalità – dalla
e Persiani. Così anche nel sogno allegorico della
tiara ai preziosi calzari -, l’esoscheletro simboli-
Regina “Persia” ed “Ellade”, che pure portano
co del corpo del Re. Ma l’evocazione dell’Ombra
vesti differenti e hanno un carattere molto diver-
so – docile l’una, ribelle e indipendente l’altra -,
Risulta dalle fonti antiche che i tragediografi nel
sono sorelle di sangue.
V secolo usassero intervenire anche come attori
Il poeta tragico utilizza drammaturgicamente il
nei loro drammi: è verosimile che il poeta-regista
pretesto dell’alterità come pregiudizio da verifi-
non affidasse a se stesso le parti principali (la Vita
care, come nodo da sciogliere, e nello sviluppo del
di Eschilo, ad esempio, riporta i nomi di Oleandro
dramma si scopre, tragicamente, che l’altro non è
e Tinnisco come attori eschilei), ma si riservasse
mai assolutamente estraneo.
ruoli secondari. Il Messaggero dei Persiani pre-
Il poeta ha avuto l’opportunità di misurare nel
sentandosi afferma che era a Salamina e quindi
corpo a corpo quanto il nemico sia diverso dal
può raccontare cosa è successo: probabilmente
nemico che gli si para di fronte, ma ha visto
è Eschilo che, in veste di messo, si presenta di
anche quanto il guerriero sia fratello dell’altro
fronte al pubblico dei suoi concittadini. E subi-
guerriero con cui si scontra: il poeta, che è stato
to, fra gli accenti edificanti che fanno risuonare
sul campo di battaglia, filtra e rappresenta i sen-
l’eco del valore dei Greci, subentrano altre note. Il
timenti di identità e di estraneità relativizzandone
Messaggero parla: parla di sangue e di massacri,
le definizioni.
del mare fiorito di cadaveri, dell’acqua rossa per
A un certo punto nei Persiani entra in scena un
la mattanza, di corpi buttati sulle rive a esalare
Messaggero, giunto dalla lontana Salamina fino
l’ultimo respiro, di relitti di navi che galleggiano
alla reggia di Susa per portare alla Regina notizia
su una distesa di morte. Chi era sul campo della
del disastro.
battaglia, chi, come Eschilo a Salamina e prima
Dapprima nelle parole del messo gli spettatori
a Maratona, ha visto cadere il compagno, ha
avvertono riflesso in scena, nello specchio ribal-
visto morire combattendo al suo fianco il fratello,
tato della ricezione del nemico, il loro proprio
se parla della guerra conserva negli occhi, nella
sentimento di orgoglio. Atene, la piccola città
mente, nel corpo e nella voce, il ricordo dei suoi
di cui la Regina, madre di Serse e signora di un
orrori.
impero sconfinato, non conosce neppure il nome,
Al fronte il guerriero ha imparato che la pena e il
è riuscita nell’impresa impossibile di sbaragliare
dolore sono comuni a chi vince e a chi è vinto. La
l’esercito persiano, infinitamente più numeroso.
guerra – canta il coro nei Persiani – è un affron-
Il racconto dell’inizio della battaglia di Salamina
to alla vita civile: rapisce gli uomini dalle città e
– l’appello al valore che si alza forte dal fronte dei
dalle case; lascia le donne prive dei loro uomini
Greci, il canto sacro che saluta l’inizio dello scon-
a piangere nei letti vuoti. La guerra contende
tro - fa certo fremere di emozione patriottica il
energie all’amore: l’impeto del maschio, la furia
pubblico ateniese: appena sotto il velo della reto-
erotica sono convertiti in virile, distruttivo, furore
rica nemica del Messaggero, si scorge malcelato
guerriero. Eschilo compone il disastro e l’orrore
il vanto di avere difeso la propria libertà sconfig-
della guerra nella forma della rappresentazione:
gendo l’esercito più potente del mondo.
dà voce e memoria a quegli eventi, cogliendone il
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senso profondo, valido per sempre, in ogni luogo,
per ogni guerra.
A un altro messo, nel teatro di Dioniso, Eschilo fa
raccontare la guerra e questa volta è un soldato
che torna in patria da vincitore: l’Araldo che nell’Agamennone annuncia la presa di Troia e l’imminente ritorno del re. E della guerra – sebbene
si tratti di una guerra vinta - il reduce racconta di
nuovo le miserie e le pene. Non la luce e l’eroismo
della battaglia, ma il buio e la paura della notte
ricorda il guerriero: le notti sulle navi da guerra,
la panca stretta e dura su cui dormire; le notti
al campo, il freddo e l’umido della terra dove
stanno buttati a dormire i soldati – come bestie
esposte alle intemperie, i capelli ispidi di sporco
e di gelo. E poi la prima notte dopo la conquista:
fanciulle tebane nei Sette contro Tebe, paventan-
come bestie i guerrieri vagano a caccia di bottino,
do nei loro incubi la conquista della città, evocano
ma prima cercano cibo e un tetto; come bestie i
i vagiti dei lattanti sporchi di sangue, immaginano
vincitori cercano un rifugio nelle case dei vinti.
l’oltraggio delle donne trascinate via per i capelli,
Questo il primo bottino, il più agognato: un posto
come cavalle, dalle loro stanze. La guerra, che
al coperto, un letto in cui dormire finalmente una
contende all’amore il corpo dell’amante, profana
notte serena. I dettagli realistici denunciano che è
stanza e letto, i luoghi dove l’amore si consuma.
ancora Eschilo, per bocca del Messaggero acheo,
La gloria del poeta è affidata alle opere, ai versi
che racconta la sua guerra.
delle tragedie che rimarranno, resistenti all’usura
Nel teatro di Dioniso si mescolano, si corrispon-
del tempo più del bronzo, più del marmo delle
dono in cattiva armonia, le emozioni e le voci
statue. Se Eschilo vuole essere ricordato come
dei vinti: nelle Coefore, in controcanto all’Araldo
guerriero, gli ultimi versi che il poeta fa incidere
dell’Agamennone, il coro delle prigioniere troiane
come memorabile epitaffio ricordando Maratona
ricorda – ricorda, non racconta - quella stessa
fanno brillare però ancora una volta la luce della
notte in cui Troia fu conquistata, e in scena è
perla di sapienza che compare come una cifra
ancora il pathos dei vinti. Le donne ricordano e
in tutti i suoi drammi: la conoscenza si acqui-
intanto tramano la loro propria vendetta: ricor-
sta a prezzo di vero dolore. È l’esperienza fisica
dano di quando il guerriero le strappò dal letto
– corpo, nervi e memoria - del combattente di
nuziale, ricordano di aver subito un’offesa che
Maratona e di Salamina che dà carne e vita alla
nessuna acqua al mondo potrà lavare. Anche le
poesia. (...)
il Teatro di Dioniso,
sull’Acropoli Atene
l’introduzione del secondo attore il dialogo tra
Prometeo e Oceano, tra Oreste ed Elettra, tra
Oreste e Clitemnestra, non sarebbe stato possibile.
La preminenza della forma dialogica – dunque
– è la grande innovazione eschilea che fonda
il presupposto per la successiva evoluzione del
genere tragico.
(…) Materia delle opere di Eschilo sono eventi
– mitici o storici – scelti tra quelli che risultano consonanti con i temi che agitano la politica
estera e interna di Atene: all’epoca in cui il poeta
compone le sue opere, lo scontro con i barbari da
un lato e, dall’altro, la rivoluzione istituzionale
DIONISO, LA RAPPRESENTAZIONE
che si perfeziona con Efialte e Pericle.
Il fatto che i Persiani trattino direttamente di un
Eschilo inventa una rappresentazione di Atene.
evento storico recente mentre le altre tragedie
I precedenti del genere tragico – la leggendaria
prendono spunto da materiali mitologici appare
attività di Tespi, i drammi di Frinico, i ditirambi
come un’anomalia solo in una prospettiva lontana
– costituiscono certo lo sfondo indispensabile per
rispetto a quella in cui agiscono e comunicano a
capire il senso e la portata dell’invenzione eschi-
Eschilo e il suo pubblico: il mythos da cui il trage-
lea. Ma più che la continuità con la tradizione è
diografo dipana il dramma ha – come caratteristi-
interessante sottolineare l’innovazione che Eschilo
ca necessaria e sufficiente – il dato di essere noto
opera sul genere.
agli spettatori, parte integrante del loro patrimo-
La tragedia attica, nella forma in cui la conoscia-
nio di conoscenze. Le guerre persiane sono un
mo, nasce nel momento in cui «Eschilo introdusse
evento di cui viene immediatamente colta la por-
il secondo attore e portò in primo piano il dia-
tata epocale: tutti sanno che Serse è arrivato fino
logo» (Aristotele, Poetica, 49 a 16): ovvero nel
nel cuore della città, fino a incendiare l’Acropoli;
momento in cui viene meno l’alternanza secca
tutti sanno che un esercito potentissimo è stato
tra il canto del coro e la voce del solista corifeo,
sconfitto da un pugno di navi a Salamina, da
e quindi s’interrompe la necessità del dialogo tra
un pugno di uomini a Maratona e a Platea (una
il coro e l’attore. Solo con Eschilo si instaura la
riprova e contrario sta nel fatto che la Regina
possibilità di un dialogo non mediato tra attore
nei Persiani non ha un nome proprio, perché non
e attore, che elude la relazione con il coro: senza
tutti sanno, come ci testimonia Erodoto, che la
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madre di Serse si chiamava Atossa).
nella finzione fra spettatori, coro e attori: il postu-
Come la polis è una nave in cui tutti i cittadini
lato è la simulazione per cui l’hypokrites si finge
sono impegnati a fare da equipaggio, così il teatro
un altro e lo spettatore è complice della sua finzio-
è una macchina in cui gli spettatori sono una com-
ne. E tutti – attori e pubblico – fingono di credere
ponente essenziale e attiva della rappresentazione.
che in questo spazio, in questo luogo, qualcosa
Alla tragedia, in particolar modo alla tragedia
accada. La poesia drammatica, che fonda i suoi
di Eschilo, lo spettatore-cittadino non dedica un
presupposti sul principio di imitazione, richiede,
tempo libero distratto dalla realtà, ma un tempo
evoca e provoca il theatron – il luogo da cui si
superlativamente impegnato, tenuto libero dalle
guarda lo spettacolo – come sponda complice del-
necessità quotidiane per partecipare a un evento
l’azione. Gli spettatori, che stanno al gioco della
in cui la realtà sia degnamente rappresentata.
finzione e così acconsentono alla condensazione in
scena di una nuova realtà, ricevono dal dramma
(…) Il tessuto continuo del mito si strappa in
una forte mobilitazione di emozioni: attraverso il
frammenti che prendono forma drammatica: la
pathos rappresentato si procurano sfogo, libera-
tragedia nasce dunque da un distacco dall’origina-
zione e conoscenza.
ria rappresentazione rituale. A un certo momento
Aristotele, dunque, accoglie l’analisi platonica sul
si interrompe la litania corale sulla nascita di
carattere imitativo della poesia (che in Platone era
Dioniso e sui divini pathemata: una voce – il
oggetto di una valutazione nettamente negativa)
corifeo che dialoga con il coro, poi il Messaggero
ma ne ribalta le conclusioni. La poesia è essenzial-
che porta l’annuncio di un evento – interrompe
mente rappresentazione, e si ottiene combinando
il canto. In scena accade qualcosa: succedono e
le facoltà – eminentemente umane – imitativa e
si succedono eventi, e questo accadere non è più
immaginativa (Poetica, 48 b 5): la poesia è mime-
rito, è già dramma. Il moto degli eventi rompe la
si che mira a rappresentare la realtà, fingendola.
ripetitività del modulo sempre uguale a sè stesso;
Non solo la tendenza mimetica non è quindi per-
idion, proprio della tragedia – dice Aristotele – è
versa né straniante rispetto a un presupposto di
l’avvilupparsi e poi il districarsi della trama: è il
“verità”, ma è una funzione specifica e connatu-
suo essere imitazione di una «azione» (Poetica, 49
rata all’uomo e soprattutto a quelli fra gli uomini
b-50 a). Ciò che era rito diventa teatro: il poietes
che sono capaci di fare, di costruire con la materia
ha inventato un altro modo del fare poetico, un
dell’immaginazione: i poeti.
modo – l’azione drammatica – che porta nello
Tutti i poeti imitano, dunque: e imitano gesti,
spazio scenico l’accadere e che presuppone che,
colori, idee, figure, passioni. I poeti drammatici, a
ai mutamenti di questo accadere, partecipi attiva-
differenza degli altri artisti, mettono le immagini
mente un pubblico.
in movimento. I primi abbozzi di movimento sono
L’attrezzo essenziale della rappresentazione è la
già insiti nella struttura degli originari canti dio-
maschera dionisiaca che allude alla complicità
nisiaci. Ditirambi, threnoi, komoi, canti satirici:
in tutte le tipologie di canti cultuali troviamo – in
fondamentali del teatro rituale: la rappresenta-
nuce – la struttura della parodo. Il coro “arriva in
zione dell’opera in uno spazio apposito, l’agorà,
scena”, entra, si presenta. E già questo arrivo è il
e in seguito l’edificio costruito appositamente che
primo evento. Il canto più strettamente dionisia-
prende nome dalla “platea” dell’agorà, il thea-
co – il ditirambo – prenderebbe nome, secondo
tron; l’introduzione di un tempo assoluto contras-
un’etimologia ricostruibile dalle fonti tardo-anti-
segnato da una sua propria velocità e da un suo
che, proprio dalla doppia porta che consentiva
proprio ritmo, distinti rispetto alla velocità e al
l’entrata e l’uscita orchestrica del coro. Dopo
ritmo del tempo “normale”; la dipendenza da un
l’entrata scenica il primo snodo di articolazione
repertorio di storie – i miti.
del dramma sta già nella composizione del canto
Ma le coordinate che il teatro poetico condi-
strofico: l’alternanza metrico-ritmica di strofe e
vide con il teatro liturgico – sospensione della
antistrofe, le evoluzioni coreutiche simmetriche,
dimensione spazio-temporale consueta e reper-
l’alternanza moto/quiete, canto/parola, rompo-
torio mitico – vengono nella tragedia del tutto
no l’unità e conformano un ritmo, una forma in
stravolte. Il tempo in cui il drama sviluppa il suo
movimento. La costituzione formale del dram-
corso non è il tempo del rito, in cui tutto avviene
ma tragico a cui Eschilo concorre potentemente
“come sempre”, per ripetizione ciclica. Il dramma
altro non è che l’invenzione di forme di evoluzio-
inaugura un tempo parallelo al tempo “normale”
ne diversificate, un’articolazione progressiva di
che però, come il tempo normale, prevede acca-
movimenti.
dimenti: inizio, durata, sviluppo e fine. Il tempo
Il mito di per sé è un nucleo di racconto contratto
drammatico, in cui il punto dell’inizio non tocca,
e in sé concluso. Tutta la trama dell’Agamennone
ciclicamente, il punto della fine, è un tempo in
sta in pochi versi di Omero (Odissea, XI, 409
cui qualcosa accade; in cui qualcosa, dall’inizio
sgg., Agamennone a Odisseo: «Egisto ha tramato
alla fine della rappresentazione, irreparabilmente
la mia morte insieme alla mia sposa malvagia»);
muta. Sebbene anche il teatro tragico attinga fon-
tutta la trama dei Persiani sta nella formula lapi-
damentalmente allo stesso repertorio mitico del
daria di un dispaccio bellico («I Persiani sono
teatro liturgico, il rapporto con il mito è del tutto
stati sconfitti»). Il poeta sa, per mestiere, che il
differente. Il teatro liturgico infatti è “funzione”,
mondo è dicibile solo mediante la rappresenta-
serve strettamente a confermare – a festeggiare,
zione. Il drammaturgo sa che la rappresentazione
a ricordare, a far rivivere – la storia mitica che
è, innanzi tutto, l’invenzione di un movimento:
rimane, come è necessario rimanga, immutata. Il
Eschilo raccoglie il frammento – il lacerto del
teatro poetico invece utilizza il mito per trasfigu-
mito – e lo ricompone, ne distende la materia
rarlo; dal repertorio latu sensu “sacro” il teatro
facendo accadere in scena eventi in sequenza.
attinge sì – quasi sempre – le sue storie, ma come
L’invenzione della poesia drammatica consiste
scheletri, tracce o spunti narrativi: come trame.
all’origine nell’assunzione di alcune coordinate
Accade dunque che il mito non solo non venga
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riconfermato dalla versione drammatica, ma che
sta distensione c’è spazio per il movimento e lo
dopo il suo passaggio per il teatro esso non sia
sviluppo dell’azione.
più essenzialmente lo stesso: diventato materia
Senza dubbio, anche da questo punto di vista,
teatrale, il mito si apre a un’ulteriore e dettagliata
furono i primi drammaturghi – gli “inventori”
possibilità di varianti. Il teatro non conferma una
del ditirambo e poi della tragedia – che affron-
“verità” del mito, ma del nucleo mitico riplasma
tarono il problema teorico e tecnico dello svilup-
la materia.
po dell’azione drammatica. È difficile stabilire
Altri prima di Eschilo avevano strappato il dram-
con esattezza i momenti di rottura di scarto e di
ma dall’originario contesto religioso. Dalla ripeti-
innovazione del teatro eschileo rispetto alla tradi-
zione della passione del dio, dal lamento del coro
zione del genere. Si può notare però, che già nei
dei satiri per la sua morte e dal canto di esultanza
primi drammi di Eschilo, troviamo una struttura
per la sua nuova nascita, qualcun altro, prima di
compositiva bene abbozzata e un edificio archi-
Eschilo, aveva rotto il vincolo liturgico-ripetitivo e
tettonico che ha già in nuce tutte le potenzialità
aveva portato dentro quella forma altra materia,
dell’evoluzione successiva. Dal punto di vista
altro senso. Ma Eschilo svincola completamente il
compositivo, già nei Persiani, sia pure con qual-
nucleo mitico dalla storia sacra: tutto può essere
che durezza e difficoltà di connessione sintattica
materia di rappresentazione, perfino i Misteri di
tra le parti, troviamo il canto alternato al parlato
Eleusi che i cittadini di Atene – raccontando le
e al recitativo (la partizione del dramma in paro-
fonti antiche – riconoscono irreligiosamente rap-
do, episodio, stasimo, esodo), e troviamo anche
presentati nelle sue tragedie. In nome di Dioniso,
le articolazioni interne al canto – le parti anape-
per onorare il principio della rappresentatività del
stiche, le parti liriche – e quelle interne al parlato
mondo, Eschilo commette empietà: tradisce anche
– le rehseis, la sticomitia, l’alternanza ritmica tra
la parola irripetibile, la scena irrappresentabile
trochei e giambi.
che doveva rimanere consegnata al silenzio miste-
Ma dal punto di vista architettonico e sceno-
rico.
grafico già i Persiani, le Supplici e soprattutto
La versione statica – mitografica o misterica – del
l’Orestea presuppongono un’articolazione dello
mito è breve, precipita presto verso la conclusio-
spazio ulteriore rispetto alla prima separazione
ne e la chiusura: anche nella versione narrativa
che divide il theatron – il luogo in cui stanno gli
del mito il movimento è – come avverrà poi nelle
spettatori – dal choros – il luogo della rappresen-
tarde “mitologie” – tutto contratto, teso verso
tazione della danza e del canto corale: assistiamo,
una conclusione. Caratteristica del dramma, e
infatti, a una tendenza alla definizione di una
segnatamente del dramma tragico, è invece – nota
zona-orchestra, rispetto a una zona-skene, che in
Aristotele – quella di avere una certa estensione
seguito, nell’evoluzione delle forme architettoni-
(Poetica, 50 b 25): il nucleo dei fatti, la trama,
che e drammaturgiche, diverrà il proscenio netta-
viene snodata, il finale viene dilazionato, e in que-
mente separato rispetto al “coro”.
L’articolazione, strutturale e compositiva, è dun-
posto lo scenario della sconfitta: l’annuncio del
que già abbozzata, quando non addirittura già
Messaggero – centrale nella struttura del dram-
presente, nei primi drammi eschilei. L’opera di
ma – viene anticipato dall’angoscia del coro, dai
Eschilo è comunque la prima fonte dello stadio
presagi e dagli incubi della Regina; e poi seguito
germinale di queste evoluzioni ed è insieme il
dall’interpretazione di Dario e dal compianto lut-
testo in cui di quelle tendenze evolutive si apprez-
tuoso di Serse. Lo stesso annuncio viene chiamato
zano varianti originali e stadi diversi.
ad accadere più volte, con piccoli spostamenti del
Eschilo drammaturgo ha, ancora, da affrontare,
punto di prospettiva. Come una successione di
da impostare e da risolvere in pratica, tragedia
fotogrammi statici nel cinematografo scorrendo
per tragedia, una serie di problemi che riguarda-
dà un’illusione di movimento, così Eschilo ottiene
no le origini del dramma: come dar movimento
un effetto drammatico e spettacolare proiettan-
alla trama mitica, per sorreggerne e dilatarne la
do l’illusione multipla di diverse sfumature di
durata; come rappresentare il “mito” come avve-
pathos provocate dallo stesso evento: l’angoscia
nimento che accada “in diretta”; come giustifica-
e poi il cordoglio del coro dei fedeli, il presagio
re la presenza sia del coro sia degli attori in scena
e poi l’ansia della regina; l’esperienza diretta del
(un problema che Sofocle considererà già risolto a
Messaggero; la severità profetica dell’Ombra di
priori, e che Euripide neppure si porrà, se non in
Dario; il disfacimento, nella figura in pianto di
alcuni drammi prettamente corali); come motiva-
Serse, del decoro regale.
re le uscite sceniche e lo scambio fra i personaggi;
come dividere e semantizzare lo spazio scenico.
(…) Scelto un mito e i suoi personaggi, Eschilo
Eschilo è dunque evidentemente impegnato sul
ha anche il problema di motivare la presenza sce-
fronte della soluzione di alcune questioni essen-
nica del coro. La composizione del coro, per altro,
ziali della drammaturgia: deve scegliere fra diver-
risponde sempre a una scelta che ha una motiva-
se modalità di giustificazione scenica e di soluzio-
zione forte sul piano drammaturgico: se le Erinni
ne drammaturgica. Ogni dramma eschileo è, in
e le Danaidi sono addirittura protagoniste delle
questo senso, una soluzione possibile di un’equa-
Eumenidi e delle Supplici, anche le prigioniere
zione a più incognite.
troiane che costituiscono il coro delle Coefore
Nei Persiani, ad esempio, Eschilo si trova di
hanno un ruolo attivo nel dramma. In quel caso
fronte al problema di far “accadere” dramma-
la solidarietà tra coro e attore non è configurata
ticamente una notizia: in uno scontro navale
e garantita da un rapporto affettuoso o gerarchi-
una flotta greca di proporzioni ridotte ha scon-
co interno (come in Persiani, Sette contro Tebe,
fitto l’esercito dei barbari, molto più numeroso.
Agamennone), e neppure si fonda su una relazio-
In quel caso il poeta sceglie come espediente
ne familiare (come nelle Supplici, e in certo senso
centrale di drammatizzazione la moltiplicazione
anche nel Prometeo): contro i “signori” della reg-
delle inquadrature soggettive in cui viene scom-
gia in cui le Troiane sono state condotte schiave il
15
16
coro cova autonomi motivi di risentimento – un
antiche assegnano anche l’invenzione di costumi
odio che solo molto parzialmente coincide con la
specificamente teatrali (Ateneo, I, 21 d): un’in-
vendetta dei figli di Agamennone.
novazione indirizzata a conferire dignità propria
Eschilo dunque, nel variare il numero degli attori,
al genere teatrale che da un lato ha l’effetto di
lavora anche sulle modalità di introduzione dei
riscattare il dramma dalla semplicità delle rap-
personaggi in scena; e in quest’arte – secondo
presentazioni folkloriche, dall’altro segna uno
Dionigi di Alicarnasso - «mostra più varietà di
scarto e una diversificazione rispetto ai costumi
Euripide e di Sofocle»; e gioca sulla variazio-
liturgici usati nelle cerimonie rituali; anzi, sempre
ne per caratterizzare i personaggi, di modo che
secondo Ateneo, furono i sacerdoti di Eleusi che,
anche lo stile espressivo sia ispirato al pathos
per le fogge dei paramenti religiosi, si ispirarono
specifico.
ai costumi teatrali inventati da Eschilo.
