L’Alto Medioevo
L’Alto
Medioevo
L’assedio di Costantinopoli in due miniature del XV sec.
tore d’Occidente, né nominò un successore
di sua fiducia, ma si sottomise volontariamente all’imperatore d’Oriente.
Roma perdeva però la sede imperiale e
soprattutto, dopo secoli di dominio, la sua
posizione al centro della politica del Mediterraneo. Per questo motivo gli storici, in
maniera pressoché unanime, fissano, secondo una convenzione cronologica, al 476
la fine dell’Età antica e il principio del «Medioevo».
La fine del Medioevo
1. Che cos’è il «Medioevo»?
L’inizio del Medioevo
 Tweet Storia p. 358
A metà del V secolo, l’Impero romano, che
da secoli univa sotto un’unica autorità
politica tutti i popoli del Mediterraneo e
assumeva in sé l’eredità culturale delle civiltà antiche, era ormai diviso in due parti
(l’Impero d’Oriente e l’Impero d’Occidente)
e indebolito – soprattutto nella parte occidentale – da forti elementi di crisi.
Da oltre un secolo i «barbari»  – popoli di
stirpe germanica provenienti da est – erano
stati accettati all’interno dell’impero e avevano ingrossato le fila dell’esercito. Questo
non aveva ridotto le imponenti migrazioni
in Gallia, in Spagna e in Africa settentrionale, né soprattutto aveva fatto cessare le scorrerie e saccheggi da parte delle popolazioni
germaniche. Ad esempio, nel 410 i Visigoti
avevano saccheggiato Roma suscitando
enorme sgomento nella popolazione romana. Dimostrazione che i barbari convivevano ancora a fatica con le popolazioni «latine», cioè con le genti da secoli integrate nel
sistema politico e nella cultura romana.
Nel 475 divenne imperatore d’Occidente
Romolo «Augustolo» («piccolo Augusto»), e
fu l’ultimo: infatti nel 476 venne deposto da
Odoacre, un generale di origini germaniche.
Odoacre, tuttavia, non divenne mai impera-
Convenzionale è anche la data che conclude l’Età medievale e dà inizio all’Età moderna: il 1492, anno della scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, data
che segna l’inizio dell’espansione europea
nel resto del mondo e della lunga fase della
conquista coloniale da parte delle potenze
europee.
Altri eventi culturali, sociali, politici, potrebbero costituire – e costituiscono per non
pochi studiosi – dei punti di riferimento per
fissare l’inizio dell’Età moderna: per esempio
l’affermazione – tra XII e XIV secolo – delle
monarchie nazionali di Francia, Spagna e
Inghilterra (che fece tramontare l’ideale di
una rinascita dell’Impero romano, perseguito a lungo nei secoli precedenti); oppure
la fine dell’unità religiosa dell’Europa occi-
dentale (e il tramonto dell’autorità universale della Chiesa di Roma) con la Riforma
luterana a partire dal 1517. Oppure, ancora,
la conquista di Costantinopoli da parte dei
Turchi e la conseguente caduta dell’Impero
romano d’Oriente nel 1453.
In generale, dunque, se il 1492 «funziona»
come punto di svolta verso una nuova età,
non dobbiamo dimenticarci che nella stessa
epoca si verificavano altri fenomeni e processi storici di uguale e forse maggiore importanza per la vita degli europei: sono la scelta
e il consenso degli storici a fissare le date, che
rimangono delle pure convenzioni.
L’origine della parola
«Medioevo»
Il termine «Medioevo» significa quindi «età
di mezzo» e sembrerebbe indicare in generale una lunghissima fase storica priva di
caratteristiche proprie e soprattutto povera di elementi di valore per la storia della
civiltà europea: una specie di «parentesi»
tra le grandi civiltà dell’Età antica (da quella egizia a quella greca e romana) e l’intraprendente, innovativa Età moderna.
La connotazione negativa della parola
«Medioevo» che tende a resistere ancora
oggi è quindi dovuta alla particolare fase
storica in cui ha avuto origine, cioè nell’epoca dell’Umanesimo e del Rinascimento, tra
© Loescher Editore – Torino
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V sec.
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529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
529-534 Giustiniano fa pubblicare il Corpus iuris civilis
VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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L’Alto Medioevo
L’Alto Medioevo
XIV e XVI secolo. Questo perché gli umanisti
facevano ricadere gli anni terribili del Trecento, fatti di guerre, carestie e pestilenze,
su tutto quel lungo arco di tempo, come se
questa lunghissima fase storica fosse priva di
caratteristiche proprie e povera di elementi
di valore per la storia della civiltà europea.
L’epoca compresa tra il crollo dell’Impero
romano d’Occidente per mano dei «barbari» e la rinascita della cultura europea veniva così ad essere presentata come una buia
epoca di passaggio, animata dalla cieca
fede religiosa cristiana, a cui tutti aderivano
senza alcuno spirito critico; un’epoca priva di dibattito e ricerca, povera di progressi
scientifici e tecnici e senza una significativa
evoluzione dei rapporti sociali.
Oggi gli storici hanno quasi completamente abbandonato questa visione negativa: per gli studiosi l’Età medievale è un laboratorio che creò una nuova civiltà europea
dopo il tramonto dell’epoca antica.
Alto Medioevo e Basso
Medioevo
Il progresso degli studi medievali ha portato
anzitutto a superare il concetto che il Medioevo sia stata un’età omogenea, sostanzialmente immobile e priva di evoluzioni,
e a identificare, invece, in un periodo lungo
oltre mille anni, almeno due fasi successive
e diverse:
simi capitoli, che prendono avvio proprio
dal passaggio tra X e XI secolo, il Basso Medioevo preparerà, di fatto, l’epoca moderna
con la ripresa dei commerci, la nascita della
borghesia dei mercanti e dei banchieri, l’affermazione delle autonomie comunali, la
formazione degli Stati nazionali in Francia,
Spagna e Inghilterra, e le forti contestazioni
interne alla Chiesa di Roma.
In questo capitolo introduttivo vogliamo
invece riprendere alcuni tratti fondamentali dell’Alto Medioevo. Gli storici ricostruiscono la storia della civiltà europea fino
all’anno Mille intorno a quattro temi-chiave, facenti riferimento rispettivamente alle
dinamiche politico-territoriale, culturalereligiosa, sociale ed economica dell’Europa
alto medievale:
1)le conseguenze del crollo dell’Impero
romano d’Occidente e dell’espansione
araba: la fine dell’unità culturale, economica e politica del Mediterraneo, accompagnata però dalla persistenza del
modello «imperiale universale» fino (e
oltre) alla sua temporanea riaffermazione con l’Impero carolingio;
2)il ruolo della Chiesa, garante degli equilibri politici di tutti questi secoli ed essa
stessa potere universale, in quanto guida
spirituale e culturale di tutte le popolazioni europee;
2) il Basso Medioevo (dall’anno Mille in poi).
3)il sistema sociale feudale, basato su una
rigida piramide gerarchica tra i «tre ordini» della società e sui rapporti di fedeltà
personale tra i nobili e il sovrano e tra gli
stessi nobili;
Gli aggettivi «alto» e «basso» indicano rispettivamente un periodo più lontano e più vicino a noi. Come vedremo nel corso dei pros-
4)il temporaneo tramonto del dinamismo
produttivo e commerciale dell’Impero romano e lo sviluppo dell’economia
«curtense».
