parametri morfologici e chiavi dicotomiche piante superiori

Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Parametri morfologici e
chiavi dicotomiche
per il riconoscimento delle piante
superiori arboree e arbustive
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Foglia
La porzione predominante della
foglia è rappresentata dalla
lamina o lembo fogliare, il quale
si presenta normalmente
appiattito dorso-ventralmente e
più o meno espanso.
Le foglie di molte specie vegetali
non presentano una lamina
espansa ma bensì sono aghiformi
o squamiformi.
Foglia
Lamina espansa
Aghiforme/Squamiforme
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Foglie a lamina espansa
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Foglie aghiformi
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Foglie squamiformi
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Inserzione delle foglie sui rami
TIPI DI INSERZIONE:
a) foglie alterne o sparse (es.
mais);
b) foglie opposte (es. ortica);
c) foglie verticillate (es. oleandro).
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3
Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Foglie semplici e composte
Le foglie a lamina espansa si possono distinguere in
foglie semplici e in foglie composte. Quest’ultime
sono formate da un numero variabile di unità laminari,
dette foglioline, che possono prendere inserzione
sullo stesso picciolo, a formare una struttura a
ventaglio (foglie palmato-composte), oppure su di
un asse centrale, detto rachide, originatosi
dall’allungamento del picciolo fogliare (foglie
pennato-compste).
La foglie pennato-composte sono a loro volta distinte
in foglie paripennate, se formate da un numero pari
di foglioline, e imparipennate se formate da un
numero dispari di foglioline.
In caso di dubbio, un semplice parametro che
permette di distinguere le foglie semplici dalle
foglioline di una foglia composta è dato dall’assenza o
dalla presenza di gemme laterali in posizione
ascellare; infatti, all’ascella delle foglioline di una
foglia composta non sono presenti gemme laterali,
mentre queste sono sempre presenti all’ascella delle
foglie semplici (foglie vere).
Foglie a
lamina
espansa
Semplici
Composte
pennatocomposte
Imparipennate
palmatocomposte
Paripennate
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FOGLIE COMPOSTE:
a) bipennata (es. Gymnocladus dioica); b) pennato-composta,
paripennata (es. noce nero); c) pennato-composta,
imparipennata (es. sorbo degli uccellatori); d) palmatocomposta (es. ippocastano).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Particolarità morfologiche di alcune foglie
pennato-composte
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Foglie sessili e peduncolate
La lamina è spesso sostenuta da una
struttura assiale cilindrica, detta
picciolo, la quale si inserisce
distalmente nella foglia e
prossimalmente nel nodo del fusto,
collegando così quest’ultimo alla foglia
stessa.
Le foglie sorrette da un picciolo sono
dette peduncolate, mentre quelle che
non presentano picciolo, e che quindi
si inseriscono direttamente nel nodo
del fusto, vengono definite foglie
sessili.
Foglie
Sessili
Peduncolate
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Guaine, stipole e auricole
Alla base del picciolo può essere presente una
lamina appiattita e più o meno dilatata, detta
guaina, che abbraccia il fusto.
La guaina può essere presente anche alla
base della foglie sessili, le quali, per questo
motivo, vengono definite guainanti.
Le foglie sessili guainanti sono tipiche delle
piante appartenenti alla famiglia delle Poaceae
(Graminaceae); in più, in queste piante, a
divide il lembo dalla guaina è presente una
escrescenza membranosa detta ligula.
Sempre nelle Poaceae si può avere la
presenza di due espansioni sottili ed allungate,
dette auricole, utilizzate come parametro
sistematico nel riconoscimento delle specie
durante la fase vegetativa.
In certe piante, alla base del picciolo, possono
essere presenti due espansioni appiattite, di
forma particolare, dette stipole.
