PARROCCHIA SAN NICOLAO v.
TASSAROLO (AL)
PARROCCHIA
DI SAN NICOLAO v.
INTERVENTI CONSERVATIVI E DI RESTAURO
DEL PRESBITERIO, CAPPELLE LATERALI
E NAVATA CENTRALE
PROVINCIA DI ALESSANDRIA - DIOCESI DI ALESSANDRIA - COMUNE DI TASSAROLO
L’intervento di restauro è stato possibile
grazie ad alcuni contributi da parte:
Regione Piemonte attraverso L.R. 58/78
Fondazione CRT
Pro Loco Tassarolo
Buona volontà di tanti parrocchiani
Questa pubblicazione è stata pensata e curata
dal Parroco don Paolo Favato.
In copertina:
Uno scorcio di Piazza Libertà con facciata della parrocchiale.
(foto di Sandrino Bruno)
COMUNE DI
TASSAROLO
Il restauro di una Chiesa è sempre segno di una fede che si esprime anche attraverso la visibilità di opere che diventano testimonianza della presenza dell'amore
di Dio nel mondo e della risposta dei credenti al Dio che si è rivelato. Questa incarnazione della fede come alleanza tra Dio e gli uomini si esprime in luoghi e
tempi che ne connotano e diversificano la natura.
Dunque, plaudo non solo allo zelo del Parroco don Paolo Favato e della popolazione per l'opera intrapresa e compiuta, ma anche alle modalità con cui il restauro è stato compiuto. Infatti, come è detto bene nelle relazioni tecniche, si è
cercato di recuperare e ripercorrere, per quanto possibile, il processo storico che
si legge nella architettura e pittura dell'edificio al fine di ridare consapevolezza
alla dinamica che è sottesa alla Chiesa parrocchiale.
Questa preoccupazione artistica ben condivisibile va vista anche ad un altro livello che riguarda più propriamente l'aspetto religioso dell'edificio. Infatti, la fede
cristiana si radica nel tempo e nello spazio per poter rimanere legata alla sua sorgente che è Cristo, annunciato e testimoniato in ogni luogo. Come il restauro artistico compiuto permette di cogliere la continuità delle forme attraverso cui si
legge il vecchio ed il nuovo, così la fede deve esprimere le proprie radici senza
omettere le necessarie innovazioni che ne permettano l'incarnazione in ogni
tempo e luogo.
Mentre ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo
restauro, mi auguro che questo evento stimoli questa amata comunità di Tassarolo
ad un sempre maggior impegno nell'annuncio e nella testimonianza del Vangelo
così da far risplendere non solo le pietre materiali del suo tempio, ma anche le
“pietre vive”, che sono gli stessi credenti, affinché il mondo conosca Cristo Signore, nostro Salvatore e speranza delle genti.
Con una particolare benedizione
+ Giuseppe Versaldi
Vescovo di Alessandria
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COMUNE DI
TASSAROLO
Lusingato e con profonda emozione, presento questo volume contenente precisi
documenti fotografici del lungo e paziente restauro riguardante la nostra amata
chiesa Parrocchiale di San Nicolao v., iniziato nel mese di settembre del 2007 e conclusosi nell’estate 2009.
La tenacia, l’impegno e la volontà del Parroco Don Paolo, unita a quella dei parrocchiani, delle associazioni PRO LOCO e SUPMS e delle Istituzioni hanno permesso infatti gli interventi di restauro, realizzati con sapiente competenza.
Questa pubblicazione, purtroppo anche testimonianza di un doloroso evento calamitoso: il terremoto che ha colpito la comunità di Tassarolo nella primavera del
2003, è quindi l’assunto di un laborioso lavoro svolto attraverso varie fasi che hanno
riportato alla bellezza di un tempo la nostra chiesa parrocchiale e i suoi tesori, oggi
degnamente valorizzati.
Paolo Castellano
Sindaco di Tassarolo
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UFFICIO PER I BENI CULTURALI
IL DELEGATO VESCOVILE
Chi entra in una chiesa per fede, è affascinato dalla certezza della reale presenza, in
essa, del Divino.
Chi entra per curiosità, si sente trasportato dal contenuto artistico che in essa è custodito e mentre alza lo sguardo verso l’alto, si sente in ogni modo trasportato verso
una Presenza ricca di bontà.
