Complementi di Petrografia N.O Scienze Geologiche, Lezione n. 4
CLASSIFICAZIONE E STRUTTURE DELLE ROCCE METAMORFICHE
Questa parte del Corso tratta la caratterizzazione descrittiva delle rocce metamorfiche.
Queste derivano da protoliti ignei, sedimentari o metamorfici. La composizione chimica del
materiale di partenza (il protolite) controlla la composizione mineralogica e chimica delle rocce
metamorfiche.
La struttura delle rocce metamorfiche può essere controllata dalla struttura della roccia di
partenza. Molti basalti metamorfosati in assenza di deformazione preservano ancora le strutture
ofitiche originarie e strutture a grana molto grossa derivanti da originarie rocce ignee intrusive sono
spesso preservate anche in rocce metamorfiche di alto grado. Infine le rocce meta-sedimentarie di
basso grado spesso preservano ancora le stratificazioni sedimentarie di partenza. La maggior parte
delle rocce metamorfiche sviluppa comunque strutture di distinta origine metamorfica. Queste
possono essere controllate da processi di riscaldamento in assenza di deformazione, come
generalmente accade nelle aureole di contatto attorno ai plutoni, oppure possono essere determinate
dalla deformazione che spesso accompagna i processi tettonici e che causano metamorfismo a
grande scala. La distribuzione della deformazione (cioè la presenza o meno di deformazione)
durante un determinato evento tettonico e metamorfico controlla pertanto lo sviluppo delle strutture
che caratterizzano i prodotti metamorfici.
Questo genere di ricostruzioni si basa sull’analisi tessiturale e strutturale delle rocce
metamorfiche e rappresenta il primo e più importante obiettivo nello studio petrografico delle rocce
metamorfiche.
1. Il materiale di partenza delle rocce metamorfiche
Tutti i processi metamorfici formano rocce da altre rocce, chiamate protoliti, le cui
condizioni di equilibrio termodinamico iniziale vengono turbate a causa di riscaldamento più o
meno associato a traslazioni tettoniche. Il metamorfismo può quindi coinvolgere tutti i possibili tipi
di rocce costituenti la crosta ed il mantello terrestre.
Il metamorfismo è considerato un processo a sistema chiuso (anche se localmente l’apporto
di elementi esterni alla roccia causa forti variazioni composizionali del materiale di partenza metasomatismo). Comunque il riscaldamento delle rocce causa generalmente il rilascio di volatili
(e.g. H2O, CO2) che sono strutturalmente incorporati nei silicati idrati (miche, anfiboli) nei
carbonati e in altri minerali contenenti volatili. Senza considerare i volatili, il metamorfismo può
quindi essere considerato un processo globalmente isochimico, anche se il metamorfismo
isochimico in senso stretto è estremamente raro, dato che alla perdita di volatili si associa la perdita
di altri componenti che tendono a ripartirsi nelle fasi fluide rilasciate (ad es. gli alcali).
Occorre pertanto considerare le composizioni dei materiali di partenza per chiarire la natura
e i meccanismi del processo metamorfico. La composizione media della crosta e del mantello é
riportata in Tabella 1. Il mantello costituisce gran parte del nostro pianeta. Come indicato dalla
geofisica e dalla presenza di frammenti del mantello esposti in superficie sia come xenoliti nelle
lave, sia come unità tettoniche nelle catene orogeniche, il mantello è dominato da rocce
ultrafemiche (peridotiti). Gran parte del mantello è allo stato solido e subisce continue
ricristallizzazioni a causa di movimenti convettivi e processi tettonici. Quindi quasi tutte le rocce
del mantello si comportano come rocce metamorfiche (vedi Fig. 1B della lezione 3): la
composizione del mantello è pertanto rappresentativa del gruppo di rocce più diffuse nel pianeta.
Tabella 1. Composizione della crosta e del mantello (Da Bucher e Frey, 1994).
