la contabilitá analitica

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GUIDA DI APPROFONDIMENTO
IL CONTROLLO DI GESTIONE:
LA CONTABILITÁ ANALITICA
A CURA DEL BIC SARDEGNA SPA
1
SOMMARIO
LA NOZIONE E LE CARATTERISTICHE DELLA CONTABILITÀ ANALITICA ........................................................... 3
LO SCOPO DELLA CONTABILITÀ ANALITICA ..................................................................................................... 3
I COLLEGAMENTI TRA LA CONTABILITÀ GENERALE E LA CONTABILITÀ ANALITICA ........................................ 4
LE ANALISI DEI COSTI ........................................................................................................................................ 5
LE CLASSIFICAZIONI DEI COSTI ........................................................................................................................ 6
LE CONFIGURAZIONI DI COSTO ........................................................................................................................ 7
LA DETERMINAZIONE DEI COSTI DI PRODOTTO ................................................................................................ 9
IL RUOLO DELLA CONTABILITÀ ANALITICA NEL CONTROLLO DI GESTIONE ................................................. 10
APPROFONDIMENTI ......................................................................................................................................... 10
FONTI: .............................................................................................................................................................. 11
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LA NOZIONE E LE CARATTERISTICHE DELLA CONTABILITÀ ANALITICA
La Contabilità Analitica o Industriale è costituita da un insieme di rilevazioni che
forniscono informazioni di dettaglio dei fenomeni aziendali, per quanto riguarda i costi,
i ricavi e i risultati di singole operazioni. Il termine “analitica” sottolinea proprio come il
riferimento sia a singoli oggetti della produzione aziendale (ad esempio, singoli
prodotti, processi, singole attività, singoli centri di costo, ecc.), differenziandosi così dalla
contabilità generale che informa sull’andamento generale e globale dell’impresa.
La contabilità analitica si configura pertanto come:
•
contabilità interna, in quanto serve all’imprenditore e agli organi interni di
gestione;
•
contabilità a periodicità infrannuale, in quanto generalmente procede a
determinare i risultati per periodi mensili o trimestrali;
•
contabilità di supporto a quella generale e alle altre rilevazioni aziendali;
•
contabilità che analizza le singole operazioni aziendali;
•
contabilità che rileva i costi e ricavi al momento dell’utilizzazione dei fattori di
produzione (e non al momento della manifestazione numeraria come nella
Contabilità Generale) e secondo un criterio di destinazione, ossia con riferimento
alla causa specifica dell’operazione (e quindi non secondo il criterio causale o per
natura della Contabilità Generale);
•
contabilità che effettua rilevazioni sia in via preventiva per ottenere informazioni
utili alle scelte aziendali, sia in via consuntiva per verificare la congruità dei risultati
ottenuti;
•
contabilità che richiede una maggiore tempestività rispetto al grado di
precisione dei valori in essa contenuti, al contrario della Contabilità Generale.
LO SCOPO DELLA CONTABILITÀ ANALITICA
La Contabilità Analitica può avere svariati scopi, che determinano anche le sue differenti
modalità di svolgimento, a seconda ad esempio dell’organizzazione contabile e dei risultati
ai quali si vuole giungere.
A titolo esemplificativo, gli scopi per cui si analizzano analiticamente i dati possono essere:
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o controllare i costi per attuare politiche di riduzione degli stessi;
o programmare l’attività aziendale, in quanto conoscere dei dati analitici può
suggerire di impostare i programmi in una certa direzione anziché in un’altra;
o controllare lo svolgimento dell’attività per verificare se viene effettuata secondo
le linee del programma;
o valutare i risultati economici riferiti a singole operazioni o attività;
o controllare i prezzi di vendita per decidere su determinate politiche di vendita o
per massimizzare il risultato economico aziendale;
o fornire informazioni per le scelte tra varie alternative (es. produrre o comprare
un determinato macchinario);
o rilevare i valori per le rimanenze di prodotti e semilavorati, utili per la
determinazione di risultati infrannuali.
Dato che è impossibile impostare una Contabilità Analitica in grado di dare informazioni
per tutte le decisioni aziendali, si tratterà di impostarla in modo che fornisca il maggior
numero di informazioni e i cui dati possano essere facilmente impiegati per altre
elaborazioni.
