festival internazionale di musica antica xx. edizione

festival
internazionale
di musica
antica
xx. edizione
di festival
internazionale
di musica antica
pietro busca
direttore artistico
Antiqua è un progetto di
In collaborazione con
Con il patrocinio del
Con il contributo di
E il sostegno dei comuni di
Comune di
Gassino Torinese
Comune di
San Raffaele Cimena
Partner culturali
Partner tecnici
Comune di
Perosa Canavese
Comune di
Scarmagno
Comune di
Romano Canavese
Comune di
Settimo Torinese
Comune di
San Mauro Torinese
Comune di
Trausella
traguardi
Il 29 maggio del 2015 a Settimo Torinese prende il via la ventesima
edizione di Antiqua, la rassegna di musica antica organizzata
dall’Accademia del Ricercare che nel corso del tempo ha saputo
conquistare un pubblico sempre più numeroso e fedele e l’attenzione
della stampa specializzata, fino a diventare una delle rassegne del
genere più importanti e apprezzate a livello nazionale. A proposito
di questo nuovo esaltante viaggio alla scoperta del repertorio
preromantico, il direttore artistico della rassegna Pietro Busca ha
recentemente dichiarato: «Nel 1995, quando abbiamo presentato la
prima edizione di Antiqua, nessuno di noi avrebbe pensato che oggi ci
saremmo trovati a festeggiarne la ventesima edizione, un traguardo
straordinariamente prestigioso, anche in considerazione della grave
crisi che colpisce da anni tutto il mondo. Vent’anni fa ci eravamo
proposti l’obiettivo di favorire la diffusione presso il grande pubblico
di opere e di compositori caduti nell’oblio da tempo tramite concerti
tenuti dall’Accademia del Ricercare e da alcuni dei migliori ensemble
di strumenti originali sia italiani sia stranieri. Una “ricetta” semplice
ma efficace, che continuiamo a portare avanti ancora oggi, potendo
contare sull’appoggio del folto pubblico che ci segue fedelmente, di
molti organi di stampa locali e nazionali e delle istituzioni e degli
sponsor privati che continuano a stare al nostro fianco anche in una
congiuntura economica così difficile. Proprio in considerazione dei
tempi difficili che stiamo vivendo, abbiamo deciso di portare avanti la
politica dei concerti gratuiti, perché tutti – a partire dal sottoscritto e
dal nostro presidente Claudia Ferrero – siamo fermamente convinti
del fatto che la cultura debba essere alla portata del pubblico più vasto
possibile, prime tra tutte le famiglie, e non prerogativa esclusiva
di una élite ristretta. Mi piace poi sottolineare il fatto che le opere
che presentiamo non costituiscono solo un fatto culturale di alto
livello, ma esprimono anche una profonda gioia e un incontenibile
ottimismo, beni di cui oggi nessuno può fare a meno».
calendario
29.05
settimo torinese
Vivaldi a Dresda
Accademia del Ricercare
6.06
romano canaVese
La serva padrona
Accademia del Ricercare
12.06
san raffaele cimena
La teatralità del
Seicento musicale europeo
19.06
san mauro torinese
Ghirlanda Sacra
I Musici di Santa Pelagia
20.06
romano canaVese
F.J. Haydn
Trii per flauto,
violoncello e fortepiano
26.06
san mauro torinese
Vivaldi: vero o falso?
Accademia Hermans
27.06
gassino torinese
La lezione corelliana
I Solisti dell’Accademia
28.06
trausella • replica
La lezione corelliana
I Solisti dell’Accademia
4.07
romano canaVese
Mistero e Dramma
Festina Lente
5.07
trausella • replica
F.J. Haydn
Trii per flauto,
violoncello e fortepiano
26.07 - 2.08
corso internazionale di musica antica
10.07
romano canaVese
Un virtuoso dimenticato
Ensemble Les Nations
26.07
romano canaVese
The Complete(d)
Triosonatas Project
Tripla Concordia
27.07
romano canaVese
L’arte di improvvisare
Sergio Ciomei
27.07
romano canaVese
LDP Workshop
Luca De Paolis
27.07
romano canaVese
Amore o pazzia
Marina Bartoli soprano
30.07
scarmagno
Nello stile italiano
o nello stile francese?
31.07
perosa canaVese
J.S. Bach e G.Fr. Haendel
La sfida mancata
1.08
romano canaVese
Musedita
Alessandro Bares
1.08
romano canaVese
Dal salmò al clarinetto barocco
Ettore Losini,
Massimiliano Simonetti
2.08
romano canaVese
Concerto di chiusura
concerti
VenerDì
29.05
cHiesa Di san VincenZo
settimo torinese ore 21.15
ViValdi a dresda
Influenza italiana alla corte tedesca
Johann Friedrich Fasch (1688-1758)
Concerto a 2 flauti traversieri,
archi e continuo in re maggiore
Allegro, Andante, Allegro
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Concerto per flauto diritto, archi
e continuo in do minore RV 441
Allegro non molto, Largo, [Allegro]
Antonio Vivaldi
Concerto per flauto traversiere, archi
e continuo in re maggiore “Il Gardellino”
Allegro, Cantabile, Allegro
Antonio Vivaldi
Concerto per flautino, archi
e continuo in do maggiore RV 443
Allegro, Largo, Allegro molto
Johann David Heinichen (1683-1729)
Concerto a 4 flauti diritti,
archi e continuo in do maggiore
Allegro, Pastorella, Adagio, Allegro assai
Accademia del Ricercare
Germana Busca traversiere e flauto diritto
Lorenzo cavasanti flauti diritti
manueL staropoLi traversiere e flauti diritti
Federico vitaLone flauto diritto
maurizio cadossi, vittoria panato violini
eLena saccomandi viola
antonio FantinuoLi violoncello
Federico BaGnasco violone
uGo nastrucci tiorba
cLaudia Ferrero cembalo
pietro Busca concertazione
A partire dall’inizio del XVI secolo lo splendore artistico di Venezia
attirò un gran numero di musicisti da ogni parte d’Europa, alcuni
dei quali vi si stabilirono per tutta la vita, come Adrian Willaert, che
ricoprì la carica di maestro di cappella della Basilica di San Marco dal
1527 al 1562, mentre molti altri, come Heinrich Schütz, vi trascorsero
solo qualche mese per studiare con i maestri più famosi e fare poi
ritorno in patria, portando con sé un’eco dello stile italiano. Nel
1716 nella città lagunare giunse Johann Georg Pisendel, un violinista
tedesco inviato dal principe elettore di Sassonia Federico Augusto,
desideroso di rendere sempre più splendida la formazione musicale
della sua corte. Nel corso del suo soggiorno veneziano, Pisendel ebbe
la possibilità di conoscere Antonio Vivaldi, di cui divenne prima
allievo e poi amico. Oltre ad approfondire le sue conoscenze dello
stile italiano, Pisendel fece letteralmente incetta di manoscritti non
solo del Prete Rosso, ma anche di molti compositori contemporanei
come Tomaso Albinoni e Benedetto Marcello, che portò con sé a
Dresda, dove sono custoditi ancora oggi. Questo rapporto di amicizia
contribuì a creare un legame molto profondo tra Vivaldi e la città
tedesca, che oggi è ricordato dalla storia della musica per le numerose
bellissime opere che vide creare. Questo concerto presenta tre dei
lavori per flauto più famosi del compositore veneziano, il Concerto
per flautino RV 443, il Concerto per flauto dolce RV 441, un’opera dai
toni intensamente drammatici che riserva allo strumento solista una
parte di incredibile virtuosismo, e il Concerto per flauto traversiere RV
428, un lavoro dai contenuti più brillanti, nel quale il flauto esegue in
maniera molto realistica il canto del cardellino, incarnando uno degli
aspetti più caratteristici dell’estetica barocca, vale a dire l’imitazione
della natura.
Tra i numerosi compositori che operarono alla corte di Dresda nei
primi decenni del XVIII secolo meritano di essere citati Johann
Friedrich Fasch, un contemporaneo di Bach che trascorse gran parte
della sua carriera nella città periferica di Zerbst, dove ricoprì per 35
anni il posto di Kapellmeister, e Johann David Heinichen, un autore
molto innovativo e dotato di una spiccata personalità, la cui figura
continua però a rimanere relegata nell’ombra. Come Pisendel,
anche Heinichen si recò a Venezia, dove appena arrivato cercò di
far rappresentare un’opera, un tentativo che non andò a buon fine
e che lo spinse a fare causa agli impresari del teatro, ottenendo un
risarcimento di ben 1600 ducati. Questa vittoria contribuì a renderlo
sempre più famoso tra il raffinato pubblico della Serenissima, al
punto da spingere Federico Augusto a portarlo con sé a Dresda,
dove oltre a condurre un’intensa attività compositiva, scrisse un
importante trattato di basso continuo e diede lezioni a Pisendel e a
Quantz, prima di venire stroncato nel 1729 dalla tubercolosi a soli 46
anni di età. Il Concerto per quattro flauti dolci in programma rivela
tutte le caratteristiche principali del suo stile, tra cui una meravigliosa
vena melodica, una brillante vitalità ritmica, una straordinaria
ricchezza timbrica e il costante desiderio di stupire il pubblico con
spunti innovativi e sorprendenti.
sabato
6.06
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 21.15
la serVa padrona
Intermezzo in due parti
Libretto di Gennarantonio Federico
Musica di Giovanni Battista Draghi detto Pergolesi
Il 28 agosto 1733 nel Teatro San Bartolomeo di Napoli venne messa in
scena per la prima volta La serva di padrona, intermezzo di Gennaro
Antonio Federico con musica del ventitreenne Giovanni Battista
Pergolesi, che oggi molti studiosi considerano la prima opera buffa
della storia. A distanza di quasi tre secoli, sembra quasi incredibile
che il centro di quella memorabile serata fosse non la spassosa storia
di Uberto e Serpina ma Il prigionier superbo dello stesso Pergolesi,
un’opera seria oggi quasi del tutto dimenticata, a cui La serva
padrona doveva servire – come d’abitudine in quel periodo – come
diversivo buffo. In realtà, la riuscitissima caratterizzazione dei due
mauro BorGioni Uberto
Laura LanFranchi Serpina
GianLuiGi GhirinGheLLi Vespone
enrico Bernardi regia
arte nova allestimento
Accademia del Ricercare
maurizio cadossi, vittoria panato, eFix puLeo violini I
raFFaeLLo neGri, danieLa Godio, siLvia coLLi violini II
eLena saccomandi viola
antonio FantinuoLi violoncello
Federico BaGnasco contrabbasso
uGo nastrucci tiorba e chitarra barocca
cLaudia Ferrero cembalo
pietro Busca direzione
personaggi, i meravigliosi spunti melodici e l’irresistibile piglio
teatrale del compositore jesino contribuirono a dare a quest’opera
in miniatura un successo clamoroso non solo in Italia, ma anche
all’estero, come dimostra il fatto che da una sua rappresentazione
parigina ebbe origine nel 1752 la Querelle des Bouffons, la disputa
che vide gli estimatori della tragédie-lyrique francese di Lully e di
Rameau opporsi alla più moderna e “realistica” opera buffa italiana,
che tra i suoi sostenitori poteva contare anche Jean-Jacques Rousseau.
Da allora, La serva padrona non è mai uscita dal grande repertorio
operistico, per la gioia sia del pubblico sia dei cantanti che nel corso
del tempo hanno vestito i panni dei due protagonisti.
La vicenda si svolge nell’anticamera della casa di Uberto, un uomo
già anziano che nutre una tenera passione per Serpina, la furba
cameriera che lo ha messo nel mirino dichiaratamente per sistemarsi
e diventare una volta per tutte padrona. Uberto si è appena alzato e
il fatto di non trovare la colazione pronta lo mette di malumore, un
fastidio che cresce a dismisura di fronte ai toni altezzosi e superbi
della ragazza, che anzi gli rinfaccia di non apprezzare adeguatamente
le sue premure. Esasperato, Uberto le comunica che si è deciso a
prendere moglie, in modo da non doversi più occupare degli affari
domestici. A questo scopo ordina al servitore Vespone di andare alla
ricerca di una donna disposta a impalmarlo, scatenando un vivace
litigio con Serpina, che prima gli impedisce di uscire e poi gli chiede
senza mezzi termini di scegliere lei, ottenendo un secco rifiuto.
Preoccupata di vedersi soffiare il patrimonio sotto il naso, Serpina si
mette d’accordo con Vespone, chiedendogli di travestirsi da Capitan
Tempesta, un rude soldato che la avrebbe chiesta in moglie. Questa
notizia coglie completamente di contropiede Uberto, che – pur
ostentando una certa indifferenza – si lascia sfuggire di provare un
certo dispiacere nel vedere la sua serva partire per altri lidi. Resasi
conto che il merlo è ormai quasi in trappola, la servetta abbandona
di colpo ogni tracotanza, chiedendo perdono delle passate bizze e
proponendo di fargli incontrare il suo futuro marito. Di fronte a un
Uberto preso da mille pensieri, compare così Vespone in uniforme
militare che – attraverso la bocca di Serpina, per non farsi riconoscere
– chiede al vecchio una dote di 4000 scudi, senza la quale non solo
avrebbe mandato a monte le nozze, ma avrebbe obbligato lui a
portare all’altare Serpina. A Uberto non resta che sposare Serpina,
una prospettiva tutt’altro che odiosa, visto che non tarda a perdonare
Vespone dell’inganno. Su tutti brilla la felicità di Serpina, che ha
finalmente coronato il sogno di vivere da padrona. Per l’amore ci sarà
tempo...
VenerDì
12.06
cHiesa Di san raffaele arcangelo
san raffaele cimena ore 21.15
la teatralità del
seicento musicale europeo
Diego Ortiz (1510 o 1525-1570)
Recercada segonda
sobre Doulce memoire
Marco Uccellini (1603 o 1610-1680)
Triosonata op. 4 La Prosperina
John Baldwin (1560-1615)
Coockow
A Browning
Isabella Leonarda (1620-1704)
Sonata Duodecima
Henry Purcell (1659-1695)
Two in one upon a Ground
Christopher Tye (1525-1572)
Sit fast
Giovanni Paolo Cima (1570-1622)
Sonata in sol
Tarquinio Merula (1595-1665)
Canzon
Balletto detto Eccardo
Marco Uccellini
Aria quinta sopra la Bergamasca
Johann Vierdanck (1605-1646)
La sua Gagliarda in la
Capriccio n. 19 in sol
Allievi del Corso Internazionale
di Musica Antica 2014
Johanna KLoppert, JuLian dodaJ flauti diritti
Francesco motta tiorba
Con la partecipazione dei docenti
manueL staropoLi flauti diritti
massimo sartori viola da gamba
cLaudia Ferrero cembalo
Questo concerto segna l’esordio ad Antiqua di Johanna Kloppert
e Julian Dodaj, allievi di Gudrun Heyens presso la Folkwang
Universität der Kunste di Duisburg-Essen, e di Francesco Motta,
studente presso la Civica Scuola di Musica di Milano, distintisi al
Corso Internazionale di Musica Antica del 2014.
Il 6 ottobre del 1600 nella fastosa cornice di Palazzo Pitti venne
rappresentata per la prima volta l’Euridice del poeta Ottavio Rinuccini
con musica di Jacopo Peri, oggi considerata – probabilmente a torto,
visto che qualche tempo prima era stata presentata la Dafne dello
stesso Peri – il primo melodramma della storia della musica. Questo
evento ebbe una risonanza straordinaria nell’Italia barocca, da un
lato stimolando i compositori a cimentarsi con questo nuovissimo
genere – nel 1607 a Mantova fu messo in scena il primo melodramma
tuttora in repertorio, l’Orfeo di Claudio Monteverdi – e dall’altro
facendo nascere nel pubblico dell’epoca il gusto per uno stile che
fosse in grado di rappresentare episodi della mitologia classica, eventi
della storia antica e – più in generale – vicende legate ai sentimenti
e alle passioni umane. Ben presto questa esigenza si trasmise anche
al repertorio strumentale, che dalle danze e dai brani dal carattere
prevalentemente astratto in auge in epoca rinascimentale iniziò
a ispirarsi in maniera sempre più evidente ai fatti naturali e alle
passioni umane, dando vita in alcuni casi a brani dal carattere
onomatopeico come il Capriccio stravagante di Carlo Farina. Da
questa svolta “teatrale” derivarono alcuni dei più grandi capolavori
strumentali della letteratura barocca, primi tra tutti i celebri concerti
vivaldiani con il titolo, come La notte, L’amoroso, L’inquietudine e Il
cardellino. Questo sempre più urgente bisogno di rappresentatività
ebbe come conseguenza lo sviluppo della teoria degli affetti, una
sorta di codice musicale già utilizzato nel corso del XVI secolo con cui i
compositori miravano a toccare il cuore del pubblico.
Il programma di questo concerto delinea un parzialissimo spaccato
delle teatralità barocca applicata all’ambito strumentale, partendo
cronologicamente dagli inglesi Christopher Tye e John Baldwin,
quest’ultimo autore di Coockow, imitazione del verso del cuculo, un
topos barocco che tra il XVII e il XVIIII fece numerosi proseliti in tutta
Europa, tra cui Georg Friedrich Händel. La prima metà del XVII secolo
è rappresentata dall’organista milanese Giovanni Paolo Cima e da
Tarquinio Merula, uno dei compositori di musica strumentale più
originali del suo tempo, che operò soprattutto nelle città di Cremona
e di Bergamo. Alla generazione successiva appartengono invece
Marco Uccellini, violinista di eccelso talento di cui ci sono pervenuti
oltre 300 lavori dalla scrittura molto innovativa, ai quali si ispirarono
anche Heinrich Ignaz Franz Biber e Johann Heinrich Schmelzer, e la
“musa novarese” Isabella Leonarda, una monaca che si dedicò con
pari profitto alla produzione strumentale e alle opere sacre. L’autore
più proiettato verso il futuro è Henry Purcell, significativamente
ribattezzato dai suoi connazionali Orpheus Britannicus, che seppe fare
coesistere genialmente gli stili italiano e francese dando vita a un
idioma veramente inglese.
VenerDì
19.06
cHiesa Di santa maria in pulcHeraDa
san mauro torinese ore 21.15
Ghirlanda sacra
Arie sacre veneziane del XVII secolo
Andrea Gabrieli (1533-1585)
Ricercare in primo tono
per organo
Claudio Monteverdi (1565-1647)
Salve Regina
Currite populi
Andrea Gabrieli
Ricercare arioso II
Giovanni Rovetta (1596-1668)
O Maria quampulchra es
Alessandro Grandi (1590–1630)
Quampulchra es spetiosa
Cantabo Domino
Dario Castello (1590-1658 ca.)
Sonata Quarta a doi, Sopran
e Trombon overo violeta
Exultate Deo
Giovanni Pozzo (fl. 1620)
Veni Sancte Spiritus
Andrea Gabrieli
Canzon francese detta
Martin Menoit per organo
Francesco Usper (1561-1641)
Vulnerasti cormeum
Biagio Marini (1594–1663)
La Orlandina, sinfonia
per violino o cornetto
e basso se piace
Francesco Cavalli (1602–1676)
Cantate Domino
I Musici di Santa Pelagia
annaLisa mazzoni contralto
aLessandro Baudino tenore
andrea inGhisciano cornetto
nicoLa BroveLLi violoncello
maurizio Fornero organo
Nella seconda metà del XVI secolo il Concilio di Trento (1545-1563)
non provvide solo a definire la riforma della chiesa cattolica in
opposizione alla sempre maggiore affermazione delle dottrine
calvinista e luterana, ma ebbe profonde ripercussioni anche sulla
musica sacra. In particolare, l’assise dei porporati stabilì che dalla
liturgia venissero escluse tutte le opere basate su temi di ispirazione
profana e quelle caratterizzate da una scrittura troppo complessa, per
far sì che i loro contenuti potessero essere compresi dai fedeli senza
eccessive difficoltà. Sotto questo aspetto la discussione raggiunse
toni molto accesi tra coloro che difendevano a oltranza lo stile ornato
portato a vette di vertiginosa bellezza da autori come Josquin Desprez,
i fautori del ritorno alla purezza del gregoriano e quanti addirittura
auspicavano celebrazioni del tutto prive di musica, una controversia
che venne risolta da Giovanni Pierluigi da Palestrina, che con la
meravigliosa Missa Papae Marcelli riuscì a convincere il papa e i padri
conciliari che era possibile creare un repertorio del tutto nuovo in
grado di soddisfare le esigenze controriformistiche.
