IL TERRITORIO DI LACONI (in pillole) del dott. Geol. Gianluca Melosu (Per ulteriori informazioni e approfondimenti si rimanda a studi precedenti significativi.) Inquadramento geografico del territorio di Laconi Il territorio di Laconi si estende nella Sardegna centrale nel settore nord-occidentale dell’altopiano del Sarcidano, su un’area vasta ben 12.486,62,75 ha, appartiene amministrativamente alla provincia di Oristano ed è stato dichiarato montano ai sensi dell’art. 1 della legge 25 luglio 1952, n° 991. Il territorio comunale comprende zone collinari sui 300 m slm e altre montane sugli 800 m con morfologia accidentata ed una articolazione particolare del rilievo; questi sono elementi che favoriscono la formazione di microclimi a livello locale. Confina a settentrione, con le aree montane di Meana Sardo e di Aritzo, mentre ad oriente le torri calcaree di Is Casteddos si confrontano con le rupi di Is Breccas di Gadoni. Sul versante meridionale, invece, divide i confini con Isili, Nurallao, Nuragus, Genoni, Nureci e, ad occidente, con Senis, Asuni e con Samugheo. Il territorio del Comune di Laconi è per la maggior parte compreso nel Sub_Bacino del Tirso ed per il restante nel Sub Bacino del Flumendosa. I due bacini principali, aventi entrambi confluenza nel Rio Sa Perda Bianca, sono stati denominati con i nomi relativi ai tratti principali degli stessi: Bacino del rio Leonesu – Rio Flumini e Bacino del Rio Sinzillesu – Rio Bau Eassi. Il territorio del Comune gravita verso la valle del Rio Bau ‘e Assi che attraversa il territorio nella parte più stretta con direzione E-W per poi gettarsi nel Rio Araxisi che delimita per un piccolo tratto il confine tra il Comune di Laconi e Samugheo. Dal punto di vista della cartografia il territorio rientra nella carta topografica d’Italia I.G.M.I in scala 1:25000 nei fogli n° 229 e n° 530. F n° 229: Samugheo, Usellus F n° 530: Laconi, Meana Sardo, Seui Inquadramento GEOLOGICO La storia geologica del territorio di Laconi rispecchia fedelmente la successione di eventi tettonici e sedimentari di un settore più amplio della Sardegna centrale di cui il Sarcidano fa parte integralmente. Nel territorio sono presenti rocce formatesi nell'era Paleozoica, Mesozoica, Cenozoica e Quaternaria. Quaternario Terziario Mesozoico Paleozoico 2 mln anni - attuale 66-2 mln di anni 245-66 mln di anni 570-245 mln di anni PALEOZOICO Il basamento paleozoico metamorfico e scistoso rappresenta le litologie più antiche affioranti nel territorio di Laconi; si presenta fortemente piegato e tettonizzato (ciclo orogenico ercinico), successivamente peneplanato prima della trasgressione giurese generalmente concordante. Si presenta con spessori variabili entro un massimo di 700 m ed è rappresentato da un insieme di rocce metamorfiche e scistose formate da depositi accumulatisi in un arco di tempo compreso tra il Cambriano superiore e il Carbonifero inferiore (intervallo di tempo compreso tra 525 M.a. e 320 M.a. circa). Nella letteratura geologica relativa alla zonizzazione ercinica della Sardegna, il territorio fa parte della fascia centrale della “zona a Falde” (Carmignani et al., 1992), caratterizzata da complesse strutture deformative e metamorfismo di media intensità, nonché dalla sovrapposizione tettonica di almeno tre “Unità tettoniche alloctone” separate da superfici di sovra-scorrimento. Ciascuna di queste unità (denominate, a partire dalla più profonda: Unità del Castello Medusa, Unità di Laconi e Unità di Meana Sardo) è costituita, in modo più o meno completo, da un’analoga sequenza stratigrafica i cui termini litologici sono stati intensamente deformati e trasformati in rocce cristalline (metamorfiche) dalle elevate pressioni e temperature prodotte durante l’orogenesi. Unità del Castello di Medusa Auct. rappresentata da metacalcari varicolori molto deformati