Una mattina con Dante
“Nel mezzo del cammin” al Teatro Rifredi
Classe IIB
Tutti pronti per godersi lo spettacolo
La presentazione dell'autore e regista Angelo Savelli
Inizio dello spettacolo
L'incontro con Pier delle Vigne
Skech di Gianni Schicchi interpretato da Carlo Monni
Ripercorriamo le vicende narrate nello spettacolo “Nel mezzo del cammin”, ne
spieghiamo il significato ed esprimiamo le nostre osservazioni.
Mercoledì 28 marzo siamo andati in gita a Firenze e siamo andati al Teatro Rifredi a vedere “Nel
mezzo del cammin” uno spettacolo che paragona i versi di Dante alle immagini di contemporaneità,
i canti dell’Inferno con la musica rock.
Dante è un giovane regista trentatreenne che è in crisi, e che trova il suo Virgilio non in un poeta di
letteratura classica ma in un cantante di musica leggera.
In un primo momento si vede Dante che lavora al suo spettacolo, che è proprio quello di combinare
la Divina Commedia con la musica rock.
Poi torna a casa e accende la segreteria telefonica per sentire i messaggi, tutti sono negativi e fanno
capire che la sua vita fa schifo, non ha buoni rapporti familiari, non ha una storia sentimentale, si
droga e per questo ha grossi debiti. Solo un messaggio è positivo, è di un suo amico che esprime le
sue buone opinioni sullo spettacolo che questo trentatreenne ha messo in piedi; ma Dante non ci fa
neppure caso, perché la sua vita è completamente sommersa da cose negative.
Qui arriva Virgilio, un giovane cantante che farà fare a Dante un viaggio psichedelico nell’Inferno
per ricollegare la vita dei peccatori alla sua esperienza personale, per fargli capire che nulla è
perduto e che può ricominciare a vivere seguendo la dritta via.
La prima stazione di questo viaggio è la passione amorosa, rappresentata da Paolo e Francesca;
nella scena Dante stesso impersona Paolo e viene rappresentato un rapporto sessuale. Tutto questo
fa capire a Dante che una storia vera non è fatta solo di un rapporto sessuale occasionale, ma di
sentimenti veri che due persone che si frequentano provano nei confronti dell’altro.
Dante e Virgilio si rimettono in viaggio e ad un certo punto si ritrovano in mezzo a un bosco pieno
di arbusti nodosi, dove ci sono anche delle arpie che emettono strani suoni. Dante sente delle
lamentele ma non vede nessuno e quindi inizia a pensare che ci siano delle anime nascoste negli
arbusti, così spezza un ramo e questo gli risponde. Si tratta di Pier delle Vigne, rimatore volgare e
maestro dell’ars dictandi, uno dei consiglieri più autorevoli del Re Federico II. Egli fu accusato di
tradire il monarca e poi fu incarcerato.
Pier delle Vigne era un suicida ed era condannato a vivere trasformato in uomo-pianta, quindi in un
essere inferiore, a rendere eterna la separazione tra corpo e anima e a mantenere per sempre la
memoria della sua vita.
La legge del contrappasso è regolata quindi per analogia.
Questa scena rappresenta la tentazione al suicidio e ha come protagonista proprio Pier delle Vigne, e
questa scena è molto sentita da Dante, perché potrebbe nella sua esperienza esserci questa
tentazione visto che la sua vita è fortemente negativa.
La terza stazione è la diversità rappresentata da Brunetto Latini.
Dante e Virgilio entrano in un deserto infuocato, dove passano una schiera di anime una delle quali
riconosce Dante, è Brunetto Latini.
Dante considera Brunetto come suo maestro e infatti sorprende il fatto che Dante lo abbia
condannato nel profondo dell’Inferno. Brunetto Latini ha il viso bruciato ed è condannato insieme a
tutti gli altri sodomiti.
Dante non punisce Brunetto per la sua diversità come omosessuale, ma per il rapporto che spesso si
instaura tra un adulto e un giovinetto. Su questo si basa la severità della condanna.
Dante si sente diverso come Brunetto, perché lui è un drogato e quindi non è benvoluto da tutti
come una persona normale ed è considerato diverso.
Per questo Dante è legato molto a Brunetto e alla sua esperienza.
La quarta tappa è il malaffare rappresentato da Gianni Schicchi.
Gianni Schicchi è un notaio fiorentino furbo condannato a vivere in continua malattia; è un falsaro
di persone, cioè colui che si è sostituito con l’inganno ad altre persone, in particolare a Buoso
Donati, nobile fiorentino deceduto da poco. Questo nobile aveva lasciato il suo testamento ad un
convento, alimentando le ire dei parenti. Gianni Schicchi per rimediare a questa situazione
organizza una truffa che dovrebbe essere a favore della famiglia, ma poi si rivelerà una beffa
proprio ai loro danni.