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Foglie a lamina espansa semplici
Foglie a
lamina espansa
semplici
Caduche
Forma della lamina
Forma del margine
Persistenti
Forma dell’apice
Forma della base
Disposizione
delle nervature
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Forma del lembo e
del margine fogliare
La forma del lembo fogliare e quella del
suo margine, sia nelle foglie semplici che
nelle foglioline di una foglia composta,
rappresentano spesso un importante
carattere di riconoscimento.
FORMA DEL MARGINE:
a) intero (es. melograno);
b) dentato (es. castagno);
c) lobato (es. quercia);
d) crenato (es. cercidifillo);
e) seghettato (es. bagolaro).
FORMA DELLA LAMINA:
a) lanceolata (es. salice); b) obovata (es.
magnolia da fiore); c) ovata (es. serenella);
d) cuoriforme (es. tiglio); e) palmo-lobata (es.
acero); f) pennato-lobata (es. quercia);
g) romboidale (es. betulla); h) reniforme (es.
albero di giuda); i) ellittica (es. sorbo
montano); m) ovale (es. leccio).
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Apice e base della foglia
FORMA DELL’APICE:
a) tronco (es. liriodendro);
b) ottuso (es. corbezzolo);
c) cuspidato (es. nocciolo);
d) acuminato (es. kaki);
e) smarginato (es. ontano).
FORMA DELLA BASE:
f) cordata (es. tiglio);
g) ottusa (es. pioppo
tremulo);
h) auricolata (es. farnia);
i) cuneata (salice bianco).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Nervature fogliari
Il sistema conduttore della foglia è rappresentato dalle
nervature fogliari.
A seconda del numero di nervature si distinguono foglie
uninervie, con una sola nervatura (es. conifere) e foglie
plurinervie, con più nervature.
Le nervature di una foglia si distribuiscono nella lamina
fogliare secondo schemi caratteristici.
Infatti, la distribuzione delle nervature varia nelle diverse
piante ed è sensibilmente differente in quelle appartenenti
alla classe delle dicotiledoni (Magnoliopsida), rispetto a quelle
della classe delle monocotiledoni (Liliopsida).
Nelle dicotiledoni si ritrovano due caratteristici modelli di
nervature: quella palmata e quella pennata.
Le foglie con nervatura pennata o penninervie sono
caratterizzate da una nervatura mediana o principale, che
scorre nel centro della lamina, e dalla quale dipartono, ad
intervalli regolari, delle nervature secondarie, tra loro
parallele, e dirette in modo più o meno obliquo verso i margini
fogliari.
Le foglie con nervatura palmata o palminervie sono invece
caratterizzate da un certo numero di nervature di uguale
calibro che dipartono contemporaneamente dal picciolo e che
decorrono all’interno della lamina fogliare con direzioni
divergenti.
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Le foglie delle monocotiledoni, che si
presentano normalmente sessili e con lamina
allungata e lineare, presentano nervature
equivalenti, sottili e ravvicinate, che, dalla
base fogliare, decorrono longitudinalmente
nella lamina, parallelamente tra loro (le varie
nervature parallele sono unite tra loro grazie
ad una fitta rete di piccole nervature
trasversali).
Per questa caratteristica, le foglie di molte
monocotiledoni vengono definite
parallelinervie.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Foglie aghiformi
Foglie
aghiformi
Inserzione
sui rami
Singolo
A gruppi
Forma della
lamina
A verticilli
A sezione
circolare
Consistenza
della lamina
A sezione
piatta
Coriacea
Tenera
Persistenza
della lamina
Caduca
Persistente
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Foglie squamiformi
Foglie squamiformi
Addossate al rametto
(fronde)
A sezione circolare (es.
Cupressus)
A sezione piatta (es.