conosciuti con il nome di “marmi cipollini” (Marmi di Asuni della letteratura geologica) (SilurianoDevoniano). Unità di Laconi Auct. rappresentata da: metavulcaniti acide a composizione prevalentemente riolitica e conosciute con il nome di Formazione di Monte Corte Cerbos (Ordoviciano); una successione silicoclastica formata alla base da quarzoareniti alla quale sono associate metarenarie e metasiltiti delle Ordoviciano medio; una sequenza sedimentaria di età compresa tra il Siluriano e il Devoniano costituita prevalentemente da originarie rocce argilloso-siltose di colore nerastro (“argilloscisti carboniosi”). Unità di Meana Sardo Auct. rappresentata da: Formazione delle Arenarie di Solanas Auct. (Cambiano superiore-Ordoviciano inferiore) costituita da metarenarie, metasiltiti e metargilliti sericitiche di colore grigio-verdastro; Complesso di metavulcaniti e metavulcanoclastiti relativo al ciclo vulcanico dell’Ordoviciano medio e conosciute con il nome di “Porfiroidi” (Formazione di Monte Corte Cerbos nella letteratura geologica) geometricamente sottostante la Formazione di Solanas. Questo complesso inoltre si presenta attraversato da dicchi granitici, da ammassi di porfidi e da un certo numero di filoni di varia potenza e natura, tutti connessi con il ciclo magmatico ercinico (Permo-Carbonifero). Rocce del Basamento metamorfico MESOZOICO In seguito al sollevamento connesso con il processo orogenetico, a partire dal Permiano (circa 286 M.a) e sino al Triassico inferiore (circa 240 M.a.) l’area del territorio di Laconi ha subito una intensa erosione che ha determinato il parziale smantellamento della catena ercinica provocando la formazione di una estesa superficie di peneplazione. Il Triassico medio segna l’ingressione marina che interessa quasi tutto il Sarcidano; solo durante il Triassico e il Giurese medio (da 230 Ma a 150 Ma circa), gran parte della Sardegna, compreso il territorio di Laconi, si è trovata in condizioni di continentalità e quindi di intensa erosione. Durante il Giurese superiore il territorio, con l’ingressione marina, viene nuovamente sommerso dalle acque e in tale ambiente si depositano quei sedimenti cartonatici che attualmente costituiscono gli altopiani dolomitico-calcarei denominati “Tacchi”. La sequenza stratigrafica mesozoica rappresentata da: - affioramenti di rocce appartenenti alla Formazione di Monte Maiore, membro della Dolomia gialla (Trias); (interessanti affioramenti: Canargius, Punta carradore-scala s’oggiastu, zona di S’olione, zona di Figus). Nello specifico nella zona di Canargius, immediatamente a sud di Laconi, in corrispondenza della curva al Km 66 della SS 128, si osservano calcari fortemente inclinati che si continuano fino in località Canargius, estendendosi per circa 600m. La zona più meridionale dell’affioramento è quello meglio esposta e mostra una generale immersione verso NE con inclinazione intorno ai 20°, ma gli strati, talora, risultano spiegazzati o maggiormente inclinati. Dal basso verso l’alto si osserva sul basamento paleozoico scistoso fortemente arrossato e debolmente ondulato, la seguente successione con uno spessore di circa 20m: - conglomerato di colore giallastro, localmente arrossato, ben cementato, in una bancata di circa 34m è costituito da elementi anche ciottolosi di rocce paleozoiche; argille marnose (circa 6-7 m) di colore giallastro, tendenti al cinereo verso l’alto, con sottili intercalazioni calcaree che danno luogo a tipiche suddivisioni in lastrine; - dolomie listate (circa 2m) microsparitiche, di colore giallastro, che passano superiormente e lateralmente a calcari di colore grigio chiaro, in straterelli di 2-8 cm e con tendenza a strutture tipo pinc-out (5-6 cm); - dolomia di colore nocciola contenente noduli e liste di selce grigio bianca (circa 6 m). le microfacies sono rappresentate