In ambo i casi è il cuore che parla alla mente dell’uomo; nel primo per sussurrargli
parole d’amore di un Dio che si è fatto uomo per essere a contatto con tutti e con
ciascuno.
Nel secondo, per ricercare e poi accrescere la convinzione che la bellezza delle cose
umane è il riflesso, seppur pallido, dell’immagine del Padre.
Così, quando una chiesa torna a risplendere di quella luce che fu nelle intenzioni di
chi la costruì, si rivive una pagina del passato che costituisce la premessa per il futuro.
La parrocchiale di Tassarolo, grazie all’impegno di chi ha promosso il restauro, vive
in questi giorni l’entusiasmo di un tempo nella certezza di proporre nuovi spunti di
meditazione che grazie alle forme dell’arte, si proietta verso un domani capace di
confermare le antiche fonti della fede.
Il restauro di una chiesa non si limita a togliere la patina che il passare degli anni ha
lasciato inesorabile sulle cose, ma si propone di far percepire a tutta la comunità che
in essa gioisce, si commuove e soprattutto prega, che quel velo reso brillante dall’intervento di recupero altro non è che la carezza lasciata su pareti ed arredi da una
moltitudine di fedeli che nel tempio sono stati ascoltati, compresi e consolati da
Dio.
Una carezza che oggi riceviamo anche noi, grati ad altri che ora ci permettono di
sentirci accolti e protetti in quella “casa” che è luogo di fraternità e dove ciascun figlio, senza timore, può incontrasi con il Padre e riceverne quell’abbraccio che è vincolo dell’Amore senza fine.
Non posso che plaudire a questa iniziativa ed incoraggiarne la continuazione invocando sulla comunità di Tassarolo quell’augurio con il quale anticamente si chiudevano i documenti ufficiali conservati nell’archivio: “…Dio salvi le nostre anime”
ed a questa mi permetto di aggiungere: il Signore benedica sempre questa porzione
del Suo gregge e per intercessione di Maria, la protegga in ogni momento!
Orsini diac. prof. Luciano
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PREFAZIONE
Non è solo dagli archivi parrocchiali che si può venire a conoscere la storia dei nostri
paesi. La Chiesa conserva elementi che, oltre a richiamare la propria complessa storia, ricordano anche quella delle persone che vi hanno collaborato: persone semplici,
comuni, ma che con il loro coraggio, il loro sacrificio e la loro fede hanno contribuito
a segnare passaggi della vita di questa piccola comunità e testimoniare quello che
poteva essere in passato.
Il restauro della parrocchiale, dedicata a San Nicola Vescovo di Mira, ha voluto porre
come obiettivo la ricostruzione, per quanto possibile e sulla base degli elementi trovati, delle diverse fasi di crescita dell’edificio e quindi la lettura del suo grado di trasformazione durante i secoli.
Per questo fine si è ritenuto opportuno l’utilizzo di diversi metodi. Parallelamente
si sono portate avanti una ricerca storica e un analisi di tipo materico dell’edificio,
mettendo in relazione i risultati e confrontandone le parti.
Abbiamo svolto il nostro lavoro cercando di non scartare nessuno spunto di quelli
che potessero venirci da ogni ambito, consapevoli del fatto che la reale importanza
di ognuno di questi si sarebbe manifestata solo alla conclusione dei lavori.
Ne è risultata così una storia più complessa di quella che era stata descritta nel
passato, ma che proprio per le tante caratteristiche uniche riscontrabili sulla materia di questa chiesa, a nostro parere sembra meglio appartenerle.
L’intera ricerca è stata portata avanti guidati non tanto dal miraggio di una soluzione inequivocabile, quanto piuttosto dalla consapevolezza dell’utilità del nostro
lavoro per scrivere ancora qualche pagina di storia di questo monumento.
Le ora visibili e complesse stratificazioni presenti nelle pareti della chiesa, sono
state rese di ancora più difficile lettura dai molti restauri o modifiche degli ultimi
decenni, che hanno interessato tutte le distinte parti della chiesa, dall’esterno all’interno, sia dal punto di vista architettonico che pittorico.
