52. Il centro storico di Teglio e il castello

52. Il centro storico di Teglio e il castello
Gianluigi Garbellini
Suggestivo scorcio sulla millenaria chiesa di San Pietro, tipico esempio del Romanico comasco-ticinese (foto: U. Zecca)
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Il centro storico di Teglio a m 880 slm, contrassegnato dal
campanile della chiesa di S. Eufemia, nella conca al riparo
del dosso del castello (foto: U. Zecca)
Singolare il sito del centro storico di Teglio,
adagiato nella conca dell’altopiano delimitata
a sud dal dosso del castello che lo protegge e
lo sottrae totalmente alla vista dal fondovalle.
In effetti, a imporsi sul solco dell’Adda,
sopra i terrazzi dei vigneti, è unicamente la
ripida parete delle rocce sovrastate dalla torre, che nasconde la parte antica del paese.
Che Teglio sia uno degli insediamenti più vissuti e più interessanti della Valle è a tutti
noto, considerate le numerose testimonianze della preistoria, dell’età romana, dei secoli medievali, dell’età moderna in un ininterrotto continuum di storia ricco di eventi.
Il centro del borgo conserva tuttora un vivo
dinamismo per la presenza di strutture ricettive, negozi, uffici amministrativi e parrocchia e ha mantenuto inalterata la sua fisionomia, nonostante il paese sia cresciuto
notevolmente dal punto di vista urbanistico.
Perno dello sviluppo furono il castello, la pieve
e la curia della castellanza (oggi sede del comune): tre edifici e tre “poteri” emblematicamente allineati sullo stesso asse, tra loro vicini
e prossimi alla platea (la piazza) la stessa che
divideva la “terra mastra” nelle squadre di Verida a est e di Pertinasco a ovest, ciascuna con
le proprie contrade, alla quale si correlavano
le vicinanze di Boalzo, Aprica, Carona e Granìa.
Tralasciando la chiesa di Santa Eufemia, che
merita una trattazione a parte, diversi sono i
documenti del passato facilmente rintracciabili
nel cuore di Teglio. Tra i primi è il castello, il
Castrum Tilium, che diede il nome di Vallis Tellina alla valle dell’Adda e del quale restano ora
solo la torre e l’attiguo oratorio di Santo Stefano, già patrono delle milizie. Entrambi dominano dall’alto il colle, cinto su tre lati dal fitto
bosco di abeti, larici, aceri e faggi piantumati
a partire dagli anni Trenta del secolo scorso per
creare un polmone verde a due passi dal centro. Anche l’ondulata superficie della sommità,
un tempo regno dei campi di grano saraceno,
è ora un riposante parco, dove natura e paesaggio, uniti alla storia evocata dai monumenti, creano un’atmosfera del tutto particolare.
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Dalla torre, chiamata non a torto dèli bèli mìri,
lo sguardo spazia all’interno su tutto l’altopiano tellino e, per più di sessanta chilometri, sulla Valle. Tormentata fu la storia del possente
maniero nato da un castelliere preistorico ed
edificato probabilmente in epoca romana, distrutto nel corso del Medioevo una prima volta
nel 1265 nella guerra tra i guelfi del milanese
Filippo Torriani e i ghibellini in esso asserragliati e, in seguito, nel 1430 per mano di Stefano
Quadrio, il condottiero schierato con Milano
nella lotta contro i Veneziani. Il colpo definitivo
fu inferto nel 1526 dai Grigioni che lo smantellarono e lo condannarono alla rovina con l’inevitabile asporto delle pietre via via impiegate
nella costruzioni di case e palazzi. Fortunatamente, pur sbrecciata, rimase la torre che
l’amministrazione comunale volle riparare nel
1894 ed eleggere a simbolo di tutto il comune.
A pochi passi dal dosso, sul crinale est della
sua propaggine, sono rannicchiate le case della
contrada Piatte, attraversata dall’antica strada principale in discesa verso Boalzo, lungo la
quale ancor oggi tra le varie abitazioni si distinguono la casetta del daziere con il sottopassaggio e la finestra trilitica, l’austero edificio delle antiche prigioni contrassegnato da un
portico a grandi arcate annerite dalla fuliggine
e, poco più avanti, la ca’ del boia, un torrione
dalle enormi bugne angolari, residenza del boia
nel Medioevo e al tempo dei Grigioni, allorché
chiamato da Coira giungeva a compiere in valle il suo triste compito. Le pene previste dagli
statuti tellini medievali erano particolarmente
crudeli: perforazione del naso, taglio della lingua, delle orecchie, della mano e del piede a
seconda del reato, nonché, naturalmente, la
pena di morte per impiccagione, decapitazione
o condanna al rogo.
