Il metodo seguito nel lavoro di traduzione

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INDICAZIONI GENERALI
* Il testo ebraico è il testo masoretico (TM) della Biblia Hebraica Stuttgartensia1 (BHS), che
riporta il Codex Leningradensis B19A(L), datato circa 1008;
* l’opera di traduzione è effettuata principalmente con l’ausilio di tre strumenti presenti nel software Bible Windows2 (BWP): analisi grammaticale,3 dizionario ebraico-inglese4 e
concordanza con filtro grammaticale. Oltre a questi strumenti si è consultata la versione CEI,5
la traduzione francese TOB,6 la Nuova Diodati7 e altre traduzioni e commentari dei singoli meghilla (rotolo).8 Particolarmente utile è stato il commentario esegetico Biblia Hebraica Quinta.
Meghillot.9 Per indicazioni generali sono stati utilissimi la grammatica di Deiana-Spreafico10 e il
Lexicon dello Zorell;11
* la direzione del testo italiano interlineare, per una maggiore corrispondenza con l’ebraico, è da
destra a sinistra. L’unica eccezione è costituita dal suffisso h direzionale che, per facilitarne la
lettura italiana, viene tradotto all’inizio della parola, cioè alla sua destra, unito a essa con un
trattino e senza spazi intermedi (p. es. hfmºyfr:cim {yi)fBah non in Egitto entranti, ma Egitto-in entranti). Anche in queste pagine di indicazioni generali il testo in corsivo, richiamante l’interlineare, va letto da destra a sinistra;
* la traduzione interlineare, eseguita a calco, cerca di privilegiare il più possibile gli aspetti morfologico-sintattici del testo ebraico, anche a scapito, in alcuni casi, della semantica (p.es. nel caso di
soggetti collettivi, traducendo letteralmente, spesso si ottiene discordanza tra il numero del sostantivo e quello della coniugazione verbale: andarono uomo ogni);
* circa i tempi e modi verbali:
- imperativo, infinito e participio sono resi con gli omologhi italiani, anche se il participio
ebraico ha spesso un significato temporale più simile al presente;
- il perfetto è reso col passato remoto; fanno eccezione il perfetto inversivo (waw inversivo
seguito dal verbo al perfetto), reso con l’imperfetto, e il perfetto profetico (usato spesso in
oracoli), reso con il futuro o, più raramente, col presente;
- l’imperfetto è reso, a seconda del contesto, con presente, imperfetto, futuro o congiuntivo;
- la costruzione formata dalla particella l + infinito costrutto, laddove ha valore di gerundio e
non finale, viene tradotta come tale (p. es. rom)"l dicendo -, invece di -dire per);
- i periodi ipotetici fanno eccezione alle suddette indicazioni, venendo i verbi uniformati
alla grammatica italiana (p. es. non noi di Dio (del) nome (il) dimenticammo se, ma noi di
Dio (del) nome (il) dimenticato avessimo se);
- lo stesso dicasi per i comandi negativi, dove l’imperfetto ebraico della forma verbale è reso in
italiano con l’infinito (p. es. non !peccherai non :disse, ma !peccare non :disse);
1
© 1966, 1977, 1983 per la Deutsche Biblegesellschaft di Stoccarda.
Versione 5.52 © 1999 per la texana Silver Mountain Software.
3
© 1991 Westminster Theological Seminary, realizzata da Alan Groves;
4
Simple Electronic Hebrew Glossary © 1992 Silver Mountain Software, realizzato da Carl Peklenk, Douglas Miller,
dr. Alex Luc (docente di ebraico e di antico testamento al Columbia Biblical Seminary, South Carolina);
5
La sacra Bibbia, Edizione ufficiale della Conferenza Episcopale Italiana, editio princeps 1971. È la versione adottata nella liturgia italiana e contenuta nelle più comuni edizioni italiane (Gerusalemme, TOB, UECI...).
6
Traduction oecuménique de la Bible. Les Éditions du Cerf et société Biblique Française, 1975 (seconda edizione
rivista 1987). Una ‘buona’ traduzione, frutto del lavoro congiunto di biblisti cattolici e protestanti, a fine opera
convalidata da biblisti ortodossi.
7
La Nuova Diodati. 1991. È il rifacimento della versione molto letterale del 1641, propria degli evangelici italiani.