I COLLEGAMENTI TRA LA CONTABILITÀ GENERALE E LA CONTABILITÀ ANALITICA
Sebbene presentino notevoli differenze, le due contabilità tuttavia appaiono collegate tra
loro, in quanto da un lato i dati di partenza utilizzati dalla contabilità analitica provengono
dalla contabilità generale, e dall’altro molti dati inseriti nel bilancio derivano dalle
elaborazioni della contabilità analitica (es. valutazione delle rimanenze, determinazione
quote di ammortamento).
Il collegamento più significativo è rappresentato dal fatto che le due contabilità analizzano
il reddito di esercizio con modalità differenti. Infatti la Contabilità Generale produce il
bilancio e in particolare determina il risultato d’esercizio, che a sua volta viene
analizzato con due strumenti: l’analisi di bilancio e la contabilità analitica, inserita in un
sistema di controllo di gestione.
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LE ANALISI DEI COSTI
Nella Contabilità Analitica i calcoli centrati sui costi sono prevalenti rispetto agli altri o
comunque sono un punto di riferimento per altri calcoli: pertanto lo studio dei costi e della
metodologia di calcolo degli stessi rappresenta una parte di rilievo della Contabilità
Analitica.
Per procedere ad una corretta determinazione dei costi, gli elementi da definire in via
preliminare sono i seguenti:

oggetto del calcolo dei costi (es. fattore produttivo, attività produttiva, prodotto);

elementi che entrano nel calcolo: il costo di un determinato oggetto è infatti
somma di costi elementari, ossia dei costi di singoli fattori di produzione impiegati o
consumati nell’operazione; a seconda degli elementi considerati si possono avere
costi completi o pieni (che tengono conto di tutti i fattori impiegati) e costi parziali
(che tengono conto solo di alcuni fattori);

periodo di riferimento del calcolo: ci si può riferire a un periodo passato (costi
consuntivi), presente (costi attuali) o futuro (costi preventivi);

finalità nella determinazione dei costi: finalità conoscitive (es. valutazione
rimanenze finali), finalità di controllo dei processi produttivi (si possono avere costi
controllabili o non controllabili), finalità di strumento di decisione e programmazione
(utilizzo dei costi differenziali o alternativi).
Lo scopo per cui viene effettuato il calcolo dei costi nell’impresa orienta sia i criteri con i
quali si determinano gli elementi di costo sia i criteri di elaborazione per giungere alle
sintesi.
Le aziende cercano di impostare la contabilità dei costi in modo da soddisfare più
esigenze conoscitive o da ottenere dati che, dopo semplici elaborazioni, siano in grado di
fornire le informazioni stesse.
Il processo di determinazione dei costi si articola in tre momenti, di cui si approfondisce
nel seguito:
1. classificazione dei costi elementari;
2. localizzazione ai centri produttivi,
3. imputazione ai prodotti.
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LE CLASSIFICAZIONI DEI COSTI
Il primo momento della metodologia del calcolo dei costi consiste nel raggruppamento dei
costi secondo diversi criteri, dei quali riepiloghiamo i più significativi:
 per natura: si basa sulle caratteristiche fisiche ed economiche dei fattori produttivi
impiegati e si distinguono ad esempio costi del personale, materie prime, quote di
ammortamento macchinari, oneri finanziari, ecc.;
 per area di gestione: la suddivisione viene effettuata in base alle aree in cui è
articolabile il conto economico ai fini delle analisi di bilancio, ossia gestione
operativa o caratteristica, gestione finanziaria, gestione straordinaria, gestione
atipica, gestione tributaria;
 secondo le modalità di imputazione agli oggetti: la classificazione si basa sul
modo in cui contabilmente i costi vengono imputati ai centri di costo o ai prodotti cui
competono; sotto questo profilo si distinguono i:
-
costi diretti, imputati mediante una misurazione oggettiva della quantità di
risorse riferite ad un determinato oggetto (centro, prodotto, ecc.) oppure
mediante attribuzione dell’intero costo sostenuto per quell’oggetto e non per altri
(es. materie prime e mano d’opera diretta);
-
costi indiretti, che invece si imputano mediante ripartizione soggettiva in
proporzione ad una grandezza assunta come base di imputazione (es. spese
amministrative, affitti o ammortamenti di fabbricati, ecc.);
 secondo il comportamento: i costi dei fattori produttivi vengono messi in relazione
con le variabili che ne causano il sostenimento, e pertanto si è soliti distinguere tra:
-
costi variabili, che variano in proporzione al volume di produzione (es. materie
prime);
-
costi fissi, che al contrario restano invariati (es. stipendi del personale);
-
costi misti, in cui si distingue una componente fissa e una componente variabile
(ne sono esempio i costi di alcune utenze di servizi come energia elettrica, gas,
acqua, ecc.);
 secondo le modalità di programmazione: in sede di formulazione di budget si
distinguono:
-
costi parametrici, nel caso di risorse il cui consumo è misurabile in maniera
oggettiva;
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-
costi vincolati, ossia costi che l’azienda sostiene comunque a prescindere per il
fatto di avere una struttura o capacità decisa a monte in sede di pianificazione
strategica;
-
costi discrezionali, ossia costi che dipendono dalle decisioni dell’imprenditore.
