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La Serenissima Repubblica di Venezia (1420-1797)
La prima fonte attendibile dell’esistenza della città di Udine è del 983: è un diploma imperiale di
Ottone II in cui si conferma la donazione a Rodoaldo, patriarca di Aquileia, di cinque “caastra”, fra
cui quello di Udene.
A partire dal 1223 Udine diventa la città più importante della regione per il commercio e i traffici.
Continuò un periodo di prosperità e sviluppo, caratterizzato da un notevole incremento
demografico.
Nel 1338 il Patriarca Beltrando implementò il Consiglio annettendovi i membri delle varie casate
con il fine di trattare puntigliosamente gli affari più importanti del Patriarcato ed eleggere il
portavoce ufficiale del Patriarca. Questa istituzione venne mantenuta anche in epoca veneziana sino
al 1513. quando venne intregnata nel corpus governativo veneziano.
Nel 1411 scoppiò il conflitto tra la Repubblica Serenissima e il Regno d’Ungheria di Sigismondo di
Lussemburgo per il controllo degli sbocchi sul mar Adriatico e sui valli Alpini; con questo casus
belli gli ungheresi invasero Udine il 28 settembre 1411 facendo subire alla popolazione a
prescindere dall'appartenenza alla classi sociali numerose stragi e saccheggi.
Il conte di Povoletto Tristano Savornian per non cedere agli ungheresi resistette per mesi all’assedio
del suo castello per poi sottomettersi alla Repubblica veneziana dalla quale venne nominato
Provveditore; subito dopo la nomina cercò di entrare a Udine, ma fu cacciato malamente.
Venezia rispose assoldando il capitano di ventura Carlo I Malatesta che respinse gli ungheresi a
Motta di Livenza dopo l’accampamento veneziano venne attaccato dagli ungheresi; il 15 ottobre
delle stesso anno riconquistò Udine e parallelamente vennero conquistati dalla Repubblica di
Venezia diversi territori della costa istriana e dalmata. Le forze ungare stremate dall’avanzata
dell’Impero Ottomano e mosse dal volere di Sigismondo diventato Imperatore del Sacro Romano
Impero, stipulavano assieme alle forze veneziane la Pace di Castenetto del Friuli del 1413, fatto che
comportò l’annessione forzata dei territori del Patriarcato.
Nel 1419 i veneziani iniziarono l’assedio di Udine: il 4 giugno del 1420 la città, prostrata, mandò
ambasciatori al campo Veneto per trattare la resa. In tal modo venne a far parte di uno stato più
ampio, forte e riconosciuto in Europa, sottraendo la regione friulana dall’isolamento politico e
dall’arretratezza economica. Il Friuli era considerato dalla Serenissima come importante territorio di
collegamento politico ed economico tra le terre germaniche, slave e italiche, ovvero strategica
cerniera orientale del suo vasto territorio che andava dall’Adda all’Isonzo.
Per fronteggiare i Turchi (incursioni nel 1472, 1477 e 1499) e l’Impero Asburgico (che, oltre al
possesso di Pordenone, Duino e del porto di Trieste, nel 1516 con il trattato di Noyon aveva
ottenuto la Contea di Gorizia con Gradisca), nel 1593 Venezia iniziò la costruzione di una nuova
potentissima fortezza denominata Palma (poi Palmanova) proprio al centro della pianura friulana:
una struttura monumentale, con soluzioni per l'epoca avveniristiche, con una rigorosa struttura
geometrica a forma di stella a nove punte, in grado di opporsi ai Turchi e di contenere i tentativi
espansionistici degli Asburgo. I lavori di fortificazione ebbero inizio il 7 ottobre 1593. Il governo
austriaco protestò vivacemente per l'erezione della nuova fortezza, temendo che Venezia se ne
potesse servire come base avanzata per occupare la contea di Gorizia, ma non poté impedirne la
costruzione.