8
ERRI DE LUCA. Libro di Rut. Milano, Feltrinelli, 1999 (traduzione a calco);
Cantico dei Cantici. Trad. di Mosè Levi e Avigail Hadad. Milano, Mamash edizioni ebraiche, 1997 (testo a fronte);
ERRI DE LUCA. Kohèlet Ecclesiaste. Milano, Feltrinelli 1996 (traduzione a calco);
GIUSEPPE RICCIOTTI. Le Lamentazioni di Geremia. Torino-Roma, Marietti, 1924 (versione critica);
Meghillà di Estèr. Traduzione di Mosè Levi. Milano, Mamash edizioni ebraiche, 1996 (testo a fronte).
9
AA. VV. Biblia Hebraica Quinta. Meghillot. Stoccarda, Deutsche Biblegesellschaft, 2004. Si tratta del primo volume di una collana che si preannuncia, dal punto di vista esegetico, particolarmente utile e ricca.
10
DEIANA G.-SPREAFICO A. Guida allo studio dell’ebraico biblico. Società Biblica Britannica & Forestiera, Roma 1990.
11
ZORELL F., Lexicon Hebraicum et Aramaicum Veteris Testamenti. PIB, Roma 1968.
2
6
* parole ebraiche che possono avere diversi significati in italiano e che richiedono pertanto una
certa ermeneutica del testo sono tradotte secondo la versione CEI (p. es. fh<i) donna/moglie; $epen
gola/brama/soffio/anima/vita/persona; )wB entrare/venire/partire/arrivare/andare; rabd
a parola/cosa;
yiK poiché/certo/quando/se; forma del verbo presente/imperfetta/futura/congiuntiva...);
* in pochi casi vengono coniati, laddove possibile e accettabile, alcuni neologismi che intendono
rendere meglio le particolarità del testo originale, in particolare quando si ha un accusativo interno, cioè l’accostamento di un verbo col corrispettivo sostantivo: mattoni mattonare, sacerdozio
(il) sacerdotare, sabato (il) sabbatare...;
* alcuni insiemi di parole ebraiche con significato sinonimico particolarmente importanti o ricorrenti, per una maggiore coerenza, sono tendenzialmente rese in italiano sempre con lo stesso
termine (p. es. legge, comando, precetto, norma, ordine, giudizio, che nella CEI non sempre
traducono, anche per motivi stilistico-letterali, gli stessi termini ebraici, nella presente traduzione vengono invece sempre associati a quelli);
* in corrispondenza del testo ebraico sono aggiunte, a mo’ di correzione, le radicali cadute nella
coniugazione verbale, in modo da rendere evidente la radice trilittera del verbo;
* sono aggiunti tra parentesi tonde termini che sono morfologicamente assenti nell’ebraico ma
presenti logicamente e semanticamente, o che possono comunque aiutare la comprensione. In
particolare:
- gli articoli dei sostantivi in stato costrutto, in ebraico morfologicamente assenti ma presenti
semanticamente, (p. es. {éyamf<ah twod:lOt heL") cieli i di origini (le) queste);
- gli stati costrutti per i quali la forma costrutta coincide morfologicamente con la forma assoluta, e che pertanto sono identificabili solo dal contesto o spesso anche dal maqqef - (p. es.
{éyar:cim-|elem Egitto (di) re);
- il verbo essere nella sua funzione copulativa, omesso quasi sempre nelle frasi nominali;
* parole di senso compiuto presenti nel TM ma che, se tradotte, ne appesantirebbero o fuorvierebbero la comprensione, sono racchiuse tra parentesi quadre (spesso si tratta della forma intensiva dell’azione resa dalla ripetizione del verbo nella forma assoluta e coniugata: p. es. r"Badºy r"Bd
a
parlerà [parlare]; in pochi casi indicano il genere della coniugazione verbale: [m.] [f.] );
* similmente, sono indicate da un trattino - nell’interlineare particelle o comunque informazioni
presenti nel TM che, se tradotte, appesantirebbero o fuorvierebbero la comprensione del testo. In
particolare:
- la forma duale della parola è indicata dal trattino prefisso, cioè a destra (p. es. mani-, due mani);
- lo stato costrutto del sostantivo o del tempo infinito del verbo, laddove non è esplicitato con la
particella di, è indicato dal trattino suffisso (p. es. })oc twoq$
: ah:l gregge (il) -abbeverare per);
- l’imperativo, essendo spesso in italiano confondibile con la forma indicativa presente, è indicato dal trattino suffisso. Tuttavia le forme imperative tronche, cioè che presentano l’elisione,
essendo già riconoscibili, non sono indicate con il trattino: fa’, da’, di’, va’...;