 Secondo la controllabilità: tale distinzione ha rilievo nel momento della
valutazione dei risultati e della responsabilizzazione dei soggetti nell’ambito del
controllo di gestione, rilevando i costi controllabili quando l’ammontare degli stessi è
influenzato in modo significativo dal responsabile del suo sostenimento, mentre
qualora non dipendano dalle azioni del responsabile del centro sono detti non
controllabili.
Per alcuni schemi, grafici ed esempi utili sulla classificazione dei costi, vai al seguente link:
http://www.econ.uniurb.it/materiale/9227_3%20La%20classificazione%20%20dei%20costi
.ppt.
LE CONFIGURAZIONI DI COSTO
Dopo aver classificato i costi, il passo successivo è quello della loro imputazione agli
oggetti della gestione aziendale, come ad esempio ai prodotti. Il concetto di
“configurazione di costo” indica il contenuto che si vuol dare al costo di un prodotto in
termini di voci incluse nel calcolo.
Nell’ambito dei costi parziali (ossia che includono solo alcune voci di costo del conto
economico), le configurazioni principali sono:
1) Costo variabile: vengono considerati solo i costi variabili e non quelli fissi, ad
esempio:
materie prime
€ 200.000
mano d’opera diretta
€ 300.000
provvigioni di vendita
€ 20.000
costo variabile
€ 520.000
2) Costo primo o diretto: deriva dalla somma dei costi diretti senza alcuna
imputazione di quote di costi indiretti, ad esempio:
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materie prime
€ 200.000
mano d’opera diretta
€ 300.000
provvigioni di vendita
€ 20.000
Ammortamenti specifici
€ 40.000
costo primo o diretto
€ 560.000
3) Costo industriale: è dato dalla somma del costo delle materie prime più i costi di
trasformazione industriale, ad esempio:
materie prime
€ 200.000
Costo di trasformazione
€ 400.000
costo industriale
€ 600.000
Pertanto non include costi non industriali (es. provvigioni) ma include i costi indiretti
industriali in quanto sono una parte del costo di trasformazione.
Si determina invece la configurazione di costo complessivo qualora vengono incluse
tutte le voci di costo del conto economico, e pertanto corrisponde al costo industriale più
altre quote di costi commerciali, amministrativi e di altra natura:
materie prime
€ 200.000
Costo di trasformazione
€ 400.000
Costi commerciali, amministrativi, ecc.
€ 150.000
costo pieno
€ 750.000
La scelta della configurazione di costo dà luogo a due grandi tipologie di Contabilità
Analitica, che conducono a differenti strutture di conto economico: il direct costing e il
full costing.
