Alberto Morselli

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Sono nato il 6 Agosto 1966 a Sassuolo dove ho iniziato a studiare
pianoforte per poi proseguire, durante gli anni della scuola, nello studio
di armonia e composizione parallelamente alle prime esperienze in
band locali come tastierista.
In una di queste band da oratorio feci, quasi per caso, la mia prima
apparizione come cantante solista nel 1983. Esperienza che si ripetè a
Milano e Reggio Emilia in un paio di cover-band di Simple Minds, Duran
Duran, U2 e tutto quello che ruotava in quegli anni sui nostri giradischi.
Nel 1988 appena rientrato da Milano venni contattato da una band
Sassolese, in cui suonavano un paio di coetanei i "Lontano Da Dove". Il
cantante aveva appena lasciato la band, che si trascinava un fardello
carico di pezzi originali cervellotici e noiosamente elettronici, ma
l'atteggiamento dei tre componenti la band era sufficientemente serio e
motivato, per cui accettai di sottopormi al loro "provino".
Seguirono un paio d'anni di studio e crescita che servirono alla
trasformazione in senso "più rock" della band, che senza particolari
emozioni riusciva comunque ad emergere nel panorama locale, fino ad
effettuare un mini-tour a Vienna.
Il repertorio traeva ispirazione da originali che spaziavano dai primi
Litfiba a Battiato ma nel quale, soprattutto nel'90, cominciavano a
comparire tracce dei Pogues.
Alla fine del 1990 la band si sciolse per un forte calo di motivazione e
per un nascente interesse verso il folk irlandese e la musica popolare.
Da questa situazione scaturi' in breve tempo l'abbozzo di quella che
sarebbe diventata la nuova band: nient'altro che un paio di Lontano da
Dove più un paio di persone incontrate per "sentito dire".
La vera novità e che ora le tastiere erano diventate fisarmonica, la
batteria bodhràn, le chitarre bouzouki, violino e whistle. In poche
parole tentavamo di suonare folk irlandese a Modena.
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Più o meno contemporaneamente ebbi modo di vivere esperienze come
solista in un coro gospel, in un musical a tema religioso di un bravo
compositore sassolese, Mirko Bondi, e un tentativo di rock band
modenese che proponeva pezzi originali affiancati a cover di Vasco
Rossi e Luciano Ligabue.
Ma torniamo alla banda che in quel periodo incarnava maggiormente i
miei sogni d'irlanda. Paese che ho avuto la fortuna di visitare una
dozzina di volte in quei sei o sette anni.
Il 17 Marzo 1991, ricorrenza di San Patrizio, suonammo in un locale di
Modena, ma la banda non aveva nome. Un'ora prima del concerto
decidemmo: Modena City Ramblers. In questo modo affermavamo le
nostre velleità pseudo-irlandesi ed al contempo dichiaravamo le nostre
scarse capacità di musicisti. I Dublin City Ramblers sono una specie di
gruppo di "liscio" irlandese (comunque molto più bravi di quello che
eravamo noi).
La serata andò bene, anche perchè in sala c'era un nutrito gruppo di
studenti "Erasmus" guarda caso Irlandesi...e così la banda continuò.
Continuò rivisitando e riproponendo pezzi della tradizione Irlandese
"miscelati" ad arrangiamenti irlandesi della tradizione popolare (di
sinistra) italiana. Questo fece si che in pochi mesi gli impegni si
moltiplicarono e fino al 1993 non ci fu festival de L'Unità che non ci
scritturò.
10/04/2010 16.52
Alberto Morselli
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Il fatto però di cominciare a proporre pezzi originali, arrangiati "in
stile", fece poi ulteriormente moltiplicare ed accellerare la successione
degli avvenimenti fino alla registrazione di un demo-tape che
autoprodotto e venduto ai concerti ci permise l'acquisto di qualche
nuovo strumento musicale e fece in modo che ESAGONO prima,
X-RECORDS poi e successivamente MESCAL con BLACKOUT/POLYGRAM producessero e distribuissero a livello nazionale
"RIPORTANDO TUTTO A CASA".
