L`AGRICOLTURA IN ABRUZZO Report 2013 - INEA - RICA

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L’AGRICOLTURA IN ABRUZZO
CARATTERISTICHE STRUTTURALI E RISULTATI AZIENDALI
Report 2013
(esercizio contabile RICA 2011)
INEA
Sede regionale
per l’Abruzzo
rica.inea.it
a cura di
Antonio Giampaolo
Matteo Martino
Stefano Palumbo
L’AGRICOLTURA IN
ABRUZZO
CARATTERISTICHE STRUTTURALI E RISULTATI AZIENDALI
Report 2013
(esercizio contabile RICA 2011)
Istituto Nazionale di Economia Agraria
2013
Coordinamento e responsabile nazionale del progetto RICA
Alfonso Scardera
Responsabile rete RICA regionale per l’Abruzzo
Matteo Martino
Il rapporto è stato ideato ed impostato dal comitato tecnico scientifico del progetto RICA
A. Arzeni, C. De Vivo, A. Giampaolo, A. Scardera
Elaborazione dati e impostazione dei grafici realizzata da
Andrea Arzeni
Referente informatico del sistema AREA
Mitia Mambella
Copertina, elaborazione grafica, edizione internet a cura di
Andrea Di Cesare
Segreteria
Laura Odoardi, Anna Caroleo
La responsabilità delle analisi è degli autori, si ringrazia Marco Gaito, il quale, in qualità di
referee, con i suoi utili suggerimenti e la lettura critica ha permesso di migliorare la stesura
definitiva del lavoro.
Immagini di copertina
tratte liberamente da internet
È consentita la riproduzione citando la fonte.
Né l’Istituto né il personale che opera per suo conto può essere ritenuto responsabile
per l’uso che può essere fatto delle informazioni in esso contenuti.
Rapporto non a stampa e non in vendita, chiuso a dicembre 2013 e disponibile sul sito RICA.
® Istituto Nazionale di Economia Agraria
Presentazione
Il presente Report è stato predisposto nell’ambito delle attività di ricerca del progetto
RICA dell’INEA, con l’obiettivo di analizzare e commentare i dati regionali diffusi
annualmente sul sistema informativo AREA del sito internet della RICA
(www.rica.inea.it), all’interno del quale sono disponibili le informazioni relative agli
obiettivi
istituzionali
dell’indagine,
alla
metodologia
contabile
adottata,
all’organizzazione del sistema di rilevazione e alle modalità di diffusione dei risultati.
I dati provenienti dal data-warehouse AREA ed analizzati in questo report consentono
di comprendere e valutare nel dettaglio le dinamiche evolutive delle aziende agricole a
livello territoriale, sia in termini produttivi e sia in termini patrimoniali e reddituali.
La struttura del report, ideata dal comitato tecnico scientifico della RICA, è suddivisa in
tre sezioni principali, ed è comune a tutte le regioni e province autonome italiane. Nella
prima sezione viene presentato il quadro strutturale ed economico desunto
rispettivamente dai risultati del 6° censimento dell’agricoltura del 2010 e dai conti
economici ISTAT del 2012, con un confronto dei principali indicatori territoriali rispetto
al dato medio nazionale.
Nella seconda parte vengono analizzati nel dettaglio i risultati aziendali dell’esercizio
contabile 2011, con i valori estesi all’universo di riferimento dell’indagine RICA,
partendo dalle dotazioni strutturali e per finire con i principali risultati economici
raggiunti dalle aziende agricole distinte per classe tipologica. I principali risultati
aziendali commentati nei vari capitoli di questa sezione sono stati rappresentati in
forma di grafici a barre, all’interno dei quali i dati territoriali sono messi a confronto con i
risultati medi nazionali.
Nella terza sezione vengono presentati i dati campionari dei principali processi
produttivi delle coltivazioni agricole e degli allevamenti, oltre ai risultati economici dei
prodotti trasformati rappresentati dal vino comune, dal vino di qualità e dall’olio di oliva.
Nell’appendice statistica sono elencate le tabelle dei dati commentati nelle tre sezioni
precedenti. I risultati sia aziendali che dei processi produttivi vengono confrontati con i
valori medi dell’ultimo biennio, a cui è aggiunto il trend dei dati esaminati.
Per l’Abruzzo questa nuova edizione del Report RICA regionale 2013, curata da un
gruppo di lavoro della sede INEA di Pescara, rappresenta una prosecuzione di una
attività di analisi avviata nel 2003 con il rapporto “L’Agricoltura abruzzese attraverso la
RICA - 2001-2002” a cui si sono succedute fino al 2008 altre due pubblicazioni a
stampa realizzate in collaborazione con l’ex-ARSSA della Regione Abruzzo.
Con il presente Report annuale la sede INEA per l’Abruzzo intende dare il proprio
contributo alle analisi sulle dinamiche del sistema agroalimentare regionale, e si
candida a diventare uno strumento conoscitivo a supporto sia dei singoli operatori del
comparto per esaminare e confrontarsi con i sistemi produttivi in atto, sia degli
amministratori locali per una corretta valutazione dell’efficacia degli interventi attuati
con gli strumenti della politica agricola comunitaria.
Dai risultati del campione RICA per l’Abruzzo del 2011 emergono molte ombre o poche
luci rispetto ai dati medi nazionali. Dopo un 2010 in netta ripresa rispetto al 2009 con
percentuali di crescita superiori ai dati medi nazionali, si registra una brusca frenata nel
2011, sia in termini di fatturato e di redditi medi aziendali sia in termini di indici
economici e di redditività, con un ritorno dei valori sui livelli del 2009 (tabella 4.1).
Le aziende agricole abruzzesi sono caratterizzate, come sintetizzato anche nel capitolo
1, da una struttura produttiva molto più piccola della media nazionale (circa il 50%), sia
in termini di SAU (tabella 2.1) che di capitali fissi (tabella 3.1).
Nel 2011 la produttività del lavoro si è attestata intorno ai 22.300 euro, una delle più
basse tra le regioni italiane (tabella 4.2), a conferma delle difficoltà che il comparto
agricolo abruzzese si trova ad affrontare rispetto alla congiuntura economicofinanziaria degli ultimi anni, e alla crescente volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli.
Inoltre, a parità di incidenza dei costi correnti sul fatturato (38%), tutti gli indicatori della
redditività mostrano mediamente una variazione negativa rispetto al 2010, molto più
marcata in Abruzzo (-19%) rispetto alla media nazionale (-3%).
Tale risultato, in controtendenza rispetto ai dati macroeconomici ISTAT, è stato
determinato in modo particolare dall’andamento negativo del comparto dei seminativi (26% dei ricavi) e del polo della policoltura (-52% di ricavi). Il comparto dei seminativi
comprende anche l’orticoltura in pieno campo praticata soprattutto nella piana del
Fucino, che nel 2011 ha subito notevoli danni da eventi metereologici. Questi
ordinamenti produttivi, che rappresentano oltre il 34% dell’universo regionale, hanno
trascinato al ribasso il risultato medio regionale.
Anche le aziende più rappresentative dell’agricoltura abruzzese, come quelle del polo
produttivo delle coltivazioni permanenti (47% dell’universo RICA), nel 2011 hanno fatto
registrare una decrescita rispetto al 2010, con una riduzione di un punto percentuale in
termini di fatturato e quasi il 4% in meno di reddito netto. L’indice della produttività del
lavoro delle aziende oli-vitivinicole abruzzesi nel periodo 2009-2011 si è attestato
intorno ai 17.000 euro, valore molto più basso rispetto allo stesso indice economico
registrato a livello nazionale, pari a 32.000 euro.
Dai dati campionari dei processi produttivi (tabella 5.1) emergono invece risultati
positivi rispetto ai dati aziendali con riporto all’universo. La coltivazione della vite per
vino di qualità ha fatto registrare nel 2011 una crescita della Produzione Lorda Totale
(PLT) ad ettaro (4.800 euro) del 20% rispetto ai dati medi 2009-2010, mentre la
performance media nazionale è stata del 6%, anche se la PLT ad ettaro in termini
assoluti è più elevata (5.700 euro).
Le attività zootecniche (tabella 5.2) hanno fatto segnare anch’esse dei risultati positivi
nel 2011, con valori della PLT per Unità di Bovino Adulto (UBA) in crescita rispetto ai
risultati medi 2009-2010 dell’ordine del 12% per i bovini (1.700 euro/UBA) e del 13%
per gli ovini (660 euro/UBA).
Il valore medio del vino di qualità abruzzese prodotto nel 2011 (203 euro/q.le) è
cresciuto di poco (+1,3%) rispetto al dato medio 2009-2010, mentre per il vino da
tavola nello stesso periodo si è registrata una variazione negativa del 17%, con un
valore medio al quintale di 123 euro (tabella 5.3). Per l’olio abruzzese, secondo i dati
RICA, nel 2011 sono stati registrati incrementi significativi sia in termini di produzione
lorda (+9%) sia in termini di prezzo di vendita (+4%).
Dai risultati RICA del 2011, l’Abruzzo rispetto alle altre regioni italiane si posiziona
nell’angolo basso a sinistra del grafico a bolle, dove viene raffigurata la redditività del
lavoro (RN/ULT) collocata nel grafico in funzione della redditività netta della terra
(RN/SAU) e dell’intensità del lavoro aziendale (SAU/ULT). Nel grafico successivo
vengono invece confrontati i risultati medi regionali, in termini di redditività del lavoro,
del biennio 2011-2010 rispetto al biennio 2008-2009.
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Dai primi dati elaborati sui risultati del 2012 emerge un’inversione di tendenza per i dati
economici e reddituali delle aziende agricole abruzzesi, con incrementi significativi
rispetto al 2011 di oltre il 40% per il fatturato ed il 50% per il valore aggiunto,
evidenziando, in questa fase temporale della crisi economica, un andamento
decisamente altalenante dei risultati aziendali.
Sommario
Un profilo sintetico dell’agricoltura regionale ............................................................ 9
I principali risultati dell’indagine nel 2011 (universo RICA)...................................... 17
Caratteristiche strutturali .................................................................................... 19
Situazione patrimoniale...................................................................................... 25
Risultati economici ............................................................................................. 29
I risultati settoriali (dati campionari) ........................................................................ 45
Colture ............................................................................................................... 45
Allevamenti ........................................................................................................ 54
Prodotti trasformati ............................................................................................ 57
Riferimenti .............................................................................................................. 60
Siti ..................................................................................................................... 60
Glossario ........................................................................................................... 61
Appendice statistica ............................................................................................... 65
Un profilo sintetico dell’agricoltura regionale
Le aziende censite in Abruzzo nel 2010 sono state quasi 67 mila con circa 454 mila
ettari di superficie agricola e 687 mila ettari di superficie totale. Rispetto al censimento
del 2000 è stato registrato un calo delle aziende del 13% a fronte di una perdita
complessiva del 32% dell’Italia. Contrariamente ai risultati delle precedenti indagini
censuarie del 1990 e del 2000, la superficie agricola dell’Abruzzo è aumentata del 5%,
con un recupero di 22 mila ettari concentrati quasi tutti nella provincia de L’Aquila,
nell’ambito della quale la SAU media aziendale è cresciuta di conseguenza del 60%,
passando dai 14,8 ettari del 2000 ai 23,7 del 2010. Una crescita della dimensione
dovuta prevalentemente al calo del numero di aziende (-30%), inoltre gran parte delle
aziende aquilane con superfici aziendali estese sono condotte in prevalenza da enti
pubblici. ed investite prevalentemente a pascoli ed incolti produttivi. 1
Rispetto all’andamento fatto registrare per le aziende del Centro Nord, in Abruzzo non
si è verificato il fenomeno della divergenza evolutiva del numero di aziende e delle
superfici che ha consentito, in alcuni contesti regionali, aumenti considerevoli della
dimensione media delle aziende.
Nonostante un incremento del 21% della SAU media aziendale, l’Abruzzo è
caratterizzato, più di altre regioni del centro-sud, da un processo di conservazione del
tessuto aziendale costituito da micro-aziende, concentrate prevalentemente nelle zone
della collina litoranea della provincia di Chieti. In quest’ultima la SAU media (3,7 ettari)
è nettamente inferiore sia alla media regionale (6,8 ettari) sia alla media nazionale (7,9
ettari) e più bassa anche rispetto alle regioni del Mezzogiorno (5,1 ettari), e con un
tasso di crescita, dal 1982 ad oggi, inferiore al 10%.
Il 78% delle aziende agricole abruzzesi ha una superficie agricola inferiore ai 5 ettari, la
metà delle quali si trovano nella provincia di Chieti. Le aziende con una superficie
agricola superiore ai 50 ettari rappresentano appena l’1,5% del totale, concentrate
quasi tutte nella provincia de L’Aquila.
Le aziende condotte da una singola persona fisica (le ditte individuali) rappresentano il
tipo di gestione delle aziende agricole più diffuso sia a livello nazionale (76%) che
regionale (71%). In termini di superficie agricola si evidenziano forti differenze tra la
provincia de L’Aquila e le altre tre province, infatti nell’aquilano il 40% della SAU è
detenuta da aziende afferenti ad Enti pubblici e altri soggetti giuridici, al netto delle
quali la SAU media delle aziende agricole aquilane scende a 14,3 ettari.
La forza lavoro impiegata nel settore agricolo regionale appare ancora caratterizzata
dalla larghissima prevalenza della manodopera familiare, che arriva a coprire oltre
l’85% dell’occupazione agricola. In linea con il dato medio nazionale, anche in Abruzzo
oltre un terzo delle aziende sono condotte da persone ultrasessantacinquenni (37,2%
Italia e 38,7% per l’Abruzzo). Nel 2010 i conduttori di età inferiore ai 44 anni
rappresentavano oltre il 38% a livello nazionale e il 35% a livello di regione Abruzzo.
1
Per maggiori dettagli si veda A. Giampaolo in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.
9
Il Censimento dell’agricoltura del 2010 ha confermato il trend negativo delle aziende
con allevamenti, che negli ultimi trent’anni si sono ridotte drasticamente sino a
scendere sotto le 8 mila unità. All’inizio degli anni ottanta le aziende con allevamenti
erano quasi 50 mila e rappresentavano il 40% delle aziende abruzzesi, attualmente,
secondo i dati dell’ultimo Censimento, rappresentano invece meno del 12% del totale.
In media le aziende abruzzesi hanno realizzato, secondo i dati del Censimento del
2010, una Produzione Standard (PS) di 19.500 euro, superiore a quella delle regioni
del Sud ma inferiore alla media nazionale (31 mila euro). Il dato dell’Abruzzo si
avvicina alla media dell’UE-27 (23 mila euro di produzione standard ad azienda).
La PS media aziendale rilevata con il Censimento del 2010 per l’universo di riferimento
del campione RICA è stata di 40.000 euro, quindi oltre il doppio di quella riferita
all’intero universo regionale delle aziende agricole abruzzesi. La PS media riportata
all’universo del campione RICA 2011, pari a 38.200 euro, è simile al dato censuario.
Dall’analisi delle dimensioni economiche e degli ordinamenti tecnici prevalenti è
possibile evidenziare come le aziende specializzate, considerate nel complesso, sono
di gran lunga maggiori rispetto alle aziende miste, sia in termini di numero di aziende
(84%), che di SAU occupata (86%) e di Produzione Standard totale (89%). Tra le
specializzate il 72% è rappresentato da aziende con coltivazioni permanenti ed il 20%
con i seminativi.
In termini di dimensione economica le aziende agricole abruzzesi sono concentrate per
oltre l’85% sotto la soglia dei 25 mila euro di Produzione Standard, di queste oltre 45
mila aziende (68%) hanno una dimensione economica inferiore agli 8 mila euro di
produzione standard. A livello nazionale, invece, le aziende piccole e quelle medio
piccole rappresentano rispettivamente il 62% e il 19% del totale complessivo delle
aziende classificabili.
Il grado di intensività del lavoro varia in funzione della specializzazione produttiva e
cambia in modo significativo al variare della dimensione economica. Le aziende che
assorbono maggiori quantità di lavoro sono quelle grandi (oltre 400 giornate/anno),
rispetto ad una media regionale di 94 giornate.
I cambiamenti emersi dal Censimento dell’agricoltura del 2010 potrebbero, se
correttamente monitorati e gestiti, attenuare quelle che sono alcune delle debolezze
strutturali del sistema agricolo abruzzese, evidenziati nella Figura 1.
L’incremento del numero dei giovani che creano nuove imprese agricole, la ricerca di
nuovi capitali e nuovi investimenti, il miglioramento delle capacità produttive, e la
disponibilità della terra, sono le chiavi per uscire dalle difficoltà strutturali
dell’agricoltura abruzzese.
I mutati rapporti tra la proprietà e l’impresa agricola, come il ricorso all’acquisizione del
fattore terra mediante contratti di affitto, potrebbero favorire, alla luce delle strategie
disegnate nei recenti regolamenti della PAC, l’allargamento delle strutture produttive e
quindi un maggiore sfruttamento delle economie di scala nei processi produttivi.
Per una corretta interpretazione dei dati commentati nel presente rapporto, occorre
ricordare che il campo di osservazione del campione RICA comprende le sole aziende
10
con un valore della produzione standard superiore ai 4.000 euro (in Abruzzo la RICA
rappresenta 27.000 aziende su universo censito di 67.000), pertanto i risultati
economici e strutturali della RICA con riporto all’universo possono presentare delle
differenze rispetto ai dati censuari e alle stime dei conti economici territoriali dell’ISTAT.
Infatti la SAU media delle aziende del campione RICA (12 ettari nel periodo 20092011) è quasi il doppio rispetto a quella rilevata nel censimento del 2010. 2
Figura 1 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indicatori strutturali nel 2010
(valori medi regionali tra parentesi).
SAU media aziendale (6,8 ettari)
Giornate di lavoro per azienda (112,7 giorni)
Giornate di lavoro ad ettaro (16,6 giorni)
Quota di aziende zootecniche (11,6%)
-30%
-25%
-20%
-15%
-10%
-5%
0%
Fonte: ISTAT, Censimento 2010
Il 2011, secondo il rapporto annuale del CRESA 3, è stato un anno negativo per
l’economia generale della regione Abruzzo, con un calo del PIL, seppur lieve (-0,2%)
ma in controtendenza rispetto ai segnali di recupero a livello nazionale (+0,4%). Le
voci positive hanno riguardato essenzialmente i risultati eccellenti delle esportazioni,
superiori al tasso di crescita medio nazionale, l’incremento del numero delle imprese
attive, in particolare per le società di capitali, ed l’andamento positivo del mercato del
lavoro, il migliore tra le regioni meridionali, ma in calo per il comparto agricolo.
Secondo i dati di Infocamere, le imprese agricole abruzzesi risultate attive nel 2011
sono 30.500 unità, con un calo del 2% rispetto al 2010. Le imprese agricole
rappresentano il 23% delle 133 mila imprese registrate negli archivi delle Camere di
commercio abruzzesi.
Nel 2011 il valore della produzione agricola a prezzi di base è stata pari a 1.168 milioni
di euro, con un incremento, a valori correnti, di oltre il 7% rispetto al 2010; stessa
variazione positiva (+6%) è stata registrata anche nel 2012. Per quest’ultimo anno la
variazione è stata nettamente superiore al dato nazionale (+1,8%). Anche in termini di
Valore Aggiunto la branca dell’agricoltura abruzzese ha fatto registrare nel 2011 un
incremento netto rispetto al 2010 (+,6,8%), come pure nel 2012 rispetto al 2011 (+2%),
con valori a prezzi correnti di 588 milioni di euro nel 2011 e 634 nel 2012 (Figura 2).
I consumi intermedi dell’agricoltura abruzzese (580 milioni di euro) sono aumentati nel
2011 in misura maggiore (+8%) rispetto alla variazione della produzione, anche se poi
nel 2012 l’incremento dei costi (604 milioni di euro) per l’acquisizione dei mezzi tecnici
e dei servizi per la produzione è stato più contenuto (+4%), ciò si è tradotto in un
2
Per maggiori dettagli sul piano di selezione del campione RICA si vede la relativa pagina web del sito RICA al link:
http://www.rica.inea.it/public/it/piani_selezione.php
3
Il CRESA è il centro studi delle Camere di Commercio Abruzzesi. Per maggiori dettagli si veda www.cresa.it
11
incremento del Valore Aggiunto ad un tasso superiore a quello della produzione. In
Abruzzo l’incidenza dei consumi intermedi sulla produzione (49% nella media 20092012) è superiore a quella calcolata a livello nazionale (mediamente del 47% nello
stesso periodo 2009-2012).
Si evidenzia il maggior peso del Valore Aggiunto prodotto dal settore agricolo
abruzzese sull’economia regionale (2,4%) rispetto alla situazione nazionale (+2%), che
sommato al dato dell’agroindustria rappresenta in Abruzzo quasi il 4,5% della
ricchezza complessiva prodotta in regione nel 2012.
Nell’ultimo decennio il Valore Aggiunto del settore agricolo abruzzese è sceso di 18
punti percentuali, anche se la ripresa registrata nell’ultimo triennio (2010-2012) ha
attenuato il trend negativo. La situazione di crisi per il comparto agricolo ha ampliato la
forbice rispetto al Valore Aggiunto dell’agroindustria che nello stesso periodo, invece,
ha perso molto meno (-8%).
Figura 2 – Composizione del valore della produzione regionale per attività economica e aggregato
contabile
900
800
700
Milioni di euro
600
coltivazioni
500
allevamenti
servizi
400
Consumi intermedi
300
Valore aggiunto
200
100
0
2009
2010
2011
2012
Fonte: ISTAT, Conti territoriali
A livello territoriale solo la provincia di Chieti ha visto un incremento positivo (+1,2%)
del Valore Aggiunto dall’agricoltura rispetto al 2010, con i sui 223 milioni di euro
rappresenta oltre il 35% del Valore Aggiunto agricolo dell’Abruzzo. Forti cali nelle
provincie di Teramo (-7%) e de L’Aquila (-6%), in lieve calo la provincia di Pescara. Il
peso economico, in termini di Valore Aggiunto, sull’economia generale dei singoli
territori provinciali varia dal 3,6% di Chieti al 2,5% di Pescara.
L’andamento positivo del Valore Aggiunto è stato favorito dalla crescita dei prezzi dei
prodotti agricoli (+8%), trascinati soprattutto dagli incrementi dei cerali (+36%) e dei
prodotti vitivinicoli (+12%), accompagnato da un aumento meno marcato dei consumi
intermedi (+6%).
12
La composizione della produzione agricola regionale vede, rispetto ai dati medi
nazionali, una prevalenza del comparto delle coltivazioni (62% contro il 53%
dell’incidenza a livello nazionale, dati medi 2009-2012), di conseguenza un minor peso
degli allevamenti (14% contro il 33% nazionale).
Nell’ambito del comparto delle coltivazioni il valore della produzione delle colture
erbacee (498 milioni di euro) rappresenta il 65% (in Italia il 54%), mentre il 32% (342
milioni di euro) è dato dalle legnose agrarie (40% incidenza nazionale), e il restante 3%
dalle foraggere (23 milioni di euro).
Tra le colture erbacee sono le colture orticole (comprese le patate) a prevalere (74%
rispetto ad un incidenza media nazionale del 50%) con 368 milioni di euro, i cereali con
un risultato nel 2012 pari a 106 milioni di euro rappresentano il 21% del valore della
produzione delle colture erbacee annuali a fronte di un incidenza nazionale del 35%.
Nel comparto delle legnose agrarie il 47% della produzione deriva dai prodotti
vitivinicoli (113 milioni di euro), mentre la produzione dell’olivicoltura, con 86 milioni di
euro, incide per il 36% sul comparto. Anche le produzioni frutticole, con oltre 35 milioni
di euro partecipano attivamente alla formazione della produzione agricola regionale.
Nel comparto zootecnico, in Abruzzo prevalgono le produzioni delle carni (75% rispetto
ad un incidenza media nazionale del 62%) con 233 milioni di euro, mentre per il
lattiero-caseario nel 2011 è stata stimata una produzione di circa 35 milioni di euro
(l’11% del comparto, contro un peso nazionale del 29%). 4
Le produzioni più rappresentative dal punto di vista economico, oltre al vino e all’olio
con le diverse tipicità, si trovano nel comparto degli ortaggi, dove l’Abruzzo detiene
oltre il 26% della produzione nazionale sia delle carote che delle insalate, tutte
concentrate nella piana del Fucino. Quasi il 50% delle produzioni vitivinicole sono
rappresentate da uve per vini di qualità, e dal punto di vista quantitativo l’Abruzzo si
posiziona tre le prime cinque regioni italiane in termini di volume di vino prodotto;
scende invece di molte posizioni se si utilizza il Valore Aggiunto come termine di
confronto, in quanto i prezzi dei vini abruzzesi, anche quelli di qualità, sono nettamente
inferiori ai corrispondenti prodotti commercializzati dalle regioni vocate.
Nel periodo della crisi economico-finanziaria, iniziata nel 2008 ed ancora in corso, tutte
le principali produzioni regionali hanno fatto registrare, con valori a prezzi correnti,
trend negativi con variazioni del 12% per i prodotti vitivinicoli, del 6% per quelli olivicoli,
e del 4% per i prodotti lattiero-caseari. Solo il comparto delle orticole non ha subito
effetti negativi, presentando un trend positivo del 2%, mentre il settore delle carni resta
pressoché stabile (trend -0,3%).
I risultati positivi del settore agricolo abruzzese evidenziati dai conti economici
territoriali dell’ISTAT per il 2011 e il 2012 devono essere letti quindi anche sul medio
periodo nell’ambito del quale l’agricoltura regionale ha fatto registrare differenze
negative rispetto alla tendenza nazionale, difficoltà che trovano conferma nella lettura
dei dati microeconomici dell’indagine RICA.
4
Per maggiori dettagli si veda E. Chiodo in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.
13
In Abruzzo per gli occupati in agricoltura (circa 20 mila addetti nel 2012, di cui 6 mila
unità sono straniere) si è manifestato un trend negativo rispetto al periodo 1996-2012
(nel ’96 erano oltre 45 mila), anche se negli ultimi tre anni sono stati registrati tassi di
crescita degli occupati, soprattutto per la componente dipendente, probabilmente
dovuto anche ad una maggiore attenzione rispetto alle norme sul lavoro, in termini di
regolarizzazione dei lavoratori stagionali, oltre al fatto che in un contesto di crisi
occupazionale, il settore agricolo viene riscoperto anche da molti giovani che vogliono
cimentarsi nella conduzione di un’impresa agricola.
Altro aspetto da considerare in questa breve analisi del contesto agricolo abruzzese è
quello del credito che nel 2012 ha fatto registrare rallentamenti nei finanziamenti
concessi dalle banche alle imprese agricole. Dai dati di Banca d’Italia nel 2012 alle
imprese agricole abruzzesi sono stati accordati finanziamenti per un valore di quasi
700 milioni di euro, di poco superiore al Valore Aggiunto del settore. Di questi
finanziamenti solo il 4% è stato concesso a tasso agevolato (seppur l’incidenza è
superiore alla media nazionale che non va oltre l’1%). La concomitanza dell’attuazione
del Programma di Sviluppo Rurale ha contribuito a frenare la flessione dei prestiti fatta
registrare negli altri settori produttivi dell’economia regionale. 5
Le difficoltà strutturali che si trovano ad affrontare le aziende agricole abruzzese
derivano in parte anche dalla quasi assenza dal lato dell’offerta nel mercato della terra.
Dall’indagine INEA sul mercato fondiario emerge una variazione tendenziale in
negativo rispetto al dato nazionale sia nel numero dei contratti realizzati sia
nell’apprezzamento dei terreni oggetto di contrattazione. Anche il mercato degli affitti
ha fatto registrare negli ultimi anni variazioni negative, in parte influenzato dalla
richiesta di superfici da destinare alla localizzazioni di impianti fotovoltaici, che hanno
spinto i prezzi, per alcune aree collinari, su livelli molto alti, economicamente poco
accessibili per gli imprenditori agricoli.
