IL CAFFÈ 24 giugno 2012 45 La storia Quando l’Impero voleva annettersi anche il cantone L’ESITO La rotta di Russia avrà un risvolto positivo restituendo l’indipendenza al Canton Ticino L a rotta di Russia, sanguinosissima per l’Impero napoleonico e i suoi satelliti (su circa 650.000 uomini della “Grande armée” si contano 500.000 fra caduti e dispersi), ha soltanto un risvolto positivo per la Svizzera: restituisce al Canton Ticino l’indipendenza e l’unione alla Confederazione elvetica. Benché formalmente indipendente, di fatto questa è come noto soggetta sino dalle origini (1803) alla Francia e ai voleri del Bonaparte. I cantoni alla frontiera sud, Ticino e Grigioni, tra i più poveri, devono poi fare capo al Regno italico, governato dal figlioccio dell’imperatore, Eugène de Beauharnais, per rifornimenti di grano, sale e altri beni di consumo; e sono ancora più esposti alle pressioni di Parigi e di Milano. Alla scarsità di derrate, i due Cantoni suppliscono col metodo di sempre: il contrabbando. Una situazione irritante per il despota còrso, che non manca di premere su autorità e agenti svizzeri per “far cessare gli abusi”. Il “Blocco continentale” contro i manufatti inglesi e coloniali, decretato dall’imperatore il 21 novembre 1806 e inasprito il 23 novembre 1807, per colpire la NAPOLEONE Sullo sfondo la cartina del Genio militare francese in cui era prevista la trasformazione del Ticino in Dipartimento; in alto, immagini d’epoca delle Milizie bleniesi LE ARMI Oggi come allora, sciabola, e sciabolotto, fucile e baionetta San Giovanni Battista. L’uso si fa risalire già al passato, o almeno a quel Gian Domenico Cima di Aquila, politico, luogotenente del baliaggio di Blenio, valoroso soldato, colonnello in Sardegna, che aveva incoraggiato in valle dal XVI secolo il servizio mercenario e lasciato la Casa della Giustizia in segno di beneficenza nel luogo centrale del distretto, Lottigna. La festa della Madonna del Rosario si teneva al tempo, ad Aquila, per quanto è noto, la prima domenica d’ottobre nella chiesa parrocchiale, senza processione. Più tardi, con le donazioni degli emigranti, si introduceva la processione e la festa era spostata al mese di luglio, così da attendere il rientro in valle degli emigranti stagionali. Correva l’anno 1812, e i bleniesi tornavano dalla Rus- I soldati della Val di Blenio fecero un voto: “Se rientrati alle loro case avrebbero istituito una milizia da tramandare negli anni ai posteri” sia: “Il voto fu adempiuto finché ebbero vita, e poi mantenuto dai discendenti. La bandiera venne donata da emigranti di Marsiglia” - ricorda Vittore Devittori, vicepresidente della Milizia di Aquila -. La festa è vissuta come momento di comunità e legame col paese, con raccoglimento e consapevolezza, ma anche in modo passionale, con il bacio della pace. Si va in chiesa, reliquia, segno della croce, bandiera; si scende al cimitero, si ricordano i nostri morti; i tamburi suonano la marcia funebre; poi parte lo sparo dei fucili ora si spara in bianco, ma una volta giravano anche pallettoni”. In val di Blenio, la ricorrenza della Beresina è stata del resto sempre molto sentita. Per il 125°, incoraggiato dallo storico Emilio Motta, l’ufficiale ticinese Gaetano LA BANDIERA La bandiera della Milizia Storica di Leontica e la spada da ufficiale Gran Bretagna, finisce invece per rinfocolare l’importazione clandestina di merci che si vorrebbe stroncare. Già il 25 novembre 1807, ricevendo a Milano l’incaricato d’affari di Svizzera, Giovanni Antonio Marcacci (Locarno 1769 - Milano 