Thuja)
Distanziate dal rametto
Apice
Triangolare e pungente
Pungente
Arrotondato
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Strutture riproduttive delle Gimnospermae:
sporofilli e coni
Le Gimnosperme non possiedono veri fiori ma
hanno strutture riproduttive più primitive, costituite
da foglie fertili trasformate dette sporofilli, le quali
vengono ulteriormente distinte in microsporofilli e
macrosporofilli a seconda che portino
rispettivamente le strutture riproduttive maschili e
femminili. I macro e i microsporofilli possono
essere presenti (quasi sempre in strutture
riproduttive separate: coni unisessuali) sulla
stessa pianta (specie monoiche) o su piante
diverse (specie dioiche). I coni maschili sono
formati da microsporofilli inseriti a spirale su di un
asse centrale detto rachide. I coni femminili sono
formati da macrosporofilli inseriti anch’essi a
spirale su di un asse centrale detto rachide. I
macrosporofilli si presentano generalmente di
dimensioni maggiori dei microsporofilli ed hanno la
forma di una squama, detta squama ovulare.
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Sporofilli
Microsporofilli
(sporofilli maschili
portanti i granuli
pollinici)
Macrosporofilli
(sporofilli femminili
portanti gli ovuli)
Coni maschili
(a maturità liberano il polline)
Coni femminili
(contengono i semi e a maturità si
trasformano in antocarpi)
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Strutture riproduttive delle Gimnospermae:
antocarpi
Durante il periodo di tempo che intercorre tra l’impollinazione e la fecondazione
dei gameti, i coni femminili subiscono delle trasformazioni: aumentano di
dimensioni, lignificano il rachide e le squame, e, in seguito all’accrescimeto dei
macroblasti, non si vengono più a trovare in posizione apicale ma lungo l’asse dei
rami. I coni femminili così modificati prendono il nome di pigne, le quali, a
maturità, liberano i semi tramite la divaricazione delle squame (es. pino) o per
distacco diretto delle squame dal rachide (es. abete).
In certe Gimnospermae, dalla trasformazione delle squame del cono femminile si
forma una pigna sferica con squame strettamente serrate tra loro, detta galbulo,
la quale si può presentare di consistenza legnosa, come nel cipresso, o di
consistenza carnosa come nel caso del ginepro (coccole).
Queste strutture, originate dalla modificazione dei tessuti del cono femminile,
vengono spesso definite nell’insieme antocarpi o pseudofrutti.
Il tegumento seminale può, in certi casi, determinare la formazione di tessuti
carnosi e colorati, come accade, ad esempio, nel genere Taxus, in cui si forma
una struttura carnosa che circonda il seme detta arillo.
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Antocarpi
Pigna
Galbulo
Galbulo legnoso
Strobilo
Pseudodrupa
Galbulo carnoso
(coccola)
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Fiore
Le piante appartenenti alla divisione delle Angiospermae
(Magnoliophyta) presentano tutte un organo riproduttore, responsabile
della riproduzione sessuale, detto fiore.
I fiori possono inserirsi singolarmente sul fusto e sui rami, oppure
possono trovarsi riuniti a formare delle infiorscenze.
I fiori ad inserzione singola vengono distinti
in fiori terminali, se sono portati all’apice
del fusto o dei rami, o in fiori ascellari se si
trovano all’ascella delle foglie.
Le infiorescenze sono sempre costituite da
un asse dell’infiorescenza o rachide, sul
quale si inseriscono i singoli fiori, in modo
diretto (fiori sessili) o tramite un peduncolo
(fiori peduncolati).
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Fiore a inserzione semplice
In ogni fiore si possono riconoscere due differenti tipologie di elementi: elementi
fertili (sporofilli) ed elementi sterili (antofilli).
Tutti gli elementi di un fiore, fertili o sterili che siano, prendono inserzione su di una
struttura fiorale detta talamo o ricettacolo.
L’insieme degli elementi sterili di un fiore (antofilli) forma una struttura, con
funzione protettiva e vessillare, detta perianzio. Quando un fiore non presenta gli
elementi perianziali viene definito nudo.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Gli elementi fertili del fiore (sporofilli) vengono distinti in
elementi maschili detti stami, ed in elementi femminili detti
pistilli.