Ovviamente il capolavoro di Palestrina non poteva bastare per fare
fronte alle ardite innovazioni che i compositori luterani stavano
portando avanti in ambito liturgico e che nella prima metà del XVII
secolo avrebbero raggiunto livelli di assoluta eccellenza pur tra le
devastazioni della Guerra dei Trent’Anni grazie a Heinrich Schütz. In
particolare, i compositori cattolici iniziarono ben presto ad adottare lo
stile monofonico, creando il genere del mottetto a voce sola con basso
continuo, i cui prodromi si possono vedere in nuce nei Cento concerti
ecclesiastici di Lodovico da Viadana pubblicati nel 1602.
Nel 1625 a Venezia venne pubblicata Ghirlanda Sacra, un’antologia di
opere sacre di diversi autori messa insieme da Leonardo Simonetti,
un castrato che prestava servizio presso la Basilica di San Marco.
Non si tratta quindi di un’opera originale, ma di una pubblicazione
che raccoglie le diverse forme sacre in auge in quell’epoca e che
costituisce una fonte di inestimabile valore per farsi un’idea del
genere di musica con cui veniva accompagnata la liturgia. Inoltre
La Ghirlanda Sacra ha il merito di avere tramandato diverse opere di
grande interesse, tra cui l’Exultate Deo di Dario Castello, compositore
per il resto conosciuto solo per la sua produzione orchestrale e sulla
cui vita i musicologi non sono ancora riusciti a fare sufficiente luce.
Il programma di questo concerto presenta una vasta antologia della
raccolta, accostando autori molto noti come Claudio Monteverdi
e Alessandro Grandi ad altri oggi virtualmente sconosciuti come
Giovanni Pozzo e Francesco Usper, alternando le opere vocali con una
serie di pagine organistiche e di brani per cornetto, trombone e basso
continuo di Andrea Gabrieli – zio del più noto Giovanni, maestro tra
gli altri di Schütz – e Biagio Marini.
sabato
20.06
Domenica
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 21.15
5.07
cHiesa Di Di san grato
trausella ore 18.00
Franz Joseph Haydn
trii per Flauto,
Violoncello e Fortepiano
Trio in re maggiore Hob. XV:16
Allegro, Andantino più tosto allegretto, Vivace assai
Trio in fa maggiore Hob. XV:17
Allegro, Finale. Tempo di menuetto
Trio in sol maggiore Hob. XV:15
Allegro, Andante, Finale. Allegro moderato
mattia LaureLLa flauto
antonio FantinuoLi violoncello
mario steFano tonda fortepiano
Verso la metà del XVIII secolo nei principali paesi europei si verificò
un’evoluzione sociale che nel giro di pochi decenni condusse alla
Rivoluzione francese e all’affermazione di un mondo del tutto nuovo.
Tra i principali eventi che determinarono questa svolta epocale vi
fu la rapida ascesa della borghesia, che diede un forte impulso ai
commerci e al processo di industrializzazione. Una volta raggiunto il
benessere, questi nuovi ricchi cercarono di accreditarsi anche sotto il
profilo culturale, con lo scopo di porsi sullo stesso piano della nobiltà
e di candidarsi a nuova classe dominante. Per questo motivi molti dei
borghesi più abbienti iniziarono a volgere la loro attenzione all’arte
e a dedicarsi attivamente alla musica. Questi Liebhaber iniziarono
così a commissionare ai principali compositori dell’epoca un numero
sempre maggiore di opere da eseguire nei loro salotti, un po’ per il
proprio piacere e un po’ per sfoggiare il loro talento con gli amici.
Tra le opere più richieste vi erano le sonate per pianoforte “con
l’accompagnamento” di violino o flauto e violoncello, lavori dalla
scrittura quasi sempre non troppo impegnativa, nei quali la parte del
leone toccava al pianoforte, con gli altri due strumenti chiamati a
ricoprire un ruolo molto subordinato.
Nel corso della sua carriera Franz Joseph Haydn compose 45 trii,
una quindicina all’inizio della sua lunga permanenza alla corte di
Esterháza e gli altri nell’ultima fase della sua parabola creativa,
poco prima e durante i suoi due trionfali viaggi a Londra. I primi
presentano una struttura in soli due movimenti e uno sviluppo
tematico decisamente limitato, con il violoncello che si limita
spesso a raddoppiare la linea del basso eseguita dalla mano sinistra
del pianista. I tre trii presentati in questo concerto appartengono
invece al secondo gruppo e sono caratterizzati da una scrittura molto
più complessa che – pur mantenendosi in un’ottica squisitamente
salottiera – rivela una maggiore elaborazione formale, con una
predominanza meno netta del pianoforte e la ricerca di un dialogo
più serrato tra i tre strumenti, che talvolta sembra preludere ai
non di molto successivi capolavori beethoveniani. Sotto il profilo
dell’organico, questi trii vennero concepiti da Haydn su richiesta
dell’editore inglese John Baird per flauto traversiere o violino,
violoncello e clavicembalo o fortepiano, anche se la loro scrittura
fa pensare che il compositore di Rohrau abbia pensato al secondo
più che al primo. Questa libertà di organico si spiega con motivi
prettamente commerciali, in quanto le case editrici dell’epoca
cercavano di massimizzare le vendite con lavori eseguibili da più
strumenti, un’abitudine – in parte mutuata dal periodo barocco –
che proseguì ancora per un pezzo, come dimostrano il Trio op. 11 di
Beethoven, destinato indifferentemente al violino o al clarinetto, e le
due Sonate op. 120 di Johannes Brahms, eseguibili con il clarinetto o
la viola. In ogni caso, si tratta di opere di gradevolissimo ascolto, con
movimenti veloci brillanti e molto vivaci e Andanti dai toni cantabili
e dolcemente sognanti, che alcuni studiosi hanno eletto a modello
ideale per repertorio cameristico dell’ultima fase del Classicismo
viennese.
VenerDì
26.06
cHiesa Di santa maria in pulcHeraDa
san mauro torinese ore 21.15
ViValdi: Vero o Falso?
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Concerto in sol maggiore per
traversiere, archi e continuo RV 102
Allegro, Adagio, Vivace, Arietta
Sonata a tre op. 1 n. 8
per due violini e continuo RV 64
Preludio (Largo), Corrente (Allegro),
Grave, Giga (Allegro)
Johann Sebastian Bach* (1685-1750)
Concerto BWV 978 dal concerto
per violino RV 310 di Antonio Vivaldi
Allegro, Largo, Allegro
Concerto in re maggiore per
traversiere, archi e continuo RV 84
Allegro, Andante, Allegro
Sonata III per violoncello
e continuo RV 43
Largo, Allegro, Largo, Allegro
Concerto in re maggiore per
traversiere, archi e continuo RV 89
Allegro assai, Cantabile andante
e poco vivace, Allegro
Accademia Hermans
FaBio ceccareLLi flauto
YaYoi masuda, sara montani violini
aLessandra montani violoncello
FaBio cioFini cembalo
Antonio Vivaldi è sicuramente uno dei musicisti barocchi più
conosciuti ai giorni nostri, ma la sua fama era ampiamente
riconosciuta in tutta Europa anche mentre era in vita. Lo testimonia
l’enorme quantità di manoscritti presenti nelle biblioteche del
vecchio continente che lungamente hanno impegnato i musicologi
per distinguere le composizioni originali da quelle dubbie o false.
Il Concerto RV 102, conservato nella biblioteca dell’Università di
Lund (Svezia), anche se riporta nel frontespizio “Par Vivaldi”, non è
sicuramente una composizione di Vivaldi. È probabilmente un’opera
galante con una struttura di tempi che non compare mai nelle opere
di Vivaldi, mentre è molto utilizzata da alcuni compositori tedeschi.
Tra i manoscritti di Torino sono le dodici Sonate a tre op. 1 (1705),
probabilmente le più antiche composizioni originali vivaldiane
che ci sono pervenute. Sulla struttura formale ereditata da Corelli,
quattro tempi con un preludio e tre danze, si iniziano già a vedere i
tratti caratteristici della sua forte personalità. Sicuramente originali
sono i concerti per violino e archi utilizzati da Johann Sebastian
Bach per appropriarli al clavicembalo e all’organo. Composizione
originale è il Concerto RV 84, anche se da molti catalogato come
sonata per la sua esigua strumentazione, che presenta tutte le
caratteristiche del concerto vivaldiano ed è testimone del suo gusto
per un impiego virtuosistico e del flauto traversiere. Nel 1740 Le
Clerc di Parigi stampa le sei sonate per violoncello che racchiudono
una perfetta sintesi tra lo stile da camera e da chiesa, la struttura
formale corelliana e lo stile di Vivaldi. Il Concerto RV 89 (conservato
a Stoccolma) è sicuramente una buona imitazione dello stile italiano
operata da un flautista-compositore nordeuropeo ma, sia l’utilizzo
dell’Andante poco vivace sia l’eccessiva presenza dei violini insieme
ai Solo del flauto tradiscono una evidente lontananza dalla scrittura di
Antonio Vivaldi.
Fabio Ceccarelli
sabato
27.06
Domenica
cHiesa Dello spirito santo
gassino torinese ore 21.15
la lezione corelliana
28.06
cHiesa Di Di san grato
trausella ore 18.00
Allievi e compositori coevi di Arcangelo Corelli
Arcangelo Corelli (1653-1713)
Ciaccona
Georg Philipp Telemann (1681-1767)
Triosonata in re minore TWV 42:d10
Allegro, Adagio, Allegro, Presto
Arcangelo Corelli
Sonata op. 5 n. 10
Preludio, Corrente, Sarabanda, Giga
Jean-Marie Leclair (1697-1764)
Deuxiéme Récréation op. 8
Chaccone
Georg Philipp Telemann
Triosonata in si minore
dalle Corellisierende Sonaten
Grave, Vivace, Adagio, Presto
Arcangelo Corelli
Follia
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Concerto in fa maggiore
Allegro, Largo, Allegro
I Solisti dell’Accademia
Lorenzo cavasanti flauti diritti e traversiere
vittoria panato violino
antonio FantinuoLi violoncello
uGo nastrucci tiorba
cLaudia Ferrero cembalo
Arcangelo Corelli rappresenta sotto molti aspetti un unicum nella
storia della musica barocca. Tanto per iniziare, a differenza di molti
altri autori suoi contemporanei che condussero una vita frenetica
in diverse città europee, il compositore di Fusignano trascorse
la maggior parte della sua carriera a Roma, dove poté elaborare
con tutta tranquillità il suo raffinatissimo stile. In secondo luogo,
Corelli non compose centinaia di opere a getto continuo come
Vivaldi, Bach o Händel, ma solo sei raccolte di opere a stampa (e un
ristrettissimo gruppo di lavori pervenutici in forma manoscritta), che
cesellò instancabilmente per anni per conferire loro l’inarrivabile
perfezione formale che viene riconosciuta ancora oggi. Per finire, il
nome di Corelli non cadde immediatamente nell’oblio subito dopo
la sua morte, avvenuta nel 1713 all’età di 60 anni, ma le sue opere
vennero considerate un imprescindibile modello di stile in ogni parte
d’Europa, anche grazie ai numerosi compositori come Francesco
Geminiani che portarono il verbo corelliano nelle città più alla moda
del Vecchio Continente. In particolare, in Inghilterra il concerto
grosso di Corelli continuò a godere una inopinata fortuna fino alla
fine del XVIII secolo, quando in tutta Europa si erano diffuse le più
moderne opere di Haydn e Mozart.
Il programma di questo concerto propone uno degli infiniti itinerari
possibili in questo ambito repertoriale, abbinando alcune delle opere
più famose di Corelli, come la Ciaccona della Sonata op. 2 n. 2 e la
travolgente Follia, a una serie di brani particolarmente significativi
dei moltissimi compositori che risentirono in maniera più o meno
evidente della sua influenza. Ovviamente, trattandosi di autori
dotati di una spiccata personalità, ognuno reinterpretò il modello
corelliano secondo la propria cultura e la propria sensibilità, come si
può facilmente notare ascoltando le due eleganti Sonates corellisantes
di Georg Philipp Telemann, la coinvolgente verve della Chaconne di
Jean-Marie Leclair, compositore francese che seppe far coesistere
in maniera molto convincente lo stile del suo paese con gli elementi
italiani appresi non solo da Corelli ma anche dal suo maestro Giovanni
Battista Somis e da Pietro Antonio Locatelli, e il gradevolissimo
concerto vivaldiano.
Oggi il ricordo di questo virtuoso di sommo talento e raffinatissimo
compositore non è affidato solo alle sue opere, ma anche a Franco
Battiato che lo ha scelto come exemplum di bellezza nel distico finale
della sua canzone del 2009 Inneres Auge, vista come via di salvezza dai
mali del contesto politico italiano:
La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me,
sulla mia via, a leggere e studiare,
ascoltando i grandi del passato
mi basta una sonata di Corelli,
perché mi meravigli del creato!
sabato
4.07
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 21.15
mistero e dramma
Officium Defunctorum a 6 voci
Thomas Luis de Victoria (1548-1661)
Introitum
Officium Defunctorum:
Requiem æternam a 6 voci
Kyrie, Christe, Kyrie
Officium Defunctorum a 6 voci
Oratio
Epistola: Lectio Episolae
beati Pauli ad Thessalon
Offertorium
Officium Defunctorum:
Domine Iesu Christe a 6 voci
Graduale
Officium Defunctorum:
Requiem æternam a 6 voci
Prefatio
Per omnia secula
saeculorum (gregoriano)
Tracto
Absolve Domine (gregoriano)
Sanctus et Benedictus
Officium Defunctorum a 6 voci
Sequentia
Dies irae, dies illa (gregoriano)
Agnus Dei
Officium Defunctorum a 6 voci
Festina Lente
aLessandro carmiGnani canto I
matteo piGato canto II
andres montiLLa acuero alto
riccardo pisani tenore
david maria GentiLe baritono
michaL JanczaK basso
Luca pietropaoLi cornetto
dario saLerno trombone
aLessandro LattaruLo violone
aLessandro aLBenGa organo
micheLe GasBarro direzione
Communio
Officium Defunctorum:
Lux æterna a 6 voci
Finem
Libera me Domine (gregoriano)
Officium Defunctorum:
Versa est in luctum a 6 voci
Molti tendono a fare finire l’esaltante stagione del Rinascimento
musicale con il 1594, anno in cui terminarono la loro parabola umana
e artistica Giovanni Pierluigi da Palestrina e Orlando di Lasso. A ben
vedere, questa data convenzionale andrebbe però posposta al 1611,
anno della scomparsa di Tomás Luis Victoria, compositore di respiro
europeo, purtroppo ancora troppo poco considerato nel nostro paese.
Eppure, Victoria rimase sempre profondamente legato all’Italia e in
particolare a Roma, dove si stabilì giovanissimo per studiare nel da
poco inaugurato Collegio Germanico e poi assumerne un incarico di
insegnamento. Dopo aver ricevuto gli ordini minori ed essere entrato
a far parte della Congregazione dell’Oratorio di san Filippo Neri,
Victoria decise di fare ritorno in patria, per portare avanti in serenità
una vita equamente divisa tra musica e preghiera. Favorevolmente
colpito dal grande talento di questo compositore trentacinquenne –
che nel 1583 gli aveva dedicato i suoi due libri di messe – l’imperatore
di Spagna Filippo II gli concesse il posto di cappellano di sua sorella,
Maria d’Asburgo, figlia di Carlo V e moglie di Massimiliano II, che
dopo essere rimasta vedova si era ritirata con la figlia Margherita nel
Monasterio de las Descalzas de Santa Clara di Madrid.
Il 26 febbraio del 1603 Maria morì e tre giorni più tardi venne sepolta
nel chiostro del convento con una cerimonia adeguatamente sobria
al luogo in cui aveva trascorso gli ultimi vent’anni della sua esistenza
terrena. Questo semplicissimo rito non poteva però bastare per
onorare la memoria di un’imperatrice, per cui due mesi più tardi
nella Chiesa dei Santi Pietro e Paolo di Madrid si tenne una solenne
celebrazione che ebbe inizio il 22 aprile con i Vespri, proseguì nella
notte con il Mattutino e le Lodi e culminò il mattino successivo con
una commovente Messa per i defunti, alla presenza dell’imperatore,
della principessa Margherita e di tutti i personaggi più potenti e
influenti della corte spagnola.
A Victoria venne ovviamente affidato l’incarico di occuparsi
dell’aspetto musicale. Per questo evento della massima importanza, il
compositore spagnolo decise di non fare eseguire il Requiem a quattro
voci che aveva dato alle stampe a Roma nel 1583, ma compose ex novo
una monumentale opera a sei voci (SSATTB), che sarebbe diventata
uno dei più grandi capolavori funebri della storia della musica, degna
sotto l’aspetto dell’intensità espressiva e della sincera profondità
del cordoglio di stare sullo stesso piano dei capolavori successivi – e
stilisticamente molto diversi – di Mozart e di Brahms.
VenerDì
10.07
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 21.15
un Virtuoso dimenticato
Benedetto Re (XVII sec.)
Tulerunt Dominum per voce,
cornetto, trombone e continuo
Giovanni Battista Riccio (XVI-XVII sec.)
La Savolda per
cornetto e continuo
Claudio Monteverdi (1567–1643)
Pulchra es per voce,
cornetto e continuo
Giovanni Felice Sances (1600-1679)
Lagrimosa beltà
per voce, cornetto e continuo
Girolamo Frescobaldi
Sonata VI per
trombone e continuo
Sigismondo d’India (1582–1629)
Intenerite voi per voce e continuo
Rosa Giacinta Badalla (1597–1681)
O serene pupille
per voce e continuo
Bernardo Storace (XVII sec.)
La Monica per tastiera
Galeazzo Sabbatini (1597–1662)
Udite o selve
per due voci e continuo
Giovanni Pierluigi da Palestrina,
Andrea Inghisciano
Vestiva i colli
per cornetto e continuo
Giovanni Felice Sances
Pianto di Maria
per voce e continuo
Tarquinio Merula (1595-1665)
Gaudeamus omnes
per cornetto, voce e continuo
Ensemble Les Nations
Lia seraFini soprano
andrea inGhisciano cornetto
david Yacus trombone
maria Luisa BaLdassari organo e cembalo
Degli strumenti a fiato il più eccellente
è il Cornetto per imitar la voce humana
più degli altri stromenti. Questo
stromento si adopera piano et forte, et
ogni sorta di Tuono, si come fa la voce.
Questa frase tratta dal trattato sulle diminuzioni di Girolamo Della
Casa dimostra l’altissima considerazione in cui era tenuto il cornetto
nell’ultima gloriosa stagione del Rinascimento e nei primi decenni del
Barocco, prima di venire soppiantato da altri strumenti più moderni.
