Dal terremoto del 227° aC, al periodo italiano. Nel 227

Rodi
Dal terremoto del 227° a.C., al periodo italiano.
I secoli successivi furono per Rodi un'epoca di prosperità e splendore. Le
conquiste asiatiche di Alessandro, la fondazione di nuove città e
l'accumularsi della ricchezza nelle mani delle classi medie diedero un
grosso stimolo al commercio, spostandone il centro dalla Grecia all'Egitto,
a Rodi e alla costa dell'Asia Minore. Così ad Alessandria d'Egitto si creò
un intenso commercio di spezie, e Rodi assunse una posizione di primo
piano, come stazione di transito ed esportatrice di vino. Nonostante che
in quel periodo non vi fossero delle vere e proprie banche il commercio
era facilitato non solo dalla moneta
internazionale introdotta da Alessandro
Magno, ma anche dall'uso di lettere
creditizie. Contrariamente agli altri
stati ellenici, in gran parte cosmopoliti,
Rodi vietò il commercio agli stranieri sul
proprio territorio. Infatti, mentre
altrove i commercianti stranieri erano
liberi di stabilirsi in una qualsiasi città,
dove creavano le loro associazioni e
dove importavano i loro prodotti. Solo a
Rodi gli stranieri non erano ammessi, ne
come abitanti, ne come commercianti.
Nel 227 a.C. Rodi fu colpita da un
tremendo terremoto. Anche in quel
periodo vi era una specie di mutua assistenza per le catastrofi, molti
sovrani e città elleniche inviarono denaro per la ricostruzione di Rodi, che
risorse dalle rovine più grande di prima. Rodi, però non riuscì a restaurare
il Colosso, presumibilmente per mancanza di denaro.
Nel periodo ellenico Rodi aveva un’ottima flotta mercantile, alla quale
l'isola offriva porti magnifici. A Lindos vi erano persino alcuni porti
nascosti, dove la flotta poteva rifugiarsi nel caso di ostilità.
Nel II secolo a.C. Roma, cominciò ad intromettersi nelle vicende del
mediterraneo orientale. Chiamata inizialmente in aiuto da alcuni sovrani,
che le chiedevano assistenza nelle loro guerre dinastiche, ben presto da
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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alleata Roma diventò avversaria e verso la fine del secolo riuscì a
sottomettere Rodi.
Nel 166 a.C. con la creazione di un porto franco a Delo Roma inferse un
grave colpo alle attività commerciali di Rodi. Fu per l'isola l'inizio di un
periodo di decadenza, anche se la sua economia non fallì completamente,
ma l'isola perse la sua importanza commerciale.
Via via che aumentava la potenza di Roma, aumentavano pure le attività
dei commercianti romani, che malvisti all’inizio riuscirono ad assimilarsi
alle comunità greche anche attraverso il matrimonio con donne del luogo.
Disponendo più tardi della speciale protezione offerta dalle leggi romane,
ottennero privilegi maggiori rispetto ai loro colleghi greci.
Più che per le loro attività commerciali i Romani erano odiati per la loro
prepotenza nei confronti delle città greche, che erano considerate come
delle vere e proprie miniere d'oro, e dal II sec. a.C. in poi le depredarono.
Rodi fu saccheggiata dal triumviro Cassio, uno degli assassini di Giulio
Cesare, che aveva bisogno di oro per il suo esercito impegnato nella
guerra contro Ottaviano e
Marco Antonio.
In quanto all'arte il periodo
ellenistico fu per Rodi un
periodo di opere grandiose. A
Lindos
fu
costruito
un
magnifico
portico
dorico,
destinato a dare ulteriore
splendore al tempio. Ma dove si
distinsero i cittadini di Rodi era
nell'arte scultoria.
Il Laocone ora visibile nel
museo Vaticano è una delle
opere d'arte più famose dell'antichità. Rappresenta la lotta, con esito
mortale di Laocone e dei suoi figli contro due serpenti. Laocone era
secondo il mito un sacerdote di Apollo a Troia. Quando i Greci inviarono in
regalo il cavallo di legno ai Troiani, Laocone intuì che il regalo portava in
se distruzione e morte. Egli avvertì i suoi concittadini, ma invano. Per
punire Laocone, che aveva osato intromettersi nei loro disegni, gli dei
decisero d'inviare dal mare due serpenti orribili per uccidere il sacerdote
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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e i suoi figli. I Troiani, pensando che gli dei avessero punito Laocone per
sacrilegio accolsero il cavallo di legno nella città e con lui morte e
distruzione. Questo mito che esprime l'impotenza dell'uomo di fronte agli
dei, fu la fonte d’ispirazione dell'artista ellenico, che nel combattimento
di Laocone con i serpenti espresse la lotta dell'uomo contro le forze
demoniche alle quali infine soccombe. Uno dei figli di Laocone guarda suo
padre invocando aiuto, ma il padre era troppo impegnato nella lotta per
poterlo aiutare. L'espressione di angoscia e di dolore umano fa di questa
scultura una delle opere più rappresentative dell'epoca ellenistica,
durante la quale si prestava molta attenzione ai sentimenti e alle passioni
umane. Questo periodo si differenzia sostanzialmente da quello classico,
quando, come abbiamo visto, l'espressione dei sentimenti attraverso
l'arte era molto contenuta. Il Laocone, fu scolpito circa a metà del I sec.
a.C., ispirò pure gli artisti del Rinascimento, come Michelangelo, ed è
considerato uno degli anelli di
collegamento fra l'epoca antica e
quella moderna.