Dai dati sul commercio con l’estero dell’ISTAT, in Abruzzo il saldo dei prodotti
agroalimentari è positivo, di quasi 63 milioni di euro, con saldo normalizzato del 7%,
dovuto in prevalenza ad una maggiore contrazione delle importazioni a fronte di un
trend tendenzialmente positivo delle esportazioni. 6
Rispetto al trend nazionale l’Abruzzo ha fatto registrare per le esportazione dei prodotti
agroalimentari dei tassi di crescita significativi, anche se in termini relativi l’Abruzzo ha
un peso esiguo sulla bilancia commerciale dell’agroalimentare italiano (l’1,5% delle
esportazioni e l’1,1% delle importazioni).
In valori assoluti le esportazioni dei prodotti agroalimentari hanno superato i 370 milioni
di euro, l’83% dei quali sono prodotti dell’agroindustria, e solo 54 milioni di euro sono
prodotti agricoli (il 10% del Valore Aggiunto). Le esportazioni sono rappresentate
principalmente dai prodotti dell’industria molitoria ed in particolare dalla pasta, seguite
dal comparto delle bevande, che in Abruzzo significa essenzialmente vino, con un
controvalore di 113 milioni di euro.
5
6
Per maggiori dettagli si veda F. Pierri in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.
Per maggiori dettagli si veda M. Perito in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.
14
A conclusione del presente capitolo riportiamo alcuni dati sull’andamento della spesa
pubblica erogata in agricoltura. Nel 2012 sono stati effettuati pagamenti a valere sullo
sviluppo rurale per un importo pari a 54 milioni di euro, e quasi 94 milioni di euro per i
pagamenti diretti. Circa il 60% della spesa erogata per il PSR nel periodo 2007-2012 è
concentrata, in parti quasi eguali, nelle province di Chieti e de L’Aquila.
I pagamenti derivanti dal primo pilastro della PAC sono concentrati per il 40% nella
provincia di Chieti. L’intensità degli aiuti, misurati in termini di unità di superficie, si
attesta sui 250 euro/ettaro, di cui 150 euro ad ettaro per gli aiuti diretti e 55 euro/ettaro
per gli aiuti del PSR. Valori nettamente inferiori ai dati medi nazionali. 7
La capacità di spesa del PSR 2007-2013 in Abruzzo si è attestata al 46% nel 2012, di
poco inferiore al dato medio nazionale. Nell’ambito delle misure attivate l’Abruzzo si
caratterizza per un buon andamento della spesa impegnata ed erogata per le misure
strutturali dell’Asse 1, in particolare per le misure 121 e 123. Buone performance di
spesa sono state raggiunte dalle misure agroambientali dell’Asse 2. Gli interventi
realizzati attraverso le risorse del PSR hanno riguardato essenzialmente gli incentivi
alla crescita delle imprese, al sostegno dell’agricoltura ecocompatibile, e gli incentivi
per le zone svantaggiate. Minori risorse sono state invece erogate per lo sviluppo delle
aree rurali e il miglioramento della vita delle popolazioni delle zone interne.
Dall’indagine INEA sulla spesa pubblica in agricoltura, emerge che nel periodo che va
dal 2007 al 2009, il sostegno pubblico derivante dal bilancio regionale ha rappresentato
oltre il 12% del Valore Aggiunto annuale del comparto, con un trend in diminuzione,
imputabile ai vincoli di bilancio a cui è stata sottoposta la Regione Abruzzo negli ultimi
anni a seguito del risanamento finanziario della spesa pubblica nella sanità.
La spesa a valere sul bilancio della Regione Abruzzo si è attestata intorno ai 67 milioni
di euro, che rappresentano poco più dell’1,5% del budget complessivo del bilancio. Di
queste risorse circa il 24% è andato agli investimenti, mentre il 25% è stato destinato
all’assistenza tecnica. 8
L’annata agraria 2011 è stata contrassegnata da un andamento climatico altalenante
con danni causati dal maltempo che ha colpito l’Abruzzo soprattutto nella prima parte
dell’anno. Le zone particolarmente colpite sono quelle del teramano e della piana del
Fucino che hanno subito allagamenti di strade e campi, frane, e conseguente perdita
dei raccolti. Anche alcune zone del chietino sono state investite da perturbazioni
nevose e gelate che hanno distrutto diverse colture vernino-primaverili.
Gli andamenti climatici sfavorevoli hanno provocato nel corso dell’annata agraria la
diffusione di fitopatie sulla coltivazione della vite (peronospora e tignoletta), dell’olivo
(mosca olearia) e di alcuni fruttiferi come il pesco (oidio e monilia). 9
L’analisi dei dati macroeconomici, esaminati brevemente in questo capitolo, evidenzia
gli elementi che caratterizzano il sistema agroalimentare abruzzese, le cui componenti
ambientali, territoriali, storiche e culturali, che per molti aspetti sono il punto di forza del
7
8
9
Per maggiori dettagli si veda B. Camaioni in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.
Per maggiori dettagli si veda S. Palumbo in “L’agroalimentare abruzzese tra crisi e crescita” rapporto 2013.
Per maggiori dettagli si veda “Nota trimestrale nazionale sull’andamento climatico …” edito da INEA 2012.
15
sistema Abruzzo, in alcuni casi diventano un vincolo per la crescita economica
regionale, anziché che favorire lo sviluppo e il benessere delle popolazioni locali.
A tal riguardo occorre ricordare che l’Abruzzo è la regione italiana con la più alta
incidenza delle aree protette (28% della superficie territoriale), e la seconda in termini
assoluti con i suoi 350 mila ettari, di cui 335 mila gestiti dagli Enti Parchi nazionali e
regionali, all’interno dei quali l’agricoltura ad alto valore aggiunto non trova molto
spazio per la crescita. Dove invece dovrebbe essere attuata una politica agricola
mirata all’integrazione strutturale e funzionale del settore agricolo con quello del
turismo nelle sue diverse forme e declinazioni.
Dai dati dell’assessorato al turismo della Regione Abruzzo, emerge che negli ultimi
anni a fronte di un trend negativo delle presenze alberghiere si registra una crescita
significativa delle presenze di turisti in strutture extralberghiere (+11%), tra le quali è
compreso il turismo rurale (agriturismo), quello per le aree naturali e il turismo religioso
(eremi e centri di culto).
Le analisi sul settore agricolo dimostrano che gli impatti della crisi economica e
finanziaria generale si manifestano con modalità e tempi diversi rispetto agli altri
comparti produttivi. Questo fenomeno è ancora più evidente per l’Abruzzo dove la
tendenza degli ultimi quattro anni dell’agroalimentare va oltre quelli che sono gli
andamenti anticiclici del comparto agricolo in generale.
Le ultime proiezioni confermano il perdurare della crisi anche per i prossimi anni, con
esiti imprevedibili sul sistema agricolo ed in particolare sulle aziende agricole
abruzzesi, per le quali nei prossimi anni si attendono i primi risultati della valutazione
degli effetti indotti dall’attuazione del Programma di Sviluppo Rurale, e l’atteggiamento
che assumeranno gli imprenditori agricoli rispetto alla riforma della PAC per il periodo
di programmazione 2014-2020.
Nel contesto socio-economico in cui si trovano ad operare le imprese agricole
abruzzesi, diventa quindi fondamentale e cruciale la definizione della strategia con la
quale i decisori politici regionali intendono cogliere le opportunità offerte dalla nuova
politica agricola, ed in particolare quella sullo sviluppo rurale, per il periodo di
programmazione 2014-2020.
16
I principali risultati dell’indagine nel 2011 (universo RICA)
Il campione RICA dell’Abruzzo rilevato per l’esercizio contabile 2011 si compone di 439
aziende, una numerosità quasi identica al campione del 2010 (441), seppur ridotto del
15% rispetto alla media dei campioni 2008 e 2009 (rispettivamente 523 e 508 aziende).
La diversa numerosità tra il biennio 2008-2009 e il biennio 2010-2011 è dovuta
all’aggiornamento della metodologia di classificazione tipologica introdotta a partire
dall’esercizio contabile 2010, e che ha visto, a seguito dell’emanazione del
Regolamento CE 1242/2008, l’abbandono dei Redditi Lordi Standard e l’adozione delle
Produzioni Standard. 10 Per la rilevazione dell’esercizio contabile 2010-2011 è stato
definito, in accordo con ISTAT, un nuovo disegno campionario che ha determinato una
revisione sostanziale della lista delle aziende da rilevare con la metodologia RICA. 11
Delle 439 aziende rilevate in Abruzzo nel 2011, 330 aziende (75%) derivano dal
campione causale fornito da ISTAT per la RICA, le restanti 109 aziende sono state
selezionate in funzione delle esigenze del piano di selezione teorico 2010-2011 e in
relazione alla disponibilità degli imprenditori a collaborare nell’indagine RICA. 12
Il campione rilevato nel 2011 comprende 407 aziende rilevate anche per l’esercizio
2010, quindi il campione costante 2010-2011 è del 93%. Rispetto al biennio 2008-2009
il panel rotativo si è attestato intorno al 27%, con un tasso di caduta o mancata risposta
del campione casuale relativamente basso (23%) considerata la tipologia di indagine.
Il campione teorico 2011 per l’Abruzzo prevedeva infatti la rilevazione di 444 aziende
estratte in modo casuale dall’indagine SPA 2007 dell’ISTAT. In termini di numerosità
complessiva regionale il campione rilevato ha quindi rispettato il piano di selezione
(98,9%), mentre a livello di ordinamento tecnico e classe economica si sono verificate
variazioni più o meno consistenti.
Nell’ambito degli ordinamenti specializzati, per il polo dei seminativi sono state rilevate
127 aziende, il 32% di aziende in più rispetto al campione teorico (96 aziende), mentre
per il polo delle ortofloricole sotto serra sono state contabilizzate solo 11 aziende
rispetto alle 30 aziende individuate dal campione teorico. Per il polo delle coltivazioni
permanenti sono state rilevate 158 aziende, il 35% in più rispetto al campione teorico
che ne prevedeva 117.
Per i poli specializzati negli allevamenti il numero di aziende rilevate è stato inferiore
rispetto alla numerosità teorica, in particolare il 16% in meno per gli erbivori (64 invece
di 76), e il 72% in meno per i granivori (13 aziende invece di 48 del piano teorico).
Anche per i poli misti le 66 aziende rilevate con successo nel 2011 sono state inferiori
al numero di aziende campionate nel piano di selezione teorico (77 aziende), con una
mancata copertura del 14%.
A livello di classe di dimensione economica le aziende rilevate per le classi estreme
sono state inferiori a quelle del piano di selezione, in particolare il 37% in meno di
aziende con una produzione standard inferiore ai 25.000 euro (111 su 178), e l’85% in
10
Per maggiori dettagli sulla metodologia di classificazione tipologica, sui piani di selezione e sulle tecniche di riporto
all’universo si rimanda alle specifiche pagine web disponibili nella sezione Metodologia del sito RICA.
11
Il confronto con i dati del 2009 per alcune tipologie aziendali potrebbe essere influenzato dalla diversa metodologia di
classificazione tipologica introdotta a partire dal 2010.
12
A partire dall’esercizio contabile 2011, l’INEA ha reso disponibile per tutte le aziende agricole che partecipano
all’indagine RICA un servizio di consultazione, gratuita e protetta, del proprio bilancio aziendale, accessibile attraverso
una specifica applicazione web denominata Cruscotto aziendale (www.cruscottoaziendale.inea.it ).
17
meno per la classe economica con produzione standard superiore ai 500 mila euro (6
aziende invece di 39).
Più aziende rispetto al piano di selezione sono state invece contabilizzate per le classi
intermedie, nello specifico il 34% in più per la classe medio-piccola (94 invece di 70), il
31% per la classe delle aziende medie (88 invece di 67), e il 56% in più per la classe di
dimensione economica medio-grandi (140 invece di 90 previste). Il confronto del
campione rilevato rispetto a quello teorico mette in risalto la sotto-rappresentazione
delle classi dimensionali piccole e grandi compensata da una maggiore
rappresentatività delle classi intermedie che incidono quindi in modo più significativo
nella determinazione dei risultati campionari.
La differenza tra il campione teorico e quello rilevato è dovuta ad una serie di motivi
che in parte dipendono dal modello organizzativo dell’indagine dalla metodologia di
campionamento, e in parte derivano dalla disponibilità dell’azienda selezionata a
collaborare. All’avvio dell’indagine o nel corso della rilevazione, alcune aziende
possono aver cessato o abbandonato l’attività agricola, altre aziende si trovano
temporaneamente inattive, in alcuni casi il conduttore è assente o si rifiuta a
collaborare, altre aziende possono risultare sotto la soglia economica di accesso al
campione RICA, altre ancora non rientrano nel campo di osservazione RICA (es
aziende esclusivamente forestali), ed infine alcune aziende possono essere escluse
perché particolarmente anomale.
Tali differenze richiedono, al termine della rilevazione (in fase di post-stratificazione), la
determinazione di nuovi indici di ponderazione che tengono conto della
rappresentatività di ogni azienda del campione medesimo, in modo da consentire di
effettuare analisi spaziali e temporali senza essere influenzate dalla distribuzione e all
numerosità del campione.
La ponderazione dei dati aziendali consente di rendere rappresentativi solo alcune
informazioni dell’indagine contabile rispetto al relativo campo di osservazione
dell’universo censuario (riporto all’universo). In questo capitolo vengono analizzati i
risultati aziendali per i quali è stato possibile applicare i pesi campionari definiti
secondo la metodologia RICA. 13
La distribuzione territoriale delle aziende RICA riflette le caratteristiche dell’agricoltura
abruzzese, fortemente connotata dalle produzioni oli-vitivinicole realizzate nell’area
collinare (dove si trova il 78% delle aziende dell’universo RICA che detiene però il 41%
della SAU), e dalle produzioni intensive realizzate nella Piana del Fucino, con
l’orticoltura di pieno campo, e in alcuni bacini della collina litoranea con sistemi
ortofloroftrutticoli intensivi in coltura protetta.
Nei successivi tre capitoli vengono analizzati, nell’ordine, gli elementi strutturali che
caratterizzano le aziende agricole abruzzesi, a cui segue una valutazione delle
dotazioni patrimoniali, ed infine un’analisi dettagliata sui principali risultati economici e
reddituali messi a confronto sia con la serie storica sia con i dati medi nazionali.
13
INEA (2010), “Metodologia di calcolo dei pesi e analisi dell’affidabilità delle stime”
ISTAT (2009), V. Rondinelli, “La calibrazione dei pesi campionari delle aziende RICA …”
18
Caratteristiche strutturali
Gli elementi che caratterizzano la struttura delle aziende agricole sono il fattore terra, la
potenza motrice, la forza lavoro impiegata, e per le aziende con allevamenti, la
presenza di animali espressa in Unità Bovine Adulte (UBA). Essi rappresentano le
variabili strategiche utilizzate per la definizione del campione RICA, stratificato secondo
la tipologia aziendale (OTE e Dimensione economica) e la collocazione geografica.
Una prima analisi dei dati RICA, per l’esercizio 2011 conferma in parte quanto già
emerso con la lettura sintetica dei dati censuari. Dal punto di vista strutturale infatti
secondo il campione RICA in Abruzzo la Superficie Agricola Totale (SAT) media
aziendale è di 12 ettari, il 36% in meno rispetto alla media nazionale.
Nelle aziende rilevate la parte produttiva della superficie aziendale, la SAU (Superficie
Agricola Utilizzata), rappresenta mediamente più del 93% della SAT, la restante parte
della superficie dell’azienda è costituita da tare e boschi (tabella 2.1). La SAU media
delle aziende abruzzesi, che nel 2011 è di circa 11,20 ettari, è inferiore alla media
nazionale (15,70) del 29%, mentre nel censimento del 2010 la differenza con la media
di tutto l’universo censuario nazionale era del 14%.
Nonostante le superfici della SAT e della SAU sono aumentate del 5% rispetto al
biennio 2009-2010, la variazione tendenziale dell’ultimo quadriennio è negativa (-17%
per la SAT e -20% per la SAU), in linea con il trend nazionale seppur con percentuali
più elevate rispetto al dato Italia. Confermando quanto già fotografato con il
censimento, ossia la fuoriuscita delle aziende marginali non si traduce
automaticamente in un aumento delle dimensioni strutturali per le aziende che restano
attive sul territorio.
Figura 3 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcune dimensioni strutturali medie 2011
(valori regionali tra parentesi)
Superficie Totale (12 ettari)
Sup. Agric. Util. (11,2 ettari)
Superficie in proprietà (5 ettari)
Superficie Irrigabile (2,1 ettari)
Potenza Motrice (107,5 KW)
Unità di Lavoro annue (1,3 ULA)
Unità di Lavoro Familiari (1,1 ULA)
Unità Bovine Adulte (4,1 UBA)
-80%
-60%
-40%
-20%
0%
20%
40%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Analizzando la dimensione aziendale in funzione della zona altimetrica è possibile
notare come la dimensione fisica delle aziende agricole abruzzesi varia in funzione
delle caratteristiche del territorio. Le aziende montane hanno una maggiore estensione
19
con una SAU media di circa 28 ettari, mentre le colline interne e litoranee hanno una
superficie agricola media rispettivamente di 10 e 8 ettari (tabella 2.3).
Questa diversa dimensione è legata al tipo di agricoltura praticata. Nelle aree montane
si tratta spesso di superfici destinate in parte alla coltivazione di cereali e foraggere e in
parte utilizzate per il pascolo degli animali, mentre nell’area del Fucino, nell’area della
Valle Peligna e nella collina litoranea le aziende sono indirizzate verso un’agricoltura di
tipo intensivo. In queste aree operano prevalentemente le aziende specializzate in
orticoltura, cerealicoltura ed arboricoltura (vite ed olivo).
Un altro elemento che contraddistingue la struttura aziendale abruzzese è la
composizione della SAU aziendale rispetto al titolo di possesso. Dai dati RICA del
triennio 2009-2011 emerge che mediamente il 42% della superficie agricola
aziendale è di proprietà, a livello nazionale l’incidenza sale al 57% (tabella 2.2).
Anche per quest’aspetto è opportuno distinguere ed analizzare la tipologia aziendale
all’interno del territorio in cui l’azienda opera. Le aziende che ricorrono all’affitto di
grandi superfici sono le aziende specializzate negli allevamenti zootecnici che operano
nelle zone montane interne. Per questa tipologia di aziende l’incidenza dei terreni in
affitto sulla superficie aziendale risulta essere superiore all’82%, tali aziende sono
solite acquisire, anche per periodi temporali brevi, terreni demaniali da destinare al
pascolo. Le aziende ubicate nella collina interna e nella collina litoranea presentano
un’incidenza notevolmente più bassa dei terreni in affitto rispetto alla SAU aziendale,
rispettivamente del 46% e del 37%.
Altro aspetto interessante da valutare è la composizione della superficie aziendale in
funzione della dimensione economica. Le aziende più piccole detengono circa il 60%
della SAU in proprietà, al crescere della dimensione aziendale, invece, prevale il
ricorso all’affitto di terreni agricoli.
Questo dato fotografa una realtà come quella abruzzese in cui l’ampliamento della
maglia aziendale è favorita essenzialmente dalla disponibilità, soprattutto nelle aree
interne, di superfici in affitto, mentre la mobilità fondiaria per usi agricoli nelle aree a
maggiore specializzazione produttiva (conche interne e collina litoranea) è
praticamente nulla.
A livello regionale, degli 11,20 ettari di SAU media del campione 2011, solo il 19%
della superficie è irrigabile (2,1 ettari), incidenza piuttosto bassa se confrontata al
dato medio nazionale in cui l’incidenza raggiunge quasi il 39% della SAU aziendale
(tabella 2.1). In Abruzzo è irrigabile mediamente solo un terzo della superficie rispetto
alla situazione media nazionale (2 ettari in Abruzzo contro i 6 ettari dell’Italia).
Altro fattore caratterizzante la struttura delle aziende agricole è rappresentato dalla
dotazione di macchine agricole espressa in potenza motrice. Dai dati esaminati risulta
che le aziende abruzzesi dispongono mediamente di 108 kw di potenza motrice,
valore superiore del 12,6% rispetto al dato nazionale.
Se si analizza la potenza motrice in relazione alla specializzazione produttiva
aziendale, risulta che le aziende con il più alto tasso di meccanizzazione (kw/ha) sono
quelle afferenti al polo misto colture-allevamenti (136 kw/ha), seguite dalle aziende dei
20
poli-allevamenti (130 kw/ha), dalle aziende specializzate in erbivori (128 kw/ha), in
seminativi (119 kw/ha) e in coltivazioni permanenti (103 kw/ha).
L’elevata meccanizzazione delle aziende agricole abruzzesi rispetto al dato medio
nazionale, sia in termini di potenza media aziendale sia in termini di indici tecnici, è
attribuibile alla minore dimensione aziendale che non consente di raggiungere
economie di scala, realizzabili invece nelle aziende medio grandi.
Nelle aziende agricole abruzzesi, nell’ultimo triennio, sono state impiegate mediamente
1,3 unità lavorative (UL), un dato in linea con quello nazionale (1,2 UL), con un tasso
di crescita più alto rispetto alla media nazionale. È interessante notare come le aziende
a più alta concentrazione di forza lavoro sono quelle specializzate in ortofloricoltura
(2,6 UL) e quelle zootecniche che impiegano in media 1,8 – 2,1 unità lavorative, che
per le loro caratteristiche produttive richiedono un maggior impiego di monodopera.
La componente della famiglia agricola gioca un ruolo importante soprattutto per la
conduzione delle aziende piccole e medio piccole (una media di 1,3 UL), costituita dal
95% da forza lavoro proveniente dal nucleo familiare che convive con il conduttore.
Tale incidenza si riduce al crescere della dimensione economica delle aziende.
Le aziende che fanno maggior ricorso alla manodopera extra-aziendale sono quelle
specializzate in ortofloricoltura in cui la componente non familiare è pari al 46%, mentre
per gli altri settori di produzione è possibile affermare che la maggior parte del lavoro
agricolo è svolto quasi esclusivamente con la manodopera familiare.
Figura 4 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici strutturali del 2011
(valori medi regionali tra parentesi)
Intensità del lavoro (8,8 ettari)
Incidenza della SAU irrigata (12,8 %)
Incidenza superficie in proprietà (41,9 %)
Grado intensità zootecnica (3,2 uba)
Carico bestiame (0,4 uba)
Incidenza manodopera familiare (89,4 %)
Grado mecc. dei terreni (9,6 kw)
Intensità di meccanizzazione (84,3 kw)
-80% -60% -40% -20%
0%
20%
40%
60%
80%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Rispetto al biennio 2009-2010 la quantità di lavoro impiegata nelle aziende agricole
abruzzesi tende a crescere ad un ritmo più elevato rispetto al dato nazionale. Un trend
negativo (-24%) è stato registrato per l’indice tecnico che misura l’intensità di lavoro, e
che per l’Abruzzo è pari a 8,8 ettari per UL, rispetto ai 12,7 ettari disponibili per ogni
unità di lavoro dell’azienda media italiana.
Nelle aziende con allevamenti (solo il 10% del campione RICA è costituito da aziende
con una specializzazione zootecnica) il numero medio di UBA varia in funzione
dell’ordinamento tecnico, si passa dalle 35 UBA per le aziende specializzate in
21
erbivori alle 54 UBA delle aziende specializzate in granivori, mentre le aziende con
allevamenti misti presentano una consistenza media di 27,3 unità.
Il dato medio regionale rilevato nel triennio 2009-2011 è di 5,9 UBA, nettamente
inferiore al dato rilevato per lo stesso periodo a livello nazionale (11, 7 UBA/azienda).
Nel 2011 è stato registrato un drastico calo del numero di UBA ad azienda nell’ordine
del -20% che ha determinato un trend particolarmente negativo rispetto all’ultimo
biennio 2009-2010 (-60%). I dati della RICA confermano, dal punto di vista strutturale,
quanto già attestato dal censimento dell’agricoltura del 2010.
Rapportando il numero delle UBA alla SAU aziendale è possibile ottenere l’indicatore
denominato “carico di bestiame”, esso misura la numerosità di capi per ettaro di SAU.
Per l’Abruzzo questo indice nel 2011 oscilla tra i 2,0 UBA delle aziende specializzate in
erbivori sino a raggiungere gli 8,8 UBA delle specializzate in granivori.
È interessante notare che analizzando lo stesso indice in funzione della zona
altimetrica, risulta che le aziende con il maggior numero di UBA sono quelle ubicate
nell’area montana (12,8 UBA/ha) seguite da quelle ubicate nella collina interna (6,6
UBA/ha), mentre la zootecnia essendo poco presente nell’area della fascia litoranea,
determina un basso carico di UBA ad ettaro di SAU (1,1 UBA/ha). Anche gli indici
tecnici degli allevamenti sono inferiori alla media rilevata a livello nazionale. Rispetto ai
precedenti esercizi contabili sia il carico di bestiame ad ettaro che l’intensità zootecnica
sono tendenzialmente in calo (-22%).
L’incidenza della SAU irrigata rilevata nel 2011 per l’Abruzzo è del 13%, in linea con il
dato medio del triennio esaminato, ma nettamente inferiore alla media nazionale che fa
registrare un incidenza del 25%, differenza determinata dalla caratteristiche del
territorio, dalle tipologie produttive e dalla disponibilità della risorsa idrica, già
evidenziata dall’analisi dei dati relativi all’incidenza della superficie irrigabile.
Nella figura 5 è illustrata la distribuzione percentuale dell’universo rappresentato dal
campione RICA secondo la classe di dimensione economica, il polo produttivo e la
zona altimetrica. Le stesse classi sono confrontate con il dato medio nazionale.
Rispetto alle macro classi di dimensione economica, il campione RICA dell’Abruzzo
si concentra soprattutto nelle classi piccole (quasi l’83% del campione abruzzese
ricade nelle prime due classi, a livello nazionale invece nelle stesse classi è
concentrato il 78% delle aziende), mentre nelle classi di grandi dimensioni è compreso
il 7% del campione rispetto all’11% del dato nazionale.
La distribuzione dell’universo rappresentato per ordinamento tecnico economico
mostra, rispetto al dato medio nazionale, una maggiore concentrazione delle aziende
negli ordinamenti delle coltivazioni permanenti (46,3% contro il 44,4% del dato
nazionale) e in quello del polo delle aziende con policoltura (15,3% contro il 7,9%).
Dall’analisi dei dati 2011 risulta che il 46% delle aziende abruzzesi è specializzata in
coltivazioni permanenti (12.500 aziende), seguite con 5.800 aziende dalle specializzate
in seminativi (22%), mentre solo il 10% delle aziende risulta essere specializzato nella
zootecnia (erbivori, granivori e poliallevamento), con 2.700 aziende.
22
Rispetto al dato medio nazionale, in Abruzzo sono poco presenti le aziende (434)
specializzate nella coltivazione di ortofloricole sotto serra o in orto industriale (1,6%
rispetto al 4,1% del dato nazionale), e le aziende con granivori (0,6% contro 0,9%);
risultano essere invece più rappresentati, rispetto al dato nazionale, gli ordinamenti
produttivi misti.
Figura 5 – La distribuzione percentuale delle aziende per classi nel 2011
Dimensione
economica
da 4.000 a meno di 25.000 euro
64,7
da 25.000 a meno di 50.000 euro
18,0
da 50.000 a meno di 100.000 euro
10,6
da 100.000 a meno di 500.000 euro
6,4
pari o superiore a 500.000 euro
0,2
Orientamento
tecnico-economico
specializzate nei seminativi
21,5
specializzate in ortofloricoltura
1,6
specializzate nelle coltivazioni permanenti
46,3
specializzate in erbivori
8,5
specializzate in granivori
0,6
miste con policoltura
15,3
miste con poliallevamento
0,7
miste coltivazioni ed allevamenti
5,5
Zona
altimetrica
Montagna interna
14,2
Montagna litoranea
0,0
Collina interna
24,2
Collina litoranea
61,7
Pianura
0,0
0
Abruzzo
10 20 30 40 50 60 70
ITALIA
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
La distribuzione del campione RICA rispetto alla zona altimetrica, mette in evidenza
come più del 60% delle aziende agricole abruzzesi è ubicata nella collina litoranea
(16.700), contro il 15% circa del dato nazionale, il 14% nelle aree montane interne
(3.800), mentre il restante 25% delle aziende è ubicato nelle aree della collina interna
(6.500 aziende).