Grazie alla brillantezza del suo timbro e alle sue risorse virtuosistiche,
il cornetto seppe distinguersi sia nel repertorio sacro – quasi sempre
in associazione con i tromboni – sia in ambito profano, grazie alla
sua straordinaria capacità di creare atmosfere sensuali e intrise di
una sfrenata lascivia. Un simile campione di versatilità riuscì ad
accendere la fantasia di un gran numero di compositori, dando vita
a una produzione tanto vasta quanto suggestiva, che tratteggia un
affascinante ritratto di una fase estremamente creativa della storia
della musica, spesso ricca di spunti stravaganti che continuano a
conquistare invincibilmente una larga parte del pubblico odierno.
Questo concerto conduce alla scoperta di quella vastissima galassia
che è il repertorio per cornetto fiorito tra il XVI e il XVII secolo, che
comprende stelle tanto affascinanti quanto virtualmente sconosciute,
illuminate dagli astri di Giovanni Pierluigi da Palestrina, Girolamo
Frescobaldi e Claudio Monteverdi. Il programma si apre in maniera
estremamente suggestiva con il Tulerunt Dominum di Benedetto
Re, un autore attivo presso la Cattedrale di Pavia nei primi anni del
XVII secolo, di cui ci sono pervenute pochissime notizie di carattere
biografico. Tuttora immerso nell’oblio è anche Giovanni Battista
Riccio, autore di tre raccolte di opere strumentali pubblicate a
Venezia, la cui sonata La Savolda precede Pulchra es amica mea, una
delle pagine più famose del Vespro della Beata Vergine di Monteverdi.
A un’epoca più tarda appartiene invece la monaca benedettina Rosa
Giacinta Badalla, che nel 1684 pubblicò a Venezia una raccolta di
mottetti a voce sola di cui fa parte O serene pupille, incastonata tra
una sonata per trombone di Frescobaldi e La Monica di Bernardo
Storace, che ricoprì la carica di vice maestro di cappella presso
il senato di Messina. Compositore degno di essere riscoperto ai
massimi livelli è il romano Giovanni Felice Sances, presente con un
brano profano per voce e cornetto e un altro sacro per voce e basso
continuo, che dimostrano il suo altissimo magistero in ambito vocale,
frutto di una fortunata carriera da cantante. Queste due pagine sono
inframmezzate dai toni amorosi intrisi di vaghi sentori arcadici di
Intenerite voi del palermitano Sigismondo D’India e di Udite o selve
di Galeazzo Sabbatini, compositore pesarese autore anche di un noto
trattato strumentale. Dopo la brillante trascrizione per cornetto del
madrigale a cinque voci di Palestrina Vestiva i colli e le campagne
intorno, il concerto si chiude con il vivace Gaudeamus omnes del
compositore originario di Busseto Tarquinio Merula, che vede il
soprano e il cornetto dare vita a una meravigliosa gara di virtuosismo,
dalla quale escono vincitori solo gli ascoltatori.
Domenica
26.07
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 21.15
Johann Sebastian Bach
the complete(d)
triosonatas project
Triosonata in do minore BWV 1029
per due flauti contralti e continuo
Vivace, Adagio, Allegro
Triosonata in sol maggiore BWV 1027 (1039)
per due flauti di voce e continuo
Adagio, Allegro ma non tanto,
Andante, Allegro moderato
Partita in re minore BWV 997
per flauto e cembalo
Preludio, Sarabanda, Giga, Double
Triosonata in re minore BWV 527
flauto soprano, flauto contralto,
flauto basso (*) e continuo
Andante, Adagio e dolce, Vivace
Triosonata in fa maggiore BWV 1028
per due flauti contralti e continuo
Adagio, Allegro, Andante, Allegro
Il programma di questo concerto dal titolo apparentemente
misterioso è stato concepito in una calda serata della scorsa estate,
durante il Corso Internazionale di Musica Antica di Romano Canavese.
Tra musicisti capita spesso di scambiarsi opinioni e di porre le basi
per futuri concerti insieme, ma in questo caso i flautisti Walter
van Hauwe e Lorenzo Cavasanti e il cembalista Sergio Ciomei si
sono spinti molto oltre la semplice elaborazione di un programma
interessante sotto il profilo storico e di gradevole ascolto, ponendosi
l’obiettivo di trascrivere per due flauti e basso continuo due delle tre
sonate per viola da gamba BWV 1027-1029 di Johann Sebastian Bach.
Tripla Concordia
WaLter van hauWe, Lorenzo cavasanti flauti diritti
caroLine Boersma violoncello
serGio ciomei cembalo
manueL staropoLi flauto basso (*)
Due perché alla terza – la Sonata in sol maggiore BWV 1027 – aveva
già provveduto a suo tempo lo stesso Cantor lipsiense scrivendo
la Sonata in sol maggiore BWV 1039, un brano che gli appassionati
della grande cameristica barocca conoscono molto bene. In questo
modo, l’ensemble Tripla Concordia – che come sempre vede la
partecipazione della violoncellista Caroline Boersma – presenta tutte
(“complete”) le trascrizioni delle sonate per viola da gamba, che
sono state realizzate (“completed”) dai suoi componenti. Questa la
spiegazione di un titolo dal sapore deliziosamente barocco.
Di fronte a questa proposta qualcuno potrebbe se non proprio
scandalizzarsi almeno storcere il naso. In fondo – potrebbe obiettare
– l’approccio filologico prevede di eseguire le opere composte prima
del periodo romantico nella maniera più aderente possibile alle
intenzioni dell’autore, evitando il malvezzo di quelle licenze esecutive
che nella prima metà del secolo scorso avevano fatto perdere le
fattezze originali – e in alcuni casi addirittura l’identità – a molti
capolavori della letteratura barocca. Diciamo subito che non si tratta
di un’argomentazione peregrina, perché la licenza esecutiva può
facilmente tradursi in un vero e proprio abuso, il rischio che corrono
tutti i musicisti ogni volta che devono compiere scelte interpretative
di ampia portata. Nel caso in questione va però detto che per tutta
la sua carriera Bach fu un formidabile trascrittore, a partire dai
suoi anni di studio e di apprendistato – quando “appropriò” al
clavicembalo e all’organo parecchi concerti per violino di Vivaldi e
di altri maestri veneziani – fino alla piena maturità. Inoltre, come
il suo coetaneo Georg Friedrich Händel, il creatore della Passione
secondo Matteo riutilizzò spesso idee melodiche in opere diverse,
senza peraltro perdere mai nulla in termini di originalità. Per finire,
va sottolineato che Bach fu uno dei primi compositori a poter essere
definiti veramente universali, come dimostra il fatto che le sue opere
“rendono” molto bene anche su strumenti diversi da quelli per cui
erano stati concepiti. Certo, anche prima di lui non erano mancati
autori di opere in grado di essere eseguite indifferentemente su
strumenti diversi – come Dario Castello e Giovanni Battista Fontana,
autori di sonate che possono essere suonate con archi o con strumenti
a fiato – ma Bach ha saputo superare tutti con lavori come l’Arte della
fuga, che qualche anno fa è stata registrata da un consort di quattro
sax (!) rivelando la stessa sublime bellezza – e addirittura qualche
sfumature in più (ascoltare per credere!). Non ci troviamo quindi di
fronte a una desacralizzazione di opere di quello che molti – compreso
il sottoscritto – considerano il più geniale protagonista della storia
della musica, ma di un devoto omaggio alla sua arte inarrivabile da
parte di tre musicisti che ai suoi capolavori hanno dedicato gran parte
della loro vita e che ogni volta che li eseguono continuano a provare la
stessa invincibile emozione della prima volta.
luneDì
27.07
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 21.15
amore o pazzia
Alessandro Stradella (1639–1682)
Toccata in la minore
Cantata: Lontananza e gelosia
Barbara Strozzi (1619–1677)
È pazzo il mio core
Alessandro Scarlatti (1660–1725)
Sonata in re minore
per violoncello e continuo
Toccata: Partite sopra la follia
Antonio Vivaldi (1678–1741)
Allor che lo sguardo
Alessandro Stradella
Adorata libertà
È pazzia l’innamorarsi
Tarquinio Merula (1595–1665)
Canzonetta sopra la nanna
Benedetto Marcello (1686–1739)
Sonata in sol maggiore
per violoncello e continuo
Chiacona
Antonio Vivaldi
Amor, hai vinto
marina BartoLi soprano
aLessandro paLmeri violoncello
cLaudio astronio cembalo
La musica e l’amore sono indissolubilmente legati da millenni,
dai suggestivi brani eseguiti dagli auleti e dai citaredi dell’antica
Grecia, fino alle sdolcinate melodie delle boy band di oggi che fanno
impazzire milioni di adolescenti in tutto il mondo. Grazie alla sua
capacità di andare direttamente al cuore degli ascoltatori, la musica
è senza dubbio l’arte che ha saputo incarnare meglio le variegate
sfumature della passione amorosa, spaziando dalla trepida delicatezza
con cui inizia a manifestarsi un nuovo sentimento, alla piena felicità
della condivisione dell’amore e al delirio dei sensi. In ogni caso, nel
corso dei secoli la musica non si è limitata a esaltare le multiformi
manifestazioni del rapporto tra un uomo e una donna – comprese le
sue degenerazioni, come il sospetto, la gelosia e la violenza spinta fino
al parossismo (basti pensare all’Otello di Giuseppe Verdi, capolavoro
insuperato del genere) – ma anche altri aspetti dell’animo umano,
come la devozione per Dio (in questo caso non si può non pensare alle
opere di santa Ildegarda di Bingen) e alla sublime tenerezza che si può
provare per un figlio appena nato, come si dirà più avanti.
Il programma di questo concerto si apre nel nome di Alessandro
Stradella, compositore originario di Nepi tanto geniale quanto
tormentato, che venne ucciso nel 1682 in una taverna di Genova a
43 anni di età. Il fatto che il suo efferato assassinio sia stato dovuto
a una questione legata a una donna rende Stradella il punto di
partenza ideale per il nostro excursus sull’amore. Dopo la Toccata
in la minore, un brano originale e dai toni spiccatamente teatrali,
la cantata Lontananza e gelosia esprime i due sentimenti legati
all’assenza dell’amata, ossia la soffusa nostalgia e l’ansia divorante
legata al timore dell’infedeltà. In taluni casi questi mali dell’anima
possono addirittura fare desiderare di sfuggire per sempre alle
insidie dell’amore, in modo da condurre una vita più sicura e serena,
per quanto più vacua e triste, come cercano di convincerci – per
la verità in maniera non del tutto convincente – le cantate dello
stesso Stradella Adorata libertà e È pazzia l’innamorarsi. Il fatto che
sperimentando l’amore si possa uscire di senno lo aveva già scoperto
prima di Stradella Barbara Strozzi, figlia – forse illegittima – del
celebre poeta veneziano Giulio Strozzi e tra le compositrici più famose
dell’epoca barocca, che nell’aria a voce sola dell’op. VIII È pazzo il mio
core dimostra di possedere un’intensità espressiva che trova pochi
rivali tra i suoi contemporanei e che la colloca tra i più autorevoli
eredi della seconda prattica del divino Claudio Monteverdi. Questa
esplosione di emotività trova un ideale contraltare nella Canzonetta
sopra la nanna di Tarquinio Merula, struggente ninna nanna cantata
da Maria Vergine a Gesù Bambino, che nei suoi toni ipnotici prefigura
con impressionante realismo i dolori che il Salvatore avrebbe dovuto
patire tre decenni più tardi durante la sua Passione. Dopo le sonate
per violoncello di Alessandro Scarlatti e di Benedetto Marcello, si
passa a due delle cantate più famose di Antonio Vivaldi, Allor che lo
sguardo e la celeberrima Amor, hai vinto, considerate tra i capolavori
più emblematici della vocalità profana italiana della prima metà del
XVIII secolo.
gioVeDì
30.07
cHiesa Di san micHele arcangelo
scarmagno ore 21.15
nello stile italiano
o nello stile Francese?
François Couperin (1668–1733)
La Piemontoise
Arcangelo Corelli (1656–1713)
Triosonata per due flauti e continuo
Marin Marais (1656-1728)
Pieces en Trio
Antonio Vivaldi (1678-1741)
Concerto da camera
Jean-Baptiste Lully (1632-1687)
Passacaille dall’Armide
manueL staropoLi flauto e oboe barocco
Federico vitaLone, Luca ventimiGLia flauti
vittoria panato, Federico GuGLieLmo violini
noeLia reverte reche viola da gamba
danieLe Bovo violoncello
uGo nastrucci tiorba
cLaudia Ferrero cembalo
Nella serata del primo agosto del 1752 il clima già afoso di Parigi venne
ulteriormente riscaldato da quella che sarebbe passata alla storia
della musica come Querelle des Bouffons, una disputa senza esclusione
di colpi tra gli estimatori dell’opera buffa italiana e i fautori della
gloriosa tradizione francese, che in quegli anni era rappresentata dalle
tragédie-lyrique di Jean-Philippe Rameau. In particolare, i primi – che
potevano annoverare sul supporto di autorevoli maîtres-à-penser come
gli Enciclopedisti e Jean-Jacques Rousseau – esaltavano la brillantezza
e la spiccata teatralità della Serva padrona di Giovanni Battista
Pergolesi, mentre i secondi – oltre a voler respingere il baldanzoso
assalto degli invasori italiani – miravano a preservare la raffinatezza
verbosa e ridondante ma ormai piuttosto agée di opere che nel corso
del tempo erano diventare una delle principali icone del Grand Siècle
francese. Questa polemica – che per la cronaca alla fine vide prevalere
il gusto italiano – non era però il primo motivo di attrito tra le scuole
musicali italiana e francese, punta dell’iceberg di una rivalità che è
giunta fino ai giorni nostri investendo non solo la sfera artistica ma
quasi tutti i campi, primi tra tutti il vino e la moda, per non parlare
del calcio. In precedenza la contesa si era concentrata soprattutto sul
repertorio strumentale, con una reciproca diffidenza che in non pochi
casi diede origine a vere liste di proscrizione, come ebbe suo malgrado
a sperimentare anche un gigante come Marc-Antoine Charpentier,
che per aver studiato a Roma con Giacomo Carissimi dovette superare
molte difficoltà, prima di raggiungere un pieno successo.
Uno dei compositori che si prodigarono concretamente per fare
coesistere i due stili, coltivandoli entrambi con pari profitto fu
François Couperin, clavicembalista di eccelso talento, che nel
1724 scrisse Le Parnasse ou l’apothéose de Corelli, sincero omaggio
al compositore di Fusignano scomparso undici anni prima che
continuava a essere considerato il maestro indiscusso della sonata
a tre e del concerto grosso, e Les goûts réunis, opere di straordinaria
raffinatezza in cui si concentra il meglio del meglio degli stili
italiano e francese. Nello stesso anno venne data alle stampe anche
Les Nations, una raccolta di opere composte da una triosonata e
una suite dedicate alle quattro nazioni più importanti dell’Europa
dell’epoca, La Française, L’Espagnole, L’Impériale e La Piémontaise. A
questo campione di sportività francese e a Marin Marais – autore
riemerso improvvisamente dalle nebbie del tempo nel 1991 grazie al
fortunatissimo film Tous les matins du monde – rispondono da par loro
per il Belpaese Corelli e Antonio Vivaldi, degni alfieri di quel Barocco
italiano che all’inizio del XVIII secolo si affermò come modello
imprescindibile in tutti i paesi europei – fatta ovviamente eccezione
per la Francia – mentre come conclusione del concerto è stata scelta
con un pizzico di malizia la Passacaglia dell’Armida di Jean-Baptiste
Lully, massimo esponente dello stile transalpino durante il regno
del Re Sole, ma nato a Firenze nel 1632 con l’italianissimo nome di
Giovanni Battista Lulli. Questo per dire che non sempre le cose sono
semplici come possono sembrare a prima vista.
VenerDì
31.07
cHiesa Di santa maria assunta
perosa canaVese ore 21.15
J.S. Bach e G.Fr. Haendel
la sFida mancata
Georg Friedrich Haendel (1685-1759)
Sonata per flauto, violino
e continuo in si minore
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Triosonata per flauto, violino e continuo
Aria: Exurientes dal Magnificat
Georg Friedrich Haendel
Sonata per flauto diritto, violino
e continuo in fa maggiore
Aria: Lascia ch’io Pianga
Johann Sebastian Bach
Fughe da Die Kunst der Fuge
per quattro flauti diritti
Georg Friedrich Haendel
Sonata per due flauti diritti
e continuo in la minore
susanne Geist, teodora tommasi flauti diritti
vittoria panato violino
danieLe Bovo violoncello
uGo nastrucci tiorba
cLaudia Ferrero cembalo
Lorenzo cavasanti flauto diritto e maestro di concerto
Quando si parla dei più grandi protagonisti della storia – siano essi
condottieri, pittori, poeti, compositori o calciatori – c’è sempre
qualcuno che dice sospirando: «Eh, di personaggi di questa levatura
ne nasce sì e no uno al secolo». Questo insopportabile luogo comune
viene clamorosamente smentito da Georg Friedrich Händel e Johann
Sebastian Bach, che videro la luce a soli 26 giorni di distanza l’uno
dall’altro, per la precisione il 23 febbraio e il 21 marzo del 1685, per
giunta in due località, Halle e Eisenach, separate tra loro da appena
187 chilometri. E se proprio volessimo infierire sugli appassionati
di frasi fatte, ci basterebbe aggiungere che il 26 ottobre dello stesso
anno a Napoli nella famiglia di Alessandro Scarlatti nacque Domenico,
futuro fenomeno della tastiera e altro grande protagonista dell’ultima
fase del Barocco europeo, ma in questo caso sarà sufficiente
concentrare la nostra attenzione sui primi due.
Questa sbalorditiva contiguità temporale e geografica viene però
smentita dalle scelte che i due compositori compirono nel corso delle
loro carriere. In primo luogo, se Bach non uscì mai dai confini della
Germania protestante, trascorrendo la maggior parte della sua vita
a Köthen e a Lipsia, Händel non esitò a trasferirsi prima in Italia e
poi a Londra, una delle città più cosmopolite dell’Europa di quegli
anni. Sotto il profilo artistico, poi, Bach si dedicò con passione e
grande profitto all’organo e al repertorio sacro, mentre Händel si
affermò soprattutto in ambito operistico, ricavandone fama, onori e
ricchezza, prerogative che durante la sua esistenza terrena il sommo
Cantor lipsiense non riuscì mai a raggiungere. Per finire, Bach sentì
sicuramente parlare di Händel e delle sue opere, mentre quest’ultimo
rimase quasi certamente all’oscuro dell’arte del suo coetaneo.
Oggi questi compositori vengono comunemente ritenuti i Dioscuri
del Barocco maturo, entrambi sublimi nonostante la grande diversità
dei loro stili, profondamente introverso e sinceramente religioso
quello di Bach e brillante, teatrale e a tratti addirittura frivolo quello
di Händel. Ci troviamo quindi di fronte a un Giano bifronte – se
vogliamo proseguire con le suggestioni mitologiche – o alle due
diverse anime del repertorio barocco, che fin dal primo ascolto si
rivelano perfettamente complementari, perché non è possibile capire
i tesori della musica della prima metà del XVIII secolo senza conoscere
le opere di entrambi e parimenti non è nemmeno concepibile amare
l’uno senza considerare l’altro.