da microspariti laminate. La laminazione in alcuni casi è dovuta all’alternanza di lamine microsparitiche omogenee con altre a piccolissimi pel oidi o con veli più argillosi opachi. In altri casi si osservano lamine con piccolissimi “interclasti” dovuti probabilmente a vibrazioni del fondo che hanno scompaginato il sedimento non ancora ben consolidato; conglomerato quarzoso bianco alla base delle dolomie giurassiche. La successione di Canargius presenta alla base e al tetto i conglomerati trasgressivi del giurese, fanno sì che il riferimento al Muschelkalk sia assai probabile anche perché, sebbene di spessore ridotto, essa si può ritenere completa e ben correlabile con la successione di Monte Maiore. In particolare l’orizzonte marnoso 2 si può correlare con il membro dolomitico-marnoso di Monte Maiore pur se qui la frazione carbonatica è meno sviluppata. Nello stesso modo la dolomia con selce è correlabile, malgrado a canargius non si ritrovino le alghe, con il membro calcareo dolomitico con selce di Monte Maiore. Nella zona di Punta Carradore-Scala s’Oggiastu si osserva un modesto affioramento che si può riferire al Muschelkalk. Questo è rappresentato da calcari di colore grigio, talora listati, in strati sottili, che immergono verso ENE con inclinazione di 25°. A questi sono intercalati sottili livelli (810 cm) di argille marnose di colore bruno, a luoghi rossastre. Questi calcari sono a contatto laterale con i conglomerati giurassici; la faglia che delimita le due unità litostratigrafiche ha un andamento E-W. Procedendo ancora verso sud per circa 500 m, in località Scala e S’Oggiastu si ritrovano gli stessi litotipi gia incontrati nei pressi di Canargius. Alla base ha il conglomerato trasgressivo che poggia sul Paleozoico e, al tetto un più spesso conglomerato posto alla base dei sedimenti giurassici e per il quale la copertura eluviale impedisce l’osservazione di dettaglio. Nella zona di S’Olione la dolomia affiora in una lunga fascia verso nord; qui si può notare il contatto paraconcordante tra la dolomia di Monte Maiore e il conglomerato quarzoso della Formazione di Genna Selole, che affiora in modo continuo dal km 68 della S.S. 128 fino a Funtana Mela. Ancora un altro interessante affioramento di dolomia del Trias lo troviamo nella zona di Figus al di sopra di Nuraghe Mamusi. Qui essa si presenta come una parete alta circa 7 m, dove sono molto evidenti le stratificazioni piano-parallele. Analizzando la zona dove affiora questa parete di dolomia, sembrerebbe che quest’ultima sia posta stratigraficamente al di sopra dell’arenaria di Genna Selole. In effetti la dolomia della formazione di Monte Maiore risulta qui essere un lembo di superficie carsificata liassica venuta a giorno in seguito all’asportazione dei lavori minerari della Formazione di Genna Selole che la ricopriva. La formazione di Monte Maiore è inoltre presente nel Parco di Laconi, dove qui si presenta in potenti affioramenti dolomitici che possono raggiungere anche i 4 metri di spessore; il colore è giallo-nocciola. Conglomerati e arenarie quarzose della Formazione della Genna Selole La serie giurese del “tacco” è uniformemente marcata alla base dalla presenza di facies clastiche di origine fluviale a cui sono stati assegnati, in letteratura, diversi nomi: conglomerati quarzosi, sabbie silicee, puddinga a ciottoli quarzosi etc. In realtà si tratta di un conglomerato monogenico costituito interamente da ciottoli di quarzo, con intercalazioni arenacee (più frequenti verso l’alto), livelli lignitiferi, concrezioni mammellonari ferrose; immerso in una matrice arenaceo-siltosa di colore variabile dal bianco al rosso e con un cemento di natura caolinica. Si presenta stratificato in banchi generalmente orizzontali, anche di grosse dimensioni (circa un metro) o ancora come sedimento sciolto dato che il cemento