Dal confronto con il biennio 2008-2009 il campione RICA dell’Abruzzo è variato
nell’ambito della distribuzione tra le classi illustrate nella Figura 5. Specificando che
l’universo rappresentato del biennio 2010-2011 è cresciuto dell’11% rispetto a quello
del 2008-2009, nelle cinque classi di dimensione economica è registrata una riduzione
del numero di aziende nelle classi medio-piccole, medie e grandi, mentre è cresciuta la
numerosità della classe medio-grande.
23
Per gli ordinamenti tecnici economici, rispetto all’universo rappresentato dal campione
2008-2009, nel 2011 si è ridotto il numero di aziende nei poli misti 6 e 7, mentre tutti gli
altri sono cresciuti, ad eccezione del polo delle colture permanenti che è rimasto più o
meno invariato rispetto al disegno campionario 2008-2009.
Nonostante l’universo regionale rappresentato nel 2011 è cresciuto, nelle zone di
montagna il numero di aziende rappresentate dal campione RICA è diminuito del 19%,
mentre sono aumentate le aziende rappresentate per le due aree collinari della regione
Abruzzo, dove le attività agricole sono molto più attive rispetto alle aree interne.
Dal quadro strutturale esaminato in questo capitolo emerge che l’Abruzzo, secondo i
dati della RICA, è caratterizzato da una struttura aziendale molto più piccola della
media nazionale in termini di superficie, di intensità del lavoro aziendale, di presenza
zootecnica e capacità di irrigazione, ed è connotata inoltre da una tendenza al
sovradimensionamento del parco macchine.
Nonostante la presenza di casi aziendali di eccellenza produttiva e strutturale, nelle
aree a maggiore vocazione agricola la polverizzazione e la frammentazione del tessuto
produttivo rappresenta il principale ostacolo alla crescita strutturale ed economica delle
imprese agricole abruzzesi.
Siamo di fronte ad una agricoltura abruzzese che contribuisce alla crescita del
comparto agroalimentare nel complesso e che rappresenta il 12% del PIL regionale,
ma che nonostante questo non riesce, come si vede più avanti in questo rapporto, a
dare reddito soddisfacente agli agricoltori. Per attenuare questa che potrebbe
sembrare una contraddizione, occorre equilibrare la parte della pianificazione
produttiva e commerciale delle imprese agricole con il sistema della grande
distribuzione organizzata, con la costituzione di organismi interprofessionali che
regolino l’intera filiera dei comparti produttivi regionali.
La complessa fase congiunturale che il sistema agroalimentare abruzzese sta
attraversando, potrebbe essere contrastata attraverso l’istituzione dei contratti di rete,
per far fronte ad una crescita dimensionale difficile sul piano individuale ed affrontare la
sfida della competitività, innovando e migliorando la promozione, in modo coordinato,
sui mercati nazionali ed internazionali, soprattutto dei prodotti di qualità. Anche la
recente normativa (articolo 62) che introduce l’obbligo di contratti scritti con il sistema
della distribuzione, potrebbe costituire un passo avanti per un riequilibrio tra gli attori
del comparto agroalimentare.
24
Situazione patrimoniale
Lo stato patrimoniale, a differenza del conto economico e del rendiconto finanziario,
mostra lo stock di capitali in un determinato periodo, le fonti che finanziano gli
investimenti, e i relativi impieghi. In questo capitolo vengono analizzate in modo
sintetico alcune delle principali voci che compongono lo stato patrimoniale del bilancio
delle aziende agricole riclassificato secondo la metodologia RICA_INEA. Il crescente
utilizzo anche nelle attività agricole delle immobilizzazioni ha ampliato l’importanza dei
capitali nel formazione del reddito delle imprese agricole, e di conseguenza ha
comportato un aumento del ricorso a fonti esterne di finanziamento.
La struttura patrimoniale desunta dall’analisi del campione RICA 2011, evidenzia che in
Abruzzo gli impieghi medi di capitale aziendale, ottenuto quale sommatoria del
capitale fisso e di quello circolante, è di circa 163.000 euro, inferiore del 54% rispetto
al dato medio nazionale (358.000 euro).
Gli impieghi, illustrati nella figura 6, che rappresentano la parte attiva dello stato
patrimoniale, sono costituiti per circa il 72% da capitale fisso, ovvero capitale fondiario
più capitale agrario fisso, mentre il restante 28% è dato dal capitale circolante, ottenuto
dalla sommatoria del capitale agrario circolante e le liquidità immediate e differite. Per
l’Abruzzo la quasi totalità del capitale fisso è rappresentato da capitale fondiario (92%)
ovvero da terreni agricoli e forestali, piantagioni, fabbricati e manufatti.
Figura 6 – Composizione degli impieghi nel 2011, confronto Abruzzo / Italia
(valori medi aziendali)
400
350
Euro (000)
300
250
244
200
150
100
50
0
Capitale
fondiario
Capitale agrario
107
46
Abruzzo
86
Capitale
circolante
ITALIA
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
La composizione percentuale degli impieghi è molto simile tra il dato dell’Abruzzo e
quello dell’Italia, con una maggiore incidenza del capitale circolante per l’Abruzzo
25
(28%) rispetto al dato nazionale (24%), mentre l’incidenza dei capitali fissi è più bassa
per l’Abruzzo (72%) rispetto al dato dell’Italia (76%).
Analizzando nel dettaglio la distribuzione degli impieghi rispetto alla dimensione
economica si rileva come esso cresce al crescere della dimensione fisica dell’azienda.
Le aziende della classe economica delle “piccole” hanno una dotazione di capitali di
poco inferiore ai 100.000 euro, composto per l’80% dal capitale fisso ed il 20% dal
capitale circolante, a livello Italia per la stessa classe di aziende si registra un capitale
totale di circa 170.000 euro.
È interessante esaminare la composizione degli impieghi rispetto alla specializzazione
produttiva, dall’analisi dei dati RICA emerge che le aziende a specializzazione
zootecnica hanno una dotazione di capitali pari a 300.000 euro, mentre per gli altri
ordinamenti produttivi la dotazione di capitali delle aziende scende del 50% rispetto a
quelle zootecniche. Inoltre, le aziende zootecniche presentano una diversa
composizione del capitale fisso rispetto a quelle specializzate nelle coltivazioni. Nelle
prime infatti, la componente del capitale agrario fisso, incide mediamente per il 30% sul
capitale fisso totale, nelle aziende specializzate nelle coltivazioni l’incidenza del
capitale agrario fisso è inferiore al 9%. 14
Altro aspetto da prendere in considerazione, nell’analisi sulla struttura patrimoniale
delle aziende agricole, è il ricorso a capitale di terzi, ossia le fonti di finanziamento.
Dall’esame dei dati sull’universo RICA risulta che nel 2011 le aziende abruzzesi sono
indebitate mediamente per circa 4.400 euro, pari al 2,8% del patrimonio netto. La quasi
totalità dei debiti contratti (82%) è costituito da passività correnti ovvero da debiti
accesi per il funzionamento ordinario dell’impresa agricola (in prevalenza sono debiti
verso fornitori di mezzi e servizi).
La quota relativa ai mutui e prestiti risulta pertanto molto più bassa in Abruzzo (18%)
rispetto a quella media nazionale (35%), confermando le difficoltà per gli imprenditori
agricoli abruzzesi nell’accesso al credito, costringendo gli stessi a ricorrere all’auto
finanziamento (capitale proprio). Nel 2011 in Abruzzo i debiti a medio e lungo termine
ammontavano a meno di 800 euro ad azienda, mentre a livello nazionale è stato
rilevato un valore pari a 2.300 euro (tabella 3.1).
Analizzando la componente capitale di terzi rispetto alla specializzazione produttiva, le
aziende che maggiormente ricorrono ai capitali di terzi sono quelle ortofloricole, con
una media di 25.000 euro, seguite dalle aziende specializzate nella zootecnia con un
importo medio di 9.000 euro annui, anche se in prevalenza sono rappresentati dalle
passività correnti. Tra le specializzate quelle, invece, con il minor ricorso a capitale di
terzi sono le imprese specializzate nei seminativi e nelle coltivazioni permanenti.
Nel triennio 2009-2011 in Abruzzo i nuovi investimenti sono stati pari a 770 euro, quasi
2.000 euro in meno rispetto al dato medio nazionale, anche se il dato del 2011 (900
euro) è in netta crescita rispetto al valore del 2010, ma nettamente inferiore al 2009,
ciò ha determinato una variazione tendenziale negativa (-32%). Per l’Abruzzo gli
14
Nella metodologia RICA_INEA il capitale agrario fisso comprende oltre al capitale costituito dalla macchine, impianti ed
attrezzature, anche la quota del valore patrimoniale degli animali destinati alla riproduzione/allevamento. Le aziende zootecniche
sono caratterizzate generalmente da un parco macchine molto più ampio rispetto alle aziende a seminativi.
26
investimenti materiali sono legati fortemente all’attuazione delle misure strutturali del
Programma di Sviluppo Rurale (PSR) che rappresenta una delle principali fonti di
cofinanziamento per gli investimenti realizzati dalle aziende agricole.
Il valore medio del patrimonio netto (152 mila euro), come per le altre voci dello stato
patrimoniale dei bilanci delle aziende agricole abruzzesi, è decisamente inferiore al
valore medio nazionale (336 mila euro); invariato rispetto all’anno precedente.
Dall’esame degli indici patrimoniali si nota che la capitalizzazione fondiaria, ovvero il
grado d’intensità d’uso del capitale fondiario rispetto al lavoro totale (KF/ULT), è pari a
circa 85.000 euro, tale indice è molto più basso (-57%) se lo si raffronta al dato
nazionale che è pari a 213.000 euro (tabella 3.2). Dal confronto con i dati del 2010 e la
media del triennio 2009-2011, il valore di tale indice è diminuito del 6%, anche se il
trend stimato è positivo (+3%).
Un altro indice patrimoniale utile per comprendere la struttura patrimoniale delle
imprese agricole è l’indice d’intensità fondiaria (KF/SAU), esso esprime il grado di
intensità fondiaria del fattore terra e dei capitali stabilmente investiti rispetto alla
superficie aziendale, in termini assoluti esso è pari a 9.600 euro, valore inferiore del
38% rispetto al dato nazionale (15.500 euro). Rispetto al 2010, l’indice KF/SAU ha fatto
registrare una variazione negativa (-6%), ma un trend stimato positivo (+21%).
Gli indici patrimoniali del capitale agrario mostrano (figura 7) anch’essi come quelli
del capitale fondiario una sotto-capitalizzazione delle aziende abruzzesi rispetto ai
corrispondenti valori delle aziende Italiane. L’intensità agraria (KA/SAU) nel 2011 è
pari a 865 euro di capitale agrario fisso per ettaro di SAU, nettamente inferiore al dato
nazionale (1.750 euro), lo stesso dato del 2010, con un valore medio nel triennio 20092011 di 920 euro (il 47% in meno del dato nazionale), ed un trend negativo (-12%).
Figura 7 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici patrimoniali nel 2011
(valori medi regionali tra parentesi)
Capitalizzazione fondiaria (84.223 €)
Intensità fondiaria (9.598 €)
Intensità agraria (865 €)
Capitalizzazione agraria (7.590 €)
Indic. effic. Capitale (0,6 )
Indice della passività (0,005 )
Dinamicità aziendale (80 €)
Rotazione dei ricavi (0,2 )
-70%-60%-50%-40%-30%-20%-10% 0% 10% 20%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
La quantità del capitale tecnico disponibile per ogni unità di lavoro, misurata dall’indice
di capitalizzazione agraria (KA/ULT), in Abruzzo nel 2011 non supera i 7.600 euro,
un valore inferiore al dato medio nazionale (22.275 euro), invariato rispetto al 2010, ma
con una variazione tendenziale negativa (-41%).
27
Confrontando i risultati degli indici patrimoniali del capitale agrario con gli indici tecnici
della meccanizzazione, si evidenziano le caratteristiche delle strutture tecnologiche in
dotazione nelle aziende agricole abruzzesi, nelle quali ad un valore elevato, rispetto al
dato nazionale, degli indici tecnici si contrappongono valori più bassi per i
corrispondenti indici patrimoniali, che denota una dotazione media di macchine ed
impianti relativamente vecchi e quindi con un alto grado di obsolescenza tecnica.
L’indice di efficienza agraria (KAT/VA), ricavato dal rapporto tra capitale agrario totale
sul Valore Aggiunto, esprime l’efficienza economica dei capitali tecnici impiegati nel
processo produttivo, che in Abruzzo è pari a 0,56, più basso rispetto al dato medio
nazionale (0,78), che a differenza degli indici precedenti mostra una migliore efficienza
nell’utilizzo del capitale agrario, derivato essenzialmente da un minor grado di
rinnovamento del parco macchine. Tale indice nel 2011 è migliorato rispetto al 2010
(+17%), anche se la variazione tendenziale è negativa (-38%).
Il grado di dinamicità aziendale (INV/SAU), ovvero l’indicatore che misura il volume
degli investimenti rispetto all’estensione della superficie agricola, nel 2011 in Abruzzo è
stato pari a 80 euro/ha, contro i 466 euro ad ettaro del dato Italia. Il valore di questo
indice conferma quanto già commentato per il livello medio degli investimenti. È
interessante notare come tale indice cresca al crescere della dimensione aziendale,
infatti esso è pari mediamente a 38 euro per le aziende di piccole dimensioni per poi
crescere sino a raggiungere i 342 euro delle grandi imprese.
Ultimo indicatore dell’efficienza aziendale è l’indice di rotazione dei ricavi (RTA/IMP),
che esprime il volume dei ricavi rispetto ai capitali investiti. Nel 2011 per l’Abruzzo è
stato pari a 0,17, leggermente superiore al dato medio nazionale (0,16). Questo indice
è il miglior risultato nella batteria degli indici patrimoniali che è stato realizzato dalle
aziende agricole abruzzesi secondo i dati dell’indagine RICA (figura 7).
L’efficienza espressa da questo indice è data dalla capacità delle aziende di ottenere
un certo volume di fatturato con un minor impiego di capitali. In qualche modo prefigura
un risultato positivo per l’indice complementare della catena del ROI, ossia il ROS
(rotazione delle vendite) che non viene analizzato nel presente rapporto. Le aziende
con l’indice di rotazione dei ricavi più alto, per dimensione economica, sono le mediopiccole (0,4) mentre rispetto alla specializzazione produttiva sono le ortofloricole il cui
indice è addirittura pari a 2,19.
Dall’analisi dei dati patrimoniali emerge che le aziende agricole abruzzesi
rappresentate dal campione RICA sono sottocapitalizzate rispetto al dato medio
dell’universo nazionale, anche se presentano elementi di sostenibilità patrimoniale in
quanto fanno meno ricorso ai finanziamenti esterni (quoziente di indebitamento basso),
ed i pochi investimenti vengono finanziati quasi esclusivamente dal capitale netto
dell’impresa, ed inoltre il rapporto tra il patrimonio netto e i capitali complessivamente
investiti è particolarmente elevato (0,97), in linea con il dato nazionale (0,98).
I dati patrimoniali evidenziano tuttavia un indebitamento, seppur basso in termini
assoluti, crescente unito all’esigenza di nuovi investimenti, e con una intensità di
capitale di gran lunga inferiore a quella rilevata a livello nazionale. Questo fenomeno
prefigura il sintomo di uno stato di salute cagionevole delle aziende agricole abruzzesi.
28
Risultati economici
Le informazioni prodotte dal bilancio rappresentano gli elementi essenziali per
comprendere le modalità con le quali viene realizzata la produzione dall’azienda
agricola, e valutare le capacità gestionali degli imprenditori ed in generale l’efficienza
aziendale delle imprese agricole.
I risultati economici e reddituali si evincono da un’attenta e puntuale analisi delle
principali voci che compongono il conto economico delle aziende, accompagnata
dall’analisi degli indici di produttività e di redditività. In questo rapporto non vengono
invece analizzati gli indici finanziari e le catene degli indici.
Relativamente all’analisi dei dati economici delle imprese agricole, il punto di partenza
è dato dal valore dei Ricavi Totali Aziendali (RTA), costituiti dai ricavi derivanti da
attività strettamente agricole, la produzione lorda vendibile (PLV), e dai ricavi derivanti
dalle attività complementari, che a loro volta comprendono i ricavi da agriturismo, ricavi
per lavori in conto terzi, da produzione di bioenergie, da allevamenti su contratto, ecc.
Per disegnare il quadro dei risultati economici delle aziende agricole, in questo capitolo
vengono analizzate alcune variabili ed indici relativi alla produttività e alla redditività
calcolate con riferimento all’azienda agricola del campione RICA ed estesi all’universo.
Le aziende agricole abruzzesi, nel 2011 hanno realizzato ricavi complessivi medi per
28.500 euro, in calo di quasi 3.000 euro rispetto ai risultati ottenuti nel 2010 (-9,6%), e
molto più bassi del dato medio del triennio considerato (tabella 4.1). La variazione
tendenziale dei Ricavi Totali, stimata in base ai dati medi del 2009-2010, risulta invece
positiva (+5%). Le variazioni del dato medio nazionale sono invece di segno opposto a
quelle dell’Abruzzo, ossia una variazione positiva rispetto al 2010 (+3,2%) e un trend
negativo (-2,4%).
Figura 8a – Scostamenti in % Abruzzo / Italia per alcuni indici economici e reddituali nel 2011
(valori medi regionali tra parentesi)
Ricavi Totali Aziendali (28.462 euro)
Produzione Lorda Vendibile (28.109 euro)
Premi e contributi (3.046 euro)
Ricavi da attività connesse (353 euro)
Costi variabili (11.103 euro)
Valore Aggiunto (17.359 euro)
Costi fissi (2.417 euro)
Prodotto Netto (14.942 euro)
Reddito Netto (11.520 euro)
-90%-80%-70%-60%-50%-40%-30%-20%-10% 0%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Dal confronto con i dati medi nazionali, è possibile inoltre notare come i RTA siano la
metà dei ricavi dell’azienda media Italiana (57.412 euro). I ricavi totali aziendali delle
imprese agricole abruzzesi sono costituiti per la quasi totalità (98,7%) dalla produzione
29
lorda vendibile, analoga composizione la si riscontra anche a livello nazionale. Pertanto
le variazioni della PLV, essendo identiche a quelle registrate per i RTA, non vengono
commentate.
Dal confronto con le tre circoscrizioni del territorio nazionale, il valore medio dei ricavi
delle aziende abruzzesi è poco più di un terzo del risultato medio delle aziende del
Nord (76 mila euro), il 53% del dato medio delle regioni del Centro Italia (53.500 euro),
e il 74% dei ricavi medi delle aziende meridionali (38.400 euro).
Nel valore della produzione lorda vendibile sono compresi, in concordanza con le
metodologia RICA_INEA, i ricavi derivanti dalla vendita dei prodotti agricoli, sia
trasformati che non, gli autoconsumi e regalie, gli incrementi da immobilizzazioni, ed
infine gli aiuti pubblici in conto esercizio di fonte UE derivanti dal primo pilastro della
PAC e dalle politiche di mercato. Sono quindi esclusi dalla PLV gli aiuti del Piano di
Sviluppo Rurale, gli aiuti in conto capitale, e gli aiuti di stato, compresi quelli erogati
dagli Enti locali.
Emerge una perfetta corrispondenza nelle variazioni temporali tra i RTA e gli aiuti
pubblici, che nel 2011 hanno fatto segnare un calo del 9% sia rispetto al 2010 che al
periodo precedente, per un importo medio di poco superiore ai 3 mila euro,
nettamente inferiori agli oltre 6 mila euro della media nazionale, che nello stesso
periodo hanno fatto registrare un incremento medio del 2%, anche se con una
variazione tendenziale leggermente negativa. L’incidenza degli aiuti sui RTA, media
triennale, è di poco superiore all’11%, valore leggermente superiore al dato nazionale
(10,8%). Dal confronto con le altre regioni, si rileva che gli aiuti medi ad azienda più
elevati sono stati erogati in Valle D’Aosta (18.000 euro) e Lombardia (14.000 euro),
mentre le aziende che nel 2011 hanno ricevuto meno aiuti di quelle abruzzesi sono
quelle della Liguria (1.000 euro). In termini di incidenza degli aiuti sui RTA, l’Abruzzo si
posiziona tra le prime dieci regioni (con incidenze che vanno dal 10 al 47%), mentre in
Liguria (2%) e altre regioni gli aiuti pesano meno del 10% sui ricavi.
Gli indici degli aiuti diretti, che indicano il livello dei premi per le attività agricole per
unità di fattore produttivo, diminuiscono in Abruzzo, rispetto al 2010, in misura identica
sia con riferimento alla terra che al lavoro impiegato, essendo cresciuti entrambi su
base annua.
Gli aiuti ad ettaro del primo pilastro della PAC percepiti dalle aziende abruzzesi nel
2011 ammontano a 253 euro 15, con una contrazione del 14% rispetto al 2010 quando
l’importo erogato medio ammontava a quasi 300 euro/ha. Rispetto al dato medio
nazionale, le aziende abruzzesi percepiscono circa il 36% in meno di aiuti ad ettaro, la
media nazionale si attesta intorno ai 400 euro/ha.
Secondo il principio sancito dai nuovi regolamenti della PAC, che prevedono nella
riforma un riallineamento degli aiuti ad ettaro tra le regioni italiane, nel gergo tecnico
‘processo di convergenza interna’, i pagamenti unitari dovranno, attraverso un
15
Si tratta di un valore che può essere molto diverso dai dati elaborati dall’organismo pagatore (dai dati riferiti all’anno finanziario
2011, in Abruzzo sono stati erogati mediamente 150 euro/ha, mentre il dato medio nazionale è di 320 euro/ha). Differenze dovute
ad una serie di fattori, legati essenzialmente al campo di osservazione, in quanto il campione RICA non comprende le aziende
piccole (< 4.000 euro di Produzione Standard) che pure sono beneficiare degli aiuti PAC, ed inoltre i premi non rientrano tra le
variabili strategiche del disegno campionario.
30
processo progressivo, avvicinarsi sino a raggiungere nel 2020 un importo unico per
tutte le aziende agricole italiane. Ciò rappresenta quindi un’evidente opportunità che le
aziende agricole abruzzesi dovranno saper cogliere per migliorare la propria situazione
economica, e possibilità di crescita.
I premi percepiti dalle aziende agricole abruzzesi rapportati alle unità di lavoro
ammontano a circa 2.400 euro/ULT, con un calo del 13% rispetto al 2010, e con uno
scarto del 52% rispetto al dato medio nazionale (5.000 euro/ULT). Nel 2011 si registra
invece un incremento (+2%) dell’incidenza degli aiuti diretti sul Prodotto Netto (PN),
con un valore dell’indice Premi/PN molto simile al dato nazionale (20%).
Per i ricavi da attività connesse si è verificato un calo netto rispetto al 2010 (-25%), ed
un importo medio aziendale nel triennio pari a 400 euro, anch’essi inferiori alla media
nazionale che sfiora i 1.800 euro ad azienda. L’incidenza delle attività complementari
rispetto ai ricavi complessivi, è per l’Abruzzo, sempre sulla media triennale, di un
punto e mezzo percentuale, mentre a livello nazionale supera i tre punti percentuali.
Oltre all’Abruzzo, le regioni con una bassa incidenza delle attività complementari sono
quasi tutte del Sud, ad eccezione del Molise (5%) e della Puglia (3%). Le regioni dove
invece le attività complementari sono più importanti dal punto di vista economico sono
la Toscana (10%), l’Umbria (9%) e il Friuli (7%).
Nel 2011 i costi variabili 16 si sono ridotti dell’8%, in misura minore rispetto alla
contrazione dei ricavi, con una variazione tendenziale degli stessi comunque in
crescita (+7%), ma con segni opposti rispetto al dato medio nazionale dove si registra
invece un incremento dei costi specifici del 10% ed un trend sul triennio in riduzione (6%). L’incidenza dei costi variabili sui ricavi si attesta al 39% in linea con il dato
nazionale. Rispetto alle altre regioni italiane, l’incidenza dei costi variabili delle aziende
abruzzesi è generalmente più bassa delle regioni del Nord (ad eccezione per Trentino
Alto Adige e della Liguria), ma più alta di quelle del Centro e del Sud (ad eccezione
della Puglia).
La riduzione dei costi specifici rispetto al 2010 non si è tradotto in un miglior risultato
per il valore aggiunto (VA), anzi la variazione rispetto al 2010 è stata peggiore di
quella dei ricavi, con una differenza in negativo del 10% ed un valore vicino ai 17.500
euro, che rappresenta il 61% dei RTA e il 50% del Valore Aggiunto medio nazionale
(35.100 euro), ma con un trend positivo del 4% rispetto alla staticità del dato nazionale.
La contrazione dei costi fissi (-9%) è da attribuire essenzialmente a due aspetti, uno
legato all’incremento del numero di aziende che hanno cespiti patrimoniali
completamente ammortizzati, l’altro invece connesso alla composizione del campione
che ha visto nel 2011 un incremento di aziende condotte in comodato d’uso gratuito.
Rispetto al dato medio nazionale, i 2.400 euro di costi fissi ad ettaro del dato
abruzzese, confermano le caratteristiche strutturali viste in precedenza, infatti essi
sono circa la metà del dato medio nazionale (4.600 euro).
Sottraendo al valore aggiunto i costi pluriennali, costituiti da ammortamenti e
accantonamenti, si ottiene il prodotto netto aziendale (PN) che nel 2011 è sceso a
15.000 euro rispetto ai quasi 17.000 euro del 2010, una riduzione dell’11%, ma con un
16
Corrispondono alla voce Costi Correnti del Bilancio riclassificato INEA_RICA e dei report di AREA_RICA
31
trend positivo (+9%) più alto sia rispetto ai ricavi e al valore aggiunto, sia rispetto al
trend medio nazionale (+1,1,%). Il prodotto netto 17 rappresenta il 53% dei ricavi
aziendali e comprende la remunerazione dei fattori produttivi ad esclusione del lavoro
aziendale e del capitale di terzi.
Nella figura 8b viene confrontata la composizione dei ricavi delle aziende agricole
abruzzesi con quelle delle aziende agricole italiane. L’incidenza delle singole variabili
economiche sui ricavi è simile per i due contesti, mentre in valore assoluto, il confronto
mette in luce la notevole differenza nelle capacità di produrre reddito, che risulta
particolarmente bassa per l’Abruzzo. Nel 2011, gli 11.500 euro di reddito netto (RN)
delle aziende abruzzesi possono essere equiparati ad un reddito da pensione medio
basso, mentre i 22.700 euro del reddito medio delle aziende italiane rappresenta
invece la soglia minima di una micro-impresa degli altri settori produttivi.
Il reddito netto ottenuto nel 2011 dalle aziende abruzzesi se confrontato con il risultato
del 2010, mostra un diminuzione di quasi 16 punti percentuali. Se lo stesso risultato
viene messo a confronto con il reddito ottenuto nel 2009 emerge una variazione
positiva del 16%, confermando l’alternanza dei risultati evidenziata nell’analisi sui
ricavi. Gli stessi confronti temporali fatti con i dati medi nazionali mostrano una
variazione negativa in entrambi i casi, rispettivamente del -2% rispetto al 2010 e del 4% rispetto al 2009. La variazione tendenziale dei risultati reddituali delle aziende
abruzzesi risulta positivo (+15%), mentre a livello nazionale il trend è negativo (-1,7%).