Mantello
Crosta
Crosta
Basalto
continentale
oceanica
SiO2
45.3
60.2
48.6
47.1
TiO2
0.2
0.7
1.4
2.3
Al2O3
3.6
15.2
16.5
14.2
FeO
7.3
6.3
8.5
11.0
MgO
41.3
3.1
6.8
12.7
CaO
1.9
5.5
12.3
9.9
0.2
3.0
2.6
2.2
Na2O
K2O
0.1
2.8
0.4
0.4
H2O
<0.1
1.4
1.1
<0.1
CO2
<0.1
1.4
1.4
<0.1
Tonalite
61.52
0.73
16.48
5.6
2.8
8.42
3.63
2.1
1.2
0.1
Le rocce crostali possono essere divise in rocce di ambienti continentali e oceanici (Tab. 1).
Le composizioni medie di basalti e tonaliti sono rispettivamente prese come rappresentative della
crosta oceanica e di quella continentale. La distribuzione delle rocce nella crosta (oceanica e
continentale) è riassunta in Tabella 2, che indica quali sono i protoliti crostali più possibili per le
rocce metamorfiche. Appare chiaro che le rocce femiche ignee (basalti e gabbri) sono le più
importanti e diffuse nella crosta oceanica (che copre aree molto più vaste della crosta continentale):
il clan delle rocce femiche è quindi un gruppo importante per la genesi delle rocce metamorfiche
(vedi le composizioni in Tabella 1 e 3).
I graniti e le rocce associate (granodioriti e quarzo dioriti) sono invece le rocce dominanti
nella crosta continentale. Le rocce metamorfiche da loro originate sono note come meta-granitoidi.
Su scala globale le rocce sedimentarie sono dominate dalle argilliti di origine pelagica e di
piattaforma, le cui composizioni tipiche sono indicate in Tabella 3. I sedimenti argillosi a grana
estremamente fine sono designati come peliti e rappresentano il gruppo più importante di rocce
metamorfiche di origine sedimentaria (metapeliti).
Tabella 2. Abbondanza di rocce nella crosta (da Bucher e Frey, 1994).
Rocce magmatiche
Rocce sedimentarie
Rocce metamorfiche
Rocce Magmatiche (64.7)
Graniti
Granodioriti
Sieniti
Basalti/gabbri
Peridotiti/duniti
64.7
4.9
27.4
16
17
0.6
66
0.3
Rocce sedimentarie (7.9)
Argilliti
Arenarie
Calcari
82
12
6
Le argilliti di derivazione continentale contengono tipicamente carbonati, e ciò è riflesso dall’analisi
chimica riportata in Tabella 3. Gli equivalenti metamorfici (e.g. i micascisti calcarei) rappresentano
un gruppo importante di metasedimenti nelle catene orogeniche. In riferimento alla Tabella 2, le
arenarie ed i calcari sono i rimanenti gruppi importanti di rocce sedimentarie, le cui composizioni
caratteristiche sono riportate in Tabella 3.
Tabella 3. Composizione della rocce sedimentarie e ignee più diffuse (Da Bucher e Frey, 1994).
Areanrie
SiO2
TiO2
Al2O3
Fe2O3
FeO
MgO
CaO
Na2O
K2O
H2O
CO2
70.0
0.58
8.2
0.5
1.5
0.9
4.3
0.58
2.1
3.0
3.9
Argilliti
(piattaforma)
50.7
0.78
15.1
4.4
2.1
3.3
7.2
0.8
3.5
5.0
6.1
Sedimenti
pelagici
54.9
0.78
16.6
7.7
2.0
3.6
0.72
1.3
2.7
9.2
-
Carbonati
(piattaforma)
8.2
2.2
1.0
0.68
7.7
40.5
35.5
Tonalite
61.52
0.73
16.48
5.6
2.8
8.42
3.63
2.1
1.2
0.1
Granito Basalto
MORB
70.11 49.2
0.42
2.03
14.11 16.09
1.14
2.72
2.62
7.77
0.24
6.44
1.66 10.46
3.03
3.01
6.02
0.14
0.23
0.70
La composizione delle rocce metamorfiche sono quindi controllate dalla composizione dei
possibili protoliti sedimentari e ignei più comuni riportati nelle Tabelle 1 e 3. La composizione delle
rocce metamorfiche può essere quindi convenientemente raggruppata in 7 classi principali di
composizioni totali caratteristiche.
