Magnificat JS Bach

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54° anno dalla fondazione
52° anno dalla fondazione
Stagione di concerti
4
2014-2015
Giovedi 4 dicembre 2014 - ore 20,45
CHIESA COLLEGIATA - SONDRIO
52° anno dalla fondazione
54° anno dalla fondazione
J.S. Bach
Magnificat
(BWV 243)
Suite n. 3 in re magg. (BWV 1068)
Elena Bertuzzi, soprano
Laura Brugnera, contralto
Vincenzo Di Donato, tenore
Davide Benetti, basso
Coro “LA STAGIONE ARMONICA” DI PADOVA
Maestro del coro: Sergio Balestracci
Ensemble Barocco dell’Orchestra Filarmonica Italiana
Direttore: GIANCARLO
DE LORENZO
PROGRAMMA
JOHANN SEBASTIAN BACH
La stagione di concerti 2014-2015 è realizzata
con il sostegno di:
(1685-1750)
MINISTRO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI
Direzione generale per lo spettacolo dal vivo
Suite (Ouverture) n° 3 in re maggiore (BWV 1068)
ouverture
air
gavotte I e II
bourrée
gigue
REGIONE LOMBARDIA
Direzione Generale Culture, Identità e Autonomie
della Lombardia
PROVINCIA DI SONDRIO
Settore Istruzione e Cultura
COMUNITÀ MONTANA ALTA VALTELLINA
DI BORMIO
Organico: 2 oboi, 3 trombe; timpani; 2 violini, viola; basso continuo (violoncello,
“violone”), organo e cembalo.
COMUNE DI SONDRIO
COMUNE DI SONDALO
COMUNE DI BORMIO
B.I.M. Bacino Imbrifero Montano dell’Adda
Magnificat in re maggiore per 2 soprani, contralto, tenore,
Fondazione Pro Valtellina
basso, coro misto e orchestra (BWV 243)
Fondazione Credito Valtellinese
AMICI DELLA MUSICA - SONDALO
Periodico di cultura musicale e spettacolo
Direttore Responsabile: IRENE TUCCI
Editore:
AMICI DELLA MUSICA, Sondalo
Autorizzazione Tribunale di Sondrio nr. 214
Registro Stampa del 2.10.1990
Stampa: Lito Polaris - Sondrio
Magnificat (coro)
Et exultavit spiritus meus (soprano II)
Quia respexit humilitatem (soprano I, oboe d’amore)
Dicent omnes generationes (coro)
Quia fecit mihi magna (basso)
Et misericordia (duetto contralto, tenore)
Fecit potentiam (coro)
Deposuit potentes (tenore)
Esurientes implevit (contralto)
Suscepit Israel(terzetto soprano I, soprano II,
contralto)
Sic locutus est (coro)
Gloria (coro)
Organico: voci soliste (2 soprani, contralto, tenore, basso); coro misto a 5 voci;
2 flauti traversi, 2 oboi, 2 oboi d’amore; 3 trombe; timpani; archi;
basso continuo (violoncello, “violone” [fagotto], organo, cembalo).
Canticum Mariae
Magnificat anima mea Dominum
Et exultavit spiritus meus in Deo salutari meo,
Quia respexit humilitatem ancillae suae. Ecce enim ex hoc beatam
me dicent
Omnes generationes.
Quia fecit mihi magna Qui potens est, et sanctum nomen Eius,
Et misericordia Eius in progenies et progenies timentibus Eum.
Fecit potentiam in brachio suo, dispersit superbos mente cordis sui.
Deposuit potentes de sede et exaltavit humiles,
Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes.
Suscepit Israel puerum suum recordatus misericordiae suae,
Sicut locutus est ad patres nostros, Abraham et semini eius in saecula.
Gloria Patri, gloria Filio, gloria et Spiritui Sancto. Sicut erat in
principio et nunc et semper et in saecula saeculorum. Amen.