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La scarsa attenzione all’aspetto conservativo ha infatti causato la perdita di diversi
elementi che non venivano riconosciuti come appartenenti ad un epoca sia storica
che artistica degna di nota.
Mi rendo conto quindi, che l’aspetto rinnovato e così ritrovato della Parrocchiale
possa risultare ai molti incomprensibile perché privo di quell’unitarietà e continuità artistica che si era cercato di dare con il penultimo intervento di restauro
operato negli anni ‘70.
A Don Paolo Favato va il mio grazie, la mia stima e l’ammirazione per il coraggio
che ha avuto nell’intraprendere un’impresa comunque ardua, dove accanto a
quella che può essere la perplessità di molta gente si affianca il forte desiderio di
donare alla propria comunità un po’ di storia ancora non scritta, di lasciare il ricordo di quello che è stato l’operare dei nostri avi, di ricordare come la memoria
storica del proprio passato possa essere di stimolo e di aiuto a progettare il proprio
futuro.
Non si può amare il paese di appartenenza senza conoscerne la storia, non si può
ideare la propria vita dimenticando origini e radici o abbandonando quel bagaglio
di valori che ha costituito l’ossatura degli avi e il loro operato.
Questo lavoro vuole essere anche la memoria di quanto in passato è stato fatto
per la chiesa di Tassarolo e di quanto non ne sia mai stato scritto, a ricordo di
una comunità che ha costruito la sua storia anche all’interno di queste mura.
Francesca Regoli
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CENNI STORICI
La Chiesa Parrocchiale di Tassarolo dedicata a San Nicolao di Mira si presume
sia l’ampliamento di una precedente posta a lato del vecchio cimitero del paese,
com’ è dimostrato dal corpo di fabbricato ancora esistente sul lato destro della
facciata, la quale presenta una scalinata in materiale di arenaria locale o “pietra di
Gavi”.
Da un dipinto databile attorno al 1600 (collezione privata) è visibile la Chiesa di
dimensione ridotte rispetto quello attuale, due finestre e la facciata parzialmente
coperta da una casa rustica: si nota anche la torre campanaria più piccola di quella
attuale.
La citazione di un prevosto si trova per la prima volta nel 1635. I documenti ricordano che la Parrocchia fu sede di vicario foraneo e aveva assoggettate le Parrocchie di Tramontana, S. Antonio, Castelletto Adorno (d’Orba), Capriata
d’Orba, S. Cristoforo e la Pieve di Pasturana.
La visita apostolica del 1646 da’ una minuziosa descrizione dell’edificio Sacro con
un dettagliato inventario delle suppellettili di cui era dotata la Parrocchiale. Questo documento cita i tre altari esistenti: l’altar maggiore, quello dedicato a Sant’Agata e quello intitolato alla Madonna del Rosario.
L’attuale costruzione è un rifacimento del 1800, come si evince da una scritta del
Rev. Don Rocco Bozzola nel 1930 sul Registro dello Stato Patrimoniale, secondo i
dettami della Circolare della S. Congregazione del 20 giugno 1929.
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In essa il Parroco riporta:
“...come già detto non esistono in Archivio documenti nè nulla si sa per tradizione
della edificazione della Chiesa Parrocchiale. Si presuppone che certo dopo il 1800
sia stata ampliata e sollevato il tetto ed il volto, come lo dimostrano le finestre più
chiuse in muratura. Lo stile della chiesa è romanico comune senza alcun pregio artistico o storico. Il suo stato interno è abbastanza ben conservato mentre all’esterno
lascia a desiderare molto, per intonaco ai muri, la pulizia e certe riparazioni al campanile e la spesa di tutto ciò non so se si debba addebitare alla Fabbriceria o al Comune. Ultimamente nel 1910, si è rifatta a nuovo tutta la facciata della Chiesa
richiesta dallo strapiombo di essa; quindi si è rifatta su nuovo disegno con finte lesene, nuovo disegno a fresco sul frontespizio l’immagine del Santo titolare eseguito
dall’esimio pittore prof. Bertelli...” figlio di Santo e parente peraltro degli altrettanto
famosi fratelli Montecucco di Gavi, scultore il primo e pittore il secondo.