Pur limitandosi all’ambito cameristico, questo concerto consente
di apprezzare la straordinaria varietà dell’ispirazione di questi
compositori, spaziando dai toni delicatamente assorti dell’Esurientes
implevit bonis del Magnificat di Bach – un gioiello di devozione
concepito in origine per contralto e due flauti traversieri –
all’atmosfera nobilmente larmoyante della celeberrima aria Lascia ch’io
pianga del Rinaldo – prima opera messa in scena a Londra dal grande
compositore di Halle – per giungere al carattere speculativo dei brani
tratti dall’Arte della fuga bachiana, insuperabile coronamento di una
delle epoche più feconde e creative della storia della musica.
Domenica
2.08
cHiesa Di santa marta
romano canaVese ore 20.00
concerto di chiusura
Corso Internazionale di Musica Antica
Suite di danze per consort rinascimentale
Con la partecipazioni degli allievi
del corso di Danza storica
G.Ph. Telemann (1681-1767)
Ciaccona in fa minore
per due flauti, archi e continuo
H. Schein (1586-1630)
Suite strumentale per fiati ed archi
G.Fr. Haendel (1685-1759)
Concerto per organo,
due flauti diritti, archi e continuo
J.S. Bach (1685–1750)
Es ist nichts Gesundes an meinem Leibe
Cantata per soli, coro e orchestra BWV 25
roBerto BaLconi canto
Federico GuGLieLmo violino
danieLe Bovo violoncello
noeLia reverte reche viola da gamba
Lorenzo cavasanti flauto diritto
massimiLiano Limonetti clarinetto barocco
uGo nastrucci tiorba e chitarra barocca
cLaudio astronio organo
cLaudia Ferrero cembalo
aLessandro preontemoLi danza storica
manueL staropoLi direzione
Da qualche edizione a questa parte Antiqua saluta il suo pubblico e gli
dà appuntamento all’anno successivo con il concerto di chiusura del
Corso Internazionale di Musica Antica, un’iniziativa che anno dopo
anno ha acquisito una rilevanza sempre maggiore, fino a diventare un
imperdibile punto di riferimento per molti studenti provenienti da
ogni parte d’Europa (e non solo…), che vi trovano insegnanti di livello
assoluto e un clima accogliente e piacevolmente informale.
Come sempre il programma abbraccia un ambito temporale e
strumentale quanto mai vasto, per mettere in luce il talento di
flautisti e violinisti, cembalisti e gambisti, suonatori di cromorni e
cornamuse rinascimentali e cantanti, per tacere degli allievi del corso
di danza storica, che da qualche anno a questa parte ha preso pianta
stabile a Romano Canavese. Per il pubblico questa varietà di repertorio
si traduce immediatamente in una vera e propria festa, consentendo
di ascoltare brani noti accanto a pagine virtualmente sconosciute.
Quest’anno il programma abbina una suite per archi e strumenti a
fiato del grande maestro rinascimentale Hermann Schein – un nome
molto conosciuto da chi segue da tempo l’Accademia del Ricercare,
che al compositore tedesco ha dedicato il disco Banchetto musicale,
pubblicato dalla casa discografica milanese Stradivarius – ai lavori dei
tre numi tutelari del Barocco tedesco, Georg Philipp Telemann, Georg
Friedrich Händel e Johann Sebastian Bach. Dopo la Ciaccona per due
flauti e archi di Telemann verrà eseguito uno dei concerti per organo
che Händel eseguiva abitualmente tra un atto e l’altro dei suoi oratori
e che spinsero il celebre teorico e compositore Johann Mattheson a
dichiarare «Si può dire che Händel, nello specifico, non sia facilmente
superato da nessuno nella sua bravura all’organo, se non forse da
Bach di Lipsia». Un giudizio decisamente lusinghiero se si pensa che
venne espresso da un uomo noto – e temuto – per la sua severità e che
trova conferma nello sbrigliato virtuosismo di questo concerto.
In ogni caso, il pezzo forte di questo concerto è costituito sicuramente
dalla Cantata Es ist nichts Gesundes an meinem Leibe BWV 25, un’opera
per la quattordicesima domenica dopo la festa della Trinità
scritta da Bach nell’agosto del 1723, all’inizio del suo impiego
come Thomaskantor a Lipsia in sostituzione di Johann Kuhnau,
scomparso l’anno precedente. Il Vangelo del giorno riguardava il
miracolo della guarigione dei dieci lebbrosi, che Bach e l’autore dei
versi – probabilmente Johann Jacob Rombach – paragonarono alla
redenzione degli uomini dalla schiavitù del peccato per mezzo del
sacrificio di Cristo. Il tema della malattia viene affrontato con grande
intensità fin dal coro iniziale, che esprime una dolente riflessione
sul senso del dolore nel mondo, sviluppato con grande drammaticità
nelle arie del basso e del soprano e infine sublimato nei toni festosi e
quasi danzanti del corale conclusivo, che eleva al cielo l’incrollabile
fede di un Uomo che sia nell’arte sia nella vita seppe elevarsi
infinitamente al di sopra dei propri limiti terreni.
interpreti
accademia hermans
L’Accademia Hermans nasce
nel 2000 per volontà del suo
direttore Fabio Ciofini che, ha
coinvolto, travolgendoli con il
suo entusiasmo e il suo amore
per la musica antica, giovani
strumentisti e cantanti
desiderosi di approfondire
questo repertorio e la relativa
prassi esecutiva. Da allora è
iniziato un percorso che ha
portato l’Accademia e i suoi
componenti, formatisi nelle
più importanti scuole europee,
ad ottenere sempre maggiori
consensi nel panorama
concertistico italiano ed
internazionale e a collaborare
con cantanti e strumentisti di
acclamata fama quali Enrico
Gatti, Marcello Gatti, Gloria
Banditelli, Sergio Foresti, Mario
Cecchetti, Mirko Guadagnini,
Roberta Invernizzi, Bart Van
Oort, Roberta Mameli e altri.
L’Accademia Hermans ha
registrato per Bongiovanni i
Sei Concerti Armonici di Unico
Willem Van Wassenaer in
collaborazione con l’Orfeo
Ensemble di Spoleto
sull’edizione critica del Prof.
Albert Dunning; per Tactus ha
inciso le Sinfonie e i Concerti
d’organo di Gaetano Valeri in
collaborazione con l’organista
Luca Scandali. Per la Bottega
Discantica è stato pubblicato
nel 2006 il CD Il più misero
amante registrato nella sala
degli affreschi di Palazzo
Castelli di Polino (TR), nel 2008
un CD su A. Vivaldi (Gloria,
Stabat Mater e Dixit Dominus).
A giugno 2009 è uscito un CD
monografico su G.Ph. Telemann
(concerti per vari strumenti)
registrato all’interno del
Festival “Parco in… Musica
2007” presso l’Abbazia di San
Pietro in Valle di Ferentillo
(TR). Del 2011 è il CD Requiem
di W. Mozart registrato presso
la chiesa di Solomeo (PG),
Mozart - Concerti K.466 e K.467
con Bart Van Oort prodotto
dalla Fondazione Cucinelli ed
edito da Bottega Discantica è
stato giudicato “eccezionale”
(5 stelle) dalla rivista Musica.
Nel mese di luglio 2012, per
Brilliant Classic, l’Accademia
ha registrato gli Scherzi Musicali
dell’Abbate Agostino Steffani
(XVII sec), presentati in
concerto per il Bolzano Festival.
L’Accademia Hermans da alcuni
anni svolge un’intensa attività
di promozione della musica
antica sul territorio umbro,
organizzando corsi, registrando
CD in luoghi storici (palazzi e
Chiese) e curando la direzione
artistica di due festival: “Parco
in… Musica” nei luoghi storici
della Valnerina e “Musica e
Musei” nei principali musei
della provincia. Ha tenuto
concerti per le più prestigiose
associazioni e Festival di
Musica Antica in Italia e
all’estero (Spagna, Olanda
e Stati Uniti). Collabora
costantemente con il Festival
Villa Solomei ed è Orchestra
residente del Teatro Cucinelli a
Solomeo di Corciano (PG).
cLaudio astronio
Claudio Astronio è un
musicista eclettico: è
clavicembalista e organista e
direttore d’orchestra. Dirige
in particolare l’ensemble su
strumenti storici Harmonices
Mundi ed è invitato
regolarmente a prestigiosi
festival in Europa, Stati
Uniti, Giappone e Canada.
Ha suonato e condotto con
musicisti come Emma Kirkby,
Max Van Egmond, Dan Laurin,
Gemma Bertagnolli, Susanne
Ryden, Yuri Bashmet e Gustav
Leonhardt. Ha partecipato
a numerose trasmissioni
radiofoniche e televisive in
tutto il mondo: le sue numerose
incisioni hanno ricevuto diversi
premi internazionali da parte
di riviste come Musica, CD
Classica, Amadeus, Musica,
Classic Voice, Alte Musik
Aktuelle, Diapason, Repertoire,
Le monde de la musique (Choc,
luglio 2001), El Paìs, Ritmo,
Diverdi, Goldberg, Continuo
e Fanfare e Gramophone. Nel
2007 debutta come direttore
d’opera con l’Orfeo e Euridice
di Gluck, prodotto da Ravenna
Festival e con la regia di
Graham Vick ed in seguito
con una versione teatrale
della Matthäus-Passion, in
un progetto di danza con il
coreografo Ismael Ivo e con la
compagnia di danza londinese
di Henty Oguike. Dopo il
successo internazionale delle
registrazioni dei concerti
per clavicembalo di Wilhelm
Friedemann Bach e l’Oratorio
di San Giovanni Battista di
Alessandro Stradella (“Questa
potrebbe essere la migliore
registrazione di data di un
lavoro vocale di Stradella” New
Olde, USA), ha recentemente
pubblicato per Brilliant Classics
le arie italiane degli stessi
autori, insieme a Susanne
Ryden, Martin Oro e Lisandro
Abadie, che hanno ottenuto il
riconoscimento di CD del mese
dalla rivista Musica, e i duetti
con Emma Kirkby e Sergio
Foresti. Dal 2012 è direttore
principale dell’orchestra
giovanile Theresia, con
cui esegue soprattutto il
repertorio sinfonico classico
e pre-romantico su strumenti
antichi. Tra i suoi interessi
musicali ci sono anche il jazz e
la musica pop. Recentemente
ha pubblicato con la cantante
jazz Maria Pia de Vito, Michel
Godard e Paolo Fresu il
CD Coplas a lo divino, un
incontro tra musica antica e
improvvisazione. Ha tenuto
masterclass a Tokyo, all’Oberlin
Conservatory e altre accademie
in Europa, USA, Giappone.
Attualmente insegna Musica da
camera e Clavicembalo presso
il Conservatorio “A. Scontrino”
di Trapani. È socio fondatore e
direttore artistico del festival
di musica antica Antiqua di
Bolzano.
roBerto BaLconi
Roberto Balconi, milanese,
ha studiato canto nella
sua città e in Inghilterra. Il
suo repertorio, spaziando
dalla musica medievale alla
contemporanea, si concentra
sul periodo barocco, di cui
ha approfondito gli studi e la
tecnica, affermandosi come
uno dei maggiori e più raffinati
interpreti internazionali delle
opere di Monteverdi e Handel,
delle cantate di Bach, del
repertorio cameristico italiano
del sei e settecento. Si è esibito
nei maggiori teatri e festival di
musica antica mondiali con, tra
gli altri, The English Baroque
Soloists, Il Giardino Armonico,
Il Complesso Barocco, The
Consort of Musicke, Venice
Baroque Orchestra, Concerto
Italiano, Europa Galante, sotto
la guida di direttori quali J. E.
Gardiner, I. Fischer, G. Noseda,
G. Leonhardt, M. Minkowski,
A. Demarchi, O. Dantone, R.
Alessandrini. Da anni affianca
all’attività vocale quella di
direttore, nella cui veste ha
curato, tra le altre, l’esecuzione
di Ariodante, Alceste, La
Resurrezione, Chandos Anthems
di Handel; i mottetti di Bach;
gli Stabat Mater di D. Scarlatti,
Pergolesi e Vivaldi; Le sette
ultime parole di Cristo di Haydn;
Dido & Aeneas di Purcell; La serva
padrona di Pergolesi, l’opera
Les deux chasseurs et la laitière
di Duni in prima esecuzione
e registrazione moderne. Ha
registrato per DG Archiv, Virgin
Classics, Harmonia Mundi
France, Opus 111, Glossa, Naxos
e altre case discografiche,
e per numerose emittenti
radiofoniche e televisive.
maria Luisa BaLdassarri
Maria Luisa Baldassari,
diplomata in pianoforte,
clavicembalo, Paleografia e
Filologia musicale; svolge
duplice attività di esecuzione
e ricerca nel campo
musicologico; perfezionatasi
con Gordon Murray e Bob
van Asperen, è stata inoltre
finalista al concorso nazionale
di esecuzione cembalistica
tenutosi a Bologna nell’ottobre
1987. Attualmente è direttore
dell’ensemble Les Nations con
il quale ha effettuato incisioni
per la RAI e registrato tre
CD di musiche sacre vocali
e strumentali. In qualità di
solista e con diverse formazioni
orchestrali e cameristiche è
stata invitata in vari festival
italiani, e in Grecia, Austria,
Francia, Brasile, USA, Canada
Ha collaborato con solisti
marina BartoLi
di chiara fama (M. Larrieu,
C. Rossi, A. Griminelli, B.
Dickey, etc.). Ha inciso per
le case discografiche Echo,
Tactus, Rivo Alto, Nuova Era
ed EMI. Ha tenuto diverse
conferenze e conferenzeconcerti, in particolare sulla
musica clavicembalistica
francese e sulla musica sacra
del ’600 italiano, collabora a
pubblicazioni di storiografia
musicale (in particolare con
la Nuova Rivista Musicale
Italiana) e realizza edizioni
critiche per la casa editrice
Ut Orpheus. È docente di
clavicembalo al Conservatorio
“G. Rossini” di Pesaro, dove
segue la programmazione
riguardante il repertorio antico
e presidente dell’Associazione
cembalo organistica Collegium
Musicum Classense, per la
quale dirige la rassegna di
musica sacra “I luoghi dello
spirito”. È stata direttrice
al cembalo di numerose
produzioni concertistiche e
sceniche: in particolare ha
diretto, nell’estate ’99, diverse
rappresentazioni di Euridice
di Jacopo Peri, considerata la
prima opera mai composta,
commissionatale dalla
Fondazione Cassa di Risparmio
di Padova e Rovigo.
Nata a Mantova, si è accostata
alla musica attraverso lo
studio del pianoforte. Dopo
essersi diplomata in Canto
presso il Conservatorio di
Padova ed aver vinto diverse
Borse di studio (Fondazione
G. Cini, GAI [Giovani Artisti
Italiani], Fondazione Rotary),
ha perfezionato i suoi studi
presso la Schola Cantorum di
Basilea (Fortbildungsstudium
“Barok-Klassik” sotto la
guida di Gerd Türk ed Evelyn
Tubb) e presso la Hochschule
für Musik und Theater di
Zurigo (Fortbildungsstudium
“Lied und Oratorium” sotto
la guida di Kathrin Graf).
Successivamente ha preso
parte ad una masterclass
tenuta da Mariella Devia
a Verona ed ha studiato
a Salisburgo con Barbara
Bonney. Appassionata di teatro
corporeo, ha seguito corsi
di mimo/maschera (Larven,
Quelli di Grock, Familie Flöz.
Dal 2003 ha tenuto concerti
in Italia (Festival Barocco di
Viterbo, Società del Quartetto
di Milano, Festival Monteverdi
di Cremona, Sagra Musicale
Malatestiana di Rimini,
Roma Festival Barocco)
oltreché in Svizzera, Irlanda,
Turchia, Francia, Romania,
Austria, Spagna e soprattutto
Germania (Philharmonie di
Colonia, Gothare Konzerte
e Internationale Händel
Festspiele di Göttingen,
Staatskapelle e Philharmonie
di Berlino, Internationales
caroLine Boersma
Kammermusikfestival di
Lipsia, Bachtage di Würzburg).
Ha inoltre cantato in Canada,
Israele e Giappone. In scena
è stata: Agnesina ne L’inimico
delle donne di B. Galuppi
(Internationale Barocktage Stift
di Melk), Ippolita nell’Ercole
sul Termodonte di A. Vivaldi
(Festival dei due Mondi di
Spoleto), Alinda/Oronte/
Arpago ne L’incoronazione di
Dario di A. Vivaldi (Opéra di
Nizza), Fortuna, Allegrezza
e Venere ne Il Giustino di G.
Legrenzi (Rokokotheater di
Schwetzingen), Dirindina ne
La Dirindina di D. Scarlatti
(Festival Settembre Musica di
Torino), Tullia nell’Ottone in villa
di A. Vivaldi (Teatro Olimpico
di Vicenza), Arianna ne Il
Giustino di G.Legrenzi (Grand
Théatre di Lussemburgo), Lucio
ne Il finto turco di N.Piccinni
(Teatro Olimpico di Vicenza)
e Ramiro nell’Artemisia di
F. Cavalli (KunstFestSpiele
Herrenhausen di Hannover).
Ha cantato sotto la direzione di
molti celebri direttori (Gustav
Leonhardt, Claudio Scimone,
Philippe Herreweghe, Alan
Curtis, Mario Brunello, Bob Van
Asperen, Giovanni Sollima,
Thomas Hengelbrock, Stefano
Montanari, Ingo Metzmacher)
e collabora con vari gruppi ed
orchestre su strumenti storici
(La Risonanza, Accademia
Bizantina, La Venexiana,
L’Arte dell’Arco, Il Complesso
Barocco).
Caroline Boersma, dopo
il diploma al Sweelinck
Conservatorium Amsterdam
sotto la guida di Anner Bijlsma,
ha fatto parte dell’Orchestra
Sinfonica di S. Cecilia a
Roma e successivamente di
varie orchestre da camera
(Roma, Torino, Vienna). Ha
collaborato con gli ensemble
Ars Antiqua Austria (direttore
Gunar Letzbor), Aglàia (Cinzia
Barbagelata), La Veneziana
(Claudio Cavina), Kees Boeke
Trio. Con la Wiener Akademie
ha effettuato tournee in
Giappone, Ungheria, Austria,
Germania, Repubblica
Ceca. Come membro stabile
dell’ensemble Tripla Concordia,
specializzato nell’esecuzione
della musica del ’600 e
’700, ha registrato con le
case discografiche: Nuova
Era, Dynamic, Philarmonia,
Stradivarius e Cantus (Spagna).
