STUDIO DI EFFETTI MUTAGENI DOVUTI A CAMPI

Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali
Corso di Laurea in Fisica
STUDIO DI EFFETTI MUTAGENI
DOVUTI A CAMPI MAGNETICI
A FREQUENZA DI RETE (50 Hz)
SU CELLULE VEGETALI
Candidato: Francesco Baldacchini
Relatore: Giovanni Carboni
Tor Vergata, Aula Umberto Grassano, 22 Maggio 2009
Anno Accademico 2007‐2008
Schema della presentazione
1 ‐ INTRODUZIONE
2 – PARTE SPERIMENTALE
3 – RISULTATI SPERIMENTALI
4 – DISCUSSIONE
5 – CONCLUSIONI
6 ‐ RINGRAZIAMENTI
INTRODUZIONE
La radiazione elettromagnetica (em) può essere:
• ionizzante (ri), in massima parte di origine naturale.
Effetti ben conosciuti e generalmente nocivi ai viventi
Assorbita dall’atmosfera Î
sviluppo della vita nella biosfera
• non ionizzante (rni). Importanti le sorgenti artificiali in uso sempre più diffuso dal secolo scorso. Finalità della Tesi
Tra i campi em non ionizzanti, hanno assunto una particolare importanza a causa
della loro diffusione sul territorio quelli a frequenza estremamente bassa (0‐300
Hz), che sono noti con l’acronimo ELF (extremely low frequency).
Poiché al momento ci sono studi epidemiologici limitati o inadeguati ed evidenze di
laboratorio insufficienti o sufficienti, rispettivamente, i campi em ELF sono stati
classificati in via cautelativa dalla IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca nel
Cancro) come “possibili cancerogeni” di categoria 2B per l’uomo.
In particolare i campi magnetici alternati a 50 Hz sono prodotti dalle linee di
trasmissione ed apparecchiature domestiche in modo continuo e pervasivo, per cui
il loro impatto con la materia vivente è ancora più importante e quindi meritevole di
ulteriori studi.
Questa tesi è finalizzata allo studio dei campi magnetici alternati a 50 Hz e ai loro
eventuali effetti su organismi biologici, in particolare cellule di Vicia Faba.
Classificazione IARC degli agenti cancerogeni
ÎEpidemiologia: studio
statistico di malattie e di
eventi di rilevanza sanitaria
nella popolazione.
ÎTest di laboratorio:
studio degli effetti su
animali e su cellule in vitro
(evidenza)
Gruppo di agenti
1: cancerogeno
Classificazione
epidemiologia sufficiente,
evidenza qualsiasi
Esempi
Bevande alcoliche, amianto,
benzene, radon, raggi X,
luce solare, tabacco, fumo
passivo, infezione da
Helicobacter pylori
2A: probabilmente
cancerogeno
epidemiologia limitata,
evidenza sufficiente
Emissioni Diesel,
formaldeide, PCB, lampade
solari, emissioni da
combustione di biomasse
(principalmente legno)
2B: possibilmente
cancerogeno
epidemiologia limitata o
inadeguata,
evidenza insufficiente o
sufficiente
3: non classificabile come
cancerogeno
epidemiologia inadeguata o
assente,
evidenza inadeguata o
assente
Emissioni benzina,
cloroformio, caffè, fibre di
vetro e di ceramica,
sottaceti, campi magnetici
ELF
Caffeina, te, saccarina,
polvere di carbone, lampade
fluorescenti, campi elettrici
statici e ELF, campi
magnetici statici,
4: probabilmente non
cancerogeno
assenza di carcinogenesi
negli umani
Caprolattame (irritante e
tossico)
Valori tipici di campi magnetici ELF
Condizioni di esposizione
μT
50
G
0.5
Campo elettrico
V/m
130 - 40.000
Sotto una linea a 380 kV
Entro una tipica abitazione
20
0-1
0.2
0-0.01
5000
0.10
In aree urbane
In aree rurali
A da un frigorifero
A da un frullatore
A da un televisore a colori
A da un aspirapolvere
A da un fornello elettrico
A da un asciugacapelli
A da un trapano elettrico
0-0.1
0.1-1
100-500
100-500
10-100
50-100
1000-2500
100-500
0-0.001
0.001-0.01
1-5
1-5
0.1-1
0.5-1
10-25
1-5
0.50
0.005
60
50
30
16
4
40
-
Valore medio del campo
statico sulla superficie della
Terra (per confronto)
Induzione magnetica
Campi magnetici presenti nell’ambiente espressi in unità Gauss e Tesla. I campi
elettrici vengono riportati per completezza d’informazione, ma non sono stati presi
in considerazione in questo studio (tra l’altro non sono classificati come
cancerogeni e sono facilmente schermabili).