Cantico di Maria
La mia anima glorifica il Signore
E il mio spirito esultò in Dio mio salvatore, perché ha guardato
all’umiltà della sua ancella.
Ecco che dunque per questo mi dicono beata
Tutte le generazioni.
Poiché Colui che può fece per me
Grandi cose, e il Suo nome è santo,
E la Sua misericordia va di progenie in progenie a coloro che lo
temono.
Fece potente il suo braccio, disperse i superbi nella mente e nel
cuore,
Depose i potenti dal trono ed esaltò gli umili,
Colmò di bene gli affamati, vanificò i ricchi,
Sostenne Israele suo figlio e lo ricordò nella sua misericordia.
Così aveva parlato ai nostri padri, ad Abramo e ai suoi
discendenti nei secoli.
Gloria al Padre, gloria al Figlio, gloria allo Spirito Santo.
Com’era in principio e ora e sempre nei secoli dei secoli. Così sia.
Universalità di un’icona
È
sicuramente una circostanza fortuita il fatto che entrambe le
composizioni in programma siano dei best-seller televisivi – un
frammento del Magnificat in quanto stacco iniziale di un noto talkshow politico de La7 di qualche anno fa; il secondo movimento
della Suite (l’Aria sulla quarta corda) reso noto dall’elaborazione
fantasiosa e affascinante dei Swingle Singers (e da altri arrangiamenti
similari), da più di trent’anni sigla del più noto programma italiano
di divulgazione scientifica.
Eppure, questo fatto la dice lunga sulla capacità di penetrazione
della musica di Johann Sebastian Bach (1685–1750) in un sistema
di icone culturali; icona magari appannata, a confronto con ambiti che ben più
dominano il mercato, ma pur sempre, e
indubbiamente, icona.
È un’immagine che si insedia nell’immaginario collettivo (e questo insediamento,
evidentemente, è il benvenuto, in un paese
in cui la musica classica nel suo aspetto
“naturale” – cioè non ridotta in pillole o
edulcorata – semplicemente non esiste nella
coscienza comune). Ma anche, ovviamente,
oggetto di marketing, spesso banalizzato e
corrotto; a esecuzioni discutibili o addirittura scadenti basta il sigillo di un network e la creazione di un
personaggio intrigante per diventare punto di riferimento unanimamente acclamato.
Un’icona, la musica di Bach lo è stata anche per molti versi nel
percorso storico musicale, fin da quando nell’ultimo scorcio di Settecento a Vienna il barone von Swieten mostrava a Mozart, Haydn e
Beethoven la sua collezione di manoscritti bachiani, portando questa
musica a conoscenza di tre grandi compositori che ne avrebbero
fatto tesoro in varie forme (eclatante il caso di Beethoven che nella
sua ultima produzione prende a “contaminare” i caratteri della
forma-sonata con quelli della fuga, lasciando che fughe e fugati di
ogni genere si insinuino nelle sue composizioni). Risalendo poi su
su lungo l’Ottocento, dove l’arte di Bach fornisce a taluni tecniche
costruttive, a talaltri (Liszt fra questi) più atmosfere e suggestioni
poetiche; giungendo al Novecento, dove fra i mille omaggi si può
citare quello di Alban Berg, che negli anni Trenta sceglie un corale
di Bach come punto di approdo e trasfigurazione del suo Concerto
per violino “alla memoria di un angelo”. (Ma ancora, poi, c’è lungo
la storia della musica il filo rosso di quel nome, B-A-C-H, che letto
in termini di note secondo la nomenclatura tedesca, si bemolle-lado-si, diventa oggetto musicale di culto per Schumann, Liszt, Reger,
Busoni e molti altri).
Quest’icona e questo mito, nel percorso musicale, si fondano su
alcuni elementi che effettivamente sono caratteri fondanti dell’arte
bachiana.
La musica di Bach è economia: trarre il massimo vantaggio dal minimo materiale possibile, perseguire la coerenza di una composizione
formandola a partire da pochi tratti elementari, dare a questi ultimi
innumerevoli fogge sempre diverse ma sempre sorelle.