Figura 8b – Composizione dei ricavi nel 2011, confronto Abruzzo / Italia
(valori medi aziendali)
70
Reddito netto
60
Euro (000)
50
23
40
Redditi distribuiti e
saldo gestione
extracaratteristica
30
Costi variabili
20
10
12
22
Costi fissi
11
0
Abruzzo
ITALIA
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
17
Il Prodotto Netto definito nella metodologia RICA_INEA è assimilabile al FNVA calcolato dalla FADN. Per maggiori dettagli sullo
schema degli indicatori di bilancio della FADN si veda ec.europa.eu/agriculture/rica/annex003_en.cfm Per il Prodotto Netto della
RICA Italiana si veda la pagina web del Flusso del Conto Economico www.rica.inea.it/documentazione/?page_id=2231
32
A livello nazionale, nel 2011, sono le aziende agricole lombarde a presentare i più
elevati livelli di reddito (55.000 euro), mentre l’Abruzzo è ultimo. Raggruppando i redditi
medi regionali per classi, risulta che nel 2011 le aziende con reddito netto compreso tra
i 30 e i 50 mila euro sono localizzate nel nord-est (Veneto e Friuli), mentre quelle con
un reddito medio compreso tra i 20 e i 30 mila euro si trovano nelle altre regioni del
Nord a cui si associa l’Umbria. Le regioni del centro Italia e tutte quelle del meridione
hanno un reddito netto compreso tra 10 e 20 mila euro. Le aziende più efficienti,
misurate in termini di incidenza del reddito netto rispetto al fatturato, si trovano in Valle
D’Aosta, Trentino, Liguria ed Umbria (tutte con un incidenza superiore al 50%), le
meno efficienti secondo questo indice si trovano in Toscana (31% il rapporto RN/RTA).
Da un confronto con i dati del 2003 (anch’essi riportati all’universo, ma con diversa
metodologia di classificazione tipologica), in Abruzzo il Reddito Netto è cresciuto del
31% mentre a livello nazionale negli ultimi otto anni la redditività media delle aziende
agricole è aumentata del 41%, con una marcata differenziazione tra regioni. 18
In termini di efficienza dell’attività agricola tradizionale, misurata attraverso il rapporto
tra Reddito Netto e Reddito Operativo, ossia la capacità di produrre reddito con le
attività tipiche delle aziende agricole, l’Abruzzo mostra un buon indice (77%), superiore
alla media nazionale (74%), seppur inferiore a molte altre regioni italiane.
L’analisi dei risultati aziendali non può limitarsi alla sola valutazione delle variabili
presenti nello stato patrimoniale e nel conto economico, che da sole non consentono di
cogliere immediatamente il dinamismo delle imprese agricole, la loro efficienza, ma
occorre tenere in considerazione tutte le risorse di cui dispongono in termini sia fisici
che economici. Attraverso il calcolo degli indici economici è possibile mettere in
evidenza le caratteristiche gestionali delle imprese agricole, le modalità attraverso cui
si forma il reddito, e l’utilizzo razionale delle risorse.
Passando ad analizzare i dati della tabella 4.2, è possibile esaminare la produttività dei
fattori terra e lavoro, e l’incidenza delle diverse categorie di costi. L’indice RTA/ULT
esprime la produttività totale del lavoro (quanta parte dei ricavi è imputabile a
ciascuna unità lavorativa impiegata), che in Abruzzo nel 2011 è di 23.300 euro, in calo
quasi del 14% rispetto al 2012. Rispetto al dato nazionale, come è successo per le
variabili economiche, la variazione rispetto al 2010 è positiva per l’Italia (+3%), mentre
la variazione tendenziale nazionale è negativa (-5%), e per l’Abruzzo è positiva (+2%).
La produttività agricola del lavoro (PLV/ULT) 19 presenta un valore (22.000 euro) di
poco inferiore alla produttività totale in quanto la PLV ha un’incidenza, sia in Abruzzo
che in Italia, nell’ordine del 97-99% sui ricavi complessivi. La produttività del lavoro nel
2011 evidenzia, da un lato la forte contrazione dei ricavi aziendali (tabella 4.1) e
dall’altro la concomitante crescita delle unità occupate rispetto ai dati dell’esercizio
contabile 2010 (tabella 2.1).
18
C. Abitabile, A. Scardera, La rete contabile agricola nazionale RICA, INEA (2008).
Tale indice è ottenuto anche dalla relativa catena PLV/ULT = PLV/SAU * SAU/ULT (per maggiori informazioni si rimanda la
Glossario posto in appendice).
19
33
Prendendo in esame la produttività del fattore terra, vengono rapportati all’unità di
superficie agricola i ricavi complessivi, la produzione agricola vendibile e il valore
aggiunto. In Abruzzo, nel 2011, la produttività totale della terra (RTA/SAU), si è
attestata sui 2.500 euro, con una variazione negativa rispetto al 2010 (-13%) ma
positiva in termini di trend (+21%). Per le motivazioni esposte per la produttività del
lavoro, anche per la produttività della terra i valori dell’indice PLV/SAU sono
praticamente identici a quelli della produttività totale del fattore terra.
Anche in questo caso la minore capacità produttiva del fattore terra delle aziende
agricole abruzzesi (un terzo della media nazionale) è da attribuirsi alla forte
contrazione dei ricavi (tabella 4.1) a cui si è associato un discreto incremento della
superficie agricola disponibile (tabella 2.1). Il terzo indice della produttività agricola
della terra (VA/SAU) risulta di poco superiore ai 1.500 euro, anch’esso con una
variazione negativa rispetto al 2010, ed un trend positivo del 20%.
Nel grafico della figura 9 vengono messi a confronto i valori degli indici economici delle
aziende agricole abruzzesi con i dati medi delle aziende agricole italiane. La
produttività del lavoro è circa la metà di quella nazionale, mentre la produttività della
terra è del 30% più bassa della media Italiana. Dall’analisi di questi indici emerge che
l’intensità dell’uso del fattore lavoro e della terra è più bassa per le aziende abruzzesi,
non tanto per la maggiore disponibilità dei due fattori, ma perché il valore della
produzione media aziendale in Abruzzo è circa la metà della media nazionale.
Figura 9 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici economici nel 2011
(valori medi regionali tra parentesi)
Produttività totale del lavoro (22.310 €)
Produttività agricola del lavoro (22.033 €)
Produttività totale della terra (2.542 €)
Produttività agricola terra (2.511 €)
Produttività netta della terra (1.551 €)
Incidenza dei costi correnti (39 %)
Incidenza dei costi pluriennali (8 %)
Incidenza delle attività agricole (99 %)
-60% -50% -40% -30% -20% -10% 0%
10%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Per completare la valutazione delle performance occorre analizzare anche gli indici
economici relativi all’incidenza dei costi correnti e dei costi pluriennali sui ricavi. Per il
primo indice il dato delle aziende abruzzesi è in linea con il risultato medio nazionale,
anche se la variazione rispetto al 2010 è migliore per l’Abruzzo (+2% rispetto ad una
crescita del 7% del dato nazionale), seppur il segno per la variazione tendenziale è
favorevole al dato nazionale (+2% per l’Abruzzo e -4% per l’Italia).
Per l’incidenza dei costi pluriennali, il risultato della media triennale delle aziende
abruzzesi è più basso rispetto al dato nazionale (10% contro l’8%), mentre il dato del
34
2011 è identico per i due territori. La variazione rispetto al 2010 in questo caso invece
è sfavorevole alle aziende abruzzesi (+0,4 contro il -3%). Questo rileva che in Abruzzo
si effettuano minori investimenti che invece risultano essenziali per creare
competitività, anche e soprattutto in una situazione di crisi economica stagnante.
Nella tabella 4.3 vengono presentati i risultati relativi agli indici della redditività del
lavoro e della terra, ossia la capacità delle aziende agricole di generare reddito a parità
di fattore produttivo impiegato.
L’efficienza della remunerazione del fattore lavoro viene valutata attraverso l’analisi di
quattro indici (RN/ULT, RN/ULF, RO/ULT, VA/ULT), che utilizzano al numeratore il
reddito netto, il reddito operativo e il valore aggiunto, derivanti dal bilancio riclassificato
secondo la metodologia RICA_INEA, e al denominatore le unità di lavoro sia totali che
della componente familiare.
Figura 10 – Scostamenti % Abruzzo / Italia per alcuni indici di redditività nel 2011
(valori medi regionali tra parentesi)
Redditività netta lavoro aziendale (9.030 €)
Redditività lavoro familiare (10.099 €)
Redditività lorda lavoro aziendale (7.768 €)
Rendimento del lavoro aziendale (13.607 €)
Redditività netta della terra (1.029 €)
Indice della produttività agricola (0,99)
Indice della gestione straordinaria (1,16)
-70%-60%-50%-40%-30%-20%-10% 0% 10% 20%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Per l’Abruzzo l’indice della redditività netta del lavoro (RN/ULT) nel 2011 è sceso di
un quinto rispetto al 2010, attestandosi poco sopra i 9.000 euro per unità di lavoro, con
una variazione tendenziale del 13%, ed un valore medio nel triennio 2009-2011 di
9.500 euro, circa la metà di quanto conseguito dall’azienda media italiana. Quest’ultima
ha visto anch’essa ridursi la redditività del lavoro di quasi 3 punti percentuali rispetto al
2010 con un trend negativo del 4%.
L’indice della redditività del lavoro della componente familiare (RN/ULF) 20 presenta
nel 2011 una variazione negativa del 16%, ed un valore di quasi 10.100 euro, pari a
meno della metà del valore medio delle imprese italiane (-57%). Il trend è in crescita
del 3% rispetto agli ultimi due anni precedenti. La variazione di questi due indici è da
imputare alle stesse cause che hanno inciso sulla produttività del lavoro: un calo dei
ricavi a fronte di un incremento delle unità occupate.
La redditività lorda del lavoro aziendale (RO/ULT), che attiene esclusivamente agli
aspetti della gestione caratteristica segue sostanzialmente le dinamiche della
20
Tale indice è ottenuto anche dalla relativa catena RN/ULF = PLV/ULT *RN/PLV* ULT/ULF (per maggiori informazioni si rimanda la
Glossario posto in appendice).
35
redditività netta, con un valore che si attesta intorno 7.800 euro nel 2011 (8.700 euro
come media nel triennio 2009-2011), una diminuzione di quasi il 25%, molto più
negativa del calo subito dall’indice della redditività netta. Tale differenza a favore
dell’indice RN/ULT è dovuta alla variazione positiva della componente extracaratteristica del conto economico.
Il quarto ed ultimo indice dell’efficienza delle aziende a produrre redditi è l’indice del
rendimento del lavoro aziendale, calcolato dal rapporto VA/ULT, che nel 2011 in
Abruzzo si è attestato a 13.600 euro, in calo di quasi il 15% rispetto al 2010, ma con
una variazione tendenziale pressoché nulla (+0,7%). Lo stesso indice per l’azienda
media italiana presenta un valore pari a 28.500 euro, in calo di un punto rispetto al
valore del 2010.
Stesso andamento negativo viene rilevato per l’indice della redditività del fattore
terra, ma che rispetto ai 4 indici precedenti non si discosta molto dal dato medio
nazionale. Il valore del reddito netto per unità di superficie agricola (RN/SAU) è di poco
superiore ai 1.000 euro ad ettaro, con una variazione tendenziale positiva del 30%,
segnando una buona performance nell’impiego della terra quale fattore di produzione.
Gli ultimi due indici della tabella 4.3 esprimono la capacità di produrre reddito rispetto
alla combinazione delle diverse attività aziendali, sia tipiche che extra-caratteristiche.
L’efficienza delle aziende nella produzione di beni agricoli e/o di allevamenti, viene
misurata con l’indice della produttività agricola data dal rapporto tra reddito netto e
reddito operativo (RN/RO), esso misura l’incidenza della gestione extra-caratteristica
su quella tipica delle aziende agricole. Nel 2011 il reddito netto si pone ad una soglia
del 99% rispetto al reddito operativo, 2 punti percentuali in più rispetto al dato medio
nazionale (97%).
La differenza tra il dato dell’Abruzzo ed il dato medio nazionale dell’indice della
produttività agricola, è da imputarsi alla forte riduzione nel 2011 della gestione extracaratteristica, che rispetto al 2010 è diminuita del 6%, mentre a livello nazionale è
scesa dell’1%. Questo significa che in Abruzzo le aziende agricole differenziano molto
poco le proprie attività imprenditoriali, restando circoscritte alle sole fasi primarie della
filiera agroalimentare.
La redditività del lavoro espressa dall’indice FNVA/AWU 21, utilizzato in molti rapporti
pubblicati dalla FADN Comunitaria sulla dinamica dei redditi agricoli dell’Unione
Europea, viene illustrata nelle figure seguenti per evidenziare l’andamento della
redditività del lavoro totale delle aziende agricole abruzzesi nell’arco dell’ultimo
ventennio (dal 1989 al 2011).
Nella grafico della figura 10b, fissata a 100 la redditività del lavoro ottenuto nel 1989
sia dalle aziende abruzzesi (6.700 euro/ULT) sia da quelle italiane (9.000 euro/ULT),
l’andamento si mantiene costantemente in crescita per entrambe fino al 2003, da
questo momento in poi le aziende abruzzesi hanno rallentato rispetto all’andamento
delle aziende italiane, con un trend degli ultimi 6-7 anni decisamente negativo. Un calo
21
Il FNAV è dato dal Valore Aggiunto al netto degli ammortamenti, più gli aiuti del secondo pilastro, meno le imposte e tasse. Per
maggiori dettagli si veda R. Henke, C. Salvioni, I redditi in agricoltura, INEA, Roma (2013).
36
repentino nel 2004, seguito da una buona ripresa nel 2005, che aveva riportato
l’Abruzzo vicino alla media nazionale. A partire dal 2006 un calo costante dell’indice a
cui sono seguiti anni con alternanze di risultati.
Figura 10b – Andamento dell’indice della redditività del lavoro in
nel periodo 1989-2011 (1989=100)
Abruzzo e in Italia
Fonte: nostre elaborazioni su dati FADN
In termini di valore assoluto, l’indice comunitario (FNVA/AWU) della redditività
aziendale mostra quanto evidenziato nelle pagine precedenti di questo capitolo, ossia
la minore capacità produttiva delle aziende agricole abruzzesi rispetto al dato medio
nazionale, dovuta principalmente alla ridotta dimensione fisica (terra) e patrimoniale, e
ad un impiego più alto delle unità di lavoro.
La figura 10c mette in risalto la differenza in termini assoluti della capacità produttiva
tra le aziende agricole abruzzesi e quella media nazionale. Il grafico ad area mostra
l’andamento del valore dell’indice nel tempo. La redditività del lavoro delle aziende
abruzzesi è cresciuta del 43%, passando dai 6.700 euro del 1989 ai circa 9.600 euro
del 2011, mentre a livello nazionale il valore dell’indice è cresciuto del 170%, passando
dai 9.000 euro del 1989 ai circa 24.000 euro del 2011. 22 Secondo questo indice la
redditività delle aziende agricole abruzzesi ha toccato il suo punto massimo nel 2005
con quasi 14.000 euro di Valore Aggiunto Netto (FNVA) per unità di lavoro (AWU).
22
I dati dal 1989 al 2009 sono stati calcolati con la serie dei campioni contabili riclassificati con la metodologia dei RLS, mentre sui
dati del 2010 e del 2011, estesi all’universo con la metodologia delle PS, sono stati applicati dei coefficienti di stima per il calcolo
dell’indice.
37
Figura 10c – Andamento della redditività del lavoro totale in Abruzzo e in Italia nel periodo 1989-2011
Fonte: nostre elaborazioni su dati FADN
Nella tabella 4.4 sono illustrate le caratteristiche economiche delle aziende agricole
abruzzesi suddivise per dimensione economica, ordinamento produttivo, e fascia
altimetrica.
Com’è logico attendersi la capacità produttiva delle aziende agricole, espressa
attraverso le principali variabili economiche, aumenta al crescere della dimensione
economica, con un forte stacco per le ultime due (quelle superiori ai 100 mila euro di
Produzione Standard e quelle superiori ai 500 mila euro di PS) rispetto alle prime due
classi (piccole e medio piccole), in modo particolare per i ricavi totali e per il reddito
netto. La differenza in termini di ricavi totali tra la media delle prime due classi e il
valore medio delle due classi più grandi, è di quasi 170 mila euro (21 mila contro 190
mila). Solo le aziende medio piccole superano la soglia del reddito medio di un operaio
comune (20 mila euro). Le aziende di questa classe sono anche le più efficienti in
termini di RN/RTA, con un indice del 55%, rispetto al 33% delle aziende piccole e il
39% delle aziende grandi. Le meno efficienti in termini CV/RTA sono le aziende piccole
con un’incidenza dei costi variabili di oltre il 45%.
Nel confronto con i dati medi nazionali, in termini di ricavi totali le aziende piccole si
avvicinano di più al dato medio italiano (13.400 euro contro 19.000 euro), mentre si
distanziano molto dalla media nazionale le aziende di dimensione economica grande
(234 mila euro contro 873 mila euro). In termini di Reddito Netto sono le aziende
abruzzesi della classe media ad avvicinarsi di più al dato nazionale (24.500 euro contro
30.000), viceversa le aziende meno redditizie a parità di classe economica sono quelle
grandi (90 mila euro contro 308 mila). Nel 2011, le classi piccole (< 25.000 euro PS) e
medio-piccole (25-50 mila euro) mostrano livelli di ricavi totali e redditi netti inferiori ai
valori medi regionali. Occorre anche ricordare che le classi dimensionali piccole sono
meno rappresentate nel campione disponibile rispetto al campione teorico, ciò ha un
impatto sui risultati estesi all’universo.
38
Nella tabella 4.4 si possono osservare le caratteristiche economiche medie delle
aziende del campione suddivise per ordinamento tecnico economico. Il dato
campionario ponderato indica che le aziende con livelli di ricavi più elevati sono quelle
specializzate nell’allevamento di granivori (91.000 euro di RTA), mentre quelle che si
trovano sotto la media regionale sono le aziende afferenti agli OTE del polo 3
(coltivazioni permanenti) e del polo 6 (policoltura).
Le informazioni esposte nella tabella 4.4 devono essere lette congiuntamente ai dati
delle tabelle 2.3 e 3.3, che mostrano rispettivamente i dati tecnici e di dati patrimoniali
anch’essi suddivisi per le classi sopra menzionate.
Rispetto al dato medio nazionale, le aziende che si distaccano maggiormente, in
termini di RTA, sono quelle afferenti all’OTE 5 (granivori), con il 74% in meno di ricavi
(91.000 contro 368.000), dell’OTE 2 (ortofloricoltura) e quelle dell’OTE 8 (miste). L’OTE
che presenta i RTA più vicini a quelli nazionali è l’ordinamento misto con policoltura (14% rispetto al dato nazionale). In termini di redditività sono le aziende del polo 7 ad
avvicinarsi al dato medio nazionale (32.000 euro contro 39.000 euro). Nel complesso
nel 2011 gli OTE più produttivi sono quelli ad indirizzo zootecnico.
Le variazioni rispetto all’anno precedente sono più elevate per le aziende afferenti agli
ordinamenti specializzati, che registrano variazioni più o meno marcate a seconda
della tipologia produttiva. L’unico indirizzo produttivo con un andamento positivo è
quello delle specializzate in coltivazioni arboree che per la realtà regionale coincide
essenzialmente con le aziende viticole ed olivicole.
Questo risultato è ancora più significativo, e per certi versi preoccupante, se
confrontato con lo stesso dato nazionale. Infatti, mentre in Abruzzo l’andamento dei
poli specializzati è tendenzialmente negativo, ad esclusione delle specializzate in
coltivazioni permanenti, il dato Italia fa registrare una variazione generalmente positiva
in particolare per le aziende agricole ad indirizzo produttivo vegetale.
Passando ad analizzare nel dettaglio i risultati economici per i poli produttivi più
rappresentativi per l’Abruzzo, è possibile notare che le aziende ad indirizzo produttivo
con seminativi (costituiscono il 21,5% del campione osservato), nel 2011, registrano
ricavi per 35.000 euro. Il dato medio nazionale per lo stesso esercizio è pari a 49.000
euro con una differenza in termini assoluti di oltre 14.000 euro. Per questa tipologia di
aziende il reddito netto è mediamente di 14.500 euro, inferiore di circa 3.500 euro
rispetto allo stesso dato nazionale. Questi risultati vengono ottenuti su una superficie
agricola media di 13 ettari, con un parco macchine motrici di 120 kw di potenza media,
ed 1,3 unità di lavoro, tutti dati più o meno in linea con i valori medi regionali. Le
aziende specializzate nella coltivazione dei seminativi presentano una dotazione
patrimoniale (capitale fondiario ed agrario) pari a 114 mila euro, di poco inferiore alla
media regionale (117.000 euro), mentre il livello di indebitamento è inferiore alla media
regionale (capitali da terzi pari a 3.200 euro), e il volume di nuovi investimenti (1.300
euro), seppur modesti in termini assoluti rispetto al dato nazionale, è superiore alla
media regionale. Con questo tipo di dotazioni strutturali il livello della redditività dei
fattori produttivi delle aziende dell’OTE 1 è pari a 11.300 euro per il lavoro e 1.100 euro
per la terra.
39
Le imprese specializzate in ortofloricoltura rappresentano l’1,6% del campione
osservato. Per questo settore produttivo si registrano pesanti perdite in termini di
performance economiche. Con riferimento ai RTA le aziende afferenti a questo settore
produttivo sono passate da un dato medio del 2008-2010 di 104.616 euro a 43.000
euro nel 2011, con una variazione negativa di quasi il 60%. Significativo è anche il
confronto con le stesse aziende operanti nel resto del territorio nazionale dove il ricavo
totale aziendale è pari circa 137.000 euro. Le poche aziende specializzate nella
coltivazione di colture ortofloricole sotto serra o in orto industriale hanno, come logico
attendersi, una SAU tra le più bassa degli OTE (3 ettari), ma per contro hanno invece
la più alta quantità di unità lavorative (2,6 ULU), associata ad un modesto livello di
meccanizzazione (65 kw, rispetto ai 198 kw della media regionale). La consistenza
patrimoniale delle aziende ortofloricole (75.000 euro) è molto più bassa rispetto al dato
medio regionale, viceversa queste aziende hanno fatto ampio ricorso a fonti di
finanziamento esterne pari a 25.000 euro (4.400 euro la media regionale), due terzi dei
quali sono passività correnti. Il livello dei nuovi investimenti è più alto all’interno di
questa classificazione aziendale. La capacità di produrre reddito delle aziende
ortofloricole, nell’esercizio contabile 2011 è risultata particolarmente bassa (meno di
500 euro per unità di lavoro e per ettaro di SAU). Occorre comunque ricordare che nel
campione disponibile per il polo 2 è stato rilevato meno del 40% del campione teorico,
e ciò ha in qualche modo influenzato la determinazione dei pesi per il riporto
all’universo.
In Abruzzo, le aziende specializzate in coltivazioni permanenti sono il 46% del
campione di riferimento. Come già accennato, questo settore è quello che fa registrare
nel 2011 un segnale positivo rispetto agli esercizi precedenti, in termini sia di ricavi
totali (20.100 euro pari ad una variazione positiva del 16%) sia di reddito netto, con un
valore pari a 8.700 euro, ed una crescita del 39%. Per le aziende di questo OTE,
l’indice della produttività agricola, ovvero l’incidenza della PLV sui ricavi totali aziendali
è molto alta (98,7%), dunque la quasi totalità dei ricavi aziendali deriva dalla
produzione agricola e le attività complementari costituiscono solo l’1,3% dei ricavi
totali. Dal raffronto con i risultati economici della media nazionale risulta che la
produttività delle aziende del polo 3 è sempre inferiore sia con riguardo ai ricavi totali
che al reddito netto. Il dato nazionale, nel 2011, sfiora i 36.000 euro di ricavi totali e
16.000 euro di reddito netto, registrando rispettivamente una distanza in termini
assoluti di circa 15.000 euro per i ricavi totali aziendali e di 7000 euro per i redditi netti.
Le aziende di questo polo produttivo hanno in media una SAU di 6 ettari, quasi la metà
della media regionale, localizzate in gran parte nella zona collinare. Il livello di
meccanizzazione (103 kw di potenza motrice) e il numero delle unità di lavoro (1,1
ULU) sono simili alla media regionale. La dotazione patrimoniale (112 mila euro) e il
livello di indebitamento (4.400 euro) sono leggermente inferiori alla media regionale.
L’indice della redditività del lavoro (RN/ULT) è di 7.300 euro, più bassa della media
regionale, mentre la redditività netta della terra è di quasi di 1.500 euro superiore.
Il grafico a bolle della figura 10d mostra il rendimento globale del lavoro aziendale (il
valore aggiunto per unità di lavoro) degli OTE, distribuiti in relazione all’intensità del
lavoro (gli ettari disponibili per ogni unità di lavoro) e alla produttività netta della terra (il
40
valore aggiunto per unità di superficie agricola). Nel 2001 le migliori performance
economiche sono state conseguite dalle aziende zootecniche (poli 4, 5 e 7).
Figura 10d – Rendimento del lavoro aziendale (VA/ULT) per OTE in
Abruzzo nel 2011
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine
Le aziende specializzate in zootecnia, costituiscono circa il 9% dell’universo
osservato, di queste la quasi totalità (94%) è costituita da aziende specializzate in
erbivori. Anche per queste ultime nel 2011 si rileva una diminuzione del 28% in termini
di ricavi totali passando da un dato medio di 84.000 euro del 2010 a 60.000 euro
dell’esercizio analizzato in questo rapporto.
Le aziende che allevano in prevalenza erbivori (bovini, equini e ovi-caprini) hanno una
SAU media di 35 ettari (quasi il triplo della media regionale), e 35 unità di bestiame
adulto. Il livello di meccanizzazione è medio alto (128 kw di potenza motrice), e la
disponibilità di manodopera super le 1,8 unità di lavoro. Rispetto alle aziende
specializzate nelle coltivazioni, le aziende con erbivori hanno una maggiore dotazione
di cespiti patrimoniali, nello specifico al 2011 il capitale fondiario ed agrario ammonta
complessivamente a 183 mila euro, ben al di sopra della media regionale. Anche il
livello di indebitamento è superiore al dato medio regionale, con un valore pari a 9,000
euro, il 62% dei quali sono passività correnti. Le aziende specializzate negli
allevamenti di bovini e ovi-caprini hanno realizzato nel 2011 investimenti medi superiori
ai 32.000 euro, maggiori dei 900 euro della media regionale. Il volume dei ricavi
aziendali supera i 60 mila euro, il reddito medio è pari a 32.000 euro, e un’incidenza
dei costi variabili sui ricavi tra i più bassi tra le diverse classi di OTE (33%). La
redditività del lavoro (RN/ULT) è di 17.500 euro, mentre la redditività della terra è
inferiore ai 1.000 euro ad ettaro, leggermente più bassa del dato regionale.
Le aziende che allevano granivori (suini e avicoli) hanno un estensione territoriale
meno ampia delle aziende con erbivori. Con poco più di 16 ettari nel 2011, una
dotazione di macchine motrici pari a 96kw, un livello occupazionale di 1,7 unità
lavorative, ed una consistenza degli allevamenti di 54 UBA, il valore più elevato tra gli
41
ordinamenti produttivi. Le aziende con granivori presentano una dotazione patrimoniale
molto bassa, pari a 62.000 euro di capitali fissi, rispetto sia al polo 4, sia alla media
regionale che al dato medio nazionale. Livello di indebitamento medio alto (9.800 euro)
se confrontato con il dato medio regionale, inferiore solo al polo 2. In termini di nuovi
investimenti le aziende con granivori sono quelle che presentano un buon livello di
nuovi investimenti, nel 2011 il più alto tra gli ordinamenti produttivi, attestandosi oltre i
4.200 euro, anche se molto meno di quanto investito dall’azienda media Italiana
(10.500 euro). I ricavi totali delle aziende zootecniche con granivori nel 2011
ammontano a circa 91.500 euro, il valore più elevato tra gli OTE, ma rappresenta solo
il 25% del dato medio nazionale (368.000 euro). Nonostante i buoni risultati nei ricavi, il
peso dei costi di produzione ha influito negativamente sui risultati reddituali. Infatti
l’incidenza dei costi correnti sui ricavi è del 57%, peso tra i più elevati nelle classi
esaminate nella tabella 4.4. La redditività netta del lavoro nel 2011 si è avvicinata ai
17.000 euro, mentre quella della terra si è attestata sui 1.700 euro. Rispetto al
campione teorico per questo polo è stato rilevato un numero di aziende molto più
basso, circa il 28% di quanto previsto dal campione teorico.
Tra le aziende dei tre poli misti, quelle con poliallevamenti presentano la maggiore
estensione (20 ettari di SAU), mentre leggermente più piccole (19 ettari) sono quelle
del polo 8 (miste colture e allevamenti), e sotto la soglia regionale sono le aziende
miste con policoltura con una superficie media di 9 ettari.