Stato della ricerca
Numerosi progetti internazionali sono stati effettuati negli ultimi anni per studiare gli
effetti dei campi ELF sulla materia biologica con risultati contrastanti.
Tra questi, è stato ultimato in Europa nel 2003 uno studio chiamato REFLEX (Risk Evaluation of
Potential Environmental Hazards From Low Energy Electromagnetic Field Exposure Using Sensitive In Vitro
Methods), che ha dimostrato in alcuni casi (esposizione di cellule umane, fibroblasti, a campi em a 1.800
MHz e 50 Hz, e misura degli effetti utilizzando il Test della Cometa e il Test del Micronucleo)
la esistenza di
effetti genotossici, che però non sono stati confermati da studi successivi.
In sintesi, a cinque anni dalla fine del progetto REFLEX, nessuno dei risultati indicanti
un’azione genotossica è stato confermato in modo univoco da altri laboratori
indipendenti.
Frequenza di micronuclei in
fibroblasti umani esposti a
campi ELF e controlli negativi e
positivi.
Esempio di risultato da REFLEX
PARTE SPERIMENTALE
Allo scopo di verificare gli effetti dei campi magnetici alternati a 50 Hz su
organismi viventi, abbiamo utilizzato delle bobine di Helmholtz per generare il
campo magnetico e delle piantine di Vicia Faba, comune pianta di favino.
Le misure sono state effettuate a 2 e 4 mT (valori efficaci), campi magnetici
ben superiori a quelli a cui si è sottoposti quotidianamente.
Le cellule di Vicia Faba sono state scelte per la loro sensibilità agli agenti
mutageni chimici, come è stato accertato nel caso dell’analisi dell’inquinamento
di acque fluviali [Rizzoni, 1998].
Gli effetti del campo magnetico sulla mitosi e formazione di micronuclei nelle
cellule di Vicia Faba sono stati misurati attraverso l’osservazione diretta con un
microscopio ottico.
Le esperienze sono state svolte nel Laboratorio di Biologia del Prof Rizzoni.
Cellule e mitosi
La cellula è il minimo componente di
ogni organismo pluricellulare
La cellula qui rappresentata è vegetale
e si differenzia da quella animale per la
presenza dei vacuoli, del cloroplasto e
della parete cellulare rigida, ed in
genere è di dimensioni maggiori.
La
riproduzione
cellulare
avviene tramite il processo della
mitosi durante il quale avviene
la duplicazione del DNA, che è il
costituente del nucleolo.
Micronuclei
Durante la mitosi, il materiale citoplasmatico viene diviso in due parti eguali, mentre il
DNA viene duplicato.
Questo processo non è esente da errori naturali, e a volte oltre ai due nuclei finali può
essere generato un micronucleo nel citoplasma di una delle due cellule, che è
costituito da cromosomi. In particolare si possono avere i seguenti casi:
‐ perdita di un cromosoma, come in figura, o di un cromatidio,
‐ scissione cromosomica precedente alla divisione,
‐ disfunzione del fuso mitotico.
La formazione dei micronuclei può essere stimolata da agenti chimici e fisici esterni.
Effetti della radiazione ionizzante
Numero di micronuclei (MN) per 1000 cellule binucleate (BNC) in funzione della dose di
esposizione a una sorgente di radiazione ionizzante [Wojcik, 2000]. 1 gray (Gy) equivale
all’assorbimento energetico di 1 J/kg di materia.
E’ interessante osservare che anche in assenza di dose di radiazione assorbita vengono
prodotti micronuclei. Inoltre, si osserva anche che l’andamento con la dose assorbita non
è lineare, un dato di fatto che rivela la complessità dei sistemi biologici.
Bobine di Helmholtz
Il campo magnetico è stato generato da bobine di Helmholtz (<R> = 10 cm), scelte
a causa del maggiore volume di uniformità del campo magnetico ed anche della
facilità di inserire campioni rispetto a un solenoide semplice.
La corrente alternata è stata regolata tramite un trasformatore disaccoppiante ed
un autotrasformatore VARIAC.