1)l’Alto Medioevo (dalla deposizione di Romolo Augustolo fino all’anno Mille);
2. L’assetto politico
e territoriale dell’Alto
Medioevo
Frammentazione e parziale
riunificazione
L’equilibrio politico dell’Europa alto medievale conobbe sostanzialmente due fasi successive, seguite da un periodo di frammentazione e decadenza.
La prima fase, che va fino alla fine dell’VIII
secolo, vide il persistere dell’Impero romano
d’Oriente e, contemporaneamente, il venir
meno dell’autorità centrale dell’Impero romano d’Occidente cui seguì una crescente
frammentazione in diversi regni, ciascuno
dominato da un popolo di stirpe germanica.
Questo periodo, dal IV secolo agli inizi del IX
(300-800 d.C.), fu per questo definito l’epoca dei regni romano-barbarici.
Anche l’unità politica del Mediterraneo,
che era stata la caratteristica principale della
tarda antichità, venne interrotta dalle continue e progressive conquiste degli Arabi e
dalla diffusione della religione islamica.
La seconda fase, intorno al IX secolo, fu
contraddistinta invece dall’espansione dei
Franchi che sotto la guida di Carlo Magno
e anche grazie all’appoggio della Chiesa di
Roma riuscirono a restituire all’Europa oc-
cidentale una unità politica. Nacque infatti
l’Impero carolingio (o Sacro romano impero) che diede inizio a una importantissima,
seppur breve, stagione di riforme e di rilancio della cultura. Per questo gli storici definiscono questo momento come «rinascita
carolingia».
Solo Carlo Magno e suo figlio Ludovico il
Pio riuscirono a mantenere l’unità dell’Impero: infatti nel giro di poche generazioni,
e a causa principalmente di problemi di
successione e spartizioni tra eredi, l’Impero
vide ridursi notevolmente la propria estensione. Tra IX e X secolo prendeva dunque
avvio una nuova stagione di frammentazione e decadenza durante la quale l’Europa
occidentale – frazionata ancora una volta in
regni più o meno grandi – si trovò di nuovo indifesa di fronte all’invasione di popoli
ostili e incapace di contrastare la diffusione
di insicurezza e povertà.
Il punto in comune tra i periodi che abbiamo evidenziato fu rappresentato insieme dal ruolo di potere svolto dalla Chiesa
e dalla persistenza dell’ideale di un impero
universale (ossia multietnico) sul modello
di quello romano.
Tra Antichità e Medioevo, Chiesa e Impero, quindi, si andarono affermando (la
prima) e riaffermando (il secondo), come i
due supremi principi che univano gli euro-
Un rilievo longobardo
con processione, VII sec.,
Capua, Museo Campano.
Le età della storia
Età
medievale
476
Età
moderna
1000
Alto Medioevo
1492
Carlo Magno in una scultura
del XII sec., Müstair, Chiesa
di San Giovanni Battista.
Età
contemporanea
1815
Basso Medioevo
Un guerriero arabo raffigurato su una brocca di ottone e
argento, XII sec., Napoli, Museo Archeologico nazionale.
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V sec.
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529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
529-534 Giustiniano fa pubblicare il Corpus iuris civilis
VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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L’Alto Medioevo
L’Alto Medioevo
pei. Entrambe queste forze sembravano le
uniche effettivamente in grado di superare
le divisioni tra i popoli e di garantire la pace
e la sicurezza per tutti. La fede cristiana, cui
aderivano tutti gli europei, costituiva il fondamento spirituale, culturale e giuridico
universale.
Due esempi di oreficeria
visigotica: fibule (sopra) e
una corona votiva (a destra)
del VII sec.
Gli imperatori bizantini non riconoscevano a nessuno di questi regni alcun titolo di
continuità con l’Impero romano d’Occidente; al contrario essi si consideravano unici
legittimi eredi dell’Impero romano e quindi, formalmente, possessori della sovranità
sull’intero continente. L’adesione dei popoli
germanici alla comune fede cristiana cattolica – pur garantita dal legittimo vescovo di
Roma – non era sufficiente per legittimare
questi regni e i loro sovrani agli occhi dei Bizantini. Inoltre, per i sovrani d’Oriente anche il centro della Chiesa cristiana doveva
coincidere con la capitale dell’Impero, cioè
con il patriarcato di Costantinopoli.
Tra il 527 e il 565 d.C. l’Imperatore
d’Oriente Giustiniano I si sentì abbastanza
forte per tentare di riaffermare militarmente
i propri diritti di imperatore romano anche
sull’Europa occidentale. Dopo una lunga e
sanguinosa serie di guerre, riuscì a strappare a Ostrogoti, Vandali e Visigoti ampi
territori sulle coste della Spagna e dell’Africa e in Italia meridionale. Ma il tentativo di
ricreare l’Impero romano sostanzialmente
fallì, ottenendo anzi l’effetto di aumentare
la distanza e la diffidenza tra popolazioni
dell’Occidente, ormai legate ai propri sovrani, e signori d’Oriente, che si erano presentati come conquistatori e feroci sfruttatori
dei territori assoggettati.
 Tweet Storia p. 358
La convivenza tra barbari e
latini nei regni romano-barbarici
Il periodo dei regni romanobarbarici
La cartina rappresenta la situazione politica dell’Europa agli inizi del VI secolo. A est,
ancora forte, unito ed economicamente florido, prosperava l’Impero romano d’Oriente (detto anche «Bizantino», da Bisanzio,
antico nome della capitale Costantinopoli,
oggi Istanbul).
A ovest si erano invece formati i regni romano-barbarici: i principali erano il regno
degli Ostrogoti  , che comprendeva l’Italia
e parte della regione balcanica, quello dei
Franchi, tra Germania e Francia, quello dei
Visigoti in Spagna e quello dei Vandali  in Africa settentrionale.
diritto: è l’insieme
delle norme che in un
popolo regolano i rapporti
tra gli individui e quelli
tra sudditi (o, in epoca
moderna, tra cittadini)
e autorità dello Stato.
Il termine indica anche
la disciplina che si dedica
allo studio delle leggi
e ne valuta l’adeguatezza
a garantire l’organizzazione
pacifica della società.
I regni romano-barbarici all’inizio del VI secolo
Juti
O c e ano
A t l a n ti co
REGNO
DEI SUEBI
Britanni Angli
Sassoni Frisi
Danesi
Angli
Sassoni
i
P o p o l
Turingi
REGNO DEI
FRANCHI
Bavari
Alemanni
Longobardi
R. DEI
BURGUNDI
REGNO DEGLI
OSTROGOTI
REGNO DEI VISIGOTI
Toledo
Roma
REGNO DEI
VANDALI
i
a v
S l
Gepidi
Mar Ne ro
Costantinopoli
IMPERO D’ORIENTE
Atene
Mare Mediterraneo
Nei regni romano-barbarici i Germani erano
considerati stranieri invasori: essi, infatti, si
erano impadroniti di una parte delle terre,
strappandole agli antichi proprietari. I Germani erano gli unici, inoltre, a poter portare
armi ed erano quindi in grado di imporre
le proprie leggi e i propri costumi ai popoli
sottomessi. Tuttavia, proprio perché costituivano una minoranza, e soprattutto perché ammiravano la superiorità della cultura
romana, raramente agivano da semplici
invasori e oppressori. Erano infatti abili
guerrieri e sapevano amministrare le proprie tribù, ma non avevano esperienza nel
governo di vasti territori. Non conoscevano,
ad esempio, il diritto romano, ma solo le
proprie tradizioni, che i Romani consideravano rozze e incivili. Inoltre non potevano
rinunciare all’appoggio della Chiesa che,
con i suoi vescovi, tutti di origine e cultura
latina, era considerata la vera autorità da
gran parte della popolazione.