Recentemente ha fondato Alma
Tèssara, ensemble formato
da piano-trio e voce, il quale
si rivolge prevalentemente
al repertorio cameristico, dal
XVIII al XXI secolo, dedicando
particolare attenzione
alla produzione di donne
compositrici.
mauro BorGioni
Ha studiato canto al
Conservatorio di Perugia
per poi specializzarsi nella
vocalità antica e nel canto
barocco presso la Scuola Civica
di Milano e al Conservatorio
di Cesena. Si esibisce come
solista con un repertorio
che spazia dal madrigale
alla cantata, dall’oratorio
all’opera, prendendo parte a
varie produzioni lavorando
con La Venexiana, Il Canto
di Orfeo, Cantar Lontano,
Concerto Italiano, Coro
della Radio Svizzera, laVerdi
Barocca, Orchestra da Camera
di Mantova, I Turchini,
Academia Montis Regalis, La
Stagione Armonica, Accademia
Hermans, Odecathon,
Micrologus. Collabora con
importanti direttori e musicisti
tra cui Claudio Cavina, Gianluca
Capuano, Rinaldo Alessandrini,
Marco Mencoboni, Diego
Fasolis, Leonardo G. Alarcon,
Antonio Florio, Corrado
Rovaris, Johnatan Webb,
Michele Campanella, Chiara
Banchini, Lorenzo Ghielmi,
Sergio Balestracci. Ha
interpretato Apollo ne L’Orfeo
(Festival di Santander),
Giove ne Il ritorno di Ulisse
in patria (Cité de la Musique
di Parigi; Tage Alte Musik
Regensburg, Concertgebouw
di Amsterdam, Musikfest
Stuttgart) e Mercurio/
Familiari ne L’Incoronazione di
Poppea (Sinfonia en Perigord,
MITO Milano); il Testo ne Il
Combattimento di C. Monteverdi
(Citè de la Musique di Parigi),
Pastore e Caronte ne L’Euridice
di Giulio Caccini (Altemusik
Innsbruck), Il Damone di
Alessandro Stradella (Segni
Barocchi, Foligno), Mondo e
Consiglio ne Rappresentatione
di Anima et Corpo di E. de’
Cavalieri (Copenaghen
Renaissance Music Festival),
Aeneas in Dido & Aeneas di
Purcell (Teatro Bonci di Cesena,
Teatro Alighieri di Ravenna,
Teatro Verdi di Gorizia), Don
Roberto ne La Stanza Terrena
di A. Miari (Teatro Comunale
di Belluno), The Traveller
in Curlew River di Benjamin
Britten (Sagra Musicale
Umbra). Inoltre ha preso parte
a diversi allestimenti tra cui
Festa Monteverdiana, spettacolo
con la regia di Pierluigi Pizzi;
Myth, opera del coreografo
belga/marocchino Sidi Larbi
Cherkaoui (produzione
congiunta di Toneelhuis di
Anversa, Theatre de la Ville
di Parigi, Saddler’s Theatre
di Londra, Art Foundation di
Ottawa, Fondazione Musica
per Roma) con l’ensemble
Micrologus; La Fabula d’Orpheo,
rappresentazione sul testo
del Poliziano, prodotta
da Fondation Royaumont
e Ensemble Lucidarium.
Ha inciso per le etichette
discografiche Zig-Zag
Territoires, Alpha-Prod,
Bongiovanni, Dynamic,
Elucevanlestelle Records,
Stradivarius, K617, Glossa, ORF,
Arcana e Ricercar.
danieLe Bovo
Quando sono nato nel 1974, i
Beatles avevano già smesso di
suonare insieme da qualche
anno, situazione che mi ha reso
zoppo sin da subito nel mio
cammino musicale. Infatti,
ringrazio i miei genitori per
aver provato a farmi imparare
il violoncello con il metodo
Suzuki, poi in Conservatorio
a Torino per finire (si fa per
dire) con la Hochschule di
Leipzig in terra teutonica. Il
ritorno dalla Germania mi ha
però insegnato che viaggiare
in autostrada sulla corsia
di destra è possibile, così
come segnalare l’uscita dalle
rotatorie con l’indicatore di
direzione destro può essere
una buona abitudine. C’è
gente che giurerebbe d’avermi
visto in eventi mediatici con
gruppi come Queen, Deep
Purple, Eurythmics, oppure
artisti come Luciano Pavarotti,
Josè Carreras, Lionel Richie,
Joe Cocker, George Michael,
BB King, Sting, Bono, Eric
Clapton, James Brown, Barry
White. In effetti la fisica
quantistica è ormai una realtà
(ma cos’è poi la realtà, tanto
per rimanere nella quantistica).
Ora mi spaccio per uno che
suona il violoncello barocco
e sto preparando i filmini
delle vacanze a Leipzig nella
Thomaskirche, ad Amsterdam
nel Concertgebouw, poi
Musikverein Vienna,
Capilla Real Madrid, WDRPhilharmonie Konzertsaal Köln,
Al Bustan Beirut, Auditorium
Roma, Barbican Londra,
Tonhalle Zurigo, Carnegie Hall
New York, Disney Hall (LA Phil)
Los Angeles. La compagnia
durante queste vacanze è
sempre stata piacevole. Ho
viaggiato con tour-operator
come I Sontatori della Gioiosa
Marca, Concerto de’ Cavalieri,
Leipziger Concert perché in
questi casi è giusto non badare
a spese; secondariamente,
come potrei dimenticare quella
volta in USA con Katy e Marielle
(il nome di mia mamma)
Labeque, oppure a spasso
per l’Europa con M. Kožená,
ma anche con G. Carmignola
e V. Mullova, E. Kirkby, C.
Bartoli, M. Custer, V. Genaux,
A. Netrebko, M. Radulescu,
P. Németh, G. Leonhardt,
J.C. Malgoire, S. Preston, A.
Marcon, J. van Himmersel. Ho
da poco finito di rinnovare il
mio guardaroba e per questo
devo molto ai consigli dei
colleghi della Venice Baroque
Orchestra con i quali ho passato
indimenticabili pomeriggi in
giro a far shopping, ma oltre a
ciò devo confessare che dopo
più di trent’anni di musica
continuo ancora a divertirmi
quando suono; sì, perché alla
fine, fare questo lavoro senza
divertirsi è ben più frustrante
e pesante che fare l’operaio
e, poiché provengo da una
famiglia di operai che dopo
il lavoro si dilettavano con la
musica, so bene quanto valore
abbia questa mia vita fatta di
vacanze.
Germana Busca
Nata a Torino nel 1971, si è
diplomata nel 1992 presso
il Conservatorio “G. Verdi”
della sua città in flauto
traverso e nel 1996 in didattica
della musica ottenendo
il punteggio massimo di
10/10. Successivamente si è
diplomata in prepolifonia e
canto Gregoriano sotto la guida
del maestro Fulvio Rampi
con il quale ha, in seguito,
collaborato come corista in
diverse stagioni concertistiche.
Docente di flauto traverso e
orchestra presso l’Istituto “L.
Sinigaglia” di Chivasso da oltre
un decennio insegna all’Istituto
Musicale di Settimo Torinese.
Tuttora è aggiornatrice SIEM
per i corsi di aggiornamento
organizzati dalla regione
Piemonte a Torino e Cuneo.
Svolge attività artistica in varie
formazioni cameristiche, con
il Trio Harmonia ha ottenuto
il primo premio assoluto al
Concorso Europeo Città di
Moncalieri. Si è specializzata
nella prassi educativa della
musica antica studiando la
traversa rinascimentale con
F. Mongiardino e il traversiere
Barocco unitamente al flauto
dritto e travesiere il maestro
Lorenzo Cavasanti. Offre
inoltre la sua collaborazione a
diversi gruppi di musica antica
sia in qualità di orchestrale
che di solista quali: Camerata
musicale Mistà, gli ensemble
Affetti musicali, i gruppi vocali
De Labyrintho, il Consortium
Carissimi, l’orchestra barocca
vicentina Musica e in special
modo l’Accademia del
Ricercare con la quale vanta
una considerevole attività
discografica (una decina di
incisioni) e la partecipazione
alle più importanti rassegne
e festival italiani ed europei.
Inoltre fa parte dell’ensemble
Ariel Harmoniae con il quale si
è specializzata nella esecuzione
del repertorio medioevale
con strumenti originali. Ha
collaborato e collabora con
l’orchestra nazionale della RAI
per le produzioni di Settembre
in Musica.
Lorenzo cavasanti
Vanta un’attività concertistica
di oltre 400 concerti in
qualità di solista, ospite dei
maggiori festivals nazionali ed
internazionali quali BBC Proms
di Londra, Musica e Poesia
a San Maurizio di Milano (in
collaborazione con la Società
del Quartetto), Festwochen
der Alten Musik di Innsbruck,
Festival internazionale di
Musica Antica di Urbino,
Festival Internacional de Musica
Antiqua in Daroca. Ha inoltre
suonato per famose istituzioni
musicali quali la Cité de la
Musique di Parigi, l’Accademia
Filarmonica Romana, gli
Amici della Musica di Firenze,
l’Ente Concerti di Pesaro,
l’Accademia Filarmonica di
Verona, gli Amici della Musica
di Vicenza, l’Accademia
Filarmonica di Messina, la
GOG di Genova. Inoltre ha
suonato, sempre come solista,
alla Royal Albert Hall di Londra
e alla Konzerthaus di Vienna.
Lorenzo Cavasanti è membro
fondatore di Tripla Concordia
e del Quadro Janas; collabora
inoltre regolarmente con Le
Musiche Nove, l’Accademia
del Ricercare, Europa Galante,
Le Concert des Nations , i
Sonatori della Gioiosa Marca,
l’Accademia Bizantina, Il
Falcone, l’Academia De
Li Musici, l’Accademia
Strumentale Italiana e, oltre
a preziose collaborazioni con
artisti come D. Oberlinger, G.
Antonini, M. Steger, K. Boeke,
R. Dick, S. Kermess, I. Bostrige,
R. Invernizzi, A. Rasi e direttori
del calibro di R. Muti, F.
Brüggen, O. Dantone, J. Savall,
P. Busca, F.M. Bressan, F.
Biondi ed A. De Marchi. Dal 1990
è particolarmente impegnato
nella produzione discografica
con il gruppo Tripla Concordia.
Per tali attività ha ricevuto
particolari riconoscimenti
dalla critica internazionale:
nel 1991 la rivista Diapason ha
così recensito il CD Canzoni,
Fantasie e Sonate dedicato a
Frescobaldi, Selma, Fontana e
Castello: parmi les plus belles
réalisations consacrées au
répertoire instrumental italien
du baroque naissant. Nel 1998
l’album su J.S. Bach e G.Ph.
Telemann edito da Cantus ha
avuto numerosi riconoscimenti
tra cui il Diapason d’Or, “R” de
Racomandé da parte della rivista
Repertoire, Magistral (The
Record Geijutsu) ed il giudizio
Tecnica Perfetta da parte
della rivista Alte Musik. Nel
Novembre del 1999 La rivista
Audio Review ha scelto il suo CD
con l’integrale delle Triosonate
di G.Ph. Telemann per flauto,
violino e continuo (Philarmonia)
come CD del mese. L’etichetta
Virgin Classics ha pubblicato
nel 2000 i concerti La Notte e
La Tempesta di Mare di Vivaldi
e le Cantate BWV 55 e 82 di
Bach dove svolge il ruolo di
flauto dolce e traversiere solista
accompagnato dall’orchestra
Europa Galante diretta da Fabio
Biondi (Diapason D’Or).
FaBio ceccareLLi
serGio ciomei
Diplomato in Flauto moderno
nel 1986 a Terni con il maestro
F. Chirivì, Fabio Ceccarelli
si è poi diplomato, con
Marcello Gatti al Biennio
Accademico di II livello presso
il Dipartimento di Musica
Antica del Conservatorio di
Vicenza con il massimo dei voti
e la lode. Per la musica antica,
ha frequentato Masterclass
di musica da camera ed
orchestra barocca con i maestri
S. Kuijken, M. Hugget, P.
Grazzi, S. Balestracci e Ton
Koopmann ed ha vinto il primo
Concorso di Musica Antica
del Conservatorio di Vicenza
2007. È solista dell’Accademia
barocca W. Hermans con la
quale si è esibito in importanti
Festival in Italia e in USA ed ha
inciso per la casa discografica
Bottega Discantica di Milano.
Insegna Flauto nella Scuola
Comunale di Musica e Danza
“A. Onofri” di Spoleto ed è
Direttore della Scuola di Musica
di Arrone (TR). È ideatore e
Direttore Artistico del Festival
di Musica Antica “Parco in…
Musica” in Umbria.
Sergio Ciomei è nato a Genova
nel 1965. Si è diplomato in
pianoforte nel 1984 con il
massimo dei voti e la lode, sotto
la guida di Franco Trabucco. Si
è in seguito perfezionato con
Muriel Chemin, Piero Rattalino
e András Schiff. Vincitore di
numerosi concorsi pianistici,
nel 1991 si è aggiudicato il
secondo premio al concorso
“Mozart” del Mozarteum di
Salisburgo. Parallelamente
all’attività pianistica, si è
perfezionato in clavicembalo
con C. Rousset e J.W. Jansen
e in fortepiano con Andreas
Staier e Laura Alvini. Dal 1989
al 1994 è stato assistente di
Frans Brüggen e Kees Boeke ai
corsi di musica barocca indetti
dall’Accademia Chigiana
di Siena. Svolge un’intensa
attività concertistica in tutto
il mondo come solista di
pianoforte e clavicembalo,
con il suo ensemble Tripla
Concordia (fondato nel 2005) e
con alcuni complessi di musica
barocca (Il Giardino Armonico,
Europa Galante, La Musiche
Nove, La Scintilla) ospite di
importanti istituzioni musicali
quali Philharmonie di Berlino,
Grand Théâtre di Ginevra,
Wigmore Hall e Royal Albert
Hall di Londra, Musikverein di
Vienna, Auditorium Nacional
di Madrid, Concertgebouw
di Amsterdam, Théâtre des
Champs-Elysées di Parigi,
Teatro Universidad di Santiago
del Cile, festival di Bad
Kissingen, Martigny, “Antiqua”
antonio FantinuoLi
di Genova, e Halle. Dal 1999
di dedica anche alla direzione
d’orchestra soprattutto nel
repertorio barocco eseguito su
strumenti originali. Dal 2001
collabora con il mezzosoprano
Cecilia Bartoli con concerti in
tutto il mondo. Nel 2004 sono
stati protagonisti di una serie
di concerti negli Stati Uniti e
in Russia (Dorothy Chandler
Pavillon e Grande Sala del
Conservatorio di Mosca).
Recentemente ha iniziato
una proficua collaborazione
con l’Orchestra da Camera di
Basilea che ha portato anche
all’incisione di Affetti Barocchi
per Sony Classical con Marjana
Mijanovic e una tournée
europea con Sol Gabetta e
Marjana Mijanovic. Registra
per le etichette Nuova Era,
Opus 111, Dynamic, Cantus,
Stradivarius, EMI-Virgin, Sony
conseguendo numerosi premi
della critica internazionale. La
sua incisione delle Sonate di
Mozart per fortepiano e violino
è stata premiata in Giappone
come una delle più belle
registrazioni “mozartiane”
(Ontomo Guide for best
Chamber Music).
Antonio Fantinuoli, nato a
Genova nel 1961, ha iniziato lo
studio del violoncello a 22 anni
diplomandosi in breve tempo
al Conservatorio di Alessandria
con Marco Guidarini. Nel 1988
ha iniziato a collaborare con
l’Orchestra della RAI di Torino.
Appassionato di musica antica
studia violoncello barocco come
autodidatta e nel 1989 inizia
a lavorare con Jordi Savall.
Nel 1990 assieme a Fabio
Biondi ed ad altri collaboratori
fonda Europa Galante, uno
dei principali gruppi italiani
dediti alla musica antica. Con
questa orchestra ha suonato
nei principali teatri del mondo.
In ottobre tornerà a New York
nella prestigiosa Carnegie
Hall. In quegli anni conosce e
frequenta Christophe Coin con
il quale approfondisce lo studio
della prassi esecutiva. Ha al suo
attivo concerti in tutto il mondo
e numerose registrazioni fra
le quali tutte le registrazioni
con Europa Galante, i Concerti
Brandeburghesi e le Suites di
Bach con Jordi Savall.
cLaudia Ferrero
Claudia Ferrero si è diplomata
in Pianoforte, Musica Corale e
Direzione di Coro, Prepolifonia
presso il Conservatorio
“G. Verdi” di Torino ed in
Clavicembalo presso il
Conservatorio “N. Paganini”
di Genova, dove si è anche
laureata con 110 e lode
in Tastiere Storiche. Ha
frequentato inoltre i corsi
presso la Scuola di Alto
Perfezionamento Musicale
di Saluzzo, ottenendo il
Diploma in Clavicembalo
e Basso Continuo, e si è
successivamente perfezionata
con Edoardo Bellotti, Bob Van
Asperen, Pierre Hantai. Fin
dalla fondazione è membro
dell’Accademia del Ricercare,
con la quale ha partecipato
in Italia e in Europa alle più
prestigiose rassegne e festival
di musica antica, riscotendo
ovunque consensi di pubblico
e critica. Ha preso parte ad
oltre 600 concerti, sia in
formazioni cameristiche in
qualità di clavicembalista,
corista e come direttore di
coro. Ha registrato numerosi
CD per prestigiose etichette
quali CPO, Stradivarius,
Decca, Brilliant, Tactus. Come
clavicembalista ha collaborato
con artisti ed ensemble di
fama internazionale quali
Tripla Concordia, Collegium
pro Musica, Orfei Farnesiani,
Templum Musicae, Venice
Virtuoso Ensemble, Camerata
Mistà, Il Diletto musicale,
Il Concerto delle Dame. In
veste di corista ha inciso un
Cd per le ed. Paoline con il
Maestro F. Rampi sul repertorio
gregoriano. In qualità di
direttrice di coro ha invece
diretto il Vocalis Concentus ed
il Coro dell’Università di Torino
(dalla formazione al 2003) con
la pubblicazione del CD Anno
Domini 2000 presentato durante
le celebrazioni universitarie in
occasione dell’Anno Giubilare.
Parallelamente all’attività
artistica, si è specializzata
nella didattica, tenendo corsi
e seminari per insegnanti di
scuola materna ed elementare
sulla didattica e lo strumentario
infantile. Nel 1996, fonda
con altri soci, L’Istituto
Musicale dell’Accademia del
Ricercare, oggi convenzionato
con il Conservatorio “G.
Cantelli” di Novara. Sempre
a livello didattico ha curato la
strumentazione per il CD For
Children dei Piccoli Cantori di
Torino. Dal oltre dieci anni
è docente di Clavicembalo
e Basso Continuo nel Corso
Internazionale di Musica Antica
organizzato dall’Accademia
del Ricercare e collabora
nell’allestimento della stagione
Antiqua. Docente di ruolo
per il pianoforte nelle Scuole
Medie ad Indirizzo Musicale, ha
prestato servizio anche al Liceo
Musicale di Novara e di Aosta.
Festina Lente
Festina Lente, fondata e
diretta da Michele Gasbarro,
opera nel campo della musica
antica italiana rinascimentale
e barocca. Intento primario
è recuperare e presentare
al pubblico, preziosi inediti
musicali di scuola italiana del
‘500 e ‘600. Negli ultimi anni
l’attenzione è stata rivolta
alla produzione policorale
sacra concepita per le grandi
celebrazioni della Chiesa
cattolica, rinvenuta nei
principali archivi capitolari
delle grandi basiliche. Il senso
“prospettico” della polifonia
rinascimentale è amplificata da
organici multipli, ed esaltata,
nelle esecuzioni, dal continuo
movimento dei complessi
vocali-strumentali nello
spazio esecutivo. In una ricerca
di massimo rigore storico,
le composizioni vengono
presentate in ricostruzioni
liturgico-musicali, secondo le
solennità dei riti sacri romani
del ‘600, in un inscindibile
rapporto di musica, azione
e parola, nel rispetto dello
spettacolo barocco. Ai numerosi
concerti e prime esecuzioni
moderne si affianca un’attività
discografica. Alla pubblicazione
di una messa senese a due
cori di F. Bianciardi per la
Nuova Fonit Cetra, si affianca
quella della messa a due cori
Ave Regina di T. L. da Victoria
che ha ricevuto il “Goldberg”
dall’omonima rivista
internazionale di musica antica
e l’assegnazione dello “Choc”
e dei “Cinque Diapason”
rispettivamente dalle
prestigiose riviste francesi
Le Monde de la Musique e
Diapason, e la Messa per la
Notte del S. Natale di A. Scarlatti
a 9 voci, due violini e basso
continuo per Stradivarius. Di
prossima pubblicazione un
disco dedicato ai 27 Responsori
di Felice Anerio e la Messa a
tre cori di Ruggero Giovannelli
registrate nel corso della
manifestazione ‘Inedita’
conclusasi nel dicembre 2012
e finanziata con un Progetto
Speciale del Ministero dei
Beni e delle Attività Culturali.