2. Le sette classi composizionali delle rocce metamorfiche e dei loro protoliti
Le sette classi principali sono elencate in funzione della complessità composizionale
crescente:
1. Rocce ultrafemiche: generalmente di derivazione mantellica, molto ricche in Mg
(composizione tipica riportata in Tab. 1: peridotite).
2. Rocce carbonatiche: rocce sedimentarie dominate dai carbonati (calcite, dolomite) le
composizioni tipiche sono riportate in Tabella 3.
3. Peliti: le rocce metamorfiche originate da questo gruppo di protoliti sedimentari (le rocce
pelitiche di origine marina profonda sono più povere in CaO rispetto a quelle di piattaforma)
sono il gruppo più comune ed importante di rocce meta sedimentarie presenti nei terreni
metamorfici di varia origine. Gli equivalenti metamorfici sono noti come metapeliti (scisti
metapelitici e gneiss) e sono usualmente ricchi i minerali diagnostici per risalire al grado
metamorfico e sono molto importanti per lo studio dei terreni e dei processi metamorfici.
4. Marne: sono argilliti che contengono proporzioni significative di calcite. Le argilliti ricche
in carbonato sono i sedimenti caratteristici degli ambienti di piattaforma.
5. Rocce femiche: le rocce femiche metamorfiche (scisti femici, anfiboliti) derivano da
originarie rocce femiche, principalmente basalti e gabbri (vedi Tabelle 1 e 3). I basalti sono
volumetricamente molto diffusi nella crosta terrestre e le i prodotti metamorfici delle rocce
femiche sono molto diffusi nei terreni metamorfici. Rappresenta (insieme a quello pelitico
e ultrafemico) il sistema chimico più studiato dal punto di vista sperimentale ed è stato
utilizzato in passato per istituire e fondare il concetto di facies metamorfica.
6. Rocce quarzo feldspatiche: rocce di origine sediementaria (arenarie, grovacche) oppure di
origine ignea (graniti, granodioriti, tonaliti, monzoniti etc..) che sono moralmente dominate
da quarzo e da feldspati, Tab. 3). Gli gneiss che derivano da originarie rocce granitiche
possono essere designati come ortogneiss o metagranitoidi.
7. Altre composizioni totali: tutte le composizioni rimanenti dai protoliti delle rocce
metamorfiche sono di importanza minore e subordinata. Questa classe include i sedimenti
manganesiferi, i sedimenti ricchi in Ferro, le evaporiti le rocce ignee alcaline, etc.
3. Le strutture delle rocce metamorfiche
Il metamorfismo comporta variazioni strutturali e mineralogiche delle rocce di partenza. La
struttura è spesso usata per la classificazione delle metamorfiche. Le strutture memorizzano
informazioni importanti sia per risalire al tipo di ambiente tettonico in cui le rocce si sono formate,
sia per chiarire la natura del processo metamorfico. La caratterizzazione delle rocce metamorfiche
richiede pertanto una profonda descrizione e comprensione delle loro caratteristiche strutturali più
importanti.
La struttura di una roccia metamorfica risente fondamentalmente del tipo di deformazione
(ad esempio deformazione duttile oppure fragile) e dell’intensità della deformazione subita. Come
accennato nella Lezione n. 3, nei terreni metamorfici vengono spesso preservati importanti volumi
di rocce ‘relitte’ (che preservano informazioni degli eventi pre-metamorfici) che non vengono
attaccate dalla deformazione e che ricristallizzano (sviluppano minerali metamorfici) in assenza di
deformazione (ricristallizzazione STATICA), preservando così la memoria degli eventi più antichi
della loro storia evolutiva. Nei terreni metamorfici questi volumi di rocce indeformate sono
spazialmente associati a volumi di rocce metamorfiche che ricristallizzano sin-tettonicamente ed
appaiono quindi intensamente deformate (ricristallizzazione DINAMICA). Questa prima
distinzione di base della struttura delle rocce metamorfiche risulta fondamentale per la distinzione
dei processi evolutivi e rappresenta il primo passo nella scala dei riconoscimenti da eseguire sul
terreno e, successivamente, in laboratorio nel corso dell’analisi petrografia al microscopio.