È architettura: sia nella costruzione degli edifici polifonici più
arditi, sia in composizioni in cui i mezzi strumentali in gioco sono
molto più ridotti, come per esempio le Suites per violoncello. In
brani del genere, addirittura, delle due dimensioni spaziali di cui
si compone normalmente la musica (quella orizzontale, melodica,
e quella verticale, armonica) solo la prima può essere espressa per
davvero, perciò Bach ricrea in musica nientemeno che la prospettiva:
là su una tela a due dimensioni si simula anche la terza (quella della
profondità), qua in Bach sulla “tela” musicale si simula la seconda
(quella armonica).
È rappresentazione: è pittura di affetti e moti dell’animo secondo
corrispondenze in parte codificate dalla prassi del tempo, in parte
del tutto originali e impressionanti per la loro efficacia evocativa.
È pensiero: trarre tutte le conseguenze possibili e necessarie da un
solo oggetto musicale è come sviscerare un’idea e considerare le
altre che ne derivano. Un lavoro talvolta così astratto sul linguaggio musicale ha il fascino della pura speculazione; non è un caso
se un’opera che ha suscitato un richiamo particolare sui posteri è
l’Arte della fuga, che normalmente viene considerata come priva
di un destinatario strumentale (clavicembalo? quartetto d’archi?
orchestra?) fissato una volta per tutte, e perciò svincolata addirittura
dalla materialità del mezzo esecutivo.
L
e due composizioni in programma porgono il destro per menzionare due caratteri decisivi della musica di Bach. Nel caso del
Magnificat BWV 243, si tratta del rapporto col sacro.
È, questo, un tema delicato, perché gli ultimi decenni di studi bachiani hanno portato a mettere in dubbio alcune delle convinzioni
più radicate nella lunga storia della ricezione di Bach. Ad esempio,
la convinzione che il punto di approdo del suo percorso di compositore, da lui ricercato e anelato, sia la musica sacra, nella forma
privilegiata delle cantate da chiesa da scriversi a cadenza regolare
da un certo punto in poi.
Lo studio scientifico dei manoscritti, le datazioni più attendibili, la
ricognizione più completa delle riscritture (molte pagine musicali,
nella prassi di Bach, possono diventare pezzi “nuovi” semplicemente
aggiungendo o cambiando il testo che si canta) restituiscono un’immagine un po’ diversa (e senza dubbio rivoluzionaria) del percorso
di Bach, che chiarisce quanto la musica strumentale e profana sia
stata per il compositore esperienza decisiva e ambita.
Tralasciando questa questione delicata (comunque importantissima)
resta fuor di dubbio che l’arte di Bach (peraltro religiosissimo) ha
moltissimo a che vedere col sacro, e con esso si lega in maniera
straordinaria, cogliendone in maniera unica alcuni aspetti essenziali.
Fra essi, si può individuare nel Magnificat quello della festa.
Il testo cantato in quest’ampia composizione per due soprani, contralto, tenore, basso, coro misto e orchestra è quel cantico di gioia
e ringraziamento (tramandato dal Vangelo) che Maria pronuncia
quando incontra la cugina Elisabetta, rispondendo al suo saluto.
«L'anima mia magnifica il Signore / e il mio spirito esulta in Dio,
mio salvatore».
«Magnifica», «esulta»; e perciò la musica (in particolare il movimento d’apertura, che si rifà esplicitamente alla struttura del concerto
italiano) manifesta giubilo, splendore sonoro, esuberanza, un sovrappiù di energie vitali, persino euforia. (Originariamente, Bach
scrisse il Magnificat per il Natale – festività liturgica gioiosa per
eccellenza – del 1723, includendo anche alcuni testi natalizi che poi
furono esclusi dalla versione successiva, che si ascolta normalmente).