- il valore coortativo (o ottativo che dir si voglia) conferito al verbo dalle lettere h o n suffisse è
indicato dal trattino suffisso alla forma coniugata (p. es. -sacrificheremo e -andremo, vogliamo andare e sacrificare);
- l’imperativo rafforzato dalle lettere h e n suffisse è indicato dal doppio trattino --;
* i nomi propri sono resi secondo la versione CEI. Ci si scosta dalla resa CEI solo nel caso del
termine ebraico ytx e derivati, non reso con Hittita ma con Hitteo. Anche il sostantivo ryibD
: ,
termine tecnico indicante la parte più interna del tempio (lett. posteriore), viene traslitterato con
debir (la CEI usa sovente Santo dei Santi, termine però più correttamente applicato alla corrispondente locuzione ebraica {yi$dFQah $edoq). Il nome proprio di Dio, indicato in ebraico dal tetragramma sacro, viene reso con YHWH (leggi Adonài, Signore);
* il genere di articoli, aggettivi, participi, pronomi, suffissi si conforma all’italiano (p. es. col maschile rfbfD : håZah rfbfDah questa - parola la, non questo - parola il);
* il numero, tendenzialmente, è sempre mantenuto anche, laddove è possibile, forzando l’italiano:
orzi, frumenti, sangui... (ma p. es. città, estremità rendono tanto il singolare quanto il plurale). I
7
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pluralia tantum corrispondenti a facce, colli (del corpo), signori, vite, per non creare eccessiva
confusione, vengono resi a seconda del contesto (p.es. te di faccia; voi di facce rendono il medesimo plurale morfologico {yinfP):
la punteggiatura cerca di uniformarsi a quella proposta dalla CEI;
la chiusura di paragrafo, con conseguente rientro dell’incipit del paragrafo successivo, avviene
in chiusura di capitolo e in corrispondenza dei segni grafici p e s, propri del TM. Fa eccezione il
Cantico, dove il rimando a capo è tale da evidenziare la forma dialogica del testo;
come è comune consuetudine, il testo graficamente giustificato indica i brani in prosa, quello
allineato a destra indica i brani in poesia;
i titoli nel margine esterno richiamano il contenuto del testo.
le varianti di traduzioni nel margine interno, richiamate dal corsivo in corpo, cercano di rendere
le molteplici possibilità che un termine ebraico esprime, oppure indicano stringatamente lezioni
derivanti da correzioni proposte (corr. sta per ‘correggendo’, voc. div. sta per ‘vocalizzando diversamente’). Nel caso di termini che ricorrono sovente sono segnalate solo alla prima comparsa del
termine. Varianti diverse associate al medesimo termine sono separate da una virgola, mentre il
punto e virgola separa graficamente le varianti associate a termini diversi presenti nella stessa riga;
quanto al qerè-ketìb (lett. letto-scritto, cioè correzioni apportate al TM), si seguono le indicazioni della BHS, collocando in corpo il testo letto (ritenuto corretto), evidenziato con un asterisco
prefisso, e nel margine interno il testo scritto (ritenuto corrotto). Nell’interlineare del qerè, il
triplo trattino --- indica che il termine ebraico non ha senso, si tratta cioè verosimilmente di un
errore del copista, mentre l’uguale = indica che il significato del termine qerè è equivalente a
quello del ketìb, con la vocalizzazione però più appropriata;
nel TM vengono riportate le anomalie grafiche originali, evidenti in qualunque edizione stampata ma che si perdono nella consultazione del formato digitale: p.es. lettere più grandi (Ct 1,1;
Qo 7,1; 12,13; Est 1,6; 9,9; 9,29), lettere più piccole (Lam 1,12; 2,9; 3,36; Est 9,7; 9,9), lettere
punteggiate, lettere sospese sopra il rigo;
il testo a piè di pagina è la versione CEI;
in margine al testo CEI sono liberamente riportati in maniera essenziale i passi paralleli. Per
motivi di spazio, sul lato esterno sono riportati i passi relativi all’AT, mentre su quello interno
quelli relativi al NT. Come avviene comunemente, le citazioni che non riportano il nome del
libro si riferiscono al libro corrente oppure allo stesso libro del passo precedente, se separati da
questo tramite punto e virgola. La barra obliqua / separa graficamente le citazioni che si riferiscono a due versetti diversi presenti sulla stessa riga. In grassetto sono evidenziati passi paralleli di notevole importanza, o anche citazioni esplicite dei passi in questione (spesso nel NT), o