L’insieme degli stami di un fiore forma l’apparato riproduttore
maschile, che prende il nome di androceo, mentre l’insieme
dei pistilli forma l’apparato riproduttore femminile, che
prende invece il nome di gineceo. Quando un fiore presenta
entrambi gli apparati riproduttivi, maschile e femminile, viene
definito ermafrodita. Al contrario, quando un fiore presenta
una sola tipologia di apparato riproduttore, quindi o solo il
maschile o solo il femminile, viene definito unisessuale. I
fiori unisessuali che presentano solo gli elementi
dell’androceo vengono definiti fiori maschili o staminiferi,
mentre quelli che presentano solo gli elementi del gineceo
vengono definiti fiori femminili o pistilliferi.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Perianzio
Il perianzio è l’insieme di tutti quegli elementi sterili del fiore che hanno la
funzione di proteggere le strutture riproduttive e di attrarre gli insetti pronubi verso
il fiore (funzione vessillare, presente solo nei fiori di quelle specie in cui è attuata
l’impollinazione entomogama).
Il perianzio dei fiori della maggior parte delle piante appartenenti alla classe delle
dicotiledoni si presenta composto da due tipologie di elementi, detti petali e
sepali, riuniti a formare due differenti verticilli. Questi fiori vengono
genericamente definiti fiori eteroclamidi.
I petali sono antofilli con funzione prettamente vessillare, caratterizzati da
colorazioni brillanti e vistose, e da una piacevole vellutatezza. Essi si trovano
riuniti a formare un verticillo interno, che normalmente avvolge le strutture
riproduttive, detto corolla (i fiori senza corolla vengono detti apetali).
I sepali sono antofilli che svolgono principalmente un’azione di protezione e che
normalmente si presentano di consistenza semi-coriacea e con colorazioni poco
vistose (spesso sono verdi). I sepali si trovano normalmente riuniti a formare un
verticillo esterno detto calice (i fiori senza calice vengono detti asepali).
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Il perianzio dei fiori della maggior parte delle piante appartenenti
alla classe delle monocotiledoni viene definito perigonio, e si
presenta normalmente composto da una sola tipologia di elementi
detti tepali (essi possono trovarsi inseriti sul ricettacolo in un unico
verticillo, o, il più delle volte, inseriti con posizione alternata su due
verticilli uguali, uno esterno ed uno interno). Questi fiori vengono
genericamente definiti fiori omoclamidi.
Se gli elementi che compongono il calice, la corolla e il perigonio, si
presentano separati tra loro, e quindi si inseriscono singolarmente
sul ricettacolo, si parla di calice dialisepali, di corolla dialipetala e
di perigonio dialitepalo; al contrario, se questi elementi si
presentano fusi tra loro, si parla di calice gamosepalo, di corolla
gamopetala e di perigonio gamotepalo (la fusione dei vari
elementi perianziali è considerata come un carattere di maggiore
evoluzione, in quanto determina una miglior protezione degli
apparati riproduttivi).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Principali tipologie di corolla
Corolle dialipetale: a) papilionacea (Pisus sativus); b) rosacea (Ranunculus
montanus); c) cariofillacea (Dianthus sp.); d) crucifera (Brassica nigra).
Corolle gamopetale: e) orciolata (Erica carnea); f) campanulata (Campanula
rutundifolia); g) imbutiforme (Ipomoea parga); h) labiata (Salvia pratensis); i) ligulata
(Matricaria chamomilla); l) tubulosa (Atropa belladonna).
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Relativamente alla disposizione, alla forma, ed al numero di
elementi perianziali di un fiore, e quindi alla presenza di uno o
più piani di simmetria, si distinguono due tipologie di fiori: fiori a
simmetria raggiata o attinomorfi, i quali, anche se attraversati
da più piani di simmetria passanti per il centro, vengono sempre
e comunque divisi in due porzioni speculari, e fiori a simmetria
bilaterale o zigomorfi, i quali possono essere invece attraversati
da un solo piano di simmetria.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Stami
Come abbiamo già detto in precedenza,
l’androceo è l’apparato riproduttore
maschile del fiore. Esso è formato da un
certo numero di elementi fertili, detti
stami o microsporofilli o sporofilli
maschili.