La festa musicale si nutre anche di effetti che non è esagerato definire
scenico-drammatici: il terzo movimento, l’espressivo Quia respexit,
viene troncato dall’improvviso irrompere (un vero choc) dell’Omnes
generationes, affidato al coro nella sua interezza. La festa è anche
virtuosismo, che si mostra in particolare nell’ottavo numero della
composizione, Deposuit potentes, ardua e brillante aria del tenore.
Il Magnificat si chiude con due interventi del coro, nel secondo dei
quali (Gloria Patri), il giubilo e lo splendore sonoro sono indiscussi
protagonisti della partitura.
L
a seconda composizione in programma è la Suite n. 3 per orchestra
in re maggiore BWV 1068.
Le quattro Suites (o Ouvertures) per orchestra sono musiche con
funzione di intrattenimento che Bach scrisse fra il 1717 e il 1723
a Cöthen, dove il principe Leopold era incline (come molti altri
regnanti tedeschi) ad animare la vita della corte con uno sfarzo
ispirato esplicitamente al caso Versailles. Il gusto francese era perciò
penetrato in terra tedesca, e una frequente manifestazione musicale
era l’adozione di danze strumentali di ascendenza francese, con
stilemi risalenti a Lully.
La riflessione che ci porge un brano come questo riguarda uno
degli aspetti più eclatanti dell’arte di Bach: la capacità di sintesi di
diverse culture. Nella sua produzione si avvicendano fra l’altro Suites
francesi, Suites inglesi, un Concerto italiano, ancora un’Ouverture
francese: non si tratta di meri titoli, ma per lo più di riferimenti a
stili diversi che dal compositore vengono assimilati e trasfigurati da
una straordinaria capacità di ricrearli, a volte in maniera visionaria.
In quel libro mirabile che è Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda
brillante di Douglas R. Hofstadter, che pone in relazione le ricerche
logico-matematiche di Gödel, le illusioni ottiche di Escher e la
musica di Bach in un grande studio sull’intelligenza umana e artificiale (caso più unico che raro di libro capace di coniugare fra loro
diverse discipline senza cadere nel banale o nel grottesco) l’autore
gioca con questa caratteristica di Bach scrivendo a un certo punto
una Suite anglo-franco-italo-tedesca: la quale nel libro consiste in una
traduzione nelle quattro lingue, intrecciate fra loro, del funambolico
e teoricamente intraducibile Jabberwocky di Lewis Carroll.
Così come il poemetto di Carroll in teoria non si potrebbe tradurre, allo stesso modo Bach si cimenta nel compito di tentare una
sintesi fra le diverse culture musicali che convivono intorno a lui.
Nella Suite per orchestra la cultura dominante è quella francese: i
movimenti, designati proprio in francese, sono un’Ouverture, il
celeberrimo Air, due Gavottes, una Bourrée e la Gigue conclusiva.
Lo stile francese è del tutto riconoscibile, ma filtrato dalla consapevolezza di un compositore che in qualche modo si pone come
punto di incontro enciclopedico fra culture.
È, dunque, Bach un’icona, e porge l’occasione per innumerevoli
spunti, sia reali sia artefatti, sia momenti di conoscenza sia mere
strategie di marketing. La prospettiva universale alla quale abbiamo
appena accennato è certamente fra i suoi aspetti più affascinanti,
e soprattutto oggi ha molto da dire: in un tempo in cui i nuovi
nazionalismi, il culto del territorio e il feticcio della globalità incrociano le armi senza che ancora fra essi si possa intravedere una
sintesi possibile.
Alfonso Alberti
ELENA BERTUZZI, soprano
Si è diplomata in canto lirico al Conservatorio “E. F. Dall’Abaco”
di Verona; ha seguito i corsi di prassi esecutiva della musica antica
tenuti da Claudio Cavina alla SIFD di Bologna, oltre a vari corsi
estivi con Rossana Bertini e Cristina Miatello.
Ha tenuto numerosi concerti come solista e in formazioni cameristiche, collaborando con orchestre e gruppi specializzati in Italia e
all’estero partecipando ad importanti festival musicali.