argilloso che racchiude i clasti è poco coerente e facilmente disgregabile. I ciottoli, di dimensione variabile, dal centimetro al decimetro, evidenziano la presenza di sequenze gradate e di stratificazioni incrociate; la loro forma arrotondata, subsferica, indica un notevole grado di elaborazione tipico di un sedimento fluviale in clima caldo umido. L’estensione degli affioramenti, le caratteristiche di sedimentazione, la composizione mineralogica, contribuiscono a rafforzare l’ipotesi più accreditata che si tratti o di una facies rimaneggiata di età Giurese medio sup. (conglomerati permo-triassici?) o di un sedimento che in clima caldo-umido è stato interessato da un’alterazione prevalentemente di tipo chimico che avrebbe così eliminato i componenti mineralogici meno resistenti. Gli affioramenti si rinvengono costantemente alla base del “Tacco” e in ogni caso a letto del complesso argilloso immediatamente sovrastante o intercalati nello stesso. L’attribuzione cronostratigrafica è dubbia, anche se si ritiene comunemente che l’età dei litotipi sia riferibile al Trias sup- Giurese inf. Le sabbie e graniglie (cava Pillicapu-Crastu) provengono da un lavaggio e classificazione di conglomerati silicei, sono ad alto contenuto in SiO2 (maggiore del 99%) e sono costituite da granuli arrotondati naturali in quanto non subiscono alcuna frantumazione ma solo un energico lavaggio e classificazione granulometrica in vagli cilindrici immersi in acqua. I materiali sono classificati in diverse granulometrie, secondo gli usi cui sono destinati, partendo da sabbie finissime fino ad arrivare al ciottolo quarzoso vero e proprio. Gli impieghi principali sono quelli nell'uso vetrario, nel filtraggio delle acque civili e industriali (impianti di potabilizzazione, piscine, filtri d'acqua per impianti di irrigazione, impianti di depurazione), quale inerte nelle pavimentazioni industriali e civili in associazione a cemento o a resine epossidiche, negli intonaci premiscelati, nella fabbricazione di vernici a base di quarzo, ecc. Nelle arenarie e nelle puddinghe si rinvengono delle strutture sedimentarie (stratificazioni incrociate), oppure livelli di incrostazioni ad ossidi e idrossidi di ferro. Lungo il versante sudoccidentale del Tacco, nella parte basale del conglomerato, sono presenti sacche e lenti di caolinite pura. Conglomerati e arenarie quarzose della Formazione della Genna Selole Complesso argilloso Il complesso in questione, riferibile al Bajociano-Batoniano (Periodi del Giurese medio), è costituito da una sequenza di livelli argillosi ben stratificati, con colore variabile dal grigio verde, al rosso, al nero e distinguibili al tatto dalle diverse caratteristiche di untuosità e grassezza. Sono presenti argille carboniose e piritose, argille sabbiose e siltitiche, argille caoliniche da debolmente a mediamente plastiche. La composizione mineralogica fondamentale, oramai studiata da tempo da diversi autori, è simile per tutti i giacimenti di argille del Sarcidano: i minerali costituenti sono caolinite, illite, quarzo. Il complesso si riscontra quasi costantemente al di sotto delle dolomie giuresi in giacitura suborizzontale o lievemente inclinata in corrispondenza dei principali disturbi tettonici. La potenza degli affioramenti è mediamente di circa 6-8 metri. Numerose le testimonianze fossilifere; le argille contengono infatti un’abbondante flora a “Coniopteris” e “Williamsonia” rinvenibile in corrispondenza dei livelli più scuri (spesso lignitiferi). La pirite, rinvenibile in tubuli (forse dei burrows) e in “monete”, crea delle patine di alterazione superficiale di colore giallo denominate “fiori di zolfo” rinvenibili oltre che in affioramento anche nelle discariche delle aree di miniera. Il passaggio con le dolomie soprastanti è netto e marcato, non solo dalle venute d’acqua che