Per struttura si intende l’organizzazione di parti di un volume di roccia, incluse le relazioni
geometriche tra le varie parti, le forme e le caratteristiche interne alle varie parti. Il termine struttura
si applica sia a corpi deformati che indeformati ed è indipendente dalla scala: si usano i prefissi
micro, meso e macro per indicare la scala di riferimento. Un esempio è riportato in Figura 1, che
illustra come una determinata deformazione duttile che sviluppa un sistema di pieghe sia pervasiva
ed osservabile alla scala della catena montuosa (macro-struttura), sia dell’affioramento e del
campione a mano (meso-struttura) sia alla scala della sezione sottile (micro-struttura).
Figura 1. da Best, 1982.
I seguenti termini si riferiscono preferenzialmente a rocce metamorfiche deformate (Fig. 2):
Fabric: termine inglese che si riferisce al genere e al grado di orientazione preferenziale dei granuli
in parti di un ammasso roccioso. Il termine è usato per descrivere l’orientazione preferenziale e/o
cristallografica di minerali e/o gruppi di minerali alla microscala. Può anche essere usato riferendosi
a meso o macroscale.
Layer (letto; espressioni equivalenti bands o bande). Rappresenta una parte di una sequenza di
corpi paralleli e di forma tabulare. I layers sono caratterizzati da composizione mineralogica
differente e si alternano ritmicamente tra loro (layering e banding). La scala può essere dal
millimetrica a centimetrica e può essere sia ereditato da alternanze composizionali premetamorfiche, sia di escusiva origine metamorfica (metamorphic layering). Il processo metamorfico
unito a deformazione può portare a una ridistribuzione dei granuli e/o dei componenti chimici sino a
portare alla differenziazione metamorfica delle rocce. I minerali e/o i componenti sono ridistribuiti
in modo tale da creare l’anisotropia modale e/o chimica di una roccia, senza cambiarne la
composizione totale
Foliazione. Struttura planare che si presenta in modo ripetitivo e pervasivo in una roccia. Alcuni
esempi di foliazione:
Layering regolare a scala centimetrica e millimetrica
Orientazione preferenziale planare di minerali tabulari e/o di forma allungata
Orientazione preferenziale planare di minerali lenticolari (shape preferred orientation)
Scistosità. Un tipo di foliazione costituita da granuli a grana relativamente grossa con orientazione
preferenziale. Normalmente nelle rocce fillosilicatiche al posto del termine scistosità si usa il
termine clivaggio ardesiaco (slaty cleavage) per indicare una struttura costituita dall’isoorientazione
di granuli di taglia finissima difficilmente distinguibili a occhio nudo.
Clivaggio (cleavage). Un tipo di foliazione che consiste di un set di superfici parallelele fittamente
spaziate tra loro lungo cui la roccia si spacca preferenzialmente (fissilità). Ci sono più tipi di
clivaggio:
clivaggio ardesiaco (slaty cleavage): clivaggio costituito dall’isoorientazione di fillosilicati a
grana finissima
clivaggio di frattura: definito da un insieme di fratture finemente spaziate tra loro.
Clivaggio di crenulazione (crenulation cleavage): collegato allo sviluppo di sistemi di micropieghe
(crenulazioni) che deformano una precedente struttura planare. Le micropieghe possono sviluppare
una nuova foliazione di piano assiale che rappresenta il clivaggio di crenulazione.
Struttura gneissica: un tipo di foliazione definita da un layering irregolare, spesso definito
dall’alternanza di letti micacei e fillosilicatici e letti quarzo feldspatici; la presenza di granuli di
forma lenticolare detti augen (dal tedesco: occhi) costituiti generalmente da minerali rigidi quali
feldspati e quarzo; la presenza di minerali orientati a grana relativamente grossa. Talora
l’isoorientazione dei minerali non è particolarmente marcata.