Ogni stame è formato da un asse
allungato e sottile detto filamento, che
prossimalmente prende inserzione sul
ricettacolo, e da una porzione ingrossata,
detta antera, portata alla sommità del
filamento stesso. Di norma, ogni antera è
formata da due strutture dette teche,
collegate tra loro grazie ad una porzione
connettiva sterile.
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Per indicare alcune caratteristiche relative agli stami che compongono
l’androceo di un fiore, quali il loro numero, il loro tipo d’inserzione e la loro
lunghezza, vengono utilizzate varie terminologie specifiche.
Per esempio, se un fiore presenta un androceo composto da quattro stami
viene definito tetrandro, mentre, più in generale, se presenta molti stami
viene detto poliandro.
Gli stami di un fiore possono avere tutti la stessa lunghezza, oppure
possono presentare lunghezze differenti. Relativamente a quest’ultimo
caso proponiamo due esempi: esistono fiori tertandri che presentano due
stami con filamento lungo e due con filamento corto, i quali vengono
definiti stami didinami, e fiori esandri che presentano quattro stami con
filamento lungo e due con filamento corto, i quali vengono invece detti
stami tetradinami.
Gli stami che compongono l’androceo di un fiore possono essere
indipendenti tra loro, ed in questo caso si parla di androceo
dialistemone, oppure possono presentarsi tra loro concresciuti, ed in
questo caso si parla di androceo gamostemone.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
I fiori di molte piante appartenenti alla classe delle dicotiledoni sono caratterizzati da
androcei gamostemoni in cui gli stami sono uniti tra loro per mezzo delle antere, e
sono detti stami sinanterici, oppure sono uniti grazie alla fusione dei singoli filamenti.
Quando tutti gli stami dell’androceo si presentano con i filamenti saldati tra loro, a
formare una sorta di manicotto unico, si parla di stami monoadelfi; invece, quando
tutti gli stami sono fusi tra loro per mezzo dei filamenti, a parte uno che si presenta
libero, si parla di stami diadelfi. Infine, quando gli stami sono uniti per mezzo dei
filamenti a formare un certo numero di gruppetti, si parla di stami poliadelfi. In certe
specie gli stami dell’androceo del fiore si possono presentare completamente saldati
tra loro per mezzo sia delle antere che dei filamenti, ed i questo caso vengono detti
stami sinfisandri.
Androceo dialistemone: a) stami
liberi (Cardamine pratensis); b) stami
didinami (Aristolochia clematitis).
Androceo gamostemone: c) stami
monoadelfi (Malva sp.); d) stami
poliadelfi (Tilia sp.); e) stami sinanterici
(Campanula trachelium).
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Pistillo
L’apparato riproduttore femminile del fiore prende
il nome di gineceo ed è composto da una o più
strutture riproduttive dette pistilli.
I pistilli, a loro volta, derivano da una o più foglie
fertili, accartocciate e fuse tra loro, dette carpelli o
macrosporofilli.