Dalla prima metà del 500 la vita in Friuli si fece più tranquilla: le arretrate condizioni
dell’agricoltura lentamente trovarono un certo sviluppo (anche se restò il maggese, ovvero il fermo
della terra ogni tre anni), anche attraverso la comparsa del mais, della patata e di altri ortaggi,
nonché mediante i numerosi attrezzi in ferro prodotto dagli artigiani (soprattutto a Cividale) dopo
l’importazione della materia prima dalla Germania e la produzione di energia idraulica lungo rogge
e canali per muovere le pale di mulini ed altri opifici ad acqua. Dopo la crisi demografica ed
economica prodotta da una ventina di epidemie pestilenziali (scoppiate tra il 1576 e il 1630) che
fecero migliaia di morti e una serie di cattivi raccolti (verificatisi tra gli ultimi decenni del 500 e i
primi decenni del 600), la popolazione aumentò e raddoppiò tra il Seicento (190.000 abitanti) e la
fine della Repubblica (360.000 abitanti).
Nel 1511 Udine fu devastata dalla guerra civile: il 27 febbraio si consumò la strage detta del giovedì
grasso. Sotto la guida del conte Savorgnano, capo degli Zambarlani, il popolo e tremila contadini
armati, incendiarono e saccheggiarono le case dei nobili di parte Strumiera, alcuni dei quali furono
messi a morte. La strage continuò nella campagna friulana, dove furono smantellati sedici castelli
appartenenti ai feudatari ribelli. Il Governo Veneto istituì la “Contadinanza”, una specie di
“sindacato” rurale che permise ai contadini di opporsi in materia di imposte, affitti e lavori gratuiti,
deliberati dal Parlamento, appellandosi ai tribunali superiori di Venezia.
Ad aggravare le condizioni della popolazione fu, nei giorni immediatamente successivi, un violento
terremoto, in seguito al quale si svilupparono numerosi incendi e crollò il Castello cittadino. Poi si
aggiunse la peste.
Fra il 600 e il 700 si svilupparono l’edilizia e l’artigianato e nacque una borghesia dell’industria e
del commercio, nonostante i monopoli protettivi per la città di Venezia. Anche in Friuli comparve la
coltura del baco da seta e del gelso, che soltanto in parte alleviò la costante crisi agricola e
alimentare. Gli influssi della dominazione veneta portarono il Friuli verso le forme culturali
veneziane e italiane (riscontrabili nella pittura, nell’architettura, nella mentalità indotta dalla
legislazione e dalla prassi amministrativa e addirittura nella lingua, in quanto il veneto divenne la
parlata abituale dei nobili e dei borghesi di città), anche se riuscì a conservare integra la matrice
della propria diversità etnica e della propria identità culturale. Nel 1751 viene definitivamente
soppresso il Patriarcato di Aquileia, limitato ormai da tempo al solo potere spirituale, e create le
Arcidiocesi di Udine e di Gorizia. Sconfitti gli austriaci sul Tagliamento, dopo una breve
occupazione, con il trattato di Campoformido (17 ottobre 1797) Napoleone cedette il Friuli
all’Austria in cambio della Lombardia e dei Paesi Bassi.
Durante il periodo veneto si costruiscono numerosi palazzi privati e pubblici: Piazza Libertà è
l’esempio più importante. Ne seguono altre.
Piazza della Libertà:
Ai piedi del colle del Castello, s’apre Piazza della Libertà. Già chiamata Contarena, Piazza del
Vino, Piazza Vittorio Emanuele II, è la piazza principale di Udine, il cuore della città, da sempre
indicata come “la più bella piazza veneziana in terraferma”. L’aspetto generale della Piazza denota,
infatti, un’inconfondibile, ed elegantissima, matrice veneta. la statua della Giustizia, in ricordo delle
esecuzioni che qui venivano eseguite; la statua della Pace, dono dell'imperatore Francesco I alla
città, a ricordo del trattato di Campoformio; e, al limitare della piazza, le statue di Ercole e Caco.