loro lunghi parallelismi;
le sottolineature indicano piccole divergenze tra il TM e la versione CEI, dovute al fatto che
nella traduzione italiana si è preferito seguire versioni diverse dal TM (come LXX, Volgata,
Siriaca), o anche dovute a motivi stilistico-letterali, o ancora, in pochi e marginali casi, si tratta
di piccole sviste di traduzione. In particolare:
- Le parole sottolineate solo nel testo italiano interlineare sono presenti nel TM ma omesse dalla
CEI (p. es. Qo 2,8 letteralmente: concubine e concubina ,uomo il di figli di delizia e, tralasciato dalla CEI);
- Le parole sottolineate solo nel testo CEI sono aggiunte rispetto al TM (p. es. Rt 4,11 CEI: “Gli
anziani aggiunsero” è uno stacco assente nel TM e aggiunto dalla CEI);
- Le parole sottolineate sia nella CEI che nell’interlineare sono tradotte in italiano in modo diverso dal TM (p. es. Rt 1,13 CEI: “Io sono troppo infelice per potervi giovare” è nel TM voi
che (più) molto me a amarezza (è) poiché). Non vengono tuttavia sottolineate, per non appesantire inutilmente il testo, espressioni o modi di dire particolarmente ricorrenti o propri della
lingua ebraica, tradotti diversamente dalla CEI ma in modo uniforme: p. es. Israele di figli
reso sempre con “Israeliti”; me di cuore a dissi, reso con “pensai”; giorno giorno reso con
“ogni giorno”; YHWH di casa, reso con “tempio”; dicendo -, spesso reso dalla CEI semplicemente con i due punti; me di anima / lui di anima usato come sinonimo della prima o terza
persona; (era) lui/lei di nome il, reso con “si chiamava”; anno x di figlio, “aveva x anni”...
8
NOTAZIONI AGGIUNTIVE PER IL TESTO GRECO
* Il testo greco di alcuni brani di Ester è tratto dalla versione dei Settanta (LXX) edita da Alfred
Rahlfs,1 che si basa sul Codex Vaticanus, risalente al IV secolo d.C., integrato da altri codici più
recenti (Teodoziano, Alessandrino, Sinaitico);
* l’opera di traduzione è effettuata principalmente con l’aiuto di tre strumenti presenti nel software Bible Windows (BWP): analisi grammaticale,2 dizionario greco-inglese3 e concordanza con
filtro grammaticale. Oltre a questi strumenti si è consultata la versione CEI, la traduzione francese TOB, la Nuova Diodati.
* circa i tempi e modi verbali:
- il perfetto è reso col passato prossimo: p.es. ge/gonen ha generato.
- il più che perfetto è reso col trapassato prossimo: p.es. e)gego/nei aveva generato.
- l’aoristo è reso col passato remoto: p.es. e)ge/nnhsen generò. Laddove però non indica azioni concluse nel passato viene reso conformemente alla semantica italiana (p.es. periodi ipotetici, comandi, azioni future);
- il participio aoristo è reso col gerundio passato: p.es. geno/menaj avendo generato;
- le altre forme (tempo presente, futuro, imperfetto; modo congiuntivo, imperativo, infinito, participio) sono rese con le omologhe italiane. Fanno eccezione gli imperativi negativi, resi con la forma infinita (p.es. mh\ klaiÍe non piangere-). Il participio presente è spesso reso col gerundio.
Sesto libretto della collana Tinti (Traduzione Interlineare Italiana), dopo Esodo (2001),
Genesi (2003), Salmi (2004), Profeti minori e Isaia (2005). Ringrazio tutti coloro che hanno
espresso apprezzamento e incoraggiamento nella prosecuzione del lavoro, ormai a buon punto. Come ho risposto a molti, a Dio piacendo, spero di completare la traduzione del TM entro
il 2006, dell’intero testo biblico entro il 2009.
N.B.: In lavori di questo tipo è impossibile non commettere errori, sviste, disuniformità, imprecisioni. È graditissima la segnalazione, come anche suggerimenti e consigli di vario tipo, a
[email protected] oppure [email protected]
Il curatore
1
© 1935 per la Deutsche Biblegesellschaft di Stoccarda.
The morphologically analyzed text of Greek Jewish Scriptures, lavoro diretto da Robert Kraft, © 1991 per la
University of Pennsylvania.
3
Concise Greek-English Dictionary, lavoro diretto da Barclay M. Newman, Jr. © 1971 per la United Bible Societies.
2
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