Ai piedi delle Piatte, in prossimità della contrada di Verida, sorge la chiesa di San Pietro,
La torre di probabile fondazione romana del distrutto castello
medievale Castrum Tilium, lo stesso da cui prese il nome di
Vallis Tellina la valle dell’Adda (foto: U. Zecca)
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un suggestivo scampolo dell’Alto Medioevo
tra nuove costruzioni, dal campanile a bifore e archetti pensili e l’abside in stile romanico, un monumento tra i più ammirati per
l’essenzialità dell’architettura e per la nuda
bellezza delle pietre, che racchiude un raffinato ciclo d’affreschi tardo-trecenteschi di
Scuola giottesca milanese. Ritrovati sotto l’intonaco e lo scialbo negli anni ‘80 del secolo
scorso e restaurati a cura del Lions Tellino,
restano a testimoniare le scelte del passato,
quando Teglio, feudo dell’arcivescovo ambrosiano, aveva stretti rapporti con Milano.
Dal catino dell’abside si affaccia l’immagine
del Cristo pantocratore con i quattro evangelisti contrassegnati dai simboli del Tetramorfo
dell’Apocalisse e dalle parete si schierano i dodici apostoli dal volto espressivo e grandi aureole, affiancati ai quattro Padri della Chiesa in
piccoli rombi distribuiti nel fregio a motivi floreali. Scavi archeologici hanno appurato che la
chiesa, databile verso il Mille, sorge sulle fondamenta di una precedente in un’area interessata da presenze d’epoca romana e medievale.
Dalla salita, verso la parte nord del paese, il
palazzo dei nobili Gatti, oggi in mortificante
abbandono, mostra a ricordo dei suoi tempi
migliori il bel portale rinascimentale in pietra
verde con delfini e stemma di famiglia e un
torrione medievale con colombaia. Notevole la
sua camera picta con un ciclo di affreschi trecenteschi. La strada si addentra poco dopo tra
costruzioni in sasso di stampo medievale, contrassegnate da archi tamponati, grosse bugne
e trilitiche, fino alla chiesa di San Silvestro che
dà il nome alla contrada, una delle più antiche.
L’interno della chiesa custodisce un’ancona
cinquecentesca con le ante dipinte, una artistica inferriata e due tele del pittore Francesco
Piatti. A lato della chiesa dal grazioso campaniletto a vela, non sfugge di certo la struttura
dell’antico maniero, attestato come castello di
Riva, con ingresso da un’arcata segnata sulla
chiave dalla croce patriarcale.
Tornando alla piazza, fulcro della vita pubblica
fin dall’antichità, spiccano due edifici. Il palazzo Piatti-Reghenzani, detto anche del Cucò
dall’ultimo proprietario, purtroppo smembrato
nel passato in varie proprietà. Fu la residenza
della nobile famiglia Piatti in concorrenza con
quella facoltosa dei Besta, di cui il comune di
Teglio detiene ora la parte più interessante,
contraddistinta dal porticato e dal loggiato cinquecenteschi, dalle stüe e da altri ambienti in
corso di ristrutturazione, con annesso un vasto
giardino. Poco distante è il palazzo comunale,
un edificio costituito da tre parti distinte: la
medievale sull’angolo N/O con il possente torrione, la cinquecentesca con tracce di affreschi
in facciata del tempo dei Grigioni e quella ottocentesca completata con l’aggiunta di un’ala
nel secolo scorso. All’interno, ristrutturato alcuni anni fa, sono venute alla luce nel salone le
insegne di diversi podestà grigioni.
La rinascimentale dimora dei Besta, “piccola reggia nelle Alpi”
(foto: U. Zecca)
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Fonti edite e bibliografia citata
Bocchio, 1971 = I. Bocchio, Teglio, guida turistica, storica e artistica, Teglio, Parrocchia di Santa Eufemia,
1971.
Garbellini, 1986 = G. Garbellini, S. Pietro di Teglio, documento del Romanico lombardo, Villa di Tirano,
Poletti, 1986.
Garbellini, 1991 = G. Garbellini, Tellina Vallis - Teglio e la sua castellanza, Villa di Tirano, Poletti, 1991.
Garbellini, 2007 = G. Garbellini, Teglio la terra l’arte la storia, Sondrio, Cooperativa Quaderni Valtellinesi,
2007.
Reggiani Rajna, 1971 = M. Reggiani Rajna, Umanesimo di Teglio. Gli affreschi della casa ex Gatti, Bollettino
della Società Storica Valtellinese, 24, 1971, pp. 59-64.
Zoia, 1996 = D. Zoia, Teglio: terra dell’Arcivescovo. Statuti ed Ordini della Castellanza e del Comune di
Teglio, Villa di Tirano, Poletti, 1996.
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La riproduzione della scheda è consentita, con il vincolo della completa citazione della fonte:
scheda n. 52 pubblicata online in: www.distrettoculturalevaltellina.it
nell’ambito di Az. 1: “Percorsi per la valorizzazione del paesaggio dei terrazzamenti del versante retico”
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