Il campo magnetico è stato tarato tramite una sonda di Hall, e si è ottenuto B(mT) =
73,11· I(A), per cui i campi usati in questo lavoro richiedono pochi mA di corrente.
Crescita delle piantine
I semi sono stati posti in coltura in argilla espansa
umidificata con acqua di fonte per 4‐5 giorni alla
temperatura di 20 °C, il tutto in ambiente sterile
per evitare la formazione di muffe e spore.
Taglio apice primario (circa 5 mm) e mantenimento
dei secondari in coltura in una soluzione acquosa
salina (soluzione di Hoaglands).
E’ stato scelto di operare sugli apici secondari perché presenti in maggior numero per
piantina e per la loro dimensione minore che rende più facile la preparazione dei vetrini.
Dopo 3‐4 giorni dal taglio dell’apice primario, gli apici secondari hanno raggiunto le
dimensioni necessarie e sono pronti per essere esposti ai vari agenti esterni, sempre con
gli apici immersi nella soluzione salina per permettere alle piante di continuare il loro
ciclo vitale durante l’esposizione.
Preparazione dei campioni
Le piantine sono state esposte per un certo tempo ai seguenti agenti esterni
Campo magnetico alternato a 50 Hz di 2 e 4 mT (rms)
Soluzione 10‐4M di Idrazide maleica (controllo positivo)
Nessun agente (controllo negativo)
Alla fine della esposizione e del tempo necessario ad uno o più cicli cellulari (uno
completo richiede 24 h), le piantine ancora vive vengono sottoposte al fissaggio,
ovvero le cellule muoiono e vengono stabilizzate per evitare ogni forma di
deterioramento.
In seguito, gli apici secondari sono colorati con il metodo Feulgen per marcare il DNA
che altrimenti rimarrebbe invisibile come il resto della cellula, e poi schiacciati su un
vetrino e coperti opportunamente per la osservazione al microscopio ottico.
I vari campioni o vetrini sono catalogati nel seguente modo:
VF‐ agente esterno‐tempo di esposizione‐tempo di fissaggio
Vetrini e osservazione al microscopio
In alto a destra è riportata la foto di un
vetrino con 6 apici secondari
schiacciati ed un righello per le
dimensioni.
Ogni apice, macchia colorata, contiene
circa 10.000 cellule di Vicia faba, La
barra orizzontale indica 10 μm.
Sono presenti alcune cellule in fase
mitotica (3 metafasi, 2 anafasi e 1
telofase) e 3 micronuclei su un totale
nell’intero campo di circa 500 nuclei.
Il vetrino è classificato come:
VF‐IM‐4‐72‐2,
che significa Vicia Faba sottoposta alla
Idrazide Maleica per 4 h e fissaggio a
72 h, campione N. 2.
LEICA 400X
RISULTATI SPERIMENTALI
Sono stati misurati per diversi tempi di esposizione e cicli cellulari:
- 4 vetrini per il controllo negativo,
- 2 vetrini per il controllo positivo,
- 16 vetrini per esposizione al campo magnetico, 8 a 2 mT e 8 a 4 mT.
I dati sperimentali non mostrano alcuna correlazione con il numero dei cicli cellulari
e con i tempi di esposizione, e quindi essi sono stati accorpati opportunamente per
una analisi su una base statistica numericamente più significativa come nel seguito.
Campione
N. mitosi/8.000 cellule
N. micronuclei/40.000 cellule
VF‐0
508
18
VF‐IM
592
124
VF‐B2
473
24
VF‐B4
483
16
DISCUSSIONE
140
Idrazide Maleica
Campo Magnetico
120
Numero di micronuclei
Numero di mitosi
600
Idrazide Maleica
Campo Magnetico
400
200
100
80
60
40
20
0
0
-1
0
1
2
3
Campo magnetico (mT)
4
5
-1
0
1
2
3
4
5
Campo magnetico (mT)
Il grafico a sinistra si riferisce ad una colonia di 8.000 cellule, mentre quella di destra a
40.000. I dati sperimentali relativi al controllo negativo, positivo e all’esposizione al campo
magnetico mostrano che l’idrazide maleica aumenta di poco il numero delle mitosi e in
modo considerevole quello dei micronuclei. Invece il campo magnetico non sembra
produrre variazioni significative in entrambi i casi.