Per queste ragioni Germani e Romani furono costretti a collaborare: i primi assunsero
l’incarico di difendere il territorio del regno,
gli altri continuarono ad amministrarlo
come facevano ai tempi dell’Impero. Molti
nobili e uomini di cultura latina divennero
quindi consiglieri e ministri dei re barbari.
Naturalmente tra regno e regno si registrarono differenze nelle modalità di regolazione delle relazioni tra le due popolazioni. Ad
esempio i Vandali sottoposero i Romani a
un pesante sfruttamento.
Al contrario, in Italia la convivenza tra Romano-italici e Ostrogoti fu, almeno fino al
520, caratterizzata da un certo equilibrio.
Il re ostrogoto Teoderico si avvaleva di abili
consiglieri romani, tra i quali il filosofo Boezio e Simmaco, che era capo di un senato
nel quale sedevano tuttora i rappresentanti
delle più importanti famiglie romane. Ognuno dei due popoli viveva in pace seguendo
le proprie regole e tradizioni: ad esempio la
giustizia era esercitata separatamente, con i
barbari che applicavano la legge della vendetta, mentre nei tribunali romani erano ancora le leggi di Roma a stabilire le sanzioni.
Questa situazione di sostanziale stabilità
si ruppe quando Teoderico iniziò a temere
che gli Italici potessero acquistare eccessiva
influenza e puntassero a rovesciare il potere
dei Goti. Egli avviò una serie di persecuzioni
nelle quali persero la vita gli stessi Boezio e
Simmaco. Alla morte di Teoderico, nel 526,
era tuttavia chiaro che alla convivenza e, a
poco a poco, addirittura alla fusione tra i due
popoli, non c’era alcuna vera alternativa.
Romani e barbari: come vivevano?
Un confronto
Romani
V sec.
Erano nomadi o
semi-nomadi
Luogo di residenza
Città e villaggi
Economia
Agricoltura e commercio Soprattutto pastorizia
Lingua
Latino
Dialetti e lingue di
origine
Alimentazione
Frumento, cacciagione;
olio
Carne bovina e ovina;
burro e grassi animali
Classe sociale
al vertice
Aristocrazia terriera
Aristocrazia militare
Composizione
dell’esercito
Esercito di leva
Tutta la popolazione
L’Italia longobarda e l’alleanza
tra Chiesa e Franchi
Giustiniano trionfante,
dittico in avorio, VI sec.,
Parigi, Museo del Louvre.
Dal 568 l’Italia fu invasa e in parte conquistata dai Longobardi  . I nuovi dominatori della penisola, a differenza di molti
altri popoli barbari, non avevano avuto
molti contatti con la civiltà romana e perciò
agli abitanti della penisola apparivano brutali e privi di cultura.
La chiesa ebbe un’influenza decisiva sui
nuovi conquistatori. Ad esempio, nel 593 il
papa Gregorio I Magno riuscì a dissuaderli
dalla loro intenzione di saccheggiare Roma;
inoltre molti di essi erano già diventati cristiani. I re longobardi, pur diffidenti, in bre-
Un barbaro,
scultura
del II sec.,
Parigi,
Museo del
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Louvre.
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Barbari
© Loescher Editore – Torino
529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
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VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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L’Alto Medioevo
Il regno dei Franchi all’inizio della dinastia carolingia (prima metà dell’VIII secolo)
Merovingi
Juti
Bre
to
ni
Bizantini
Longobardi
Anglosassoni
Sassoni
Aquisgrana
Oceano
Magonza
Bretoni
Re
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S lova c c h i
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Augusta
Costanza
Rodano
Bordeaux
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Parigi
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Polacchi
Sorbi
Colonia
Ravenna
Narbonne
E M I RATO DI CO R DOBA
Barcellona
Roma
Napoli
Cordoba
Mare Mediterraneo
dal diritto romano.
Il Mediterraneo meridionale fu invece
occupato e saldamente dominato dagli Arabi, un popolo che la religione islamica aveva unificato dal punto di vista sia religioso
che politico. La minaccia araba rese anche
più difficile per l’Impero romano d’Oriente
mantenere nella penisola italica il controllo
dei propri territori. I Longobardi riuscirono
infatti a strappare ai Bizantini Ravenna, la
loro capitale in Italia, il Lazio e le Marche.
ve compresero che la collaborazione con
la Chiesa poteva aiutarli a dare stabilità
al loro dominio sull’Italia, e il regno
longobardo conobbe un’importante
evoluzione nel corso del VII secolo.
Ad esempio, nel 643 il re Rotari fece
pubblicare un testo che raccoglieva
tutte le leggi del popolo longobardo.
Questo codice – conosciuto come
«Editto di Rotari» – era scritto in latino
e conteneva alcuni elementi provenienti
La formazione del Sacro
romano impero
Nelle cartine puoi vedere le conquiste
territoriali dei Carolingi fino Carlo Magno
(Carlo il «Grande»), quando i Franchi estesero il proprio dominio a tutta l’Europa centrale, fino a buona parte dell’Italia.
Nella notte di Natale dell’800, Carlo fu così
incoronato imperatore da papa Leone III, e
si affermò definitivamente come il protetto-
L’Impero carolingio alla morte di Carlo Magno (814)
REGNI
DEGLI
ANGLOSASSONI
ia
is
a
dic
ar
M
Croati
Ravenna
RI
Baleari
REGNO DEGLI AVARI
Venezia
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Settimania
Barcellona
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Friuli
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Corsica
BU
Provenza
Arles
Lombardia
S e r b i
Ducato di
Spoleto
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Cordoba
Lione
Marca di
Pannonia
Carinzia
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EMIRATO DI CORDOBA
(OMAYYADI)
Slova cchi
Baviera
Alemannia
’I
Marca di
Spagna
Boemi
Augusta
Burgundia
Ragusa
Roma
Sardegna
DUCATO
DI
Napoli BENEVENTO
Bruzio
Mare Mediterraneo
S i c il i a
Rotari emana l’Editto che porta il suo nome,
miniatura, XI sec., Cava dei Tirreni, Badia.
Il trono di Carlo Magno, Aquisgrana, Cappella palatina.
© Loescher Editore – Torino
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V sec.
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EI
OD
REGNO
DELLE ASTURIE Guascogna
Magonza
1)Carlo era stato proclamato dal papa «imperatore dei Romani», ma i suoi sudditi
erano soprattutto genti non latine, cioè
popoli un tempo considerati «barbari»
dai Romani e che mantenevano proprie
abitudini e usanze non riconoscendosi in
una comune tradizione culturale. Ciò che
li univa, ormai, era solo la comune fede cristiana (mentre
l’antico Impero romano
lasciava libertà di culto ai popoli sottomessi).
Un cavaliere
raffigurato su uno
scudo da parata,
VII sec., Berna,
Museo Storico.
REG N
Aquitania
Bordeaux
Turingia
Austrasia
re del pontefice, dei vescovi e dell’intera cristianità contro la minaccia
portata da Arabi e popoli
pagani: nasceva l’Impero carolingio detto
anche «Sacro romano impero». «Sacro»
perché faceva della
religione cristiana
il collante fra genti
diverse, e «romano»
perché si poneva sulla
scia dell’impero di Roma,
nutrendo le sue stesse ambizioni universali:
unire, sotto una sola legittima autorità, popoli diversi e assicurare a tutti la pace.