riaffiorano in corrispondenza dei litotipi argillosi, ma anche dalla presenza di pareti sub-verticali che limitano l’area carbonatica dalle restanti litologie basali. La presenza di alte percentuali in ossidi di alluminio le ha rese adatte all’impiego nel settore dei refrattari. In realtà anche i livelli meno ricchi di allumina trovano oggi impiego nel settore ceramico delle pavimentazioni quale minerale essenziale degli impasti in aggiunta a materiali fondenti (Miniera di Pitzu Rubiu – Nurallao; Miniera di Funtana Piroi – Escalaplano; Miniera di Santa Sofia -Laconi). Funtanamela Caolinite 60 Caolinite 35 Illite Illite 35 55 Quarzo Quarzo 5 10 Fe2O3 MgO CaO Na2O K2O 1.15 1.42 1.34 1.43 1.27 0.00 0.61 0.55 0.14 0.59 0.25 0.38 0.36 0.41 0.29 0.00 0.00 0.00 0.00 0.00 1.73 2.97 2.62 0.61 2.71 Analisi chimica argille SiO2 TiO2 Al2O3 FUNTANAMELA 49.09 1.85 36.65 49.66 1.07 33.65 49.69 1.28 33.23 47.11 2.11 37.44 47.43 1.21 31.31 Argille della Miniera di Funtanamela - Laconi Dolomie, dolomie calcaree I depositi cartonatici sovrastanti, in concordanza con i sedimenti argillosi sono rappresentati da dolomie, dolomie calcaree, cristalline e microcristalline, di colore variabile dal grigio al giallo, ben stratificate e attraversate localmente da vari sistemi di giunti generalmente subverticali. La stratificazione è in banchi di 40-50 cm di spessore (localmente anche 1 metro) e con un’abbondante fauna fossile costituita da Brachiopodi, Gasteropodi etc. La potenza è stimabile in almeno 100 metri. La sequenza è a tratti sbloccata da una serie di faglie dirette che la mettono direttamente in contatto con i sedimenti terziari. I litotipi si presentano abbastanza duri e compatti anche se talora la roccia si presenta localmente carsificata per effetto dei fenomeni di dissoluzione chimica dovuti all’azione delle acque circolanti. Sono infatti frequenti e facilmente osservabili le microforme carsiche, note in letteratura con il nome di campi carreggiati e solcati, e le numerose vaschette di corrosione anche di notevoli dimensioni. - dolomie e calcari dolomitici, di potenza massima attestabile attorno a 150-200 m, (Formazione delle dolomie di Dorgali), distinguibili in: dolomie grigiastre generalmente microcristalline, talora porose, dello spessore di circa 30 m; dolomie e calcari dolomitici, anche marnosi, finemente detritici di colore giallo e meno frequentemente rossastre in strati di 20-60 cm, con spessore complessivo di circa 8 m; dolomie di colore marrone generalmente microcristalline, porose con spessori di almeno 87 m. Queste litologie carbonatiche a bancate sub-orizzontali, di ambiente marino-neritico, sono riferite da vari autori al Giurassico medio. Presentano una colorazione che va dal bianco sporco al nocciola e raggiungono la massima altezza presso la miniera di argille di Funtana Mela. Poiché successivamente alla deposizione degli strati argillosi e dolomitici, i movimenti tettonici che hanno interessato il Sarcidano sono stati solo di tipo distensivo, le formazioni descritte conservano giaciture sub-orizzontali, praticamente indisturbate, su aree estese alcune centinaia di ha. La discontinuità tettonica più significativa è rappresentata dalla Faglia di Funtana Mela orientata NWSE e con rigetto del blocco nord-orientale rispetto a quello sud-occidentale. Infatti tutta la parte del Tacco a NE della faglia risulta più bassa di oltre un centinaio di metri rispetto alla parte a SW. Dolomie della Formazione di Dorgali TERZIARIO-CENOZOICO I primi sedimenti del Cenozoico affioranti nel territorio di Laconi, attribuiti al Oligocene superiore, sono connessi con l’evoluzione geodinamica del Mediterraneo occidentale a sua volta interdipendente con le fasi più intense della Orogenesi Alpina. A questa fase segue l’attivazione di un intenso magmatismo di tipo calcoalcalino che si è protratto