La statua della Niche
di
Samotracia che si trova nel
museo del Louvre a Parigi, è
un’offerta votiva dei cittadini di
Rodi al tempio dei Kaviri di
Samotracia dopo la vittoria
ottenuta nel 190 a.C., su Antioco.
L'opera creata dallo scultore
Pitocrito si differenzia dal punto
di vista concettuale dal Laocone.
Mentre
quest'ultimo
suscita
ansietà e compassione, la Niche
esprime eleganza e grazia. Se
collocata sulla prora di una nave,
la Niche sembra sul punto di spiccare il volo. Il vento le fa aderire la
veste al corpo, dando l'impressione che questa sia trasparente. In quel
periodo gli scultori erano riusciti, a lavorare il marmo in modo particolare,
e a creare l’illusione di trasparenza del materiale.
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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Gradualmente questa tecnica fu portata alla perfezione e per valutarne la
bellezza raggiunta basta paragonare la Niche alle sculture egizie dello
stesso periodo. In oltre Pitocrito riuscì a raffigurare la Niche nel
momento in cui prendeva il volo.
L'Afrodite bagnante del museo di Rodi scolpita intorno al 100 a.C. è una
variante creata dallo scultore Doidalsa di Bitunia. Questa Afrodite (la
dea era uno dei temi preferiti dell'arte scultoria dell'epoca ellenistica) è
rappresentata mentre ha appena finito il bagno e si asciuga i cappelli.
Benché non sia della stessa fattura della Niche di Samotracia (è alta solo
49 cm.) è tuttavia un'opera d'arte squisita. Contrariamente alle altre
sculture dell'epoca, non incute timore, ne suscita alcuna emozione, e
perciò si sostiene che l'arte greca di quel periodo fosse giunta a un punto
morto.
La testa del Dio del sole del
II sec. a.C., esposta al museo
di Rodi, è anch’essa un’opera
d'arte rappresentativa di quel
periodo.
La
statua,
che
secondo alcuni studiosi è
un’imitazione del “Colosso di
Rodi” distrutto dal terremoto
nel 227 a.C., doveva essere
gigantesca poiché la sola testa
è alta 55 cm. I tratti del volto
del dio somigliano a quelli di
Alessandro Magno, ricordo che
in quel periodo l'immagine
dell'eroe spesso si fonde con
quella del dio. Tutto intorno alla testa, in mezzo ai cappelli vi sono dei
buchi, attraverso i quali venivano fatti passare aghi d'oro, che
rappresentavano i raggi di luce. Le sue labbra semiaperte sono espressive,
ma non vi è l'impronta della passione umana come nel Laocone. In
quest’opera d'arte si manifesta la tendenza al ritorno agli ideali classici e
alle figure tranquille. La testa del dio del Sole, infatti, non incute timore,
è una figura umana che non suscita sentimenti religiosi.
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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Oggi siamo abituati a collegare le opere d'arte ai musei, alle pinacoteche
e alle collezioni private, nell'antichità le sculture erano per la maggior
parte offerte votive ai templi, rappresentavano chi commissionava l'opera
o il dio, unendo l'elemento artistico a quello religioso. Nell'epoca
ellenistica l'artista non considerava sempre allo stesso modo, l'opera che
aveva prodotto, difatti molti artisti firmando le loro opere esprimevano il
loro orgoglio per la creazione, altri invece non ritenevano utile porre la
loro firma, perché, non ritenevano il loro lavoro come qualche cosa di
originale o di creativo, ma piuttosto come una semplice prestazione
tecnica. In quel caso l'artista si considerava solo come un artigiano, che
intraprendeva un lavoro dietro pagamento.
Il periodo romano
Nel I secolo a.C., quando Augusto era imperatore a Roma, Rodi era una
provincia romana e godeva di alcuni privilegi, ed era per il romani luogo
d'esilio. La sua economia navigava in cattive acque ma l'isola aveva saputo
mantenere la sua fama come centro culturale. Cicerone e Giulio Cesare
l'avevano visitata per studiare la retorica, mentre il successore di
Augusto, Tiberio vi era
andato in ritiro prima di
essere
incoronato
imperatore.
Sull'Acropoli di Lindos i
romani avevano costruito un
tempio,
che
secondo
l'archeologo
danese
E.