Rappresentare gli eventi: una grande sfida – poe-
(…) Importanti sono anche le innovazioni appor-
tica e teorica – che si attiva anche per mezzo di
tate da Eschilo alla scenografia, alla coreografia e
una serie articolata di innovazioni tecniche.
ai costumi. Si può ipotizzare che il primo a utiliz-
Per raggiungere l’obiettivo di far prendere agli
zare come fondale scenico la tenda di Serse, pre-
eventi forma di tragedia Eschilo costruisce una
data a Platea, fosse stato Frinico nelle Fenicie del
dimensione in cui le coordinate entro le quali si
476 a.C., tragedia ambientata, come i Persiani,
organizza e si orienta la percezione normale del
davanti a una delle regge achemenidi. Ma forse
tempo e dello spazio risultano sospese. Il tea-
già nei Persiani e certamente nell’Orestea, Eschilo
tro, e in particolare il teatro tragico a partire da
usa la porta scenica per le entrate e le uscite degli
Eschilo, proietta una dimensione spazio-tempora-
attori e del coro e l’apertura del fronte scenico
le parallela a quella della normalità. Ma l’apertu-
crea un potente spazio interno, alternativo allo
ra estetica a un diverso orizzonte – capace di pro-
spazio visibile, disegnando una nuova prospettiva
vocare immense emozioni – inficia l’idea stessa
per l’illusione. È Eschilo dunque probabilmente
della realtà come blocco compatto, univocamente
il primo a usare lo spazio del retroscena come
e chiaramente percepibile. La realtà – insegna
dimensione ulteriore rispetto all’area aperta della
il teatro – è finzione. O piuttosto: la realtà si
rappresentazione.
lascia dire solo attraverso la finzione e il teatro è
(…) Un’ulteriore testimonianza dell’inventiva
il sommo artificio in quanto, smascherando nei
eschilea si legge nelle complesse strutture metri-
suoi presupposti lo scarto tra verità e apparenza,
co-ritmiche dei corali e nella cura dedicata ai
attiva – producendola nel corso dell’azione – una
movimenti orchestici: ancora a distanza di secoli
forma di sapienza; e «chi si fa ingannare - dirà
Ateneo riporta la notizia che nei Sette contro Tebe
Gorgia in riferimento anche all’esperienza teatrale
Eschilo «rendeva visibile l’azione attraverso le
– è più sapiente di chi resiste all’inganno». Contro
movenze della danza» (I, 22 a). A Eschilo le fonti
un’ideologia letteralista del reale, il teatro è una
macchina che, mediante la rappresentazione, rie-
ma il coro di Aristofane in una controversa battu-
sce a catturare gli eventi e a preservarne non la
ta, il «bacchico sovrano» (Rane, 1259). Eschilo
lettera, ma il senso: e questo è l’obiettivo ultimo
figura di Dioniso: il dio che imita, sdoppia, tra-
della creazione per mezzo di parole o di immagini
veste; il dio che barcolla e fa barcollare ogni certo
– della rappresentazione verbale o plastica – che
fondamento. Le fonti riportano un aneddoto che,
porta il nome comune di poiesis artistica. Ma
proprio per la sua intenzione non edificante,
illusione, mascheramento, oblio e rivelazione sono
potrebbe essere vero: Sofocle, che si credeva sag-
propriamente i giochi di Dioniso.
gio, irrideva Eschilo perché componeva le sue tra-
Eschilo e Dioniso. Molti titoli dei drammi eschi-
gedie in stato di ebbrezza. Ebbro, il poeta, come
lei perduti fanno riferimento a miti dionisiaci e
Dioniso.
vi è certamente una facile intenzione agiografica nella leggenda – riportata da Plutarco – che
da Rappresentare Atene di Monica Centanni,
vuole che il dio fosse comparso in sogno al poeta
in Eschilo – Le Tragedie, I Meridiani, Arnoldo
quand’era ragazzo invitandolo a comporre tra-
Mondadori Editore (Milano, 2003)
gedie. Ma l’onore più perfetto che Eschilo riserva a Dioniso sta nel fatto che la tragedia anche
quando non tratta dei miti divini, anche quando,
come sempre accade, traveste scenograficamente
l’altare del dio collocato al centro dell’orchestra, è
opera irreligiosamente dionisiaca perché attiva la
dimensione virtuale dell’illusione. L’arte tragica
di Eschilo non è una sublimazione di eventi altrimenti “reali”: è una tecnica, l’unica che il sapiente riconosce come efficace, mediante la quale il
mondo trova un accesso all’espressione.
Dioniso pretende un totale abbandono e in cambio restituisce realtà alla rappresentazione: ogni
grado di finzione si materializza a teatro – santuario del dio – e diventa credibile. Nelle Eumenidi, a
un certo punto del dramma, risulta plausibile che
compaia in scena una doppia Atena: la statua
della divinità ma anche l’attore che impersona
la dea. È la promessa di un gioco di riflessi e di
simulazioni potenzialmente infinito.
Per tutto questo, Eschilo è davvero, come lo chia-
17
Persiani
18
di Caterina Barone
Sullo sfondo un edificio scuro, un palazzo anti-
scena ha un valore emblematico: è il mosaico che
co, austero, che non ha nulla dello splendore
raffigura la battaglia di Isso, vinta da Alessandro
dell’iconografia orientale. Dinanzi allo spetta-
Magno contro Dario III nel 333 a. C. a distanza
tore si apre l’imponente sala settecentesca di un
di più di un secolo da quella persa da Serse a
museo, il cui pavimento nella parte centrale è
Salamina nel 480 a. C., rappresentata nella tra-
coperto da un enorme telo e protetto da una serie
gedia. Isso è una battaglia presa a simbolo dello
di sacchi di sabbia. Intorno a questo spazio si
scontro tra Occidente e Oriente e al tempo stesso
muovono con cautela e circospezione degli uomi-
vuol essere un richiamo alle guerre continue e
ni in abito scuro: sono i conservatori del museo,
sempre diverse che insanguinano la storia dell’uo-
intenti a proteggere il patrimonio loro affidato.
mo.
Analogamente che nel prologo dell’Agamennone,
Perché non è lo scontro di Salamina nella sua
c’è un’atmosfera di attesa, carica di inquietudine.
connotazione storica a interessare il regista, né la
I Persiani rimasti in patria aspettano l’esito della
sua lettura vuole rifarsi alla contemporanea, san-
spedizione di Serse contro i Greci e si interrogano
guinosa contrapposizione di due diverse civiltà,
sull’avvenire del proprio popolo così come il coro
ma l’intento è quello di proporre una proiezione
dei vecchi di Argo si interrogava sulla sorte del-
che scavalca i secoli e sottopone all’attenzione
l’esercito e dei capi greci impegnati all’assedio di
dello spettatore il tema della precarietà delle
Troia.
fortune umane, la ferocia inutile della guerra, la
Improvvisamente un’esplosione scuote il palazzo
rovinosa tracotanza, la hybris, di chi, come Serse,
dalle fondamenta e provoca una fenditura nel
mira a ingrandire a dismisura la propria potenza.
muro di fondo: la violenza della guerra irrom-
La titanica impresa del basileus, del re, che
pe nella calma apparente del museo, rendendo
aggioga con un ponte di barche l’Ellesponto, è il
tangibile la forza distruttiva che promana da un
simbolo di una qualsiasi superpotenza che dispie-
teatro di guerra, sia pure lontano, e che minaccia
ga uomini e mezzi per le proprie mire espansioni-
un popolo e il suo patrimonio culturale e, dunque,
stiche e viene sconfitta non dalla forza delle armi,
la sua identità. L’idea di Calenda non è suggerita
ma dall’ideologia che sostiene un popolo in lotta
dalla tragica contemporaneità della guerra in
per la propria libertà. Una voce sprona gli Elleni
Irak con le note vicende del museo archeologico
alla battaglia: “Avanti figli dei Greci, liberate
di Bagdad, ma è una intuizione personale prece-
la patria, liberate le donne, i figli, le donne, le
dente ai fatti di cronaca e legata alla consapevo-
sedi degli dèi del paese, le tombe degli antenati.
lezza che la civiltà di un popolo e la sua autentica
Ora per tutto questo si combatte”... E levandosi
sopravvivenza sono legate alla sopravvivenza del
al di sopra del tumulto della lotta sospinge con
patrimonio culturale e della memoria collettiva
forza irresistibile la flotta greca contro l’armata
che vanno rigorosamente salvaguardati.
persiana. Ma proprio in questo grido si avverte
Il reperto custodito con tanta cura al centro della
l’eco della terribile, traumatica esperienza degli
Ateniesi che avevano subito l’occupazione del-
sempre deve guidare l’azione dei vincitori, perché
l’Acropoli e la distruzione dei templi, delle statue,
la colpa di cui si macchia chi prevale sul nemico,
delle tombe da parte dei nemici.
se si abbandona alla strage e ai saccheggi, scatena
E certo l’estremo rischio corso dalla patria in
l’ira e la vendetta degli dèi:
quell’occasione detta a Eschilo a distanza di pochi
anni, nei Persiani del 472 a.C., il suo atteggia-
Ma là dovranno affrontare le sofferenze più
mento di condivisione della sofferenza degli scon-
terribili, pena della tracotanza e dell’empietà,
fitti, il suo inquadramento prospettico dell’evento
essi che pervenuti nella terra greca non hanno
storico non tanto come un’esaltazione dei vincitori
avuto ritegno di rubare i simulacri degli dèi e
quanto come una meditazione sul lutto e il dolore
di incendiare i templi; gli altari sono distrutti
che qualunque guerra porta con sé.
e le statue delle divinità giacciono in terra alla
La peculiarità dei Persiani non è solo quella di
rinfusa, strappate dai loro piedistalli. Compiuti
essere l’unica tragedia di argomento storico che ci
questi misfatti, patiscono sofferenze non mino-
sia pervenuta del teatro greco, ma di offrirci una
ri; altre ne avranno, perché la loro disgrazia
testimonianza diretta dell’evento. Eschilo aveva
non si è consolidata ma va ancora crescendo...
combattuto a Salamina, così come a Maratona
La tracotanza infatti, quando fiorisce, produce
nel 490 a.C, e di fatto nelle parole del Messaggero
la spiga della colpa, donde miete una messe di
che riferisce le sanguinose fasi della battaglia si
copiose lacrime.
avverte l’urgenza emotiva di chi di quelle gesta
(trad. G. Monaco)
era stato gloriosamente protagonista e la consapevolezza della forza ideologica che aveva soste-
Così afferma Eschilo nei Persiani (vv. 807-22) e
nuto i Greci nel titanico e decisivo scontro con i
poi in maniera simile nell’Agamennone (vv. 338-
Persiani.
42), esprimendo un concetto che verrà in seguito
Certo l’essere un soldato era per Eschilo motivo di
ripreso dal pacifista Euripide a condanna di ogni
vanto al punto che per la sua tomba compose egli
forma di violenza:
stesso un epitaffio dove celebrava la sua gloria
militare e non la sua attività di poeta. Ma l’orgo-
Insensato mortale chi distrugge le città e fa
glio del combattente non esclude in lui la coscien-
dono di templi e di tombe, asilo dei morti, allo
za della negatività della guerra col suo carico di
squallore: non potrà che perire!
morte e di sofferenza, al punto che anche in una
(Troiane 95-7)
tragedia “piena di Ares” come I sette contro Tebe
emerge con forza il senso della distruzione e del
La messa in scena dei Persiani aggiunge un tas-
dolore legati agli eventi bellici che accomuna vin-
sello significativo al percorso artistico di Calenda
citori e vinti, e nel panorama ideologico del poeta
e al suo impegno civile sul fronte della costan-
assume rilievo il monito alla moderazione che
te condanna dell’insensatezza di ogni conflitto
19
20
armato. Una tematica che era già stata posta
con il re sconfitto.
in luce nell’Agamennone - accanto al problema
Neppure Atossa (Piera Degli Esposti) esprime
della vendetta e della giustizia legato alle vicende
platealmente la sua sofferenza di regina e di
della stirpe degli Atridi - e alla quale il regista
madre, e tuttavia nella sua manifesta volontà di
assegna un ruolo centrale nei Persiani, lasciando
non cedere alla sventura e di trovare un rimedio
nell’ombra altri temi, come quello dei rapporti
per il futuro ricorrendo ai consigli del defunto
generazionali tra padre e figlio, tra Dario e Serse.
Dario, si cela un senso di cosmico dolore, di tragi-
Nello spettacolo siracusano è stata messa in primo
ca impotenza, come testimonia il funebre drappo
piano la sofferenza e la distruzione apportata
nero che ella srotola dall’alto del tetto lungo la
dalla guerra al di là di ogni ideologia o apparte-
facciata del palazzo dopo il ritorno del figlio.
nenza etnica. E anche il punto di vista ateniese,
E anche l’ombra di Dario (Osvaldo Ruggieri)
che nella tragedia eschilea, pur nel rispetto del
dispensa pacatamente i suoi moniti alla modera-
dolore dei nemici, appare in filigrana connotato
zione e indica nella rinuncia ad aggressive mire
dall’orgoglio del vincitore, viene messo in ombra
espansionistiche la via per ritrovare e mantenere
per dare risalto al cordoglio di un popolo piegato
la prosperità: è il rispetto degli dèi e della giusta
e vinto.
misura a garantire il benessere di un popolo, non
Non c’è enfasi nelle voci dei personaggi, ma un
la forza degli eserciti.
dolore raggelato, contenuto. Composti sono i
Solo nel finale, costruito con una struttura ad
gesti, luttuosi nella loro semplicità gli abiti, tutti
antifona tra Serse (Luca Lazzareschi) e il Coro, il
neri e novecenteschi nella foggia. Non urla l’orro-
dolore si fa pianto e il tema musicale che percorre
re della disfatta subita dall’esercito il Messaggero
la tragedia fin dall’inizio esplode nelle note di una
(Roberto Herlitzka) che riferisce gli eventi accom-
marcia funebre che, riecheggiando le sonorità
pagnando le parole con il riflesso condizionato di
verdiane delle bande del centro-sud per il Cristo
una gestualità militare della quale ha smarrito il
morto, accompagna il re sconfitto fuori scena.
senso: nella sua rhesis si legge lo sgomento incredulo di chi ha visto crollare inopinatamente una
Il saggio è riferito alla versione dello spettacolo
forza immensa per mano di un esercito inferiore
allestita nel maggio 2003 al Teatro Greco di
per uomini e mezzi. E la litania dei nomi dei
Siracusa.
guerrieri caduti fa da contrappunto luttuoso nella
inesorabile sequenza del suo racconto all’elenco dei combattenti partiti al seguito di Serse,
pronunciato nella parodo dai dignitari persiani.
La terribilità della sconfitta sta tutta in quella
responsione che ritornerà ancora nel finale per
bocca del Coro nel lungo compianto all’unisono
Note di regia
di Antonio Calenda
21
Immagini del backstage di Siracusa
22
Persiani è una sofferta elegia sul tema della guer-
mettere a parte della grave disfatta persiana. Nel
ra, dominata da un profondo senso di pietas.
suo monologo - un esempio altissimo di scrittura
Persiani, che Eschilo scrisse e rappresentò ad
teatrale - s’intuisce un’identificazione dell’autore
Atene nel 472 a.C. - e che nel 470, per volontà di
con il personaggio, che offre il quadro degli orrori
Ierone e alla presenza di Eschilo, fu replicato al
di Salamina come se avesse partecipato alla bat-
Teatro di Siracusa - apparteneva a una trilogia,
taglia (una meravigliosa licenza poetica, poiché
assieme a due drammi d’argomento mitologico,
è chiaro che solo una staffetta avrebbe potuto
purtroppo perduti, Fineo e Glauco, con cui non
coprire una tale distanza).
aveva alcuna relazione tematica. Non potendo
Nel racconto del Messaggero, riverbera inizial-
contare su uno sviluppo in forma trilogica, l’au-
mente il risentimento verso l’ambizioso Serse,
tore impose al testo linearità e semplicità tecnica,
unico vero responsabile della sconfitta; egli ora
e una notevole incisività e compattezza sul piano
ritornerà in patria, lasciando sul terreno della
dei contenuti.
battaglia una moltitudine di valorosi cavalieri
Un clima di partecipata attesa è, infatti, creato
persiani, che il messo ricorda in un elencare incal-
fin dalle prime battute del coro d’anziani, oppres-
zante, disperato, ma in cui vibra anche un accen-
so dalla preoccupazione per l’esito della guerra
to di recriminazione. Uno spunto che ritroveremo
contro i Greci. A Susa - il luogo dell’azione - alla
nel coro finale, quando Serse è accolto con rabbia,
corte del Re di Persia, da troppo tempo non giun-
e solo dopo viene onorato.
gono notizie di Serse, partito alla guida di un
Anche i sentimenti del Messaggero si placheranno,
grande esercito e di un’immensa flotta. Anche la
tanto che il suo discorso sembrerà mantenere una
regina Atossa, madre di Serse e vedova del gran-
sorta d’equidistanza, di contemplatio aeternitatis
de re Dario, è tormentata da tragici presagi che
rispetto ai fatti: condizione dilatata dalle risposte
confida al coro. Ed è molto bello questo dialogo
addolorate del coro. Un coro che ho immaginato
che, se a un primo livello di lettura, ha semplice-
espresso sommessamente, quasi in pianto.
mente la funzione di amplificare il senso generale
Sarà l’ombra di Dario a riconoscere apertamente
di ansietà, rivela in realtà ad Atossa la reverenza
nell’ambizione dei Persiani, nell’hybris di Serse,
che il coro le riserva, in quanto moglie di Dario:
la causa di una così dura punizione divina, cui
un sentimento che la regina assume su di sé come
seguirà l’ulteriore disfatta di Platea.
in una vestizione. In questo momento di necessità,
L’avvento di Serse, con i segni dell’umiliazione
lei rappresenta per i cittadini una figura materna
subita, non farà altro che acuire lo smarrimento
nonché un simbolo forte dello stato: un’interdi-
di questi piccoli uomini, davanti ai quali il gio-
pendenza felice, che offre particolare robustezza
vane re cade in ginocchio, raccontando la rovina
alla scena.
dei propri sogni. E nel ridurre a misura semplice,
Creazione poetica di forza ancora maggiore è la
umana, la sofferenza di Serse, il lamento del coro
figura del Messaggero accorso da Salamina, per
fluisce senza arrestarsi: iterazione senile di una
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preghiera che ormai non ha ragione.
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e che continuano
a sfilare sotto i nostri occhi, il
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Un monito duro, chiarissimo, a non perdere di
monito di Eschilo appare in tutta la sua necessità
vista la limitatezza dell’uomo: un monito alla
e Persiani diviene metafora di una realtà che ci
cui efficacia Eschilo - che pure fu direttamente
appartiene.
colpito dalla ferocia delle guerre contro i Persiani
Quest’evidente contiguità con il nostro mondo,
- sacrifica la possibilità di cantare l’eroismo dei
ha fatto sì che ci sentissimo autorizzati a cercare,
suoi Greci. Conserva invece con fermezza il punto
nella recitazione, toni della verità: toni colloquiali
di vista dei nemici vinti, dando voce ad una
e bassi del vero dolore, canti giocati sulla voce
dolenza d’universale validità.
sommessa di figure (gli anziani del coro) che sen-
Dunque, ancora una volta ci appare naturale
tiamo vicine.
alludere, attraverso le parole eterne della trage-
Un museo dall’architettura settecentesca legger-
dia e attraverso le figure in cui la faremo rivi-
mente cadente, farà da sfondo allo spettacolo,
vere sulla scena, all’immaginario condiviso cui
ma il periodo che evochiamo sarà quello della
tutti - pubblico e interpreti - possono guardare.
seconda guerra mondiale. Nella sala, appeso a
L’immaginario di quel Novecento che ci ha inse-
una parete e cautamente coperto da teli, qualcosa
gnato, al di là di ogni dubbio, come l’ideale di
di presumibilmente prezioso: attorno al reperto
una pace assoluta sia pura utopia, come ogni
si muovono attenti e preoccupati gli anziani del
istante di pace si riduca in realtà a un momento
coro, nell’intenzione di difendere quel bene da
di placata violenza, che paradossalmente spesso
un pericolo che dall’esterno li minaccia. Si tratta
va difeso con le armi. Ogni uomo oggi conosce
del famoso mosaico, oggi conservato al Museo
l’inevitabile, oscuro retaggio che la guerra porta
Archeologico Nazionale di Napoli, intitolato “La
con sé: scie di depravazione e ferocia, che ren-
battaglia di Isso” che raffigura il confronto – suc-
dono tutti - vincitori e vinti - sofferenti, umiliate
cessivo agli eventi di Salamina, conclusosi nega-
presenze di una tragica realtà.
tivamente per i Persiani – fra il re Dario III e
Davanti all’insensatezza dei genocidi, delle per-
Alessandro Magno.
secuzioni che abbiamo impressi nella memoria
La guerra narrata nei versi di Eschilo, la figura-
25
26
zione musiva della battaglia di Isso, il conflitto
modo d’aggrapparsi alla memoria, alla dignità
che avvolge di rumori e inquietudini il museo e i
dell’esistenza; forse un tentativo estremo d’esor-
protagonisti... un moltiplicarsi di echi violenti che
cizzare la paura, attraverso l’antica ed eterna arte
attraversa la storia e si perpetua, dolorosamente,
del fare teatro.
fino ai nostri giorni.
Quella di recitare Persiani sullo sfondo di un
“luogo della memoria” non è stata una scelta
casuale: musei, monumenti, teatri, sono cattedrali
della memoria, che preservano le nostre coscienze,
la nostra civiltà, dalla barbarie e dal buio. Non vi
è nulla di più importante nella storia dell’uomo,
della possibilità di recuperare quotidianamente, costantemente le iconografie della memoria,
le identità, le radici... Perderle significherebbe
perdere il senso dell’appartenenza, la dignità
dell’esistere: doveva essere questo il sentimento
di un popolo valoroso, opulento, forte, davanti
all’annientamento. Dovevano sentire - i Persiani,
dopo la disfatta di Salamina - un senso d’assenza,
di annullamento, di smarrimento simile a quello
che noi proveremmo se venisse improvvisamente
distrutto un monumento su cui sono radicate la
nostra cultura e la nostra identità.
Quel mosaico è una piccola metafora di tutto questo: e la minaccia incombente della guerra pone in
uno stato d’ansietà i vecchi e colti professori che
compongono il coro. Anziani, fragili ma dignitosi,
lobbie e vestiti scuri a coprire figure scosse dall’angoscia, essi alludono ad una umanità di studiosi d’un tempo, evocano nella nostra memoria
un certo mondo culturale italiano dedito alla cura
sacrale delle testimonianze del passato.
Quando l’eco della guerra riuscirà a invadere la
sala museale, essi inizieranno a dire le parole di
Eschilo, come una preghiera, o un rito laico. Un
“Persiani”: le fotografie
di Tommaso Le Pera
dell’allestimento a Siracusa
in collaborazione con
Istituto Nazionale
del Dramma Antico
Fondazione Onlus
diretto da Antonio Calenda
Persiani
29
di Eschilo
scene di Bruno Buonincontri costumi di Elena Mannini
musiche di Germano Mazzocchetti
movimenti Catherine Pantigny
luci di Nino Napoletano suono di Umberto Fiore
regia di Antonio Calenda
personaggi
Gli Anziani
Coro
Regina Atossa
Messaggero
Ombra di Dario
Serse
interpreti
Giancarlo Cortesi
Stefano Alessandroni
Francesco Benedetto
Stefano Galante
Hossein Taheri
Claudio Tombini
Adriano Braidotti
Michele Carli
Sebastiano Colla
Antonio De Rosa
Guglielmo Lentini
Luciano Pasini
Corrado Russo
Piera Degli Esposti
Roberta Herlitzka
Osvaldo Ruggieri
Luca Lazzareschi
aiuto regista Roberta Torcello assistente alla scenografia Marta Crisolini Malatesta
aiuto costumista Giuseppe Avallone assistente costumista Chiara Solari
suggeritore Guido Penne aiuto coreografo Luciano Pasini
direttore di palcoscenico Mauro Tognali
amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti
capo macchinista Christian Cerne capo sarta Elena Caucci
fonico Umberto Fiore
capo elettricista Salvo Manganaro
realizzazione scene Teatrotecnica di Salvi e Tacconi snc, L’Aquila; Spazio Scenico srl, Roma; Sir.Co.M. srl, Siracusa; Gruppo
Essediuno srl, Roma trasporti Globo srl
I costumi sono stati realizzati dal Laboratorio di Sartoria della Scuola dell’Inda première Elsa Malandra
calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze cappelli Pieroni Bruno snc, Roma parrucche Rocchetti & Rocchetti srl
gioielli Tharros, Firenze elementi in gommapiuma Christian Biasci; Arte Costume, Roma; Francesco Barni spa, Prato
prima rappresentazione Siracusa, Teatro Greco, 17 maggio 2003
Piera Degli Esposti
31
Roberto
Herlitzka
Giancarlo Cortesi
Piera Degli Esposti
Stefano
Alessandroni
Roberto
Herlitzka
34
Piera
Degli Esposti
35
Giancarlo Cortesi
Claudio Tombini
Giancarlo Cortesi
Stefano Galante
Hossein Taheri
Stefano
Alessandroni
Roberto
Herlitzka
Osvaldo Ruggieri
44
45
46
47
51
Luca
Lazzareschi
Stefano Alessandroni
Adriano Braidotti
Luciano Pasini
Corrado Russo
Giancarlo Cortesi
Michele Carli
Sebastiano Colla
“Persiani”: le fotografie
di Monica Condini
dell’allestimento 2004-2005
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in collaborazione con
Istituto Nazionale
del Dramma Antico
Fondazione Onlus
diretto da Antonio Calenda
Persiani
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di Eschilo
scene di Bruno Buonincontri costumi di Elena Mannini
musiche di Germano Mazzocchetti
movimenti Catherine Pantigny
luci di Nino Napoletano suono di Umberto Fiore
regia di Antonio Calenda
personaggi
Gli Anziani
Coro
Un custode
Regina Atossa
Messaggero
Ombra di Dario
Serse
(Primo Corifeo)
interpreti
Giancarlo Cortesi
Stefano Alessandroni
Francesco Benedetto
Stefano Galante
Claudio Tombini
Adriano Braidotti
Sebastiano Colla
Massimo Masiello
Luciano Pasini
Corrado Russo
Laura Bussani
Piera Degli Esposti
Luca Lazzareschi
Osvaldo Ruggieri
Luca Lazzareschi
aiuto regista Roberta Torcello assistente alla regia e alle coreografie Luciano Pasini
aiuto costumista Elena Caucci suggeritore Guido Penne
direttore degli allestimenti Paolo Giovanazzi direttore di scena Mauro Tognali
amministratore di compagnia Giampaolo Andreutti
capo macchinista Christian Cerne macchinista Stefano Visintin
capo elettricista Beppe Pizzo fonico Umberto Fiore sarta Marina Arcion
macchinista in allestimento Massimo Tatarella elettricista in allestimento Massimo Carli
realizzazione scene Teatrotecnica di Salvi e Tacconi snc, L’Aquila; Spazio Scenico srl, Roma; Sir.Co.M. srl, Siracusa; Gruppo
Essediuno srl, Roma trasporti Globo srl
I costumi sono stati realizzati dal Laboratorio di Sartoria della Scuola dell’Inda première Elsa Malandra
calzature Sacchi Calzature Artistiche, Firenze cappelli Pieroni Bruno snc, Roma parrucche Rocchetti & Rocchetti srl
gioielli Tharros, Firenze elementi in gommapiuma Christian Biasci; Arte Costume, Roma; Francesco Barni spa, Prato
prima rappresentazione dell’edizione invernale Trento, Teatro Sociale, 29 marzo 2005
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Claudio Tombini
Sebastiano Colla
Piera
Degli Esposti
Luciano Pasini
Stefano Galante
Francesco
Benedetto
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Piera
Degli Esposti
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Adriano Braidotti
Francesco
Benedetto
Claudio Tombini
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Piera
Degli Esposti
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Corrado Russo, Stefano Alessandroni, Sebastiano Colla, Francesco Benedetto, Claudio Tombini, Massimo Masiello,
Piera Degli Esposti
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Piera Degli Esposti
Osvaldo Ruggieri
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Piera Degli Esposti
Osvaldo Ruggieri
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Persiani
di Eschilo
traduzione di Monica Centanni
Daniela Giovanetti
Persiani
di Eschilo
traduzione di Monica Centanni
fecondo:
CORO
Noi qui, soli rimasti di tutti i Persiani partiti
Susiskanes e Pegastagon, egizio di stirpe,
per la terra greca, Fedeli ci chiamano,
e il forte Arsames, che Menfi sacra governa.
custodi dei molti tesori e della reggia, d’oro splen-
E poi Ariomardos che regna sull’antichissima
dente:
Tebe:
per la nostra età veneranda lo stesso signore,
ai remi delle loro navi moltissimi uomini
Serse, il Gran Re, il figlio di Dario,
incredibili, avvezzi a remare per le paludi del delta.
noi prescelse a vegliare sulla sua terra.