Festina Lente è organizzatrice,
dal 2004, del Roma Festival
Barocco.
maurizio Fornero
Maurizio Fornero si è
diplomato in Organo e
Composizione Organistica,
Pianoforte e Clavicembalo
presso il Conservatorio
“G. Verdi” di Torino e
successivamente laureato
con lode in Clavicembalo. Nel
1992 è giunto, come unico
rappresentante italiano, alle
finali dell’European Organ
Festival di Bolton (Gran
Bretagna). Perfezionandosi
nell’esecuzione filologica
del repertorio antico, svolge
da anni un’intensa attività
concertistica come solista
nonché in formazioni
cameristiche che lo ha portato
ad esibirsi in festival nazionali
ed internazionali di musica
antica e barocca tra cui
Musica en Catedral di Astorga
(Spagna), Van Vlaanderen
di Bruges (Belgio), Festival
Internazionale dell’Aia e di
Utrecht (Olanda), L’altro
Suono-Unione Musicale di
Torino, Festival Monteverdiano
di Cremona, Settembre
Musica di Torino, Bologna
Festival. Ha partecipato
a numerose esecuzioni in
diretta radiofonica su radio
Nazionali (Rai Radio Tre, Rai
Filodiffusione) ed Europee
(Radio 3 Nazionale Belgio, Radio
Classica Spagna). Collabora
come organista e cembalista
con l’Orchestra Sinfonica
Nazionale della Rai, il Teatro
Regio di Torino, L’Academia
Montis Regalis, l’Accademia
Corale Ruggero Maghini e il
gruppo vocale Daltrocanto. Ha
inciso per le case discografiche
Stradivarius, Opus 111, Niccolò,
Syrius numerosi CD di musiche
di compositori del XVI, XVII
e XVIII secolo. Fondatore
dell’ensemble strumentale
I Musici di Santa Pelagia, ha
inciso, in coproduzione con
l’ensemble vocale Festina Lente
di Roma, la Messa per il SS.
Natale di Alessandro Scarlatti
ed ultimamente l’Oratorio
Santa Pelagia di Alessandro
Stradella (Stradivarius),
entrambe inedite. Docente
di pratica del Basso Continuo
presso il Conservatorio “G.
Verdi” di Torino nel 2006 e
nel 2009, attualmente ricopre
la carica di Direttore della
Scuola Comunale di Musica di
Mondovì.
micheLe GasBarro
GianLuiGi GhirinGheLLi
Diplomato in pianoforte e
direzione di coro, ha al suo
attivo numerosi concerti
in Italia ed all’estero. Già
collaboratore dell’Accademia
Nazionale di Danza, maestro
sostituto presso il Teatro
dell’Opera di Roma, è docente
di direzione di coro presso i
Conservatori italiani. Si occupa
da diversi anni di musica
antica, in qualità di ricercatore
ed esecutore, partecipando
come direttore ad importanti
festival, rassegne e stagioni
musicali. Si è occupato del
recupero di inediti musicali
di area romana, trascrivendo
le messe in doppio coro e
numerosi mottetti di G. Allegri,
messa e vespri di F. Cavalli,
Responsori di Natale di A.
Stabile, messe di G. Animuccia,
G. Corsi, B. Graziani, salmi
e messe policorali di R.
Giovannelli, Felice Anerio, e
l’intero corpus delle messe
policorali a 16 e 17 voci di
Paolo Petti, etc. Ha fondato
l’Ensemble Festina Lente di cui
è direttore artistico e direttore
musicale. È l’ideatore di tutte le
iniziative culturali ed artistiche
dell’Ensemble. Le trascrizioni
musicali ed i suoi lavori
scientifici sono pubblicati dalla
casa editrice Carisch. È ideatore
e direttore artistico del Roma
Festival Barocco.
Controtenore nato a Torino,
inizia giovanissimo lo studio
del canto con il maestro
Roberto Goitre nei Piccoli
Cantori RAI di Torino. Nel 1982
entra a far parte della Corale
Universitaria diretta da G.
Acciai e successivamente da
D. Tabbia con il quale inizia lo
studio e l’approfondimento
della prassi interpretativa
della musica sacra e profana
del rinascimento. Ha studiato
da controtenore alla Scuola
Civica di Musica di Milano
dove si è specializzato
nell’interpretazione della
musica del periodo barocco con
Cristina Miatello, e Claudio
Cavina. Ha collaborato con J.
Savall, A. Curtis, S. Vartolo,
P. Da Col, S. Balestracci, F.
Biondi, L. Picotti, O. Dantone D.
Tabbia, P. Busca, M. Longhini,
B. Dickey, R. Ischer, W. Merz, P.
Pandolfo, R. Lislevand. Svolge
attività concertistica in Italia
e all’estero e ha partecipato
come solista a numerose prime
esecuzioni moderne di opere
barocche, madrigalesche e
programmi di musica sacra
ad importanti rassegne
europee - tra cui Festival
della Chaise Dieu, Festival
Van Vlanderen di Anversa,
Onde Muziek Utrecht, Musica
Barocca di Salonicco, Festival
di Montreux, Festival de Musica
Espanola de Madrid, Festival
Internacional de Musica de
Galicia, Festival Internacional
de Musica y Danza de Granada,
Europaische Kirchenmusik
Federico GuGLieLmo
di Swabischgmund, Festival
del Teatro Acadèmico de Gil
Vincente di Coimbra, Festival
de Mùsica Sacra de Tenerife,
Festival de Musique Ancienne
de Rebeauville, Festival de
Musique et Renaissance di
Parigi Ecouen - e in Italia al
Festival Malatestiano di Rimini,
Settembre Musica, Unione
Musicale, e Tempus Paschale
di Torino, Musica e Poesia in
San Maurizio, e Società del
Quartetto di Milano, Ravenna
Festival, Il Canto delle Pietre,
Sagra Musicale Umbra, Feste
Musicali del Teatro Comunale di
Bologna, Teatro Regio di Torino,
Teatro Belllini di Caltanissetta
Amici della Musica di Firenze,
Festival Lodoviciano di
Viadana, Concerti Sala Greppi
di Bergamo. Nel 1999 è stato
invitato a tenere alcuni concerti
in Svizzera nell’ambito del
Werkstatt für Alte Musik
organizzato dalla Schola
Cantorum di Basilea. Nel
2003 ha vinto con l’Ensamble
Odhecaton il Diapason D’or de
la Musique e Disco dell’Anno
con il CD De Passione. Nel 2004
ha inciso la colonna sonora di
un progetto cinematografico in
collaborazione con l’Università
e il Museo del Cinema di Torino.
Nel 2006 ha cantato come
solista al Teatro Regio di Torino
nell’opera Aqua di W. Merz.
Primo violino di spalla di The
Academy of Ancient Music di
Christopher Hogwood, nonchè
direttore dell’ensemble L’Arte
dell’Arco, invitato come
solista al Vivaldi Festival a
capo della Handel & Haydn
Society di Boston, ha vinto
alcuni tra i maggiori concorsi
nazionali (Vittorio Veneto)
ed internazionali di violino
e musica da camera. La sua
ricca discografia, che conta
più di 50 di titoli per Denon,
Deutsche Harmonia Mundi/
BMG Classics, Chandos,
Dynamic, Stradivarius, Pavane,
Tactus, Velut Luna ha ricevuto
numerosi riconoscimenti
internazionali dalla critica
specializzata (Gramophone,
Diapason, Fono Forum,
Fanfare, Cd Classica). È stato
solista nei concerti per violino
di Bach, sotto la direzione di G.
Leonhardt ed in una delle prime
letture storicamente informate
del concerto di Beethoven
con C. Hogwood. Animatore
di programmi dedicati al
virtuosismo violinistico italiano
di Corelli, Vivaldi, Tartini,
Geminiani, Veracini e Locatelli
con il gruppo con strumenti
d’epoca L’Arte dell’Arco da
lui fondato nel 1994, apprezza
molto anche le contaminazioni
culturali dirigendo e suonando
regolarmente con The Academy
of Ancient Music, The Handel
& Haydn Society di Boston e
numerosissimi gruppi italiani
ed europei. Primo Premio
al Concorso Internazionale
Laura LanFranchi
“Vittorio Gui” del 1991 si è
anche laureato al concorso
nazionale di violino di Vittorio
Veneto e agli internazionali di
musica da camera di Londra,
Parigi, Toronto. Dalla Carnegie
Hall di New York al Grosses
Musikverein di Vienna, dalla
Suntory Hall di Tokyo ai festival
di Bergen, Istanbul, Potsdam
e delle Canarie dalla Società
del Quartetto di Milano al
Teatro Colon di Buenos Aires,
in questi venti anni di attività
Federico Guglielmo si è esibito
un migliaio di volte in tutti i
maggiori centri musicali del
mondo ed ha realizzato più di
cento incisioni (Denon, BMG,
Deutsche Hamonia Mundi,
Chandos, CPO, ASV, etc.) come
solista e camerista. Diplomato
a 18 anni al Conservatorio di
Venezia si è poi perfezionato
in violino con S. Accardo, V.
Spivakov e I. Stern, in musica
da camera con membri dei
Quartetti Amadeus, La Salle, del
Trio di Trieste e del Trio BeauxArts, in direzione d’orchestra
con G. Gelmetti, mentre di
C. Hogwood ne ha seguito
la passione per il repertorio
antico. È titolare della cattedra
di Musica d’insieme per archi al
Conservatorio “L. Cherubini”
di Firenze e tiene masterclass
di violino barocco in Italia ed
all’estero. Suona un violino
con montatura barocca di
Bernardus Calcanius (Genova,
1710) ed un violino di Gennaro
Gagliano (Napoli, 1757).
Diplomata a pieni voti in
Canto e Musica vocale da
camera presso il Conservatorio
di Mantova, ha vinto
numerosi concorsi tra cui
quello di musica vocale da
camera “Città di Conegliano
Veneto”. Ha seguito corsi di
perfezionamento sulla vocalità
mozartiana e monteverdiana
con il soprano Graziella Sciutti
e il tenore Nigel Rogers presso
l’Accademia di Villecroze en
Provence. Si è quindi occupata
prevalentemente di musica
sacra barocca e cameristica
e si è esibita come solista in
numerose occasioni: Gloria e
Beatus Vir di A. Vivaldi (Chiesa
delle Grazie di Brescia),
Magnificat di T. Albinoni, Salmo
49 di B. Marcello, Synfonia
Pytagoras di T. Fortmann (Teatro
della Laguna di Orbetello),
Gloria, Beatus Vir e madrigali di
C. Monteverdi (Chappelle S.
Victor a Villecroze), Carmina
Burana di C. Orff (Teatro Sociale
di Mantova), Missa Brevis di Z.
Kodaly, Messe Basse di G. Fauré
(Teatro Regio di Torino), Jephte
di G. Carissimi (Ensemble Arte
e Musica), Messa per il Santissimo
Natale di A. Scarlatti (Festina
Lente). Ha inciso musiche di
Paccini per Eridania, l’opera
Memet di Sammartini per
Dynamic e un doppio CD di
madrigali di F.M. Marini per
Roda Viva. Lavora stabilmente
da 11 anni nel coro del Teatro
Regio di Torino e collabora
spesso con il Coro Filarmonico
della Scala. Nell’ambito
mattia LaureLLa
piemontese canta in tre gruppi
di musica barocca: Collegio
Musicale, Musici di Santa
Pelagia e Vox Libera, diretti
rispettivamente da Adriano
Gaglianello, Maurizio Fornero
e Dario Tabbia. Con questi
gruppi si è esibita da solista
e in formazione cantando:
Magnificat di T. Alinoni, Messa
a 4 voci, Missa Dolorosa e Stabat
Mater di A. Caldara, Missa Sancti
Joannis de Deo di J. Haydn,
Litanie Lauretane KV 109 e Missa
Brevis KV 65 di W.A. Mozart, O
Praise the Lord with One Consent
HWV 250, I will magnify thee
HWV 250 di G.Fr. Handel, La
Barca e Il Festino di A. Banchieri,
Laetatum Sum e Magnificat di
A. Scarlatti, Selva Morale e
Spirituale di C. Monteverdi, O
magnum misterium di Palestrina,
Tenebre Responsories di L. da
Victoria, in festival quali:
Unione Musicale Torino, Regie
Sinfonie, Antiqua, Armonie
sul Lago ad Orta, Filarmonica
di Saluzzo, Laudes Paschales,
Cori a Palazzo di Mantova,
Kalendamaia, Invaghite Note,
Ravenna Festival. Nel Luglio
2010 con il coro del Teatro
Regio di Torino ha cantato in
una tournée in Cina (Shanghai)
e Giappone (Tokyo, Yokohama)
sotto la direzione di Gianandrea
Noseda.
Dopo aver intrapreso gli studi di
flauto traverso, Mattia Laurella
si dedica al flauto traversiere,
diplomandosi al Conservatorio
“Giuseppe Verdi” di Torino
con Francesca Odling e
studiando parallelamente
alla Civica Scuola di Musica
di Milano con Marcello
Gatti. Successivamente si è
perfezionato con Barthold
Kuijken, Marco Brolli, Fiorella
Andriani, Karl Kaiser e Claire
Genewein, ha studiato flauto
diritto con Manuel Staropoli
e Lorenzo Cavasanti ed ha
seguito lezioni con Kees
Boeke, Sigiswald Kuijken,
Emilia Fadini e Sergio Ciomei.
Orientato sul repertorio
classico ed orchestrale, ha
partecipato a seminari di
orchestra presso l’Anton
Bruckner Privat Universität di
Linz, l’Ensemble-Akademie
Freiburg e la Jeune Orchestre
Atlantique (JOA). Suona con
l’Orchester Le Phénix di Zurigo,
l’orchestra laVerdi Barocca,
I Musici di Santa Pelagia e
l’Accademia del Ricercare ed
ha collaborato con Il Giardino
Armonico, Divino Sospiro,
Accademia degli Astrusi,
Academia Montis Regalis,
Ensemble il Falcone, Atalanta
Fugiens, Milano Classica,
l’orchestra giovanile della
Pietà de’ Turchini, Accademia
del Santo Spirito, Collegio
Musicale Italiano ed Ensemble
Stile Galante. Porta avanti
dei progetti cameristici con
l’ensemble Arbor Dianae, con
Les nations
i cembalisti Matteo Pasqualini
e Gianluca Rovelli e con il
pianista Mario Tonda. Con
queste formazioni ha suonato
per festival ed istituzioni
come MITO SettembreMusica,
Bolzano Festival Bozen,
Settimane Barocche, Les
Baroquiales, l’Accademia
Filarmonica di Verona, il
Théâtre du Châtelet di Parigi, la
Fundação Calouste Gulbenkian
di Lisbona ed ha inciso per
Dynamic, Decca ed Harmonia
Mundi. Ha partecipato inoltre
a produzioni contemporanee e
sperimentali, approfondendo
in particolare i linguaggi della
musica elettronica e curando il
progetto En Avant assieme al
collettivo Superbudda di Torino.
Scrive per Soundwall e Polkadot
ed ha collaborato con la
redazione berlinese di Resident
Advisor.
L’ensemble Les Nations è
presente da alcuni anni sulla
scena musicale italiana; nato
con l’intento di approfondire il
repertorio barocco italiano ha
in seguito esteso i suoi interessi
al repertorio rinascimentale, su
solide basi di ricerca filologica
che però non trascura l’aspetto
spettacolare. Il gruppo ha
registrato per radio RAI 3,
ha partecipato a numerose
rassegne e festival musicali in
diverse città italiane (Bolzano
Festival, Festival del concorso
internazionale Guido d’Arezzo,
MITO) ed è stato invitato a
festival musicali in Grecia
e Francia; su commissione
della Fondazione Cassa di
Risparmio di Padova e Rovigo
ha allestito Euridice di Jacopo
Peri, che ha avuto diverse
repliche in vari luoghi storici
del Veneto nell’estate 1999 con
notevole successo di pubblico.
La stessa opera è stata
commissionata di recente dal
prestigioso festival MITO 2008.
Nell’ottobre 1997 l’ensemble
ha inciso il primo compact,
dedicato alle musiche sacre
del compositore mantovano/
veronese B. Tromboncino per
la casa discografica Tactus.
La registrazione è stata
modellata sulla pratica vocale
e strumentale del primo
Rinascimento, in particolare
nel Nord Italia e a Venezia. Un
nuovo CD dedicato alla musica
profana di Tromboncino è
uscito nel 2001; nel 2002 è
stata pubblicata invece una
massimiLiano Limonetti
registrazione di composizioni
sacre e profane del polifonista
Costanzo Porta. Dal 2005 inizia
invece la ricerca sull’oratorio
emiliano romagnolo di fine
‘600, che ha prodotto finora
5 titoli: il primo anno è uscito
il CD che contiene l’oratorio
di Giovanni Paolo Colonna Il
Transito di S. Giuseppe, inedito
conservato alla biblioteca
Estense di Modena, trascritto
per l’occasione. Nel 2008 è
uscito un altro oratorio inedito,
San Sigismondo re di Borgogna,
del compositore bolognese
Domenico Gabrielli e nel 2011
l’ultima produzione ha visto
eseguire e registrare il Mosè
di Giacomo Antonio Perti.
In uscita nel 2014 Gionata di
Antonio Pio e Assalonne di G.P.
Colonna, mentre il lavoro
proseguirà con il Giona di G.B.
Bassani. I suoi componenti
hanno al proprio attivo ampie
esperienze musicali come
solisti, docenti in conservatori
e corsi di perfezionamento
musicale. “Con le sue sonorità
(Les Nations) ci ha riportato
a un epoca più felice…”
[K.Papadakis, Rethimnika
Nea, Creta]. “L’Ensemble Les
Nations è riuscito felicemente
a far concordare codici stilistici
e codici di ascolto…” [Il
Resto del Carlino] “Il festino
del Giovedì grasso eseguito
dall’Ensemble Les Nations… un
appuntamento imperdibile” [La
Nazione] “An interpretation
full of grace...” [Early Music
America]
Diplomatosi in clarinetto
presso il Conservatorio di
Novara con Roberto Catto,
ha frequentato il triennio di
perfezionamento con Thomas
Friedli presso l’Accademia
Internazionale “L. Perosi” di
Biella. In duo con il pianista
Matteo Corda ha conseguito il
Diploma in Musica da Camera
sotto la guida di Pier Narciso
Masi presso l’Accademia
Pianistica Internazionale di
Imola. Si è inoltre perfezionato
con F. Meloni, D. Brlek e
A. Travaglini. Ha ottenuto
premi in vari concorsi sia
da solista che in formazione
cameristica tra cui: I Premio
al Concorso Internazionale
“Rovere d’Oro” di Imperia e I
Premio Assoluto al Concorso
Europeo di Moncalieri. Ha
collaborato come orchestrale
e come solista con varie
orchestre sinfoniche tra cui:
Giovanile Europea “Spazio
Musica” di Orvieto, “G. Verdi”
di Milano, Sinfonica Giovanile
del Piemonte, Università
Statale di Milano, Teatro
“Coccia” di Novara. Si è esibito
per importanti istituzioni
e festival tra cui: Yamaha
Musica Italia, Università di
Parigi, Piemonte in Musica,
Gioventù Musicale d’Italia,
Forum Austriaco di Cultura di
Milano. Nel 2004 ha effettuato
una tournée in Sudamerica con
l’ensemble vocale-strumentale
dell’Università di Ancona.
