Esame di Economia Politica - Istituzioni (A-K)

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Esame di Economia Politica - Istituzioni (A-K)
Svolgimento sintetico della prova scritta del 3 novembre 2009
1) (a) Si consideri il mercato dei beni di un’economia senza intervento pubblico, cioè senza
tassazione né trasferimenti, e si derivi il moltiplicatore del mercato dei beni….
In questa economia la domanda aggregata Z è data solo da consumi e investimenti, C + I, quindi, ipotizzando la
semplice funzione del consumo lineare, la condizione di equilibrio è Y = c0 + c1Y + I. Risolvendo in Y, si individua il moltiplicatore: Y = 1/(1-c1) ⋅[c0 + I]; il moltiplicatore è la frazione iniziale, e chiaramente è maggiore di
uno e cresce al crescere della propensione marginale al consumo.
… (b) Si consideri poi un’economia dove la tassazione dipende dal reddito, in assenza di
trasferimenti, e nuovamente si derivi il moltiplicatore….
In questa economia il reddito disponibile è definito come Y – t⋅Y = Y(1-t), dove t è l’aliquota della tassazione (ricordiamo che non ci sono trasferimenti). Il consumo dipende dal reddito disponibile, dunque C = c0 + c1Y(1-t), e
inoltre la domanda aggregata contiene ora anche la spesa pubblica. Dunque la condizione di equilibrio è Y = c0 +
c1Y(1-t) + I + G. Risolvendo in Y, si individua il nuovo moltiplicatore: Y = 1/[1-c1(1-t)] ⋅[c0 + I + G]. In questo
caso il moltiplicatore, che è ancora maggiore di uno, come prima cresce al crescere della propensione marginale
al consumo, ma diminuisce al crescere dell’aliquota della tassazione.
… (c) Si confrontino i due moltiplicatori sopra ottenuti
Il secondo moltiplicatore è chiaramente inferiore al primo, perché il denominatore è maggiore di prima (1-c1+c1t,
mentre prima era 1-c1). La ragione logica è che adesso, per ogni unità di reddito esborsato dalle imprese, una
quota inferiore a uno va alle famiglie come reddito disponibile (per via della tassazione), e dunque ogni unità di
reddito pagato si traduce in minor consumo, riducendo l’effetto moltiplicativo.
2) Si consideri un’economia ‘marxiana’ composta da due settori, e si discutano le condizioni
sotto le quali tale economia si può ‘riprodurre’ in equilibrio, in termini di riproduzione sia
‘semplice’ sia ‘allargata’.
I due settori sono quelli che producono i mezzi di produzione (settore 1) e i beni di consumo (settore 2). Ciascuno dei due settori produce beni il cui valore W è dato dalla somma di capitale fisso C, capitale variabile V e plusvalore S. Dunque abbiamo: W1 = C1 + V1 + S1 e W2 = C2 + V2 + S2.
I prodotti del primo settore servono a ricostituire i mezzi di produzione utilizzati in entrambi i settori, ed eventualmente ad ‘allargare’ la scala di produzione nel caso in cui i capitalisti intendano usare una quota γ del loro
reddito (il profitto o plusvalore) in tale direzione. Per aversi equilibrio tra produzione e domanda di mezzi di produzione deve allora essere soddisfatta la seguente condizione: C1 + V1 + S1 = C1 + C2 + γ⋅(S1+S2). Si avrebbe riproduzione ‘semplice’, cioè ogni ciclo al medesimo livello del ciclo precedente, se avessimo γ=0 (nessun acquisto di nuovi mezzi di produzione); la riproduzione allargata significa invece γ>0; e la riproduzione massimamente allargata equivale a γ=1 (i capitalisti vivono d’aria e spendono tutto il loro reddito in mezzi di produzione).
I prodotti del secondo settore servono a soddisfare la domanda di consumo dei lavoratori, più quella eventuale
dei capitalisti, una quota λ dei loro redditi. Per aversi equilibrio tra produzione e domanda di mezzi di consumo
deve allora essere soddisfatta la seguente condizione: C2 + V2 + S2 = V1 + V2 + λ⋅(S1+S2).
