La Notazione
Le note sono disposte sulle linee o negli spazi tra le righe orizzontali parallele di un pentagramma
o rigo musicale:
Queste note, dette naturali, sono sette: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si e i monosillabi che le
compongono derivano da un inno sacro in lingua latina dedicato a San Giovanni, adottato dal
monaco benedettino Guido D’Arezzo nel secolo XI: Ut queant laxis Resonare fibris Mira gestorum
Famuli tuorum Solve polluti Labii reatum, Sancte Johannes (*) (il Do sostituirà l’Ut ed il Si è stato
introdotto in epoca più recente, e la loro origine sembrerebbe derivare rispettivamente dalla
prima sillaba del cognome di G. B. Doni e dalle iniziali S I di Sancte Johannes).
La posizione delle note sul pentagramma indica la loro altezza fisico-acustica, che, come
avremo occasione di vedere in seguito, non si limita solamente alle cinque righe e ai quattro
spazi: la somma delle note disponibili nell’ambito del pentagramma è pari a nove, un numero
irrisorio considerando lo spazio sonoro compreso tra i suoni più gravi e quelli più acuti udibili o
comunque producibili dalle voci e strumenti musicali. Vedremo appunto che con particolari
accorgimenti (chiavi musicali, tagli addizionali e indicazioni d’ottava) si possono rappresentare
tutti i suoni nel campo delle frequenze udibili.
Le note poste sulle righe sono Mi - Sol - Si - Re - Fa, quelle negli spazi Fa - La - Do - Mi .
(*) Affinchè i tuoi servi possano esaltare a gola spiegata i tuoi fasti, o San Giovanni, togli dalle
loro labbra ogni impurità.
I tagli addizionali
L’ortografia musicale permette di rappresentare molte altre note di altezze diverse, superando i
limiti del pentagramma; in questo caso si aggiungono dei segmenti alle note oltre il rigo che
rappresentano, accennandole, la continuazione in alto e in basso delle cinque righe: i tagli
addizionali. Quando questi brevi segmenti “tagliano” il corpo della nota si definiscono tagli
addizionali in collo, mentre se le note vi si appoggiano sopra o stanno al disotto, si dicono tagli
addizionali in testa .
Il valore temporale delle note: le figure musicali.
Stabilita la posizione delle note nello spazio e la loro nomenclatura (per ora prendiamo in
esame le sette note naturali, vedremo in seguito che il numero complessivo delle note che
compongono il nostro sistema musicale sono dodici) è necessario esaminare la simbologia
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riguardante la rappresentazione della durata relativa delle note, che nella terminologia teorica si
chiama valore. Oltre al valore dei suoni si possono indicare anche le interruzioni del suono, i
momenti di silenzio che in teoria si definiscono pause. Per differenziare la durata di ciascun
suono e di ogni pausa si utilizza una serie di simboli chiamati figure musicali, il cui valore è
divisibile per due (divisione binaria). Tale suddivisione ha origine dal cosiddetto sistema
mensurale, antico codice risalente al XIV secolo, modificato e perfezionato nel tempo.
Lo schema che segue, sempre presente nella trattatistica della teoria musicale, si riferisce alla
scomposizione dell’intero (1/1) nei suoi sottomultipli elencati nella tabella precedente.
Osserviamo illustrata la modalità di raggruppamento delle note unite dalle stanghette, che è un
altro espediente per facilitare la lettura e la divisione delle note durante la pratica strumentale o il
solfeggio:
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Dunque l’intero, nella sua scomposizione primaria, si divide in due metà, in quattro quarti, in
otto ottavi, in sedici sedicesimi, ecc. E’ evidente che ogni raggruppamento mostrato
nell’esempio ha un valore complessivo equivalente rispetto al suo multiplo o alla sua
suddivisione, così, ricorrendo alle comuni nozioni aritmetiche sui valori frazionari, notiamo che:
numero di unità
valore (durata)
1
2
4
8
16 32 64
=
=
=
=
=
=
2
1
4
8
16 32 64
E’ indispensabile che l’ortografia delle note sia corretta, innanzitutto per poter risultare
facilmente leggibile dall’esecutore dello spartito, in secondo luogo per ragioni strettamente
tecniche che si riferiscono alla suddivisione metrica ed alla collocazione di raggruppamenti
armonici. A questo proposito è utile ricordare che non esiste una e una sola soluzione
ortografica per ogni evento melodico o armonico: le note possono essere scritte tralasciando
momentaneamente le norme consuete allo scopo di migliorare l’ordine e la chiarezza dello
spartito musicale. Ad ogni modo, osserviamo le indicazioni di base per una corretta ortografia
dei diversi tipi di note.
Importante è la disposizione delle gambette delle note, che possono essere rivolte verso l’alto o
verso il basso. Il criterio di selezione dipende dalla collocazione delle note sul pentagramma.
Generalmente il punto di “scambio” dell’orientamento delle gambette è la nota Si sulla terza riga
(che peraltro può essere rivolta in entrambe le direzioni); tutte le note più gravi del Si si scrivono
con la gambetta rivolta verso l’alto, quelle più acute del Si con la gambetta verso il basso.
Inoltre, quando si devono scrivere le codette delle note (crome, semicrome, ecc.), le stesse si
orientano sempre verso destra, sia per le note con la gambetta verso l’alto o con la gambetta
verso il basso.
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Come abbiamo visto nell’esempio relativo alle figure musicali, le note possono
raggruppate per convenienza da una stanghetta orizzontale che le congiunge l’un l’altra.
essere
L’utilità dei raggruppamenti è evidente in casi più complessi, dove la chiarezza ortografica è
indispensabile.
Il criterio base del raggruppamento si modella sulla suddivisione pari, o binaria, delle diverse
figure musicali; altrimenti le unioni di note di numero dispari viene espresso da un numero al di
sopra del raggruppamento stesso (cfr. Capitolo I gruppi irregolari).
Molti altri concetti riguardanti la notazione musicale saranno man mano trattati nei vari capitoli,
essendo oggetto di specifica trattazione.
Misura o battuta
La successione delle note nel tempo si colloca all’interno del pentagramma il quale, a sua volta,
subisce divisioni periodiche a seconda del tempo stabilito arbitrariamente dal compositore
durante l’impostazione del brano musicale (vedi il Capitolo ÒIl ritmoÓ).
Queste separazioni tra una misura e l’altra si rendono visibili graficamente attraverso un
segmento verticale che interrompe la linearità del pentagramma. Lo spazio tra un segmento e
quello successivo, si chiama misura o battuta :
In casi particolari, che comunque esamineremo nei prossimi capitoli, la stanghetta di divisione
può essere doppia:
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O ancora, al termine del brano musicale, doppia con la linea esterna più marcata:
N.B.: Il maestro che insegnava ad eseguire correttamente i brani vocali del canto gregoriano batteva letteralmente un
oggetto su di un tavolo o supporto simile.
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