E poi anche i Lidi, in gran massa,
Ora però, nell’attesa del ritorno del re
la gente che sa la dolcezza del vivere,
e di tutti i guerrieri, ora
e domina su tutti i popoli del continente:
un cattivo presagio troppo forte, dentro, agita il
Mitragathes li conduce, con il valoroso Arkteus,
cuore d’angoscia.
regi governatori.
Perché tutto quanto v’era in Asia di forte,
E poi gli abitanti di Sardi, d’oro splendente,
dall’Asia è partito! E qui è tutto un guaito per quei
si slanciano su innumeri carri:
giovani uomini!
fila di carri a due, a tre tiri,
E intanto nessun messaggero, nessun cavaliere
terrificante è il loro spettacolo.
arriva qui, nella città dei Persiani.
E poi gli abitanti del sacro Tmolo, sicuri
Loro alle spalle lasciarono Susa, Ecbatana,
che giogo di schiavitù imporranno sul collo alla
e l’antica fortezza di Cissia, e andarono:
a cavallo alcuni, altri su navi, e altri ancora a piedi
andavano,
Grecia:
Mardon, Tharybis, incudini forti contro i colpi di
lancia; e gli arcieri
a unirsi in torma guerriera.
di Misia; e poi Babilonia d’oro splendente
Amistres è partito, ed è partito anche Artafrenes,
invia in lunghe file un composito esercito:
e Megabates e Astaspes,
guerrieri su navi, e altri, fidenti nella forza tesa
condottieri di genti persiane, re che son sudditi al
Gran Re.
Ecco, accorrono alla testa di un esercito immenso,
dell’arco.
Così tutte le genti, l’arma in pugno, da tutta l’Asia
vanno:
arcieri potenti e cavalieri:
un corteo agli ordini del formidabile Re.
a vedersi terribili, in battaglia superbi,
Questo era il fiore degli uomini della terra di
pronti a rischiare con coraggio la vita.
Artembares è partito, che gode della mischia a
cavallo, e Masistres
e il nobile Imaios, arciere potente; e Farandakes,
e Sosthanes, alla testa dei suoi cavalli.
Altri ancora ne mandò il Nilo che è grande e scorre
Persia: e ora è partito;
tutti quanti la terra d’Asia aveva nutrito,
tutti ora li piange: troppo forte è la nostalgia.
I padri, le madri, le spose contano i giorni, giorno
per giorno:
ma il tempo s’allunga, e tremano di paura.
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La traversata è compiuta: l’esercito del re, distruttore di città,
tumulti di cavalli in battaglia,
città devastate e distrutte.
è passato di là, sulla vicina sponda di terra.
Su un ponte di zattere legato con funi di corda,
Ma un giorno impararono a guardare le ampie vie
ha traversato lo stretto di Elle Atamantide:
del mare
quel passaggio chiodato
Che di schiuma imbiancano se forte soffia il vento,
è un giogo gettato sul collo del mare.
a guardare dell’acqueo paradiso;
ad affidarsi ai cavi sottili di corda, a macchinosi
L’Asia è terra ricca di genti: un re bellicoso, al
comando,
ordigni,
per trasportare le truppe di là del mare.
conduce quel gregge divino alla conquista di tutta
la terra.
Ma se è un dio che trama l’inganno,
Per due vie lo conduce: per terra e anche per mare
chi, se è uomo mortale, potrai mai scampare?
egli conta su validi condottieri. Lui,
Chi mai saprà tenere ben pronto il suo piede,
che nasce dal seme dell’oro;
per saltare oltre l’ostacolo e mettersi in salvo?
lui, l’uomo eppur pari agli dèi.
E lei, che come amica dapprima si mostra, lei, che
scodinzola incontro,
Un lampo scuro gli brilla negli occhi:
come cagna,
occhi di drago iniettati di sangue.
lei, Ate, che spinge il mortale dentro la rete ben
Molti i guerrieri di terra, molti i combattenti sul
mare,
tesa:
da là all’uomo è preclusa ogni fuga, ogni scampo.
dietro, di corsa, al carro assiro:
contro uomini che nella lancia cercano la gloria,
Per questo il mio cuore è ammantato di nero,
l’Ares dell’arco egli conduce.
straziato dal terrore,
«ah!
Nessuno al mondo potrà resistere
Per l’esercito persiano»,
alla grande corrente del fiume d’eroi;
che mai in città giunga
nessun solido argine arginare potrà
l’annuncio che priva di uomini resta la gran rocca
l’invincibile onda del mare.
di Susa.
All’esercito persiano fare fronte non si potrà:
prode è il cuore della sua gente.
E la cittadella di Cissia
Farà eco a quel grido,
Dagli dèi fu assegnato un destino, che forte
«ah!»
vigeva in antico: ai Persiani imponeva
Risponderanno le torme confuse
guerre che abbattessero rocche,
di donne,
e faranno a brani i loro pepli di bisso.
compagna, di un dio tu sei madre – se mai, no, il
dèmone antico al nostro esercito non ha voltato le
Perché si, tutti, cavalieri e fanti, tutti i guerrieri,
spalle.
via se ne sono andati, come uno sciame
d’api, ci hanno lasciato: dietro il condottiero,
REGINA
l’esercito tutto ha varcato quel giogo sul mare,
Per questo sono qui: ho lasciato la mia reggia
fissato da entrambe le rive
d’oro, e il talamo che fu mio e di Dario, perché
alla sponda di terra.
l’angoscia mi strazia il cuore. Ecco dunque a voi
racconterò una storia che non viene da me, ma è
E i letti, privi dei maschi, per il rimpianto sono
spaventosa, miei cari!
pieni di lacrime,
Che mai la grande ricchezza non vada in polvere:
le donne persiane tutte molli di pianto, ciascuna
abbattuta a terra, presa a calci, l’immensa fortuna
ha nostalgia del suo uomo:
che Dario innalzò, non senza l’aiuto divino.
a lui, guerriero focoso, focoso amante, ha detto
Certo ancora sono intatte le mie fortune, nessuno le
addio,
e ora è sola, spaiata nel giogo.
tocca: ma per l’occhio ho paura, per l’occhio della
casa che è – io credo – la presenza del suo padrone.
Perciò, poiché così stanno le cose, consigliatemi
Ma ora su, Persiani, sediamoci qui
voi, voi Persiani, vecchi Fedeli: in voi sta ogni buon
Presso questa dimora antica
consiglio su cui posso contare.
E i nostri pensieri siano saggi e profondi:
CORIFEO
incalza necessità.
Questo puoi tenerlo per certo, Signora di questa
Cosa farà mai ora il re Serse.
terra : a noi mai devi chiedere due volte una parola
Avrà vinto la potenza dell’arco?
o un atto, che possa farti da guida.
Oppure la punta di una lancia sarà stata più forte?
REGINA
Ma ecco, come lampo di sguardo divino, una luce
Sempre, ogni notte, sono in preda a una ridda di
s’avanza:
è la madre del re, è la mia regina! Di fronte a lei
mi prostro.
sogni, da quando mio figlio, è partito con l’esercito
in armi per distruggere la terra di Ionia. Ma mai,
no, ho fatto un sogno così chiaro come quest’ulti-
Dobbiamo rivolgerci verso di lei per salutarla,
ma notte.
a lei tutti rivolgere le nostre parole di omaggio.
Due donne mi apparvero: erano belle le loro vesti.
Una era abbigliata con vesti persiane, l’altra con
CORO
vesti doriche: le avevo davanti agli occhi, ed erano
- O tu, Signora, la più nobile tra le donne persiane
entrambe di statura imponente, molto più alte
dalle forme sinuose, madre augusta di Serse, sposa
delle donne esistenti, e di incomparabile bellezza.
di Dario, salve: di un dio tra i Persiani sei stata
Erano sorelle di sangue, della stessa stirpe: a una
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era toccato in sorte di abitare la terra greca, all’al-
nostre parole, ma neppure rassicurarti: gli dei tu
tra la terra dei barbari.
devi pregare e supplicare, se un segno sinistro tu
C’era un contrasto tra loro, a quanto mi parve di
hai visto, devi chiedere a loro di allontanarlo, e che
vedere, erano ostili l’una all’altra; mio figlio se ne
tutto vada per il meglio, per te e per i tuoi figli, per
accorse e le tratteneva, cercava di ammansirle:
la città e per quanti ti sono cari. Poi dovrai ver-
ecco... le lega entrambe al giogo di un carro; ecco...
sare libami alla Terra e ai morti. Chiedi che siano
impone loro le redini al collo. E una stava ritta
propizi; che Dario, il tuo sposo, lui che dici di aver
come una torre, fiera di quei finimenti e prestava
visto durante la notte, mandi tutto il bene possi-
docile la bocca alla briglia: ma l’altra recalcitra-
bile a te vostro figlio: là, dalle viscere della terra,
va. Ecco... con le mani le bardature del carro fa a
mandi il bene alla luce e tutto il male che al bene si
pezzi, a forza si strappa: è senza morso, e spezza
oppone, lo trattenga giù, nella terra, nascosto nel-
il giogo a metà. Cade mio figlio; e c’è anche suo
l’ombra di tenebra.
padre presente, Dario là in piedi che lo commisera.
Questo con il mio presago cuore, per il tuo bene io
Serse allora, non appena se lo vede davanti, si fa a
ti consiglio, e andrà tutto bene, ne siamo certi!
brani la veste che aveva addosso.
REGINA
Questo è il sogno che ho fatto stanotte.
Ma certo, lo so, tu mi sei amico: per il bene di mio
E quando mi alzai, immersi le mani nell’acqua
figlio e della mia casa, mi hai dato questo responso.
pura di fonte, la mano del sacrificio accostai all’al-
Davvero vada tutto per il meglio! Ora tutto quanto
tare, perché volevo fare un’offerta lustrale agli dèi
mi hai prescritto di fare, io lo farò: sacrificherò agli
che allontanano il male, e questo è il loro rito.
dei e a chi mi è caro e sta sottoterra, subito appena
Ma ecco... vedo un’aquila che fugge e vola verso
rientro a palazzo. Ma c’è ancora qualcosa che vor-
l’altare di Febo il terribile; terribile è la mia paura:
rei sapere, miei cari: dove dicono stia Atene?
resto là, ammutolita per il terrore, miei cari.
CORIFEO
E subito dopo, ecco..un falco si precipita, in volo: lo
È lontano, verso Occidente, dove il Sole potente nel
vedo avventarsi sull’aquila e con gli artigli spennar-
tramonto si strema.
le il capo; e quella, inerte non reagiva.
REGINA
Per me è stato angoscioso vedere tutto questo; per
E dimmi, mio figlio perché desiderava fare sua
voi ora è angoscioso udirne il racconto.
preda proprio quella città?
Ma tenete bene a mente ciò ce ora vi dico: mio
CORIFEO
figlio, se sarà fortunato nelle sue gesta, sarà un eroe
Perché così tutta l’intera Grecia sarebbe diventata
ammirato da tutti; ma se invece avrà sfortuna...lui
suddita del Gran Re.
no, alla città non ha da rendere conto: torni salvo
REGINA
comunque! ritorni a reggere questa sua terra!
Hanno dunque un esercito tanto forte di uomini?
CORIFEO
CORIFEO
Non vogliamo, madre, spaventarti troppo con le
È un esercito potente, che ha già inflitto ai Medi
gravi sconfitte.
porto di tesori, ti annuncio che in un solo colpo
REGINA
una grande fortuna è andata distrutta: il fior fiore
E cos’altro hanno ancora? Hanno grandi ricchezze
dei Persiani giace a terra, reciso.
nella loro reggia?
Ahimè, è orribile essere il primo ad annuncia-
CORIFEO
re sciagure! Eppure è necessario... tutto quanto
Una vena d’argento hanno: questo è il solo tesoro
abbiamo subito va rivelato, Persiani: è proprio così,
della loro terra
l’esercito dei barbari, tutto, è stato annientato.
REGINA
E sono bravi anche loro con le frecce e con l’arco?
CORO
CORIFEO
Terribili pene, {sventure} inaudite:
No: impugnano la lancia e combattono a piedi da
è la rovina! ah! ah! bagnatevi di lacrime, Persiani,
fermi, con scudi pesanti.
a udire un tale dolore.
REGINA
MESSAGGERO
E chi è alla testa di quell’esercito? Chi è il loro
Davvero tutto, laggiù, s’è compiuto! E io che ormai
padrone?
più non ci speravo, vedo il giorno del mio ritorno.
CORIFEO
Si vantano di non essere schiavi di nessun uomo,
CORO
sudditi di nessuno.
Oh, lunga, troppo lunga, questa nostra
REGINA
vita: davvero un’eternità per noi vecchi si è rive-
E come possono difendersi allora, quando i nemici
lata,
in armi li assalgono?
ad ascoltare questa sciagura davvero inattesa.
CORIFEO
MESSAGGERO
Possono! Tanto che hanno distrutto un esercito di
Si, io ero là: non per discorsi sentiti da altri,
Dario, che pure era numeroso e potente.
Persiani, posso raccontarvi quali pene soffrimmo.
REGINA
Incredibile questo che mi dici! Per i parenti dei guer-
CORO
rieri che sono partiti c’è davvero da stare in pena.
Ah! inutili
CORIFEO
le molte e molte frecce che insieme
Ma ecco, credo che presto saprai tutto e avrai noti-
dalla terra d’Asia scoccarono, verso la Grecia
zie precise: questo che sento è il passo di corsa di
terra, divina terra esecranda.
un guerriero persiano – lo riconosco – e ti porta il
racconto chiaro di ciò che è successo, bene o male
MESSAGGERO
che sia.
Sono piene di cadaveri miseramente disfatti le
MESSAGGERO
spiagge di Salamina e là intorno, per ogni dove.
Città di tutta la terra d’Asia, terra di Persia, vasto
No, non bastavano gli archi: tutto l’esercito,
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distrutto! Dall’assalto delle navi è stato annientato.
tre corpi sballottati che cozzano sulla dura costa
Ah, Salamina, nome sopra ogni altro odioso! Ah,
dell’isola delle colombe.
Atene, come piango a ricordare il tuo nome!
Veniva dal paese delle sorgenti del Nilo d’Egitto,
Farnuchos: con lui, dalla stessa nave, Arkteus,
CORO
Adeves, Feresseuse caddero in mare.
Tremenda sì, Atene per i suoi nemici!
Matallos di Crisa era a capo di diecimila uomini e
Ricorda che
ora è morto; condottiero di trentamila cavalli neri,
troppe donne ha reso sterili
fulva, folta, selvatica era la sua barba: ora ha cam-
spose, vedove ormai dei loro uomini.
biato colore, tinta in un bagno rosso di sangue.
E Arabos, il mago; e Artabes della Battriana: ora
REGINA
sono laggiù, cadaveri che si decompongono, stra-
Sto in silenzio da tempo sgomenta, colpita dalla
nieri in quella dura terra.
sciagura. Passa il segno questa disgrazia e non
E Amistris e Amfistreus, che brandiva la lancia che
sopporta né parole, né domande.
tanti colpi aveva inflitto; e il nobile Ariomardos
Ma tuttavia, Necessità costringe i mortali a soppor-
lutto ora porta a Sardi; e Seisames di Misia; e
tare sciagure: sono gli dei che ce ne fanno dono!
Tharybis, capo di una flotta di duecentocinquanta
Scopri dunque tutto il dolore: parla, sii forte anche
navi: veniva da Lirna, era l’immagine della bellez-
se ti viene da piangere per la sciagura, racconta!
za e ora giace, morto di una brutta morte. Davvero
C’è qualcuno che non sia morto? Chi dobbiamo
non ebbe fortuna! Siennesis poi, che era un cam-
piangere fra i condottieri di tutti quei popoli? Chi
pione di coraggio, il comandante dei Cilici, da solo
tra i comandanti in carica cadde e lasciò la sua
inflisse gravissime perdite ai nemici, ed è morto
schiera?
con gloria.
MESSAGGERO
Ho fatto <qui> menzione dei capi, soltanto: di
Serse, lui, vive! E vede ancora la luce del sole.
tante sciagure ben scarso è il mio resoconto.
REGINA
REGINA
Queste tue parole portano alla mia casa una luce
Ahi ahi, abisso di sciagure è questo che sento: onta
grande; è giorno che splende dalla notte più nera!
per i Persiani, e acuti singulti. Ma ancora dimmi,
MESSAGGERO
parlami ancora: erano così numerose le navi dei
Ma Artembares, invece, che era alla testa di die-
Greci, tante da attaccare battaglia e dare l’assalto
cimila cavalli, è un corpo sbattuto sulle rocciose
contro la flotta persiana?
coste dei Sileni. E Dadakes, capo di mille uomi-
MESSAGGERO
ni...un colpo di lancia, un agile salto e fu balzato
No, davvero: di questa puoi essere certa! Stando al
giù dalla nave. E Tenagon, il nobile principe dei
numero, doveva vincere la flotta dei barbari: a
Battriani, vaga cadavere intorno all’isola d’Aiace e
contare tutte le navi che avevano i Greci, si arri-
il mare ne fa scempio. Lilaios, Arsames, Argestes:
va a trecento, più una decina di navi scelte. Serse
invece – questo lo so di preciso – guidava una
tutto l’orizzonte del cielo, allora schierino la flotta
flotta di mille navi, e le aveva condotte tutte quan-
in tre file, e presidino gli sbocchi e tutti i varchi del
te, più le navi speciali, da corsa, che erano due-
mare. E intanto le navi si appostino intorno all’iso-
centosette. Questo è il conto: non ti pare che non
la d’Aiace: e così, se per caso i Greci fossero riusciti
dovevamo perdere in questa battaglia? Ma andò
a scampare alla morte e fossero riusciti a trovare
così: fu un dèmone che volle distruggere il nostro
una via di fuga furtiva sulle loro navi, a tutti loro
esercito e caricò i piatti della bilancia con fortune
- disse – sarebbe stata mozzata la testa. Così parlò:
di peso ineguale. Gli dei salvano sempre la città
troppo fiducioso era il suo cuore e non sapeva cosa
della Pallade dea!
gli stavano preparando gli dei! Loro, in buon ordi-
REGINA
ne, ubbidienti <...> si apprestavano a preparare il
E allora, è inespugnabile la città di Atene?
pranzo, e i marinai intanto mettevano a riposo i
MESSAGGERO
remi, bene appoggiati sui loro scalmi.
Dove ci sono veri uomini, là è un baluardo invin-
E poi che la luce del sole si affievolì e calò la notte,
cibile!
ognuno allora riprendeva il suo posto ai remi sulle
REGINA
navi, ciascuno in armi al suo posto. E fila per fila,
Ma l’inizio dell’attacco, come fu? Racconta: chi
lungo ogni nave, si passavano l’ordine, e avanzava-
attaccò battaglia, i Greci? O fu mio figlio forte del
no, ciascuno al posto assegnato. Per tutta la notte i
numero delle sue navi?
condottieri delle navi fecero muovere avanti e in
MESSAGGERO
dietro l’intera flotta.
Chi diede inizio, o Signora, a tutto quel disastro, fu
Avanzava la notte, ma i Greci non tentavano fughe
la vendetta divina che non perdona, o un dèmone
furtive da nessuna parte. E quando il giorno, con
malvagio venuto da chissà dove.
i suoi cavalli splendenti, invase tutta la terra –
Un uomo, un greco, arrivò dal campo ateniese e
splendida vista di luce – riecheggiò, dalla schiera
disse così a tuo figlio Serse: che appena fossero
dei Greci, un rimbombo prima ... ecco sembrava
calate le ombre nere della notte, i Greci non sareb-
un canto, una musica sacra; e alta ne riprodusse
bero rimasti a sostenere l’attacco, ma sarebbero
la roccia dell’isola l’eco. Il terrore calò sui barbari,
balzati ai remi, per scappare chi da una parte chi
vacillava ora ogni certezza: no, non per la fuga
da un’altra, nella speranza con quella fuga furtiva
intonavano i Greci quel sacro peana! Era un inci-
di salvarsi la vita.
tamento a lanciarsi in battaglia con coraggio da
E lui subito, come sentì questa storia, non si avvide
prodi!
dell’inganno del greco e neppure si accorse che
Il suono di una tromba, e ovunque, là, divampò
gli dei volevano il suo male, e pronunciò questo
la battaglia. Ecco il rumore dei remi che simulta-
discorso a tutti i capitani delle navi: ordina che
neamente battono l’acqua profonda del mare, a
non appena la vampa dei raggi del sole scemerà
un solo comando; ecco tutti insieme appaiono, ora
sulla terra, e la tenebra prenderà il suo posto in
possiamo vederli! L’ala destra prima, ben schiera-
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ta, avanzava alla testa della formazione, e tutta la
mai in un solo giorno morì un numero così grande
flotta veniva dietro. E intanto un grido, alto, si udì:
di uomini.
«Figli dell’Ellade, avanti! Liberate la patria, libe-
REGINA
rate i vostri figli, le donne, i templi dei nostri dèi, i
Ahi, ahi, un mare immenso di sciagure erompe sui
sepolcri dei nostri antenati! Tutto è in gioco: qui e
Persiani e su tutta la gente dei barbari!
ora è la sfida!».
MESSAGGERO
Dalla nostra parte, come una risacca rispose il
Ma sappi che non siamo neppure a metà del disa-
frammisto brusio delle lingue persiane. Non c’era
stro. Sul nostro esercito si è abbattuta poi una
più un istante da aspettare!
disgrazia così grande, che vale il doppio di quanto
Ecco, ogni nave con il suo rostro di bronzo urta
già pesava.
contro una nave nemica; una nave greca diede
REGINA
inizio all’attacco e spezzò via i rembi di una nave
E quale evento può esserci ancora peggiore di que-
fenicia; le prue l’una contro l’altra puntavano, di
sto? Parla! Qual è la disgrazia che dici s’è abbattu-
qua, di là, si agitavano. Dapprima la marea del-
ta sull’esercito, ad aggravare ancora di più il conto
l’armata persiana fece fronte all’attacco: ma presto
del nostro disastro?
la gran massa di navi rimase accalcata nello stretto
MESSAGGERO
passaggio, e non potevano più prestarsi soccorso
Quanti tra i Persiani erano nel fiore delle forze,
l’un l’altra; ma si intralciavano invece, urtavano
quanti erano nobili d’animo ed eletti di nascita,
una sull’altra coi loro stessi rostri, e si spezzavano
i primi su cui il re poteva sempre contare, sono
i remi. Le navi greche con destrezza giravano loro
morti tutti senza onore!
intorno, le urtavano, facevano rovesciare gli scafi:
REGINA
non si vedeva più l’acqua del mare, ma una massa
Me infelice, per questa sventura! Come sono
di rottami di navi e corpi di morti; e cadaveri e
morti?
cadaveri sulle rive, sugli scogli intorno.