Collabora con diversi ensembles: Accademia Strumentale Italiana
diretta da Alberto Rasi; Reverdie, con cui ha registrato “Nox lux” e
“Sponsa regis” per WDR-Arcana; Cantimbanco, gruppo madrigalistico di Verona; Athestis Chorus & Consort, diretti da F.M. Bressan;
Cappella Artemisia, diretta da Candace Smith; Laus Concentus.
Incide per “Giunti-Demetra”.
LAURA BRUGNERA MURARO, mezzosoprano
Nata a Feltre nel 1983, dopo la laurea magistrale in Biotecnologie
mediche e farmaceutiche, ha proseguito lo studio del canto lirico
diplomandosi presso il Conservatorio di musica “Venezze” di Rovigo. Attualmente prosegue gli studi di canto presso la Scuola di
musica “A. Miari” di Belluno sotto la guida dell’insegnante Elena
Filini. Ha frequentato il corso di canto barocco tenuto dal contralto Sara Mingardo presso il conservatorio di musica “Pollini” di
Padova nel 2009. Svolge la sua attività soprattutto nell’ambito della
musica corale polifonica, con particolare interesse nei confronti del
repertorio rinascimentale e barocco, collaborando con numerosi
gruppi principalmente con La Stagione Armonica di Padova con la
quale ha eseguito i Madrigali dal libro VIII di Claudio Monteverdi
al Castello Reale di Varsavia e ha cantato sotto la direzione, fra gli
altri, di Riccardo Muti, Claudio Scimone, Ottavio Dantone, Sergio
Balestracci.
VINCENZO DI DONATO, tenore
Collabora con numerosi ensembles italiani prediligendo il repertorio
rinascimentale, barocco e oratoriale.Ttra le composizioni eseguite,
diversi Oratori di Haendel e Cantate di J.S.Bach, Vespro della beata
Vergine di Monteverdi, Petite Messe Solennelle e Stabat Mater di Rossini, Lazarus di Schubert, Elias di Mendelsshon, Requiem di Verdi,
Stabat Mater di A. Dvorak, Faust-Simphonie di Listz, IX Sinfonia
di Beethoven e Der Rose Pilgefahrt di Schumann.
Si è esibito in prestigiosi Festival e Teatri in Europa , USA ( Lincoln
Center,New York ) , Sud America (Teatro Avenida, Teatro Coliseum
di Buenos Aires ) , Giappone ( la folle journeè in Tokio )
maturando la propria esperienza con direttori quali S. Vartolo,
A. Curtis, P. Maag, A.Ceccato, A. Florio, R.Gini, F.M.Bressan,
A.L.King, A.Orizio, P.Neumann, Valade, R.Alessandrini, M.Gester,
F. Pirona, U.Michelangeli, P. Nemeth, P.Csaba.
Dirige l’”Ensemble Templum Musicae” con il quale ha prodotto
una incisione discografica con musiche di Salvatore Sacco edita da
Carus per Amadeus e una di musiche a corte di Isabella di Capua
Gonzaga. E’ docente presso il Conservatorio di musica di Verona.
DAVIDE BENETTI, basso
Diplomatosi nella classe di canto di Paola Fornasari Patti presso il
Conservatorio “A. Pedrollo” di Vicenza, ha studiato con William
Matteuzzi e seguito corsi di specializzazione sulla prassi esecutiva
della musica antica con Gloria Banditelli. Ha inoltre frequentato
il corso di composizione presso il Conservatorio “G. Rossini” di
Pesaro.
Nel 2013 si è diplomato presso la Schola Cantorum Basiliensis di
Basilea (Svizzera), dove ha studiato con Ulrich Messthaler e ha frequentato diversi corsi con insegnanti quali Margreet Honig, Gerd
Türk, Anthony Rooley.
Si è esibito in molte occasioni in Italia e all’estero nel repertorio
rinascimentale e barocco, sia come solista, sia in ensemble vocale.