Dopo oltre tre secoli di divisioni tra i regni romano-barbarici, con Carlo Magno
sembravano tornare i tempi dell’Impero
romano d’Occidente. Durante la cerimonia
della sua incoronazione, il papa aveva anche esclamato: «A Carlo, l’augusto incoronato da Dio, grande e pacifico imperatore
dei Romani, vita e vittoria!»
Le parole di Leone III, tuttavia, non devono farci dimenticare alcune importanti
differenze tra i due imperi:
Polacchi
ca
Ve
n
Aquisgrana
Parigi
O c e a n o Bretagna
Marca di
Bretagna Ne u s tr ia
Atlantico
Saragozza
Aboditri
Sas s o n i a
Fr
DEI
B
Territori sotto
influenza carolingia
Patrimonio
di San Pietro
Territori bizantini
Mare del Nord REGNO DI DANIMARCA
RE
TO
NI
Impero carolingio
REGNI
Disco longobardo, oro, VII
sec., Città del Vaticano,
Biblioteca Apostolica
Vaticana.
Nel 751 il vescovo di Roma era di fatto circondato dai Longobardi, che ormai erano
a un passo dalla conquista di Roma e dalla
conseguente sottomissione della Chiesa.
Il papa Stefano II si risolse allora a chiedere aiuto ai Franchi, il cui potente regno
era guidato proprio dal 751 da Pipino il
Breve che, con la benedizione della Chiesa,
aveva deposto l’ultimo re della dinastia dei
merovingi. La dinastia a cui apparteneva
Pipino il Breve – la dinastia «carolingia» 
– prendeva il nome dall’abile generale Carlo
Martello, che nel 732 aveva guidato i Franchi alla vittoria di Poitiers (in Francia) contro gli Arabi, arrestando la loro espansione
in Europa occidentale.
L’alleanza tra carolingi e papato, la capacità dei Franchi di opporsi agli Arabi e i contrasti tra Chiesa e Longobardi furono le tre
condizioni che resero possibile la formazione di un nuovo impero universale in Europa
occidentale.
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VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
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2)Il centro dell’Impero romano, che comprendeva anche territori africani e del
Vicino Oriente, era il Mar Mediterraneo.
L’impero di Carlo, invece, si estendeva
nelle vaste pianure dell’Europa centrale
e settentrionale e la sua capitale, Aquisgrana (in Germania) era molto a nord.
3)Roma antica basava la sua prosperità economica sugli intensi commerci marittimi
e sullo scambio di beni tra province anche lontanissime. L’economia del Sacro
romano impero era invece legata all’agricoltura e alla ricchezza rappresentata dal
possesso della terra, con scarsa circolazione di merci.
4)I «cittadini romani» obbedivano tutti alle
leggi di Roma, che l’imperatore, somma
autorità, faceva rispettare. Carlo, invece, poteva tenere unito il suo regno solo
tramite l’appoggio del papa e stringendo
rapporti personali di fedeltà con i vari
principi e capi militari che avevano combattuto con lui.
L’interno della Cappella palatina di Aquisgrana, 786-804.
capitolare: legge
emanata dall’imperatore,
che derivava il suo
nome dalla caratteristica
suddivisione in capitoli.
A ciascun capitolare tutti
dovevano obbedienza:
nobili, ecclesiastici,
uomini liberi e servi.
Rilievo in avorio e oro raffigurante re Davide o
Carlo Magno in trono, Firenze, Museo del Bargello.
La struttura feudale
dell’impero e il ruolo di garante
della Chiesa
Carlo organizzò il suo territorio in province
di due tipi: nelle aree interne dell’impero
istituì le contee, guidate dai conti, e nelle
aree periferiche le marche (marca infatti significa confine), guidate dai marchesi, che
avevano il compito di controllare e difendere le frontiere.
Conti e marchesi erano i principali delegati
dell’imperatore sul territorio: per suo conto
radunavano l’esercito in vista della guerra,
riscuotevano le tasse, amministravano la
giustizia, facevano applicare i capitolari e
le altre disposizioni decise da Carlo.
Poiché questi signori, godendo di grande
libertà, tendevano spesso ad agire con eccessiva autonomia, arricchendosi e abusando
della propria autorità, la loro attività veniva
controllata dall’imperatore attraverso i missi dominici (espressione latina che significa
«inviati del signore», cioè del sovrano): essi
erano funzionari che si presentavano senza
preavviso nelle province con il compito di
controllare e riferire poi all’imperatore. In
molte altre occasioni era addirittura l’imperatore in persona, durante i suoi viaggi,
a visitare conti e marchesi valutandone
l’azione e la fedeltà.
Conti e marchesi erano vassalli dell’imperatore, cioè suoi alleati e dipendenti. Il
rapporto di vassallaggio nasceva con il giuramento al signore, che obbligava il vassallo
alla fedeltà e alla prestazione di un servizio
(nella maggior parte dei casi si trattava del
servizio in armi nelle guerre volute dall’imperatore). Il giuramento avveniva nel nome
di Dio – implicava perciò anche un obbligo
religioso – e sul proprio onore – dal che derivava un obbligo morale. Su questo giuramento erano basati la stabilità e l’ordine del
Sacro romano impero.
Naturalmente, l’obbligo di fedeltà non
procurava ai vassalli  solo doveri. Grazie
all’investitura , infatti, il signore ricompensava l'omaggio del vassallo affidandogli
un territorio, chiamato «beneficio» o feudo,
da cui egli ricavava grandi ricchezze. Per
questo si parla di «sistema feudale».
È molto importante sottolineare che in
questa fase storica il feudo poteva essere
assegnato a vita, ma non essere lasciato in
eredità; ossia alla morte del vassallo ritornava in possesso del sovrano che lo riassegnava a chi preferiva.
Il ruolo della Chiesa in questo sistema
era fondamentale: essa infatti garantiva
la validità dei giuramenti solenni e solo il
papa, in virtù della sua autorità spirituale,
poteva sciogliere un suddito dal giuramento
all’imperatore. I due mondi erano legati da
una grande comunanza di interessi e ideali,
tanto che i missi dominici venivano spesso
scelti tra le fila dei vescovi.
Carlo Magno protesse la Chiesa, difese
con le armi i territori che dipendevano direttamente dal papa, e concesse molti benefici ai vescovi e ai grandi monasteri presenti
sul territorio dell’impero.
In definitiva, i due presupposti su cui si
basava l’unità del Sacro romano impero
erano proprio la comune appartenenza alla
fede cristiana e il rapporto personale tra il
principe e i suoi sudditi, anche questo garantito dalla Chiesa.
Il tramonto dell’impero
Nell’814 Carlo Magno morì e il suo unico figlio ancora in vita, Ludovico, detto «il Pio»,
ereditò tutto il Sacro romano impero. A differenza del padre, Ludovico non era un condottiero. Egli non intraprese nessuna spedizione militare per ampliare il suo regno e
preferì difenderlo dalle incursioni di popoli
ostili (i Vichinghi, a Nord, e i Saraceni, a Sud)
e governare in pace.
La principale preoccupazione di Ludovico era il rafforzamento del potere imperiale
e dell’unità del regno. Sotto la sua autorità,
infatti, vivevano popoli diversi e non era
facile tenere uniti territori così vasti. Per
questo motivo, egli rafforzò ulteriormente la collaborazione con la Chiesa e tentò
di trasmettere il trono al primogenito dei
suoi figli, Lotario. Tuttavia la legge salica ,
che i Franchi avevano ereditato dai loro
antenati barbari, imponeva che alla morte del padre il patrimonio venisse diviso in
parti uguali tra tutti i figli maschi. Ludovico non riuscì a sfuggire a questa tradizione.