Ogni pistillo è normalmente formato da una
porzione basale ingrossata ed internamente cava,
detta ovario, dal cui polo superiore diparte un
asse allungato e sottile detto stilo, che termina
apicalmente con una struttura più o meno
espansa detta stimma. Esistono fiori in cui,
mancando lo stilo, lo stimma si trova direttamente
inserito sull’ovario e per questo vengono definiti
fiori a stimma sessile. In alcuni ovari
pluricarpellari i carpelli possono presentarsi soldati
tra loro, in modo tale da suddividere internamente
l’ovario in altrettante camere o loculi, ed in
questo caso si parla di ovario pluriloculare,
oppure possono essere saldati tra loro solo
mediante i margini, e quindi formare un ovario con
un’unico loculo detto ovario uniloculare.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Ricettacolo e ovario
Il ricettacolo si presenta come un asse più o meno dilatato e molto
raccorciato, di forma più o meno conica o più o meno incavata a
seconda dei casi. Quando il ricettacolo di un fiore ha forma conica,
l’ovario dei pistilli si trova posto superiormente agli elementi perianziali
ed agli stami (ipogini), e quindi viene definito ovario supero. Quando
il ricettacolo è leggermente incavato, l’ovario dei pistilli si trova alla
stessa altezza degli elementi perianziali e degli stami (perigini), e
quindi viene definito ovario semi-infero o semi-supero. Quando
infine il ricettacolo si presenta molto incavato, l’ovario si viene a
trovare posto inferiormente agli altri elementi fiorali (epigini), e quindi
viene definito ovario infero.
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Infiorescenze
A seconda della forma del rachide e della disposizione dei fiori,
si riconoscono moltissime tipologie di infiorescenze, le quali
hanno un elevatissimo valore sistematico.
Le infiorescenza vengono classificate in indefinite o
racemose, quando l’asse dell’infiorescenza cresce
illimitatamente formando sempre nuovi fiori e non producendo
mai il fiore terminale, ed in infiorescenze definite o cimose,
quando invece l’asse dell’infiorescenza presenta un crescita
limitata, determinata dalla produzione di un fiore terminale.
Le infiorescenze possono essere ulteriormente classificate in
infiorescenze semplici, se portano i singoli fiori inseriti sul
rachide, ed in infiorescenze composte se invece portano sul
rachide delle altre infiorescenze secondarie.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
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Infiorescenze
indefinite semplici
Infiorescenze indefinite
semplici
Spiga
Amento
Racemo o grappolo
Spadici
Ombrella
Corimbo
Capolino
Siconio
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
I capolini
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Infiorescenze indefinite composte
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Infiorescenze definite
Infiorescenze definite
Dicasio o cima bipara
Monocasio o cima
unipara
Cima unipara elicoidale
Cima unipara scorpioide
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INFIORESCENZE SEMPLICI:
a) cima elicoidale (es. gladiolo);
b) cima bipara (es. Cerastium
collinum);
c) cima scorpioide (es. non ti scordar
di me);
d) spiga (es. piantaggine);
e) amento (es. pioppo);
f) grappolo o racemo (es. mughetto);
g) spadice (es. Anthurium);
i) ombrella (es. ciliegio);
m) capolino (es. margherita,
camomilla);
ncorimbo (es. pero);
o) sicono (es. fico).
INFIORESCENZE COMPOSTE:
h) pannocchia (es. avena);
l) ombrella composta (es. carota).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Frutto
Il frutto è un organo esclusivo delle piante appartenenti alla divisione delle
Angiospermae. Esso deriva dalla trasformazione dell’ovario, e quindi dei
carpelli che lo compongono, in seguito ad uno stimolo ormonale
determinato da fitormoni prodotti da parte dei semi in formazione.
Dalla modificazione dei tessuti che compongono la parete dell’ovario si ha
la formazione del pericarpo. Nel pericarpo, il più delle volte, si possono
riconoscere tre differenti zone, concentriche tra loro, dette: epicarpo,
mesocarpo e endocarpo.
L’epicarpo rappresenta la porzione più esterna del pericarpo, il mesocarpo
la porzione intermadia e l’endocarpo la porzione più interna.
A seconda di come si presenta il pericarpo al termine del suo processo di
maturazione, si possono distinguere frutti carnosi e frutti secchi.
I primi sono caratterizzati da un pericarpo succoso e carnoso, spesso
anche di notevole spessore, mentre i secondi presentano un pericarpo
fortemente disidratato e di consistenza cuoiosa, legnosa o papiracea a
seconda dei casi.