Lineazione:struttura lineare che si presenta in modo pervasivo e ripetitivo in una roccia. Può essere
definita da:
allineamento dell’asse di allungamento di minerali (es. anfiboli, pirosseni), si chiama
lineazione mineralogica;
allineamento di aggregati di minerali allungati;
allineamento di oggetti allungati (ciottoli fortemente deformati in un meta-conglomerato);
intersezione di due foliazioni, si chiama lineazione di intersezione;
parallelismo tra gli assi di micropieghe;
strie su superfici di faglia.
Figura 2. Tipi di foliazioni nelle
rocce. Da Passchier and Trouw
(1996).
a. Compositional layering
b. Preferred orientation of platy
minerals
c. Shape of deformed grains
d. Grain size variation
e. Preferred orientation of platy
minerals in a matrix without
preferred orientation
f. Preferred orientation of lenticular
mineral aggregates
g. Preferred orientation of fractures
h. Combinations of the above
4. La classificazione delle rocce metamorfiche
La classificazione delle rocce metamorfiche è più ristretta e meno vasta di quella delle rocce
magmatiche, caratterizzata dalla proliferazione di nomi locali e specifici. Le rocce metamorfiche
hanno pochi nomi e semplici. Non c’è un unico principio classificativi per descrivere le rocce
metamorfiche, il che comporta che tutte le rocce metamorfiche possono avere una serie di nomi
perfettamente corretti e accettati. Comunque, i criteri guida per la classificazione sono la
composizione mineralogica e la struttura. In aggiunta la composizione e la natura del protolita
sono altri importanti criteri classificativi. Esiste quindi una serie di nomi speciali.
I nomi delle rocce metamorfiche consitono di una radice e di una serie di caratteristiche
aggiuntive (opzionali). La radice può essere un nome speciale (e.g. anfibolite), o un nome che
descrive la struttura della roccia (e.g. gneiss). La radice generalmente sottintende alcuni minerali
dominanti nella roccia (plagioclasio e anfibolo nell’anfibolite; feldspati e quarzo nello gneiss). La
roccia può quindi essere classificata aggiungendo alcune caratteristiche, che possono specificare
alcune importanti peculiarità strutturali o mineralogiche (anfibolite a granato ed epidoto a bande;
paragneiss a granato e staurolite; eclogite a cianite; eclogite milonitica; metagabbro a cloritoide etc.)
4.1. Nomi definiti su base strutturale
Gneiss: roccia metamorfica con struttura gneissica (Fig. 3). Usato prevalentemente per rocce che
contengono abbondante feldspato e quarzo, che possono mostrare occhi di feldspato (es gneiss a
biotite e granato; ortogneiss; gneiss migmatitico; gneiss a bande);
Scisto: una roccia metamorfica che mostra una scistosità pervasiva e ben sviluppata definita
dall’orientazione di numerosi minerali quali fillosilicati, anfiboli (Fig. 3). Per le rocce ricche in
fillosilicati, il termine scisto è applicato alle rocce a grana relativamente grossa, mentre le rocce a
grana più fine sono nominate ardesie (slates) o falliti (phyllites). Il termine scisto è anche usato per
rocce con una struttura lineare dominante. Esempi: scisto femico; scisto cloritico-attinolitico a
epidoto (scisto verde, greenschist); micascisto; scisto a granato e biotite; micascisto calcareo; scisto
ad antigorite (serpentinite); scisto a talco e cianite (scisto bianco, whiteschist).
Slate (ardesia): scisto a grana finissima di basso grado, dominato da fillosilicati associati a quarzo
e/o carbonato lenticolari, con clivaggio ardesiaco.
Fillite (phyllite): roccia a grana fine di basso grado metamorfico con una scistosità pervasiva
definita dall’isoorientazione di fillosilicati (Fig 3).