Il direct costing imputa ai prodotti i soli costi variabili, mentre considera i costi fissi tutti di
competenza del periodo; in tal modo si ottiene un risultato noto come margine lordo di
contribuzione che indica quanto quel determinato prodotto contribuisce alla copertura dei
costi fissi e all’ottenimento del profitto aziendale:
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Ricavi di vendita prodotto X
(-) Costi variabili prodotto X
= Margine lordo di contribuzione prodotto X
Un’altra variante considera anche il margine semilordo di contribuzione, al fine di
segnalare il reddito di specifica competenza di un prodotto, sulla base della suddivisione
dei costi fissi in costi fissi diretti (imputati ai prodotti) e costi fissi indiretti (non imputati):
Ricavi di vendita prodotto X
(-) Costi variabili prodotto X
= Margine lordo di contribuzione prodotto X
(-) Costi fissi diretti prodotto X
= Margine semilordo di contribuzione prodotto X
Il full costing implica invece che, nella realtà delle aziende industriali, il risultato
economico di ciascun prodotto non comprenda i soli costi non industriali (amministrativi,
commerciali, ecc.):
Ricavi di vendita prodotto X
(-) Costi industriali prodotto X
= Utile lordo industriale prodotto X
Per alcuni approfondimenti sulla tematica delle configurazioni di costo, vai al link:
http://dirpriva.eco.uniroma1.it/docenti/GARZELLA/Garzella%20Lezione%204%20%20Configurazioni%20di%20costo%20e%20contabilit%C3%A0%20semplificata%20%202013.pdf
LA DETERMINAZIONE DEI COSTI DI PRODOTTO
Per poter determinare il costo pieno o complessivo, esistono tre differenti metodologie:
a) contabilità semplificata, imputando il costo delle singole voci ai prodotti senza
l’utilizzo di oggetti intermedi: tale metodo non applica il principio causale,
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fondamentale nella Contabilità Analitica, in quanto non compie lo sforzo di
individuare e misurare la causa che ha determinato il costo al fine di attribuirlo al
suo oggetto; per questa ragione conduce a risultati generalmente inattendibili;
b) contabilità per centri di costo, imputando le voci di costo ai prodotti attraverso i
“centri di costo”, normalmente coincidenti con unità organizzative della struttura
(reparti, uffici, laboratori, ecc.): le voci di costo vengono prima addebitate ai centri e
quindi ai prodotti; il limite di tale metodo è che la realtà aziendale non fa
semplicemente operare dei centri di costo, ma vengono svolte delle specifiche
attività di gestione;
c) Activity Based Costing (ABC) o contabilità basata sulle attività, analizzando la
gestione aziendale per attività, ossia insiemi di operazioni elementari svolte dai
centri di costo: le voci di costo vengono dapprima imputate alle attività e quindi ai
prodotti.
Per approfondire con alcuni esempi di calcolo sull’ABC, visita i seguenti link:
http://host.uniroma3.it/facolta/economia/db/materiali/insegnamenti/588_3932.pdf
https://www.docenti.unina.it/downloadPub.do?tipoFile=md&id=196718
IL RUOLO DELLA CONTABILITÀ ANALITICA NEL CONTROLLO DI GESTIONE
Il carattere dettagliato delle informazioni fornite dalla Contabilità Analitica consente
all’imprenditore di effettuare le scelte più opportune per la gestione o di intervenire a
modificare scelte già realizzate, consentendo così il controllo di gestione.
Quando uno degli obiettivi della Contabilità Analitica è anche quello di consentire il
Controllo di Gestione, la stessa è anche denominata Contabilità di Gestione o
Contabilità Direzionale o Contabilità Manageriale.
APPROFONDIMENTI
Alcune slide e schemi utili sulla Contabilità Analitica:
http://www.unipi.it/ateneo/personale/ta/formazione/attivita/fondamenti_contabilita_analitica.pdf
http://www.unibg.it/dati/corsi/6580/40709-1_2_1%20costi%20e%20coan.pdf
http://www.econ.uniurb.it/materiale/4828_Activity%20Based%20Costing.pdf
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http://www.sapere.it/sapere/strumenti/studiafacile/economia-aziendale/Funzioni-disupporto/Funzioni-di-supporto--3---Sistema-informativo-e-contabilit-/Contabilit--analitica-o-contabilit--dei-costi.html
FONTI:
I. Facchinetti, Contabilità analitica, calcolo dei costi e decisioni aziendali, il sole-24 ore
norme e tributi
L. Brusa – F. Dezzani, Budget e controllo di gestione, Giuffrè Editore
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