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Frutti
Frutti carnosi
Frutti secchi
Frutti secchi
indeiscenti
Frutti secchi
deiscenti
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Frutti secchi
I frutti secchi vengono distinti in frutti secchi deiscenti e
frutti secchi indeiscenti a seconda che si aprano o meno
giunti a maturità.
I frutti secchi indeiscenti sono frutti che, giunti a maturità, non
si aprono; infatti, la rottura del loro pericarpo sarebbe inutile,
in quanto essi sono tutti frutti monospermi che, contenendo
un solo seme, possono tranquillamente disperdersi assieme
a questo, senza determinare, al momento delle
germinazione, nessun tipo di competizione tra le plantule
“sorelle”.
I frutti secchi deiscenti sono invece frutti che, giunti a
maturità, si aprono permettendo la fuoriuscita dei semi in essi
contenuti. Quest’ultimi sono infatti tutti frutti polispermi, che
contengono spesso un elevato numero di semi, i quali
devono disperdersi in posti differenti al fine di non instaurare
dei rapporti di competizione trofica al momento della
germinazione.
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Frutti secchi deiscenti e indeiscenti
Frutti secchi
Frutti secchi deiscenti
Siliqua
Legume
Capsule
Capsula a deiscenza
trasversale
Capsula a deiscenza
poricida
Capsula a deiscenza
valvare
Frutti secchi indeiscenti
Achenio
Samara
Cariosside
Nucula o noce
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
FRUTTI SECCHI
DEISCENTI:
a) capsula a deiscenza
poricida (es. papavero);
b) capsula a deiscenza
trasversale (es. giusquiamo);
c) capsula a deiscenza
valvare (es. viola);
d) follicolo (es. colchico);
e) siliqua (es. cavolo);
f) legume (es. fagiolo).
FRUTTI SECCHI
INDEISCENTI:
g) achenio (es. tarassaco);
h) samara e disamara (es.
frassino ed acero);
i) nucula o noce (es.
nocciolo);
l) cariosside (es. mais).
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Principali tipologie di frutti secchi indeiscenti
-Achenio: è un frutto originatosi da un ovario monocarpellare, si
presenta normalmente di piccole dimensioni, di consistenza più o meno
legnosa, ed è spesso dotato di espansioni piumose (pappi) che
permettono la disseminazione anemocora (es. tarassaco).
-Noce o Nucula: è un frutto caratterizzato da un pericarpo cuoioso o
legnoso (spesso molto duro), che delimita una cavità interna
completamente occupata dall’unico seme libero (es. nocciola, noce).
-Samara: è un frutto abbastanza simile all’achenio, caratterizzato da
un’espansione alare, spesso anche di grosse dimensioni, che permette
la disseminazione anemocora (es. frassino). Spesso le samare sono
unite a due a due a formare delle disamare (es. acero).
-Cariosside: è un frutto/seme, tipico delle piante appartenenti alla
famiglia delle Graminaceae, così definito i quanto il frutto è talmente
concresciuto con il seme da non permettere la separazione e la
distinzione tra l’uno e l’altro (es. mais).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Principali tipologie di frutti secchi deiscenti
-Capsula: è un frutto pluricarpellare, caratterizzato da una forma sfericocilindrica, il quale si apre e disperde i propri semi attraverso varie metodologie:
si può avere l’apertura trasversale del frutto, tramite la fessurazione delle pareti
mediane dei carpelli che lo formano (deiscenza trasversale), l’apertura
longitudinale del frutto, tramite fessurazioni a livello delle nervature dei carpelli
(deiscenza valvare), oppure la fuoriuscita dei semi tramite di forellini, posti tra i
carpelli del frutto ed un coperchietto posto apicalmente (deiscenza poricida)
(es. papavero).