Nella seconda metà dell’ottocento venne installato l’organo posto al di sopra della
bussola d’ingresso, in legno dipinto di semplice fattura, costruito da Camillo Guglielmo Bianchi, allievo del Serassi. In quella occasione venne collocata la porta d’ingresso in legno di pioppo.
L’ultima fase decorativa, ancora visibile nelle pareti e nella volta della navata centrale,
risale ad un intervento operato dal pittore Vignoli tra il 1967e il 1970. La bozza di
progetto, ancora conservata in canonica, prevedeva una decorazione più articolata
e complessa, ma vicissitudini diverse portarono all’esecuzione di una più modesta
pittura, senza elementi figurati o di pregio che valorizzassero l’ampiezza della chiesa.
La tinteggiatura generale poi, era di un colore grigio, che nel tempo, grazie anche
allo sporco e alla polvere depositatasi, ha reso la parrocchiale buia e spenta, penalizzata dalla poca luce naturale che si rifletteva su superfici scure.
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L’INTERVENTO
DI RESTAURO
Il complesso intervento di restauro, iniziato il 20 settembre 2007 e terminato nel
luglio 2009, ha previsto dapprima una campagna di saggi stratigrafici mirati ad
un preliminare studio sulla situazione decorativa sottostante.
A seguito infatti del terremoto del 2003, le crepe e i distacchi venuti a crearsi avevano lasciato intravedere qualche sporadico frammento di colore sotto l’intonaco
esistente.
Il risultato di questi saggi ha evidenziato una serie di sovrapposizioni pittoriche
eseguite in tempi diversi e in zone altrettanto diverse dell’interno dell’edificio.
Le decorazioni e gli strati di colore erano testimonianza di un percorso storico
della chiesa assai complesso, frutto di tempi o esigenze non stilisticamente legate
tra di loro e tali da creare, ad oggi, confusione e difficoltà in quella che vuole
essere la lettura storico e artistica dell’edificio.
Alcuni particolari decorativi, ad esempio, si sono ritrovati solo nel presbiterio o
nelle cappelle laterali, mentre la navata ha riservato altre decorazioni – più recenti
e meno importanti – conseguenza anche di quelle ristrutturazioni architettoniche
che avevano interessato questa parte di aula.
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PRESBITERIO
Il primo lotto di lavori ha riguardato il presbiterio.
L’intervento è iniziato nel Settembre 2007 con il discialbo eseguito meccanicamente a bisturi di tutta la superficie. Il risultato, soprattutto nelle pareti, è stato
il ritrovamento di fasi pittoriche risalenti ai sec. XVI-XVII: si tratta di motivi decorativi floreali di contorno alle nicchie esistenti, molto frammentari ma ricollegabili, secondo il parere del Dott. Giovanni Donato della Soprintendenza ai Beni
Artistici, Storici e Etnoantropologici di Torino, a pitture tutt’ora presenti nella
Collegiata di Novi Ligure e risalenti a quel periodo.
Sempre a questa fase è legato anche il ritrovamento della scritta: “Divo Nicolao
Magno” dove superstiti sono solamente le parole Divo e Magno, frammentarie
ma visibili, mentre il nome
Nicolao è stato nascosto
(salvo le lettere N e O) da uno
strato d’intonaco spesso diversi millimetri.
Questo intonaco fu eseguito
in seguito alla sistemazione
della ricca cornice in stucco,
in origine colorata e poi ridipinta nel ‘900, all’interno
della quale è ancora oggi col14
locato il dipinto su tela raffigurante San Nicolao Vescovo. Storicamente questo
intervento si può collocare nel sec. XVIII e ciò giustificherebbe la sovrapposizione
di uno strato d’intonaco alla fase pittorica più antica.
Nel presbiterio, dal cornicione fino al pavimento, si può considerare ripristinata
una fase pittorica che va dal sec. XVI al sec XIX, dove alle decorazioni più antiche
delle nicchie si sovrappongono le lesene dipinte a finte scanalature e la cornice in
stucco, necessaria alla collocazione del dipinto. Il colore ritrovato è tipico della
decorazione a stucchi di quegli anni, solitamente neutra o velata con colori molto
leggeri.
La presenza consistente
di elementi decorativi e
architettonici dei sec.