Loggia del Lionello:
Il più importante monumento di Udine è senza dubbio il palazzo Comunale, più conosciuto come
Loggia del Lionello. Loggia pubblica in stile gotico veneziano, l’elegante edificio forma, con altri
monumenti, quel complesso che fa di Piazza della Libertà una delle più belle d’Italia. Nel 1441 il
Consiglio della Comunità deliberava di erigere un nuovo palazzo del Comune. Il palazzo fu
compiuto nel 1456, ma la facciata fu decorata nel 1548; gli ultimi lavori furono eseguiti su disegno
di Giovanni da Udine. Qui fu eretto anche il monumento al luogotenente Trevisan, con figure
dipinte da Pellegrino di San Daniele. La scala che conduce al piano superiore fu compiuta nel 1559,
su disegno del Sansovino. La porta che immette alla scala fu progettata dal Palladio. Il 19 febbraio
1876, un incendio distrusse completamente il palazzo. La ricostruzione della Loggia, voluta nel
luogo e nella forma di prima, fu affidata all’architetto Andrea Scala, che rispettò la consegna: solo il
tetto fu modificato.
Loggia di San Giovanni:
Di fronte alla Loggia del Lionello è la rinascimentale Loggia di San Giovanni, eretta nel 1533-35 da
Bernardino da Morcote. Al centro delle arcate è situato l'arco trionfale, oggi accesso alla cappella
dedicata ai friulani caduti per la Patria. Prima del terremoto del 1511, sull’attuale Piazza della
Libertà (allora chiamata Piazza Contarena), sorgeva una chiesa dedicata a San Giovanni. Dopo la
sua demolizione, su disegno dell’architetto lombardo Bernardino da Morcote, furono costruiti nel
1533 una nuova chiesetta, sempre intitolata a San Giovanni, e la stupenda Loggia omonima
(conosciuta col nome di Porticato di San Giovanni).
Piazza XX Settembre:
L’area dell’attuale Piazza XX Settembre nel 1700 era occupata dalle case dei Torriani, che furono
confiscate dal governo Veneto e demolite. Nel 1797, caduto il governo Veneto, i Torriani ottennero
la restituzione del fondo, che fu adibito a mercato dei polli, del pesce e di altre cose, finché fu
venduta alla famiglia Antivari che, nel 1864, alla sua volta lo cedette alla famiglia Angeli dalla
quale il Comune l’acquistò nel 1868. La piazza, livellata e selciata fu destinata al mercato delle
granaglie. Queste notizie spiegano come questa località sia stata chiamata Plazze Torriane, dal Fisc,
di S. Barbare, dai grans. Ebbe il nome attuale per la deliberazione consigliare 7 settembre 1895”
(G.B. Della Porta) . Il nome attuale della Piazza XX Settembre ricorda l’entrata in Roma delle
truppe italiane il 20 settembre 1870.
Duomo:
Nel corso dei secoli, il Duomo subì varie modifiche: nel 1383 l’edificio fu allungato, nel 1500
furono costruite le cappelle laterali, nel 1700 la struttura fu quasi completamente trasformata in
senso barocco. Ai primi del Novecento un restauro ha tentato di ridare alla facciata una veste
trecentesca. Il campanile risale al 1441: costruito sul battistero del 1348, è opera di Cristoforo da
Milano, aiutato dall'udinese Bartolomeo delle Cisterne.
Oratorio della Purità:
Il settecentesco Oratorio della Purità si trova a fianco del Duomo, sul luogo ove – in precedenza –
sorgeva il Teatro di Mantica. La trasformazione del luogo profano in luogo sacro, fu voluta dal
Card. Daniele Delfino, patriarca di Aquileia. L’interno fu diviso in due piani: quello sottostante fu
adibito a chiesa ed ora si configura come un’ampia aula piuttosto bassa. Nel corso dei lavori –
completati fra il 1757 ed il 1760 – Giambattista Tiepolo fu incaricato della decorazione della chiesa.
All’opera partecipò anche il figlio Giandomenico. Giambattista dipinse la bella pala dell’altar
maggiore, con l’Immacolata, ed affrescò il soffitto, con l'Assunta al centro e Gloria di Angeli nei
due riquadri minori; contemporaneamente, Giandomenico dipingeva le pareti della chiesa – a
chiaroscuro su fondo oro – con otto scene di soggetto biblico. L’opera dei Tiepolo fu completata nel
1759 ed è di gran lunga il maggior pregio dell’Oratorio.