Quando nell’840 egli morì, i tre eredi maschi
scatenarono una guerra civile per la successione. Nell’843, l’Accordo di Verdun (cittadina den Nord-est della Francia) stabilì la
seguente spartizione dell’impero:
V sec.
legge salica:
insieme delle leggi e
delle consuetudini che
risalivano originariamente
ai Salii, una delle tribù in
cui era anticamente diviso
il popolo dei Franchi.
Secondo alcuni studiosi
fu il re Clodoveo (466511) a raccogliere queste
tradizioni trasmettendole
ai suoi eredi.
1)Lotario ottenne il titolo di imperatore,
ma ricevette il possesso solo sul territorio
che comprendeva una parte di Francia e
la Germania (la Lotaringia) e l’Italia settentrionale e centrale;
2)Ludovico, detto «il Germanico» divenne
sovrano del regno di Germania;
La morte di Carlo Magno in una miniatura medievale.
3)Carlo il Calvo ereditò il regno di Francia.
Dopo solo meno di cinquant’anni l’impero si divideva in tre regni; nei decenni suc-
© Loescher Editore – Torino
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investitura: cerimonia
solenne durante la quale
un suddito dell’imperatore
– il vassallo – giurava
fedeltà al proprio signore.
La cerimonia si svolgeva
in tre momenti separati:
l’atto di sottomissione
(l’«omaggio»), il
giuramento di fedeltà e
l’atto di affidamento del
feudo.
 Tweet Storia p. 358
© Loescher Editore – Torino
529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
529-534 Giustiniano fa pubblicare il Corpus iuris civilis
VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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L’Alto Medioevo
L’Alto Medioevo
Brema
Aquisgrana
Magonza
Tours
a
Loir
Atlantico
Narbonne
Dan
ubio
Ungari
Lione
Milano
Arles
Barcellona
EMIRATO DI CORDOBA
Augusta
onio di S. Piet
ro
trim
Pa
REGNO DI
ASTURIE E LEON
Praga
Costanza
Rodano
Bordeaux
Digione
Re
no
Parigi
Oceano
Popoli Slavi
Colonia
Venezia
Ravenna
B u lga ri
Roma
Napoli
Cordoba
DUCATO DI
BENEVENTO
Siviglia
Mare Mediterraneo
Regno di Lotario
Regno di Lodovico
Regno di Lotario
Regno di Carlo il Calvo
Regno di Lodovico
Bizantini
Regno di Carlo il Calvo
Musulmani:
Bizantini
i musulmani sono
i seguaci della religione
islamica. Musulmano non
è sinonimo
di «arabo», che invece
indica una persona o
un popolo proveniente
dall'area della penisola
arabica. Perciò un arabo
non è necessariamente
musulmano, così come
molti popoli non arabi
professano la religione
islamica (ad esempio
gli indonesiani, oppure
gli iraniani o i turchi).
Saraceni: tribù araba
di nomadi e predoni
originaria della penisola
del Sinai. Il loro nome
fu usato dai cristiani
per indicare tutte le
popolazioni musulmane
dell’Africa settentrionale
che si arricchivano con
la pirateria e il
saccheggio.
 Tweet Storia p. 358
Una nave vichinga incisa su una stele, Stoccolma, Museo di Storia Nazionale.
cessivi si frammentò sempre più, mentre i re
di Francia, Germania, Italia non riuscivano a
imporre la propria autorità sui feudatari  più potenti.
L’indebolimento del potere dei sovrani
divenne evidente quando i feudi cominciarono a trasformarsi in territori autonomi. I
feudatari, infatti, pur rimanendo legati al re,
dal quale ricevevano l’investitura, godevano
di spazi di libertà sempre più vasti. La trasformazione fu completata nell’877, quando
Carlo il Calvo, re di Francia, con il Capitolare di Quierzy stabilì l’ereditarietà del feudo,
che diventava quindi un bene posseduto a
titolo definitivo dalla famiglia del signore. I
feudi più importanti divenivano dei piccoli
regni e i grandi feudatari crescevano in prestigio e autorità, costringendo il sovrano ad
accordarsi continuamente con loro per il
governo del territorio. Si imponeva così la
frammentazione feudale: l’unica possibile
divisione del potere in un’epoca di debolezza del potere centrale.
Tra IX e X l’impero era ancora in vita, anche se indebolito e diviso. Ma esisteva soprattutto l’ideale dell’impero come potere
universale, e come tale fu ripreso dai successori al trono imperiale germanico che
tentarono di rinnovarlo nel corso del Basso
Medioevo, tra X e XIII secolo.
La decadenza tra IX e X secolo
Quando, nel corso del IX secolo, l’Impero
carolingio si divise in più regni e in feudi
indipendenti, e anche l’Impero bizantino
diede segni di debolezza, nuove invasioni
da parte di popoli ostili si susseguirono in
vaste regioni dell’Europa creando un clima
di insicurezza e paura.
A est, la minaccia più grave era rappresentata dagli Slavi e soprattutto dagli Ungari, una popolazione nomade proveniente
dalle steppe dell’Asia.
Gli Arabi erano padroni del Mediterraneo, quando l’impero dei Franchi si indebolì moltiplicarono le loro incursioni verso le
coste dell’Italia e della Francia. I pirati musulmani erano detti Saraceni . Nel corso
del IX e X secolo le loro razzie si verificarono con sempre maggiore frequenza: tutte le
principali città costiere subirono saccheggi
(ad esempio Genova, Marsiglia, Taranto,
Bari), ma non furono risparmiati Roma e
altri centri ancora più lontani dal mare. I
Saraceni giunsero anche alle porte di Parigi,
in Piemonte e in Svizzera. Infine, nel corso
del IX secolo gli Arabi occuparono la Sicilia
e Palermo divenne la capitale di un fiorente
regno.
Fin dall’antichità, la penisola scandinava
Medioevo: religione,
politica e cultura
Un punto di riferimento per
le popolazioni
Con l’Editto di tolleranza del 313, fortemente voluto dall’imperatore Costantino,
l’Impero romano aveva cessato definitivamente di perseguitare i cristiani, stabilendo la libertà di culto per tutte le religioni. E
nel 380 l’Imperatore Teodosio stabiliva, con
l’Editto di Tessalonica, che il cristianesimo
era l’unica religione ammessa nell’impero.
La donazione di Costantino, affresco del XII sec., Roma, Chiesa dei Quattro santi incoronati.
Le incursioni di Saraceni, Ungari e Normanni nell’Europa dopo
la divisione dell’impero (IX-XII secolo)
REGNO DI
NORVEGIA REGNO
DI
SVEZIA
Mare
del
REGNO DI
r
Nord DANIMARCA M a
Oceano
REGNO DI
INGHILTERRA
PR I NCI PATO
Atlantico
R E G NO D I
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F RA NCIA
Una testa di drago,
ornamento della
prua di una nave
vichinga.
REGNO
R. DI
DI LEON E
CASTIGLIA NAVARRA
CONTEA DI
BARCELLONA
V sec.
REGNO DI
POLONIA
DI K I EV
G E R M A N IA
R E G NO
D’ U N G H E R IA
REGNO DI
BORGOGNA
REGNO DI
CROAZIA
SERBIA
Roma
O
BU
DI
RIA
LGA
Mar Nero
GEORGIA
Costantinopoli
IMPERO BIZANTINO
Tunisia
Incusioni normanne
Incusioni ungare
M a re M e d i t e r r aneo
Incusioni saracene
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18
tributi: compenso,
in denaro o in merci
preziose, che un popolo
vincitore esigeva da una
popolazione sottomessa.
