Ad Anna, naturalmente, per il suo paziente aiuto. A mio padre e a

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Ad Anna, naturalmente,
per il suo paziente aiuto.
A mio padre e a mia madre
per tutto il resto.
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Premessa
di Ombretta Fumagalli Carulli
Quale è la caratteristica più originale dell’ordinamento canonico nel confronto con altri sistemi giuridici? Questa domanda mi viene spesso posta da
studiosi di varie discipline.
Non esito a rispondere che è il duplice ruolo affidato alla probata doctrina
ed alla prassi e giurisprudenza dei Dicasteri della Curia Romana: di essere
non solo strumenti di interpretazione, ma anche di costruzione del diritto.
Questa caratteristica colloca il diritto canonico all’incrocio tra i due grandi sistemi ordinamentali, quello continentale fondato sulla fiducia nella
codificazione e quello anglosassone imperniato sul ruolo del precedente
giurisprudenziale. Il diritto canonico è per ciò al quadrivio della storia della
nostra civiltà, con una specifica attenzione, per giunta, all’insegnamento
della dottrina, come in nessun altro sistema si può trovare.
Queste originalità sono di particolare incidenza nell’edificio del matrimonio canonico. Se le sue fondamenta sono nella predicazione cristiana e
nei testi evangelici, oltre che nella legislazione della Chiesa, e se la spiritualità riluce nell’elevazione del contratto matrimoniale a Sacramento come
segno dell’alleanza tra Dio e la Chiesa, i materiali sono frutto della sapienza
dell’elaborazione scientifica e giurisprudenziale. Basta leggere una qualunque decisione della Rota per convincersene. Accanto a venerandi nomi di
teologi medievali non è insolito trovare Maestri della nostra età.
Il dialogo con le scienze umane – non solo il diritto, anche le altre scienze, da quelle psicologiche a quelle filosofiche – caratterizza ogni momento della bimillenaria storia giuridica del matrimonio canonico. È dialogo
tanto più importante oggi in quanto incoraggiato dal Concilio Ecumenico
Vaticano II: evento straordinario nel coniugare insieme innovazione e tradizione.
In attesa dell’‘aggiornamento’, attuato dal Codex del 1983, dottrina e
giurisprudenza ne anticipano i contenuti personalistici già negli anni conciliari, dunque per circa un ventennio. Costruiscono la categoria dell’incapacità psichica, con un pressante dialogo tra canonisti e psicologi, che vede
in prima linea i docenti della nostra Università, da Orio Giacchi a Leonardo
Ancona ed a molti altri. Ampliano l’oggetto del consenso al di là dello ius
in corpus, per comprendervi la reciproca donazione delle persone dei due
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PREMESSA
sposi. Ricercano le vie migliori per dare rilevanza giuridica all’‘intima comunità di vita e di amore coniugale’, consapevoli che non si tratta affatto di
travolgere la tradizionale visione sessuale procreativa delle nozze cristiane
(sulla quale era prevalentemente modellata la normativa del 1917), ma di
integrarla sul piano giuridico con la dimensione unitiva. L’una caro, come
unione dei cuori oltre che dei corpi, porta già allora a parlare della duplice
ordinazione del matrimonio: alla procreatio atque educatio prolis ed al bonum
coniugum. Ad una res matrimonialis dunque più ampia.
La doverosa armonizzazione conciliare effettuata da dottrina e giurisprudenza continua dopo il varo del Codex oggi vigente. È imprescindibile
chiave di lettura della nuova disciplina; ma, in un certo senso, essa è meno
libera di allora, dovendo rispettare le opzioni irrigidite nel testo di legge.
Se consolidati saperi si intrecciano arrivando sino a noi, è anche per
merito delle varie Scuole.
Il bel volume di Gabriele Fattori, «Scienza e diritto nella giustizia della
Chiesa. Le scienze umane moderne nella giurisprudenza rotale postconciliare», ne è conferma.
Esso è frutto di un’analisi originale relativa alle tendenze dottrinali di
un ventaglio amplissimo di discipline, riscontrabili nella giurisprudenza rotale postconciliare sino ai giorni nostri. Non si limita ad un mero elenco
(che già di per sé sarebbe comunque utile ed apprezzabile). Si inoltra nella
valutazione critica e nella ricostruzione sistematica alla luce dell’antropologia e personalismo cristiani.
Mi fa particolarmente piacere che l’Autore lo abbia voluto pubblicare
con la casa editrice Vita e Pensiero della nostra Università. Lo considero un
gradito omaggio all’apporto dato da diversi di noi, primo tra i quali il nostro Fondatore, Padre Agostino Gemelli, citato dalla Rota Romana ancora
nel 1991, a dimostrazione di un pensiero psicologico che l’usura del tempo
non ha consumato.
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