-Legume: è un frutto monocarpellare, di forma allungata, che porta un certo
numero di semi “attaccati” a livello della nervatura del carpello. Esso si apre su
due linee, rappresentate dalla linea di saldatura dei margini del carpello e dalla
nervatura del carpello stesso, determinando la formazione di due mezzi carpelli
(es. fagiolo).
-Siliqua: è un frutto bicarpellare, di forma allungata, che porta un certo numero
di semi posti sulle due facce di un setto centrale detto replo. Questo frutto si
apre a livello delle due linee di saldatura delle due foglie carpellari (es. cavolo).
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Frutti carnosi
FRUTTI CARNOSI:
a) drupa (es. ciliegia);
b) bacca (es. pomodoro);
c) esperidio (es. arancio,
limone);
d) peponide (es. cetriolo).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Principali tipologie di frutti carnosi
-Drupa: è un frutto monocarpellare in cui si riconoscono i tre strati del
pericarpo, i quali presentano differenti caratteristiche: l’epicarpo è molto
sottile, il mesocarpo si presenta succoso e l’endocarpo, che avvolge il
seme, invece è molto duro e lignificato (nocciolo) (es. pesca, albicocca).
-Bacca: è un frutto che può presentarsi sia di dimensioni ridotte sia di
dimensioni ragguardevoli, presenta un pericarpo completamente succoso,
senza distinzione tra i tre strati (contengono normalmente semi con
spermoderma lignificato) (es. acino d’uva, pomodoro).
-Peponide: è un frutto di grosse dimensioni, caratterizzato da un epicarpo
duro e cuoioso, da un mesocarpo carnoso e da un endocarpo
estremamente succoso (es. zucca, melone).
-Esperidio: è un frutto caratterizzato da un epicarpo di elevato spessore,
molto colorato e contenente tasche lisigene, da un mesocarpo spugnoso e
biancastro, e da un endocarpo diviso in spicchi, formato da peli ghiandolari
ripieni di secreti (es. arancio, limone).
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Falsi frutti
In alcune piante, quello che potrebbe sembrerebbe un
frutto, è in realtà un falso frutto, originatosi, oltre che
dalla modificazione dell’ovario, anche dalla
proliferazione delle cellule del ricettacolo fiorale. Infatti,
al momento della trasformazione dei carpelli, si ha
l’ingrossamento del ricettacolo del fiore, il quale viene ad
assumere una consistenza più o meno carnosa e viene
a presentare un’epidermide pigmentata.
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Principali tipologie di falsi frutti
-Cinorrodio: è tipico delle piante
appartenenti al genere Rosa, si
presenta di discrete dimensioni, di
colore arancione-rossastro, e
contiene all’interno i veri frutti della
pianta, cioè degli achenii.
-Pomo: è tipico di molte piante
appartenenti alla famiglia delle
Rosaceae e si presenta normalmente
di forma sferica o tronco-conica, con
un’epidermide spesso vistosamente
colorata. Internamente è
caratterizzato da un “torsolo”, che è il
vero frutto, suddiviso in cinque
ricettacoli contenenti ognuno un seme
(es. mela, pera, cotogna).
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Frutti aggregati e infruttescenze
Possiamo infine citare i frutti aggregati, cioè l’insieme
di tanti frutticini, generatisi dai singoli pistilli di uno stesso
fiore (es. la multidrupa di mora e lampone, il conocarpo
della fragola), e le infruttescenze, cioè insiemi di frutti,
originatisi però non dallo stesso fiore, ma da tanti fiori
differenti riuniti in un infiorescenza (es. gelso, fico).
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Parametri morfologici e chiavi
dicotomiche delle piante superiori
Dispensa ad uso interno
Chiavi Dicotomiche
Gimnospermae
Angiospermae
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Testo e disegni tratti da:
“Biologia generale e applicate con prontuario di botanica”
D. Galli, M. Ferrari, M. Marconi, E. Marcon, A. Menta et al. – RCS, Milano.
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