Significanza delle misure
I dati sperimentali ottenuti possono essere analizzati in dettaglio per verificare
l’esistenza di effetti del campo magnetico in particolare per i micronuclei.
Avendo definito n0 il valore del controllo negativo e ni il valore dell’esposizione al
campo magnetico possiamo calcolare il χ2(n0,ni) e la probabilità a 1 coda
P(n0,ni) di osservare almeno ni quando ci si attende n0 cioè la probabilità che il
campo magnetico non abbia alcun effetto. I risultati sono riportati nella Tabella.
Campo magnetico
(mT)
2
4
n0
ni
χ2
P (%)
18
18
24
16
0,857
0,118
35
73
Nel nostro caso le due probabilità escludono che ci sia un effetto del campo
magnetico, e questo può essere visto anche dal fatto che i valori del χ2 sono
molto inferiori al valore del quantile α0,05 = 3,841, P = 5%, per il quale la
probabilità che il campo abbia un effetto comincia ad essere significativa.
CONCLUSIONI
Lo scopo di questo lavoro era quello di verificare gli eventuali effetti nocivi di un campo
magnetico alternato a 50 Hz su cellule vegetali di Vicia Faba. A questo scopo sono stati
utilizzati i fenomeni della mitosi e della generazione di micronuclei.
Le misure sperimentali effettuate mostrano che in entrambi i casi i risultati ottenuti per
due valori del campo magnetico, 2 e 4 mT, differiscono in media per meno del ±10% da
quelli che si ottengono in assenza di campo magnetico. Questa piccola differenza non è
statisticamente rilevante, anche perché l’effetto del campo magnetico non è monotono
con la sua intensità. Inoltre, questa deduzione diretta è suffragata dal calcolo della
probabilità a una coda del χ2 che è superiore per entrambi i campi magnetici al 35%,
valore che esclude qualsiasi dipendenza dal campo stesso.
In conclusione i fenomeni della mitosi e della generazione dei micronuclei non mostrano
alcun effetto dei campi magnetici alternati a 50 Hz fino a un’intensità di 4 mT sulle
cellule di Vicia Faba, e per estensione logica sulle cellule vegetali in generale e
probabilmente anche su quelle animali, data la loro somiglianza strutturale.
Questi risultati sono stati ottenuti su una base statistica di 8.000 e 40.000 cellule, che
potrebbe essere aumentata opportunamente se si volessero risultati più significativi.
RINGRAZIAMENTI
Questa tesi non sarebbe stata possibile senza l’aiuto pratico e il sostegno
morale di numerose persone che non è possibile elencare qui anche per il
pericolo di dimenticarne alcune.
Grazie a tutti anche per avermi ascoltato!
APPENDICE
Assorbimento dell’atmosfera
Assorbimento spettrale dell’atmosfera terrestre. Curva superiore: Assorbimento
spettrale della radiazione solare al livello del suolo. Curva inferiore:
assorbimento spettrale della radiazione solare ad un’altezza di 11 km. In
entrambe le curve si notano delle bande di assorbimento di alcuni gas
atmosferici. [Zuev, 1976].
Produzione energia elettrica in Italia
‐La
prima
centrale
termoelettrica entrò in
funzione a Milano nel
giugno 1883
‐Inizia la diffusione di linee
ad alta tensione con
conseguente formazione di
campi
em
A
bassa
frequenza, 50 Hz, chiamati
ELF, Extra Low Frequency
‐
La
IARC,
Agenzia
Internazionale
per
la
Ricerca nel Cancro, inizia a
studiare questi campi e
verificarne
la
loro
carcenogenicità.
Il consumo di energia elettrica in Italia
Crescita lineare
Dal 1960 il consumo
è sestuplicato
Diffusione dei cellulari in Italia
L’utilizzo dei cellulari ha portato all’esposizione a campi em dell’ordine dei 850‐1900 MHz
Ma con potenze relativamente basse
Cellule procariote e eucariota
Rappresentazione schematica dei due tipi di cellule che
compongono gli organismi biologici: cellula eucariota a sinistra e
procariote a destra. Molte sono le differenze tra le due tipologie,
ma la più importante è che nella cellula eucariota il DNA è
contenuto da una membrana, assente invece nella cellula
procariote.