Ha cantato per il Festival Monteverdiano di Cremona, il Festival
AMUZ di Anversa (B) e per il Festival Oude Muziek di Utrecht (NL).
Ha registrato per le etichette Tactus, Concerto, Arcana, Ricercar,
Brilliant, per Rai5, RTVE e Radio Clasica (Spagna) e per France
Musique (Francia). Collabora con alcuni dei maggiori gruppi vocali
italiani e svizzeri specializzati nell’esecuzione della musica antica
quali La Stagione Armonica, Odhecaton, Cantarlontano, Il canto di
Orfeo, Concerto Romano, De Labyrintho, Voces Suaves.
Nel Natale 2010 ha cantato come solista nel “Vespro della Beata
Vergine” di Monteverdi eseguito all’Auditorium di Milano per la stagione de laVerdi, e nell’oratorio “Israele in Egitto” di G. F. Händel.
Nel 2012 ha partecipato all’opera “The Fairy Queen” di H. Purcell, spettacolo nato come coproduzione del balletto del Teatro di
Basilea e dell’orchestra La Cetra con la Schola Cantorum Basiliensis.
L’opera è stata rappresentata nel Teatro di Basilea sotto la direzione
di Andrea Marcon.
Nel 2013 ha lavorato presso il Teatro alla Scala di Milano per l’opera
“Cuore di cane” di Alexander Raskatov e ha cantato il ruolo di Caronte nell’“Orfeo” di Claudio Monteverdi. Nel gennaio successico è
tornato al Teatro alla Scala di Milano per la messa in scena dell’opera
“Die Soldaten” di Bernd Alois Zimmermann.
Coro LA STAGIONE ARMONICA DI PADOVA
S1Elena Bertuzzi* - Maria Assunta Breda - Ernesta Pontarollo Yoko Sugai
S2 Stefania Cerruti - Marina Meo - Sara Pegoraro - Federica Cazzaro
C Laura Brugnera* - Viviana Giorgi - Francesca Martinelli - Alessandra Perbellini
T Vincenzo Di Donato* - Michele Da Ros - Maurizio Minelli Stefano Palese
B Davide Benetti* - Domenico Mento - Alessandro Magagnin Nicola Rampazzo
nota*: solisti
La Stagione Armonica viene fondata nel 1991 dai madrigalisti del
Centro di Musica Antica di Padova. L’Ensemble, specializzato nel
repertorio rinascimentale e barocco, ha lavorato con musicisti quali
Andrea von Ramm, Anthony Rooley, Nigel Rogers, Jordi Savall,
Peter Maag, Gianandrea Gavazzeni, Gustav Leonhardt, Andrea
Marcon, Ottavio Dantone, Stefano Demicheli, Reinhard Goebel,
Howard Shelley, Zsolt Hamar e, dal 2009, con Riccardo Muti. Ha
collaborato con orchestre e gruppi strumentali tra cui Hesperion
XX, Accademia Bizantina, Orchestra Acàdemia 1750 (Barcellona),
Dolce & Tempesta, Orchestra Barocca di Venezia, Il Giardino
Armonico, Orchestra di Padova e del Veneto, Orchestra Giovanile
Luigi Cherubini, Orchestra Giovanile Italiana.
Ha partecipato ai più importanti festival e rassegne in Italia e all’estero: Ravenna Festival, Musica e Poesia a San Maurizio a Milano,
Settembre Musica a Torino (MiTo), Festival Claudio Monteverdi
a Cremona, , TrentoMusicAntica, Festival Barocco di Viterbo, le
Serate Musicali di Milano, Festival Abbaye d’Ambronnay, York
Early Music Festival, Festival delle Fiandre, Festival Europäische
Kirchenmusik, Salzburger Festspiele. Ha tenuto concerti in Svizzera,
Germania, Francia, Portogallo, Austria, Spagna, Gran Bretagna,
Belgio, Olanda e Polonia ed ha collaborato con enti ed associazioni
quali gli Amici della Musica di Firenze, Amici della Musica di Padova, la Fondazione Levi e il Teatro La Fenice di Venezia, l’Ente Lirico
Arena di Verona, l’Unione Musicale di Torino, la Schola Cantorum
Basiliensis, il Teatro del Maggio Fiorentino, il Teatro Municipale di
Piacenza e il Teatro Nuovo “Giovanni da Udine” di Udine.