Dyggve era dedicato a
Diocleziano (III sec. d.C.).
Alla fine del III sec. d.C.
Rodi
fu
colpita
da
terremoti disastrosi e da
epidemie di peste. E nel IV sec. d.C. divenne una metropoli cristiana
importante.
Il periodo medioevale
Nel medioevo Rodi, faceva parte dell'impero bizantino, fu saccheggiata
varie volte da persiani e arabi, che solevano fare delle incursioni negli
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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stati bizantini. Nell'XI sec. l'occidente comincia ad occuparsi degli affari
dei Bizantini, ne seguì il periodo delle crociate, delle guerre sante fra
cristiani e musulmani, che terminarono nel XIII sec. Uno storico, parlando
delle crociate, le qualificò come «un monumento di follia umana», mentre
Voltaire scrisse che
"L'Asia era diventata
la tomba per più di due
milioni di europei". La
storia quindi non solo
non ha giustificato le
crociate,
ma
ha
dimostrato che accanto
a motivi ideologici vi era
il
desiderio
di
saccheggiare il Bisanzio
e i ricchi stati orientali.
Uno storico moderno
l'inglese, H. Trevor Roper, vede nelle crociate un fenomeno più
complicato di una semplice guerra santa, sostenendo che si trattava di un
movimento espansionistico, che sotto la spinta della sovrappopolazione e
delle nuove scoperte tecnologiche, sfocia alla fine nella guerra. Le
crociate furono per il Bisanzio una catastrofe, dalla quale non riuscì più a
riprendersi. Durante la quarta crociata, nel 1204, i Veneziani
saccheggiarono e distrussero Costantinopoli, e occuparono Rodi. Nell'isola
soggiornò durante la terza crociata, Riccardo Cuor di Leone, prima di
continuare il suo viaggio verso oriente. Sotto il governo del greco Leon
Gavalas, l'isola divenne con la benedizione di Venezia un regno
indipendente e rimase tale fino al XIV sec., durante il periodo dei
Cavalieri.
Il periodo dei Cavalieri
I Cavalieri erano un ordine, metà religioso e metà militare. I Cavalieri
erano cattolici e si ritenevano una barriera contro il mondo musulmano,
soprattutto verso i Turchi, che riuscirono a tener lontani da Rodi. I
Turchi, nel 1453 presero Costantinopoli. I cavalieri nonostante fossero
Cristiani oppressero la chiesa ortodossa di Rodi, con la quale entrarono
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apertamente in conflitto. I Cavalieri provenivano da diversi paesi europei
tutti cattolici: Francia, Italia, Germania e Spagna. Le lingue ufficiali erano
il latino e il francese, il greco era considerato alla pari di un dialetto.
Le fortificazioni ancora visibili, furono erette nel periodo dei Cavalieri,
come pure numerose chiese e edifici. A Lindos il palazzo del Governatore
e la chiesa di San Giovanni, sono di quel periodo.
Rodi in quel periodo divenne la capitale di un piccolo stato formato da
Rodi e dalle isole vicine.
Il periodo Ottomano
L'impero Ottomano al culmine della sua potenza sotto la guida di Solimano
il Magnifico, nel 1522
conquistò Rodi. L'assedio
fu difficile ma alla fine
Rodi
si
arrese.
I
Cavalieri si rifugiarono a
Malta,
mentre
molti
Rodensi abbandonarono
l'isola per insediarsi a
Creta.
L'isola rimase occupata
dai Turchi fino al 1912.
Non fu un periodo del
tutto negativo per Rodi,
i suoi abitanti avevano alcuni privilegi, come la libertà di religione e non
erano soggetti alla così detta “pedomasema”, (istruzione, iter religioso e
apprendimento politico) una misura molto temuta dagli altri Greci, perché
dovevano accettare che i Turchi istruissero i figli agli ideali dell'Islam. Il
governatore di Rodi era un funzionario della chiesa ortodossa, che così
riuscì a sopravvivere all'occupazione turca e alla penetrazione islamica.
Il periodo Italiano
Nel 1912 gli Italiani sconfissero i Turchi e conquistarono Rodi, che rimase
sotto il loro dominio fino al 1943. I segni lasciati dall'occupazione italiana
a Rodi e a Coo sono visibili soprattutto nell'architettura. Durante
l’occupazione gli Italiani cercarono di italianizzare gli abitanti e di
imporre l'italiano come lingua ufficiale, contemporaneamente realizzarono
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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importanti opere pubbliche, effettuarono scavi e restaurarono l’acropoli
di Lindos, anche se non tutti gli archeologi sono d'accordo su come sono
stati eseguiti, sta di fatto che grazie a questi restauri il visitatore è in
grado di formarsi un’idea più precisa su come era la città.
Nella seconda guerra mondiale Rodi fu occupata dai Tedeschi e nel 1947
divenne greca.
Rodi: Mitologia – Archeologia – Storia.
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