La pianta di Vicia Faba
La fava (favino) è una pianta della famiglia
delle
leguminose
con
la
seguente
classificazione scientifica:
Regno:
Plantae
Divisione:
Magnoliophyta
Classe:
Magnoliopsida
Ordine:
Fabales
Famiglia:
Fabaceae
Sottofamiglia:
Faboideae
Tribù:
Vicieae
Genere:
Vicia
Specie:
Vicia faba, L. 1753
I fiori pentameri sono di colore bianco striato
di nero e ali bianco o violacee con macchia
nera. La fecondazione è autogama.
Il frutto è un legume allungato terminante a
punta che contiene da 2 a 10 semi.
Campi elettromagnetici
Onda elettromagnetica piana e monocromatica, con indicati i parametri E, H, λ e ν che la
caratterizzano, e che si muove lungo l’asse Z con velocitaà c. la potenza trasportata dall’onda
nel verso dell’asse Z è definita come l’energia che attraversa l’unità di superficie nell’unità di
tempo, ed è data da:
I = E⋅H
Da un punto di vista quantistico un campo em di frequenza ν equivale ad uno o più quanti di
luce, fotoni, ciascuno di energia: E = hν (J),
dove h = 6.626 10‐34 J∙s è la costante di Planck. Se n è il numero di fotoni per secondo di un
campo em monocromatico, allora la sua intensità è data da:
I = nhν (W / m 2 )
Effetti della radiazione em
Radiazione ionizzante: Questa radiazione inizia alla fine della parte visibile dello
spettro, circa ν = 1015 Hz e hν = 5 eV, e si estende fino ai raggi gamma. Queste onde em
hanno l’energia necessaria per rompere i legami elettronici degli atomi e delle
molecole, ionizzare quindi la materia e provocare danni alla cellula stessa in tutti i suoi
componenti. Ad esempio una radiazione ionizzante può colpire un’elica del DNA e
romperla, ed in questo caso il messaggio genetico cellulare è interrotto, ma la cellula
può facilmente riparare questo danno, perché la continuità del cromosoma è garantita
dall’elica intatta. Invece la rottura di entrambe le eliche nello stesso punto della
molecola di DNA può essere riparata con maggiore difficoltà; allora le cellule possono
subire mutazioni, dare origine a crescite incontrollate come i tumori oppure muoiono.
Tuttavia il danneggiamento avviene solamente ad alte intensità quando entrambi i
filamenti vengono interrotti contemporaneamente e nella stessa zona del DNA. La
probabilità P che un fotone possa rompere un filamento è proporzionale all’intensità
della radiazione, mentre la probabilità che la stessa radiazione rompa un doppio
filamento, essendo i due processi indipendenti, è data da P2. Poiché P<1, si ha che
P2<<1.
Effetti della radiazione em
Radiazione non ionizzante: Nel caso in cui la energia della radiazione sia sotto la soglia
della ionizzazione, allora essa viene assorbita dalle varie e possibili transizioni di
assorbimento della materia che costituisce le cellule. Le radiazioni di confine come
quelle UV con lunghezza d’onda tra 200 e 300 nm hanno l’energia sufficiente per fare
“saltare” di livello energetico gli elettroni di risonanza delle pirimidine, in particolare
della Timina; il risultato è la formazione di legami covalenti fra due molecole adiacenti
di Timina sullo stesso filamento di DNA (dimeri di Timina); questo danno è
incompatibile con la sopravvivenza delle cellule e necessita di riparazione; errori di
riparazione possono portare a mutazioni e allo sviluppo di tumori. In generale ci
possono essere assorbimenti in tutte le zone spettrali dal visibile alle microonde, ma
poiché le cellule sono composte principalmente di acqua, il maggior assorbimento
avviene nelle microonde, cioè per transizioni rotazionali della molecola di acqua. In
genere questa energia em assorbita si trasforma per processi di rilassamento
(trasferimento alle vibrazioni, cioè fononi) in calore, e le cellule si riscaldano. Nel caso
in cui l’aumento di temperatura sia consistente, le cellule muoiono. In genere ciò
accade a circa 100 °C, che nella scala delle energie corrisponde a 35 meV.
Quindi l’effetto della radiazione non ionizzante è essenzialmente il riscaldamento delle
cellule, ma in condizioni particolari è possibile anche il fenomeno della ionizzazione
come conseguenza dell’assorbimento multifotonico.