sino a 13-14 Ma e che rappresenta attualmente uno dei caratteri principali del territorio comunale di Laconi, oltre che per l’assetto geologico stratigrafico. A questa attività magmatica segue la formazione di una estesa fossa tettonica (“Fossa sarda” o “rift oligo-miocenico sardo”), di fondamentale importanza nella strutturazione della nostra isola. Le grandi faglie cordiere hanno causato la frammentazione della copertura carbonatica del Giurassico e conseguentemente la formazione di grandi scarpate che hanno costituito delle barriere morfologiche non solo alla diffusione dei prodotti vulcanici dell’Oligocene-Miocene ma anche alla ingressione marina miocenica. Inoltre, faglie come quella di Funtanamela, hanno dato una importante strutturazione dell’altopiano carbonatico che ha tuttora importanti ripercussioni anche dal punto di vista idrogeologico. Nel territorio di Laconi le litologie del terziario sono rappresentate da: sedimenti appartenenti alla Formazione di Ussana quali conglomerati eterometrici sia monogenici sia poligenici che nel territorio sono stati individuati in tre piccoli affioramenti di limitato spessore (massimo 2 metri); depositi della Formazione delle sabbie di Gesturi (Miocene Inferiore). Si tratta di arenarie più o meno cementate di ambiente fluvio-deltizio e marino litorale, a cemento localmente carbonatico oppure argilloso, a forte componente vulcanoclastica rimaneggiata; sono presenti intercalazioni di conglomerati poligenici ed eterometrici e di calcari bioclastici. Localmente si rinviene una abbondante fauna fossile immersa in un sedimento clastico a forte componente glauconiticoceladonitica; questi depositi affiorano in modo continuo solo lungo il limite amministrativo con i comuni di Senis e di Nureci. complesso vulcanico calco-alcalino datato all’oligo-miocene costituito dalle piroclastiti (tufi e cineriti) e dalle ignimbriti. Le piroclastiti sono prodotti vulcanici, di tipo prevalentemente piroclastico, con colorazioni variabili dal bianco al verde chiaro, al rosa che spesso caratterizzano il paesaggio con i loro “Tafoni” o “Conche”, cavità erose dagli agenti atmosferici. Le ignimbriti presentano un chimismo calco-alcalino; trattasi di rocce vulcaniche lapidee di colore rossastro, che si presentano in bancate di spessore medio di 5-6 m con netta fratturazione di raffreddamento o tettonica. L’attuale distribuzione di questi depositi lungo una direzione preferenziale indica che la loro messa in posto è avvenuta in una paleo vallata orientata N-S che è stata colmata dai prodotti della attività magmatica secondo flussi piroclastici provenienti da N e NW, dove probabilmente erano localizzati i principali centri di emissione. Il complesso è presente nelle zone di Tamadili, Pranu Arranas Campu ‘e Flumini, Santa Maria e Ponte Nuovo e spesso caratterizzano il paesaggio con i loro “Tafoni” o “Conche”, cavità erose dagli agenti atmosferici. QUATERNARIO Il Quaternario è rappresentato prevalentemente da depositi sciolti o a coesione variabile in funzione dell’età e delle condizioni di deposizione originari. depositi carbonatici recenti conosciuti come travertini del Sarcidano di Laconi, Plio-Quaternari (Pliocene (?)-Attuale), detti “Pietra di Nicola Pinna”. Questi si sono formati in alcuni tratti in cui la cornice calcareo-dolomitica entra in contatto con le argille sottostanti, in corrispondenza di sorgenti, assumendo così una colorazione sul marrone chiaro. Le variazioni più porose, impropriamente chiamate tufi calcarei, lasciano spesso riconoscere in modo evidente la loro derivazione da incrostazioni di vegetali, i cui fusti e le foglie, scomparsi per decomposizione, hanno lasciato le cavità corrispondenti. Il travertino propriamente detto, invece, è più compatto e presenta un’evidente stratificazione, accentuata da numerosi vacui allungati