MESSAGGERO
È la fuga poi, senza più nessun ordine: ogni nave
C’è un’isola là, davanti alla costa di Salamina;
– ed erano tante nell’esercito dei barbari – rema
è un’isoletta, non ha approdi per le navi: Pan la
scomposta in fuga. E gli altri brandivano i remi
frequenta con le sue danze, lungo la spiaggia sul
spezzati, i rottami di legno, e continuavano a col-
mare.
pire, a massacrarci – come dei tonni, una retata di
Serse li aveva mandati là, quei disgraziati, perché
pesci – a farci a pezzi la spina dorsale. L’acqua del
qualora i nemici in rotta dalle navi avessero cerca-
mare era tutta un pianto, tutta un lamento; final-
to salvezza nell’isola, li avrebbero uccisi: là i solda-
mente calò l’occhio nero della notte, e fu finita.
ti greci sarebbero stati facile preda; e poi avrebbero
Ma la caterva di tutte quelle sciagure, neppure se
anche potuto trarre in salvo i nostri caduti in mare.
continuassi a raccontare di fila per dieci giorni, no,
Ma non aveva previsto bene cosa sarebbe successo!
non potrei esaurirla. Sappi questo, soltanto: che
Non appena un dio ebbe dato ai Greci la vittoria
in quella battaglia navale, essi subito si bardarono
della sete anelando l’acqua di una fonte, <sfiniti
delle loro belle armature di bronzo e saltarono giù
altri> nell’ansimo della fatica. Noi, ci inoltram-
dalle navi; ecco, circondano l’isola tutt’intorno,
mo nel territorio della Focide, fino alla Doride e
e non c’è più via di scampo. Da ogni parte pio-
al golfo Maliaco, dove il fiume Spercheo irriga la
vevano colpi su colpi: pietre scagliate dai Greci,
piana con le sue acque feconde; e poi la pianura
frecce dalle corde dei loro archi; e i nostri cadeva-
di Acaia e le città dei Tessali ci accolsero, stremati
no morti, uno dopo l’altro. Alla fine tutti insieme
dalla fame. E là moltissimi morirono di sete e di
sferrano l’attacco decisivo: è il rombo di un solo
fame, le due piaghe che ci torturavano.
assalto! Sono colpi, carni fatte a pezzi, smembrate,
Attraverso la regione di Magnesia giungemmo
è il massacro di quei disgraziati, finchè tutti, tutti
quindi in Macedonia, fino a traversare il guado del-
persero la vita!
l’Axios, fino alle paludi di Bolbe, al monte Pangeo,
Serse allora pianse: davanti agli occhi aveva un
fino alla terra degli Edoni. Ma proprio quella notte
abisso di sciagure. Il suo seggio era posto in vista
un dio mandò una gelata fuori stagione e ghiacciò
dell’intero campo di battaglia, su un’altura eleva-
tutto il corso del sacro Strimone. Allora, chi prima
ta sopra la distesa del mare; si strappò le lunghe
non credeva affatto agli dei, là si metteva a pre-
vesti, alto si levò il suo lamento! E subito dà gli
gare, a supplicare, prostrato ad adorare Terra e
ordini alle truppe di terra e si getta in una fuga
Urano. E quando i soldati ebbero finito di invocare
scomposta.
a lungo gli dèi, provarono ad attraversare il fiume
Questa è la disgrazia che si aggiunge a quella
gelato: chi di noi riuscì a passare di là d’un balzo,
prima: su tanto abbiamo da piangere.
prima che si diffondessero i raggi divini del sole,
REGINA
riuscì a salvarsi. Ma arde fulgente lo splendido
Ti odio, dèmone che così hai ingannato le speranze
disco del sole, e i raggi sciolgono la superficie del
dei Persiani! Un’amara punizione ha avuto mio
guado, col caldo della loro vampa:cadevano allora
figlio dalla gloriosa Atene: non bastavano tutti quei
uno dopo l’altro, e fortunato fu chi più presto ebbe
barbari che Maratona già aveva ucciso? Mio figlio
interrotto il respiro di vita.
pensava di poter compiere la loro vendetta e si è
I superstiti che erano riusciti a mettersi in salvo tra-
tirato addosso questa immensa mole di sciagura.
versarono la Tracia, con fatica dopo molte sofferen-
Ma tu dimmi, le navi che sono scampate al disa-
ze - certo sono rimasti ben pochi! – fino a rifugiarsi
stro, dove le hai lasciate? Sai indicarmi dove, pre-
nella loro terra, nelle loro case. Perciò la città dei
cisamente?
Persiani ora può piangere, rimpiangere la sua gio-
MESSAGGERO
ventù, il frutto più caro di questa terra. Quanto ho
I comandanti delle navi superstiti si danno a una
detto è vero, e ancora tralascio di raccontare molte
fuga affannata, scomposta, e il vento gli aiuta;
sciagure che sui Persiani il dio fece piombare.
l’esercito di terra invece – ciò che ne rimaneva – si
CORO
è disfatto in suolo di Beozia, alcuni tra i tormenti
O dèmone delle terribili pene! Come sei pesante e
89
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schiacci sotto ai tuoi piedi la gente persiana!
quel giovane, delicato piacere: a tutto, addio!
REGINA
Piangono ora di un pianto insaziato.
Ah, me disgraziata: per l’esercito è tutto finito! O
E anch’io sulla sorte di che se n’è andato
visione della notte, che mi sei apparsa nel sonno,
Alzo il canto del lutto che qui si conviene.
con quanta chiarezza mi mostrasti queste sciagure!
E voi, invece, prendevate alla leggera i miei presa-
Tutta, tutta ora piange
gi!
la terra d’Asia svuotata.
Tuttavia, poiché mi avete dato questo responso,
Serse era la guida, ah,
prima di tutto voglio andare a pregare gli dèi, e poi
Serse fu la rovina, ah,
verrò a portare offerte alla Terra e ai morti: andrò
Serse sventatamente tutto condusse
a prenderle nella mia reggia. So che la mia offerta
In quelle navi di morte sul mare.
è tardiva rispetto a tutto quanto già è accaduto;
Ma perché invece Dario, prima, era indenne,
ma vorrei che per il futuro ci attendesse una sorte
alla testa dei suoi arcieri, tutti persiani,
migliore.
lui, l’amato condottiero di Susa?
E voi, dopo tutto questo, voi che siete i Fedeli
dovrete darmi fidati consigli. Quanto a mio figlio,
Guerrieri di terra e insieme guerrieri di mare,
se arriva qui prima che io ritorni, consolatelo e
ali di lino occhi scuri sul mare,
scortatelo fino alla reggia: accompagnatelo, che
le navi, ahi, li guidarono,
non aggiunga, a tutte queste sventure un’altra
le navi, ahi, li rovinarono:
sventura.
navi, assalti, dappertutto il disastro
dagli scontri con gli Ioni.
CORO
A malapena è scampato lo stesso sovrano – così ci
Zeus, tu sei il re : <...> i Persiani
hanno detto –
erano tronfi d’orgoglio, erano ricchi di genti,
attraverso le pianure di Tracia,
e ora quell’esercito tu hai annientato,
attraverso gli orrori per via.
e Susa ed Ecbatana
di nero dolore hai velato.
E quelli che per primi trovano la morte ah!
Molte donne con tenere mani
Prede del destino ah!
si stracciano i veli;
Intorno alle spiagge cicree ah!
una pioggia di lacrime inonda i seni:
<sono straziati!> Piangi, dilàniati,
così fanno parte del loro dolore.
profondo sia l’urlo,
Prima, le spose persiane con dolci lamenti
fino al cielo salga il dolore ah!
Si struggevano per la nostalgia di rivedere
leva un lungo ululato,
il compagno, a cui s’erano appena accoppiate;
alta voce di questa pena.
quelle dolci coltri del letto di spose,
Putridi di crudo salso ah!
siano grati al padre di mio figlio. Sono le offerte
Straziati dai muti
che i morti dolcemente blandiscono: buon latte
Figli del mare incorrotto ah!
bianco di vacca pura, le stille che produce l’ape dai
È in lutto ogni casa, privata del suo
fiori – il miele tutto dorato – mescolati insieme con
Signore: e i genitori senza più figli (dispersi)
l’acqua di una fonte vergine, e alla pura bevanda
Per disgrazia divina ah!
che sgorga dalla terra, selvatica madre. Ecco il
Per la pena invecchiano,
vino, la delizia della vite vetusta; e inoltre, dall’al-
a sentire tutto questo dolore.
bero che ha sempreverdi le foglie, dal lucente
E i sudditi d’Asia,
ulivo, ecco il frutto fragrante; e poi ghirlande di
già più non obbediscono alla legge persiana,
fiori, sbocciati dalla Terra feconda.
si sottraggono ora al tributo
Ora i miei cari, accompagnate queste offerte per gli
imposto dai loro sovrani;
Inferi con sacri inni, ed evocate il genio di Dario.
già a terra più non
Io, intanto, farò bere alla terra queste offerte, così
si prostrano: è distrutta
raggiungeranno gli dèi della terra.
tutta tutta la potenza regale.
CORO
La lingua degli uomini
Tu, sposa del Re, tu dai Persiani venerata regina,
non ha più freni; il popolo, sciolto,
tu devi mandare i libami alle dimore di sottoterra:
ora parla, liberamente:
noi canteremo inni intanto, per chiedere agli dèi
il giogo del nostro potere s’è sciolto!
che scortano i morti
Intrisa di sangue è la terra
di essere buoni con noi, da sotto la terra.
di Aiace; onde la battono, intorno:
Avanti, puri dèmoni ctoni,
là, in quell’isola, la Persia tutta è sepolta!
terra, Hermes e tu re degli Inferi
mandate su quest’anima, che venga alla luce!
REGINA
Perché se esiste un rimedio più forte di queste scia-
Miei fedeli, chi ha conosciuto disgrazie sa che
quando i mortali sono travolti dalle ondate del
gure, lui lo conosce;
lui, solo fra tutti i mortali, potrà dire il limite di
male, allora usano aver paura di tutto.
questo male.
Così ora è per me: tutto è pieno di paura. Negli
Ah!
occhi, le immagini dell’odio degli dèi; negli orecchi
Mi ascolta il beato, il re pari agli dèi, mi ascolta?
rimbomba uno strepito, e non è certo un peana!
Le barbare, chiare parole della mia lingua,
Un colpo così forte di sciagure stravolge di terrore
i diversi lamenti così duri a sentirsi, li ascolta?
la mente.
La pena del mio immenso dolore
Così sono venuta qui, senza cocchio, senza sfarzo,
metterò nel mio urlo:
di nuovo qui dalla mia reggia, e porto libami che
ma dal cuore della mia terra, lui mi ascolta?
91
92
Avanti tu, Terra, e voi tutti, Signori degli Inferi,
concederete che quello spirito grande
chi ti amava!
Perché tutte queste sciagure, signore? Signore,
venga qui dalle vostre dimore. Il dio dei Persiani,
della gente di Susa:
<perché?> E possibile
per due volte ancora per quale colpa questi lamen-
lui mandate quassù,
ti?
lui, il più grande che mai
Per tutta la terra <...> relitti di navi a tre scalmi,
sia stato sepolto in terra di Persia.
disfatte!
Ah! navi che non son più navi, non più navi.
Ah!
OMBRA DI DARIO
Mi era caro quell’uomo, {...} caro mi è questo
Fedeli tra i fedeli, compagni della mia giovinezza,
tumulo:
vecchi Persiani, quale pena affligge il nostro paese?
amavo quel suo modo di essere che qui è sepolto.
La terra risuona di gemiti, è colpita, spaccata.
Aidoneo, scortalo su, fallo apparire, Aidoneo!
E voi poi che cantate questo canto luttuoso, e que-
Fa’ apparire {Dario}, il divino sovrano, Dario! Eh!
ste nenie che evocano le anime dei morti! Pietoso è
il canto con cui mi evocate, ma non è facile uscire
Mai lui fece morire i suoi uomini,
di là – non è facile! – perché gli dèi inferi sono più
mai le sue guerre portarono disastrosa rovina;
buoni a prendere le anime, che a lasciarle andare.
«mente divina», in Persia, «mente divina» veniva
Tuttavia sono riuscito ad avere la meglio su di loro,
chiamato:
ed eccomi a voi: fa presto ora, che non mi contesti-
sempre il suo esercito bene guidò! Eh!
no di essere rimasto qui per troppo tempo.
Re antico re, sovrano, vieni qui, vieni:
Qual è questa nuova sciagura che incombe sui
appari sulla cima di questo tumulo,
Persiani?
e il calzare tinto di croco solleva,
fa’ apparire la punta splendente della tiara regale;
CORO
vieni, padre, Dario padre buono, vieni! Ah!
Ho ritegno a rivolgere a te lo sguardo,
ho ritegno a rispondere a te parole
Vieni ad ascoltare questi nuovi, nuovi dolori:
per l’antico rispetto!
sovrano, mio sovrano, appari ora!
Nell’aria aleggia una caligine scura di Stige infernale:
OMBRA
Vengo qui da sotterra indotto dai tuoi lamenti: parla
tutti i nostri giovani, tutti sono morti!
ora! E non fare lunghi discorsi ma in breve dimmi!
Vieni padre, Dario, padre buono, vieni! Ah!
Metti da parte la reverenza che hai verso di me!
Ah, ah!
CORO
Quando moristi, molte lacrime hai fatto versare a
Non oso assecondarti,
non oso risponderti,
REGINA
e dire a chi amo cose che non vorrei mai dire!
Per terra e per mare: c’erano due fronti, due eserciti.
OMBRA
OMBRA
E allora, poiché quest’antica paura ti paralizza la
E come ha fatto un tale esercito di terra passare di
mente, tu, vecchia compagna del mio letto, tu mia
là del mare?
nobile sposa, metti fine a questi pianti e a questi
REGINA
lamenti, e parlami chiaramente! Lo sai, ai mortali
Con dei ponteggi aggiogò lo stretto d’Elle, per
tocca soffrire umani dolori: molte sciagure vengono
creare un passaggio.
dal mare, molte dalla terra, molti mali capitano agli
OMBRA
uomini, se la loro vita si prolunga troppo in avanti.
A questo è arrivato? Ha incatenato il potente
REGINA
Bosforo?
Tu tra gli uomini sei stato il più felice, per tuo for-
REGINA
tunato destino!
Si: un demone, forse, doveva avergli toccato la
Finché hai visto la luce del Sole sei stato invidiato
mente.
e hai condotto fra i Persiani la vita beata di un dio:
OMBRA
e ora io ti invidio, perché sei morto prima di vedere
Ah, un grande dèmone davvero deve essere stato,
l’abisso di queste sciagure!
per farlo delirare così!
Ecco, Dario,saprai tutto: per dirla in una sola
REGINA
parola, l’impero dei persiani è stato annientato!
Ed ecco gli effetti che quella sciagura ha provoca-
OMBRA
to!
E come? La calamità di una peste? Una rivolta nel
OMBRA
paese?
E perché piangete così per questa impresa?
REGINA
REGINA
No, niente di tutto questo: presso Atene l’intero
L’esercito navale rovinò, e provocò la rovina anche
esercito è stato distrutto!
dell’esercito di terra.
OMBRA
OMBRA
E chi dei miei figli portò l’esercito fino a laggiù?
E così tutte quante le nostre truppe sono state
Parla!
annientate in battaglia?
REGINA
REGINA
È stato il bellicoso Serse: lui ha svuotato tutte le
Per questo tutta la città di Susa piange la perdita
plaghe del continente!
dei suoi uomini.
OMBRA
OMBRA
Sventurato! E per terra o per mare tentò la follia
Ahimè! Era forte la loro difesa! Potevano contare
di quest’impresa?
su molti guerrieri!
93
94
REGINA
Solo un colpo di follia può aver preso mio figlio!
Tutta, tutta la gente della Battriana è morta: nes-
E temo ora che gli immensi tesori che io avevo
suno arriverà più alla vecchiaia
conquistato diventino preda di tutti, del primo che
OMBRA
arriva.
Disgraziato! Ha perduto tutti quei giovani, tutti i
REGINA
nostri alleati!
Ma questo, devi saperlo, l’ ha imparato frequen-
REGINA
tando persone malvagie, il bellicoso Serse: conti-
Solo Serse, solo lui, desolato con pochi altri dicono...
nuavano a dirgli che tu avevi conquistato per i tuoi
OMBRA
figli grandi tesori con le tue guerre; e che lui invece
Dove, com’è morto? Oppure è riuscito a salvarsi?
era un vile, che faceva guerre solo interne, e che
REGINA
non accresceva per nulla la fortuna del padre.
Per fortuna ha raggiunto il ponte, che collega le
Gente cattiva che lo avviliva, continuamente, e lui
due terre.
li ascoltava: un giorno, infine, decise di fare questa
OMBRA
spedizione contro la Grecia.
E si è messo in salvo di qua, sul continente? È pro-
OMBRA
prio sicuro?
Ecco, è stata compiuta un’impresa enorme, spro-
REGINA
porzionata, che mai potrà essere dimenticata:
Sì, le notizie sono chiare su questo punto.
impresa grandissima, davvero! È riuscito a svuota-
OMBRA
re questa città di Susa, e mai era successo.
Ah! troppo presto le profezie si sono compiute! E
Noi, tutti quanti abbiamo avuto in passato il suo
contro mio figlio Zeus ha fatto precipitare il com-
stesso potere, mai si potrà dire che abbiamo provo-
pimento degli oracoli divini!
cato tali pene.
Ora ecco, è come se si fosse aperta una nuova
CORO
sorgente di disgrazie per tutti i miei: e mio figlio,
E allora, Dario signore? Dove vanno a parare que-
che non sapeva di quegli oracoli, per l’impulso
sti discorsi? In queste condizioni, cosa possiamo
della sua giovinezza li ha fatti avverare; lui che
fare per il meglio, noi, gente di Persia?
credeva di poter far schiavo il sacro Ellesponto, di
OMBRA
incatenare quell’acqua sacra, la divina corrente dl
Mai più dovrete fare spedizioni contro il paese dei
Bosforo.
Greci, neppure se le truppe dei Medi, saranno più
E del guado ha fatto una strada: fissò dall’una a
numerose: perché la terra, la terra stessa, combatte
dall’altra parte con ceppi, a colpi di martello, un
al loro fianco.
largo passaggio per il suo numeroso esercito.
CORO
Lui, un mortale, credeva di esser più potente anche
Come puoi dire questo? Al loro fianco... e come?
degli dèi – che idea insensata – più potente dello
OMBRA
stesso Poseidone.
Uccide i soldati con la carestia, anche se sono
numerosi.
si miete messe di pianto.
CORO
Guardate quindi questo castigo e ricordatevi sem-
Ma noi prenderemo guerrieri robusti e scelti.
pre di Atene, ricordate la Grecia! Nessuno dovrà
OMBRA
mai disprezzare ciò che il dio gli accorda, e per
No, nessuno: neppure gli uomini che ora sono
brama di altri possessi dissipare una grande fortu-
rimasti in terra greca, riusciranno a tornare e sal-
na. Zeus, si sa, punisce i progetti troppo superbi:
varsi.
è lui che presiede al giudizio, e chiede il conto,
CORO
severo.
Ma come puoi dire questo? Non è vero che tutte le
Ma voi convincetelo con i vostri buoni consigli a
truppe dei barbari possono sempre passare l’Elle-
essere prudente, a desistere dall’offendere gli dèi,
sponto e venire via dall’Europa?
con il suo orgoglio arrogante.
OMBRA
E tu vecchia madre di Serse, che a lui sei tanto
Pochi, pochi dei molti che erano si salveranno, se
cara, và a casa, prendi le vesti più belle, e và in
c’è da credere agli oracoli divini. E quanto è acca-
contro a tuo figlio: per il dolore di tutte quelle
duto finora è ben davanti ai nostri occhi: purtrop-
sciagure si è stracciato le splendide vesti e sul suo
po si avverano sì quegli oracoli, tutti e sempre, non
corpo pendono ora a brandelli!
solo in parte! E se le cose stanno così, lui lascia
Ma tu sai come fare: parlagli, placalo! Solo a te, lo
laggiù un bel numero di uomini scelti, perduti per
sai bene, presterà ascolto.
essersi illuso nelle sue vane speranze.
Io ora ritorno sotto, nell’ombra.
Loro intanto son rimasti là, dove l’Asopo bagna la
E voi, vecchi, fatevi animo: anche nella sventura
piana con le sue acque: là sofferenze atroci li atten-
dovete concedere al vostro cuore un po’ di gioia
dono e sarà il castigo per la loro superbia, per il
ogni giorno. Questo serve, e non altra ricchezza, a
loro empio ardimento. Sono infatti proprio quelli
chi è destinato alla morte!
che, giunti in terra greca, non ebbero ritegno di
predare le immagini degli dèi, di dar fuoco ai tem-
CORO
pli: altari devastanti, statue sacre divelte e gettate a
Quante disgrazie ora, e quante pene ancora ci
terra, alla rinfusa. Chi ha fatto del male, ne soffre
saranno per i barbari! Le ascolto e ne soffro!
altrettanto, non meno! E altre sciagure verranno:
REGINA
non è questo il colmo del male. Butterà ancora
O dèmone, quante sciagure incombono su di me!
quella fonte e sarà un sanguinoso libame offerto
Ma più di tutto, questa è la disgrazia che mi morde
alla terra di Platea dalla lancia dei Dori: cumuli di
il cuore: il disdoro di mio figlio, sentire di quelle
cadaveri che fino alla terza generazione, muti testi-
vesti stracciate che porta addosso!
moni, agli occhi di tutti insegneranno che non deve
Vado ora; prendo a casa una bella veste e mi appre-
chi è mortale esser troppo superbo. La superbia
sto ad andare incontro a mio figlio: è quanto ho di
dopo il fiore dà il frutto: ed è spiga di rovina da cui
più caro e nella disgrazia non voglio abbandonarlo.
95
96
E poi dominava sulle città che stanno sul mare, a
CORO
mezzo fra le due coste:
Ah, ah, splendida, felice vita
godevamo nel nostro paese,
Lemno e l’isola di Icaro,
allora, quando il re di un tempo,
e Rodi e Cnido, e Pafo e Soli
che a tutto provvedeva, che male non faceva, il re
città di Cipro, e Salamina,
imbattibile,
la cui madrepatria è ora causa di tanti lamenti.
pari ad un dio, Dario, comandava su questa terra.
Un tempo si, il nostro vanto erano campagne di
E poi era signore delle ricche, popolose
guerra gloriose; i soliti assalti alle rocche,
città del dominio di Ionia,
in ogni scontro;
città greche che col suo senno lui dominava.
e i ritorni dalle battaglie sicuri, senza pene, senza
E mai si esaurivano le sue riserve: sempre
dolori;
uomini freschi in armi e il ricambio di diverse
truppe alleate.
E tutte le città che lui conquistò
Ora no, non v’è dubbio: il dio ci ha voltato le spalle!
senza mai valicare il confine del fiume Halys,
Dalle guerre, ora, solo pene da sopportare:
senza andare lontano da casa:
e soffriamo, domati dai gravi colpi del mare.
come quelle sul golfo Strimonio
che sono vicine
SERSE
alle dimore dei Traci.
Ah!
Disgraziato che sono per questo crudele destino!
Ma anche lontano dal mare, le città di terraferma
No, non si poteva prevedere questa sorte!
circondate di torri
Feroce è quel dèmone che si avventò sulla gente
persiana!
obbedivano a lui, al nostro signore;
e pure le altre gloriose, adagiate intorno al largo
Quale pena ancora mi aspetta? Mi si piegano le
ginocchia
Ellesponto;
nel senso della Propontide,
a guardar questi vecchi, i miei cittadini.
e sulla foce del Ponto.
Meglio davvero, Zeus, se anch’io, insieme a tanti
che se ne sono andati,
E le isole poi, lungo la costa del mare circondate
fossi stato velato dal destino di morte.
dalle onde,
vicine al nostro continente:
CORO
Lesbo e Samo, fiorita d’ulivi,
Oh oh, mio re, la bella armata,
e Chio e Paro, e Nasso e Micono
l’alto onore dei Persiani, lo splendore di quei guer-
e Andro che a Tino vicina si stringe.
rieri!
E ora un dèmone li ha falcidiati!
La terra urla di dolore per la sua
gioventù uccisa da Serse: all’orlo l’Ade hai colmato
decide la vittoria;
e di notte, sulla distesa del mare, falcidiò la sua
di morti persiani.
Venivano da Ecbatana quegli eroi,
messe di morte,
su quella spiaggia del dèmone maledetto.
il fiore di questo paese: erano arcieri valenti,
e a mucchi, a miriadi, sono morti.
CORO
Ah ah, la potenza del loro valore!
Grida ahi, ahi! E chiedigli ancora:
Tutta l’Asia, o re di questa terra,
dove sono tutti i nostri guerrieri?
- atroce atroce – è in ginocchio, piegata.
dove sono i tuoi capitani?
SERSE
SERSE
Per me, si, per me si deve piangere!
Cadaveri li ho lasciati: sono caduti
Eccomi, il pianto della mia gente,
dalle navi di Tiro, morti galleggiano
la rovina della mia patria, io sono!
sulle rive di Salamina, sbattuti sulle coste di
roccia.
CORO
A salutare il tuo ritorno
CORO
è un urlo di morte, un canto di sciagura,
Oh oh! E dove sono Farnuchos
come un funereo lamento Mariandino:
e il prode Ariomardos?
leverò, leverò un grido, lacrime e pianto {...}.
Dov’è Sevalkes, il sovrano?
E Lilaios, di nobile stirpe?
SERSE
E Menfis e Tharybis, Masistras
Levate l’urlo {...} scomposto
Artembares e Istaichmas dov’è?
del dolore: il dèmone! È lui
Dimmi, dimmi, dove sono?
che mi si è rivoltato contro.
SERSE
CORO
Ahimè,
Leverò si il mio urlo di dolore, per rendere onore
hanno ben visto l’antica
ai lutti del mio popolo; quei duri colpi del mare
Atene crudele: un colpo di remo e tutti,
sul mio paese, sulla mia gente: questo il com-
ahi ahi miserabili! Sbattuti a riva, a morire di spa-
pianto. Piango: lacrime e ancora lacrime nel mio
smi.
lamento.
<SERSE>
CORO
Con gli Ioni stava,
E fra tutti questi, forse anche il fiore di Persia,
con gli Ioni, l’Ares che sfracella le navi, l’Ares che
il tuo fedelissimo, il tuo occhio attento,
97
98
il condottiero di in numeri schiere,
SERSE
il figlio di Batanochos,
Ah! Ah!