Effetti dei campi em ELF
I campi em ELF sono un caso particolare della radiazione non ionizzante in cui anche il
riscaldamento viene praticamente a mancare. Infatti dal punto di vista quantistico, a
causa della bassissima frequenza, non ci sono interazioni apprezzabili a livello fotonico,
e quindi la cellula attraversata dall’onda em subisce un campo elettrico e magnetico che
varia con la frequenza dell’onda, e che equivale a tutti gli effetti ad un campo alternato
alla stessa frequenza. Quindi studiare gli effetti di campi alternati su una cellula equivale
a studiare gli stessi effetti di un’onda em alla stessa frequenza. Inoltre mentre un campo
elettrico può essere facilmente schermato con materiale conduttore (per esempio una
gabbia di Faraday), è molto più difficile se non impossibile schermare un campo
magnetico. Allora è evidente che è importante studiare gli effetti di un campo
magnetico alternato, come in questa tesi.
Ricordiamo inoltre che per i campi ELF si ha:
hν << kT a temperatura ambiente,
Per cui l’eccitazione termica è molto maggiore della eccitazione della radiazione anche ad alta intensità.
Generazione di campi em
I campi em vengono generati di solito da dipoli elettrici nei quali si fa circolare
una corrente alternata a frequenza ν, che produce un campo em della stessa
frequenza.
La potenza di questo campo em è data dalla formula:
P ≈ I2∙d2∙ν2
In cui I è la intensità di corrente e d la lunghezza del dipolo o antenna. E’
chiaro allora che per frequenze molto basse, come per i campi ELF, e dipoli
piccoli, la potenza del campo em diviene insignificante.
Come consequenza, tutti gli apparati che assorbono correnti elettriche
alternate a 50Hz in pratica non emettono campi em ma piuttosto generano
bampi elettrici e magnetici oscillanti.
Bobine di Helmhotz
Campo magnetico assiale normalizzato per le bobine di Helmholtz e di
un solenoide di uguali dimensioni in funzione della distanza dal centro
geometrico normalizzate al raggio. Si osserva una uniformità spaziale
molto maggiore nel caso delle bobine.
Sonda di Hall
Alimentatore
bobine di
Helmholtz
Alimentatore
sonda di Hall
Bobina
Voltmetro
Sonda di Hall
Bobina
Schema dell’apparato sperimentale per l’alimentazione e calibrazione delle
bobine di Helmholtz. La sonda di Hall è alimentata da un altro generatore di
corrente e la sua tensione viene letta da un voltmetro di precisione.
Questo dispositivo è un semiconduttore che percorso da una corrente
continua costante, in presenza di un campo magnetico esterno, genera ai suoi
capi una ddp, per effetto Hall, proporzionale al campo applicato. Il valore
della corrente di funzionamento della sonda di Hall utilizzata è di 100 mA e il
valore di conversione vale 795 μV/kG.
Idrazide maleica
Struttura chimica dell’idrazide maleica, C4H4N2O2. Appartiene a una
famiglia di prodotti come il Cycocel, B‐9, Phosphon, Ancymidol. In
particolare l'idrazide maleica è da tempo usata per il contenimento
della taglia di alberi e di arbusti ornamentali impiegati come verde
pubblico, in quanto inibisce l'attività meristematica in generale.
Mitosi, micronuclei
e campo magnetico 10
Numero micronuclei/10.000 cellule
140
Numero di mitosi/2.000
120
100
80
60
40
20
8
6
4
2
0
0
1
2
3
4
5
6
Numero d'ordine del campione
7
8
1
2
3
4
5
6
7
8
Numero d'ordine del campione
I primi 4 istogrammi si riferiscono al campo magnetico di 2 mT, mentre i secondi 4
a 4 mT. Inoltre i dati si riferiscono a diversi tempi di esposizione e fissaggio.
Ad una prima osservazione visuale non ci sono correlazioni evidenti dei dati con
le condizioni sperimentali. Quindi i dati possono essere cumulati tra loro.
Microscopio confocale
Immagine di un campione di VF esposto a 4 mT presa con
un microscopio confocale. Sono state misurate anche le
dimensioni di un nucleolo, 3.84 μm, e di un nucleo
sferico, 10.67 μm. È probabile che alcune delle cellule
oblunghe siano in uno stato intermedio del processo di
mitosi
Immagini con raggi X molli
Un’immagine a raggi x molli della cellula
Chlamydomonas dysosmos che sta effettuando
il processo di mitosi. Si osservano alcuni
organuli bianchi vicino il setto di divisione.