XVI e XVII è anche
giustificata dall’altare
maggiore (edificato nel
1763) in finissimi
marmi policromi, dal
Tabernacolo del Santissimo e dal Tabernacolo
per la custodia degli Oli
Santi in finissimo
marmo del 1475 posto
sulla parete destra del
presbiterio e recante lo
stemma dei Sauli. Quest’ultima si può considerare una delle opere
più importanti, oltre
che antiche, conservate
all’interno della Chiesa,
che fanno del presbiterio, la parte dell’edificio
meno
traumatizzata
dalle modifiche strutturali che la chiesa ha subito nel tempo.
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Si suppone che elementi di tale pregio
si dovessero trovare
anche nella navata.
La decorazione, ora
restaurata, visibile
nelle ultime due lesene di destra, accanto la Cappella
precedentemente
dedicata alla Madonna del Rosario,
testimonia una pittura certamente
presente nella navata prima dei successivi ampliamenti che ne hanno modificato
l’assetto.
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Al contrario il soffitto del presbiterio ha mantenuto la decorazione novecentesca
operata dal Vignoli, restaurata, ripulita e volutamente conservata poiché l’eliminazione di questo strato pittorico avrebbe vincolato anche la rimozione dei numerosi rosoni in rilievo dorati e degli stucchi. La decisione è stata frutto di una
campagna stratigrafica che non ha rilevato elementi di spicco, se non nelle lunette
della volta dove si sono rinvenute due finte finestre con griglia in ferro dipinta,
ad imitazione di quelle che effettivamente dovevano esistere in passato e che sono
state murate successivamente.
CAPPELLE LATERALI
Gli altari laterali erano fino all’inizio dei lavori di restauro,
dedicati alla Madonna del Rosario (altare di destra) e a
Sant’Agata (altare di sinistra).
In essi trovavano infatti collocazione rispettivamente la statua lignea della Madonna del
Rosario e la tela con rappresentata Sant’Agata, inserita tra le
cornici lignee.
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Dopo l’intervento di restauro che ha previsto, oltre che nelle pareti e nella volta
anche negli altari la rimozione a bisturi di tutti gli strati pittorici sovrapposti, si è
scoperto che quello dedicato alla Madonna del Rosario era in realtà quello di sinistra e quello dedicato a Sant’Agata quello di destra. Il cartiglio con la scritta
posto al di sopra delle nicchie ha evidenziato la dicitura originale.
L’impianto seicentesco dell’altare ligneo, la cui presenza era già confermata nei
documenti della visita apostolica del 1646, ha subito nel tempo modifiche strutturali, sostituendo quello che era la cornice adatta ad accogliere la tela dipinta con
una nicchia (e nuova cornice) più idonea alla collocazione della statua.
Ciò giustifica anche la sovrapposizione di strati di colori e di smalti (l’utilizzo
dello smalto lucido negli anni 70 voleva simulare l’effetto dello stucco lucido o
del marmo) sull’essenza lignea originale. Entrambi gli altari, discialbati dallo
spesso strato di colore che li ricopriva, hanno riacquistato la loro patina originale,
e le colonne tortili, dipinte di nero, hanno evidenziato un colore di fondo chiaro
con tralcio di fiori colorati in rilievo attorcigliati lungo tutta la colonna.
Le dorature, eseguite per dare preziosità ad alcuni elementi architettonici, in realtà
eseguite grossolanamente, nascondevano un colore originale chiaro, che voleva
probabilmente imitare lo stucco.
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Le pareti e la volta hanno rivelato
solo una tinta monocroma, forse
conseguenza di ampliamenti del
tetto che avevano riguardato anche
la navata e che, con probabilità, avevano cancellato le precedenti decorazioni. Questo tono azzurrino è
stato ripreso pittoricamente con
spugnature e velature. Le lesene angolari invece hanno evidenziato una
decorazione a finto marmo rosa e,
in uno strato sottostante, parte della
decorazione a finta lesena scanalata
che si era trovata anche nel presbiterio.
Di particolare pregio sono i capitelli
in stucco delle cappelle. Pesantemente ritoccati e ricoperti da una
doratura grossolana, le modanature
avevano perso spessore e i dettagli
resi irriconoscibili dallo spesso strato
di colla e gesso che li ricopriva.