<...> Alpistos?
CORO
E il figlio di Sesames, e il figlio di Megabates,
Ah! gli dèi
e Parthos e il forte Oibares,
<...> ci hanno inflitto questa imprevedibile
tutti, tutti li hai lasciati? Infelice!
sciagura. Quale potenza nello sguardo di Ate!
Ai nobili Persiani sciaguratissima sciagura tu
annunci!
SERSE
Noi, colpiti da questa sventura...
SERSE
CORO
Stridìo di magico incanto: il desiderio acuto
... colpiti, si, chi non lo vede?
dei miei prodi compagni tu provochi in me;
<SERSE>
mi rammenti crudeli, <indimenticabili>, indimentica-
...nuova, nuova sventura: mai visto un tale disa-
bili pene con questi nomi:
un grido, un grido <...> da dentro il petto!
stro!
CORO
Con le navi degli Ioni
CORO
si sono scontrati: e non hanno avuto fortuna, dav-
Altri ancora noi rimpiangiamo:
è il condottiero di mille e mille guerrieri di
vero!
Cero la gente persiana non sa far la guerra!
Mardi,
è Xanthes; e poi ancora Anchares l’ario;
SERSE
e Diaxis, e ancora Arsakes,
Come posso smentirti? Un esercito immenso
comandanti delle schiere a cavallo;
e ahimè, sono stato battuto.
e anche Egdadatas e Lythimnas
CORO
e Tolmos, mai sazio di guerreggiare.
Cosa ci resta, ora? Dimmelo, rovina dei Persiani!
Sono morti, morti e sepolti! Non posso credere che
SERSE
non ci siano,
vicino alla tenda tirata su ruote, che non siano qui
dietro di te!
Vedi cosa resta della mia veste?
CORO
Vedo, ahimè, vedo! SERSE E questa faretra...
CORO
SERSE
Questo, mi dici, è tutto quello che si è salvato?
Se ne sono andati, tutti andati i capi del mio eser-
SERSE
cito!
Si, ecco, la custodia delle mie frecce.
CORO
CORO
Andati... senza gloria.
È ben poca cosa, di tanto che avevi!
SERSE
CORO
Noi ormai siamo privi di ogni risorsa.
È un dono luttuoso, che il mio lutto al tuo lutto
CORO
99
concede!
I guerrieri degli Ioni non evitano, no, la battaglia!
SERSE
Leva acuto il lamento: il tuo canto accompagni il
SERSE
mio canto!
Troppo valorosi sono! Ho visto lo spettacolo
CORO
di una sconfitta incredibile!
Oh!
CORO
Pesante è questa sventura
Le nostre navi in fuga, vuoi dire?
e sotto il peso io soffro.
SERSE
E io mi sono stracciato la veste alla vista di un tale
disastro.
SERSE
Colpo su colpo, come il colpo del remo: battiti,
CORO
piangi per me!
Ahimè, ahimè! Che disastro!
CORO
SERSE
Piango! Sono tutto un lamento!
Più che un disastro...
SERSE
CORO
Grida, si, rispondi al mio lamento!
Doppio, triplo disastro...
CORO
SERSE
Ecco, grido, signore!
Per noi è dolore; ma è un godimento per i nostri
SERSE
nemici!
Alto l’urlo del tuo lamento! Più forte!
CORO
CORO
La nostra forza è piegata.
Oh!
SERSE
Più cupo ancora mescolerò
Sono nudo: non ho più il mio seguito!
più cupo il colpo del mio dolore!
CORO
È stata la rovina dei tuoi compagni, sul mare!
SERSE
Sì, battiti il petto, e urla forte il lamento al modo
SERSE
dei Misi!
Piangi, piangi il disastro, e poi presto a casa!
CORO
CORO
Mi fa male, mi fa male questa sciagura!
Ah, la sciagura...
SERSE
SERSE
Grida, si, rispondi al mio lamento!
Su, deturpati il viso, pizzica, strappa i bianchi peli
del mento!
100
<SERSE
CORO
...>
Li strappo, li strappo con furia, e gemo di dolore!
<CORO
SERSE
...>
Grida forte!
CORO Sì, grido!
SERSE
Ah, per le navi triremi....
SERSE
<CORO>
Il peplo straccia, con le unghie le pieghe...
ah, per quelle barche funeste, sono morti!
CORO
<SERSE
Mi fa male mi fa male...
Scortami ora alla reggia.>
SERSE
CORO
I capelli pizzica, strappa: questo è il compianto per
Tua scorta saranno i miei aspri lamenti.
il nostro esercito!
CORO
Li strappo, li strappo con furia, e gemo di dolore!
SERSE
Pianto nei tuoi occhi! CORO Sì, piango!
SERSE
Grida, sì, rispondi al mio lamento!
CORO
Oh, oh!
SERSE
Continua a gemere, e và verso casa!
CORO
Ah, (terra di Persia, quant’è duro calcarti!)
SERSE
In tutta la città si spanda – oah! – il lamento!
CORO
Lamento, sì – oah! – il lamento!
SERSE
Gemito e pianto nei vostri passi.
CORO
Ah, terra di Persia, quant’è duro calcarti!
i protagonisti
102
Piera Degli Esposti
Luca Lazzareschi
Regina
Messaggero / Serse
La sua ricca e lunga attività teatrale ha avuto inizio negli
anni Sessanta a fianco del regista Antonio Calenda al
Teatro Centouno di Roma, uno dei centri più vivaci
della ricerca e sperimentazione italiana. Da allora ha
lavorato con i più importanti registi italiani. Tra le sue
interpretazioni ricordiamo: Operetta di Gombrowicz
(regia di Antonio Calenda), Le serve di Genet (regia di
Maurizio Scaparro), Antonio e Cleopatra di Shakespeare e
La figlia di Iorio di D’Annunzio (regia di Giancarlo Cobelli),
Rosmersholm di Ibsen (regia di Massimo Castri), Medea di
Alvaro (regia di Werner Schroeter), Molly Bloom di Joyce
(regia di Ida Bassignano), Zoo di vetro di Williams (regia di
Furio Bordon), Madre Coraggio di Brecht (regia di Antonio
Calenda).
Veri eventi, nel teatro più recente, sono stati i suoi spettacoli Stabat Mater di Tarantino, per la regia di Cherif,
Antigone con l’Orchestra e il Coro di Santa Cecilia di
Roma diretta da Marcello Panni, Berenice con la regia di
Sandro Sequi, Edipo a Colono di Sofocle e Rappresentazione
della Passione, diretti da Antonio Calenda. E recentemente, sempre con la stessa regia, è stata protagonista di un
“dittico” dedicato ad Achille Campanile, in cui ha rivelato
- dopo tanti intensi ruoli drammatici - insospettabili e travolgenti doti comiche.
Nel 2001 è stata un’intensa Clitemestra in Agamennone e
Coefore di Eschilo, che – per la regia di Antonio Calenda –
il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia ha messo in scena
in collaborazione con l’Istituto Nazionale del Dramma
Antico al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2003, a Siracusa
ha ricevuto il prestigioso Premio “Eschilo d’oro” quale
interprete di tante eroine tragiche.
Va naturalmente segnalata un’importante attività cinematografica, diretta da registi come Zampa, Moretti, Mingozzi,
Wertmüller, Pasolini e recentemente Marco Bellocchio
ne L’ora di religione, film che le è valso il Premio David
di Donatello. Ha recentemente recitato ne Il vestito da
sposa di F. Infascelli e in Corpo-Immagine di M. Puccioni. È
stata impegnata nella fiction Diritto di difesa per Rai Due,
dove interpretava il ruolo dell’avvocato Malatesta, mentre su Rai Tre è tuttora in corso la rubrica Storie di Piera.
Notevole è anche il suo impegno in qualità di regista nella
lirica e come scrittrice-sceneggiatrice, di cui si ricorda
soprattutto l’autobiografico Storia di Piera, firmato assieme
a Dacia Maraini, a cui è seguito recentemente Piera e gli
Luca Lazzareschi si è diplomato alla Bottega Teatrale di
Firenze diretta da Vittorio Gassman e Giorgio Albertazzi.
Vincitore del Premio della Critica Teatrale 2002 e del
Premio Randone-Primafila 1999, è stato diretto in teatro
da registi di primo piano: da Gabriele Lavia (in Edipo Re di
Sofocle, Il Misantropo di Molière, Riccardo II, Otello, Riccardo
III e Amleto di Shakespeare), Cesare Lievi (Erano tutti miei
figli di Arthur Miller), Marco Sciaccaluga (Le tigri di G.
Bona), Gianfranco De Bosio (Edipo tiranno di Sofocle), a
Mario Missiroli (Lulù di Franz Wedekind),Vittorio Gassman
(Non Essere e Macbeth di Shakespeare), Glauco Mauri
(Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare). Ha
affrontato un notevole repertorio d’autori, alternando ai
classici greci ed elisabettiani, opere del novecento italiano
(Un marito di Italo Svevo diretto da Patroni Griffi, Vestire
gli ignudi di Luigi Pirandello) e interessanti esempi di drammaturgia straniera (Zoo di vetro di Tennesee Williams per la
regia di Werner Schroeter, lo splendido Le affinità elettive
goethiano, diretto da Matteo Tarasco). Fra gli impegni più
recenti va citato Il benessere di Brusati, diretto da Mauro
Avogadro; un ottimo successo ha ottenuto affrontando
il ruolo di Edgar nel Re Lear, prodotto dallo Stabile del
Friuli-Venezia Giulia per la regia di Antonio Calenda. Per
il cinema, ha recitato in Where angels fear to tread, regia
di Charles Sturridge e Vuoti a perdere, regia di Massimo
Costa, mentre per la televisione è stato tra i protagonisti
di Incantesimo e di diverse altre fiction.
assassini.
Osvaldo Ruggieri
Giancarlo Cortesi
Ombra di Dario
Primo Corifeo
Diplomato presso l’Accademia Nazionale di Arte
Drammatica Silvio D’Amico nel 1956, debutta come
Cassio nell’Otello di Shakespeare con Gassman e Randone.
È stato Nanni Lasca ne La lupa di Verga con Anna Magnani,
Tebaldo in Giulietta e Romeo, il Conte di Leicester nella
Maria Stuarda di Schiller, per le regie di Franco Zeffirelli.
È stato inoltre Giasone nella Medea di Anouilh per la
regia di Giancarlo Menotti, Ernesto Roma nell’Arturo
Ui di Brecht, regia di Gianfranco De Bosio, Oreste nell’Elettra di Sofocle per la regia di Franco Enriquez, il
Diavolo-Mendoza in Uomo e Superuomo di G. B. Shaw. Da
ricordare, soprattutto, la sua intensa collaborazione con
Aldo Trionfo: Arden di Ferversham, Candelaio di Bruno,
Ettore Fieramosca di D’Azeglio. È stato diretto da registi
come Visconti, Strehler, Ronconi, Ferrero, Patroni Griffi,
Salveti, Capitani, Missiroli, Crivelli, Fenoglio, Menegatti,
Brissoni, Maiano, De Martino, Marcucci, Danza, Barino, De
Ponticelli, Zanussi, Cottafavi, Luisi, Susan Sontag, Zampieri,
Blasi, Bisonti, De Fusco, Venturi. È recente l’incontro con
Antonio Calenda e il Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia: ha interpretato il ruolo dello spettro nell’Amleto
con Kim Rossi Stuart, andato in scena nella stagione
1998-’99, poi l’Agamennone e le Coefore di Eschilo nel
2001, progetto realizzato al Teatro Greco di Siracusa in
collaborazione con l’INDA. Sempre con Calenda ha interpretato nel 2003 Apollo nelle Eumenidi eschilee al Teatro
Greco di Siracusa e Kent nel Re Lear che ha debuttato nel
luglio 2004 nell’ambito del “56° Festival Shakespeariano al
Teatro Romano di Verona” .
Inizia come annunciatore radiofonico RAI nel 1965, contemporaneamente segue i corsi di recitazione e regia al
Teatro Studio di Roma. Nei tre anni di corso dirige e
interpreta La lezione di Ionesco, Finale di partita di Beckett,
Terrore e miseria di Brecht. Con una propria compagnia
sperimentale mette in scena Il drago di Scwartz, I cenci di
Artaud e cura regie in Italia e Svizzera per il mimo Roy
Bosier. Nel 1969 fa parte del Golem di Fersen al Maggio
Fiorentino. Tra il 1971 e il ’72 collabora con il teatro La
Fede di Giancarlo Nanni, nello spettacolo Risveglio di
primavera di Wedekind. Fonda con Luciano Meldolesi la
Cooperativa Majakowskij e interpreta Il mistero buffo di
Majakowskij, I paraventi di Genet e Anatol di Schnitzler.
Dal 1983 al 1993 è nella Compagnia di Giancarlo Sbragia,
interpretando ruoli di primo piano ne La professione della
Signora Warren di Shaw, Madame Bovary di Flaubert, Faust
di Goethe, Il più felice dei tre di Labiche, Dott. Jeckill e Mr.
Hyde di Stevenson. Ha lavorato inoltre con Ermanno
Olmi in Piccola città di Wilder, con Guicciardini, Gregoretti
e Parodi. L’incontro con Antonio Calenda avviene ne
L’inventore del cavallo di Campanile e la collaborazione
continua con spettacoli prodotti dal Teatro Stabile del
Friuli- Venezia Giulia, come Rappresentazione della Passione,
Agamennone e Coefore di Eschilo, Otello di Shakespeare.
Recentemente il regista gli ha affidato la conduzione dei
due spettacoli-concerto Vedo una voce e La musica del
Teatro, andati in scena in concomitanza con il laboratorio
sul Sogno di una notte di mezza estate, dove Cortesi ha
recitato, rappresentando un punto di riferimento per i
giovani professionisti che vi hanno preso parte. Nella stagione 2004-2005 ha ottenuto un personale successo ne
L’Eden della tartaruga tratto da Massimo Bontempelli, sempre per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. È costante la sua collaborazione per le tre reti radiofoniche RAI.
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Stefano Alessandroni
Studia recitazione con Vanna
Polverosi, studia canto da bassobaritono con il M° Manno, batterista e percussionista, inizia la sua
carriera teatrale con Solitudini di
P. Crepet per Riccione Arteteatro.
L’anno successivo inizia la sua collaborazione con il Teatro
Stabile del Friuli- Venezia Giulia: è il prete nell’Amleto di W.
Shakespeare per la regia di Antonio Calenda, Pietro nella
Rappresentazione della Passione, sempre per la medesima
regia, spettacolo inserito nelle manifestazioni per il grande
Giubileo 2000. Successivamente - con lo stesso regista - è
nel coro di Agamennone e Coefore di Eschilo e interpreta il
ruolo di Brabanzio nell’Otello di William Shakespeare.
È stato protagonista di una puntata della fiction di Rai
Tre La squadra, regia di A.Gaudino. Nuovamente con
Antonio Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo,
e nel ruolo di Bottom in Riflessioni sul Sogno di una notte
di mezza estate prodotto dallo Stabile del Friuli-Venezia
Giulia. Recentemente ha recitato nel film di Filippo Gili
Prima di andar via.
Francesco Benedetto
Siciliano, si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Torino.
Tra le esperienze più importanti
da ricordare quelle con EmiliaRomagna Teatro per la regia di
Giancarlo Corbelli: Troilo e Cressida e il recente Macbeth e
per la regia di Cesare Lievi Donna Rosita nubile e Caterina
di Heillbron. Importante anche la collaborazione con Luca
Ronconi: da Gli ultimi giorni dell’umanità a Venezia salva,
Sturm und Drang. Con la regia di Cobelli ancora Vita e
morte di Re Giovanni, per la regia di Walter Pagliaro Il
Timone d’Atene e per la regia di Elio De Capitani La sposa
di Messina.
Ha fatto parte del cast degli ultimi e più significativi
allestimenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia:
Agamennone e Coefore di Eschilo per la regia di Antonio
Calenda e per la medesima regia, ha interpretato il ruolo
di Montano nell’Otello di Shakespeare. Sempre con lo stesso regista è stato nel coro di Eumenidi e ha recitato nello
shakespeariano Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate e recentemente ha interpretato Osvald nel Re Lear.
Adriano Braidotti
Triestino, si diploma alla scuola Galante Garrone di Bologna.
I suoi primi lavori in teatro:
Elogio al progresso di G. Motton,
regia di Walter Le Moli, Ligabue
di C. Zavattini, regia di Vittorio
Franceschi, La Locandiera di C. Goldoni, regia di Andrea
Taddei, Bene finisce bene da W. Shakespeare, regia di
Alessandro Marinuzzi, Pinne di Angela Giassi, regia di Fulvio
Falzarano. È intensa la sua attività come mimo di strada
per diversi Comuni. Per il Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia è stato Pilade in Coefore di Eschilo, ha preso parte
all’Agamennone e sempre per la regia di Antonio Calenda,
nel 2002, ha interpretato Cassio nell’Otello shakespeareiano. Ha poi recitato nel coro di Eumenidi e I Persiani
di Eschilo per la regia di Calenda. Fra gli impegni teatrali
più recenti vanno citati almeno Il tempo e la stanza di
Botho Strauss e l’Alcesti al Teatro Olimpico di Vicenza
entrambi per la regia di Walter Pagliaro. Con la compagnia
di Mariano Rigillo ha recitato in Fratelli d’Italia firmato
da Frangipane e nel 2004 è stato ancora con Calenda in
Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate e in Re
Lear di Shakespeare, dove ha interpretato il personaggio
di Edmund. Interessante anche la sua attività cinematografica e televisiva che lo vede impegnato in alcuni film e in
fiction quali Un papà quasi perfetto, Vivere, Camera Café. Ha
firmato un cortometraggio intitolato Stai calma.
Laura Bussani
Nata a Trieste nel 1971, si è diplomata presso la Civica Accademia
d’Arte Drammatica Nico Pepe.
Si è perfezionata seguendo seminari e laboratori con Eugenio
Allegri, Juri Alshitz, Alessandro Marinuzzi, Judith Malina e
Hanon Reznikov, Egisto Marcucci, Gabriele Ferzetti.
Ha preso parte in qualità di allieva attrice alla messa in
scena di produzioni teatrali fra cui La patria del Friuli con
la regia di Eugenio Allegri, Mistero contadino con la regia di
Claudio De Maglio, Streghe con la regia di Fernanda Hrelia
e Cechov drammaturgia originale di Anton Cechov, con la
regia di Juri Alshitz. Da professionista ha al suo attivo A291
scritto e interpretato con Angela Giassi, Minetti, ritratto di
un artista da vecchio con la regia di Monica Conti, presen-
tato con la Compagnia di prosa Gianrico Tedeschi e la A.
Artisti Associati, La mostra di Claudio Magris, Riflessioni sul
Sogno di una notte di mezza estate, ed Eumenidi (nel ruolo
di Ermes), spettacoli diretti da Antonio Calenda per il
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia.
Sebastiano Colla
Sebastiano Colla, nato a Velletri,
si è formato presso un laboratorio teatrale della sua cittadina nei
primi anni ‘90, sotto la guida di
Gianmaria Volontè, che ha anche
firmato la regia di uno dei suoi primi spettacoli: Tra le
rovine di Velletri dal libro P.L.La Racca. Da tredici anni lavora in teatro, citiamo qui alcune delle sue interpretazioni:
L’agnello del povero di Zweig con la regia di Franco Però
per il Festival di Spoleto del 1997; La voce nella tempesta
di Beppe Fenoglio con la regia di Antonio Salines; Sogno
di una notte di mezza estate di William Shakespeare con la
regia di Alighiero; Chi ha paura di Virginia Wolf? di Edward
Albee, con la regia di I. Ghione.
Il suo impegno lo si riconosce anche nel mondo della
televisione: lo ricordiamo fra i protagonisti della serie di
Rai Uno: Ricominciare, ne Il Maresciallo Rocca, ne Il bello
delle donne e ancora in Incantesimo. Fra le partecipazioni
cinematografiche: Compagna di viaggio di P. del Monte,
L’odore della notte di C. Calligari e Giro lune tra terra e mare
di G. Gandino in concorso a Venezia nel 1997 in cui interpretava il ruolo di Nerone.
Ha recitato nel coro di Eumenidi e ha avuto un ruolo di
protagonista in Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate diretto da Antonio Calenda, con il quale ha lavorato
anche nella recente produzione di Re Lear. Apprezzato il
suo impegno nella recente fiction tv Santa Rita da Cascia
per la regia di Capitani.
Stefano Galante
Inizia la sua carriera teatrale al
Teatro Popolare La Contrada di
Trieste con Quasi d’amore, uno
spettacolo su testi di Bontempelli
per la regia di Orietta Crispino.
Nello stesso teatro, in occasione di Centocinquanta la
gallina canta, avviene l’incontro con Antonio Calenda e
l’inizio di una lunga collaborazione con il Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia: Giovanna d’Arco al rogo di ClaudelHonneger, il dittico di Campanile Un’indimenticabile serata
e Un’(altra) indimenticabile serata, al fianco di Piera Degli
Esposti, Rappresentazione della Passione e lo spettacolo
musicale Fin de Siècle per la regia di Antonio Calenda. Di
recente ha partecipato agli spettacoli Agamennone, Coefore,
Eumenidi e Otello, sempre diretto da Calenda e ha sostenuto il ruolo di Andrea, diretto da Alfredo Arias, nello
spettacolo Pallido oggetto del desiderio.
Massimo Masiello
Nato a Napoli, ha studiato mimo,
recitazione e Storia del Teatro
presso l’Accademia del Teatro
Diana diretta da Guglielmo Guidi.
Sul piano musicale si è formato nel canto con Antonio Sinagra e Antonio Romano
e ha studiato solfeggio con il maestro T. Esposito. Enzo
Castaldo e Alfredo Girard lo introducono alla danza
contemporanea e al tip tap. Ha perfezionato la dizione
con Giovanni Sirano e frequenta i corsi di doppiaggio
di Renato Cortesi. Intensa la sua attività teatrale, a cui
intreccia impegni televisivi (Uno mattina per Rai Uno e nel
2003 Domenica In) e alcune prove cinematografiche (La
volpe a tre zampe per la regia di Sandro Dionisio e Luna
Rossa con Licia Miglietta e Carlo Cecchi, entrambi nel
2001). Sul palcoscenico debutta nei primi anni Novanta
e interpreta fra gli altri Mezzo secolo di canzoni al fianco
di Rosalia Maggio e Roberto Murolo, La donna di Viviani,
per la regia di Alfonso Guadagni, molti testi di Viviani fra
cui Festa a Montevergine, La Marcolfa di Dario Fo, Libertà
– Omaggio alle Quattro Giornate di Napoli per la regia di
Giovanni D’Angelo). Apprezzato cantante, è poi con
Peppe Vessicchio in Suggestioni sonore, diretto da Antonio
Calenda nello spettacolo ‘Na sceneggiata e successivamente, con lo stesso regista, partecipa allo spettacolo
Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza estate ed è protagonista del concerto Vedo una Voce.
Luciano Pasini
Studia recitazione con Carla
Bizzarri al Teatro dell’Elfo, ma la
sua passione è la danza. Studia
con il M° Borsic ed è solista e
primo ballerino al Teatro Bellini
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di Catania e al Comunale di Bologna. Nel 1987 inizia la
sua collaborazione con il Teatro Verdi, ed è proprio a
Trieste il suo ritorno alla prosa. Con il Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia ha recitato in Irma la dolce, Fin
de Siècle e Rappresentazione della Passione per la regia di
Antonio Calenda; in Antigone di Anouilh per la regia di
Furio Bordon, in Agamennone e Coefore per la regia di
Calenda. Recentemente è stato assistente alla regia di
Alfredo Arias nel Pallido oggetto del desiderio messo in
scena dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia. Diretto
da Calenda è stato nel coro di Eumenidi di Eschilo, in
scena nel maggio 2003 al Teatro Greco di Siracusa. Nel
2004 è stato aiuto regista di Antonio Calenda nello spettacolo ‘Na sceneggiata, andato in scena con successo al
Teatro Trianon di Napoli, e nell’opera verdiana Falstaff
in cartellone alla Fondazione Teatro lirico “G.Verdi” di
Trieste. Ha preso parte inoltre a Riflessioni sul Sogno di una
notte di mezza estate e a Re Lear, sempre per la regia di
Antonio Calenda.
Corrado Russo
Diplomato alla scuola dell’Istituto del Dramma Antico, frequenta
molti laboratori di teatro-danza
e prende parte a seminari vocali
su canto e ritmo tenuti da Moni
Ovadia, Bruno De Franceschi. Lavora con Remondi e
Caporossi, interpreta Acarnesi di Aristofane per la regia di
Egisto Marcucci, si impegna con Carla Cassola ne Le serve
di J.Genet, progetto ETI, nell’Ubu re per la regia di Claudio
Morganti. Da ricordare inoltre la presenza in Sogno di una
notte di mezza estate di William Shakespeare, coreografie
di Lindsay Kemp, regia di David Haughton. Recente l’impegno in Agamennone, Coefore ed Eumenidi che Antonio
Calenda ha messo in scena al Teatro Greco di Siracusa.