Granofels: roccia isotropa (senza orientazione preferenziale) che non mostra effetti della
deformazione. Tempo fa, veniva impiegato il termine granulite, per indicare rocce isotrope a
struttura granoblastica (v. paragrafi successivi) per indicare questo tipo di rocce, ma ora questo
termine è impiegato per definire rocce metamorfiche di alto grado. Gli hornfels (cornubianiti) sono
tipi di granofels a grana fine e compatti che si formano nelle aureole metamorfiche di contato
attorno ai corpi intrusivi.
Coronite: roccia che non è stata coinvolta nei processi deformativi sin metamorfici e che non
mostra anisotropie planari e orientazioni dei minerali legati alla deformazione. In queste rocce sono
preservate le strutture pre-metamorfiche e i minerali metamorfici si sviluppano staticamente per
reazione tra i minerali in disequilibrio fra loro, formando sottili bordi di reazione (corone) attorno ai
minerali relitti.
4.2. Nomi per rocce altamente deformate
Milonite (dal Greco mule = macinare): roccia prodotta dalla fortissima riduzione di grana in
risposta a deformazione duttile (non cataclastica) in zone di deformazione ben localizzate (zone di
taglio duttile, shear zones), che porta allo sviluppo di una foliazione penetrativa a grana molto fine,
spesso accompagnata da diffusa ricristallizzazione dei minerali ed associata allo sviluppo di marcate
lineazioni allungamento dei minerali.
Ultramilonite: un milonite in cui buona parte dei mega-cristalli o dei frammenti litici è stata
eliminata
Pseudotachilite: materiale vetroso a grana ultra fine, che si trova in vene sottili, oppure come
matrice di brecce tettoniche. Il vetro è attribuito alla fusione delle rocce deformate a causa
dell’intenso riscaldamento durante la frizione delle rocce.
Cataclasite: roccia che ha subito rottura meccanica e granulazione, senza una ricristallizzazione
associata.
La Figura 4 mostra come la pura macinazione meccanica lungo zone di faglia in superficie,
passa all’aumentare della profondità a processi che combinano la deformazione fragile con la
ricristallizzazione.La deformazione causa l’accumulo di energia nei cristalli deformati, tale eccesso
di energia innesca i processi di ricristallizzazione. Una piccola quantità di calore può essere
sufficiente a innescare la ricristallizzazione dei cristalli deformati prodotti da deformazioni intense.
I livelli più profondi sono caratterizzati dallo sviluppo di orizzonti milonitici sempre più vasti.
Figura 3. A: gneiss. B: scisto. C: fillite
a
b
Figura 4. Sviluppo delle rocce ultradeformate in funzione della profondità.
4.3. Termini speciali
Minerali femici e rocce femiche. Minerali ferro-magnesiaci e rocce costituite da minerali femici
(moralmente > 50%).
Minerali felsici e rocce felsiche. Quarzo, feldspati, feldspatoidi e scapolite e rocce principalmente
costituite da minerali felsici.
Meta- Se l’origine sedimentaria o magmatica della roccia può essere stabilita, allora può essere
usato il prefisso meta (metagabbro, metapelite, metasedimento, metabasalto, metaarenite etc.).
Orto e para. Prefissi che indicano se la roccia è di derivazione ignea (orto) o sedimentaria (para).
Esempio ortogneiss e paragneiss.
Scisti verdi e pietre verdi (Greenschist e greestone). Rocce femiche scistose (scisti verdi) o non
scistose (greenstone) il cui colore verde è dovuto alla presenza di epidoto, clorite, attinolite,
pumpellyite (scisti verdi per scisti a epidoto, clorite attinolite; greenstone o pietre verdi per
granofels a clorite ed epidoto).
Anfibolite. Roccia femica costituita da anfibolo (> 40%) e plagioclasio.
Scisto blu (blueschist). Scisto femico il cui colore blu è dovuto alla presenza di anfibolo sodico
glaucofanico.