Oggi il termine indica
una tassa che l’autorità
pubblica (ad esempio,
in Italia Comune,
Regione o Stato) impone
ai propri cittadini.
ltico
REGNO DEGLI
ANGLOSASSONI
3. La Chiesa nell’Alto
Ba
REGNO DI DANIMARCA
e quella danese erano occupate da un insieme di popoli germanici che chiamavano se
stessi Vichinghi. Da sempre insediati lungo
le coste, i Vichinghi erano soprattutto abili
costruttori di navi e marinai. Percorrendo
le rotte del Mare del Nord e del Mar Baltico,
essi si dedicavano da secoli al commercio
(pesce, pellicce, pietre dure) e alla pirateria.
Quando, dopo l’830, le terre in cui abitavano e le loro tradizionali attività non furono più sufficienti a mantenere la loro popolazione, i Vichinghi presero a spostarsi in
gruppi sempre più numerosi per saccheggiare, come facevano gli Ungari e i Saraceni,
ma anche per cercare nuovi territori in cui
insediarsi.
Nella loro espansione i Vichinghi si spinsero verso nord-ovest, raggiunsero e colonizzarono l’Islanda, la Groenlandia e, molto
probabilmente, le coste dell’America settentrionale. Verso sud-est, invece, essi crearono basi commerciali sulle coste del Baltico e da qui penetrarono, per svolgere i loro
commerci, lungo i corsi dei grandi fiumi
che solcano la pianura russa. Per queste vie
giunsero fino all’Impero bizantino e al Mar
Nero. Un terzo gruppo si diresse verso ovest
e si dedicò alle incursioni e ai saccheggi sulle coste dell’Inghilterra, della Francia, della
Germania, dove furono chiamati «Normanni», cioè «uomini del Nord». In quest’area,
i Normanni invasero terre ricche e fertili e
non si limitarono al saccheggio, ma pretesero il pagamento di tributi ; nell’887 si fecero addirittura assegnare dal re di Francia
Carlo III il Grosso, l’ultimo discendente dai
Carolingi, un vasto feudo che da loro prese
il nome di Normandia.
I Normanni si spinsero anche verso il
Mediterraneo, dove, tra l’XI e il XII secolo,
cacciarono gli Arabi dalla Sicilia e dal Meridione d’Italia e fondarono un regno.
RE
GN
La divisione dell’impero tra i tre figli di Ludovico il Pio stabilita
dall’Accordo di Verdun (843)
Alessandria
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529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
529-534 Giustiniano fa pubblicare il Corpus iuris civilis
VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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L’Alto Medioevo
L’Alto Medioevo
L’Impero romano si affidava alla Chiesa
affinché questa garantisse l’unità religiosa,
indispensabile per mantenere stabile e forte
l’immenso regno.
Nella lunga stagione delle invasioni e delle migrazioni dei popoli germanici, caratterizzata dall’indebolimento delle autorità civili, sempre più i vescovi, accanto al ruolo di
guida spirituale, esercitarono la mansione
di amministratori delle città al centro delle
loro diocesi.
Abbiamo inoltre già accennato all’indispensabile opera di mediazione esercitata
dalle autorità ecclesiastiche per giungere a
una qualche forma di convivenza e poi alla
fusione tra le componenti latina e germanica
della società dei regni romano-barbarici. La
Chiesa in poche parole era rimasta l’unico
punto di riferimento della popolazione. Fin
basilica: al tempo
dell’Impero romano
la basilica (dal greco
basiliké che significa
«portico reale») di una
città era una grande
costruzione aperta
al pubblico in cui si
amministrava la giustizia
e si tenevano assemblee e
trattative commerciali. Era
dunque un edificio civile.
Quando il cristianesimo si
affermò e divenne l’unica
religione ammessa,
le basiliche vennero
ampliate e adattate a
luogo di culto.
Il battesimo di Clodoveo in una miniatura
del XIV sec., Parigi, Biblioteca Nazionale.
Testa colossale in marmo di Costantino I,
IV sec., Roma, Musei capitolini.
dalle prime invasioni barbariche, i vescovi
riuscirono in molti casi a limitare i saccheggi e le violenze dei popoli invasori, aiutarono i re a organizzare il loro Stato e offrirono
a tutti, Latini e Germani, senza distinzioni,
gli insegnamenti della fede cristiana e la
preziosa eredità del sistema amministrativo
e giuridico dell’Impero romano.
Nello stesso tempo, la conversione al cristianesimo dei re barbari (ad esempio quella di Clodoveo, re dei Franchi dal 481 al 511)
e delle loro popolazioni, metteva in qualche
modo queste monarchie sotto la tutela della
Chiesa: essa forniva ai sovrani legittimità,
consiglieri (dalle fila dei vescovi e dei monaci) e autorevolezza morale.
Il crescente prestigio morale,
politico e culturale
Per tutto l’Alto Medioevo, tra V e VIII secolo, solo la Chiesa forniva aiuto ai più poveri
in tempi di guerra e carestia. Chi possedeva
beni, infatti, veniva invitato a donarne una
parte ai vescovi e questi li utilizzavano non
solo per costruire e abbellire grandi basiliche , ma anche per organizzare distribuzioni di viveri.
In questo modo, già verso la fine del VI secolo, la Chiesa rappresentava, ad esempio in
Italia, una terza potenza accanto a Bizantini
e Longobardi. Proprio a causa di questa autorità, per un certo periodo i re Longobardi
cercarono l’alleanza con il papa. Nel 728, ad
esempio, il re longobardo Liutprando donò
al papa Gregorio II il castello di Sutri, vicino
a Viterbo. Da questo possedimento cominciò a svilupparsi il futuro Stato della Chiesa,
che in seguito altri sovrani avrebbero arricchito con nuove donazioni per dimostrare
la loro fedeltà al papa.
Crebbe dunque la forza politica della
Chiesa, ma essa si affermò anche come centro della vita culturale. Intorno ai capi della
Chiesa si radunarono i pochi uomini di lettere e di studio del tempo. Le gerarchie ecclesiastiche, infatti, incoraggiarono l’opera
dei conoscitori della letteratura e delle leggi
di Roma antica, e si preoccuparono di salvare dalla distruzione molti testi – greci e latini
– dei secoli precedenti che dovevano essere
ricopiati a mano. In quest’opera di salvataggio si distinsero, in particolare, i monaci
benedettini.
I monasteri benedettini
Gli storici concordano nel sottolineare
l’importanza dell’opera svolta per tutto il
Medioevo dai numerosi monasteri dove vivevano comunità stabili di monaci ispirati
soprattutto dalla Regola di San Benedetto
da Norcia (498-543).
Ricordiamo che in questi monasteri ogni
giorno i monaci dedicavano parte del loro
tempo alla preghiera, parte al lavoro e parte
allo studio. Il lavoro consisteva principalmente nella coltivazione dei campi che circondavano il monastero, dai quali i monaci
ricavavano il cibo necessario per se stessi,
per i pellegrini e per i poveri che vivevano
nei pressi del monastero. I nullatenenti,
anzi, spesso, trovavano accoglienza e assistenza all’interno del monastero. Per secoli
i monaci si dedicarono alla bonifica delle
paludi, all’espansione delle terre coltivabili, al miglioramento delle tecniche agricole,
all’allevamento del bestiame. In un’epoca
di disordini e insicurezza, mantennero viva
l’economia dell’Europa, garantendo le basi
della successiva ripresa della produzione e
degli scambi.