Ha registrato per la RAI, per le radio e televisioni tedesca, svizzera,
francese, belga ed ha inciso per Astrée, Tactus, Denon, Argo-Decca,
Rivo Alto, Arabesque, Symphonia, Bongiovanni, CPO, Archiv,
Deutsche Grammophon, Sony, Brilliant, Fuga Libera e per la rivista
Amadeus.
E’ stata chiamata a collaborare con il Maestro Riccardo Muti ed
ha eseguito la Missa Defunctorum di Giovanni Paisiello, il Requiem
in do minore di Luigi Cherubini con l’Orchestra Giovanile Luigi
Cherubini a Salisburgo (Austria) per Salzburger Festspiele, Nairobi
e nei più importanti teatri italiani.
Sotto l’esperta guida del maestro Sergio Balestracci, ha inoltre selezionato tra i propri cantanti un gruppo per dar vita ad un Coro
da Camera al fine di approfondire lo studio e la pratica di repertori
che richiedono un piccolo organico vocale.
SERGIO BALESTRACCI, maestro del coro
Nato a Torino nel 1944, dopo gli studi musicali al Conservatorio di
Piacenza ha studiato flauto diritto con Edgar Hunt diplomandosi
successivamente in questo strumento al Trinity College of Music di
Londra. Laureatosi in storia moderna all’Università di Torino, ha
iniziato molto presto un’attività concertistica, sia come strumentista,
sia come vocalista, nel campo della musica rinascimentale e barocca,
contribuendo tra i primi in Italia alla riscoperta di quel repertorio.
Fondatore dell’Accademia del Flauto dolce e dell’Accademia del
Santo Spirito di Torino, ha curato la revisione di diverse composizioni sei-settecentesche in prima esecuzione moderna (“David” di
Scarlatti, “San Giovanni Battista” di Stradella “Te Deum” di Fiorè,
“Requiem” di Bassani, ecc). E’ stato tra i fondatori dell’orchestra
barocca “Academia Montis Regalis” e attualmente insegna flauto
dolce al Conservatorio “C. Pollini” di Padova. Da tempo è anche
attivo come musicologo; in questa veste è stato docente presso la
Scuola di Alto Perfezionamento Musicale di Saluzzo e l’Accademia
Filarmonica Trentina; è stato inoltre docente di Storia della Prassi
esecutiva presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Dal 1996
collabora stabilmente con ”La Stagione Armonica” di Padova, della
quale è direttore principale e artistico dal 1997.
ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA
L’Orchestra Filarmonica Italiana, vanta un repertorio corposo che
spazia dal sinfonismo, al teatro lirico, al balletto con esecuzioni di
titoli contemporanei anche in prima mondiale.
Di considerevole prestigio i direttori con i quali l’Orchestra ha
collaborato nella ultraventennale attività dalla sua fondazione (fra
gli altri, Marcello Viotti, Nello Santi, Stefano Ranzani, Yuri Ahronovich, Carlo Franci, Marcello Rota, Marko Letonja) così come gli
interpreti di canto (Mariella Devia Gavazzeni, Raina Kabaivanska,
Ghena Dimitrova, Katia Ricciarelli, Pietro Ballo, Josè Carreras,
Andrea Bocelli, Josè Cura, Renato Bruson, Cecilia GasdiaTiziana
Fabbricini, per citarne alcuni) Non certo marginale è anche l’interesse sollevato dall’OFI in ambito discografico con la registrazione
di molti titoli, anche inusuali.
L’OFI è abitualmente invitata dai maggiori enti lirici e teatri di
tradizione nazionali per prendere parte alle loro produzioni.