Claudio Tombini
Dal 1990 al 1994 frequenta
i corsi di recitazione presso il
Transteatro di Fano unitamente a svariati laboratori: dal Living
Theatre, a Ferruccio Soleri, al
Teatro Nô, al teatro-danza con Marie Cool. Per due stagioni è stato il becchino nell’Amleto di Shakespeare con la
regia di Antonio Calenda prodotto dal Teatro Stabile del
Friuli-Venezia Giulia e sempre per la stessa produzione,
la seconda guardia nell’Antigone di Anouilh con la regia di
Furio Bordon. Recentemente è stato il ricco mercante ne
Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi, a teatro ha lavorato
in La bottega del caffè, di Fassbinder, regia di Massimo Belli,
in Agamennone, Coefore e nell’Otello shakespeareiano, ultime produzioni del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia,
per la regia di Calenda. Con lo stesso regista ha preso
parte al coro in Eumenidi, momento conclusivo dell’Orestea eschilea e nel 2004 ha recitato in Riflessioni sul Sogno
di una notte di mezza estate e ha interpretato il ruolo del
Matto nel Re Lear shakespeariano. È stato protagonista
del cortometraggio L’assassinio di via Belpoggio di Alberto
Guiducci.
Bruno Buonincontri
Elena Mannini
Scene
Costumi
Nato a Napoli, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti,
dove è stato allivo di Giuseppe Caporossi.
Ha cominciato la carriera di scenografo e costumista nel
1968. Dal 1973 ha collaborato con la Cooperativa Teatrale
Gli Ipocriti, della quale è socio fondatore. Nel 1987 ha
tenuto corsi speciali di scenografia per allievi registi
presso l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico
di Roma. Fra i registi con cui ha collaborato ricordiamo:
Bruno Cirino, Lorenzo Salvati, Gianfranco De Bosio, Enzo
Muzii, Ugo Gregoretti, Augusto Zucchi, Manlio Santarelli,
Marzio Scaparro, Giorgio Ferrara, Giancarlo Nanni, Luigi
De Filippo, Andrea Camilleri, Sergio Fantoni, Armando
Pugliese, Walter Le Moli, Marco Lucchesi, Marco Parodi,
Pietro Maccarinelli.
Notevole il suo sodalizio artistico con Antonio Calenda,
per il quale ha firmato le scenografie di spettacoli di
successo, quali Prometeo incatenato di Eschilo, Musica dei
ciechi di Raffaele Viviani, Il visitatore di Eric-Emmanuel
Schmitt, Giovanna d’Arco al rogo di Honegger-Claudel,
Anima e corpo di Vittorio Gassman. Recenti, sempre per
Calenda le scenografie da lui create per Agamennone,
Coefore ed Eumenidi di Eschilo, per Otello e per Re Lear di
Shakespeare.
Nata a Firenze, ha studiato pittura murale all’Istituto d’Arte. Il suo debutto come costumista è avvenuto a diciassette anni, nel film Giovanna di Gillo Pontecorvo. Da allora
ha lavorato ininterrottamente alternando l’attività professionale con l’insegnamento della sua materia all’Istituto
d’Arte e all’Accademia di Belle Arti di Firenze. Ha collaborato a quasi duecento produzioni, tra film, opere liriche,
spettacoli di prosa e di balletto, in teatri italiani ed europei,
con registi italiani e stranieri. Si ricordano le importanti
collaborazioni con Luca Ronconi (1969, Orlando Furioso),
Mario Missiroli (Tartufo di Molière con Ugo Tognazzi, Lulù
di Wedekind con Stefania Sandrelli), Franco Enriquez
(Orestea al Residenz Theater di Monaco, diretto da Ingmar
Bergman). Negli anni ’80 è chiamata in Olanda da Orazio
Costa e collabora con Guido De Moor (regista e direttore
del Teatro Reale dell’Aja).
Dal ’90 partecipa a tutte le messe in scena di Armand
Delcampe (regista e direttore del più prestigioso teatro
belga, lo Jean Vilar di Lovaine). Molte le sue collaborazioni
con il teatro lirico, di cui si ricordano: Didone ed Enea di
Purcell ed Orfeo ed Euridice di Monteverdi con la regia di
Eric Vos. A seguire un Rigoletto, con la regia di Micha Van
Hoecke, con cui si riapre il Teatro Verdi di Busseto. Sempre
per la lirica ha firmato i costumi anche per Antonio
Calenda: Attila di Verdi e con la stessa regia è da ricordare
anche Il visitatore di Schmitt, con Turi Ferro e – sempre
nella prosa – Agamennone e Coefore di Eschilo (per il
Teatro Greco di Siracusa nel 2001), Otello di Shakespeare
con Michele Placido, Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio
Albertazzi ed Eumenidi di Eschilo. Ultimamente ha firmato
i costumi di Dio salvi la regina, balletto con Carla Fracci,
all’Opera di Roma. Con il marito Italo Dall’Orto, dirige
una compagnia che ha prodotto Il Piccolo Principe di SaintExupéry. Da segnalare, inoltre, una grande attività nel
cinema, di cui ricordiamo Profondo rosso di Dario Argento
e Yuppi du di Celentano e Un viaggio chiamato amore con la
regia di Michele Placido.
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Germano Mazzocchetti
Catherine Pantigny
Musiche
Movimenti
Dapprima studia fisarmonica poi, dopo il liceo, si laurea in
Musicologia con una tesi sulla storia del jazz. Nel 1978 l’incontro con Antonio Calenda che lo avvicina alla composizione di musiche di scena e, con la sua regia, debutta nella
Rappresentazione della Passione.
Ha così iniziato così una lunga collaborazione che lo porta
a sperimentarsi nei più diversi generi teatrali, dal varietà
(Cinecittà), alla commedia musicale (Le ragazze di Lisistrata),
dai classici al teatro del Novecento e contemporaneo,
alla nuova drammaturgia italiana. Oltre a questa più che
ventennale collaborazione, vanno ricordate le musiche di
scena per spettacoli di Vittorio Gassman, Egisto Marcucci,
Beppe Navello, Vincenzo Salemme, Giancarlo Sammartano,
Attilio Corsini, Vittorio Franceschi, Renato Carpentieri,
Walter Pagliaro.
Sue le musiche degli spettacoli Otello di Shakespeare e
soprattutto Agamennone, Coefore ed Eumenidi di Eschilo,
produzioni recenti del Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia per la regia di Calenda
Ha scritto, su testi di Dino e Gustavo Verde, la commedia
musicale Arcobaleno per la regia di Gino Landi e l’operina
La ballata dell’amore disonesto. Per il cinema ha composto
la colonna sonora di film di Sergio Rubini (Il viaggio della
sposa presentato alla Mostra del Cinema di Venezia 1997).
Il suo concerto Musica e figure, che comprende una scelta
di musiche per il teatro è stato eseguito in vari Festival
e stagioni concertistico-teatrali. Ha pubblicato i dischi:
Musica e figure, Il viaggio della sposa e Cabaret da viaggio.
Recentemente, per le sue musiche di scena, ha ricevuto
il Premio della Critica Teatrale assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro e il prestigioso Premio
“Olimpico” Eti.
Nata a Lille (Francia), segue una formazione di danza
classica e moderna in Francia, America, Belgio e Italia. Dal
1976 al 1979 frequenta la Scuola Multidisciplinare ESEC di
Parigi e studia musicologia alla Sorbonne. Nel 1979 ottiene una borsa di studio per la danza al Ted Shawn Festival,
all’Università di Lee (Massachusetts) in America. Dal 1979
al 1981 frequenta a Bruxelles la Scuola Internazionale
Multidisciplinare MUDRA creata da Maurice Bejart, sotto
la direzione di Micha Van Hoecke, assieme al quale partecipa alla fondazione, nell’ottobre 1981, della compagnia
L’Ensemble.
Da allora partecipa a tutte le creazioni della compagnia
e a tutte le tournée all’estero (Taiwan, Brasile, Columbia,
Russia). Nell’estate del 1981 ottiene una borsa di studio
per il corso di coreografia in collaborazione con musicisticompositori, all’Università di Guildford (Londra). Nel 1993
è assistente di Micha Van Hoecke alla Scala di Milano per
la creazione Il bacio della fata di Igor Strawinsky. Tra il 1992
e il 1994 partecipa come docente ai corsi di formazione
professionale organizzati dall’Atelier della costa Ovest e
dal Teatro Verdi di Pisa.
Antonio Calenda
Regia
Direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia dal
maggio 1995, Antonio Calenda si è laureato in Filosofia del
Diritto e ha iniziato la propria attività teatrale nell’ambito
del Teatro Universitario di Roma. Nel 1965 ha fondato insieme a Virginio Gazzolo e Luigi Proietti il Teatro
Centouno che ha rappresentato per l’attività di ricerca
e sperimentazione di quegli anni uno dei primi punti di
riferimento. Successivamente ha lavorato per il Teatro di
Roma e ha diretto in due riprese, e per un periodo di
nove anni, il Teatro Stabile dell’Aquila le cui produzioni
hanno circuitato all’estero, in paesi quali Australia, Francia
e Canada. Ha fondato la Compagnia Teatro d’Arte per la
quale, dal 1982, ha diretto spettacoli ospitati sovente da
festival internazionali, e organizzato numerose manifestazioni culturali in Italia.
Ha curato la regia dei seguenti spettacoli
1965 Iperipotesi di Giorgio Manganelli con Virginio
Gazzolo. Scene di Franco Nonnis (Teatro
Centouno)
Il Rumore di Boris Vian con Virginio Gazzolo,
Piera Degli Esposti, Lidia Biondi, Lisa Pancrazi. Scene
di Franco Nonnis (Teatro Centouno)
Direzione memorie di Corrado Augias con Luigi
Proietti, Maurizio Gueli, Virginio Gazzolo. Scene di
Franco Nonnis (Teatro Centouno)
1966 Le conferenze di John Cage con Sylvano Bussotti
(Teatro Centouno)
1967 Il desiderio preso per la coda di Pablo
Picasso con Luigi Proietti, Paila Pavese, Manuela
Kustermann. Scene di Franco Nonnis (produzione
Centouno - Teatro Valle di Roma)
Un leggero malessere di Harold Pinter con
Francesca Benedetti e Virginio Gazzolo. Scene di
Franco Nonnis
10 minuti fino a Buffalo di G. Grass con Piera
Degli Esposti, Virginio Gazzolo. Scene di Franco
Nonnis
Le mammelle di Tiresia di G. Apollinaire con
Virginio Gazzolo, Paila Pavese, Maurizio Gueli.
Scene di Franco Nonnis (produzione Centouno Teatro Valle)
1968 La Celestina di De Rojas con Laura Adani, Luigi
Proietti, Paila Pavese, Micaela Esdra, Marisa Belli.
Scene di Franco Nonnis (Teatro Centouno)
1969
1970
1971
1975
1977
1978
Riflessi di conoscenza di Corrado Augias con
Luigi Proietti, Paila Pavese. Scene di Franco Nonnis
(Teatro Centouno)
Nella giungla della città di Bertolt Brecht con
Ferruccio De Ceresa, Paila Pavese, Luigi Proietti,
Ileana Ghione e Mino Bellei. Scene di Franco
Nonnis (Centouno in coproduzione con il Teatro di
Roma)
Il Dio Kurt di Alberto Moravia con Luigi Proietti,
Alida Valli, Luigi Diberti. Scene di Franco Nonnis
(Teatro Stabile dell’Aquila)
Coriolano di William Shakespeare con Luigi
Proietti, Mario Scaccia, Edda Albertini, Roberto
Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Teatro Romano
di Verona)
Operetta di W. Gombrowicz con Luigi Proietti,
Piera Degli Esposti, Virginio Zernitz. Scene di
Franco Nonnis (Teatro Stabile dell’Aquila)
Agamennone, Coefore ed Eumenidi da Eschilo
Scene di Franco Nonnis. Con Piera Degli Esposti,
Carlo Valli, Armando Bandini, Lucia Negrini e
Virginio Zernitz
La cortigiana dell’Aretino con Piera Degli Esposti,
Gabriele Lavia. Scene di Franco Nonnis (Teatro
Stabile dell’Aquila)
Il balcone di Genet con Sergio Tofano, Franca
Valeri, Mariano Rigillo, Milena Vukotic, Roberto
Herlitzka. Scene di Franco Nonnis (Compagnia
Nuovo Teatro)
Antigone di Sofocle con Claudia Giannotti e
Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli
Herr Brecht di Bertolt Brecht con Giampiero
Fortebraccio e Claudia Giannotti. Scene di G.
Gentilucci
Lear di Edward Bond con Giampiero Fortebraccio
e Claudia Giannotti. Scene di Mario Ceroli, costumi
di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
A piacer vostro di William Shakespeare con
Giampiero Fortebraccio, Cloris Brosca, Roberto
Herlitzka, Andrea Giordana, Carlo Simoni. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Teatro
Stabile dell’Aquila)
Rappresentazione della passione, con Elsa
Merlini. Scene di Francescangelo Ciarletta, costumi
109
110
1979
1980
1981
1982
1983
1984
di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
La madre di Bertolt Brecht con Pupella Maggio e
Giampiero Fortebraccio. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Riccardo III di William Shakespeare con Glauco
Mauri, Elsa Merlini, Giampiero Fortebraccio, Rosa
Di Lucia e Leda Negroni. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Operetta di W. Gombrowicz con Pino Micol, Maria
Monti, Cochi Ponzoni, Giampiero Fortebraccio.
Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra
Danon (Teatro Stabile dell’Aquila)
Farsa di Antonio Petito con Pupella Maggio e
Pietro De Vico. Scene di Nicola Rubertelli, costumi
di Ambra Danon (Compagnia Sala Umberto)
Enrico IV di Luigi Pirandello con Giorgio
Albertazzi, Marisa Mantovani, Luigi Pistilli. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon (Plexus
s.r.l.)
Sogno di una notte di mezza estate di William
Shakespeare con Mario Scaccia, Eros Pagni, Roberto
Herlitzka. Scene e costumi di Paolo Tommasi
(Teatro Romano di Verona)
L’inventore del cavallo di Achille Campanile con
Pietro De Vico, Anna Campori. Scene e costumi di
Riccardo Berlingeri (Compagnia Teatro d’Arte)
‘Na sera e maggio di Antonio Calenda con
Pupella, Beniamino e Rosalia Maggio. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri
(Compagnia Teatro d’Arte)
Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni
con Gastone Moschin, Maddalena Crippa. Scene
di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra Danon
(Compagnia Teatro d’Arte)
Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con
Gastone Moschin, Graziano Giusti e Paila Pavese.
Scene di Nicola Rubertelli, costumi di Ambra
Danon (Compagnia Teatro d’Arte)
Cinecittà di Pier Benedetto Bertoli e Antonio
Calenda, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia
Maggio e Dino Valdi. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon, musiche di Mario Pagano
e Germano Mazzocchetti
1985 Questa sera... Amleto di M. Prosperi e Antonio
Calenda, con Pupella Maggio, Aldo Tarantino,
Gianni Musy e Gabriella Poliziano. Scene di Nicola
Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche
di Germano Mazzocchetti
1986 Le ragazze di Lisistrata di Pier Benedetto
Bertoli e Antonio Calenda, con Maddalena Crippa,
Gigi Bonos, Aldo Tarantino. Scene di Nicola
Rubertelli, costumi di Riccardo Berlingeri, musiche
di Germano Mazzocchetti e Mario Pagano
Tartufo di Molière con Anita Bartolucci, Angiola
Baggi, Antonio Maschini, Gastone Moschin. Scene di
Nicola Rubertelli, costumi di Germano Monteverdi
1987 Aspettando Godot di Samuel Beckett con Mario
Scaccia, Pietro De Vico, Pupella Maggio e Aldo
Tarantino, Fiorenzo Fiorentino, Sergio Castellitto
e Cesare Gelli. Scene e costumi di Riccardo
Berlingeri, musiche di Germano Mazzocchetti
Ti ho sposato per allegria di Natalia Ginzburg
con Maddalena Crippa. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon
Il sindaco del rione Sanità di Eduardo de Filippo
con Turi Ferro. Scene di Nicola Rubertelli
1988 Alta distensione da Achille Campanile con Pietro
De Vico e Anna Campori. Scene e costumi di
Riccardo Berlingeri
L’aria del continente di Nino Martoglio con
Nino Frassica, Pietro De Vico e Anna Campori.
Scene di Nicola Rubertelli
Les liaisons dangereuses di C. Hampton con
Umberto Orsini. Scene e costumi di Paolo Tommasi
Amanda Amaranda di P. Shaffer con Rossella
Falk e Marina Confalone. Scene di Nicola Rubertelli,
costumi di Ambra Danon.
1989 Le sedie di Eugene Ionesco con Mario Scaccia.
Scene e costumi di Nicola Rubertelli
Svenimenti testi di Anton Cechov con Giorgio
Albertazzi. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Ambra Danon
1990 Plautus ipotesi scenica di Alberto Bassetti
e Antonio Calenda. Con Pietro De Vico e Anna
Camporti. Scene e costumi di Nicola Rubertelli
Giorni felici di Samuel Beckett con Anna
1991
1992
1993
1994
1996
Proclemer. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Ambra Danon
Il medico dei pazzi di Eduardo Scarpetta con
Carlo Giuffrè e Angela Pagano. Scene di Nicola
Rubertelli, costumi di Ambra Danon
Le rose del lago di Franco Brusati con Gabriele
Ferzetti, Pietro De Vico e Anna Campori. Scene di
Nicola Rubertelli. Costumi di Guido Schlinkert.
Tradimenti di Harold Pinter con Ivana Monti
e Andrea Giordana. Scene e costumi di Ambra
Danon
Madre Coraggio di Bertolt Brecht con Piera
Degli Esposti. Scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Guido Schlinkert
Danza di morte di August Strindberg con Anna
Proclemer e Gabriele Ferzetti. Scene e costumi di
Ambra Danon
La tana di Alberto Bassetti con Sandra Collodel,
Daniela Giovanetti, Daniela Giordano, Maria Paiato
e Alvia Reale. Scene e costumi di Guido Schlinkert
L’onorevole, il poeta e la signora di Aldo
De Benedetti con Ivana Monti, Andrea Giordana
e Gianpiero Bianchi. Scene e costumi di Nicola
Rubertelli
La musica dei ciechi di Raffaele Viviani con Piera
Degli Esposti e Nello Mascia. Scene e costumi di
Bruno Buonincontri
Prometeo di Eschilo con Roberto Herlitzka, Piera
Degli Esposti e Gabriele Ferzetti. Scene di Bruno
Buonincontri, costumi di Guido Schlinkert
Rosanero di Roberto Cavosi con Daniela
Giovanetti, Alvia Reale . Scene di Bruno
Buonincontri
Il visitatore di Eric-Emmanuel Schmitt, traduzione
di Enzo Siciliano, con Turi Ferro e Kim Rossi Stuart.
Scene di Bruno Buonincontri, costumi di Elena
Mannini. Coproduzione Plexus T. Srl, Teatro Stabile
di Catania, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Il maresciallo Butterfly di Roberto Cavosi,
con Virginio Gazzolo. Scene di Pier Paolo Bisleri.
Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Un’indimenticabile serata da Achille Campanile,
con Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Pier
Paolo Bisleri. Produzione Teatro Stabile del Friuli-
Venezia Giulia
1997 Edipo a Colono elaborazione drammaturgica
di Ruggero Cappuccio, con Roberto Herlitzka,
Piera Degli Esposti. Scene e costumi di Bruno
Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia
Irma la dolce di Alexandre Breffort e Marguerite
Monnot, con Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,
Paolo Triestino, Gian. Scene e costumi di Bruno
Buonincontri. Produzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia
Riccardo III di William Shakespeare, traduzione
di Patrizia Valduga, con Franco Branciaroli. Scene
e costumi di Bruno Buonincontri. Coproduzione
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia/Teatro de gli
Incamminati
1998 Amleto di William Shakespeare, con Kim Rossi
Stuart. Scene di Francesco Calcagnini, costumi di Nanà Cecchi. Musiche di Goran Bregovic.
Produzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Rappresentazione della passione elaborazione
drammaturgica di Antonio Calenda, con Piera Degli
Esposti. Scene e costumi di Bruno Buonincontri.
Coproduzione Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia/Teatro Stabile Abruzzese
1999 Ma che c’entra Peter Pan? di Alberto Bassetti,
con Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti, Riccardo
Peroni. Coproduzione Teatro Stabile del FriuliVenezia Giulia/Compagnia Stabile Attori e Tecnici
Fin de Siècle di Gianni Borgna, spettacolo musicale con Piera Degli Esposti
2001 Bentornato Politeama spettacolo a cura di
Antonio Calenda per la riapertura del Politeama
Rossetti di Trieste. Con Giorgio Albertazzi, Max
René Cosotti, Giancarlo Giannini, Andrea Jonasson,
Kataklò, Daniela Mazzucato, Rita Pavone, Michele
Placido, Gigi Proietti, Teddy Reno; presentato da
Pippo Baudo
Agamennone di Eschilo, con Mariano Rigillo,
Piera Degli Esposti, Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Giampiero
Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,
Alessandro Preziosi
Coefore di Eschilo, con Piera Degli Esposti, Daniela
111
112
Giovanetti, Alessandro Preziosi, Osvaldo Ruggieri,
Giampiero Fortebraccio, Pino Michienzi, Giancarlo
Cortesi
2002 Otello di William Shakespeare, con Michele Placido,
e con Pino Michienzi, Giorgio Lanza, Giancarlo
Cortesi, Rossana Mortara,Valentina Valsania.
Giulio Cesare di Shakespeare per Giorgio
Albertazzi, di Nicola Fano e Antonio Calenda da
William Shakespeare, con Giorgio Albertazzi.
2003 La mostra di Claudio Magris, con Roberto
Herlitzka e con la partecipazione di Mario
Maranzana, scene e costumi di Pier Paolo Bisleri.
Persiani di Eschilo con Piera Degli Esposti,
Roberto Herlitzka, Osvaldo Ruggieri, Luca
Lazzareschi - al Teatro Greco di Siracusa
Eumenidi di Eschilo con Piera Degli Esposti,
Daniela Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita
Bartolucci, Hossein Taheri - al Teatro Greco di
Siracusa
2004 Riflessioni sul Sogno di una notte di mezza
estate di William Shakespeare – laboratorio per
giovani attori professionisti con Luca Lazzareschi
– Sala Bartoli del Politeama Rossetti
Re Lear di William Shakespeare con Roberto
Herlitzka, Daniela Giovanetti, Luca Lazzareschi,
Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza, Rossana
Mortara, Osvaldo Ruggieri – al 56°Festival
Shakespeariano al Teatro Romano di Verona
Ha diretto inoltre le seguenti opere liriche
Herodiade di Jules Massenet con Monserrat Caballé,
José Carreras e Juan Pons (Teatro dell’Opera di Roma)
Agnese di Hohenstaufen di Gaspare Spontini, con
Monserrat Caballé, Sergio Frontali, Veriano Luchetti
(Teatro dell’Opera di Roma)
Semiramide di Gioacchino Rossini, con Monserrat
Caballè e Rockwell Blake (Teatro San Carlo di Napoli)
Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, con R. Blake e
M. Devia (Inaugurazione stagione 1994/95 del Teatro dell’Opera di Bologna)
Giovanna d’Arco al rogo testo di Paul Claudel, musica di Arthur Honegger, direttore Julian Kovatchev, con
Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo (Coproduzione
Teatro Verdi di Trieste-Teatro Stabile del Friuli-Venezia
Giulia)
Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart,
con Mariella Devia, Michele Pertusi (Teatro Massimo di
Palermo)
Il Trovatore di Giuseppe Verdi (Oper Frankfurt), diretore
Paolo Carignani
Attila di Giuseppe Verdi, inaugurazione della stagione verdiana 2000-2001 della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe
Verdi di Trieste, direttore Donato Renzetti, con Ferruccio
Furlanetto
Le nozze di Figaro di Wolfgang Amadeus Mozart, per la
stagione 2000-2001 del Teatro Massimo di Palermo con
Daniela Mazzuccato
Falstaff di Giuseppe Verdi, per la stagione 2003-2004
della Fondazione Teatro Lirico “Giuseppe Verdi” di Trieste,
direttore José Collaudo, con Andrea Rinaldi.
Il turco in Italia di Gioacchino Rossini, direttore
Antonino Fogliani, con Marco Vinco, Angeles Blancas Gulin,
Bruno Praticò, scene di Nicola Rubertelli, costumi di
Maurizio Millenotti (per la stagione 2003-2004 del Teatro
San Carlo di Napoli)
Salomè di Richard Strass, direttore Gabriele Ferro, con
Catherine malfitano, Janice Baird, Morten frank, Larsen,
scene e costumi di Paolo Tommasi, per la stagione 20042005 del Teatro Massimo di Palermo.
Ha realizzato numerose regie radiofoniche e televisive. Tra
queste, La vedova Fioravanti di M. Moretti, L’agente
segreto di J. Conrad, La signora Ava di F. Iovine.