1854), Napoleone I lo investe con asprezza per l’attitudine dei cantoni elvetici di frontiera, che accolgono anche disertori alla leva. Nel 1808, voci di una cessione del Ticino al Regno italico iniziano a circolare, senza seguito. Il 31 ottobre 1810 infine le truppe italiane del generale Achille Fontanelli invadono e occupano il Paese. Berna avvia passi diplomatici tramite Marcacci, ma il Genio militare ha ormai redatto la planimetria dal titolo sconfortante “Colpo d’occhio Topografico del Cantone Ticino, e Paesi da esservi riuniti per formarne un Dipartimento”. Si prevede insomma la creazione di un dipartimento lombardo esteso da Airolo a Chiasso e formato dall’ex cantone, con val Porlezza, Porto Ceresio, Campione. La disfatta del 1812, il ritiro delle truppe dal Paese per difendere il Regno italico stesso, salvano il Canton Ticino dalla sparizione. La tradizione Beretta cura la monografia documentata sul 1812, “I ticinesi alla campagna di Russia (Bellinzona/Lugano, Istituto Editoriale Ticinese, 1937); nell’anniversario seguente esce “Aquila alla sua Milizia nel 150.mo” (Acquarossa, 1962), numero unico a cura di Meinrado Devittori, con note storiche. Si conserva la memoria storica per un Corpo che è ormai un’istituzione. Per l’Expo di Losanna del 1964 la Milizia bleniese, inviata dal Canton Ticino, deve sostituire le vecchie uniformi – già scartate dall’Esercito – con delle nuove, simili a quelle originali indossate dai 4 reggimenti della Division Suisse, grazie al contributo della “Blenio SA”, direttore all’epoca Luigi Generali, della famiglia Pagani e di altri privati. Richieste a partecipare a tiri federali e cantonali, le milizie saranno presenti anche a manifestazioni patriottiche e folcloristiche come nel secondo centenario dell’indipendenza del Ticino entro la Repubblica elvetica napoleonica (1798), nell’incontro a Bellinzona col presidente della Repubblica francese, Jacques Chirac, nell’ottobre 1998, e nelle sfilate a Lugano. Il giubileo per onorare il giuramento dei superstiti di quell’inverno russo del 1812 è marcato quest’anno, nel 200°, da tante iniziative. Tra cui un volume di Davide Adamoli e Damiano Robbiani, “Milizie bleniesi. Milizie storiche della valle di Blenio.” (Bellinzona, Salvioni, 2012), promosso dal Museo storico etnografico di Valle di Blenio, in collaborazione con le milizie di Aquila, Leontica e Ponto Valentino, ricostruisce contesto e cronistoria della festa tradizionale, con la ricca iconografia delle uniformi vecchie e nuove. Una mostra, al Museo di Lottigna, punta invece a trasformare il centro in un punto d’aggregazione dei bleniesi, mentre il 1516 settembre si terrà a Bellinzona una cerimonia di commemorazione dei 200 anni delle Milizie, poi il 28 novembre la manifestazione di chiusura e l’incontro con la popolazione a Olivone. IL LIBRO Autori Davide Adamoli e Damiano Robbiani Un testimone da passare al figlio e ai discendenti D a sempre le cerimonie hanno visto alla testa delle Milizie bleniesi, organizzate militarmente per compagnie, comandanti con il grado di capitano impegnati a tenere viva la tradizione. Fra loro, Meinrado Devittori, dapprima alla Cima Norma, nota fabbrica di cioccolato a Dangio-Torre, poi guardia di confine del IV circondario, capoposto in val Bedretto sino al 1975. Segretario di Aquila e di Dongio, per anni ha coordinato lo svolgersi delle manifestazioni, ha conservato documenti, testimonianze, foto, partecipando a eventi e ricorrenze in tutta la Svizzera. Ha passato il testimone al figlio Vittore Devittori e ai suoi discendenti.