Notevole interesse ha riscosso la sua tournée con musica italiana
in Belgio e Olanda.
L’Orchestra Filarmonica Italiana ha inoltre preso parte a molte
trasmissioni musicali della RAI e dell’emittente vaticana, diffuse
anche in mondovisione e via internet.
GIANCARLO DE LORENZO, direttore
Ha compiuto i suoi studi presso il Conservatorio di Brescia, diplomandosi in Organo e Composizione organistica sotto la guida
del maestro Franco Castelli. Dopo avere conseguito il diploma di
Maturità classica, ha proseguito i suoi studi alla Facoltà di Lettere
e Filosofia dell’Università di Bologna, presso il D.A.M.S. nella
sezione Musica.
Già direttore stabile dal 1992 dell’Orchestra “Vox Auræ” di Brescia, nel 2003 gli viene affidata la carica di Direttore artistico e
Direttore principale dell’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza,
con la quale effettua numerosissimi concerti in Italia ed all’estero.
Ha collaborato con grandi solisti fra i quali: Luis Gonzàles Uriol,
Marco Fornaciari, Andrea Bacchetti, Sergej Krylov, Francesco
Manara, Angelo Persichilli, Emil Klein, Gabriella Costa, Umberto
Clerici, Brigitte Engerer, Philippe Entremont, Michael Rudy, Elisso
Virsaladze, Shlomo Mintz, Uto Ughi. Ha diretto in più occasioni
varie orchestre italiane ed estere tra le quali l’Orchestra Sinfonica
di Sanremo, per la quale dal 1º gennaio 2015 assumerà l’incarico
di Direttore artistico.
INGRESSI
SOCI: “Amici della Musica- CID”: concerto in abbonamento
NON SOCI: biglietto € 20 - ridotto (giovani e studenti) € 6
INFORMAZIONI e VENDITA ABBONAMENTI e BIGLIETTI, presso:
MORBEGNO - Biblioteca “E. Vanoni”
via Cortivacci, 4 (tel. 0342 610323)
SONDRIO - “La Pianola” - via Battisti, 66
(tel. 0342 219515)
TIRANO - “Cartolibreria MARCOM”
P.zza Basilica, 41 (tel. 0342 052386)
SONDALO - Segreteria “Amici della Musica”
via Verdi 2 (tel. 0342 801816 - cell. 348 3256939)
[email protected] - www.amicidellamusica.org
BORMIO - Uffcio Turistico
via Roma, 131/b (tel. 0342 903300)
SERVIZIO BUS NAVETTA (gratuito per i soci)
MORBEGNO (S. Antonio) 19,40
Talamona (bivio)
19,45
Ardenno (bivio)
19,55 San Pietro B.
20,05
Castione A. (bivio)
20,10
Sondrio (rotonda via Milano)20,15
SONDRIO P.le Bertacchi 20,20
SEMOGO
Isolaccia
Premadio
BORMIO (Perego)
Santa Lucia (ponte)
Grailè
SONDALO (v.le Libertà)
Grosio
Grosotto
Mazzo/Tovo/Lovero
Sernio (Valchiosa)
TIRANO (P.za Marinoni)
Madonna di Tirano
Villa di Tirano (Stazione)
Bianzone (bivio)
Tresenda (Stazione)
S.Giacomo (Stazione)
Chiuro/Ponte (Stazione)
Montagna Piano (Trippi)
SONDRIO P.le Bertacchi
18,30
18,35
18,40
18,45
18,50
19,00
19,10
19,16
19,20
19,25
19,35
19,40
19,45
19,48
19,50
19,53
20.00
20,05
20,10
20,20
PROVINCIA DI SONDRIO
COMUNE DI SONDRIO
COMUNE DI SONDALO
N. 12 - 2014
SUPPLEMENTO NR.1 AL PERIODICO
Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale
“AMICI DELLA MUSICA-SONDALO” NR. 5/2014
D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46)
art. 1, comma 1, DCB Sondrio
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