Nel 1971 ha diretto il film Il giorno del furore, scritto
con Edward Bond e interpretato da Claudia Cardinale,
Oliver Reed e John Mc Enery.
il Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
dal 1954 al 2005
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
Le produzioni dal 1954
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Accademici Intronati di Siena
Gli Ingannati
1963/64
Fulvio TOLUSSO
Adriana Innocenti, Lino Savorani,
Egisto Marcucci, Marisa Fabbri,
Vittorio Franceschi
Vittorio ALFIERI
Antigone
1960/61
Giuseppe DI MARTINO
Anna Miserocchi, Luciano Alberici,
Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri
Antonio ANIANTE
La rosa di zolfo
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Paola Borboni, Gianmaria Volontè,
Cesco Ferro, Ottorino Guerrini,
Enrica Corti
Jean ANOUILH
Leocadia
1954/55
G. Cesare CASTELLO
Laura Solari, Piero De Santis, Pietro
Privitera
Jean ANOUILH
Antigone
1999/00
Furio BORDON
Gabriele Ferzetti, Daniela Giovanetti,
Anita Bartolucci, Giampiero
Fortebraccio, Umberto Raho
Alexey ARBUZOV
Vecchio mondo
1978/79
Francesco MACEDONIO Lina Volonghi, Ferruccio De Ceresa
Luca ARCHIBUGI
La notte della vigilia
1995/96
Guglielmo Ferro
Federico Grassi, Fulvio D’Angelo,
Nicoletta Corradi, Maurizio Rapotec,
Luisa Vermiglio
John ARDEN
La danza del serg. Musgrave 1966/67
Luciano DAMIANI
Egisto Marcucci, Giampiero
Becherelli, Mariangela Melato, Lino
Savorani
ARISTOFANE
Le donne a parlamento
1963/64
Fulvio TOLUSSO
Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Lino Savorani Giorgio
Valletta
Jean Pierre AUMONT
Incontro
1957/58
Carlo LODOVICI
Ottorino Guerrini, Antonio
Pierfederici, Enrica Corti
Alfredo BALDUCCI
I dadi e l’archibugio
1959/60
Sergio VELITTI
Leonardo Cortese, Pina Cei, Omero
Antonutti, Carlo Bagno, Lino
Savorani
Alberto BASSETTI
Le due sorelle
1996/97
Antonio CALENDA
Claudia Poggiani, Daniela Giovanetti
Alberto BASSETTI
Sopra e sotto il ponte
1996/97
Maurizio PANICI
Ivana Monti, Bruno Armando
Alberto BASSETTI
Ma che c’entra Peter Pan?
1998/99
Antonio CALENDA
Gabriele Ferzetti, Daniela
Giovanetti, Riccardo Peroni
Samuel BECKETT
Beckett concerto
1987/88
Marco SCIACCALUGA
Vittorio Franceschi
Angelo BEOLCO detto Ruzante
Parlamento de Ruzante...
1955/56
Gianfranco DE BOSIO
Cesco Baseggio, Mario Bardella,
Marisa Mantovani
Angelo BEOLCO detto Ruzante
Parlamento, Bilora
1971/72
Francesco MACEDONIO Gianfranco Saletta, Mimmo Lo
Vecchio, Lidia Braico, Luciano
D’Antoni, Orazio Bobbio
Carlo BERTOLAZZI
Lulù
1956/57
Fernando DE CERESA
Laura Solari, Ottorino Guerrini,
Cesco Ferro, Giulio Bosetti
Carlo BERTOLAZZI
L’egoista
1972/73
Fulvio TOLUSSO
Mario Feliciani, Mimmo Lo Vecchio,
AngioIa Baggi, Lino Savorani,
Gianfranco Saletta
Ugo BETTI
Il paese delle vacanze
1954/55
Carlo LODOVICI
Laura Solari, Isabella Riva, Giuseppe
Caldani
Ugo BETTI
La fuggitiva
1955/56
Ottavio SPADARO
Pietro Privitera, Marisa Mantovani,
Mario Bardella, Lino Savorani,
Renato Lupi, Micbele Riccardini
115
116
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Ugo BETTI
Una bella domenica
di settembre
1957/58
Sergio VELITTI
Enrica Corti, Antonio Pierfederici,
Carlo Bagno, Lino Troisi, Maria
Grazia Francia, Marisa Bartoli,
Rina Centa, Dario Mazzoli, Michele
Riccardini
Francesco Augusto BON
Il matrimonio di Ludro
1955/56
Gianfranco DE BOSIO
Cesco Baseggio, Lino Savorani,
Isabella Riva
Furio BORDON
Canto e controcanto
1966/67
Giovanni POLI
Mariangela Melato, Oreste Rizzini,
Werner Di Donato, Edda Valente
Furio BORDON (a cura di)
Il mio Carso (da S. Slataper) 1968/69
Francesco MACEDONIO Franco Mezzera, Mimmo Lo Vecchio,
Orazio Bobbio, Franco Jesurum,
Cip Barcellini, Marianella Lazlo,
Giampiero Becherelli, Lino Savorani
Furio BORDON (a cura di)
Il maggio francese
Furio BORDON
Furio BORDON
Le avventure di Fiordinando 1970/71
Francesco MACEDONIO Giorgio Valletta, Orazio Bobbio, Lino
Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Lidia
Braico, Gianfranco Saletta, Saverio
Moriones, Elisabetta lonino
Furio BORDON (a cura di)
Teatro medioevale
1970/71
Furio BORDON
Elisabetta Bonino, Orazio Bobbio,
Lino Savorani, Ariella Reggio, Lidia
Braico, Mimmo Lo Vecchio
Furio BORDON
Amico Sciacallo
1970/71
Aldo TRIONFO
Giulio Bosetti, Mario Scaccia, Leda
Negroni
Furio BORDON (a cura di)
Per l’anima in tormento
che ci hai dato
1972/73
Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Riccardo Canali, Elvia
Dudine, Franco Jesurum, Mimmo Lo
Vecchio
Furio BORDON (a cura di)
La commedia dell’arte
1973/74
Furio BORDON
Nico Pepe, Ada Prato, Franco Però
Furio BORDON (a cura di)
Lezione documento:
Trieste 1919-1945
Estate 75
Furio BORDON
Registrazione su nastro
Furio BORDON (a cura di)
Lontani da tutto
1975/76
Furio BORDON
Mimmo Lo Vecchio, Lidia Braico,
Daniele Griggio, Giorgio Valletta
Furto BORDON (testo)
Il viaggio incantato
Angelo BRANDUARDI (musiche originali)
1989/90
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Furio BORDON
In confidenza
siamo marionette
1990/91
Furio BORDON
Nicoletta Corradi, Marionette di
Podrecca
Furio BORDON
Oblomov (da GONCAROV)
1991/92
Furio BORDON
Glauco Mauri, Tino Schirinzi,
Barbara Valmorin, Laura Ferrari,
Silvio Fiore, Giorgio Lanza, Beatrice
Visibelli, Claudio Marchione,
Nicoletta Corradi
Furio BORDON (a cura di)
Amici devo dirvi
1992/93
Poesie e prose di David Maria Turoldo
Furio BORDON
Roberto Sturno, Gianni De Lellis,
Stefania Barca
Furio BORDON
L’idiota (da DOSTOEVSKIJ) 1993/94
Glauco MAURI
Roberto Sturno, Massimo Do Rossi,
Miriam Crotti, Gianni De Lellis,
Elena Ghiaurov, Stefania Micheli,
Amerigo Fontani, Patrizia Burul,
Cesare Lanzoni, Nicoletta Corradi,
Giulia Monte, Matteo Chioatto
1969/70
Orazio Bobbio, Mimmo Lo Vecchio,
LinoSavorani, Giorgio Valletta,
Giampiero Becherelli
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Giuseppe Antonio BORGESE
L’arciduca
1957/58
Ottorino Guerrini, Enrica Corti,
Antonio Pierfederici, Lino Troisi,
Carlo Bagno
Gianni BORGNA
Fin de Siècle
1999/00 Antonio CALENDA
Viaggio nella canzone italiana del Novecento
Piera Degli Esposti
Bertolt BRECHT
Un uomo è un uomo
1962/63
Fulvio TOLUSSO
Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,
Lino Savorani, Oreste Rizzini,
Vittorio Franceschi
Bertolt BRECHT
L’Antigone di Sofocle
1963/64
Fulvio TOLUSSO
Nicoletta Ruzi, Marisa Fabbri,
Franco Mezzera, Massimo De Vita
Bertolt BRECHT
Baal
1985/86
Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Giancarlo Dettori, Anna
Teresa Rossini, Margherita Guzzinati
Alexandre BREFFORT
Irma la dolce
1996/97
Antonio CALENDA
Franco ENRIQUEZ
Antonio CALENDA (a cura di)
Daniela Giovanetti, Fabio Camilli,
Paolo Triestino, Gian
Rappresentazione
1997/98 Antonio CALENDA
della Passione
dal Codice V.E. 361 della Biblioteca Nazionale di Roma, curato dalla copista Maria Jacoba Fioria
Piera Degli Esposti, Giampiero
Fortebraccio, Maximilian Nisi,
Giancarlo Cortesi
Andrea CALMO
Il Saluzza
1961/62
Giovanni POLI
Gino Cavalieri, Gina Sammarco,
Marisa Fabbri, Gianni Musy, Carlo
Bagno
Achille CAMPANILE
Un’indimenticabile serata
1996/97
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Stefano Galante
Albert CAMUS
I giusti
1966/67
Giuseppe MAFFIOLI
Germana Paolieri, Mariangela
Melato, Egisto Marcucci
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
La pignatta
1965/66
(da L’AULULARIA di Plauto)
Ugo AMODEO
Oreste Rizzini, Lino Savorani, Caria
Colosimo, Vittorio Francescbi
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
Le maldobrie
1970/71
Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella
Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo
Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia
Braico
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
Noi delle vecchie province
1972/73
Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Orazio Bobbio, Ariella
Reggio, Giorgio Valletta, Mimmo Lo
Vecchio, Gianfranco Saletta, Lidia
Braico
Lino CARPINTERI
e Mariano FARAGUNA
L’Austria era
un paese ordinato
1974/75
Francesco MACEDONIO Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia
Braico, Riccardo Canali, Franco
Jesurum, Luciano D’Antoni,
Gianfranco Saletta, Ariella Reggio,
Orazio Bobbio
Roberto CAVOSI
Il maresciallo Butterfly
1995/96
Antonio CALENDA
Virginio Gazzolo, Andreja Blagojevic,
Sergio Pierattini, Lucka Pockaj,
Silvano Torrieri
Anton CECOV
Il tabacco fa male,
1954/55
La villeggiatura, Il canto del cigno
Luchino VISCONTI
Memo Benassi
Anton CECOV
Ivanov
1968/69
Orazio COSTA
Giulio Bosetti, Ottavia Piccolo, Mario
Pisu, Massimo De Francovich, Lino
Savorani, Paola Bacci
Anton CECOV
Zio Vania
1970/71
Giulio BOSETTI
Ferruccio De Ceresa, Paola Bacci,
Mario Erpichini, Giulia Lazzarini
117
118
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Dante CICOGNANI
Il gatto con gli stivali
1956/57
Spiro DALLA PORTA
Allievi Scuola di Recitazione e Maria
Grazia Spinazzi
Tonino CONTE e Aldo TRIONFO (Vedi Aldo TRIONFO)
Roberto DAMIANI
La vita xe fiama
(da Biagio Marin)
1991/92
Furio BORDON
Gastone Moschin
Ezio D’ERRICO
L’amante in città
1954/55
Carlo LODOVICI
Mimmo Lo Vecchio, Giorgio Valletta,
Gianni Mantesi, Laura Solari
René DE CECCATY
Pallido oggetto del desiderio 2001/02
Alfredo ARIAS
Pino Micol, Daniela
Giovanetti, Francesca Benedetti
Ghigo DE CHIARA
Un capriccio
1996/97
Nino MANGANO
Valeria Ciangottini, Andreja
Blagojevic
Salvatore DI GIACOMO
Assunta Spina
1958/59
Sandro BOLCHI
Lorica Corti, Gianmaria Volonté,
Ottorino Guerrini, Margherita
Guzzinati, Lino Savorani
Feodor DOSTOEVSKIJ
Delitto e castigo
1955/56
Riduzione teatrale di Gaston Baty
Fernando DE CRUCCIATI Lino Savorani, Giorgio Valletta, Lidia
Braico, Marisa Mantovani
Mario DRSIC-DARSA
I nobili ragusei
1969/70
Coita SPAIC
Friedricb DÜRRENMATT
Romolo il Grande
1983/84
Giovanni PAMPIGLIONE Mario Scaccia, Jerzi Stuhr, CarIa
Cassola, Lidia Koslovich
Massimo DURSI
La giostra
1958/59
Massimo DURSI
Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,
Umberto Raho, Enrica Corti,
Gianmaria Volontè
Tbomas S. ELIOT
Assassinio nella cattedrale
1956/97
Franco ENRIQUEZ
Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,
Lino Savorani, Cesco Ferro, Lino
Troisi, Marisa Mantovani
ESCHILO
Prometeo incatenato
Estate 65
Aldo TRIONFO
Franco Mezzera, Egisto Marcucci.
Angela Cardile, Nicoletta Rizzi,
Enrico D’Amato
ESCHILO
Agamennone
2000/01
Antonio CALENDA
Mariano Rigillo, Piera Degli Esposti,
Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri,
Giampiero Fortebraccio,
Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi,
Alessandro Preziosi
ESCHILO
Coefore
2000/01
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Alessandro
Preziosi, Daniela Giovanetti, Osvaldo
Ruggieri, Giampiero Fortebraccio,
Pino Michienzi, Giancarlo Cortesi
ESCHILO
Eumenidi
2002/03
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Daniela
Giovanetti, Osvaldo Ruggieri, Anita
Bartolucci, Hossein Taheri
ESCHILO
Persiani
2002/03
Antonio CALENDA
Piera Degli Esposti, Roberto
Herlitzka, Luca Lazzareschi, Osvaldo
Ruggieri, Giancarlo Cortesi
Diego FABBRI
Inquisizione
1997/98
Sergio VELITTI
Ottorino Guerrini, Antonio
Pierfederici, Enrica Corti, Lino Troisi
Gianrico Tedeschi, Franco Mezziera,
Giampiero Becherelli, Lino Savorani,
Gianni Musy, Nicoletta Rizzi,
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Diego FABBRI
Processo a Gesù
1962/63
Fosco Giachetti, Marisa Fabbri,
Mario Pisu, Lino Savorani, Oreste
Rizzini
Fulvio TOLUSSO
Mariana FARAGUNA e Lino CARPINTERI
Silvio FIORE
La coscienza di Ulisse
(Vedi Lino CARPINTERI)
1996/97 Silvio FIORE
Vittorio FRANCESCHI
Pinocchio minore
1963/64
Massimo de VITA
Vittorio FRANCESCHI
Gorizia 1916
1966/67
Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Oreste Rizzini,
Lino Savorani, Vittorio Franceschi,
Nicoletta Rizzi, Alessandro Galante
Garrone
Vittorio FRANCESCHI
Scacco pazzo
1990/91
Nanny LOY
Alessandro Haber, Vittorio
Franceschi, Monica Scattini
Vittorio FRANCESCHI
Jack lo sventratore
1992/93
Nanni GARELLA
Alessandro Haber, Gianna Piaz,
Mariella Valentini, Nicola Pistoia,
Vittorio Franceschi
Renato GABRIELLI
A different language
2004/05
Graham EATOUGH
Sergio Romano, Celina Boyack
Carlo Emilio GADDA
Il guerriero, l’amazzone,
1996/97
lo spirito della poesia nel verso
immortale del Foscolo
Ma cos’è questa crisi?
1996/97
Virginio GAZZOLO
Virginio Gazzolo, Angela Cardile
Enrico PROTTI
Dodo Gagliarde, Sara Alzetta, Livia
Bonifazi, Paolo Fagiolo,
Maurizio Zacchigna
Vittorio GASSMAN
Anima e corpo
talk show d’addio
1996/97
Vittorio GASSMAN
Vittorio Gassman, Luciano Lucignani,
Attilio Cucari, Marco Alotto,
Emanuele Salce, Antonetta
Capriglione
Vittorio GASSMAN
Bugie Sincere
1997/98
Vittorio GASSMAN
Ugo Pagliai, Paola Gassman,
Virgilio Zernitz, Michela Cadel,
Alessandra Celi, Lamberto Consani,
Paolo Fagiolo, Gianluigi Fogacci,
Paolo Giovannucci, Tiziano Pelanda,
Enzo Saturni
Giuseppe GIACOSA
Tristi amori
1961/62
Sandro BOLCHI
Ottorino Guerrini, Marisa Fabbri,
Omero Antonutti, Carlo Bagno
Silvio GIOVANINETTI
Gli ipocriti
1956/57
Carlo LODOVICI
Giulio Bosetti, Ottorino Guerrini,
Laura Solari, Marisa Mantovani
Nikolaj GOGOL
L’ispettore generale
1959/60
Giacomo COLLI
Leonardo Cortese, Carlo Bagno,
Cesco Ferro, Pina Cei, Anna
Menichetti, Omero Antonutti
Carlo GOLDONI
La donna di garbo
1954/55
Carlo LODOVICI
Laura Solari, Luigi Almirante
Carlo GOLDONI
La donna di garbo
1978/79
Francesco MACEDONIO Lucilla Morlacchi, Gianni Galavotti,
Carlo Montagna, Franco Mezzera
Carlo GOLDONI
La bottega del caffe
1956/57
Carlo LODOVICI
Memo Benassi, Ottorino Guerrini,
Giulio Bosetti
Carlo GOLDONI
La vedova scaltra
1960/61
Giovanni POLI
Anna Miserocchi, Margherita
Guzzinati, Giorgio Valletta, Carlo
Bagno, Omero Antonutti
Dodo GAGLIARDE
Enrico PROTTI
Giulio Pizzirani, Fernando Pannullo
Vittorio Franceschi, Sonia Gessner,
Lino Savorani, Carlo Montagna,
Adriana Innocenti
119
120
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Carlo GOLDONI
Arlecchino
servitore di due padroni
1961/62
Fulvio TOLUSSO
Lino Savorani, Margherita
Guzzinati, Omero Antonutti, Marisa
Fabbri
Carlo GOLDONI
Arleccbino
servitore di due padroni
1972/73
Fulvio TOLUSSO
Lino Savorani, Giorgio Valletta,
Mimmo Lo Vecchio, Gianfranco
Saletta, Ariella Reggio
Carlo GOLDONI
Il teatro comico
1964/65
Eriprando VISCONTI
Franco Mezzera, Marisa Fabbri,
Nicoletta Rizzi, Egisto Marcucci,
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Lino Savorani
Carlo GOLDONI
Tonin Bella grazia
1966/67
Giuseppe MAFFIOLI
Lino Toffolo, Mariangela Melato,
Fulvia Gasser, Lino Savorani
Carlo GOLDONI
Il bugiardo
1967/68
Gianfranco DE BOSIO
Paola Bacci, Elisabetta Bonino,
Leda Palma, Gabriele Lavia, Giulio
Bosetti, Claudio Cassinelli
Carlo GOLDONI
Le massere
1970/71
Giovanni POLI
Giusy Carrara, Lidia Braico,
Donatella Ceccarello, Anna Maestri,
Lino Savorani, Ariella Reggio
Carlo GOLDONI
Sior Todero Brontolon
1975/76
Francesco MACEDONIO Corrado Gaipa, Elsa Vazzoler,
Umberto D’Orsi, Marina Dolfin
Carlo GOLDONI
La famiglia dell’antiquario 1976/77
Furio BORDON
Carlo GOLDONI
Le donne gelose
1977/78
Francesco MACEDONIO Maria Dolfin, Paolo Bonacelli,
Donatella Ceccarello
Carlo GOLDONI
Il mondo della Luna
1982/83
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Carlo GOLDONI
I Rusteghi
1985/86
Francesco MACEDONIO Giulio Brogi, Valeria Ciangottini,
Anna Teresa Rossini, Margherita
Guzzinati, Giampiero Becherelli,
Alvise Battain, Riccardo Peroni,
Barbara Cupisti
Carlo GOLDONI
L’Arcadia in Brenta
1985/86
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Carlo GOLDONI
L’adulatore
1986/87
Giorgio PRESSBURGER
Giulio Brogi, Anna Teresa Rossini,
Anna Campori, Franco Angrisano,
Riccardo Peroni
Carlo GOZZI
L ‘augellin belverde
1962/63
Giovanni POLI
Renzo Montagnani, Marisa Fabbri,
Oreste Rizzini, Lino Savorani
Carlo COZZI
Re Cervo
1965/66
Spiro DALLA PORTA
Allievi Scuola di Recitazione
Carlo GOZZI
L’amore delle tre melarance 1984/85
Francesco MACEDONIO Marionette di Podrecca
Franz GRILLPARZER
Medea
1994/95
Nanni GARELLA
Ottavia Piccolo, Gianni De Lellis,
Dorotea Aslanidis, Graziano
Piazza, Sara D’Amario, Riccardo
Maranzana, Valeria D’Onofrio
Claudio GRISANCICH
Alida Valli che nel
Quaranta iera putela
1996/97
Mario LICALSI
Orazio Bobbio, Ariella Reggio
Slavko GRUM
Avvenimento
nella città di Goga
1971/72
Francesco MACEDONIO Franca Nuti, Gina Sammarco,
Gabriele Lavia, Franco Mezzera
Dante GUARDAMAGNA
Delitto e castigo
(da DOSTOEVSKIJ)
1972/73
Sandro BOLCHI
Regina Bianchi, Michele Abruzzo,
Gianni Galavotti, Anna Bonaiuto,
Geppy Glejeses
Ugo Pagliai, Angiola Baggi, Lino
Savorani, Orazio Bobbio, Giorgio
Valletta, Saverio Moriones
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Dante GUARDAMAGNA
e-Maria Silvia CODECASA
La breccia
1963/64
Ruggero JACOBBI
Oreste Rizzini, Nicoletta Rizzi, Lino
Savorani, Franco Mezzera, Massimo
De Vita, Vittorio Franceschi, Marisa
Fabbri
Margherita HACK
Variazioni sul cielo
2003/04
Fabio Massimo IAQUONE Sandra Cavallini
Peter HANDKE
Attraverso i villaggi
1984/85
Roberto GUICCIARDINI Marisa Fabbri, Giancarlo Dettori,
Giulio Brogi, Regina Bianchi, Anna
Teresa Rossini
Peter HANDKE
L’ora in cui non sapevamo
niente l’uno dell’altro
1994/95
Giorgio PRESSBURGER
Livio Bogatec, Patrizia Burul, Stojan
Colja, Andreina Garella, Alojz Milic,
Lucka Pockaj, Riccardo Maranzana,
Monica Samassa, Maurizio Soldà, e
con Mariano Rigillo (voce recitante)
Vaclav HAVEL
L’opera dello straccione
1975/76
Fulvio TOLUSSO
Corrado Gaipa, Marina Dolfin,
Umberto D’Orsi
Hugo von HOFFMANSTHAL
La leggenda di Ognuno
1957/58
Franco ENRIQUEZ
Ottorino Guerrini, Umberto Raho,
Carlo Bagno, Mario Verdani,
Lino Troisi, Marisa Bartoli, Lidia
Lagonegro, Lino Savorani, Mario
Adorf
Arthur HONEGGER
e Paul CLAUDEL
Giovanna d’Arco al rogo
1995-96
Antonio CALENDA
Daniela Giovanetti, Virginio Gazzolo
Odön von HORVATH
Storie del bosco viennese
1977-78
Franco ENRIQUEZ
Valeria Moriconi, Corrado Pani, Pina
Cei, Micaela Esdra, Nestor Garay
Odön von HORVATH
Fräulein Pollinger
1984-85
Giorgio PRESSBURGER
Daniela Mazzucato, Sandro
Massimini, Franco Nebbia
Bohumil HRABAL
Una solitudine
troppo rumorosa
1992-93
Giorgio PRESSBURGER
Paolo Bonacelli, Patrizia Burul,
Paolo Meloni, Franco Noè, Tiziano
Pelandi
Albert HUSSON
La cucina degli angeli
1954-55
Alessandro BRISSONI
Laura Solari, Gianni Mantesi, Pietro
Privitera
Henrik IBSEN
Il piccolo Eyolf
1967/68
Aldo TRIONFO
Giulio Bosetti, Franca Nuti, Paola
Bacci, Massimo Gridolfi
Henrik IBSEN
Casa di bambola
1973/74
Francesco MACEDONIO Ludovica Modugno, Carlo Montagna,
Mario Maranzana, Delia Bertolucci,
Franco Mezzera
Eugene JONESCO
Sicario senza paga
1968/69
Josè QUAGLIO
Giulio Bosetti, Marina Bonfigli, Alvise
Battain, Josè Quaglio
Georg KAISER
Davide e Golia
1957/58
Sandro BOLCHI
Ottorino Guerrini, Enrica Corti,
Carlo Bagno
Georg KAISER
Il funzionario Krehler
1979/80
Paolo MAGELLI
Cecilia Polizzi, Flavio Bucci, Gianni
Galavotti, Micaela Pignatelli
Tullio KEZICH
La coscienza di Zeno
(da I. SVEVO)
1978/79
Franco GIRALDI
Renzo Montagnani, Marina Dolfin,
Gianni Galavotti
Tullio KEZICH
La coscienza di Zeno
(da I. SVEVO)
2002/03
Pietro MACCARINELLI
Massimo Dapporto
Tullio KEZICH
e Luigi SQUARZINA
Bouvard e Peuchet
(da G. FLAUBERT)
1982/83
Giovanni PAMPIGLIONE Mario Maranzana, Vittorio
Franceschi
121
122
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Heinrich von KLEIST
La brocca rotta
1977/78
Giorgio PRESSBURGER
Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,
Lino Savorani, Franco Jesurum,
Francesca Muzio
Pavel KOHOUT
Roulette
1976/77
Roberto GUICCIARDINI Regina Bianchi, Paolo Graziosi,
Lorenza Guerrieri, Daniele Griggio
Boris KOBAL e Maurizio SOLDÀ Bonjour TRIESTEsse
2003/04
Boris KOBAL
Boris Kobal, Maurizio Soldà
Franz Xavier KROETZ
Renzo e Anna
1974/75
Furio BORDON
Orazio Bobbio, Ariella Reggio
Eugene LABICHE
La Cagnotte
1959/60
Giacomo COLLI
Leonardo Cortese, Omero Antonutti,
Lino Savorani, Pina Cei
Stefano LAURI
Hänsel e Gretel
(dai F.lli Grimm)
1967/68
Ugo AMODEO
Edoardo Zammarchi, Maria Pia
Bellizzi, Mimmo Lo Vecchio, Mariella
Terragni
Vladimiro LISIANI
Un buso in mia contrada
1969/70
Francesco MACEDONIO Lidia Braico, Ariella Reggio, Cip
Barcellini, Franco Rossi, Giorgio
Valletta, Giusy Carrara, Fulvia
Gasser, Gianfranco Saletta
Enrico LUTTMANN
Sonno
2002/03
Marco CASAZZA
Paola Bonesi, Marco Casazza,
Adriano Giraldi, Enrico Luttmann,
Lorenzo Michelli, Alessandro Mizzi,
Andrea Orel, Mariella Terragni
Giuseppe MAFFIOLI
Del povaro soldato
(da RUZANTE)
1965/66
Giuseppe MAFFIOLI
Vittorio Franceschi, Oreste Rizzini,
Nicoletta Rizzi
Claudio MAGRIS
Stadelmann
1990/91
Egisto MARCUCCI
Tino Schirinzi, Barbara Valmorin,
Gianni De Lellis
Claudio MAGRIS
La mostra
2002/03
Antonio CALENDA
Roberto Herlitzka, Mario Maranzana
Curzio MALAPARTE
Das Kapital
1981/82
Franco GIRALDI
Mario Maranzana, Vittorio
Franceschi, Margherita Guzzinati
Libero MAZZI
Trieste con tanto amore
1968/69
Giulio BOSETTI
Cesco Baseggio, Giulio Bosetti,
Franca Nuti, Luigi Vannucchi
Libero MAZZI
Omaggio ai poeti triestini:
Camber Barni
1971/72
Arthur MILLER
Il crogiuolo
1974/75
Sandro BOLCHI
Marina Dolfin, Giorgio Valletta, Lino
Troisi, Ludovica Modugno, Franco
Mezzera
Sergio MINIUSSI
L’anno della peste
1959/60
Ugo AMODEO
Dario Mazzoli, Mario Licalsi, Giorgio
Valletta, Dario Penne, Franco
Jesurum
Sergio MINIUSSI
e Aldo TRIONFO
Dialoghi con Leucò
(da PAVESE)
1963/64
Aldo TRIONFO
Marisa Fabbri, Egisto Marcucci,
Nicoletta Rizzi, Franco Mezzera,
Oreste Rizzini
MOLIERE
Don Giovanni
1971/72
Giulio BOSETTI
Giulio Bosetti, Lino Savorani, Paola
Bacci, Giampiero Becherelli, Cesare
Gelli
Ferenc MOLNAR
La leggenda di Liliom
1959/60
Leonardo CORTESE
Leonardo Cortese, Anna Menichetti,
Lidia Lagonegro, Omero Antonutti,
Pina Cei, Lino Savorani
Robert MUSIL
Vinzenz e l’amica
degli uomini importanti
1963/64
Aldo TRIONFO
Marisa Fabbri, Vittorio Franceschi,
Franco Mezzera
Alfred de MUSSET
I capricci di Marianna
1956/57
Gianfranco DE BOSIO
Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco
Ferro, Ottorino Guerrini
Franca Nuti, Franco Mezzera
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Aldo NICOLAI
Gli asini magri
1960/61
Sandro BOLCHI
Luciano Alberici, Marisa Fabbri,
Anna Miserocchi, Margherita
Guzzinati, Omero Antonutti, Rino
Romano, Carlo Bagno
Clifford ODETS
La ragazza di campagna
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Gianmaria Volontè, Ottorino
Guerrini, Enrica Corti
John OSBORNE
Motivo di scandalo
e riflessione
1965/66
Raffaele MAIELLO
Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi, Lino
Savorani, Vittorio Franceschi
John OSBORNE
Un patriota per me
1996/97
Giancarlo COBELLI
Massimo Belli
Moni OVADIA
Trieste, Ebrei e Dintorni
199798
Moni OVADIA
Moni Ovadia
Alcide PAOLINI
Lezione di tiro
1973/74
Furio BORDON
Giampiero Becherelli, Antonella
Marchi, Stefano Lescovelli
Pier Paolo PASOLINI
Calderon
1979/80
Giorgio PRESSBURGER
Paolo Bonacelli, Marina Dolfin,
Gianni Galavotti, Francesca Muzio
Pier Paolo PASOLINI
I Turcs tal Friùl
1994/95
Elio DE CAPITANI
Lucilla Morlacchi, Fabiano Fantini,
Renato Rinaldi, Giovanni Visentin
John PATRICK
Attimo fermati, sei bello!