nel senso della stratificazione stessa. Attualmente l’attività di deposito di travertino è abbastanza limitata a causa del controllo della maggior parte dei corsi d’acqua presenti sull’altopiano. depositi prevalentemente ciottolosi-areanacei vulcanici, sciolti (incoerenti) o a coesione variabile (pseudocoerenti) in funzione dell’età e delle condizioni di deposizione originari, presenti per lo più nei fondovalle, dove appaiono sotto forma di spesse coltri terrose dal colore rossastro; (zona di Crastu e nelle vallate di Stunnu) depositi clastici di ambiente continentale (Pleistocene-Attuale). Si presentano eterometrici e spesso monogenici, sciolti o scarsamente saldati, a spigoli vivi, localmente costituiti da massi di grandi dimensioni in precario equilibrio statico, legati prevalentemente alla evoluzione morfologica dei versanti a pareti ripide (frane di crollo delle cornici carbonatiche e/o piroclastiche) e costituenti la falda di detrito; Depositi carbonatici - travertini depositi clastici GEOMORFOLOGIA E IDROGEOLOGIA Nel territorio di Laconi è possibile distinguere tre domini morfologici principali in relazione alla presenza di numerose litologie con caratteristiche alquanto diverse: - dominio carbonatico rappresentato dalle litologie carbonatiche costituenti prevalentemente il “Tacco di Laconi” che danno un assetto morfologico tabulare a tutto il settore centro-orientale del territorio di Laconi; talvolta presenta pareti sub verticali che delimitano l’area carbonatica e che verso la base evolvono in un pendio sempre più dolce derivante della presenza di litologie più facilmente erodibili (complesso conglomeratico-argilloso). - domino metamorfico formato da varie litologie metamorfiche più o meno competenti e resistenti nei confronti degli agenti atmosferici, modellato ad ampi dossi arrotondati riconducibili all’antico penepiano post-ercinico, - dominio vulcanico che dà al territorio di Laconi dei caratteri morfologici propri sia per il fatto occupa due ristrette fasce orientate N-S e NW-SE, sia perché occupa i depositi di copertura più recenti e complessivamente meno resistenti alla erosione. Veduta da Carradore – Contrasto tra Dominio Metamorfico e Carbonatico. La struttura acquifera del Tacco del Sarcidano è costituita dalla copertura calcareo dolomitica, mentre le argille, le arenarie e il sottostante basamento paleozoico, fungono da substrato impermeabile. Il reticolo idrografico non è molto sviluppato, e questo è da mettere in relazione con la buona permeabilità della roccia. Il susseguirsi degli eventi tettonici, particolarmente terziari, quali grandi faglie a carattere prevalentemente distensivo, tra le quali quella di Funtanamela, ha determinato la formazione di un complesso sistema di fratture sub-verticali che interessando tutta la copertura carbonatica assume un ruolo fondamentale nell’accumulo e nella circolazione delle acque sotterranee. Le fessure assumono un andamento preferenziale lungo la direzione NW-SE in conformità con la direzione delle principali linee di faglia. Questa faglia assume quindi un ruolo importante nel contesto di questo schema, come sbarramento, condizionando così la direzione dei deflussi sotterranei e favorendo l’accumulo delle riserve. Infatti sbarra i deflussi provenienti da N-E creando un bacino di raccolta sotterraneo, evidenziato dalle sorgenti di trabocco allineate lungo di essa. La permeabilità delle dolomie e dei calcari dolomitici è quindi prevalentemente legata alla intensa fatturazione che associata a fenomeni carsici di medio-bassa entità dà all’ammasso roccioso un grado di permeabilità variabile da mediamente permeabile MP a altamente permeabile AP. L’area del Sarcidano è particolarmente sfruttata da tempo, le sorgenti maggiori vengono infatti captate per uso potabile, restano però ancora molte quelle non utilizzate.