In quei tre anni (1993-1995) ci togliemmo una serie di soddisfazioni
mica da ridere per un gruppo di "cioccapiatti". Mini-Tour in Irlanda,
Portogallo e tour eterno in Italia, partecipazioni a concerti con Pogues,
Van Morrison, Cranberries, Chieftains, Simple Minds
Girammo anche un paio di video, "Delinqueint ed Mòdna" e "In un
giorno di pioggia", e ottenemmo di ospitare in uno dei nostri pezzi Bob
Geldof "in person" che si scomodò a raggiungerci fino in quel di Rubiera.
Lasciai i MODENA CITY RAMBLERS ufficialmente il 3 Ottobre 1995 con il
concerto al VOX di Nonantola, anche se la mia decisione risaliva a
parecchi mesi prima. Era per me totalmente inaccettabile l'uso della
politica che il gruppo faceva ed impossibile sopportare la convivenza
con alcuni componenti del gruppo.
Nel 1996 e 1997 tentai di costituire una nuova band, che però, col
senno di poi, rimaneva eccessivamente legata ai canoni dell'esperienza
precedente, e che quindi non convinse un gran chè, noi soprattutto. A
parte una bella serata al Bloom di Mezzago con Fernanda Pivano e la
registrazione di un demo, mai pubblicato(The Primavera Session).
Sempre nel 1996 curai la produzione artistica di un singolo dei TORO
TORO TAXI per la loro partecipazione a Sanscemo.
Qualche altro mese di stop poi fino al 1999 un altro tentativo di band,
con però intenzioni e persone diverse (Filippo Chieli a parte, che è
praticamente sempre presente nelle mie esperienze musicali dal 1991
ad oggi) ma che comunque fa più o meno la stessa fine della
precedente esperienza.
In questi anni ho avuto il piacere di essere affiancato, a fasi alterne e a
volte non ultimate, anche da: Gianfranco Fornaciari, Gianni
Campovecchi, Alessandro Marani, Paolo Altabella, Paolo Campioli,
Thomas Romano.
A questo punto la mia, tuttora attuale, professione ed i piacevoli
impegni a cui la mia nuova famiglia mi chiamava mi fecero totalmente
cessare di sentire il richiamo della sala prove. Finchè l'8 dicembre 2001
per una serata estemporanea al Corallo, con K-Rock mi rimise in
contatto con Fabio Ferraboschi ed ovviamente Filippo Chieli.
Un altro anno di attesa e nell'inverno 2002 è ripartita, a tappe brevi e
ben distanziate questa avventura che nasce da un esigenza di
comunicazione e di realizzazione personale.
Nel senso che se un giorno la voglia, la necessità, l'esigenza, il
desiderio, la passione, il piacere di cantare, per caso o
intenzionalmente ti entrano in corpo, non hai più possibilità di tornare
indietro.
Ora non mi resta che seguire "il fiume che scorre" sempre più convinto
del fatto che la musica non ha bisogno di ideologie e di partiti, di
categorie e di categorizzatori, non ha bisogno sostanzialmente di
nessuno, se non di un "ascoltatore", (nel senso di quello che ascolta. E
ascolta perché è felice oppure arrabbiato, triste o in pace col mondo,
sereno oppure turbato, ma comunque alla ricerca della magia che solo
la musica ti può trasferire addosso aprendo degli spazi che altrimenti
non sarebbero raggiungibili).
Sapendo anche che ad un "ascoltatore" quello che stai facendo, o che
hai fatto, quello che che pensi, o il tuo tono di voce, può anche non
piacere.
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Alberto Morselli
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L'importante e che dentro la tua musica ci sia tu, perché nella peggiore
delle ipotesi sarai l'unico che avrà voglia di riascoltarla.
Spero comunque non vada così...ringraziando gli amici che mi
affiancano in questo lavoro.
A presto.
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