Inoltre, alcuni di questi monaci (i monaci «amanuensi»), che possedevano la poco
diffusa abilità del leggere e dello scrivere,
si dedicavano alla raccolta e alla copiatura
degli antichi manoscritti e al loro l’abbellimento con splendide illustrazioni, dette
«miniature». In questo modo, assicurarono
la conservazione delle testimonianze della
cultura antica, consegnandole intatte ai secoli successivi.
Ogni monastero aveva una sua biblioteca, dove almeno i figli delle famiglie più importanti potevano ricevere un’istruzione.
Papato e impero, anime
religiosa e civile della cristianità
Per gli uomini dell’Alto Medioevo, l'essere
cristiani, l’appartenenza alla Chiesa rappresentava una condizione ovvia e costituiva il fondamento della dignità umana.
L’uomo medievale, indipendentemente
dalla propria estrazione sociale, era parte
della società cristiana (l’unica christianitas)
considerata un corpo con due anime, la civile e la religiosa, unite nel perseguimento
degli stessi fini. L’ambito del potere civile e
di quello religioso non erano dunque divisi,
L’abbazia di Montecassino, fondata da Benedetto da Norcia
nel 529: della costruzione originaria oggi non resta più nulla.
Ottone II consegna il pastorale al vescovo Adalberto, particolare
della porta bronzea della cattedrale di Gniezno, XII sec.
ma, al contrario, strettamente legati l’uno
all’altro.
L'incoronazione di Carlo Magno suggellata nell’800 per mano di papa Leone III,
sembrava confermare per sempre questa
concezione: l’imperatore, la cui prima attribuzione, secondo il modello germanico,
era quella di supremo capo militare, era legittimato nel suo potere temporale (cioè
nel suo essere guida civile del regno) dalla
sua funzione di protettore e difensore della
Chiesa, mentre a sua volta il papa esercitava
il supremo potere spirituale : benediceva
la missione dell’imperatore e l’assisteva (e
in parte guidava) con l’aiuto del suo clero.
Unico scopo di entrambi era l’affermazione
della legge di Dio sulla terra e il conseguimento della vita eterna, ciascuno avendo
onorato la propria vocazione entro l’unica
Chiesa di Cristo.
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V sec.
potere temporale
e spirituale: il potere
spirituale riguarda
le attività che danno
vita alla Chiesa come
comunità di credenti:
la preghiera, la
predicazione del Vangelo,
i sacramenti. Il potere
temporale, invece,
riguarda realtà materiali:
l’amministrazione delle
ricchezze, le leggi,
i rapporti di potere tra
principi e le guerre.
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529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
529-534 Giustiniano fa pubblicare il Corpus iuris civilis
VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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21
L’Alto Medioevo
L’Alto Medioevo
4. La società alto
medievale
La società europea dell’Alto Medioevo era
divisa in tre ordini, cioè in tre gruppi sociali
rigidamente distinti e all’interno dei quali
tutti gli uomini avevano una posizione e un
compito precisi. I tre ordini erano costituiti
da:
1)i membri della Chiesa, il clero, dediti alla
preghiera;
2)i nobili e i guerrieri, che avevano il compito di difendere tutti gli altri;
3)il popolo lavoratore, composto principalmente da contadini.
Un presunto ritratto di Carlomagno, miniatura
di una Bibbia carolingia dell’870-875 d.C.
Il papa, in posizione dominante rispetto a laici e
uomini di chiesa, in un affresco trecentesco di
Andrea Bonaiuto, Firenze, Santa Maria Novella.
Compito della Chiesa era dunque vigilare sui costumi, sulla cultura, sul rispetto dei
giuramenti di fedeltà tra sovrano e suoi vassalli. Essa, perciò, oltre che un enorme potere spirituale, esercitava anche una decisiva
influenza politica; non va inoltre dimenticato che i papi guidavano direttamente un loro
Stato (lo Stato della Chiesa) ed erano perciò
anche veri e propri sovrani. A loro volta, i
sovrani europei, e soprattutto gli eredi germanici dei carolingi (che erano di diritto re
d’Italia), si consideravano investiti del compito di mantenere la pace anche all’interno
della Chiesa – intesa come l’intera comunità
dei fedeli – e cercarono di limitare i suoi poteri in campo civile.
Nel Basso Medioevo, da questo rapporto
di alleanza inevitabile, ma anche difficile,
nacquero contrasti sempre più accesi tra
papato e impero.
Il clero
Gli uomini di Chiesa avevano il compito di
assistere spiritualmente la popolazione, garantendo, con la loro preghiera, il favore di
Dio sui fedeli e sulle loro attività. Ai gradini
più bassi della gerarchia c’erano i sacerdoti
e i monaci, mentre ruoli più importanti venivano ricoperti da vescovi e abati, rispettivamente capi della Chiesa di una città o di
un monastero.
Poiché lo stesso Carlo Magno e i suoi successori attribuivano spesso ai più importanti ecclesiastici il ruolo di feudatari, spesso
il vescovo o l’abate erano a capo anche di
un’ampia parte del territorio, ossia oltre al
potere spirituale esercitavano anche il potere temporale.
La nobiltà
I nobili erano signori dei castelli (luoghi di
difesa sempre più indispensabili, soprattutto nei periodi bui tra IX e X secolo) e grandi
proprietari terrieri; non avevano necessità
di lavorare per sopravvivere. Godevano di
grande ricchezza, prestigio e potere, e avevano il compito di proteggere la comunità
con le armi.
Appartenevano a quest'ordine i cavalieri,
che erano la parte più importante degli eserciti. La loro arma più temibile era la lancia,
micidiale se puntata contro il nemico durante una carica, dove acquistava una forza
d’impatto tremenda. Per il combattimento
corpo a corpo, invece, si utilizzava una pesante spada. Grandi scudi di cuoio e ferro,
insieme a corazze a maglie metalliche sem-
pre più spesse, proteggevano il cavaliere dagli assalti degli avversari. Questa pratica di
guerra richiedeva lungo allenamento e un
fisico robusto, cavalcatura e armi esigevano
inoltre notevoli spese: solo i nobili potevano
permettersi tutto ciò.
I nobili feudatari volevano evitare che,
alla loro morte, il feudo venisse diviso in
parti uguali tra i figli maschi, perché questo
avrebbe portato, in breve tempo, a creare
feudi sempre più piccoli e deboli. Nel corso
del IX e X secolo, quindi, si impose ovunque
la «legge del maggiorasco», che prevedeva
che l’intero feudo venisse ereditato dal figlio maschio primogenito. I maschi «cadetti» (cioè i minori di età), esclusi dai vantaggi
dell’eredità, si mettevano allora al servizio
di qualche signore come soldati a cavallo
e combattevano per lui contro i feudi vicini o provvedevano a costringere i contadini
al pagamento dei tributi o allo svolgimento
di qualche lavoro. Quando i cavalieri non
trovavano posto presso un castellano e non
c’erano guerre nelle quali servire, si trasformavano facilmente in predoni, disposti a
tutto pur di racimolare il necessario per vivere.
Fu l’intervento della Chiesa a determinare il mutamento di tali costumi: essa desiderava infatti indirizzare la forza di questi
aspri combattenti alla difesa della cristianità contro pagani e infedeli, e al sostegno dei
poveri e dei deboli. Già verso la fine del X secolo si diffuse così, a partire dalla Francia, la
richiesta di stabilire «tregue di Dio»: per un
certo periodo, ad esempio in Quaresima e a
Pasqua, i cavalieri si impegnavano solennemente a non uccidere chi non portasse armi,
a non infierire sul clero, sui contadini e sui
Due monaci al lavoro nei campi in una miniatura dell’XI-XII sec.
mercanti e a non saccheggiare le chiese.