Affinché siano soddisfatte entrambe le condizioni, occorre che λ+γ=1 (lo si può vedere o sommando tra loro le
due condizioni di equilibrio, oppure semplificando entrambe e poi confrontando); occorre cioè che sia soddisfatta
la ‘legge di Say’: sia i lavoratori, sia soprattutto i capitalisti, devono spendere interamente i loro redditi.
Naturalmente, in un’economia basata su decisioni decentrate, la circostanza che entrambe le condizioni siano
soddisfatte, pur essendo possibile, ‘è un caso’.
3) (a) Si spieghi brevemente cos’è, da cosa dipende, e come, la domanda moneta per le transazioni…
La moneta serve innanzitutto per effettuare scambi. Allora, l’ammontare di moneta necessario e di conseguenza
domandato dagli operatori, dipende dall’ammontare degli scambi in valore, la qual cosa dipende a sua volta
dall’ammontare del reddito (produzione e domanda) nominale. Dunque possiamo dire che la domanda di moneta
per transazioni è proporzionale al reddito nominale (€Y, nei simboli di Blanchard): al crescere di reddito o prezzi
essa aumenta.
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… (b) Si spieghi brevemente cos’è, da cosa dipende, e come, la domanda speculativa di
moneta…
Vi è però un’altra parte della domanda di moneta, dovuta al fatto che si desidera detenere moneta anche in funzione degli accadimenti dei mercati finanziari, sintetizzati dall’andamento del tasso di interesse. Blanchard spiega la cosa in modo semplice, dicendo che se il tasso di interesse aumenta diventa più interessante per il pubblico
rinunciare a moneta per detenere invece dei titoli, che appunto pagano interessi.
Un poco più articolato è invece il ragionamento svolto da noi a lezione. Il tasso di interesse influenza il prezzo
dei titoli (a cedola fissa): se il tasso di interesse odierno aumenta il prezzo dei titoli che sono in circolazione diminuisce. A questo punto però, una parte degli operatori, gli speculatori, capisce che date loro aspettative sul
prezzo futuro dei titoli (cioè del tasso di interesse futuro), un aumento odierno del tasso di interesse, facendo abbassare il prezzo odierno dei titoli, rende più probabile ottenere un guadagno in conto capitale acquistando oggi
titoli a prezzo basso e rivendendoli domani a prezzo maggiore. Allora, un aumento del tasso di interesse (odierno) induce gli speculatori a desiderare più titoli, e dunque meno moneta.
Con entrambi i ragionamenti, quello semplice di Blanchard o quello più articolato, deduciamo che la domanda di
moneta (noi diremmo speculativa, cioè quella degli speculatori) decresce al crescere del tasso di interesse.
…(c) Si deduca, da quanto sopra, la curva LM.
Quindi la domanda totale di moneta dipende da due variabili: da una parte essa aumenta all’aumentare del reddito (e dei prezzi), dall’altra essa diminuisce all’aumentare del tasso di interesse. Se pretendiamo che vi sia equilibrio sul mercato della moneta per una data offerta di moneta decisa dalla banca centrale, occorre che le due variabili, reddito nominale e tasso di interesse, si muovano in modo da lasciare in alterato il totale della domanda di
moneta. Questa è l’origine logica della curva LM, che include tutte le coppie reddito-tasso che tengono in equilibrio il mercato della moneta per un’offerta data.
In termini logici: supponiamo di partire da una situazione di equilibrio sul mercato della moneta, e immaginiamo
che il reddito aumenti. Ciò fa aumentare la domanda di moneta per le transazioni; ma allora occorre che diminuisca pro tanto la domanda ‘speculativa’ di moneta, e ciò può accadere solo se il tasso di interesse aumenta. Ne segue che, per mantenere in equilibrio il mercato della moneta, la due variabili si muovano nella medesima direzione. La curva LM, dunque, è crescente.
In alternativa, si può usare l’argomento grafico della figura 5.6 del Blanchard (o ‘l’equivalente nelle mie note di
lezione).
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