1954/55
Gianfranco DE BOSIO
Laura Solari, Pietro Privitera, Grazia
Migneco, Gianni Mantesi
Franco PERO’
Winckelmann: “Finalmente
verrà la quiete”
1996/97
Franco PERO’
Giulio Brogi, Massimo De Rossi
Aldo PERRINI
Non si dorme a Kirkwall
1955/56
Gianfranco DE BOSIO
Pietro Privitera, Isabella Riva,
Marisa Mantovani, Mario Bardella,
Lino Savorani
Harold PINTER
Tradimenti
1988/89
Furio BORDON
Paola Bacci, Giampiero Bianchi,
Paolo Bonacelli
Luigi PIRANDELLO
Lumie di Sicilia
1955/56
Ottavio SPADARO
Pietro Privitera, Marisa Mantovani,
Isabella Riva
Luigi PIRANDELLO
Ma non è una cosa seria
1956/57
Carlo LODOVICI
Ottorino Guerrini, Giulio Bosetti,
Marisa Mantovani, Cesco Ferro, Lino
Savorani
Luigi PIRANDELLO
Questa sera
si recita a soggetto
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Paola Borboni, Gianmaria Volontè,
Margherita Guzzinati
Luigi PIRANDELLO
Questa sera
si recita a soggetto
1986/87
Giuseppe
PATRONI GRIFFI
Mariano Rigillo, Paola Bacci,
Leopoldo Mastelloni, nella ripresa
Vittorio Caprioli, Giovanni Crippa,
Laura Marinoni
Luigi PIRANDELLO
L’imbecille-La patente
La giara
1959/60
Fulvio TOLUSSO
Carlo Bagno, Dario Mazzoli, Lino
Savorani, Mimmo Lo Vecchio, Giorgio
Valletta
Luigi PIRANDELLO
Sei personaggi
in cerca d’autore
1960/61
Giuseppe DI MARTINO
Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,
Margherita Guzzinati, Lino Savorani,
Carlo Bagno
Luigi PIRANDELLO
Sei personaggi
in cerca d’autore
1987/88
Giuseppe
PATRONI GRIFFI
Vittoriti Caprioli, Mariano Rigillo,
Ilaria Occhini, Giovanni Crippa,
Laura Marinoni, Caterina Boratto
Luigi PIRANDELLO
Così è se vi pare
1961/62
Sandro BOLCHI
Gianni Musy, Gina Sammarco, Mario
Pisu, Margherita Guzzinati, Marisa
Fabbri, Omero Antonutti
Luigi PIRANDELLO
Enrico IV
1966/67
Giuseppe MAFFIOLI
Renzo Ricci, Eva Magni, Mariangela
Melato
123
124
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Luigi PIRANDELLO
Non si sa come
1969/70
Josè QUAGLIO
Giulio Bosetti, Anna Maria Gherardi,
Giampiero Becherelli
Luigi PIRANDELLO
Ciascuno a modo suo
1988/89
Giuseppe
PATRONI GRIFFI
Mariano Rigillo, Ilaria Occhini,
Giovanni Crippa, Laura
Marinoni,Vittorio Caprioli
Stefano PIRANDELLO
La scuola dei padri
1954/55
Ottavio SPADARO
Pietro Privitera, Carla Bizzarri,
Gianni Mantesi
PLAUTO
Anfitrione
1955/56
Ottavio SPADARO
Mario Mariani, Marisa Mantovani,
Mario Bardella
Giovanni POLI
La commedia degli Zanni
1967/68
Giovanni POLI
Franco Jesurum, Mimmo Lo Vecchio,
Orazio Bobbio, Giorgio Valletta,
Gabriele Lavia, Lidia Braico, Mario
Valgoi, Salvo Anselmo, Leda Palma
Giovanni POLI
L’alfabeto dei villani
1971/72
Giovanni POLI
Aldo Bonato, Daniela Foà, Michela e
Sandra Martni, Mario Zanotto
Marco PRAGA
Le vergini
1955/56
Ottavio SPADARO
Mario Mariani, Mario Bardella,
Marisa Mantovani, Lino Savorani
Giorgio PRESSBURGER
Karl Valentin Kabarett
1980/81
Giorgio PRESSBURGER
Vittorio Caprioli, Gianni Galavotti,
Paolo Rossi, Jole Si/vani
Giorgio PRESSBURGER
Eroe di scena
fantasma d’amore (Moissi)
1985/86
Giorgio PRESSBURGER
Carlo Simoni, Lea Padovani, Aldo
Reggiani, Claudio Gora, Lidia
Kozlovich, Gian Paolo Poddighe
Stanislawa PRZYBYZEWSKA
e Andrzej WAJDA
L’affare Danton
1982-83
Maciej KARPlNSKY
Mario Maranzana, Vittorio Franceschi
RECITAL di Paola Borboni
1958/59
RECITAL di Diana Torrieri
RECITAL di Paola Borboni
1959/69
Fantasia in nero
1959/69
RECITAL di Paola Borboni
1960/61
RECITAL di Marisa Fabbri
1963/64
Antonio RICCARDINI
L’ultimo de carneval
1971/72
Francesco MACEDONIO Mimmo Lo Vecchio, Orazio Bobbio,
Ariella Reggio, Giorgio Valletta
Franco Jesurum, Luciano Virgilio,
Marino Masè
Renzo ROSSO
Il pianeta indecente
1983/84
Roberto GUICCIARDINI Giulio Brogi, Leda Negroni, Anna
Teresa Rossini
William SAROYAN
I giorni della vita
1956/57
Franco ENRIQUEZ
Ottorino Guerrini, Marisa
Mantovani, Cesco Ferro, Camillo
Milli, Giulio Bosetti, Vittorio Congia,
Lino Troisi
Jean-Paul SARTRE
Nekrassov
1969/70
Ernesto GUIDA
Giulio Bosetti, Mario Pisu,
Marianella Laszlo, Lino Savorani,
Gianni Musy
Friedrich SCHILLER
Intrigo e amore
1993/94
Nanni GARELIA
Ottavia Piccolo, Dorotea Aslanidis,
Gianni De Lellis, Graziano Piazza,
Virginio Gazzolo
Eric-Emmanuel SCHMITT
(traduzione: Enzo SICILIANO)
Il visitatore
1995/96
Antonio CALENDA
Turi Ferro, Kim Rossi Stuart, Sabina
Vannucchi, Sergio Tardioli
Arthur SCHNITZLER
Anatol
1975/76
Roberto GUICCIARDINI Gabriele Lavia, Manuela
Kustermann, Virgilio Zernitz
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Arthur SCHNITZLER
Anatol
1992/93
Nanni GARELLA
Roberto Sturno, Gianni De Lellis,
Sara Alzetta, Monica Bucciantini,
Nicoletta Corradi, Alvia Reale,
Stefania Barca
Arthur SCHNITZLER
Casanova a Spa
1987/88
Luca de FUSCO
Mariano Rigillo, Vittorio Franceschi,
Anna Teresa Rossini, Giampiero
Becherelli
William SHAKESPEARE
Amleto
1998/99
Antonio CALENDA
Kim Rossi Stuart, Gianni Musy,
Osvaldo Ruggieri, Alvia Reale, Gia
nfranco Varetto, Rossana Mortara,
Alessandro Preziosi
William SHAKESPEARE
Come vi garba
1964/65
Eriprando VISCONTI
Marisa Fabbri, Nicoletta Rizzi,
Franco Mezzera, Lino Savorani,
Vittorio Franceschi
William SHAKESPEARE
La bisbetica domata
1958/59
Franco ENRIQUEZ
Enrica Corti, Ottorino Guerrini,
Carlo Bagno, Gianmaria Volontè,
Lino Savorani, Cesco Ferro,
Margherita Guzzinati
William SHAKESPEARE
La dodicesima notte
1960/61
Giovanni POLI
Carlo Bagno, Ottorino Guerrini,
Marisa Fabbri, Anna Miserocchi,
Margherita Guzzinati, Omero
Antonutti
William SHAKESPEARE
Macbeth
1966/67
Tino BUAZZELLI
Tino Buazzelli, Paola Mannoni,
Egisto Marcucci
William SHAKESPEARE
Molto rumore per nulla
1957/58
Franco ENRIQUEZ
Enrica Corti, Antonio Pierfederici
Lino Troisi, Ottorino Guerrini, Carlo
Bagno
William SHAKESPEARE
Otello
1965/66
Beppe MENEGATTI
Luigi Vannucchi, Nicoletta Rizzi,
Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,
Oreste Rizzini
William SHAKESPEARE
Otello
2001/02
Antonio CALENDA
Michele Placido, Sergio Romano,
Giancarlo Cortesi, Giorgio Lanza,
Rossana Mortara, Valentina Valsania
William SHAKESPEARE
Re Lear
2003/04
Antonio CALENDA
Roberto Herlitzka, Daniela
Giovanetti, Luca Lazzareschi,
Alessandro Preziosi, Giorgio Lanza,
Rossana Mortara, Osvaldo Ruggieri
William SHAKESPEARE
Riccardo III
1989/90
Gabriele LAVIA
Gabriele Lavia, Monica Guerritore,
Dorotea Aslanidis, Gianni De Lellis,
Barbara Valmorin, Giorgio Crisafi
William SHAKESPEARE
Riccardo II
1991/92
Glauco MAURI
Roberio Sturno, Gianni Galavotti,
Ireneo Petruzzi, Donatello Falchi
William SHAKESPEARE
Riccardo III
1996/97
Antonio CALENDA
Franco Branciaroli, Lucilla
Morlacchi, Anita Bartolucci, Giorgio
Bonino, Gea Lionello, Antonio Zanol
etti
George Bernard SHAW
L’uomo del destino
1956/57
Gianfranco DE BOSIO
Laura Solari, Giulio Bosetti, Cesco
Ferro
Georges SHEHADE
La storia di Vasco
1962/63
Aldo TRIONFO
Marisa Fabbri, Renzo Montagnani,
Vittorio Franceschi, Massimo De Vita
125
126
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Valeria SISTO COMAR
La santa calce
1965/66
Nicoletta Rizzi, Ottavio Di Donato,
Giorgio Valletta, Lino Savorani,
Tonino Pavan, Stella Migliore
SOFOCLE
Elettra
Estate ’64 Fulvio TOLUSSO
Marisa Fabbri, Fosco Giacchetti,
Adriana Innocenti, Franco Mezzera,
Egisto Marcucci, Nicoletta Rizzi,
Paola Boccardo
SOFOCLE
Edipo a Colono
Estate ’66 Edmo FENOGLIO
Tino Buazzelli, Roldano Lupi, Giulia
Lazzarini, Raul Grassilli, Paola
Mannoni, Tino Bianchi, Omero Antonutti
SOFOCLE
scrittura rievocativa
di Ruggero CAPPUCCIO
Edipo a Colono
1996/97
Antonio CALENDA
Roberto Herlitzka, Piera Degli Esposti,
Ester Galazzi, Dodo Gagliarde,
Gino Monteleone, Paolo Fagiolo,
Stefano Galante, Antonio Tallura, M
aurizio Zacchigna
SOFOCLE
Edipo Re
1967/68
Orazio COSTA
Giulio Bosetti, Franca Nuti, Mario
Valgoi, Gabriele Lavia
Marko SOSIC
Ballerina Ballerina
1996/97
Branko ZAVRSAN
Lucka Pockaj
Luigi SQUARZINA
Tre quarti di lana
1961/62
Fulvio TOLUSSO
Marisa Fabbri, Gianni Musy, Omem
Antonutti, Mario Maranzana, Omera
Lazzari
Luigi SQUARZINA
Romagnola
1964/65
Eriprando VISCONTI
Adriana Innocenti, Vittorio
Franceschi, Franco Mezzera
Anna GRUBER
Luigi SQUARZINA e Tullio KEZICH (Vedi Tullio KEZICH)
August STRINDBERG
Il pellicano
1980/81
Gabriele LAVIA
Gabriele Lavia, Lea Padovani, Carlo
Simoni, Paola Pitagora
Italo SVEVO
Inferiorità
1955/56
Ottavio SPADARO
Filippo Scelzo, Mario Bardella
Italo SVEVO
Un marito
1960/61
Sandro BOLCHI
Luciano Alberici, Anna Miserocchi,
Omero Antonutti, Marisa Fabbri,
Margherita Guzzinati
Italo SVEVO
L’avventura di Maria
1968/69
Aldo TRIONFO
Franca Nuti, Gianni Galavotti,
Massimo De Francovich, Paola Bacci
Italo SVEVO
Terzetto spezzato
1973/74
Furio BORDON
Giampiero Becherelli, Stefano
Lescovelli, Antonella Marchi
Italo SVEVO
Caro bonbon
1990/91
Marco SCIACCALUGA
Massimo De Francovich
Italo SVEVO
L’avventura di Maria
1995/96
Nanni GARELLA
Gabriele Ferzetti, Patrizia Zappa
Mulas, Gianni De Lellis, Giorgio
Lanza, Umberto Raho, Stefania
Stefanin, Riccardo Maranzana,
Barbara Trost, Daniele Bonnes
Italo SVEVO
Senilità
adattamento di Alberto BASSETTI
1997/98
Francesco MACEDONIO Roberto Herlitzka, Lucka Pockaj, Alvia
Reale
John Milhngton SYNGE
Il furfantello dell’ovest
1961/62
Fulvio TOLUSSO
Gino Cavalieri, Gianni Musy, Carlo
Bagno, Gina Sammarco, Marisa
Fabbri, Omero Antonutti
Carlo TERRON
Avevo più stima dell’idrogeno 1959/60
Mario MARANZANA
Pina Cei, Omero Antonutti, Dario
Penne
Charles THOMAS
Jenny nel frutteto
Ottavio SPADARO
Marisa Mantovani, Mario Bardella
Sergio TOFANO (Stò)
Una losca congiura
1955/56 Spiro DALLA PORTA
ovvero Barbariccia contro Bonaventura
1955/56
Allievi della Scuola di Recitazione
Autore
Titolo
Stagione Regia
Interpreti principali
Sergio TOFANO (Stò)
L’isola dei pappagalli
1956/57
Spiro DALLA PORTA
Maria Grazia Spinazzi, Cesco Ferro
Sergio TOFANO (Stò)
Bonaventura,
veterinario per forza
1957/58
Spiro DALLA PORTA
Allievi
della Scuola di Recitazione
Fulvio TOMIZZA
Vera Verk
1962/63
Fulvio TOLUSSO
Paola Borboni, Fosco Giachetti,
Marisa Fabbri, Edda Valente, Renzo
Montagnani, Lino Savorani
Fulvio TOMIZZA
La storia di Bertoldo
1968/69
Giovanni POLI
Franco Mezzera, Marina Bonfigli,
Alvise Battain, Lino Savorani
Fulvio TOMIZZA
L’idealista (da I. CANKAR)
1976/77
Francesco MACEDONIO Corrado Pani, Leda Negroni, Carlo
Cattaneo, Nestor Garay
Aldo TRIONFO e Sergio MINIUSSI (vedi Sergio MINIUSSI)
Aldo TRIONFO
e Tonino CONTE
Sandokan, Yanez e i tigrotti 1969/70
della Malesia alla conquista
della Perla di Labuan (da Salgari)
Aldo TRIONFO
Giulio Brogi, Claudia Giannotti,
Lino Savorani, Franco Mezzera,
Antonio Francioni, Franco Jesurum,
Orazio Bobbio, Saverio Moriones,
Mimmo Lo Vecchio
Aldo TRIONFO
e Tonino CONTE
Margherita Gautier:
1970/71
la dame aux camelias (da Dumas)
Aldo TRIONFO
Valeria Moriconi, Lia Zoppelli,
Gianni Agus, Ennio Balbo, Rodolfo
Baldini
David Maria TUROLDO
Il martirio di Lorenzo
1965/66
Giuseppe MAFFIOLI
Egisto Marcucci, Vittorio Franceschi,
Enrico d’Amato
Heinrich von KLEIST
Anfitrione
2001/02
Shahroo KHERADMAND Roberto Herlitzka,
Giorgio Lanza, Rossana Mortara
Franz WEDEKIND
Il Marchese von Keith
1979/80
Nino MANGANO
Luigi Diberti, Valeria Ciangottini,
Pietro Biondi, Gianni Galavotti
Tennessee WILLIAMS
Zoo di vetro
1979/80
Tatiana PAVLOVA
Tatiana Pavlova, Marisa Mantovani,
Paolo Privitera, Mario Mariani
Tennessee WILLIAMS
Lo zoo di vetro
1989/90
Furio BORDON
Piera Degli Esposti, Franco
Castellano, Diego Ribon, Beatrice
Visibelli
Carl ZUCKMAYER
Il capitano di Köpenik
1973/74
Sandro BOLCHI
Renato Rascel, Lino Savorani, Elio
Crovetto, Nino Pavese
127
I “Quaderni del Teatro”
pubblicati dal Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
128
57. “Anima e Corpo” (2 ediz.)
di Vittorio Gassman, testi di Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Giacomo Gambetti, Vittorio Gassman, Maria Grazia Gregori, Rita Sala
58. Gigi Proietti: un attore e il suo teatro
testi di Mario Brandolin, Antonio Calenda, Roberto De Monticelli, Rita Sala
59. “Un’indimenticabile serata ovvero gli asparagi e l’immortalità dell’anima”
da Achille Campanile, testi di Carlo Bo, Antonio Calenda, Oreste Del Buono, Franco Quadri, Enzo Siciliano
60. “Edipo a Colono”
di Sofocle, scrittura rievocativa di Ruggero Cappuccio, testi di Antonio Calenda, Ruggero Cappuccio
61. “Bugie Sincere”
di Vittorio Gassman, testi di Vittorio Gassman, Ruggero Cappuccio, Peter Brown
62. “Irma la dolce”
di Alexandre Breffort - Marguerite Monnot, testi di Rita Sala, Danilo Soli, Didier C. Deutsch
63. “Senilità”
da Italo Svevo, adattamento teatrale di Alberto Bassetti, testi di Italo Svevo, Alberto Bassetti, Daniele Del Giudice, Mario Brandolin
64. “Riccardo III”
di William Shakespeare, traduzione di Patrizia Valduga, testi di Mario Brandolin, Alessandro Serpieri, Giovanna Mochi, Patrizia Valduga
65. “Amleto”
di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Mario Brandolin, Agostino Lombardo, Alessandro Serpieri, Roberta
Gefter Wondrich, Renzo S. Crivelli, Giuseppina Restivo, Guido Botteri
66. “Ma che c’entra
di Alberto Bassetti
Peter Pan?”
67. “Rappresentazione della Passione”
elaborazione drammaturgica di Antonio Calenda, testi di Odoardo Bertani, Guido De Monticelli, Angelo Mandorlo, Renzo Tian
68. “Antigone”
di Jean Anouilh, versione italiana di Furio Bordon, testi di Furio Bordon, Antonio Calenda, Ilaria Lucari
69. I
Piccoli di Podrecca
70. “Agamennone” e “Coefore”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari
71. “La Mostra”
di Claudio Magris, testi di Guido Botteri, Cesare De Michelis, Luca Doninelli, Enzo Golino, Ilaria Lucari, Lorenzo Mondo, Ermanno
Paccagnini, Giovanni Raboni
72. “Eumenidi”
di Eschilo, traduzione di Manara Valgimigli, testi di Antonio Calenda, Caterina Barone, Ilaria Lucari
73. “Pallido Oggetto del Desiderio”
adattamento teatrale di René De Ceccatty e Alfredo Arias, testi di Alfredo Arias, René De Ceccatty
74. “Re Lear”
di William Shakespeare, traduzione di Agostino Lombardo, testi di Antonio Calenda, Agostino Lombardo, Paolo Quazzolo, Giuseppina
Restivo
75. “Persiani”
di Eschilo, traduzione di Monica Centanni, testi di Monica Centanni, Antonio Calenda
Teatro Stabile
del Friuli-Venezia Giulia
Mariagiovanna ELMI
presidente
Cristina BENUSSI
vice presidente
Tiziana BENUSSI
Lino CARPINTERI
Fabrizio CIGOLOT
Antonio PAOLETTI
Roberto PIAGGIO
consiglieri
L’organigramma 2004-2005
Antonio CALENDA
direttore
Sergio DOVGAN
direttore amministrazione
Stefano CURTI
direttore marketing e produzione
Paolo GIOVANAZZI
responsabile tecnico
Roberta TORCELLO
responsabile produzione
collegio dei revisori
Cosimo CECERE
presidente
Giuseppe DI BARTOLO ZUCCARELLO
Paolo MUSOLLA
soci
Comune di Trieste
Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia
Provincia di Gorizia
Provincia di Pordenone
Provincia di Trieste
Provincia di Udine
Camera di Commercio Industria
Artigianato e Agricoltura di Trieste
Unicredit Banca Spa
Lucia DUSSI
Diego PECAR
Daniela SFERCO
ufficio amministrazione
Massimo CARLI
Flavio DOGANI
Giuliano GIONCHETTI
Rosaria SCHIRALDI
Roberto STAREC
Massimo TATARELLA
Carlo TURETTA
Giorgio ZARDINI
Radivoi ZOBIN
ufficio tecnico
Emmanuele BONNES
Oriana CRESSI
Marzia GALANTE
Ilaria LUCARI
ufficio marketing e comunicazione
Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Viale XX Settembre, 45
34126 TRIESTE
tel. 040.3593511
fax 040.3593555
www.ilrossetti.it
e-mail [email protected]
Giampaolo ANDREUTTI
ufficio produzione
Ada D’ACCOLTI
Bruno BOBINI
ufficio segreteria
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