Andando nell’ordine, le aziende con coltivazioni diverse presentano il più basso
grado di meccanizzazione (90kw ad azienda) e la più bassa intensità di lavoro (1,1
ULT). Dal punto di vista patrimoniale le aziende del polo 6 mostrano una delle più
basse dotazioni, con un capitale fisso di circa 103 mila euro. Il livello di indebitamento,
di poco superiore ai 3.500 euro, è sotto la media regionale. Anche i nuovi investimenti
(460 euro) sono tra i più bassi all’interno della classe degli ordinamenti tecnici. I risultati
economici delle aziende di questo polo sono tra i peggiori all’interno dei diversi OTE,
con ricavi totali medi appena sopra i 22.500 euro. La redditività a causa dell’elevata
incidenza dei costi variabili (62%), se si escludono le aziende del polo ortofloricolo, è la
più bassa con un valore medio ponderato di 5.100 euro ed un’incidenza del 23% sui
RTA. Ne consegue che gli indici della redditività netta del lavoro (4.700 euro/ULT) e
della terra (590 euro/ettari) sono tra i più bassi tra gli ordinamenti produttivi.
Le aziende con allevamenti diversi (polo 7), seppur in numero limitato rispetto al
campione, presentano risultati strutturali, patrimoniali ed economici di tutto rilievo. La
buona estensione fisica dell’azienda è associata ad una dotazione patrimoniale
consistente che ammonta a quasi 267.000 euro (molto vicino alla media nazionale).
All’elevata dotazione patrimoniale fa da riscontro un basso livello di indebitamento, 740
euro ad azienda. L’occupazione aziendale è superiore alle due unità lavorative. Anche
la propensione ai nuovi investimenti è relativamente bassa, mostrando un valore medio
nel 2011 sotto i mille euro. Il volume dei ricavi è sopra la media regionale,
raggiungendo nel 2011 quasi 60 mila euro, rappresentati al 100% da ricavi da attività
agricole. Le aziende con poliallevamento sono riuscite a contenere i costi variabili sotto
la media regionale, con un importo pari a 22.000 euro, che ha consentito di ottenere un
ottimo risultato in termini di reddito netto (32.200 euro), sopra la media regionale e il
più alto nella classe degli ordinamenti tecnici. Si rileva, difatti, un indice della redditività
42
del lavoro di 15.300 euro è superiore al dato medio regionale, ed una redditività netta
della terra ad ettaro di 1.600 euro.
Il polo 8 comprende le aziende con attività agricole miste sia di colture che di
allevamenti. La dotazione patrimoniale (108 mila euro) è di poco inferiore alla media
regionale, mentre il livello di indebitamento è medio basso (1.900 euro), ma gli
investimenti di nuova realizzazione sono pari a 2.000 euro, il doppio della media
regionale. Con una disponibilità di manodopera di 1,2 ULT la redditività del lavoro
ammonta a 7.300 euro, mentre la redditività della terra è bassa rispetto al dato
regionale, con un valore ad ettaro inferiore ai 500 euro.
L’ultima sezione della tabella 4.4 illustra le caratteristiche economiche delle aziende del
campione 2011 pesato suddivise per fascia altimetrica. In termini di produttività totale
le aziende che presentano valori sopra la media regionale sono quelle ubicate nella
montagna interna (56.300 euro), nell’ambito delle quali sono comprese le aziende
della Piana del Fucino dove viene praticata un’agricoltura intensiva ad alta produttività
e che condiziona considerevolmente il dato medio di quest’area rispetto alle zone
collinari dove il RTA medi aziendali sono invece inferiori al dato regionale. Nelle zone
di montagna sono ubicate le aziende fisicamente più grandi sia in termini di superfici
che di UBA (30 ettari e 13 UBA) rispetto alle aziende dell’area collinare (9,6 ettari e 4
UBA). Inoltre, anche rispetto al dato nazionale le aziende di montagna sono di
dimensioni più ampie, sia in termini di ricavi totali (56.000 euro contro 46.000 euro) sia
di reddito netto (23.000 contro 19.000 euro).
Il confronto con le aziende italiane delle zone collinari mostra invece un considerevole
deficit in termini economici per le aziende abruzzesi. I ricavi totali delle aziende della
collina interna abruzzese non superano i 26.000 euro, dato nettamente inferiore a
quello medio nazionale (45.000 euro), la forbice si allarga ancora di più se si confronta
il reddito netto (7.000 contro 19.000 euro). Le aziende ubicate nella collina litoranea nel
2011 hanno realizzato ricavi per 23.000 euro, poco più della metà di quanto invece
ottenuto dall’azienda media Italiana ubicata nella stessa fascia altimetrica.
Come descritto nella presentazione, l’obiettivo di questo report è quello di analizzare i
risultati delle aziende agricole regionali della RICA al fine di valorizzare l’immenso
patrimonio informativo contenuto nella banca dati. Considerata la complessità del
comparto agricolo, il periodo di instabilità economica, la bolla speculativa sui costi delle
materie prime, e la forte volatilità dei prezzi dei prodotti agricoli, questo lavoro non ha la
pretesa di esprimere valutazioni definitive e interpretazioni univoche, ma
semplicemente mettere in evidenza le tendenze in atto e fornire spunti di riflessione per
successive analisi più approfondite sulle dinamiche delle imprese agricole regionali.
L’INEA, nell’ambito della gestione della rete contabile e nel processo di diffusione e
valorizzazione dei dati rilevati con la RICA, ha avviato e in parte realizzato una serie di
attività mirate a risolvere alcune delle problematiche storiche che affliggono la RICA.
Negli ultimi dieci anni sono stati compiuti diversi passaggi fondamentali per la RICA
Italiana, il primo ha riguardato l’adozione del campione casuale, attraverso
43
l’integrazione, nell’anno contabile 2003, dell’indagine RICA con l’indagine REA
condotta in modo coordinato con l’ISTAT. L’altro fatto importante è stata la revisione
della metodologia contabile, avviata nel 2002, che ha portato alla messa a punto di un
pacchetto di software, il cui applicativo gestionale (GAIA), utilizzato per la rilevazione,
ha trovato ampia diffusione anche all’esterno della RICA.
Il processo di definizione del campione contabile, nel rispetto delle indicazioni
Comunitarie, ha visto il coinvolgimento di diversi soggetti istituzionali ed esperti, che ha
consentito di raggiungere un discreto livello di copertura dell’agricoltura nazionale e
regionale, in termini di dimensione fisica e capacità produttiva. Occorre comunque
ricordare i limiti imposti dalla tipologia comunitaria, anche nella sua nuova versione
delle produzioni standard, che continua a conservare una certa rigidità nella definizione
delle attività produttive 23, calibrata su modelli di agricoltura molto diversi da quella
nazionale, e ad utilizzare un criterio di proporzionalità nella ponderazione dei risultati
campionari che non coglie pienamente le specificità delle realtà produttive locali, e non
sempre risulta adeguata al tipo di agricoltura che è emersa dal contesto socioeconomico e giuridico degli ultimi anni.
Sul fronte dei tempi per la diffusione dei risultati, l’INEA ha lavorato soprattutto sul
fronte delle tecnologie informatiche che hanno ridotto alcune inefficienze della rete e
allo stesso tempo hanno agevolato l’operato di tutti gli utenti che a vario titolo
collaborano nell’attuazione dell’indagine. 24 Nel corso degli ultimi anni è aumentato
molto anche l’interesse e il livello di partecipazione e condivisione delle scelte fatte
dall’INEA da parte di soggetti sia interni che esterni (pubblici e privati) all’Istituto
interessati al patrimonio informativo della RICA.
Gli aspetti chiave su cui sta operando l’INEA in questo periodo sono quelli della qualità
dei dati e della tempestività nella diffusione degli stessi, che in prima istanza
potrebbero sembrare in contrapposizione tra loro, considerata la complessità
amministrativa e l’articolazione su più livelli dei controlli di qualità dei dati. Obiettivo
primario quindi è quello di certificare la qualità dei dati diffusi e perfezionare il tema
della tempestività, al fine di incrementare gli utilizzi non solo per analisi ex-post dei
risultati aziendali, ma utilizzare la ricchezza informativa della RICA sia per le analisi exante delle politiche agricole sia per anticipare le dinamiche in atto nelle imprese
agroalimentari italiane.
23
Per le circa 70 rubriche utilizzate per la determinazione delle tipologie aziendali, i regolamenti comunitari prevedono un
dettaglio elevato per le attività zootecniche (ad es. singole categorie di bovini) tipiche delle agriclture continentali dell’UE, ed una
aggregazione troppo generica per le coltivazioni ortofrutticole, tipiche dei contesti agricoli mediterranei.
24
Le applicazioni, gli strumenti e i servizi resi disponibili nell’ambito della RICA sono raccolti nella pagina del Cloud_RICA
accessibile alla pagina web www.rica.inea.it/public/it/cloud.php
44
I risultati settoriali (dati campionari)
Nei capitoli precedenti l’analisi dei risultati tecnici ed economici sono stati esaminati
con approccio di tipo aziendale, utilizzando quindi come oggetto centrale dell’analisi
l’azienda agricola classificata nelle sue diverse forme tipologiche e caratteristiche
fisiche, conformemente con le finalità istituzionali della RICA e la metodologia di
predisposizione del campione.
Occorre ricordare che la RICA in Italia, fin dal suo avvio, è stata strutturata per poter
raccogliere e diffondere informazioni che vanno oltre quanto richiesto dalla Scheda
Comunitaria. Un elemento che ha da sempre caratterizzato la metodologia RICA_INEA
è proprio la rilevazione dei processi produttivi, che viene eseguita contestualmente alla
rilevazione della contabilità generale, in modo tale da consentire la determinazione, per
ogni singolo processo, del margine lordo, calcolato come differenza tra il valore della
produzione lorda totale (al netto degli aiuti pubblici) ottenuta dal processo medesimo e
il valore dei costi specifici, direttamente e concretamente attribuibili al processo in base
alle tecniche produttive e alle scelte aziendali.
La produzione lorda di un processo comprende, quindi, oltre ai ricavi delle vendite e
degli autoconsumi, anche le eventuali variazioni di magazzino, i valori dei reimpieghi
aziendali, e il valore del prodotto destinato alla trasformazione, esclusi i premi, al netto
delle imposte.
I costi sono raggruppati in due categorie: i costi diretti e i costi generici, ognuna delle
quali contiene voci diverse a seconda che si tratti di colture o allevamenti. Nei costi
diretti delle colture sono comprese le spese sostenute per l’acquisto di concimi, mezzi
di difesa, sementi, contoterzismo, l’acqua per l’irrigazione, assicurazioni, certificazioni
materiale di protezione, altri materiali specifici, ed i reimpieghi dei prodotti aziendali,
mentre nella categoria dei costi generici sono incluse una serie di spese sostenute per
l’acquisto di mezzi tecnici, utenze e altri tipi di servizi.
Per gli allevamenti i costi diretti sono rappresentati dalle spese per l’acquisto di
mangimi, foraggi, lettimi, spese veterinarie e medicinali, contoterzismo, reimpieghi di
prodotti aziendali, acqua, assicurazioni, certificazioni e altre spese dirette. Le spese
generiche comprendono le spese sostenute per le utenze e per i servizi di varia natura.
La disponibilità di queste informazioni nella banca dati RICA è molto apprezzata sia
dagli utenti che utilizzano le applicazioni software impiegate per la rilevazione,
imprenditori agricoli compresi, sia da quella parte del mondo della ricerca
dell’economia agraria ed aziendale interessata ad analizzare le dinamiche delle
aziende agricole anche in base ai processi produttivi. Di quanto appena affermato ne è
riprova l’utilizzo sempre più frequente dei dati RICA per la valutazione sia ex-ante sia
ex-post delle politiche agricole che prevedono aiuti alle singole attività aziendali, come
ad esempio le metodologie di giustificazione dei premi agroambientali.
In questa sede occorre premettere che non è oggettivamente possibile, attraverso il
campione casuale RICA, stabilire metodi di rappresentatività dei processi produttivi
rilevati in riferimento all’universo, in quanto la metodologia di campionamento pur
45
utilizzando i dati dei processi produttivi standardizzati a livello di circoscrizione
(Produzioni Standard), ignora intenzionalmente le tecniche produttive che sono alla
base dei processi. Indipendentemente dalle problematiche connesse alla
rappresentatività, la banca dati RICA può essere utilizzata con un certo grado di
affidabilità anche per le informazioni di processo come medie campionarie delle
osservazioni rilevate, in quanto la RICA rappresenta, la più importante e ricca fonte di
informazioni disponibile a livello Italia sul funzionamento delle aziende agricole
(monitoraggio dei redditi) e sui costi di produzione.
Nei tre capitoli successivi le informazioni analizzate sono riferite ai dati campionari che
interessano i processi produttivi delle colture e degli allevamenti più diffusi, e ai prodotti
trasformati rappresentati dal vino, sia da tavola che di qualità, e dall’olio di oliva.
Negli archivi della banca dati RICA del 2011, risultano rilevati per l’Abruzzo 110
processi vegetali, di cui 38 con più di 5 osservazioni, di questi 38 processi sono stati
analizzati solo i più rappresentativi identificati nelle 12 colture di seguito elencate:
Nr.
osserv.ni
Coltura
di cui
bio
Superficie
totale (ha)
SAU media
coltura(ha)
Indice spec.
prod.va (*)
Frumento duro
102
0
848
8,33
21,86
Orzo
103
0
617
5,99
7,16
Erba medica
92
1
983
10,60
8,76
Patata
65
0
297
4,56
41,00
Carota
57
0
222
3,89
48,45
Finocchio
37
0
143
3,86
27,62
Pomodoro da industria
21
0
15
0,71
25,00
Insalata lattuga
15
0
48
3,23
28,00
Pesco
24
0
51
2,13
36,92
Olivo
293
9
443
1,51
5,74
Vite per vino DOC e DOCG
130
6
620
4,77
42,47
Vite per vino comune
145
2
292
2,01
30,66
(*) L’indice di specializzazione produttiva è dato dal rapporto tra la PLV del processo e la PLV aziendale
Per gli allevamenti i processi rilevati in Abruzzo con la RICA 2011 sono stati in totale
23 di cui 3 con più di 5 osservazioni:
Allevamento
Nr.
osservazioni
Consistenza
totale (n. capi)
Consistenza
media (n. capi)
UBA
Totali
UBA
Media
Bovini
69
3.193
46
2.535
36,74
Ovini
53
13.417
253
1.721
32,47
Suini
22
3.207
146
541
24,59
46
Colture
Il comparto dei seminativi in Abruzzo è caratterizzato dalla predominanza della
cerealicoltura; tale produzione viene destinate principalmente alla trasformazione
industriale e al reimpiego negli allevamenti. Il valore della produzione regionale dei
cerali ai prezzi di base nel 2011 raggiunge i 100 milioni di euro; il frumento duro e l’orzo
che, secondo i dati RICA 2011 sono i cereali più rappresentativi, realizzano oltre 37
milioni di euro, ricoprendo un ruolo di prim’ordine per il comparto. In entrambi i casi si
sono registrate riduzioni nelle superfici investite (-30,3% frumento, -4,8% orzo), rispetto
alla media del biennio 2009-2010.
La riduzione delle superfici a livello nazionale, in particolare del frumento duro (-8%
circa), è sicuramente imputabile anche all’obbligo di avvicendamento biennale
(modifica decreto attuativo dell’art. 68), che ha costretto gli agricoltori ad interrompere
la monosuccessione di frumento, al fine di mantenere il pagamento supplementare.
Sulle superfici impiegate ha inciso notevolmente, in particolare al nord, il clima avverso
nei periodi di semina; fenomeno che non si è presentato in Abruzzo dove le procedure
colturali si sono svolte pressoché nella norma.
Secondo i dati del campione RICA, le superfici investite a frumento duro ed orzo,
diffuse soprattutto nella parte meridionale della regione, occupano rispettivamente 8,3
e 5,9 ettari ad azienda. La resa ad ettaro nel 2011 del frumento duro (39 q.li) non si
discosta molto dalla media del triennio 2009-2011 (37 q.li, -10% circa), grossomodo gli
stessi valori percentuali si registrano per la resa ad ettaro della granella di orzo (11,5%). Anche nel confronto con il dato nazionale, i valori delle rese ad ettaro non
subiscono variazioni sostanziali.
Il frumento duro registra una Produzione Lorda Totale (PLT) media regionale di 1.098
euro ad ettaro, superiore al dato nazionale (1.006 euro ad ettaro). Analogamente alla
PLT, anche il Margine Lordo (ML) risulta superiore nel dato regionale (691 euro ad
ettaro contro i 657 euro del dato nazionale). I costi specifici si attestano intorno ai 400
euro/ettaro, leggermente superiori alla media del triennio 2009-2011 (390 euro ad
ettaro) e al dato nazionale (349 euro/ettaro). Anche la Produzione Lorda Vendibile
(PLV) media regionale del grano duro è superiore sia a quella nazionale (+9%) che alla
media del biennio precedente (+9,4%). Quest’ultimo dato può essere riconducibile,
fermi restando gli esigui incrementi in termini di resa (39 q.li/ha), compensati in parte
dal contenimento dei costi specifici, soprattutto al notevole incremento del prezzo
medio di vendita della granella di frumento duro nel 2011 rispetto al 2009-2010
(+28%), con quotazioni di circa 27 euro al quintale (al netto dell’IVA e franco azienda),
a fronte di un costo diretto di produzione intorno ai 12 euro a quintale di granella.
La PLT dell’orzo registra un incremento del 40% rispetto all’ultimo biennio,
compensato da un aumento dei costi specifici (+21,6%). In termini assoluti il valore
della PLT non si discosta dalla media nazionale, registrando valori simili anche nel
margine lordo (Abruzzo 513 euro ad ettaro, Italia 547 euro ad ettaro) e nei costi
47
specifici (Abruzzo 366 euro ad ettaro, Italia 327 euro ad ettaro). Con una resa di 42
quintali ad ettaro, ed un costo di produzione per quintale di granella di 9 euro.
Erba medica In
pieno campo
Frumento duro In
pieno campo
Orzo In pieno
campo
Vite per vino DOC Vite per vino
Olivo per olive da
e DOCG In pieno comune In pieno
olio In pieno
campo
campo
campo
Figura 11 – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcune colture
(valori medi regionali tra parentesi)
Resa prodotto principale (42 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (1.624 €/ha)
ML - Margine Lordo (1.205 €/ha)
Resa prodotto principale (157 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (3.850 €/ha)
ML - Margine Lordo (2.767 €/ha)
Resa prodotto principale (131 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (4.263 €/ha)
ML - Margine Lordo (2.830 €/ha)
Resa prodotto principale (39 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (710 €/ha)
ML - Margine Lordo (388 €/ha)
Resa prodotto principale (37 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (887 €/ha)
ML - Margine Lordo (497 €/ha)
Resa prodotto principale (64 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (658 €/ha)
ML - Margine Lordo (507 €/ha)
-50%
-25%
0%
25%
50%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
A livello nazionale, l’andamento dei prezzi dei frumenti ha evidenziato un
miglioramento nel primo trimestre del 2011 per poi scendere nel corso dell’anno e
stabilizzarsi intorno ai 34 euro al quintale (+20% rispetto al 2010). Anche per l’orzo,
cosi come per i cereali minori, le quotazioni sono maggiori rispetto all’annata 2010
(oltre il 20%), con un conseguente aumento nei valori delle produzioni di oltre il 30%.
In base ai dati ISTAT, in Italia il valore della PLV di ortaggi e patate nel 2011 è di oltre
7 miliardi di euro (+3,2% rispetto al 2010); considerando le superfici investite rimaste
pressoché invariate, tale andamento può essere riconducibile all’andamento dei prezzi
alla produzione. La produzione di ortaggi in serra registra una lieve ripresa (+1,2%)
nonostante la riduzione delle superfici investite, merito della crescita del pomodoro
(+6%) e al mantenimento ai livelli del 2010 di peperone, zucchine e ortaggi minori.
48
Nell’export i dati peggiori sono stati registrati per le patate, i legumi e gli ortaggi freschi
(-9% rispetto al 2010). I principali mercati europei sembrano avere difficoltà ad
assorbire i volumi del passato mentre le destinazioni minori appaiono più ricettive ed
interessate all’export italiano.
In Abruzzo l’orticoltura costituisce un’attività fondamentale per l’economia agricola;
tutte le province sono interessate a questo tipo di coltivazione, in particolare la
provincia dell’Aquila, nella zona della Conca del Fucino. Solitamente coltivate in zone
pianeggianti, le orticole sono coltivate su piccole estensioni anche in aree collinari e
pedemontane dando vita a produzioni di qualità. L’orticoltura abruzzese riguarda
soprattutto coltivazioni in pieno campo, in particolare in areali serviti da impianti per
l’approvvigionamento idrico ed a ridosso delle principali vie di comunicazione.
Il valore complessivo della produzione ai prezzi di base di patate e ortaggi nel 2011 è
di 366 milioni di euro, circa il 50% del valore complessivo delle coltivazioni agricole
regionali; rispetto al 2010 l’aumento è stato pari al 7,5% (0,1% riconducibile alla
quantità e 7,4% al prezzo di mercato).
Le aziende orticole abruzzesi sono, per la maggior parte, caratterizzate da una
conduzione di tipo familiare, con l’ausilio di addetti stagionali impiegati sia in campo
che nelle operazioni post-raccolta (lavaggio, imballaggio ecc). Scarsamente aggregati
fra loro, gli imprenditori orticoli non riescono a concentrare al meglio la produzione con
una conseguente frammentazione dell’offerta sui mercati. Anche in Abruzzo, nel corso
degli anni, si è diffuso il fenomeno della filiera corta al fine di ridurre la distanza tra
produttori e consumatori, favorendo il consumo di ortaggi stagionali e limitando
l’impatto ambientale dovuto all’imballaggio ed al trasporto delle merci.
Le aziende specializzate nell’orticoltura non beneficiano in modo incisivo degli aiuti
pubblici, a differenza delle aziende cerealicole che usufruiscono di sostegni comunitari
e nazionali, spesso indispensabili per la sopravvivenza dell’azienda stessa.
Il 2011 si è aperto all’insegna della neve e del gelo su tutto il territorio abruzzese,
culminato con una perturbazione che in 19 ore ha creato notevoli disagi nelle province
di Chieti, Pescara e Teramo, dove le temperature sono crollate repentinamente
distruggendo una notevole quantità di ortaggi invernali in campo aperto. Anche nel
secondo trimestre la situazione climatica non è risultata particolarmente favorevole
date le piogge alluvionali di metà-fine marzo. Gli agricoltori si sono trovati ad affrontare
il problema di allontanare l’acqua stagnante dai campi per consentire la risemina dove
possibile, non potendo puntare, quindi, sulla precocità degli ortaggi come carote e
patate, ormai marcite sotto l’acqua che ha allagato i campi.
Il valore della produzione ai prezzi di base della patata è di oltre 68 milioni di euro, ben
più elevato rispetto al 2010 (62 milioni); ciò è dovuto soprattutto all’aumento delle
produzioni registrate nell’ultimo periodo, nonostante il leggero calo delle quotazioni e le
avversità climatiche. Secondo i dati del campione RICA la superficie media ad azienda
nel 2011 è di circa 4,5 ettari, leggermente inferiore alla media dell’ultimo biennio ma
pressoché in linea con la media nazionale (4,6 ettari ad azienda).
In termini di resa si registra un miglioramento nell’ordine del 15% rispetto alla media
del 2009-2010 ed un calo delle quotazioni al quintale (-20%); tutto ciò determina una
49
diminuzione in termini di PLT di circa cinque punti percentuali rispetto al 2009-2010.
L’analisi dei costi specifici ad ettaro non evidenzia discrepanze sostanziali né rispetto
agli ultimi due anni né rispetto alla media nazionale (-7%). Nel 2011 i costi diretti di
produzione si sono attestati intorno ai 5 euro per quintale.
La produzione ai prezzi di base della carota è di circa 66 milioni di euro; insieme alla
patata ricopre circa il 30% del valore delle orticole abruzzesi. Le 55 aziende del
campione RICA 2011 investono mediamente 4 ettari di superficie a carota, dato
leggermente in aumento nell’ultimo anno (+8%). Considerando la stasi delle quotazioni
di mercato, si sono delineati incrementi, seppur non particolarmente incisivi, nella PLT
(+6,6%) e nel margine lordo (+10,5%), in aumento grazie al parziale dimensionamento
dei costi specifici ad ettaro (-5,2%). Rispetto alla media nazionale la PLT è
leggermente inferiore (-13,5%), cosi come i costi specifici (-25%); ciò determina di
conseguenza anche una differenza nel margine lordo ad ettaro (-3%).
Il finocchio in Abruzzo rappresenta la terza orticola in termini di valore di produzione;
nel 2011 il valore è di circa 57 milioni di euro, oltre il 20% in più rispetto al 2010.
Mediamente le aziende RICA investono circa 4 ettari con una resa intorno ai 40 quintali
ad ettaro (+25% rispetto al 2009-2010). La PLT risulta maggiore del dato nazionale
(+8%), imputabile alla forte vocazione orticola di alcuni areali abruzzesi che determina
quindi anche una maggiore resa. I costi specifici sono pressoché simili alla media
nazionale e leggermente superiori al periodo precedente; questo determina un valore
più alto nel margine lordo sia rispetto al campione italiano che rispetto alla media del
2009-2011.
Nel 2011 il pomodoro da industria risulta coltivato in 21 aziende del campione RICA
nelle quali occupa mediamente circa un ettaro di SAU. La PLT registra un calo
abbastanza evidente rispetto all’ultimo biennio (-33%), imputabile sia al calo di resa (22,4%) sia al deprezzamento del prodotto sul mercato (-14,5%). La voce relativa ad i
costi specifici risulta costante, mentre il margine lordo si attesta sui 5.000 euro ad
ettaro, di molto inferiore alla media del 2009-2010 (-45%).
Le aziende del campione RICA con superficie coltivata ad insalate sono 15; in media
hanno circa 3 ettari di superficie investita a tale coltura. Il gruppo delle insalate è
concentrato in prevalenza nell’area del Fucino (50%) e nelle aree vallive della collina
teramana (38%), dove si coltiva il 70% della lattuga regionale.
La superficie media aziendale cresce nella zona del Fucino (mediamente circa 4 ettari
ad azienda), mentre diminuisce nella collina litoranea (1,5 ettari). La resa è cresciuta
nell’ultimo anno di circa sette punti percentuali superando i 300 quintali ad ettaro; il
prezzo di vendita registra aumenti nell’ordine del 20%, in particolare nella zona
litoranea dove, in uno scenario con minore offerta, gli imprenditori riescono a spuntare
prezzi migliori.
La PLT, di conseguenza, ha superato i 10.000 euro ad ettaro, oltre il 30% in più del
triennio 2009-2011. I costi specifici risultano pressoché raddoppiati (in particolare i
costi per la difesa) nell’ultimo biennio; ciò comporta una determinazione del margine
lordo di quasi 5.000 euro, comunque molto inferiore alla media nazionale (6.981 euro
ad ettaro).
50
Insalata lattuga In pieno Pomodoro da mensa In
campo
pieno campo
Pesco In pieno campo
Finocchio In pieno
campo
Carota In pieno campo
Patata comune In pieno
campo
Figura 11 segue – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcune
colture (valori medi regionali tra parentesi)
Resa prodotto principale (439 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (8.247 €/ha)
ML - Margine Lordo (6.021 €/ha)
Resa prodotto principale (699 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (9.258 €/ha)
ML - Margine Lordo (7.038 €/ha)
Resa prodotto principale (383 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (7.757 €/ha)
ML - Margine Lordo (5.651 €/ha)
Resa prodotto principale (107 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (5.231 €/ha)
ML - Margine Lordo (4.206 €/ha)
Resa prodotto principale (208 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (12.786 €/ha)
ML - Margine Lordo (8.129 €/ha)
Resa prodotto principale (301 q.li/ha)
PLT - Produzione Lorda Totale (8.928 €/ha)
ML - Margine Lordo (5.139 €/ha)
-75%
-50%
-25%
0%
25%
50%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
La coltivazione dell’erba medica interessa maggiormente la zona della collina
litoranea; le 92 aziende del campo di osservazione impiegano mediamente 10,6 ettari
ad azienda ottenendo circa 62 quintali di prodotto ad ettaro. Nel corso dell’ultimo
biennio il prezzo di vendita non ha registrato sbalzi attestandosi sugli 11-12 euro al
quintale. Circa il 50% della PLT (694 euro ad ettaro) viene reimpiegata in azienda (344
euro) per gli allevamenti. I costi specifici per tale coltura risultano in ribasso (-13,5%),
51
mentre il margine lordo ad ettaro descrive un trend positivo nell’ordine del 15% da
diversi anni.