Piazza Primo Maggio:
Il luogo rimase sempre basso ed umido, nonché usato per la cloaca pubblica. Il terreno era
demaniale, dapprima usato dai Patriarchi e poi abbandonato al pubblico. Con l’arrivo della
repubblica di Venezia, i Luogotenenti cercarono di coltivare il lago, ma visti gli scarsi risultati, lo
cedettero alla città contro un censo perpetuo. Nel 1530 alcuni cittadini fecero istanza per sistemare
la cloaca e rendere meno malsano il posto, cosa che fu fatta. Si organizzarono allora i mercati e si
davano spettacoli. L’amministrazione francese, nel 1808 decise la sistemazione della piazza, venne
segnata l’ellisse, e si piantarono i platani. Vi sistemarono anche la ghigliottina, che venne
ripetutamente usata. Nell’Ottocento e fino agli inizi del Novecento qui si teneva il foro boario, cioè
il mercato del bestiame. Il nome della piazza fu sempre Zàrdìn, Zàrdìn Grant, “Giardino” o
“Giardino Grande” tuttora così chiamato. Nel 1866 le venne dato il nome di Piazza D’Armi poi,
dopo l’assassinio del re Umberto I, qualcuno fece murare una targa col nome del re, senza nessuna
delibera comunale. Ma nessuno ebbe il coraggio di abbatterla.
Torre dell’Orologio
A fianco della cappella, si situa anche la Torre dell'Orologio, realizzata nel 1527 da Giovanni da
Udine. Sulla cima della torre son collocati due mori che battono le ore, chiamati appunto “Huomini
delle Ore” La Torre dell’Orologio, realizzata insieme al Porticato di San Giovanni, è uno dei gioielli
di Piazza della Libertà.
Castello
Formato soprattutto dai detriti delle glaciazioni, il colle del Castello – e i suoi edifici –
rappresentano ciò che rimane della parte più antica di Udine. Per la sua posizione, il colle fu sempre
punto di riferimento per la viabilità del medio Friuli e, dall’epoca romana in poi, fu punto strategico
per la difesa del territorio. Già verso la fine del II secolo, il colle ospitava un insediamento
permanente. Nel 1420, cominciò la dominazione della Serenissima; il castello fu requisito e diventò
la residenza del Luogotenente del Doge. Di questo castello non rimane quasi nulla. Le origini del
Castello attuale sono più tarde: la costruzione dell’imponente edificio – simbolo della città – che
domina Udine e la pianura friulana, è collegata alla ricostruzione dell’area, distrutta da un terremoto
nel 1511. I lavori, affidati inizialmente a Giovanni Fontana, iniziarono nel 1517 e durarono
cinquant’anni: l’ultimo periodo fu caratterizzato dalla presenza di Giovanni da Udine, che lasciò la
sua impronta. Con la ricostruzione, il Castello prese un aspetto tipicamente rinascimentale, che
riuscì a mantenere nonostante le modificazioni subite in seguito, ed ospitò gli uffici
dell’amministrazione civile della provincia. Nel periodo veneziano, il Castello assunse varie
funzioni: anzitutto quella di rappresentanza, successivamente quella di roccaforte militare e –
durante il Risorgimento – anche quella di carcere per i patrioti italiani. Le pareti della sala sono
superbamente affrescate da grandi artisti, tra cui il Tiepolo, con scene che celebrano la grandezza di
Udine e del Friuli nella Repubblica Veneta.
FONTI:
Principi di storia civile della Repubblica di Venezia, volume 2 di Vettor Sandi, 1756
Wikipedia:
storiadelfriuli:https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_Friuli#Dalla_dominazione_veneziana_alla_R
estaurazione
PDF le origini di Udine:
http://www.friulimtb.it/public/264/allegati/GUIDA%20UDINE.pdf
sito provincia di Udine:
http://www.provincia.udine.it/
udinecultura:
http://www.udinecultura.it/opencms/opencms/release/ComuneUdine/cittavicina/cultura/it/storia.htm
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