Scheda di metodo riassuntiva
(Tieni sempre questa scheda a portata di mano)
1) Per ora non toccare il vocabolario. Leggi attentamente il titolo (e l'eventuale sottotitolo)
del brano, per capire l'argomento di cui si parla.
2) Leggi attentamente un paio di volte il brano e cerca di capire a grandi linee di che cosa
parli.
3) Suddividi il brano in periodi, separandoli con sbarrette verticali. Un periodo è racchiuso tra
due “punti fermi”: punto, punto e virgola, due punti, punto interrogativo, punto esclamativo
(per il greco: punto, punto in alto, punto interrogativo).
4) Prendi in esame il primo periodo: conta i verbi presenti in esso ed evidenziali.
Ricordati che ad ogni verbo corrisponde una frase (esclusi i servili).
Per le forme nominali del verbo dovrai valutare caso per caso quali di esse fungano da
semplici complementi e quali invece rappresentino dei veri predicati verbali.
5) Identifica subito dopo gli introduttori, evidenziandoli con un circoletto: anche ad ogni
introduttore corrisponde una frase. Poiché però la principale non ha introduttore, ricordati
che il numero degli introduttori dovrà sempre essere inferiore almeno di un'unità a quello
dei verbi.
Anche le proposizioni implicite (infinitive, ablativo e genitivo assoluti, participio congiunto
ecc.) non hanno introduttore.
Gli introduttori sono:
a. le congiunzioni (coordinanti e subordinanti);
b. i pronomi e gli avverbi relativi (compresi i pronomi, gli aggettivi e gli avverbi relativiindefiniti);
c. i pronomi, gli aggettivi e gli avverbi interrogativi;
d. le particelle interrogative (-ne, num, nonne, an,... ed in greco a&ra, h&, poéteron...) nelle
interrogative indirette.
Ricordati che gli altri pronomi ed avverbi, come pure le preposizioni, non sono
introduttori!
6) Metti in relazione ciascun introduttore con il suo verbo. Procedi così:
I) Racchiudi tra parentesi le singole proposizioni che hai individuato. Di regola le
parentesi si aprono prima di ogni introduttore e si chiudono dopo un verbo o dopo i
complementi ad esso relativi.
Una volta poste, le parentesi rappresentano barriere invalicabili: non bisogna
assolutamente mescolare i vocaboli racchiusi entro una parentesi (cioè appartenenti ad
una proposizione) con quelli che si trovano al di fuori di essa (in quanto appartenenti ad
un'altra proposizione).
Nel definire le parentesi, ti si potranno presentare due casi diversi:
a) dopo ogni introduttore trovi subito il verbo che si riferisce ad esso. Le parentesi
sono perciò tutte tonde e le frasi risultano allineate.
b) dopo un introduttore, prima di incontrare il verbo ad esso relativo, trovi un altro
introduttore. Le frasi ne risultano intrecciate. In questo caso le parentesi tonde non
bastano più, ma dovrai servirti anche delle quadre e, se necessario, delle graffe. Le
aprirai e le chiuderai esattamente come in matematica, ricordando che la prima a
chiudersi è l'ultima che hai aperto, secondo il ben noto schema:
{...[...(........)...]...}
N.B.: Nel caso in cui il periodo fosse così complesso che le tre suddette parentesi non
fossero sufficienti (non capita quasi mai), userai un segno convenzionale, ad esempio
una doppia graffa, secondo questo schema:
{{...{...[...(...)...]...}...}}
II) Per realizzare correttamente i collegamenti, tieni presente che:
a. la parentesi è obbligatoria davanti agli introduttori (salvo in caso di anàstrofe o di
ipèrbato);
b. due verbi (fatta eccezione per i servili) vanno comunque separati con una parentesi;
c. i verbi di modo indefinito non hanno introduttore subordinante: tutt'al più
possono essere fra loro coordinati;
d. la principale si riconosce per esclusione: non ha introduttore (fanno eccezione le
interrogative e le esclamative, in genere facili da riconoscere) e il suo verbo è
solitamente di modo finito; essa non va posta fra parentesi, ma sottolineata o
evidenziata;
e. bisogna trovare ragionando il punto in cui iniziano le frasi senza introduttori:
- le infinitive cominciano per lo più con il soggetto in accusativo;
- degli ablativi (o genitivi) assoluti fa parte in genere tutto ciò che si trova racchiuso
fra il soggetto ed il participio (o viceversa);
- per i participi congiunti occorre identificare il sostantivo con cui essi concordano
in genere, numero e caso: dove inizi e finisca la frase participiale si capirà solo in
seguito.
7) Numera ora progressivamente le frasi.
8) Ora finalmente è il momento di prendere il vocabolario e di accingerti a tradurre.
Ricordati che non si cerca mai a casaccio, ma si deve avere già un'idea abbastanza precisa
di ciò che un certo vocabolo “deve” significare in base al contesto.
Come fare per capirlo? Ragionando, ed in particolare ragionando sul verbo.
Prendi in considerazione ogni singola frase che hai isolato ed osserva subito il verbo, che
ne costituisce il fulcro; abìtuati a porre al verbo una serie di domande, nell’ordine che
segue:
a.
b.
c.
d.
e.
f.
g.
h.
da quale verbo deriva la forma verbale in questione?
qual è il modo?
qual è la persona? (Se non lo capisci sbaglierai ad identificare il soggetto)
il verbo è transitivo o intransitivo?
qual è la diàtesi: attiva, passiva, deponente (media)?
qual è il tempo?
qual è l'aspetto o qualità dell'azione? (Questo per il greco è fondamentale)
quante e quali sono le valenze del verbo? Detto in altre parole: quanti complementi
esige necessariamente, in quanto legati al suo significato?
i. quali sono le reggenze del verbo, ovvero con quali casi si costruisce? Per saperlo devi
consultare con estrema attenzione il vocabolario.
Ora “costruisci” tutta la frase intorno al verbo, senza mai perdere di vista la
corrispondenza tra casi e complementi, e prova a tradurla. Fissala subito per iscritto,
controllando che abbia un senso logico compiuto, sia in sé, sia in rapporto al contesto.
9) Passa al prossimo periodo e ripeti la procedura descritta ai punti 4 - 8.
10) Terminata questa prima traduzione, rileggila bene per vedere se vi siano incongruenze.
Puoi passare ora alla resa “in bella”.