A livello nazionale il 2011 conferma il trend negativo degli investimenti delle superfici
vitate, sia per l’uva da vino che per quella da tavola. Per le prime la contrazione appare
più leggera; nel nord del Paese il trend è stazionario mentre nel centro-sud si
segnalano valori negativi. I vigneti per uva da tavola, caratteristici delle zone centromeridionali, registrano un andamento negativo del 15% rispetto al 2010. La
vendemmia 2011 risulta una delle più scarse degli ultimi anni, condizionata da un
andamento climatico anomalo. Le temperature instabili e le piogge insistenti in
primavera inizio-estate e successivamente il caldo torrido di agosto hanno inciso
negativamente in termini di volumi produttivi. Una causa ulteriore delle riduzioni delle
superfici può essere imputabile alla presenza di quote di vigneti interessati dal
processo di ristrutturazione e riconversione delle superfici, attuato nell’ambito dell’OCM
vino. In tal senso, in Italia, negli ultimi anni, una sostanziale porzione di vigneti è
entrata a far parte del programma; ciò ha comportato una contrazione in termini di
volumi a favore della qualità.
La viticoltura è un elemento caratteristico che riesce a valorizzare non solo gli aspetti
agronomici ed economici della regione, ma riesce ad includere anche elementi legati al
contesto del territorio (tradizioni culturali e valorizzazione del paesaggio). Anche se le
attività di promozione e valorizzazione dei marchi vitivinicoli non sono efficaci come in
altre realtà nazionali, le produzioni abruzzesi godono di ottima considerazione tra gli
operatori del settore e nei mercati italiani ed esteri, ma non sono accompagnate da un
brand attrattivo.
Nel comparto vitivinicolo abruzzese è possibile individuare due filoni produttivi: il primo
relativo alle aziende che conferiscono le produzioni alle cooperative, il secondo
riguarda le aziende attive sul mercato in modo autonomo, che curano tutta la filiera a
partire dalla produzione fino alla distribuzione.
Nel 2011 il valore della filiera vitivinicola 25 abruzzese ai prezzi di base è di circa 81
milioni di euro, -3,2% rispetto al 2010 quando si arrivò ad oltre 83 milioni di euro.
Anche la produzione registra cali nell’ordine del 14%; andamento negativo mitigato in
parte da un leggero rialzo dei prezzi (+13%). L’andamento climatico non ha aiutato le
produzioni; il 2011 si è aperto con forti perturbazioni ed improvvisi cali di temperature
che hanno danneggiato i vigneti collinari delle provincie di Teramo Pescara e Chieti.
Successivamente, nel secondo e terzo trimestre, la peronospora e le infezioni oidiche
hanno destato preoccupazione tra gli operatori che si sono dovuti confrontare anche
con gli attacchi di tignoletta che, dopo un periodo di fermo, ha ripreso i voli richiedendo
trattamenti tempestivi. Ad ottobre, grazie all’andamento meteorologico mite, si sono
concluse le ultime vendemmie che hanno consentito di recuperare i ritardi di alcune
uve come quelle del Montepulciano e del Trebbiano, penalizzate dall’eccessiva
insolazione del mese precedente.
Secondo i dati RICA le 130 aziende che coltivano vite per vino DOC e/o DOCG
impiegano mediamente 4,7 ettari di superficie, mentre le 145 aziende che coltivano vite
25
Comprende: vino, uva commercializzata, uva conferita e sottoprodotti.
52
per vino comune impiegano mediamente 2 ettari a vigneti. La resa dell’uva per vino di
qualità si attesta sui 140 quintali ad ettaro (limite massimo per le produzioni doc),
leggermente più alta del biennio 2009-2010 (+12,3%). L’uva per vino comune ha una
resa decisamente superiore; 164 quintali ad ettaro, circa il 7% in più rispetto al biennio
precedente, con punte di 180 quintali nelle zone più vocate. La PLT dei vigneti DOC
risulta inferiore al dato nazionale (-18%) in virtù del minor prezzo che riescono a
spuntare gli operatori abruzzesi sui mercati (circa 34 euro al quintale). La differenza tra
il dato regionale e quello nazionale sui costi specifici è minima, pertanto, la netta
differenza del margine lordo (-25% rispetto alla media italiana) è data principalmente
dallo squilibrio dei prezzi di vendita. Per l’uva da vino comune le differenze non sono
così marcate: la PLT è pressoché simile al dato nazionale, così come i costi specifici
(circa 1.000 euro ad ettaro). Di conseguenza anche il margine lordo risulta in linea con
la media nazionale (circa 3.300 euro ad ettaro).
In Italia la superficie investita ad olivo nel 2011 risulta di circa 1.140.000 ettari (-2%)
rispetto all’anno precedente. Le rese sono aumentate in particolare nella circoscrizione
sud e isole (+1%) mentre, al centro il trend risulta leggermente negativo.
I prodotti dell’olivicoltura abruzzese ai prezzi di base nel 2011 sono di circa 75 milioni di
euro, 9 punti percentuali in meno rispetto al 2010 (82 milioni di euro). Il trend negativo
riguarda anche i volumi produttivi (-14,5%), determinato con buona probabilità dalla
sempre minore redditività di tale coltivazione.
Dall’indagine Rica 2011 emerge che le 293 aziende del campione investono circa 1,5
ettari ad olivo; tale coltura, caratteristica dell’agricoltura abruzzese, è diffusa
principalmente nella collina litoranea e nell’entroterra, fino alle zone pedemontane. In
alcuni areali rappresenta una coltivazione di pregio (nel pescarese e nel chietino) con
valenza storica e paesaggistica, dalla quale derivano prodotti di qualità riconosciuti nei
mercati italiani e stranieri.
La resa è di oltre 43 quintali ad ettaro, pressoché simile alla media nazionale e
leggermente più alta rispetto al biennio precedente (+7%); il prezzo delle olive che gli
operatori riescono a spuntare sui mercati è il linea con l’andamento dell’ultimo biennio
(36 euro al quintale), e in linea anche con la media nazionale. Tutto ciò comporta una
PLT sostanzialmente stabile negli ultimi anni che evidenzia la tenuta sui mercati di un
prodotto caratterizzato da una qualità ed una tradizione poco influenzabile da
congiunture economiche negative.
Il volume del prodotto trasformato risulta in diminuzione (-15%), ma è comunque
evidente una netta propensione degli operatori alla valorizzazione del prodotto locale
(olio extravergine), destinato in parte alla vendita (80-90%) ed in parte all’autoconsumo
familiare (10-20%). I costi specifici sono rimasti invariati nell’ultimo triennio, risultano
leggermente più alti rispetto al dato nazionale (+20%); ciò determina (considerato
l’equivalenza nei dati sulla PLT) un margine lordo ad ettaro leggermente inferiore
rispetto alla media nazionale (1.192 contro 1.378 euro ad ettaro).
In Abruzzo le aziende ad indirizzo frutticolo, concentrate nella collina litoranea,
investono mediamente 2,1 ettari di superficie a pesco; nel corso dell’ultimo triennio si è
registrato un calo nell’ordine dell’8%. Di contro, la resa risulta più alta (+3,8%),
53
nonostante le avversità climatiche che in estate hanno favorito attacchi di oidio e
monilia. Il valore della produzione ai prezzi di base è di 8 milioni di euro, circa il 20% in
meno del 2010. La PLT ad ettaro è più bassa rispetto alla media nazionale (-40%), così
come i costi specifici (-70%); nell’insieme questi due fattori determinano un margine
lordo inferiore al dato medio nazionale di circa 1.500 euro ad ettaro, nonostante la
crescita nell’ultimo biennio del 13,4%.
Allevamenti
Secondo i dati Istat del Censimento 2010 le aziende con allevamenti in Abruzzo sono
7.767 e rappresentano l’11,6% del totale. Il dato risulta inferiore al Censimento 2000
quando le aziende con allevamenti rappresentavano il 25%. La stagnazione economica
degli ultimi anni, coniugata all’aumento dei costi di produzione ed alle difficoltà dovute
all’aumentata pressione concorrenziale nei mercati, hanno ridotto gli investimenti nel
settore zootecnico.
Le aziende specializzate in allevamenti sono localizzate prevalentemente nelle aree
montane interne, e man mano che ci si sposta dalle aziende della collina litoranea a
quelle collocate nelle zone più interne, l’allevamento assume maggiormente il carattere
dell’estensività. Al contrario, il carattere prettamente intensivo degli allevamenti della
fascia litoranea si può analizzare considerando i dati relativi al numero medio di vacche
lattifere presenti in azienda (circa 40 unità contro le 25 presenti nelle zone montane) e
dalla produzione di latte (oltre 1.500 quintali contro i 1.000 delle aziende localizzate in
montagna). Il tipo di conduzione aziendale è prevalentemente familiare con l’ausilio di
salariati impiegati sia nelle attività di pastorizia che di allevamento in azienda.
Secondo i dati RICA, le 69 aziende del campione 2011 hanno in totale 3.193 capi di
bestiame bovino (di cui 1.354 da latte). Rispetto al biennio precedente c’è stata una
variazione negativa sia della consistenza (-40,4%) che del numero di UBA (-38,4%).
Anche il dato nazionale descrive variazioni negative, seppur non cosi incisive
(consistenza -3,7% e UBA -4,3%). Questo fenomeno può essere parzialmente
imputabile, oltre che alla congiuntura economica, alle conseguenze del sisma del 2009
che ha colpito il territorio aquilano, la provincia a maggior vocazione zootecnica della
regione.
Molte aziende non hanno avuto la forza economica di riprendere le attività dopo i danni
causati dal terremoto. Inoltre, le iniziative di sostegno al comparto, promosse dalla
Regione, non sono ancora sufficienti a ricreare un circuito economico-zootecnico nel
quale riproporre prodotti che da sempre sono stati dei fiori all’occhiello dell’economia
agricola abruzzese.
La PLT dell’allevamento bovino in Abruzzo risulta di 1.700 euro ad UBA,
sostanzialmente simile a quella nazionale; dati equivalenti si riscontrano nella PLV
(intorno ai 1.100 euro ad UBA) e nell’Utile Lordo di Stalla (circa 550 euro ad UBA). I
costi specifici risultano leggermente inferiori rispetto alla media nazionale (-14%), a cau
del minor impiego di mangimi di provenienza extra-aziendale a favore del reimpiego di
colture foraggere e/o all’utilizzo dei terreni destinati al pascolo.
54
Figura 12 – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcuni allevamenti
(valori medi regionali tra parentesi)
Bovini
PLT - Produzione Lorda Totale (1.585 €/UBA)
ML - Margine Lordo (918 €/UBA)
Ovini
PLT - Produzione Lorda Totale (608 €/UBA)
ML - Margine Lordo (313 €/UBA)
Suini
PLT - Produzione Lorda Totale (733 €/UBA)
ML - Margine Lordo (344 €/UBA)
-50%
0%
50%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
Il valore del margine lordo è molto vicino al dato nazionale (intorno ai 950 euro ad
UBA), in leggero aumento rispetto al biennio precedente (+8%). Il valore della
produzione ai prezzi di base dei prodotti degli allevamenti dei bovini è di 52 milioni di
euro (più la quota derivante dal latte che è pari a 28 milioni di euro), superiore al dato
2010 (49 milioni di euro); esso rappresenta, insieme ai prodotti suinicoli e del pollame,
una delle voci principali nella composizione del valore totale della branca agricoltura
per quanto riguarda gli allevamenti.
In Abruzzo il contributo del settore ovicaprino nel 2011 è quantificato in 6,4 milioni di
euro (produzione ai prezzi di base), leggermente inferiore al dato 2010. Il valore del
latte di pecora e di capra è di circa 7 milioni di euro (-0,5% rispetto al 2010), risulta
invece residuale il valore della lana quantificato in circa 900.000 euro.
Dai dati RICA emerge che nel campione sono presenti 53 aziende con allevamento
ovino, con una media aziendale di 253 capi, 130 dei quali da latte; valori che delineano
una netta diminuzione rispetto al biennio precedente (consistenza capi -40%, da latte -
55
30%). La PLT ad UBA è di 660 euro (+13% rispetto al 2009-2010) incremento dovuto
soprattutto all’aumento dei prezzi di mercato.
I dati relativi all’ULS registrano variazioni positive nell’ordine del 25% accompagnate da
rialzi anche nei costi specifici ad UBA (+7,2%). L’ammontare del margine lordo è di
circa 355 euro ad UBA, maggiore rispetto al 2009-2010 (+22%) ma inferiore rispetto al
dato nazionale (-32%).
Il comparto suinicolo in Abruzzo presenta un valore ai prezzi di base di circa 56 milioni
di euro (+14% rispetto al 2010), posizionandosi al secondo posto in termini di valore
dopo i prodotti dell’allevamento di pollame. Le aziende del campione RICA 2011 hanno
mediamente 25 suini in stalla; l’allevamento da produzione interessa oltre il 60% dei
capi ed è individuabile nelle aziende di medio-grandi dimensioni che acquistano i
suinetti all’esterno da destinare poi all’ingrasso e quindi alla vendita.
L’allevamento con riproduzione interna è una peculiarità delle aziende di piccole
dimensioni, principalmente a conduzione familiare, che però con il passare del tempo
tende a ridursi. La PLT per unità di bovino adulto (UBA) registra un miglioramento
rispetto al biennio precedente (circa 200 euro), ma si rileva anche un aumento dei costi
specifici (562 euro ad UBA).
Quanto appena descritto comporta una determinazione del valore del margine lordo
pari a 358 euro ad UBA, il 6% in più rispetto al biennio precedente ma il 12,5% in meno
rispetto alla media nazionale del 2011.
56
Prodotti trasformati
La filiera vitivinicola rappresenta il principale comparto agricolo regionale con oltre il
25% dell’intera PLV, tra le più elevate incidenze fra le regioni italiane. La viticoltura in
Abruzzo può contare su oltre 30.000 ettari di vigneti specializzati, localizzati
prevalentemente in collina. Nell’ultimo decennio sono aumentate le produzioni di vino
DOC, mentre, nelle produzioni di vino da tavola non ci sono state significative
differenze (quelle riscontrabili sono dovute essenzialmente all’evoluzione dell’annata
agraria).
La produzione di vino proviene principalmente dalla provincia di Chieti (circa 85%), in
provincia di Pescara e Teramo la produzione rappresenta il 10-15% e in provincia
dell’Aquila l’1-2%. I dati Istat 2011 dell’Abruzzo sono certamente influenzati dai postumi
del terremoto ma mostrano, nell’ambito di un forte calo della produzione, un’evoluzione
molto incoraggiante verso le produzioni di qualità.
Il calo produttivo è molto forte, -25%, ma il valore della produzione scende soltanto del
3%, ossia la metà di quanto mediamente è successo negli ultimi 10 anni. È così che
l’Abruzzo scende a meno del 6% della produzione nazionale di vino (rispetto ad una
media del 7% delle annate più recenti), ma cresce nella quota di produzioni di vini DOC
al 7.1% 26.
La produzione di vino DOC è stabilmente poco sopra 1 milione di ettolitri, mentre i vini
IGT scendono del 13%, ma rappresentano una quota abbastanza marginale del
prodotto totale (10% contro il 47% dei vini DOC). A crollare sono i vini da tavola, -44%
a 900.000 ettolitri, un livello mai registrato (range storico 1,3 – 1,6 milioni di ettolitri).
In questo contesto la produzione di vino bianco pari a 800 mila ettolitri diminuisce del
29%, mentre quella di vino rosso che sembra essere meno orientata sui vini di bassa
qualità, si attesta a 1,4 milioni di ettolitri con una diminuzione del 22%. 27 La vite DOC
maggiormente coltivata è quella del Montepulciano, che rappresenta il 74% della
produzione regionale ed è una delle maggiori denominazioni di origine controllata
Italiane. Il Trebbiano è in leggero declino, con una produzione 2011 di circa 190 mila
ettolitri (18%). Infine, in ordine di volumi produttivi troviamo il Cerasuolo che con 60
mila ettolitri rappresenta circa il 5% della produzione regionale 28.
La restante percentuale (3%) è coperta da altri vitigni DOC che non incidono
particolarmente in termini di quantitativi e di valore prodotto. La produzione di vino
passa per oltre l’85% attraverso le cantine sociali (in Italia il 50%) che associano oltre
26
Nel 2008 la cantina cooperativa Cantina Tollo vince l'International Red Italian Varietal Trophy. Per l'Inghilterra
l'Abruzzo è la regione leader per la produzione enologica italiana di qualità. A decretarlo è il Decanter World Wine
Awards che ha assegnato al Cagiolo 2005 Cantina Tollo tale riconoscimento, premio che spetta solo a 26 vini sui 9600
valutati durante il concorso. Una crescita costante dell’enologia abruzzese segnata da un percorso che aveva già
portato nel 2007 Cantina Tollo a ricevere con Hedos il premio di Migliore Rosato del Mondo dal Club de la Presse del
Concours Mondiale di Bordeaux. Nel 2008 Cantina Tollo ha ricevuto anche il premio Cantina dell'Anno 2008 Gambero
Rosso.
27
Fonte: www.inumeridelvino.it
28
Fonte: Federdoc
57
20.000 produttori. Le cantine sociali sono 40 (33 nella sola provincia di Chieti) alle quali
si aggiungono oltre 100 viticoltori-vinificatori.
Secondo i dati del campione RICA 2011 ogni azienda specializzata in viticoltura
investe mediamente 11 ettari di superficie a vite per vino DOC e 2 ettari a vite per vino
comune. Il risultato del vino DOC risulta in decremento rispetto al biennio precedente (16%) mentre la vite per vino comune registra un aumento di circa 20 punti percentuali.
La PLT del vino di qualità (202 euro al quintale) è leggermente superiore rispetto al
risultato medio registrato nel biennio 2009-2010 (+1,3%) ma nettamente inferiore al
dato nazionale (349 euro al quintale). Questo aspetto è imputabile alla netta differenza
nei prezzi di vendita: in Abruzzo le quotazioni si aggirano sui 190 euro al quintale
mentre, in Italia, gli operatori riescono a spuntare prezzi superiori ai 300 euro.
La differenza è meno marcata nel comparto del vino comune, i prezzi di vendita
differiscono di circa il 30% (Abruzzo 120 euro al quintale, Italia 180 euro al quintale).
Secondo i dati Istat, il settore olivicolo nella campagna 2011 registra un aumento della
produzione di olive (+2,3%) e di olio (+9,3%) nelle regioni del sud, mentre nelle regioni
del centro la produzione olearia è scesa del 14%.
Il valore della produzione nazionale di olio è di circa 1,3 miliardi di euro (2,7% della
produzione agricola nazionale), in lieve aumento rispetto all’annata 2010 (+2,8%).
Figura 13 – Scostamenti % Abruzzo / Italia dei risultati economici medi 2009-2011 per alcune produzioni
trasformate (valori medi regionali tra parentesi)
Vino
Produzione prodotto principale (139
€/q.le)
Spese trasformazione (6 €/q.le)
Margine lordo (84 €/q.le)
Prezzo medio vendita (140 €/q.le)
Vino DOC
Produzione prodotto principale (201
€/q.le)
Spese trasformazione (9 €/q.le)
Margine lordo (145 €/q.le)
Prezzo medio vendita (193 €/q.le)
Olio
Produzione prodotto principale (579
€/q.le)
Spese trasformazione (64 €/q.le)
Margine lordo (241 €/q.le)
Prezzo medio vendita (591 €/q.le)
-100%
Fonte: nostre elaborazioni su dati INEA, indagine RICA
58
-50%
0%
50%
100%
In Abruzzo il valore della produzione ai prezzi di base dell’olio è di 68 milioni di euro (9% rispetto al 2010); in termini di volumi produttivi si registra un calo di circa il 20%. Il
comparto degli olii extravergini DOP/IGP segna un leggero incremento sia nelle
produzioni (+1%) che nelle superfici investite (+2% circa).
La produzione lorda vendibile dell’olivicoltura abruzzese è concentrata nelle province di
Chieti (57%) e Pescara (29%). I frantoi operanti sono oltre 400 anche se da un
decennio a questa parte il numero si è ridotto.
In Abruzzo sono state riconosciute tre denominazioni di origine: l’olio “Aprutino
pescarese” prodotto nella provincia di Pescara, l’olio delle “Colline teatine” prodotto
nell’omonima provincia e l’olio “Petruziano” prodotto sul territorio della provincia di
Teramo. La produzione di olio DOP interessa circa il 7% della superficie e il 2% della
produzione lorda vendibile.
Nel 2011 la commercializzazione continua a seguire i consueti canali di vendita; la
maggior parte viene venduto allo stato sfuso (80%). Gli autoconsumi sono stabili
intorno al 20%, mentre l’olio conservato in giacenza non supera il 10%.. La
commercializzazione del prodotto è per la maggior parte in mano ai frantoiani (60%),
seguono la vendita diretta (25%), quella per mezzo dei commercianti (10%), la vendita
nella ristorazione (3%) ed infine il canale dell’industria (2%).
I dati RICA 2011 evidenziano l’importanza del comparto oleario in Abruzzo; il prezzo
medio di vendita al quintale si aggira sui 600 euro, oltre il 25% in più rispetto alla media
nazionale. Il riconoscimento da parte del mercato dell’olio abruzzese è frutto della
spiccata vocazione del territorio che consente di ottenere olii di alta qualità riconosciuti
in ambito nazionale ed internazionale. 29
L’aumento dei costi per la trasformazione incide notevolmente sulla composizione del
margine lordo che comunque, attestandosi sui 300 euro al quintale, risulta maggiore
sia del biennio precedente (276 euro al quintale) che della media nazionale (250 euro
al quintale).
Le spese di trasformazione si attestano intorno ai 64 euro al quintale di olio, ben più
elevate rispetto della media nazionale (42,65 euro al quintale); nonostante ciò, come
accennato in precedenza, il margine lordo dell’olio in Abruzzo è più elevato della media
nazionale grazie soprattutto al maggior prezzo di vendita del prodotto finito. Il valore al
quintale delle olive si attesta sui 38 euro, a livello nazionale il dato medio è di 42,75
euro al quintale (+9%).
29
Il Frantoio Ranieri (DOP Aprutino Pescarese) nel 2011 ha ricevuto il premio FEDERDOP destinato alle migliori
aziende produttrici di olio extravergine di oliva.
59
Riferimenti
Siti
Sito di interesse
Indirizzo internet
Portale INEA
www.inea.it
Sito RICA Italiana
www.rica.inea.it
FADN Comunitaria
http://ec.europa.eu/agriculture/rica
Ministero dell’Agricoltura
www.politicheagricole.it
Portale Sviluppo Rurale
www.reterurale.it
AREA RICA
www.rica.inea.it/public/it/area.php
BDR Online
www.bancadatirica.inea.it
Censimento agricoltura 2010
http://dati-censimentoagricoltura.istat.it
Statistiche agricole (rese e superfici)
http://agri.istat.it
Conti economici regionali
www.istat.it/it/archivio/12718
Sistema Informativo Agricolo Nazionale
www.sian.it
Direzione Agricoltura e Sviluppo Rurale UE
http://ec.europa.eu/agriculture/index_it.htm
Movimprese di Infocamere
www.infocamere.it/movimprese
Strumenti RICA per la consulenza
www.rica.inea.it/public/it/consulenza.php
Indice prezzi alla produzione
www.ismea.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/346
Agricoltura Italiana Online
www.aiol.it
PACIOLI - Studi e ricerche con dati FADN
www.pacioli.org
Mercato fondiario
www.inea.it/mercato-fondiario
Informatore Agrario
www.informatoreagrario.it
Agrisole
www.agrisole.it
Annuario INEA
www.inea.it/annuario
Direzione Agricoltura Regione Abruzzo
www.regione.abruzzo/agricoltura
PSR Regione Abruzzo
www.regione.abruzzo/agricoltura/psr
Unioncamere Abruzzo
www.unioncamereabruzzo.it/index.php
Facoltà di Agraria - università di Teramo
www.unite.it/UniTE/Engine/RAServePG.php/P/25671UTE1019
Facoltà di Economia - università di Pescara
www.dec.unich.it/index.php
COTIR
www.cotir.it
Istituto Zooprofilattico - Teramo
www.izs.it
CRESA – Abruzzo
www.cresa.it
Coldiretti Abruzzo
www.coldiretti.abruzzo.it
CIA Abruzzo
www.ciaabruzzo.it
Confagricoltura Abruzzo
www.confagricoltura.abruzzo.it/
COPAGRI Abruzzo
www.copagri.it
60
Glossario
Voce
Descrizione
Aziende
rappresentate
Numero di aziende che rappresentano l’universo di riferimento del campione RICA regionale per lo specifico
strato. Numerosità ottenuta dal prodotto tra il numero di aziende del campione rilevato e il numero di aziende
dell’universo. Per maggiori dettagli si veda la sezione metodologia del sito RICA.
Campione
RICA
Il campione RICA viene costruito per raggiungere diversi obbiettivi. Rappresentare l’agricoltura a livello di
regione o provincia autonoma, con un copertura di oltre il 90% della Produzione Standard del campo di
osservazione. Consentire la stima dei principali aggregati economici con un tasso di precisione superiore al
95%. Ridurre la molestia statistica e ottimizzare i costi dell’indagine.
Campo di
osservazione
Il campo di osservazione dell’indagine RICA è un sottoinsieme dell’universo delle aziende censite dall’ISTAT,
rappresentato dalle aziende con una Produzione Standard superiore ai 4.000 euro.
SAT
Superficie
Totale
La superficie aziendale complessiva, indipendentemente dal titolo di possesso, comprensiva della superficie
agricola utilizzata (SAU), della superficie boscata o utilizzata per le piantagioni da legno, e le altre superfici
aziendali (tare dei fabbricati, tare degli appezzamenti, e altre superfici non agricole).
SPROP
Superficie in
proprietà
La superficie destinata sia ad uso agricolo sia per altri usi, di proprietà dell’azienda, sia a pieno titolo che in
comproprietà con altre aziende o altri soggetti giuridici diversi dall’impresa agricola.
SAU
Sup41erficie
Agricola
Utilizzata
La SAU rappresenta la superficie agricola utilizzata per realizzare le coltivazioni di tipo agricolo, escluse
quindi le coltivazioni per arboricoltura da legno (pioppeti, noceti, specie forestali, ecc.) e le superfici a bosco
naturale (latifoglie, conifere, macchia mediterranea). Dal computo della SAU sono escluse le superfici delle
colture intercalari e quelle delle colture in atto (non ancora realizzate). La SAU comprende invece la
superficie delle piantagioni agricole in fase di impianto.
SAUIR
Superficie
Irrigabile
La superfici irrigabile rappresenta la superficie servita dagli impianti di irrigazioni aziendali o consortili che nel
corso dell’annata agraria può o meno essere oggetto di effettiva distribuzione dell’acqua irrigua.
SAUIRG
SAU Irrigata
La superficie ad uso agricolo effettivamente irrigata nel corso dell’annata agraria, con modalità diverse in
relazione alla fonte, alle modalità e tipologia di impianti di distribuzione, alla tipologia colturale, e alle
caratteristiche pedoclimatiche.
SAF
SAU
Foraggere
La superficie agricola investita a pascoli, prati-pascoli permanenti, prati avvicendati (monofiti o polifiti), erbai
annuali monocolturali o polifiti.