Granulite. Roccia metamorfica presente in terreni di facies granulitica che mostra una tipica
struttura granoblastica paragenesi granulitica, in cui i minerali femici anidri sono moralmente più
abbondanti rispetto ai minerali femici idrati. La muscovite è assente in queste rocce. La presenza di
ortopirosseno è caratteristica in rocce femiche e felsiche, anche se l’ortopirosseno nei sistemi femici
si formane prevalentemente a basse pressioni. In queste rocce è diagnostica l’associazione di
plagioclasio, clino e otropirosseno a basse pressioni, mentre sono presenti clinopirosseno, granato e
plagioclasio a pressioni più elevate.
Eclogite Roccia femica senza plagioclasio e composta da pirosseno sodico (onfacite) e granato.
Roccia eclogitica. Qualunque tipo di roccia che contiene minerali diagnostici della facies eclogitica.
Marmo. Roccia metamorfica prevalentemente costituita da calcite e/o dolomite.
Roccia calc-silicatica. Roccia metamorfica che, oltre al 0-50% di carbonati, è prevalentemente
composta da silicati di calcio, quali epidoto, zoisite, vesuvianite, diopside, granato calcico,
wollastonite, anortite, scapolite e anfibolo calcico.
Skarn. Roccia metasomatica a silicati di Ca-Fe-Mg-(Mn) formata per l’interazione di un sistema
carbonatico e silicatico a contatto. La mineralogia degli skarn incluse: wollastonite, diopside,
grossularia, zoisite, anortite, scapolite, hedembergite, ilvaite, forsterite.
Rodingite. Roccia metasomatica di tipo calc-silicatico, povera in alcali e carbonati, generata
dall’alterazione metasomatica di rocce femiche associate a ultramafiti serpentinizzate. Il processo di
rodingitizzazione è associato alla serpentinizzazione delle ultramafiti in ambiente oceanico.
Serpentinite. Roccia ultrafemica composta prevalentemente da minerali del gruppo del serpentino
(crisotili, lizardite, antigorite).
Quarzite. Roccia metamorfica con quarzo > 80%
Hornfels (cornubianite). Roccia non scistosa a grana fine generata da metamorfismo di contatto.
Trattengono spesso le tracce delle strutture tipiche delle rocce di partenza.
Migmatite. Roccia silicatica composita, che si trova in terreni di grado medio e alto. Le migmatiti
sono rocce metamorfiche che si formano al confine tra metamorfismo e magmatismo e che sono
caratterizzate da fusione parziale incipiente in cui i fusi generati formano sottili tasche, vene e
layers, misti alla roccia di partenza e a residui della fusione parziale. Le migmatiti sono fatte da
parti scure e femiche associate a parti felsiche in associazioni strutturali complesse. Le aprt felsiche
sono il risultato della cristallizzazione di fusi derivati localmente, mentre le parti femiche sono i
residui della fusione parziale. Le parti scure si chiamano melanosomi o restiti, mentre i layers chiari
si chiamano leucosomi.
4.4. Sistematica basata sulla composizione modale e sull’origine della roccia.
Per inserire un costituente mineralogico maggiore (> 5% modale) che non è incluso nella
radice del nome occorre specificare questo minerale nel nome della roccia. Ad esempio se vogliamo
indicare che l’epidoto è presente in una roccia anfibolitica occorre aggiunge alla radice anfibolite
(che sottointende la presenza di plagioclasio e anfibolo) il nome epidoto. Anfibolite ad epidoto è
quindi una roccia i cui costituenti principali sono anfibolo, plagioclasio ed epidoto. Uno gneiss a
granato e staurolite è una roccia foliata con feldspato e quarzo (inclusi nella radice gneiss) a cui si
aggiungono granato e staurolite. Per indicare la presenza di costituenti minori (< 5% modale) gli
inglesi usano il termine bearing (e.g. ilmenite-bearing garnetr-staurolite gneiss).
Le rocce metamorfiche possono infine essere classificate riferendosi ai nomi e alla natura
delle rocce di partenza, come ad esempio metapelite, metagabbro, metabasalto, metagranitoide.