Altro sbocco alle attitudini violente dei
cavalieri venne con la creazione di giochi in
cui potessero misurare le proprie forze senza nuocere agli inermi. Nacquero in questo
modo i tornei , nel corso dei quali i cavalieri si lanciavano alla carica gli uni contro
gli altri, per mostrare il proprio coraggio e
venire poi premiati dai loro pari.
I cavalieri divennero gli eroi
dell’epoca medievale: leggende, canti e poemi celebravano le loro imprese
generose a difesa dei più
deboli e della fede cristiana,
contro barbari e predoni musulmani.
Il popolo lavoratore
Il popolo sostentava con il proprio lavoro se stesso e i due
ordini maggiori della società.
I commercianti erano pochissimi, e raramente si avventuravano per le pericolose strade
europee dell’epoca. Poco numerosi erano
anche gli artigiani, i cui prodotti erano comunque destinati quasi sempre all’uso del
signore. Il popolo era perciò costituito in
massima parte da contadini, tra i quali non
prevalevano gli uomini liberi, ma i servi della gleba , individui obbligati per l’intera vita
ad accudire le terre e i beni del castellano. In
battaglia, i contadini liberi facevano parte
della fanteria: affrontavano cioè il nemico a
piedi e con scarso armamento. Erano poveri, analfabeti, e disprezzati dai membri degli
altri ordini.
V sec.
servi della gleba:
l’espressione viene dal
latino gleba, parola che
significa «zolla di terra»,
e indicava i contadini
destinati a lavorare per
tutta la vita la terra per
conto del signore, in
condizioni di assoluta
servitù.
 Tweet Storia p. 358
Un contadino e un soldato, Ferrara, Museo della Cattedrale.
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Acquamanile
a forma di
cavaliere,
XIII sec.,
Firenze, Museo
del Bargello.
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L’Alto Medioevo
L’Alto Medioevo
5. L’economia dell’Alto
Medioevo: il «sistema
curtense»
L’organizzazione della curtis
L’atto di vassallaggio in una miniatura medievale, Heidelberg, Biblioteca dell’Università.
Contadini e pastori al lavoro in una miniatura, Chantilly, Musée Condé.
Il sistema curtense
Terreni del feudo
Pars dominica
Pars colonica
Parte comunitaria
Terreni più fertili
lavorati dai servi
della gleba
Terre lavorate a
mezzadria
Boschi e pascoli
Mentre, tra IX e X secolo, le invasioni e le
scorrerie dei barbari erano frequentissime e
la povertà si diffondeva, la popolazione delle campagne tendeva a stringersi attorno ai
castelli per sentirsi protetta. La vita economica delle comunità si riorganizzò quindi
attorno all’azienda agricola dei nobili feudatari.
Nacque il cosiddetto «sistema curtense»:
ogni attività ruotava intorno al centro, rappresentato dalla dimora del signore feudale, dalle abitazioni di servi e contadini e dai
luoghi della comunità, il mulino, la fucina,
la chiesa e la forca per le punizioni esemplari contro chi infrangeva le leggi stabilite dal
signore. Il castello e le abitazioni circostanti
costituivano quindi la curtis («corte») e tutta
la vita degli abitanti del feudo si svolgeva tra
questo centro e le campagne che lo circondavano.
La dimora del signore era posta al centro
dei suoi possedimenti e dominava lo spazio
della corte. La terra del feudo veniva abitualmente divisa in tre parti.
1)La pars dominica (cioè «parte del signore») comprendeva i suoli più fertili e veniva coltivata dai servi della gleba, che lavoravano gratuitamente per il padrone.
Il signore poteva imporre loro qualsiasi
genere di tributo e mansione, dall’aratura alla mietitura, alla cura del bestiame.
In cambio i servi avevano diritto solo al
vitto e all’alloggio. Nella pars dominica si
trovavano il castello, le abitazioni dei servi stessi, attrezzature agricole importanti
come il mulino, il frantoio e i forni, e i laboratori degli artigiani.
2)La pars colonica («parte dei coloni»)
comprendeva terre meno fertili e veniva
concessa in affitto a contadini liberi. Era
coltivata con il sistema della mezzadria,
un accordo che prevedeva che metà del
raccolto andasse al padrone come pagamento dell’affitto e metà restasse al contadino. Il mezzadro era inoltre tenuto a
svolgere alcuni servizi, chiamati corvée, a
vantaggio del signore. Ad esempio, doveva trascorrere almeno un paio di giornate
La dura fatica dei contadini in una miniatura dal Salterio della regina Maria, XIV secolo, Londra, British Library.
alla settimana nella pars dominica per
aiutare i servi nei lavori più impegnativi.
Grazie al potere di banno , il signore tendeva poi a estendere arbitrariamente la
propria autorità: il contadino era spesso
costretto a pagare una tassa per l’utilizzo
del mulino o del forno e, con il tempo, fu
lentamente obbligato a risiedere sempre
nello stesso luogo.
risorsa essenziale per la sopravvivenza di
molte famiglie, in un’epoca in cui le rese
agricole erano scarse e la produzione era
quasi sempre destinata al signore.
Un’economia basata
sull’autoconsumo
L’economia organizzata intorno alle corti
dei signori era di tipo chiuso perché la quasi
3)La parte della comunità era costituita
totale mancanza di traffici e commerci imda grandi foreste, da pascoli, da fiumi,
pediva lo scambio dei prodotti della terra o
da paludi. In queste terre, contadini e
dell’artigianato. Spesso anche la vendita sui
abitanti dei villaggi potevano raccogliere
mercati della città più vicina era impossibilegna e frutti selvatici o cacciare. La parle. Si trattava dunque di un’economia basata sull’autoconsumo, dove ogni merce era
te comune del feudo era insomma una
utilizzata nello stesso luogo
in cui era prodotta, inclusi il
vestiario, gli utensili di ogni
giorno e gli strumenti per il
lavoro dei campi.
Unica eccezione a questo
sistema era dato dai beni
che dovevano per forza essere acquistati altrove: ad
esempio il ferro necessario
alla forgiatura della armi o
il sale indispensabile per la
conservazione degli alimenti. Ma, in generale, si badava
in primo luogo a produrre
il necessario alla sopravvivenza della famiglia del
contadino e alla soddisfazione dei bisogni del signore. [ I NODI DELLA STORIA
p. 40]
Il baratto, miniatura del 1028 da Montecassino, Biblioteca dell’Abbazia.
© Loescher Editore – Torino
24
V sec.
potere di banno:
espressione derivante
dalla parola ban, che
nelle lingue germaniche
indicava il potere
del signore supremo
esercitato sui propri
sudditi. Nell’Alto
Medioevo il banno poteva
riguardare sia obblighi
(ad esempio quello di
lavorare per un certo
periodo di tempo la terra
del signore) sia divieti (ad
esempio la proibizione di
cacciar nelle riserve del
signore) e tutti coloro che
non erano vincolati da un
giuramento vassallatico
erano tenuti a rispettarlo.
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529 Benedetto da Norcia fonda l'abbazia di Montecassino
529-534 Giustiniano fa pubblicare il Corpus iuris civilis
VIII sec. La sella con le staffe si diffonde in Occidente
IX sec. I Vichinghi mettono a punto il drakkar
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