KW
Potenza
Motrice
La potenza delle macchine aziendali, indipendentemente dal titolo di possesso delle stesse, viene espressa
in termini di Kw, ed è riferita alle macchine motrici di tipo agricolo, alle semoventi e agli autoveicoli utilizzati
per le attività aziendali interne ed esterne (contoterzismo attivo). Sono escluse dal calcolo della potenza
motrice le macchine dei servizi di contoterzismo passivo (con o senza operatore).
ULT
Unità di
Lavoro annue
Le unità di lavoro sono rappresentate dalla manodopera familiare e salariata. Le ULT vengono calcolate
secondo il parametro 2.200 ore/anno/persona. Per tutti i componenti della manodopera sia familiare che
retribuita (avventizi esclusi) le UL vengono calcolate per ogni soggetto dividendo il numero di ore prestate nel
corso dell’esercizio contabile per il parametro 2.200. Nel caso i cui il numero di ore prestate da un singolo
componente è superiore alle 2.200 ore/anno la UL sarà uguale a 1, mentre nel caso in cui invece il numero di
ore è inferiore a 2.200 allora la UL sarà proporzionale alle ore effettivamente prestate. La sommatoria delle
UL dei singoli componenti la manodopera così calcolate vengono sommate alle UL della manodopera
avventizia, determinata dal rapporto delle ore prestate dai gruppi di avventizi per il parametro 2.200. Dalle
ULT aziendali sono escluse le ore prestate dalla manodopera derivante dai servizi di contoterzismo passivo.
Nel calcolo delle ULT è compreso invece lo scambio della manodopera tra aziende agricole limitrofe.
ULF
Unità di
Lavoro
Familiari
Le unità di lavoro familiare sono rappresentate dalla manodopera della famiglia agricola a tempo pieno e
part-time (parenti del conduttore, siano essi conviventi che aventi semplici relazioni di parentela naturale o
acquisita). Le ULF vengono calcolate secondo il parametro corrispondente a 2.200 ore/anno/persona. La
sommatoria delle ULF dei singoli componenti la manodopera familiare determina le ULF complessive
prestate in azienda.
UBA
Unità Bovine
Adulte
La consistenza degli allevamenti viene determinata attraverso le UBA. Tali unità di misura convenzionale.
derivano dalla conversione della consistenza media annuale delle singole categorie animali nei relativi
coefficienti definiti nel Reg. CE 1974/2006. Sono esclusi da calcolo gli animali allevati in soccida. Per
maggiori informazioni consultare la guida di riferimento della procedura GAIA.
KF
Capitale
fondiario
Rappresenta, dal punto di vista contabile, la principale immobilizzazione materiale delle aziende agricole (il
principale asset produttivo). Viene determinato in base alla soma dei valori di mercato dei beni di proprietà:
terreni aziendali di qualsiasi tipologia (uso agricolo, forestali, tare), comprensivo dei miglioramenti fondiari
effettuati nel tempo, del valore attuale dei fabbricati rurali e delle piantagioni agricole e da legno.
61
segue Glossario
Voce
Descrizione
KA
Capitale
Agrario
Rappresenta una immobilizzazione del capitale dell’azienda. Questo componente del capitale aziendale,
denominato anche Capitale di Esercizio, è a sua volta suddiviso in Capitale Agrario Fisso (macchine,
impianti, animali da vita, brevetti, marchi) e Capitale Agrario Circolante (animali da ingrasso, scorte di
magazzino, anticipazioni colturali, ed una quota parte del capitale circolante).
KAF
Capitale
Agrario Fisso
Rappresentato dalle macchine motrici ed attrezzi di pieno campo, dagli impianti e le attrezzature dei
centri aziendali
KFIX
Capitale Fisso
Costituito dal Capitale Fondiario e dal Capitale Agrario Fisso. Rappresenta il capitale con il grado di
disponibilità monetaria più bassa.
KM
Capitale
Macchine
Sono le macchine motrici, gli impianti fissi e mobili, gli attrezzi di campo e le attrezzature dei centri
aziendali. Rappresenta una quota più o meno consistente del Capitale Agrario Fisso.
KAC
Capitale
Agrario
Circolante
È costituito dai prodotti agricoli di scorta (giacenze finali), sia vegetali che animali, prodotti principali e
secondari, prodotti primari e prodotti trasformati. Mezzi tecnici extra-aziendali. Consistenza finale in
valore degli animali giovani e da ingrasso.
LQ
Liquidità
differite e
immediate
Rappresentate rispettivamente dal capitale agrario circolante, dai crediti a breve, dai depositi sul conto
corrente e dal fondo cassa contante (liquidità immediate).
KC
Capitale
Circolante
È costituito dal Capitale Agrario Circolante e dalle Liquidità differite ed immediate. Rappresenta il capitale
immediatamente disponibile.
INV
Nuovi
investimenti
Sono rappresentati dagli investimenti aziendali realizzati nel corso dell’esercizio contabile, attraverso
l’acquisizione (acquisti, donazioni, conferimenti) di nuovi fattori produttivi a fecondità ripetuta (terreni,
fabbricati, macchine ed impianti, piantagioni, animali da vita).
IMP
Impieghi
La quota dello stato patrimoniale rappresentato dai capitali investiti in azienda, ossia il totale degli
impieghi.
PC
Passività
correnti
Sono rappresentate dai cosiddetti debiti di funzionamento, ossia dalla quantità di debiti verso fornitori non
ancora estinti al 31 dicembre dell’esercizio contabile. Sono passività del patrimonio con scadenza a
breve.
PCS
Passività
consolidate
Sono voci del passivo dello stato patrimoniale, denominate anche passività redimibili, con scadenze a
medio e lungo termine, rappresentate essenzialmente dai mutui e presti da parte di enti finanziatori
(banche ed altri istituti di credito e società finanziarie). Sono risorse finanziare destinate prevalentemente
ad investimenti aziendali.
KTZ
Capitale di
terzi
Rappresenta il finanziamento da parte di terzi. È dato dalla sommatoria delle passività correnti (debiti di
funzionamento) e delle passività consolidate (mutui e presti a breve e medio lungo termine,
accantonamenti e TFR per dipendenti)
KN
Capitale Netto
Rappresenta un di cui del Patrimonio Netto, ed è costituto, per le aziende agricole, in prevalenza dagli
apporti di capitale da parte dell’imprenditore.
PNET
Patrimonio
Netto
Rappresenta la voce dello stato patrimoniale dell’autofinanziamento dell’impresa agricola. Le fonti interne
di finanziamento sono gli apporti e gli accantonamenti dell’imprenditore (nelle diverse forme giuridiche) al
netto degli autoconsumi e dei prelevamenti da parte dell’imprenditore e dei suoi soci, gli utili di esercizio
provenienti dagli anni precedenti, e le eventuali riserve legali accantonate per legge. È denominato anche
capitale di rischio in quanto viene utilizzato per coprire eventuali debiti e perdite finanziarie.
FON
Fonti
La quota dello stato patrimoniale rappresentato dal capitale di finanziamento, ossia le diverse fonti di
finanziamento sia esterne che interne all’azienda agricola.
RTA
Ricavi Totali
Aziendali
Rappresentano i ricavi complessivi aziendali per la cessione di prodotti e servizi, costituiti a sua volta dai
ricavi delle attività primarie agricole e zootecniche (la cosiddetta PLV), e i ricavi derivanti dalle Attività
Complementari, conosciute anche come attività connesse (multifunzionalità).
PLV
Produzione
Lorda
Vendibile
Valore della produzione agricola ottenuta dalla vendita, sia dei prodotti primari che trasformati,
dall’autoconsumo, dalle regalie, dai salari in natura, dalle variazioni di magazzino; dalla capitalizzazione
dei costi per le costruzioni in economia e per le manutenzioni straordinarie, dalla rimonta interna di
animali giovani, ed dagli aiuti pubblici in conto esercizio del primo pilastro della PAC.
ATCO
Ricavi Attività
Comple_
mentari
Ricavi derivanti dalle diverse attività connesse, consentite dalla legislazione nazionale, e complementari
alle attività di produzione di beni e servizi agricoli:. Dall’agriturismo, al contoterzismo, dai servizi connessi
alle attività zootecniche, agli affitti attivi, alla produzione di energie rinnovabili.
CC
Costi
Correnti
Comprendo tutti i costi variabili, inclusi i reimpieghi aziendali, per l’acquisizione dei mezzi tecnici a logorio
totale e dei servizi necessari per realizzare le attività messe in atto dall’azienda, siano esse prettamente
agricole sia per realizzare prodotti e servizi derivanti dalle attività complementari.
62
segue Glossario
Voce
Descrizione
VA
Valore
Aggiunto
Nella bilancio RICA_INEA il VA rappresenta il saldo tra i Ricavi Totali Aziendali e i Costi Correnti. Nei
Conti Economici dell’ISTAT è l’aggregato calcolato come differenza tra il valore delle produzioni calcolata
a prezzi di base (senza aiuti e senza imposte sui prodotti) e i consumi intermedi.
CP
Costi
Pluriennali
Sono rappresentati dai costi sostenuti per l’impiego dei fattori produttivi a fecondità ripetuta (le quote di
ammortamento annuale delle immobilizzazioni materiali), dagli accantonamenti per i lavoratori dipendenti
(TFR), ed altre tipologie di accantonamenti di tipo finanziario.
PN
Prodotto
Netto
Nel bilancio riclassificato RICA_INEA rappresenta l’aggregato del conto economico derivante dalla
differenza tra il Valore Aggiunto e i Costi Pluriennali.
RD
Redditi
Distribuiti
Nel bilancio riclassificato RICA_INEA rappresentano i costi sostenuti per la remunerazione del lavoro
(stipendi, salari, oneri sociali, altri oneri per lavoro dipendente) e per l’impiego del fattore terra fornito da
terzi (affitti passivi).
RO
Reddito
Operativo
Nel bilancio riclassificato RICA_INEA rappresenta l’aggregato del conto economico derivante dalla
differenza tra il Prodotto Netto e il costo del lavoro (Redditi Distribuiti).
RN
Reddito
Netto
Rappresenta la remunerazione dell’imprenditore agricolo nelle sue diverse forme giuridiche. Nel bilancio
riclassificato RICA_INEA è ottenuto come differenza tra il RO e gli oneri finanziari e straordinari (in
diminuzione), e gli aiuti pubblici in conto capitale e quelli in conto esercizio del 2 Pilastro della PAC,
SAU/
ULT
Intensità del
lavoro
Indica la disponibilità di superficie agricola utilizzata per unità lavorativa: fornisce una misura della
intensità del fattore lavoro. Il valore deve essere interpretato tenendo conto dell’indirizzo produttivo e della
qualità della terra a disposizione, comparando tra loro aziende simili.
SAUIR/
SAU
Incidenza
della SAU
irrigata
Misura, in termini percentuali, l’incidenza della superficie irrigata rispetto alla superficie agricola utilizzata.
Tale indice deve essere valutato congiuntamente alla produttività della terra (PLV/SAU).
SPROP/
SAT
Incidenza
superficie in
proprietà
Indica, in termini percentuali, l’incidenza della superficie dei terreni in proprietà rispetto alla superficie
aziendale totale. Tale indice deve essere valutato congiuntamente all’indice dell’intensità fondiaria
(KF/SAU).
UBA/
ULT
Grado
intensità
zootecnica
Questo indice, misura il livello di intensità di meccanizzazione in termini di potenza, espressa in Kw,
disponibile per ULT. Esso va valutato in relazione al valore espresso dal grado di meccanizzazione dei
terreni (Kw/SAU), alla specializzazione produttiva (OTE), alla dimensione economica, alla forma di
conduzione, ed in relazione al valore del capitale agrario fisso. Un valore relativamente alto di questo
indice rispetto al dato medio di aziende simili in molti casi indica una eccessiva meccanizzazione.
UBA/
SAU
Carico
bestiame
Indica il numero di UBA per ettaro di SAU. Esso misura il carico di bestiame sulla superficie aziendale.
Tale indice va letto in relazione alla tipologia di allevamento (estensivo, intensivo), ai sistemi di
conduzione (convenzionale, biologico), all’estensioni delle superfici a foraggere, e al livello di
autosufficienza alimentare. Tale indice è importante soprattutto per le aziende zootecniche specializzate
in erbivori (OTE del polo 4). Un valore relativamente basso di questo indice rappresenta per gli
allevamenti estensivi una misura del benessere degli animali.
ULF/
ULT
Incidenza
manodopera
familiare
Indica l’incidenza, in termini percentuali, della manodopera non retribuita rispetto alla manodopera
complessiva aziendale. Tale indice varia in relazione alla forma di conduzione e alla forma giuridica, alla
dimensione economica, al contesto economico produttivo, alle normative giuridico-amministrative.
KW/
SAU
Grado di
meccanizzazio
ne dei terreni
Indica il grado di meccanizzazione aziendale in termini di potenza, espressa in Kw, disponibile per ettaro
di superficie agricola utilizzata. Tale indice va valutato in relazione alla specializzazione produttiva (OTE)
alla dimensione economica, alla forma di conduzione, ed in relazione all’indice che misura l’intensità del
capitale agrario fisso. Un valore relativamente alto di questo indice rispetto al dato medio di aziende simili
in molti casi indica una eccessiva meccanizzazione.
KW/
ULT
Intensità di
meccanizza_
zione
Questo indice, che misura il livello di intensità di meccanizzazione in termini di potenza, espressa in Kw,
disponibile per ULT. Esso va valutato in relazione al valore espresso dal grado di meccanizzazione dei
terreni (Kw/SSAU), alla specializzazione produttiva (OTE) alla dimensione economica, alla forma di
conduzione, ed in relazione al valore del capitale agrario fisso. Un valore relativamente alto di questo
indice rispetto al dato medio di aziende simili in molti casi indica una eccessiva meccanizzazione.
KF/
ULT
Capitalizza_
zione fondiaria
Esprime il valor del capitale fondiario (KF) per ULT, indica il grado di intensività d’uso del capitale
fondiario rispetto al lavoro. Tale indice varia in relazione al titolo di possesso dei beni fondiari, al loro
livello di obsolescenza (cespiti completamente ammortizzati), all’ordinamento tecnico e all’ubicazione
dell’azienda rispetto agli usi alternativi degli stessi beni impiegati nella gestione aziendale.
KF/
SAU
Intensità
fondiaria
Esprime il valor del capitale fondiario (KF) per ettaro di SAU, indica il grado di intensività fondiaria del
fattore terra e dei capitali stabilmente investiti su di essa. Tale indice varia in relazione al titolo di
possesso dei beni fondiari, all’ordinamento tecnico e all’ubicazione dell’azienda rispetto agli usi alternativi
degli stessi beni impiegati nella gestione aziendale.
63
segue Glossario
Voce
Descrizione
KAT/
SAU
Intensità
agraria
Esprime il valore del capitale agrario totale (KAT) per ettaro di SAU, ed indica il grado di intensività agraria
del capitali tecnici impiegati nella gestione aziendale dell’impresa agricola.
KAT/
ULT
Capitalizza_
zione agraria
Esprime il valore del capitale agrario totale (KAT) per unità di lavoro aziendale, ed indica il livello di
meccanizzazione dell’impresa agricola.
KAT/
VA
Efficienza
capitale agrar.
Rappresenta il rapporto tra il capitale agrario fisso e il valore aggiunto, ed esprime l’efficienza economica dei
capitali tecnici impiegati nel processo produttivo.
PCS/
FON
Indice della
passività
Rappresenta il rapporto tra tutte le passività (debiti di funzionamento e mutui e prestiti) rispetto al totale delle
fonti di finanziamento. Esprime il grado di dipendenza da fonti esterne.
INV/
SAU
Dinamicità
aziendale
Rapporto tra il volume degli investimenti e la superficie agricola utilizzata. Questo indice esprime il grado di
dinamicità dell’azienda in funzione dell’estensione della superficie agricola.
RTA/
IMP
Rotazione dei
ricavi
L’indice economico esprime il volume dei ricavi rispetto ai capitali investiti (totale degli impieghi).
RTA/
ULT
Produttività
totale lavoro
Indice economico dell’efficienza del lavoro aziendale in termini di ricavi complessivi, rapporto tra i ricavi totali
aziendali e le unità di lavoro (sia retribuite che dipendente).
PLV/
ULT
Produttività
agric. lavoro
L’indice economico esprime la produttività unitaria del lavoro rispetto ai ricavi aziendali derivanti dalle attività
tradizionalmente agricole.
RTA/
SAU
Produttività
totale terra
Indice economico che esprime la produttività complessiva della superficie aziendale rispetto ai ricavi sia
delle attività agricole sia delle attività complementari.
PLV/
SAU
Produttività
agricola terra
Esprime la produttività unitaria della superficie agricola utilizzata. Indice economico che esprime il grado di
efficienza produttiva della terra.
VA/
SAU
Produttività
netta terra
Esprime la produttività netta unitaria della SAU. Indice economico che esprime il grado di efficienza di
utilizzo del fattore terra al netto dei costi variabili.
CC/
RTA
Incidenza dei
costi correnti
Indice economico che esprime il grado di efficienza dell’utilizzo dei mezzi tecnici calcolato in base
all’incidenza dei costi correnti rispetto ai ricavi totali.
CP/
RTA
Incidenza dei
costi plur.li
Indice economico che esprime il grado di efficienza dell’utilizzo dei capitali fissi, calcolato in base
all’incidenza dei costi pluriennali rispetto ai ricavi totali.
PLV/
RTA
Incidenza
attività agr.le
Indice economico che esprime il grado di efficienza agraria dell’azienda, calcolato in base all’incidenza dei
ricavi per attività prettamente agricole rispetto ai ricavi totali.
RN/
ULT
Redditività
netta lavoro
Indice della redditività netta del lavoro aziendale. Misura la redditività unitaria del lavoro rispetto a tutte le
attività praticate in azienda.
RN/
ULF
Redditività
lavoro famil.re
Indice della redditività netta del lavoro familiare. Misura la redditività unitaria del lavoro non retribuito rispetto
a tutte le attività praticate in azienda.
RO/
ULT
Redditività
lorda lavoro
Indice della redditività lorda del lavoro aziendale. Misura la redditività unitaria del lavoro rispetto all’attività
aziendale al netto dei ricavi e degli oneri straordinari. Redditività della gestione caratteristica.
VA/
ULT
Rendimento
lavoro
Indice economico che esprime il livello di rendimento del lavoro aziendale rispetto al valore aggiunto.
RN/
SAU
Redditività
netta terra
Indice reddituale che esprime la redditività complessiva della superficie aziendale rispetto ai ricavi sia delle
attività agricole sia delle attività complementari.
RN/
RO
Indice della
gestione
straordinaria
Indice reddituale che consente di esprimere il peso della gestione extra-caratteristica nella formazione del
reddito netto.
Ulteriori termini possono essere consultati sulla procedura web denominata
GLOSSARIO RICA accessibile al seguente link: www.rica.inea.it/glossario. Maggiori
dettagli sulla documentazione tecnica a supporto sia degli utenti che utilizzano le
procedure contabili RICA_INEA, sia agli utenti che accedono ai sistemi informativi
(AREA e BDR Online) sono disponibili sul sito del Sistema Documentale RICA
accessibile al seguente link: www.rica.inea.it/documentazione.
64
Appendice statistica
Tabella 1.1 – Caratteristiche strutturali dell’agricoltura regionale
Indicatore
2000
Aziende totali
con allevamenti
Giornate di lavoro (migliaia)
Superficie totale (mig. ettari)
SAU (mig. ettari)
Aziende totali
con allevamenti
Giornate di lavoro (migliaia)
Superficie totale (mig. ettari)
SAU (mig. ettari)
2010
Abruzzo
76.629
19.802
10.847
650
431
ITALIA
2.396.274
370.356
327.265
18.767
13.182
Var.%
66.837
7.767
7.530
687
454
-12,8
-60,8
-30,6
5,7
5,2
1.620.884
217.449
250.806
17.081
12.856
-32,4
-41,3
-23,4
-9,0
-2,5
Fonte: ISTAT, Censimento agricolo 2010
Tabella 1.2 – Composizione del valore della produzione (milioni di euro correnti)
Aggregato
2009
2010
2011
2012
Media
Trend %
2012
Abruzzo
Produzione agricola
coltivazioni
allevamenti
attività di supporto
attività secondarie*
Consumi intermedi
Valore aggiunto
1.059
643
271
145
-1
517
542
1.087
672
267
150
-2
537
550
Produzione agricola
coltivazioni
allevamenti
servizi
attività secondarie*
Consumi intermedi
Valore aggiunto
45.451
24.259
14.955
5.671
566
21.069
24.381
45.930
24.732
14.804
5.858
536
21.562
24.368
1.168
723
291
157
-3
580
588
1.238
762
314
166
-3
604
634
1.138
700
286
155
-2
559
578
4,4
5,2
3,2
3,5
41,2
5,2
3,6
49.602
26.562
16.329
6.129
582
23.395
26.208
50.498
26.185
17.268
6.474
572
24.085
26.413
47.870
25.435
15.839
6.033
564
22.528
25.343
4,1
4,4
4,0
3,5
1,4
4,8
3,5
ITALIA
*saldo
Fonte: ISTAT, Conti territoriali
65
Tabella 2.1 – Dimensioni strutturali medie aziendali (Universo RICA)
Indicatore
Unità
di misura
2009
Media
2009-2011
Var.%
20112010
Trend %
2012
27.049
12,0
5,0
11,2
2,1
107,5
1,3
1,1
4,1
26.201
12,8
5,0
12,1
2,0
102,2
1,2
1,1
5,9
-0,6
5,3
-2,3
4,7
2,2
9,7
4,8
-0,2
-20,6
6,8
-17,4
2,1
-20,1
3,4
1,0
2,8
2,7
-60,6
779.757
18,7
9,1
15,7
6,2
95,4
1,2
1,0
10,3
753.382
19,2
9,3
16,3
6,0
97,4
1,2
1,0
11,7
-0,8
-1,3
-2,1
-1,3
5,3
-0,8
0,2
0,9
-1,2
7,6
-4,8
-1,8
-6,0
1,1
-3,4
1,9
1,1
-24,4
2010
2011
27.200
11,4
5,2
10,7
2,1
98,0
1,2
1,1
5,2
785.920
18,9
9,3
15,9
5,8
96,2
1,2
1,0
10,5
Abruzzo
Aziende rappresentate
Superficie Totale
Superficie in proprietà
Superficie Agricola Utilizzata
Superficie Irrigabile
Potenza Motrice
Unità di Lavoro annue
Unità di Lavoro Familiari
Unità Bovine Adulte
numero
ettari
ettari
ettari
ettari
KW
ULA
ULA
UBA
Aziende rappresentate
Superficie Totale
Superficie in proprietà
Superficie Agricola Utilizzata
Superficie Irrigabile
Potenza Motrice
Unità di Lavoro annue
Unità di Lavoro Familiari
Unità Bovine Adulte
numero
ettari
ettari
ettari
ettari
KW
ULA
ULA
UBA
24.355
14,9
4,9
14,3
2,0
101,2
1,2
1,1
8,4
ITALIA
694.469
20,1
9,5
17,3
5,9
100,7
1,2
1,0
14,2
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
Tabella 2.2 – Indici strutturali, valori medi aziendali (Universo RICA)
Indicatori
Unità
di misura
2009
2010
2011
Media
2009-2011
Var.%
Trend %
2011-2010
2012
Abruzzo
Intensità del lavoro
Incidenza della SAU irrigata
Incidenza superficie in proprietà
Grado intensità zootecnica
Carico bestiame
Incidenza manodopera familiare
Grado di meccanizzazione dei terreni
Intensità di meccanizzazione
ettari
%
%
uba
uba
%
kw
kw
Intensità del lavoro
Incidenza della SAU irrigata
Incidenza superficie in proprietà
Grado intensità zootecnica
Carico bestiame
Incidenza manodopera familiare
Grado di meccanizzazione dei terreni
Intensità di meccanizzazione
ettari
%
%
uba
uba
%
kw
kw
12,0
11,8
33,2
7,0
0,6
91,8
7,1
84,8
8,8
13,2
45,1
4,3
0,5
93,8
9,2
80,5
8,8
12,8
41,9
3,2
0,4
89,4
9,6
84,3
9,8
12,6
40,1
4,8
0,5
91,7
8,6
83,2
0,0
-3,2
-7,2
-24,2
-24,2
-4,7
4,7
4,7
-24,4
6,4
16,4
-68,0
-29,0
-0,2
16,1
-1,9
12,9
30,5
49,4
8,5
0,7
78,1
6,0
78,1
12,7
24,5
49,0
8,4
0,7
78,7
6,1
77,3
13,4
25,8
48,5
9,6
0,7
78,7
6,0
79,8
-1,6
-19,6
-0,8
-1,4
0,1
0,7
0,5
-1,0
-8,2
13,3
2,8
-27,1
-16,7
-0,8
2,4
-5,5
ITALIA
14,4
22,6
47,1
11,8
0,8
79,4
5,8
84,0
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
66
Tabella 2.3 – Dimensioni strutturali medie aziendali per classi nel 2011 (Universo RICA)
SAT
(ettari)
Classi
SAU
(ettari)
Macchine
(KW)
Dimensione economica
da 4.000 a meno di 25.000 euro
7,2
6,6
89
da 25.000 a meno di 50.000 euro
13,3
12,8
123
da 50.000 a meno di 100.000 euro
18,0
16,5
133
da 100.000 a meno di 500.000 euro
46,0
42,8
208
pari o superiore a 500.000 euro
57,7
51,9
167
Orientamento tecnico-economico (polo OTE)
specializzate nei seminativi
13,3
12,8
119
specializzate in ortofloricoltura
3,6
3,1
65
specializzate nelle coltivazioni permanenti
7,0
6,1
103
36,4
34,4
128
specializzate in erbivori
specializzate in granivori
17,1
16,1
96
miste con policoltura
9,5
8,8
89
miste con poliallevamento
20,9
20,2
130
miste coltivazioni ed allevamenti
19,5
18,8
136
Zona altimetrica
Montagna interna
30,0
27,9
134
Montagna litoranea
*
*
*
9,6
115
Collina interna
10,8
Collina litoranea
8,4
8,0
98
Pianura
*
*
*
Lavoro
(UL)
Bestiame
(UBA)
1,0
1,5
1,7
3,0
3,3
1,0
4,4
8,7
24,7
81,0
1,3
2,6
1,2
1,8
1,7
1,1
2,1
1,2
0,0
0,2
35,4
53,7
0,4
27,3
7,7
1,6
*
1,2
1,2
*
12,8
*
6,6
1,1
*
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
Tabella 3.1 – Aggregati dello Stato Patrimoniale, valori medi aziendali in euro (Universo RICA)
Aggregati
2009
2010
99.112
14.588
2.090
1.516
574
1.064
143.412
108.770
9.263
4.217
3.893
325
356
154.525
2011
Media
Var.%
2009-2011 2011-2010
Trend
2012
Abruzzo
Capitale fondiario
Capitale agrario
Capitale di terzi
Passività correnti
Passività consolidate
Nuovi investimenti
Patrimonio Netto
107.449
9.683
4.434
3.656
778
900
158.871
105.110
11.178
3.580
3.021
559
773
152.270
-1,2
4,5
5,1
-6,1
139,8
153,1
2,8
5,6
-35,2
33,6
41,2
-1,9
-32,3
5,6
244.400
27.509
6.559
4.276
2.283
3.402
350.941
245.224
27.552
6.220
3.768
2.452
2.772
336.172
-0,6
5,3
9,4
18,7
-4,5
34,2
5,7
-0,1
-5,3
1,7
8,0