Al posto degli ovuli, tipici nella scelta dei motivi ornamentali per i capitelli, si
sono rinvenuti dei visi, profili di volti uguali eseguiti con elegante maestria. Alcuni
di questi, persi e molto deteriorati, avevano probabilmente motivato l’intervento
di reintegrazione con la doratura e lo stucco per completarne la mancanza.
Nella cappella laterale di
destra oltre alla tinta monocroma delle pareti, è
stata ritrovata parte di
una decorazione più antica, frammentaria, ma
sicuramente degna di
nota poiché riecheggia
quella che poteva essere
la decorazione pittorica
di tutta la chiesa negli
anni passati.
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NAVATA CENTRALE
Il complesso intervento
che ha riguardato la navata centrale, volta, pareti
e controfacciata, seguito
in tutte le sue fasi di lavoro dal funzionario della
Soprintendenza ai Beni
Artistici Storici ed Etnoantropologici di Torino,
Dott. Giorgio Careddu, è
stato in parte vincolato
dal precedente intervento
eseguito nel presbiterio.
La conservazione della
volta dipinta dal Vignoli
intorno agli anni 196770, è stata voluta anche
in conseguenza del mantenimento di una lettura
pittorica coerente di
quello stesso intervento
eseguito negli anni settanta in tutta la chiesa.
Le volte della navata e del
presbiterio, pur discostandosi da quello che
doveva essere il progetto
decorativo originale, più
complesso e arricchito da
cornici e stucchi dorati e
visibili nella bozza dipinta conservata in canonica, mantengono una
fase decorativa più ricca
rispetto le pareti, semplicemente monocrome.
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Il ritrovamento nelle pareti del presbiterio di una fase pittorica sei-settecentesca
ha fatto supporre in principio, ritrovamenti analoghi anche nella navata, ma l’operazione di discialbo, affiancato allo studio di fonti d’archivio, ha riportato in luce
una fase decorativa più tarda, attribuibile alla metà dell’ottocento.
Questa fase si ricollega alle modifiche strutturali che hanno riguardato la navata:
l’innalzamento del tetto e l’ampliamento dell’aula prima, la chiusura delle finestre
nelle pareti laterali e l’inserimento dell’organo e della sua cassa poi (dopo la seconda metà dell’ottocento), e ancora la sostituzione del pulpito ligneo (presente
fino agli anni 50) in quella parete che oggi conserva la cornice marmorea e la tela
dell’ Annunciazione della Vergine, originariamente alloggiato con la stessa cornice,
sul coro dell’Oratorio della SS. Annunziata.
Al momento quello che noi possiamo vedere nelle pareti (formate da nicchie separate da lesene accoppiate a due a due) sono le diverse fasi pittoriche succedutesi
nel corso degli anni:
- la fase bianco-grigio si riferisce al periodo più antico, quello che si avvicina al
colore delle pareti del presbiterio. In origine la chiesa doveva avere un aspetto
molto più luminoso, tipico di una fase artistica in cui i colori tenui davano valore
agli stucchi e ai volumi lineari. In questa fase si sono conservati tutti i segni della
picchettatura, ossia di quel procedimento che volutamente veniva eseguito con
martelletti e picozze appositamente per far aderire l’intonaco nuovo successivo.
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Prima del restauro
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Dopo il restauro
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- Fase grigio-azzurrina. E’ la
fase sovrapposta all’intonaco
di cui sopra. In questa fase dovevano anche essere presenti le
finestre o aperture, collocate
sotto il cornicione e murate
in un secondo tempo.
Questa decorazione si accompagnava alle lesene gialline e a
triangoli decorati presenti nei
pennacchi. Il colore ora rinvenuto è leggermente più
chiaro, conseguenza anche
delle operazioni di discialbo e
di sovrapposizione della calce
in epoca successiva. In origine
i colori dovevano essere più vivaci e in contrasto tra di loro.
Nella controfacciata della
chiesa e nella parete di raccordo con il presbiterio, sempre legate a questa fase, vi
sono frammenti di decorazione marezzata che sicuramente riguardavano tutta la superficie, ma di cui se ne sono conservati solo pochi
frammenti. La decorazione si raccordava intorno a due nicchie poste sopra la porta
di accesso al campanile (sulla destra) e una finta porta (sulla sinistra), che si sono
ritrovate sotto lo strato d’intonaco dell’ultima fase decorativa.