Nel 2007 ha iniziato lo studio
dei clarinetti storici del ‘700
i musici di santa peLaGia
(chalumeau, barocco e classico)
con Rocco Carbonara e Luca
Lucchetta; da questa esperienza
è seguita la collaborazione con
l’Orchestra dell’Accademia
“Litta” di Milano, l’Orchestra
Barocca Camerata di Atene
e con l’Orchestra Barocca
di Patras (Grecia) in
qualità di primo clarinetto,
nell’esecuzione dell’opera
Alceste di Gluck presso il
Teatro Megaron di Atene. È
membro del Trio Grenser,
formazione con strumenti
storici, con il quale si è esibito
nel 2010 presso la Sala Berio
del Konzerthaus di Vienna,
nella stagione di musica
antica Resonanzen. Nel 2000
frequenta il corso biennale
di direzione d’orchestra con
Vram Tchiftchian, ottenendo
il diploma di merito. Nel 2002
dirige, in prima nazionale in
allestimento completo, Origini,
cantata asimmetrica per solisti,
cori e orchestra del compositore
Nicola Campogrande, su
libretto di Dario Voltolini.
Nel 2003 debutta come
direttore d’opera presso il
Teatro Mancinelli di Orvieto,
durante il laboratorio lirico
“Spazio Musica”, dirigendo
La cambiale di matrimonio di G.
Rossini e partecipando inoltre
come maestro collaboratore
nell’opera Gianni Schicchi di G.
Puccini.
L’associazione culturale I
Musici di Santa Pelagia nasce a
Torino nel 2001 con l’obiettivo
statutario di valorizzare,
attraverso manifestazioni
concertistiche e produzioni
discografiche, composizioni
inedite e sconosciute del
periodo tardo rinascimentale
e barocco utilizzando criteri
filologici rifacendosi alla prassi
esecutiva dell’epoca. Accanto
al repertorio di autori noti
nel panorama musicale seisettecentesco, il gruppo infatti
attua una ricerca di musiche
inedite privilegiando così
composizioni rare e di grande
pregio artistico. Di particolare
rilievo le prime esecuzioni
moderne del Ballet du Temple
de la Paix di Jean Baptiste Lully
con la direzione di Barthold
Kujieken, l’Oratorio Santa Pelagia
di Alessandro Stradella, la
Messa a tre voci per sua Altezza
Reale Carlo Amedeo di Savoia di
M. Cazzati. I Musici di Santa
Pelagia hanno partecipato a
numerose rassegne musicali e
a manifestazioni di risonanza
internazionale sia in Italia che
all’estero tra le quali il Roma
Festival Barocco, Les concerts a
Saint Germain (Ginevra), Mille
anni di Musica Italiana (Madrid)
ottenendo ampi consensi di
pubblico e critica. Di rilevanza
internazionale sono state le
prime incisioni della Messa per il
SS. Natale del 1707 di Alessandro
Scarlatti (2004) e l’Oratorio
Santa Pelagia di Alessandro
Stradella (2007). L’edizione
curata dalla casa discografica
Stradivarius di Milano ha
riscosso ampi consensi di
pubblica e critica evidenziata
dai numerosi apprezzamenti
su riviste specifiche di musica
antica e barocca (Orfeo,
Amadeus, Classic Voice).
Dall’anno 2008 hanno iniziato
uno studio monografico sul
violoncellista astigiano Carlo
Graziani, artista protagonista
nelle principali corti europee
nella seconda metà del XVIII
secolo. Il lavoro prevede
l’incisione integrale del corpus
musicale del compositore
piemontese e l’edizione in
stampa moderna.
uGo nastrucci
Ugo Nastrucci, milanese,
ha studiato composizione
con Irlando Danieli e
Giacomo Manzoni presso il
Conservatorio “G. Verdi” di
Milano, conseguendone il
diploma. Contemporaneamente
ha studiato chitarra classica
con Massimo Lonardi,
dedicandosi in seguito agli
strumenti antichi a corde
pizzicate: ha frequentato il
corso di liuto tenuto da Paolo
Cherici presso il Conservatorio
di Milano, perfezionandosi
ai seminari di Hopkinson
Smith. Ha approfondito gli
studi di direzione d’orchestra
con Simone Fontanelli,
dedicandosi alla direzione di
importanti lavori del periodo
preromantico. Come liutista
e tiorbista ha al suo attivo
una intensa attività solistica
e collaborazioni con varie
formazioni di musica antica
fra cui Il Conserto Vago,
Lo Scrigno d’Orfeo, Europa
Galante, Ensemble ArteMusica, la Capella Leopoldina
di Graz, l’Alessandro Stradella
Consort, l’Ensemble Zefiro,
I Barocchisti, l’Accademia
del Ricercare. Ha partecipato
a numerose registrazioni
discografiche, radiofoniche e
televisive (RAI, ZDF, ORF, Radio
France), ha tenuto concerti
presso importanti istituzioni
italiane ed in Francia, Svizzera,
Austria, Germania, Olanda,
Belgio, Repubblica Ceca,
Spagna, Croazia, Stati Uniti.
È autore delle musiche di
scena di vari lavori teatrali e
di composizioni orchestrali,
corali e cameristiche. Insegna
Teoria e Composizione presso
l’Istituto Superiore di Studi
Musicali “F. Vittadini” di Pavia,
di cui è stato direttore dal 1996
al 2000.
aLessandro paLmieri
Alessandro Palmieri si
è formato alla scuola
violoncellistica palermitana,
frequentando in seguito diversi
corsi di alto perfezionamento.
Ha tenuto concerti in qualità di
primo violoncello e da solista
in Europa, Russia, Canada,
Stati Uniti, Argentina, Cile,
Uruguay, Israele, Giappone per
conto di prestigiose istituzioni
musicali quali Festival
Internazionale di musica
contemporanea di Varsavia,
Festival Internazionale di
Bacau, Amici della Musica,
Nuova Consonanza (Roma),
Teatro Massimo di Palermo,
Festival Scarlatti, Teatro
Comunale di Bologna, Festival
di Palermo sul Novecento,
Radiotelevisione Rumena,
Blumental Festival di Tel Aviv,
CIDIM - Nuove Carriere di
Roma, Festival Internazionale
di San Pietroburgo, Settimana
Internazionale di Musica
Sacra di Monreale, New York
University, Bologna Festival,
Bimhuis di Amsterdam,
l’Ateneo Navarro di Pamplona,
Auditorio Nacional de Madrid,
Festival Vancouver, Festival
Innsbruck, Teatre des Champs
Elysees, I concerti del Quirinale,
Radiotre RAI. Ha collaborato
stabilmente con l’orchestra da
camera Gli Armonici e con lo
Zephir Ensemble, con il quale
ha realizzato un interessante
percorso rivolto alla musica
del Novecento con numerose
prime esecuzioni assolute.
Si è avvicinato al repertorio
barocco con strumenti
originali, frequentando i
corsi della Fondazione Cini di
Venezia e collaborando con vari
ensemble di musica antica. Ha
fondato Il Ricercar Continuo,
ensemble dedito al repertorio
barocco per strumenti bassi.
Ha preso parte al Progetto
Vivaldi in collaborazione con
l’Istituto per i Beni Musicali del
Piemonte e la casa discografica
Naive che prevede l’incisione
dei manoscritti vivaldiani
conservati alla Biblioteca
Nazionale di Torino. Nel
giugno 2009 è stato invitato
a ricoprire il ruolo di primo
violoncello nell’Orchestra
Mozart diretta da Claudio
Abbado. Dal novembre 2009
è primo violoncello solista
dell’orchestra barocca Cipango
Consort di Tokyo. Ha inciso
per le etichette Tactus,
Florentia Musicae, Stradivarius,
Symphonia, Amadeus, Opus
111, Naive, ZigZag, Hyperion,
Deutch Grammofone. È
regolarmente invitato a tenere
seminari di violoncello barocco
e stages di formazione presso
Istituzioni musicali italiane ed
estere. Tra i suoi strumenti,
un prezioso bassetto romano
annoverato tra gli strumenti
dell’orchestra di Arcangelo
Corelli.
vittoria panato
Vittoria Panato ha iniziato
lo studio del violino con il
Maestro Ghirardelli, ottenendo
in seguito il diploma con il
massimo dei voti presso il
Conservatorio di Novara e il
diploma di perfezionamento
presso l`Accademia
Internazionale “L. Perosi”
di Biella, sotto la guida di
Corrado Romano. Diplomata
in Musicoterapia, ha inoltre
conseguito con lode il Diploma
Accademico di secondo livello
in Musica da Camera, presso il
Conservatorio di Parma, sotto
la guida di P. Maurizzi, e in
Discipline musicali a indirizzo
interpretativo presso l’Istituto
Superiore di Studi Musicali
di Reggio Emilia. Ha seguito
corsi di perfezionamento in
violino,musica da camera e
prassi esecutiva barocca con
docenti di fama internazionale
quali V. Brodski, R. Ranfaldi, M.
Rizzi, E. Casazza, U.Nastrucci
e N. Robinson. Svolge attivita`
concertistica in diverse
formazioni cameristiche,
occupandosi in particolare
del repertorio barocco e del
Novecento, collaborando con
musicisti quali F. Renard,
C. Lootgieter, A. Orsi, D.
Mingolla, Accademia del
Ricercare. Vanta svariate
collaborazioni orchestrali, fra
le quali: Orchestra del Teatro
“La Fenice” di Venezia, del
Teatro Comunale di Bologna,
del Teatro Regio di Torino,
Orchestra dei Pomeriggi
Musicali di Milano, del Teatro
Regio di Parma. Ha lavorato
presso il Conservatorio di
Musica “G.F. Ghedini” di
Cuneo, il Conservatorio di
Mantova, gli Istituti Superiori
di Studi musicali di Reggio
Emilia e di Modena e Carpi, sia
come ricercatrice nell’ambito
della didattica per bambini e
ragazzi, sia come docente per le
attività laboratoriali di musica
d’insieme e propedeutica
noeLia reverte reche
Nata a Almería, in Spagna nel
1981, Noelia Reverte Reche
collabora regolarmente con
importanti gruppi italiani
di musica antica tra cui Il
Giardino Armonico (Giovanni
Antonini), Accademia
Bizantina (Ottavio Dantone)
e La Divina Armonia (Lorenzo
Ghielmi), con la quale si è
esibita in alcuni dei festival più
prestigiosi d’Europa. Si esibisce
regolarmente con laVerdi
Barocca di Milano (Gianluca
Capuano), il Coro Costanzo
Porta (Antonio Greco), la
Capella de Ministresrs (Carles
Magraner), l’Accademia
Arcadia (Alessandra Rossi),
l’Accademia del Ricercare
(Pietro Busca), e Triacamusicale
(Mara Colombo). Prima di
iniziare viola da gamba,
Noelia si è laureata con lode
in chitarra classica, nel 2002 e
ha ricevuto una borsa di studio
massimo sartori
della Fondazione Antonio Gala
per giovani artisti (Cordoba,
Spagna), dandole la possibilità
di esibirsi come solista in
concerti importanti, tra cui
spettacoli al Teatro Liceu di
Barcellona e il Grand Theatre
di Cordoba. Dal 2004, Noelia si
dedica interamente alla viola
da gamba, studiando sotto la
guida di Leonardo Luckert,
Alfredo Barrales e Fahmi
Alqhai. Nel 2008 si è trasferita
a Milano per approfondire i suoi
studi con il maestro Rodney
Prada alla Scuola Civica di
Milano, dove si è laureata nel
2011. In seguito ha seguito un
corso di specializzazione di
studio in viola da gamba con
il M Vittorio Ghielmi presso il
Conservatorio L. Marenzio di
Brescia. Nel 2011 in tour Noelia
Mosca con clavicembalista
Anna Kuchina, eseguendo
sonate di J.S. Bach per viola
da gamba e clavicembalo.
Nello stesso anno ha fondato
l’ensemble, Il Caleidoscopio,
insieme barocco violinista
Lathika Vithanage e barocca
arpista Flora Papadopoulos,
dedicata alla presentazione dei
programmi in conformità con
le pratiche storiche dei loro
strumenti. Insegna al Corso
Internazionale di Musica Antica
dell’Accademia del Ricercare
e per il Gaudete! Festival. Ha
effettuato registrazioni con
il gruppo Accordone (Guido
Morini e Marco Beasley) per
Arcana e con Il Rossignolo
(Ottaviano Tenerani) per Sony.
Eclettico polistrumentista,
Massimo Sartori ha intrapreso
lo studio del flauto diritto con
Lorenzo Cavasanti e più di
recente della viola da gamba
con Guido Balestracci. Si è
lauretao im viola da gamba
presso il Conservatorio
“Giuseppe Vedi” di Torino.Si è
specializzato nell’esecuzione
della musica medievale,
rinascimentale e barocca
partecipando a masterclasses
tenute, fra gli altri, da A.
Bernardini, S. Bragetti, J.
Tyson, K. Boeke e W. van
Hauwe. Collabora con varie
formazioni con le quali
ha effettuato numerose
registrazioni discografiche
(Stradivarius, Tactus, Nuova
Carisch, Brambus Records) ed
è stato ospite di significative
rassegne musicali in Italia e
all’estero. Ha preso parte, in
qualità di musicista, ad alcune
rappresentazioni teatrali
sotto la regia di E. Fenoglio
e F. Urban. Come flautista è
stato scritturato da RAI 3 per
alcune produzioni televisive.
Dal 1991 fa parte del Cantovivo,
gruppo torinese presente da
oltre venticinque anni nei
più importanti circuiti del
folk europeo. Ha effettuato
numerosi concerti in Italia,
Francia, Svizzera, Austria,
Belgio, Olanda, Germania,
Spagna, Portogallo e a Cuba. È
docente di musica e svolge una
intensa attività concertistica.
Lia seraFini
Rivolge da subito una
particolare dedizione al
repertorio vocale antico,
diventando una tra le soliste
più apprezzate e richieste nel
repertorio classico e barocco.
Ha il piacere di lavorare con
Maestri che hanno fatto la
storia della musica antica,
tra i quali: Jordi Savall, R.
Alessandrini, M. Mencoboni
D. Fasolis, O. Dantone, A.
Florio, S. Vartolo, A. Curtis,
R. Clementic. Collabora con il
pianista Antonio Tessoni con il
quale approfondisce lo studio
e l’esecuzione del repertorio
della musica vocale da camera,
e con Ensemble vocali e
strumentali di grande prestigio.
È inoltre interprete esperta
di Oratorio classico e barocco.
È stata dunque ospite dei più
importanti festival e teatri
italiani, europei e americani.
Per citare solo i più recenti:
Teatro Olimpico di Roma e di
Vicenza, Auditorium di Castel
Sant’Elmo a Napoli, Usher Hall
di Edinbourgh, Auditorium di
Madrid, Catedral de Murcia,
Iglesia de San Miguel a Cuenca,
Chaise-Dieu, Citè de la Musique
a Parigi, Festival d’Ambronay,
Temple Protestant de Lyon,
Festival Oudemuziek a Utrecht,
Sé de Lisboa, Misteria Paschalia
Krakow, Wiener Konzerthaus a
Vienna, e infine Rose Theater
del Lincoln Center a New York.
Dopo avere interpretato il ruolo
di Amore nell’Orfeo ed Euridice
di Gluck, ha cantato in diversi
allestimenti di opere barocche
tra le quali ricordiamo: Orfeo,
L’incoronazione di Poppea e Il
ritorno di Ulisse in patria di C.
Monteverdi, L’Euridice di Peri, e
Il mondo alla roversa di Galuppi
il cui disco live è risultato nel
2004 vincitore del Premio
Internazionale A. Vivaldi
indetto dalla fondazione Cini
(dir. Diego Fasolis). È stata
protagonista di rare opere di
G.Fr. Haendel, e precisamente:
Acis and Galatea, Alceste, Apollo
e Daphne, Clori Tirsi e Fileno,
Aci, Galatea e Polifemo, Il Trionfo
del Tempo e del Disinganno.
Ha effettuato registrazioni
radiofoniche in tutta Europa.
Suoi interventi sono apparsi
nelle riviste Orfeo e Amadeus.
Ha inciso dischi per le case
discografiche Astrée, Dynamic,
Brilliant, Rainbow, Sarx Rds.,
Symphonia, Stradivarius,
Tactus, Chandos, Cypress,
Naxos, Opus 111, Naive, e il
DVD live dell’opera Orfeo di C.
Monteverdi diretta da J. Savall,
ottenendo riconoscimenti e
segnalazioni sia in ambito
italiano che internazionale.
Tiene corsi presso il
Conservatorio “A. Pedrollo” di
Vicenza.
manueL staropoLi
Dopo il diploma in Flauto Dolce
al Conservatorio “G. Tartini”
di Trieste con S. Casaccia
ed in Flauto Traversiere al
Conservatorio “G. Verdi”
di Torino con F. Odling,
Manuel Staropoli ha seguito
masterclass con Kees Boeke,
Walter Van Hauwe e Barthold
Kuijken. Ha collaborato inoltre
con flautisti e artisti di fama
internazionale quali Dorothee
Oberlinger, Maurice Steger,
Gudrun Heyens, Dan Laurin,
Pamela Thorby, Christophe
Rousset. Ha studiato anche
Oboe barocco con G. Caviglia
e P. Faldi. Si è esibito come
solista, in formazioni
cameristiche e orchestre, in
oltre 600 concerti in Italia
e all’estero partecipando
a importanti rassegne
concertistiche e festival
internazionali (Festival van
Vlaanderen, Teatro Alla Scala
di Milano) e per gli Istituti
italiani di cultura all’estero
(Londra, Amburgo, Wolfsburg,
Madrid, Bratislava). Solista
dell’Accademia del Ricercare,
collabora con I Sonatori della
Gioiosa Marca, l’Orchestra
Montis Regalis, Collegium Pro
Musica, l’Orchestra barocca
e l’orchestra sinfonica “La
Verdi”. In qualità di flautista
e compositore ha partecipato
alle registrazioni di tutti i CD
dei Rhapsody of Fire distribuiti
in tutto il mondo. Ha inciso
per le case discografiche Sony,
Stradivarius, Tactus, Amadeus,
Brilliant Classic, Dinamic.
Con le incisioni Vivaldi, Sonate
a Tre e R. de Visée, La Musique
de la Chambre du Roy - Vol. 1
si è aggiudicato 5 stelle sulla
rivista Diapason, mentre
si ha ottenuto il Diapason
D’or con l’incisione Il flauto
Veneziano per l’etichetta Sony,
collaborando con Dorothee
Oberlinger. Ha scritto sulle
riviste di musica antica Orfeo
e CD Classics e dal 2007 si
occupa della rubrica intitolata
“Flauto Dolce & Dintorni” sulla
rivista trimestrale per Flauto
FaLaUt. Ha tenuto Masterclass
e seminari sul flauto dolce, il
traversiere e l’interpretazione
della musica antica presso
la MusikHockschule di
Mannheim e Duisburg-Essen
(Germania), Royal Academy
of Music di Londra, presso
la Muzička akademija di
Zagabria (Croazia), presso
l’Università “Béla-Bartòk” di
Miskolc (Ungheria) e presso la
Musikschule di St Georgen im
Attergau (Salisburgo, Austria).
Dal 2005 è direttore del Corso
Internazionale di Musica Antica
di Romano Canavese (TO), il
quale da svariati anni ospita
docenti tra i più qualificati
nel panorama della musica
antica. È stato docente presso
i Conservatorii “A. Steffani”
di Castelfranco Veneto (TV)
e “A. Pedrollo” di Vicenza,
collabora stabilmente con il
Conservatorio di Genova “N.