-10,0
11,6
3,0
ITALIA
Capitale fondiario
Capitale agrario
Capitale di terzi
Passività correnti
Passività consolidate
Nuovi investimenti
Patrimonio Netto
245.470
29.014
6.107
3.427
2.680
2.379
325.585
245.800
26.132
5.993
3.602
2.392
2.535
331.990
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
67
Tabella 3.2 – Indici e quozienti patrimoniali (Universo RICA)
Indicatori
UM
2009
2010
2011
Media
Var.%
2009-2011 2011-2010
Trend
2012
Abruzzo
Capitalizzazione fondiaria
Intensità fondiaria
Intensità agraria
Capitalizzazione agraria
Indice efficienza del capitale agra
Indice della passività
Dinamicità aziendale
Rotazione dei ricavi
€
€
€
€
nr
nr
€
nr
83.051
6.925
1.019
12.224
0,84
0,004
74,3
0,19
Capitalizzazione fondiaria
Intensità fondiaria
Intensità agraria
Capitalizzazione agraria
Indice efficienza del capitale agra
Indice della passività
Dinamicità aziendale
Rotazione dei ricavi
€
€
€
€
nr
nr
€
nr
204.879
14.220
1.681
24.216
0,82
0,009
137,8
0,18
89.309
10.177
867
7.606
0,48
0,002
33,3
0,20
84.223
9.598
865
7.590
0,56
0,005
80,4
0,17
85.527
8.900
917
9.140
0,62
0,004
62,7
0,19
-5,7
-5,7
-0,2
-0,2
16,83
129,4
141,6
-12,1
2,9
20,6
-11,8
-40,6
-38,06
-7,1
-14,5
-1,9
197.899
15.537
1.749
22.275
0,78
0,007
216,2
0,16
200.762
15.058
1.690
22.567
0,78
0,008
171,0
0,17
-0,8
0,8
6,7
5,0
6,1
-10,2
36,0
-2,5
-2,1
5,4
0,5
-7,4
-5,3
-14,5
15,4
-5,8
ITALIA
199.509
15.418
1.639
21.210
0,74
0,008
159,0
0,16
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
Tabella 3.3 – Dimensioni patrimoniali medie aziendali in euro per classi nel 2011 (Universo RICA)
Classi
Capitale
fondiario
Capitale
agrario
Capitale di
terzi
Passività
correnti
Passività
consol.te
Nuovi
invest.ti
Patrimonio
netto
1.159
4.969
7.372
18.193
29.448
377
1.081
182
4.880
3.365
189
707
1.579
7.398
3.527
96.949
168.474
229.478
606.523
1.234.301
3.096
16.455
3.405
5.696
8.040
3.374
439
1.771
117
8.931
606
3.368
1.716
142
301
131
1.261
280
301
3.218
4.258
461
993
1.948
166.719
114.094
137.497
291.152
233.376
136.773
345.953
144.369
5.865
*
3.207
3.324
*
624
*
1.038
712
*
3.333
*
335
561
*
232.863
*
130.922
152.808
*
Dimensione economica
da 4.000 a meno di 25.000 euro
da 25.000 a meno di 50.000 euro
da 50.000 a meno di 100.000 euro
da 100.000 a meno di 500.000 euro
pari o superiore a 500.000 euro
72.905
114.029
145.958
349.528
896.612
4.194
10.958
17.548
47.900
25.745
1.536
6.050
7.553
23.072
32.813
Orientamento tecnico-economico (polo OTE)
specializzate seminativi
specializzate ortofloricoltura
specializzate permanenti
specializzate erbivori
specializzate granivori
miste policoltura
miste poliallevamento
miste coltivazioni ed allevamenti
107.685
68.117
105.413
146.329
39.744
97.863
228.417
92.928
6.728
6.902
6.282
36.656
22.655
5.508
38.402
15.183
115.758
*
85.337
114.200
*
20.114
*
9.652
7.298
*
3.213
25.386
4.012
9.064
9.756
3.516
741
1.902
Zona altimetrica
Montagna interna
Montagna litoranea
Collina interna
Collina litoranea
Pianura
6.489
*
4.245
4.036
*
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php)
68
Tabella 4.1 – Aggregati del Conto Economico, valori medi aziendali in euro (Universo RICA)
Aggregato
2009
2010
Media
Var.%
2009-2011 2011-2010
2011
Trend
2012
Abruzzo
Ricavi Totali Aziendali
Produzione Lorda Vendibile
Premi e contributi
Ricavi da attività connesse
Costi variabili
Valore Aggiunto
Costi fissi
Prodotto Netto
Reddito Netto
27.828
27.456
3.374
372
10.380
17.448
3.562
13.887
9.920
31.481
31.007
3.349
474
12.080
19.401
2.662
16.738
13.650
28.462
28.109
3.046
353
11.103
17.359
2.417
14.942
11.520
29.257
28.857
3.256
400
11.188
18.069
2.880
15.189
11.697
-9,6
-9,3
-9,0
-25,4
-8,1
-10,5
-9,2
-10,7
-15,6
5,0
5,0
-3,9
7,8
7,3
3,6
-28,2
8,7
15,4
57.412
55.503
6.194
1.910
22.305
35.107
4.579
30.528
22.656
57.226
55.456
6.162
1.770
21.987
35.239
4.739
30.500
23.117
3,2
3,3
1,9
0,5
10,0
-0,8
0,0
-0,9
-2,3
-2,4
-3,0
-0,8
14,1
-6,3
0,0
-7,0
1,1
-1,7
ITALIA
Ricavi Totali Aziendali
Produzione Lorda Vendibile
Premi e contributi
Ricavi da attività connesse
Costi variabili
Valore Aggiunto
Costi fissi
Prodotto Netto
Reddito Netto
58.613
57.112
6.213
1.500
23.382
35.231
5.058
30.173
23.494
55.653
53.753
6.079
1.901
20.274
35.379
4.580
30.799
23.199
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
Tabella 4.2 – Indici economici, valori medi aziendali (Universo Rica)
Indicatore
UM
2009
2010
2011
Media
Var.%
2009-2011 2011-2010
Trend
2012
Abruzzo
Produttività totale del lavoro
Produttività agricola del lavoro
Produttività totale della terra
Produttività agricola della terra
Produttività netta della terra
Incidenza dei costi correnti
Incidenza dei costi pluriennali
Incidenza delle attività agricole
€
€
€
€
€
%
%
%
23.319
23.007
1.944
1.918
1.219
37
13
99
€
€
€
€
€
%
%
%
48.920
47.668
3.396
3.309
2.041
40
9
97
25.848
25.459
2.945
2.901
1.815
38
8
98
22.310
22.033
2.542
2.511
1.551
39
8
99
23.826
23.500
2.477
2.444
1.528
38
10
99
-13,7
-13,5
-13,7
-13,5
-14,6
1,7
0,4
0,3
2,3
2,2
21,0
20,9
19,9
2,4
-33,9
0,0
46.489
44.942
3.650
3.528
2.232
39
8
97
46.860
45.413
3.512
3.403
2.164
38
8
97
2,9
3,0
4,5
4,6
0,6
6,6
-3,1
0,1
-4,4
-5,0
3,2
2,7
5,5
-3,9
-4,4
-0,6
ITALIA
Produttività totale del lavoro
Produttività agricola del lavoro
Produttività totale della terra
Produttività agricola della terra
Produttività netta della terra
Incidenza dei costi correnti
Incidenza dei costi pluriennali
Incidenza delle attività agricole
45.172
43.629
3.491
3.372
2.219
36
8
97
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
69
Tabella 4.3 – Indici di redditività, valori medi aziendali (Universo Rica)
UM
Indicatore
2009
2010
Media
Var.%
Trend
2009-2011 2011-2010 2012
2011
Abruzzo
Redditività netta lavoro aziendale
Redditività lavoro familiare
Redditività lorda del lavoro aziendale
Rendimento del lavoro aziendale
Redditività netta della terra
Indice della produttività agricola
Indice della gestione straordinaria
€
€
€
€
€
nr
nr
8.313
9.052
8.051
14.621
693
0,99
1,03
€
€
€
€
€
n
nr
19.609
24.702
18.613
29.405
1.361
0,97
1,05
11.208
11.946
10.249
15.930
1.277
0,98
1,09
9.030
10.099
7.768
13.607
1.029
0,99
1,16
9.517
10.366
8.689
14.719
1.000
0,99
1,10
-19,4
-15,5
-24,2
-14,6
-19,4
0,3
6,3
13,3
13,0
8,2
0,7
29,8
0,0
5,5
18.830
24.107
18.390
28.716
1.455
0,97
1,02
18.345
23.321
18.119
28.427
1.440
0,97
1,01
18.928
24.043
18.374
28.849
1.419
0,97
1,03
-2,6
-3,3
-1,5
-1,0
-1,0
0,1
-1,1
-3,7
-2,8
-1,3
-2,0
4,0
-0,6
-2,3
ITALIA
Redditività netta lavoro aziendale
Redditività lavoro familiare
Redditività lorda del lavoro aziendale
Rendimento del lavoro aziendale
Redditività netta della terra
Indice della produttività agricola
Indice della gestione straordinaria
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
Tabella 4.4 – Dimensioni economiche medie aziendali in euro per classi nel 2011 (Universo RICA)
Classi
RTA
PLV
CV
CF
RN
6.269
10.441
13.202
56.063
81.517
1.019
2.953
4.314
11.218
23.729
4.525
10.433
24.455
61.264
90.434
14.531
19.523
6.196
19.673
52.207
14.004
22.046
9.220
2.256
2.305
2.116
6.307
2.698
1.103
2.507
3.180
14.503
928
8.715
31.412
28.263
5.149
32.201
8.816
21.591
*
13.029
7.938
*
5.169
*
1.719
2.058
*
23.009
*
6.953
10.667
*
Gruppo di dimensione economica
da 4.000 a meno di 25.000 euro
da 25.000 a meno di 50.000 euro
da 50.000 a meno di 100.000 euro
da 100.000 a meno di 500.000 euro
pari o superiore a 500.000 euro
13.887
28.086
44.582
143.490
233.750
13.730
27.701
44.329
142.939
171.481
Orientamento tecnico-economico (polo OTE)
specializzate nei seminativi
specializzate in ortofloricoltura
specializzate nelle coltivazioni permanenti
specializzate in erbivori
specializzate in granivori
con policoltura
con poliallevamento
miste coltivazioni ed allevamenti
35.045
43.003
20.115
60.154
91.440
22.581
59.829
24.816
34.856
43.003
19.847
59.696
71.504
22.405
59.829
24.763
Zona altimetrica
Montagna interna
Montagna litoranea
Collina interna
Collina litoranea
Pianura
56.270
*
25.801
23.111
*
55.767
*
25.690
22.697
*
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
70
Tabella 5.1 – Risultati economici delle principali colture
Olivo per olive da olio In pieno
campo
Indicatore
UM
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Vite per vino comune In pieno
campo
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
numero
293
288
2,4
145
141
3,9
ettari
443
434
3,0
292
274
10,0
%
7,0
6,7
8,2
3,6
3,4
9,6
Indici per ettaro
Resa prodotto principale
q.li/ha
43,6
41,7
7,1
164,3
156,8
7,3
Prezzo prodotto principale
€/q.le
36,1
36,6
-2,1
24,6
23,5
7,0
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
1.607
1.624
-1,5
4.301
3.850
18,7
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
779
590
57,3
3.784
3.463
14,6
60,5
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha
829
1.034
-27,1
517
387
CS - Costi Specifici
€/ha
415
419
-1,3
1.015
1.082
-9,0
ML - Margine Lordo
€/ha
1.192
1.205
-1,6
3.286
2.767
31,0
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
numero
3.645
3.438
9,3
1.641
1.632
0,9
ettari
14.541
13.598
10,8
4.379
4.275
3,7
24,7
24,3
2,1
44,7
47,3
-7,9
%
Indici per ettaro
Resa prodotto principale
q.li/ha
42,0
40,0
7,8
133,0
130,4
3,0
Prezzo prodotto principale
€/q.le
35,9
35,9
0,0
31,2
29,7
8,2
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
1.715
1.726
-0,9
4.426
4.191
8,7
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
432
388
18,1
3.615
3.258
17,4
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha
-18,4
1.283
1.338
-6,1
811
933
CS - Costi Specifici
€/ha
337
324
6,1
937
900
6,4
ML - Margine Lordo
€/ha
1.378
1.402
-2,5
3.489
3.291
9,3
Fonte: INEA, AREA RICA (http://www.rica.inea.it/public/it/area.php )
71
Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture
Vite per vino DOC e DOCG In pieno
campo
Indicatore
UM
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Orzo In pieno campo
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
numero
130
120
12,6
103
103
0,5
ettari
620
536
25,5
617
637
-4,8
%
13,4
10,9
39,7
27,5
17,6
119,0
Resa prodotto principale
q.li/ha
141,8
131,4
12,3
41,8
38,9
11,5
Prezzo prodotto principale
€/q.le
33,8
31,4
11,7
21,0
18,5
22,1
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
4.787
4.263
19,6
879
710
40,4
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
3.876
3.200
35,4
491
330
97,3
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/ha
911
1.063
-20,0
388
381
2,9
CS - Costi Specifici
€/ha
1.131
1.433
-28,6
366
322
21,6
ML - Margine Lordo
€/ha
3.656
2.830
51,3
513
388
57,8
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
numero
1.664
1.673
-0,8
1.299
1.363
-6,8
ettari
11.080
11.118
-0,5
8.920
9.057
-2,3
%
30,2
28,5
9,3
9,0
8,7
5,6
Indici per ettaro
Resa prodotto principale
q.li/ha
106,4
104,1
3,4
39,9
39,3
2,4
Prezzo prodotto principale
€/q.le
49,7
48,7
3,1
21,5
18,7
24,9
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
5.735
5.513
6,2
874
760
24,4
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
3.424
3.215
10,1
665
553
33,9
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/ha
2.311
2.298
0,8
209
207
1,4
CS - Costi Specifici
€/ha
1.183
1.413
-22,6
327
302
13,1
ML - Margine Lordo
€/ha
4.552
4.100
17,5
547
458
32,3
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php)
72
Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture
Frumento duro In pieno campo
UM
Indicatore
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Erba medica In pieno campo
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
numero
102
101
1,5
92
102
-14,0
ettari
848
1.094
-30,3
983
1.099
-15,1
%
1,0
3,8
-80,7
30,2
20,9
86,3
Resa prodotto principale
q.li/ha
39,0
36,6
10,1
61,9
63,6
-4,0
Prezzo prodotto principale
€/q.le
27,6
23,6
28,1
11,5
10,5
14,8
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
1.098
887
40,4
694
658
8,4
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
1.083
865
43,1
355
280
46,3
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
15
22
-38,9
340
378
-14,7
CS - Costi Specifici
€/ha
407
390
6,6
137
151
-13,5
ML - Margine Lordo
€/ha
691
497
72,7
557
507
15,6
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha
ITALIA
Dimensione del processo
numero
1.916
1.920
-0,3
1.749
1.767
-1,5
ettari
32.228
34.152
-8,2
20.795
21.509
-4,9
%
3,8
3,3
23,8
23,7
22,5
8,7
Resa prodotto principale
q.li/ha
36,6
36,0
2,3
82,1
82,4
-0,6
Prezzo prodotto principale
€/q.le
26,2
22,4
28,4
10,6
10,5
0,6
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
1.006
850
30,3
883
877
1,0
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
992
835
31,2
431
411
7,8
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha
14
16
-11,5
452
467
-4,8
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
CS - Costi Specifici
€/ha
349
339
4,5
165
147
19,3
ML - Margine Lordo
€/ha
657
511
49,9
719
731
-2,5
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
73
Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture
Patata comune In pieno campo
UM
Indicatore
media
20092011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Carota In pieno campo
media
20092011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
numero
65
75
-19,3
57
51
18,8
ettari
297
362
-24,5
222
211
8,7
%
98,8
99,1
-0,4
100,0
100,0
0,0
Resa prodotto principale
q.li/ha
483,1
438,9
15,9
740,9
698,6
9,4
Prezzo prodotto principale
€/q.le
16,5
19,2
-19,5
13,0
13,2
-2,3
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
7.985
8.247
-4,7
9.656
9.258
6,6
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
7.985
8.247
-4,7
9.656
9.258
6,6
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/ha
0
0
0
0
CS - Costi Specifici
€/ha
2.114
2.226
-7,4
2.142
2.220
-5,2
ML - Margine Lordo
€/ha
5.871
6.021
-3,7
7.514
7.038
10,5
12,6
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
ITALIA
Dimensione del processo
346
333
5,8
85
79
ettari
1.615
1.683
-5,9
670
580
25,2
%
83,0
81,0
3,7
77,6
84,8
-12,3
Resa prodotto principale
q.li/ha
357,5
323,0
16,9
507,7
535,2
-7,5
Prezzo prodotto principale
€/q.le
23,2
23,2
0,1
21,5
21,0
3,1
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
8.316
7.449
18,6
10.909
11.260
-4,6
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
8.299
7.442
18,3
10.909
11.260
-4,6
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/ha
18
6
2.593,8
0
0
CS - Costi Specifici
€/ha
2.360
1.924
38,3
3.160
2.798
20,8
ML - Margine Lordo
€/ha
5.956
5.524
12,2
7.749
8.462
-12,1
numero
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
74
Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture
Finocchio In pieno campo
Indicatore
UM
media
20092011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Pesco In pieno campo
media
20092011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
Osservazioni
numero
37
43
-19,6
24
25
-7,7
ettari
143
177
-26,7
51
54
-7,3
%
100,0
98,6
2,2
29,0
30,2
-5,5
Resa prodotto principale
q.li/ha
450,1
382,7
28,9
109,7
107,1
3,8
Prezzo prodotto principale
€/q.le
20,0
20,3
-2,1
51,0
48,7
7,0
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
9.004
7.757
26,2
5.591
5.231
10,7
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
9.004
7.757
26,2
5.591
5.209
11,4
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha
0
0
0
22
-100,0
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
CS - Costi Specifici
€/ha
2.216
2.106
8,0
1.024
1.024
-0,0
ML - Margine Lordo
€/ha
6.789
5.651
33,6
4.567
4.206
13,4
4,8
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
numero
100
99
1,5
557
540
ettari
350
367
-6,9
1.940
1.886
4,3
%
98,9
98,5
0,5
86,9
85,6
2,4
Indici per ettaro
Resa prodotto principale
q.li/ha
381,4
341,7
18,5
208,4
201,7
5,1
Prezzo prodotto principale
€/q.le
21,8
22,2
-2,7
37,9
40,1
-8,0
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
8.312
7.540
16,2
7.900
8.088
-3,4
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
8.312
7.540
16,2
7.900
8.087
-3,4
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasform €/ha
0
0
0
1
-73,3
CS - Costi Specifici
€/ha
2.272
2.196
5,3
1.773
1.652
11,4
ML - Margine Lordo
€/ha
6.040
5.344
20,9
6.127
6.436
-7,0
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
75
Tabella 5.1 (segue) – Risultati economici delle principali colture
Pomodoro da mensa In pieno
campo
Indicatore
UM
2011
media
20092011
var.% 2011
su media
2009-10
Insalata lattuga In pieno campo
media
20092011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
Osservazioni
numero
21
21
0,0
15
15
3,4
ettari
15
12
33,7
48
55
-16,9
%
96,0
96,4
-0,6
100,0
95,8
6,7
Resa prodotto principale
q.li/ha
174,9
208,5
-22,4
316,7
301,3
7,9
Prezzo prodotto principale
€/q.le
53,9
60,0
-14,5
34,5
29,5
28,0
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
9.631
12.786
-33,0
10.919
8.928
37,7
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
9.189
12.407
-34,4
10.919
8.928
37,7
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/ha
442
379
27,2
0
0
CS - Costi Specifici
€/ha
4.551
4.658
-3,4
6.003
3.789
123,9
ML - Margine Lordo
€/ha
5.079
8.129
-47,4
4.916
5.139
-6,4
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
numero
208
187
17,5
87
84
6,1
ettari
359
359
0,0
213
305
-39,4
%
91,8
93,9
-3,4
99,7
93,4
10,4
Resa prodotto principale
q.li/ha
530,4
516,7
4,0
306,7
239,3
49,1
Prezzo prodotto principale
€/q.le
27,1
27,4
-1,6
37,7
38,7
-3,7
PLT - Produzione Lorda Totale
€/ha
14.403
14.186
2,3
11.569
9.310
41,4
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/ha
14.385
14.172
2,3
11.568
9.309
41,4
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/ha
18
14
50,9
0
0
13,4
CS - Costi Specifici
€/ha
3.464
3.077
20,1
4.587
3.049
101,1
ML - Margine Lordo
€/ha
10.939
11.109
-2,3
6.981
6.260
18,3
Superficie coltura
Incidenza Superficie irrigata
Indici per ettaro
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
76
Tabella 5.2 – Risultati economici dei principali allevamenti
Bovini
Indicatore
UM
media
2009-2011
2011
Ovini
var.% 2011
su media
2009-10
media
2009-2011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
Osservazioni
69
90
-31,7
53
60
-17,2
Unità Bovina Adulta (UBA)
numero
UBA
2.535
3.589
-38,4
1.721
2.328
-34,6
Consistenza capi
capi
3.193
4.637
-40,4
13.417
19.101
-38,9
capi
1.354
1.742
-30,1
6.879
9.444
-35,9
di cui capi da latte
Indici per UBA
PLT - Produzione Lorda Totale
€/UBA
1.706
1.585
11,9
660
608
13,3
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/UBA
1.082
966
19,2
19
44
-65,0
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/UBA
115
110
6,8
89
87
4,7
ULS - Utile Lordo di Stalla
€/UBA
509
509
0,1
551
478
24,8
CS - Costi Specifici
€/UBA
686
617
17,6
283
270
7,2
ML - Margine Lordo
€/UBA
967
918
8,2
355
313
22,0
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
2.441
2.547
-6,1
892
908
-2,6
Unità Bovina Adulta (UBA)
numero
UBA
174.428
179.689
-4,3
34.198
35.582
-5,7
Consistenza capi
capi
237.384
243.421
-3,7
261.373
272.102
-5,8
capi
69.213
75.069
-11,3
163.534
169.382
-5,1
PLT - Produzione Lorda Totale
€/UBA
1.781
1.710
6,3
794
769
4,9
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/UBA
1.129
1.085
6,1
369
356
5,6
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/UBA
67
66
1,5
69
64
11,8
ULS - Utile Lordo di Stalla
€/UBA
585
559
7,4
355
348
3,0
CS - Costi Specifici
€/UBA
830
807
4,4
304
308
-1,5
ML - Margine Lordo
€/UBA
912
868
7,7
470
443
9,5
di cui capi da latte
Indici per UBA
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
77
Tabella 5.2 (segue) – Risultati economici dei principali allevamenti
Suini
Indicatore
UM
media
2009-2011
2011
var.% 2011
su media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
Osservazioni
Unità Bovina Adulta (UBA)
Consistenza capi
di cui capi da latte
numero
22
23
-8,3
UBA
541
1.276
-67,1
capi
3.207
4.557
-38,7
capi
0
0
Indici per UBA
PLT - Produzione Lorda Totale
€/UBA
978
733
60,3
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/UBA
0
-0
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/UBA
10
6
240,5
ULS - Utile Lordo di Stalla
€/UBA
968
727
59,4
CS - Costi Specifici
€/UBA
562
351
128,8
ML - Margine Lordo
€/UBA
358
344
6,2
474
468
1,8
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
numero
Unità Bovina Adulta (UBA)
UBA
109.225
102.081
10,9
Consistenza capi
capi
499.913
514.598
-4,2
capi
0
0
di cui capi da latte
Indici per UBA
PLT - Produzione Lorda Totale
€/UBA
898
892
1,1
PLV - Produzione Lorda Vendibile
€/UBA
5
3
217,4
PRT - Produzione Reimpiegata/Trasformata
€/UBA
11
8
66,1
ULS - Utile Lordo di Stalla
€/UBA
882
881
0,2
CS - Costi Specifici
€/UBA
469
447
7,7
ML - Margine Lordo
€/UBA
403
424
-7,1
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
78
Tabella 5.3 – Risultati economici dei prodotti trasformati
Vino
Indicatore
UM
2011
media
2009-2011
Vino DOC
var.% 2011 su
media
2009-10
2011
media
2009-2011
var.% 2011 su
media
2009-10
Abruzzo
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Indici
Produzione materia prima
di cui trasformata
Valore materia prima trasformata
Quantità materia prima acquistata
Valore materia prima acquistata
Produzione prodotto principale
Prodotto principale acquistato
Valore prodotto acquistato
PLT prodotto principale aziendale
Spese trasformazione
Margine lordo
Prezzo medio vendita
numero
ettari
q.li/ha
%
€/q.le
q.li/ha
€/q.le
q.li/ha
q.li/ha
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
17
35
23
31
-33,3
19,4
11
126
13
142
-21,4
-16,1
139,3
83,2
37,2
0,0
0,0
77,4
0,0
0,0
122,9
2,5
64,8
120,9
126,5
75,3
34,1
0,0
0,0
67,5
0,0
0,0
139,3
6,4
83,8
140,1
16,0
16,6
14,4
134,3
94,0
32,0
0,0
0,0
86,4
0,0
0,0
200,8
9,1
144,9
193,1
8,4
0,2
7,5
-16,7
-70,7
-30,5
-19,3
141,7
94,1
33,6
0,0
0,0
88,5
0,0
0,0
202,6
12,6
139,4
188,2
1,3
70,5
-5,5
-3,7
23,7
3,6
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Indici
Produzione materia prima
di cui trasformata
Valore materia prima trasformata
Quantità materia prima acquistata
Valore materia prima acquistata
Produzione prodotto principale
Prodotto principale acquistato
Valore prodotto acquistato
PLT prodotto principale aziendale
Spese trasformazione
Margine lordo
Prezzo medio vendita
numero
ettari
708
1.147
735
1.318
-5,3
-18,3
524
5.162
547
5.441
-6,3
-7,5
q.li/ha
%
€/q.le
q.li/ha
€/q.le
q.li/ha
q.li/ha
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
112,1
75,7
40,5
12,3
27,7
61,5
0,0
0,0
180,1
13,6
110,6
179,5
102,6
78,7
41,6
10,7
32,6
56,3
0,1
75,8
177,0
8,8
108,2
178,7
14,6
-5,6
-4,0
25,9
-20,9
14,3
93,8
90,3
62,5
4,8
75,3
58,9
0,8
134,5
357,2
34,0
233,3
336,0
91,0
91,0
60,6
4,0
66,9
58,0
1,1
122,3
349,2
25,0
237,7
337,0
4,7
-1,1
4,8
31,6
20,0
2,2
-33,5
15,7
3,4
66,0
-2,8
-0,4
-100,0
2,7
113,2
3,4
0,7
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
79
Tabella 5.3 (segue) – Risultati economici dei prodotti trasformati
Olio
Indicatore
UM
2011
media
2009-2011
var.% 2011 su
media
2009-10
Abruzzo
Osservazioni
Superficie coltura
Indici
Produzione materia prima
di cui trasformata
Valore materia prima trasformata
Quantità materia prima acquistata
Valore materia prima acquistata
Produzione prodotto principale
Prodotto principale acquistato
Valore prodotto acquistato
PLT prodotto principale aziendale
Spese trasformazione
Margine lordo
Prezzo medio vendita
numero
ettari
202
334
223
352
-13,5
-7,7
q.li/ha
%
€/q.le
q.li/ha
€/q.le
q.li/ha
q.li/ha
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
42,2
69,1
37,7
0,0
0,0
4,4
0,0
0,0
611,6
63,8
299,5
605,6
40,2
79,5
40,2
0,0
12,0
4,7
0,0
0,0
578,6
64,5
240,6
590,8
7,9
-18,4
-9,3
numero
ettari
3.240
12.959
3.090
12.240
7,5
9,1
q.li/ha
%
€/q.le
q.li/ha
€/q.le
q.li/ha
q.li/ha
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
€/q.le
42,7
79,3
42,7
0,0
49,1
5,9
0,0
695,5
460,6
42,7
174,7
448,7
40,3
80,9
45,7
0,0
45,7
5,7
0,0
655,4
473,3
38,8
172,4
465,4
9,3
-3,0
-9,8
-100,0
-7,9
8,8
-1,5
41,8
3,8
ITALIA
Dimensione del processo
Osservazioni
Superficie coltura
Indici
Produzione materia prima
di cui trasformata
Valore materia prima trasformata
Quantità materia prima acquistata
Valore materia prima acquistata
Produzione prodotto principale
Prodotto principale acquistato
Valore prodotto acquistato
PLT prodotto principale aziendale
Spese trasformazione
Margine lordo
Prezzo medio vendita
Fonte: INEA, AREA RICA (www.rica.inea.it/public/it/area.php )
80
11,5
6,7
9,5
-4,0
15,5
2,0
-5,3
collana RICA. Quaderni
VOLUME NON IN VENDITA
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