Un altro frammento di decorazione legato a questa fase si è rinvenuto sopra la
cappella del Fonte battesimale situata dall’ingresso della chiesa sul lato sinistro.
Forse la rappresentazione del Battesimo di Cristo: al momento si può intuire solo
la cornice e il frammento di un piede.
- Fase grigia. Questa ultima fase si collega all’operato del Vignoli. In quegli anni
si usava molto rimuovere gli strati d’intonaci danneggiati per sostituirli con altri
a prevalente carattere cementizio. La conseguenza, soprattutto nelle parrocchie
con problemi di umidità, si è vista nel tempo e ancora oggi, nelle parti d’intonaco
che non è più possibile rimuovere, sono visibili macchie scure di umidità e efflorescenze saline ancora in corso.
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Le parti basse, dove l’intonaco
cementizio era più persistente,
che si sono riuscite a rimuovere, hanno rilevato uno zoccolo dipinto color marrone
scuro, alto dal pavimento
circa un metro.
Lo zoccolo scuro dipinto si
può riscontrare in molte
chiese (Parrocchiale di Castelnuovo Scrivia, Volpedo, Novi
Ligure) ed è tipica di un periodo a cavallo dei sec. XVII e
XVIII, quando poi fu sostituita e coperta da pannelli in
pietra o in marmo.
Queste sono le fasi decorative
più importanti, ma tra di loro
se ne sono inserite altre che sicuramente erano legate ad
operazioni di manutenzione
ordinaria accennate prima o
anche ad esigenze diverse.
Una fase color rosa doveva essere precedente agli anni settanta ma è stata poi sostituita dal grigio genovese di moda in quegli anni ed eseguito dal Vignoli.
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CONCLUSIONI
L’intervento di restauro ha cercato di restituire parte di quello che era l’originale
aspetto della chiesa, traumatizzato dai suoi svariati interventi eseguiti talvolta senza
criterio logico o senza considerare gli effetti postumi che ne sarebbero scaturiti.
Va pure considerato che questo intervento, durato comunque due anni, ha cercato
di legare fasi pittoriche e storiche che si sono susseguite nel corso di quattrocento
anni, in maniera diversa tra di loro con particolari meritevoli di essere conservati
e altri che potevano essere tralasciati.
Come anticipato prima, l’unico elemento di raccordo, volutamente conservato e
facente capo all’ultimo grosso intervento di restauro eseguito, si ritrova nella volta
di tutta la chiesa e riecheggia la tendenza che si aveva ancora in quegli anni di
“restaurare” le cose ammalorate sostituendole o modificandole del tutto, tralasciando tutti i dettagli che potevano riguardare la storia stessa della chiesa.
In poche parole, l’intervento operato negli anni 70 ha modificato ancora una volta
l’aspetto artistico della chiesa, aggiungendo elementi come gli stucchi e le cornici
e ridipingendo, in modo da dare uniformità, quelli che erano dettagli storici importanti, ma ritenuti troppo complicati da restaurare (si pensi agli altari laterali e
ai capitelli in stucco). Le pareti poi erano semplicemente state ridipinte con tinta
monocroma.
La scelta quindi di sacrificare le pareti “anonime” con una serie di operazioni di
discialbo che evidenziassero le diverse sovrapposizioni pittoriche, è nata con lo
scopo di consegnare alla chiesa (e soprattutto alla popolazione) non solo un po’
di storia locale, ma anche il ricordo di chi proprio in questa parrocchia aveva dato
a suo tempo il contributo, aiuto morale o economico che a quei tempi era sentito
come un dovere nei confronti della Chiesa e della propria cittadina.
30
INDICE
Introduzioni
pag.
3
Prefazione
pag.
6
Cenni storici
pag.
9
L’intervento di restauro
pag.
11
Presbiterio
pag.
13
Cappelle laterali
pag.
19
Navata cenrale
pag.
23
Conclusioni
pag.
30
31
Finito di stampare nel mese di settembre 2009
da Tipografia E. Canepa in Spinetta Marengo