Paganini” ed attualmente
insegna presso il Conservatorio
“N. Piccinni” di Bari.
mario steFano tonda
Si diploma in pianoforte
presso il Conservatorio “G.
Verdi” di Torino sotto la
guida di Annamaria Cigoli.
Vincitore di concorsi nazionali
ed internazionali, tra cui il
Concorso Internazionale “Città
di Pisa” ed il Premio “Rovere
d’Oro”, intraprende la pratica
del clavicembalo con Ottavio
Dantone, per proseguire gli
studi in cembalo e fortepiano
con Emilia Fadini ed ottenere
infine, con il massimo dei
voti, il Diploma Accademico
Superiore in Tastiere Storiche
presso il Conservatorio di
Torino sotto la guida di Giorgio
Tabacco. Parallelamente agli
studi accademici prende parte
a corsi tenuti da Kenneth
Gilbert, Pierre Hantai, Jos van
Immerseel, Andreas Staier,
Bart van Oort, seguendo
infine i corsi di fortepiano
di Malcolm Bilson in Europa
e negli Stati Uniti. Tiene
regolarmente concerti in
importanti stagioni musicali,
esibendosi al clavicembalo e
al fortepiano sia come solista
sia con strumentisti e direttori
d’orchestra quali Vadim
Brodsky, Marco Fornaciari,
Berislav Skenderovic. Collabora
regolarmente con l’Orchestra
Sinfonica di Roma con la quale
ha eseguito, sotto la direzione
di Lior Shambadal, il Quinto
Concerto Brandeburghese di
Johann Sebastian Bach e,
sotto la direzione di Francesco
La Vecchia, la Sonata da
Camera per Clavicembalo e
dieci Strumenti di Goffredo
Petrassi e le due Suite con
clavicembalo dalle Antiche Arie
e Danze di Ottorino Respighi.
Ha inciso per etichette
discografiche quali Naxos e
Brilliant Classic; per Tactus
Records ha recentemente
realizzato al fortepiano il CD
Giacinto & Vincenzo Calderara
e la musica tastieristica sabauda
del XVIII secolo, accolto dalla
critica discografica con deciso
entusiasmo: «il vetusto segno
musicale è stato vivificato
in suono dalla moderna
‘galanteria’ di Mario Tonda.
Leggerezza, ampia varietà di
tocco e fraseggio, bel suono, ma
soprattutto cantabilità sono le
cifre che contraddistinguono
una lettura viva sì, ma non
nervosa, equilibrata, ma
non distaccata, per nulla
scontata» (Musica); «Tonda
gives convincing accounts of
the works, and at all times
his playing is clean and tidy»
(Early Music Review). Ha
pubblicato inoltre articoli e
saggi su riviste specializzate
quali Informazione Organistica
e Philomusica (rivista del
dipartimento di Scienze
Musicologiche dell’Università
di Pavia). È laureato cum laude
presso la Facoltà di Musicologia
dell’Università degli Studi di
Pavia con una tesi dedicata allo
studio e all’edizione critica
dell’Intavolatura de Cimbalo del
1576 di Antonio Valente.
WaLter van hauWe
Walter van Hauwe, considerato
tra i migliori e più esperti
esecutori del suo strumento,
da molto tempo si occupa
della tradizionale letteratura
del flauto dolce non solo
come solista ma anche come
membro dell’ensemble Quadro
Hotteterre (1969 insieme a
Kees Boeke) e Little Consort
(1979). Ha suonato sia il flauto
dolce che il traverso in molte
performance e registrazioni con
Nicolaus Harnoncourt , Gustav
Leonhardt e Frans Brüggen.
Nel 1971 è stato cofondatore,
insieme a Frans Brüggen e
Kees Boeke, del controverso e
sperimentale ensemble di flauti
dolci Sour Cream. Le scoperte
effettuate con questo ensemble
sulle tecniche flautistiche e
l’interpretazione di una grande
varietà di stili musicali (che
coprono un periodo di oltre
sei secoli) sono convogliate
in un metodo professionale
diviso in tre volumi: The
Modern Recorder Player, edito
da Schott e tradotto in diverse
lingue. La sua affinità con la
letteratura contemporanea
si è sviluppata nel corso
degli anni e ha ispirato molti
compositori come Franco
Donatoni e Isang Yun, a
scrivere musica per il flauto
dolce. Grazie ad una breve ma
intensa collaborazione con i
giapponesi Keiko Abe e poi con
la Maarten Altena Ensemble,
specializzato in musica
contemporanea improvvisata
con forti influenze jazz-
sperimentale, van Hauwe ha
sviluppato un grande interesse
per l’improvvisazione. Come
insegnante, Walter van
Hauwe ha lavorato presso il
Conservatorio di Amsterdam
dal 1971, dove ha ricevuto
molti studenti provenienti da
tutto il mondo e viene spesso
invitato a tenere master
class di interpretazione per
quasi ogni stile di musica,
in particolare per la musica
contemporanea. In tale veste
collabora con Nobuko Imai,
Seiji Ozawa, The Aurelia
Quartett e molti altri. Nel 2001,
van Hauwe è stato responsabile
per la programmazione e
la registrazione del ciclo
dedicato a J.S. Bach durante il
famoso Saito Kinen Festival
di Matsumoto in Giappone.
Dal 1988 van Hauwe cura il
più dettagliato catalogo sulla
musica contemporanea per
flauto dolce, contenente circa
3400 titoli (fino a 40 campi di
informazioni per ogni titolo)
che possono essere consultate
visitando blokfluit.org, insieme
al catalogo del repertorio
storico “Recorder Repertoire”,
catalogando la musica originale
dal XVI secolo fino al 1900.
Nel 2002 van Hauwe ricevuto
il prestigioso premio olandese
“Prins Bernard Music Award”.
Ha registrato per Telefunken
Das Alte Werk, Vanguard,
Columbia-Denon, RCA, CBS,
su Attacca e Channel Classics
/ Moeck Verlag e per Channel
Classics.
luoghi
chiesa di santa marta
romano canaVese
La Chiesa di Santa Marta si trova all’interno del ricetto ed è adiacente
alla torre porta sud. Fino al 1843 era l’antica parrocchiale del borgo,
intitolata a San Pietro. Dopo la costruzione della nuova chiesa
parrocchiale, assunse il titolo di Santa Marta, ad uso dell’omonima
confraternita. La chiesa di San Pietro viene menzionata per la prima
volta in documenti risalenti all’inizio del 1200. Le sue origini sono
romaniche, ma l’assetto attuale risale per la maggior parte all’epoca
barocca. La struttura originaria venne ampliata, inglobando parti
della cinta muraria dell’antico ricetto e addossando la chiesa alla
torre porta a sud, di cui la parte più antica fu sopraelevata e utilizzata
come campanile, poi crollato. Il piccolo campanile attuale a forma
triangolare risale all’epoca barocca. La chiesa presenta tre navate
irregolari di ampiezza disuguale, chiuse da un abside rettangoare.
chiesa di san raFFaeLe arcanGeLo
san raffaele cimena
Costruita nel 1726 come grandioso ampliamento di una piccola
cappella risalente al 1594, e nuovamente ampliata nel 1902, la Chiesa
di San Raffaele Arcangelo è di stile barocco piemontese, attenuato
dalla semplicità e dall’armonia nella composizione delle varie parti.
Nel 1967 la facciata è stata abbellita con un mosaico raffigurante
San Raffaele Arcangelo che accompagna il figlio di Tobia. L’interno
è molto unitario, raccolto e di largo respiro nell’unica navata, sulla
quale si aprono due cappelle laterali che, unite alla navata stessa
da quattro pilastri d’angolo, smussate da ripetute modanature,
identificano un ampio spazio coperto da una cupola ellittica. Di
particolare interesse sono le icone dipinte a tempera su di una parete
facente parte della cappella del XVI secolo.
chiesa di san micheLe arcanGeLo
scarmagno
L’odierna parrocchiale risale al 1815 ed è caratterizzata da tre
meridiane sulla torre campanaria. L’antica chiesa parrocchiale,
quella esistente prima di quella odierna, anteriore al 1500, venne
demolita quasi completamente, ed al medesimo posto, l’anno 1815
si poneva e benediceva la prima pietra fondamentale dell’attuale
chiesa parrocchiale. Sulle tre facciate del campanile, ad Est, Sud ed
Ovest sono state ripristinate le tre grandi meridiane ad ore francesi,
originariamente costruite, probabilmente insieme al campanile stesso
intorno al 1860-70, per regolare periodicamente l’orologio meccanico.
conFraternita deLLo spirito santo
gassino torinese
La Chiesa della Confraternita dello Spirito Santo, dalla curiosa e
altissima cupola, domina il punto più alto dell’abitato e caratterizza
il paesaggio del territorio circostante. Secondo una tradizione locale,
la costruzione fu opera degli stessi architetti che eressero la Basilica
di Superga. La facciata in mattoni rustici è curvilinea, concava ai lati,
convessa al centro. Gli architetti e i costruttori vollero guadagnare in
altezza ciò che non poterono ottenere in pianta a causa dello scarso
spazio a disposizione. Ne risultò un edificio originale con la facciata
esterna addossata al tamburo dell’altissima cupola. La chiesa è a
pianta ottagonale e sulle pareti spiccano otto finestroni ovali con
cappelli barocchi. La strana cupola è formata da otto spicchi, situati
a 33 metri di altezza dalla base; dall’anello terminale della cupola si
diparte il cupolino o lanterna, dalle quattro finestrelle sagomate ad
arco, che si innalza a 40 metri dal suolo.
aBBazia di puLcherada
san mauro torinese
L’Abbazia di San Mauro di Pulcherada (antico nome romano
dell’attuale San Mauro Torinese) sorse probabilmente durante gli
anni della dominazione franca (773-875). Il primo documento che
menziona l’Abbazia di Pulcherada è il diploma di fondazione del
monastero di Spigno, ad opera di Anselmo I, marchese di Saluzzo. Tale
documento porta la data del 4 maggio 991 e da esso risulterebbe che
l’Abbazia di Pulcherada era stata precedentemente distrutta da mali
homines, cioè i Saraceni, i quali nel 937, nel 951 e nel 954, scendendo
dalla Valsusa, fecero incursioni nel Torinese, saccheggiando Susa
e Torino e distruggendo l’antico monastero di San Mauro, coi suoi
castelli di Pulcherada, Matingo, Albareto e Sambuceto (Sambuy).
L’abbazia fu ricostruita in più fasi, sia su impulso del marchese
Anselmo, che nel 991 la cita appunto nel diploma ricordato, sia nei
secoli undicesimo e dodicesimo. Il complesso subì rimaneggiamenti
nei secoli XIII e XIV.
corso
Dal 26 luglio al 2 agosto 2015 a Romano Canavese si terrà la
diciassettesima edizione del Corso Internazionale di Musica Antica
organizzato dall’Accademia del Ricercare e diretto da Manuel
Staropoli, una delle iniziative di formazione nel campo del repertorio
preromantico più apprezzate del panorama musicale italiano.
Quest’anno il Corso si ripresenta con parecchie novità, tra cui molti
docenti di grande prestigio e nuovi corsi, che allargano ulteriormente
la già vasta offerta formativa degli anni precedenti. Rispetto
all’edizione del 2014 verranno infatti attivati i corsi di oboe barocco e
di clarinetto (chalumeau), tenuti rispettivamente da Paolo Faldi – uno
dei più grandi solisti italiani di questo strumento presenti in Italia – e
Massimiliano Limonetti, e vi saranno due imperdibili masterclass
tenute da solisti del calibro di Walter van Hauwe e Carsten Eckert.
Come in passato, oltre alle lezioni individuali gli allievi possono
frequentare i corsi collettivi di consort rinascimentale, di musica da
camera e di improvvisazione di ensemble vocale, che consentono
di vivere un’esperienza più completa sotto l’aspetto formativo e di
creare un clima vivace e cordiale. Va poi sottolineato il fatto che il
Corso di Romano non si pone finalità esclusivamente didattiche, ma
si apre a prospettive eminentemente pratiche, in quanto agli allievi di
maggiore talento verrà offerta la possibilità di tenere concerti e di fare
parte di ensemble di strumenti originali, primi passi per dare inizio a
una luminosa carriera nel magico mondo della musica.
WaLter van hauWe, carsten ecKert masterclass di flauto diritto
Lorenzo cavasanti, manueL staropoLi flauto diritto e traversiere
paoLo FaLdi oboe barocco
massimiLiano Limonetti clarinetto barocco
roBerto BaLconi canto
Federico GuGLieLmo violino barocco
danieLe Bovo violoncello barocco
noeLia reverte reche viola da gamba
uGo nastrucci tiorba e chitarra barocca
cLaudio astronio cembalo
cLaudia Ferrero cembalo e continuo
aLessandro preontemoLi danza storica
Parallelamente al Corso Internazionale di Musica Antica dal 27
luglio al 1° agosto a Romano Canavese si terrà un appuntamento
analogo riservato ai ragazzi e alle ragazze più giovani che non si
accontentano di studiare uno strumento, ma vogliono avvicinarsi
al repertorio preromantico con copie di strumenti originali e nel
rispetto della prassi esecutiva sei-settecentesca. Si tratta di un
progetto estremamente innovativo, che consente ai musicisti in erba
di scoprire fin da subito le sonorità più autentiche delle opere di Bach
e di Vivaldi e di imparare un approccio esecutivo che i loro “colleghi”
più maturi hanno appreso in età assai più avanzata. Questo Corso è
tenuto da un gruppo di musiciste già affermate ma abituate a lavorare
con allievi molto giovani utilizzando un approccio didattico che riesce
a far coesistere armoniosamente un assoluto rigore con una grande
piacevolezza. Il 1 agosto il Corso si chiuderà con il concerto finale
degli allievi nella Chiesa di Santa Marta, un appuntamento di grande
richiamo sia per i genitori e gli amici dei ragazzi e delle ragazze sia
per il numeroso pubblico che affolla tutti i concerti in programma a
Romano Canavese.
vittoria panato violino
antonio FantinuoLi violoncello
Germana Busca flauto traverso e traversiere
Luisa Busca pianoforte e cembalo
Gino Borio chitarra e liuto
aLessandro Bucchieri percussioni
conferenze
L’arte di improvvisare
a cura di Sergio Ciomei
Un importante valore estetico della prassi esecutiva
storica è costituito dalla ricerca della varietà,
che anticamente comprendeva le tecniche di
completamento della traccia scritta attraverso
l’improvvisazione o mediante fioriture e abbellimenti.
Diversamente da come oggi si tende a pensarli, al
tempo si trattava di fattori costitutivi dell’espressione
musicale e dell’essenza stessa dell’opera. Tutti gli
autori ne invocano un uso consapevole e appropriato,
richiedono assiduità nello studio e affinamento del
gusto in modo che, se ben adoperati, facciano “spicar
l’armonia qua e là come tante gioie scintillanti”, come
annotava nel 1698 Georg Muffat nella prefazione del
Florilegium. Comprendere l’arte dell’improvvisazione
è quindi di estrema importanta per l’interprete sia per
quanto riguarda l’ornamentazione in stile che per la
realizzazione del basso continuo.
Ldp WorKshop
a cura di Luca De Paolis
Il costruttore aquilano propone agli allievi dei corsi di
flauto diritto due workshop pratici sulla lavorazione e la
manutenzione dello strumento. Un primo corso di base
riguarda la manutenzione ordinaria del flauto diritto ed
è finalizzato a fornire indicazioni sull’intonazione e sul
revoicing, le modifiche del blocco, l’aggiustamento della
foratura del flauto. Un secondo corso di livello avanzato
comprende invece un’esperienza pratica di lavorazione
del voicing, del labium e del blocco di un flauto soprano.
Da ormai diversi anni Antiqua propone, all’interno
della settimana del Corso Internazionale di Musica
Antica, una serie di appuntamenti con interpreti,
editori e costruttori di strumenti, per completare
l’offerta culturale rivolta sia agli allievi del Corso,
quanto al pubblico dei concerti. In occasione di questa
edizione, il ciclo di incontri è mirato a studiare il
rapporto tra scrittura ed esecuzione, oltre che ad
approfondire alcuni aspetti relativi alla costruzione e
allo sviluppo organologico degli strumenti musicali.
musedita
a cura di Alessandro Bares
Musedita è una casa editrice indipendente con sede ad
Albese con Cassano, in provincia di Como. Il suo titolare
e direttore artistico è Alessandro Bares, musicista
professionista dedito allo studio della musica barocca
dal 1990, anno in cui ha intrapreso lo studio del violino
barocco al Centre de Musique Ancienne di Ginevra e
della musicologia alla Scuola di Paleografia e Filologia
Musicale di Cremona. Musedita pubblica opere inedite
dei secoli XVII e XVIII secondo un approccio fedele
all’originale.
daL saLmò aL cLarinetto Barocco
a cura di Ettore Losini e Massimiliano Limonetti
Il costruttore Ettore Losini e l’interprete Massimiliano
Limonetti ripercorrono l’evoluzione del clarinetto, a
partire dal suo predecessore più vicino, lo chalumeau, le
cui origini posso essere individuate tra il X e XI secolo.
Il frutto del perfezionamento dello chalumeau, sarà un
nuovo strumento chiamato clarinetto, la cui invenzione
viene attribuita a Johann Christoph Denner alla fine del
XVII secolo.
AccAdemiA europeA VillA Bossi
Bizzi strumenti storici A tAstierA
via Carlo Bossi, 33
21020 Bodio Lomnago (VA)
+39.0332.969059
www.bizzi.com
www.accademiavillabossi.com
lucA de pAolis
piazza Aia di Pile, 9
67100 L’Aquila (AQ)
+39.347.3327349
[email protected]
www.ldpflautidolci.net
relAis VillA mAtilde
viale Marconi, 29
10090 Romano Canavese (TO)
+39.0125.639290
[email protected]
www.relaisvillamatilde.com
hotel ArcAdiA
via Romano, 27
10010 Scarmagno (TO)
+39.0125.739243
info@ hotel-arcadia.it
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accademia del ricercare
comunicazione
L’Accademia del Ricercare
è un’associazione culturale
senza scopo di lucro. Fondata
nel 1989, si occupa della
riscoperta, dello studio
e della diffusione del
repertorio musicale dei
secoli XV e XVIII eseguito
su strumenti storici.
L’associazione è parte
del ciruito REMA (Réseau
Européen de Musique
Ancienne), concepito per
mettere in rete le realtà
europee operanti nel campo
della musica antica.
Giovanni Tasso note di sala
Debora Bocchiardo ufficio stampa
Koyaanisqatsi Collective layout
Claudia Ferrero presidente
Pietro Busca direttore artistico
fondazione arte nova
La Fondazione nasce nel
2011 a Romano Canavese,
con lo scopo di promuovere
e diffondere le arti visive, in
particolare art nouveau ed arte
contemporanea, la musica
classica e la scienza. Opera
senza fini di lucro nel territorio
del Canavese, organizzando,
in collaborazione con altre
istituzioni, manifestazioni
artistiche e di diffusione
culturale.
Giorgio Lorenzon presidente
Cristina Ariagno direttore
photo credits
Emanuele Aliprandi
Andrea Francesco Berni
Giuseppe Bruno
Alice Carrier
Francesco Pecchia
Mark Powers
Jeremy Sale
Nadia Seccareccia
ringraziamenti
Si ringraziano per la
preziosa collaborazione alla
realizzazione di Antiqua 2015:
Oscar Ferrero, Francesco
Zappia, Sara Spinato,
Delia Zambon, Stefania
Lampugnaghi Bertone, le
famiglie Bozzola, Laini,
Montrucchio, Manconi, i
volontari della Fondazione
Arte Nova e Liuteria
Canavesana.