Malattie come racconti V. Cagli - Società Italiana di Medicina Interna

Libri
(Ann Ital Med Int 2004; 19: 290)
Malattie come racconti
Vito Cagli
159 pp. Roma: Armando Editore, 2004.
€ 14.00.
do si realizzano concretamente in un individuo, né riprende sommariamente i concetti della psicologia clinica,
ma intende mostrare ostensivamente al medico questa dimensione.
E, secondo Cagli, il luogo nel quale la dimensione umana della malattia viene meglio descritta è la letteratura. “I
medici – scrive l’autore – dovrebbero coltivare la loro capacità di ascolto e portare la loro attenzione non solo sugli aspetti tecnici della medicina, ma anche su quelli che
includono il rapporto umano”. Per questo motivo “i narratori che hanno affrontato il problema della malattia,
che hanno descritto i sentimenti dei malati, possono essere
di notevole aiuto. La loro sensibilità può fornirci una
traccia preziosa per condurci a vedere ciò che il frastuono della fretta, della tecnologia, del primato dell’oggettività minacciano di oscurare”.
Sulla base di questa convinzione il libro riporta e commenta un gran numero di descrizioni morbose e di casi clinici nei quali gli aspetti più personali e profondi dell’animo umano, posto di fronte alla sofferenza, vengono raccontati nella loro più autentica drammaticità esistenziale.
Thomas Mann, Céline, Boccaccio, Manzoni, Dickens,
Verga, Solgenitsin, Tolstoi, Maugham, Pasternak, Flaubert,
Dostoevskij, Poe sono alcuni dei grandi scrittori che compaiono nel libro. E la sifilide, la meningite batterica, il piede equino, l’epilessia, l’angina pectoris, il cancro, l’ictus,
la difterite sono alcune delle malattie che vengono raccontate nella loro concreta realtà clinica ed umana.
Diviso in tre sezioni – le malattie somatiche, la sofferenza psichica, il morire e la morte – questo libro pone il
medico odierno di fronte ad un aspetto della sua professione che oggi egli tende ad ignorare. Esso è destinato a
tutti i clinici, ma appare particolarmente rivolto ai medici generalisti e agli internisti. Questi, infatti, per la particolare natura delle discipline che praticano, non possono
non tenere nel massimo conto tutti quegli aspetti della personalità umana che sfuggono all’indagine obiettiva, ma che
costituiscono la realtà più profonda dell’uomo malato.
Il libro che qui viene presentato è certamente un’opera
fuori del comune, che offre una visione della patologia e
della medicina non facilmente reperibile altrove.
Oggi si parla con sempre maggiore frequenza delle
Medical Humanities, cioè di quelle discipline che, pur non
appartenendo alle scienze naturali, possono dare un contributo fondamentale alla personalità complessiva del medico. Discipline come la psicologia, l’antropologia, la sociologia, la bioetica possono favorire il formarsi nel medico di quella sensibilità umana che il progresso tecnologico tende ad assopire o addirittura a far scomparire. Ed
è proprio per questa ragione che, in Italia come in molti
altri paesi, negli ambienti che si occupano della formazione
del medico la discussione sull’insegnamento delle Medical
Humanities è attualissima e vivace.
Il libro di Vito Cagli si colloca nel mezzo di questo dibattito culturale e si propone di prospettare al medico
una prospettiva inconsueta della malattia. Cagli parte dalla constatazione che, in genere, nelle discipline medicoscientifiche la ricerca dell’oggettività tende ad escludere
ogni narrazione dei fenomeni morbosi. Così, la descrizione
delle malattie, che si trova nei manuali di patologia medica, esclude sistematicamente il contesto nel quale il
processo patologico si presenta e si svolge: “è come se –
scrive l’autore – la malattia si svolgesse in un individuo
senza connotati e come se questi connotati, che pure esistono, non avessero influenza non solo e non tanto sulla
malattia stessa, ma soprattutto sul malato e sul modo in cui
egli affronterà la sua malattia”. Mentre nella medicina
scientifica la malattia è concepita soltanto come un fenomeno naturale, questo libro si prefigge di mostrare l’aspetto umano dei processi patologici reali, quell’aspetto, cioè,
che è legato al fatto che, nella medicina clinica, la malattia è sempre malattia di una persona e che essa si svolge
in uno specifico contesto umano. Il libro, però, non si limita a raccomandare al medico di tenere conto anche
della dimensione umana che le malattie assumono quan-
Giovanni Federspil
290