Il messaggio che questa scena dà a Dante è quello che tutti devono seguire e vivere con la propria
personalità.
La quinta tappa è quella della crudeltà rappresentata dal Conte Ugolino.
Dante è affascinato da quest’uomo che rode la nuca di un altro e quindi va da lui.
Questa scena inizia con un atto di cannibalismo, sottolineato dai primi versi del XXXIII canto, uno
dei più famosi dell’Inferno.
Il Conte Ugolino era un politico italiano ghibellino e comandante navale del XIII secolo. I suoi
scontri con l’arcivescovo di Pisa e capofazione ghibellino lo portarono ad essere rinchiuso in una
torre con i suoi figli e i suoi nipoti dove morì per inedia nel 1289.
La storia racconta che Ugolino abbia mangiato i figli e i nipoti perché il digiuno era troppo forte.
Il significato di questa scena è che nel mondo c’è troppa crudeltà e soprattutto i giovani come Dante
dovrebbero comportarsi bene senza esercitare nessuna forma di crudeltà.
Come sesta ed ultima tappa del viaggio c’è l’incognito, rappresentato da Ulisse.
Questo viaggio oltre le Colonne d’Ercole di Ulisse e dei suoi compagni rappresenta la curiosità e la
voglia di scoprire il mondo, quindi Dante comprende che non deve continuare a vivere come un
bruto e quindi a sopravvivere, ma deve seguire le sue virtù e scoprire il mondo circostante.
Questo viaggio, accompagnato dalle canzoni di Virgilio, si apre alla Scienza, indicata come la strada
maestra per uscire a “riveder le stelle”.
Infatti, da ultimo appare Virgilio vestito da astronauta che sbarca sulla luna, e questo rappresenta le
nuove scoperte e quindi la Scienza.
Questo spettacolo mi è piaciuto molto, anche se una scena, quella di Paolo e Francesca, mi è
piaciuta meno, non mi è sembrata molto significante perché è stato rappresentato solo un rapporto
sessuale e non ci è stata spiegata la situazione.
Lo spettacolo mi ha fatto capire come sia possibile mettere insieme due cose diverse, ma allo stesso
tempo che si completano a vicenda come la poesia e la musica.
Infine, le scene che sono state narrate sono molto attuali perché tali situazioni accadono
frequentemente anche nel mondo di oggi e questa è una cosa che non mi aspettavo di trovare in uno
spettacolo che recita i versi di un poeta del 1300, anche se la professoressa ce l’aveva accennato.
Sono contenta di aver fatto questa esperienza, perché mi è davvero piaciuta.
di Clarissa Mazzei
Dante accompagnato da musica . Questo è l’accostamento che ho potuto apprezzare nello spettacolo
allestito da una compagnia di attori, a mio parere molto bravi, nel teatro di Firenze Rifredi.
Lo spettacolo teatrale al quale la mia classe ed io abbiamo assistito rappresentava una versione
attualizzata della Divina Commedia di Dante Alighieri. Il protagonista era un giovane regista di
trentatré anni, insoddisfatto del proprio lavoro, dedito all’alcol e a droghe, con problemi di debiti e
una situazione sentimentale molto complicata. Lo si capisce quando il regista torna a casa dal suo
lavoro e accende la segreteria telefonica, dove sono presenti messaggi poco amichevoli da parte
della ex fidanzata e di un uomo che gli ricorda del debito che ha con lui e lo minaccia di morte; altri
due messaggi sono da parte del padre del ragazzo, che lo invita a farsi vedere almeno il giorno del
suo compleanno, e di un suo amico, che lo rassicura esprimendo un buon giudizio sulle sue idee e
chiedendogli di vedersi presto per ragionarne. Si nota che il ragazzo è dipendente dall’alcool perché
appena a casa inizia a bere per distrarsi dalle cose brutte della vita.
In quel momento si vede che l’amico, che lo aveva chiamato al telefono, lo invita ad alzarsi e a
seguirlo tramite canzoni che convincono il ragazzo. L’amico in questione impersona il poeta
Virgilio, che ha accompagnato Dante dall’Inferno al Purgatorio. Il protagonista era alla metà della
sua vita, come descrive Dante, e aveva smarrito la dritta via perdendosi nell’effetto dell’alcool e di
droga; questo fa capire che la sua vita non lo soddisfa, non sfrutta le sue capacità e pensa solo a
sopravvivere guadagnandosi l’essenziale. Il primo sketch riproduce la storia di Paolo e Francesca.
In quel caso il protagonista non rappresenta più il narratore, cioè Dante, ma rappresenta Paolo.
Viene interpretato un rapporto molto distaccato nel dialogo e avvicinato fisicamente, da parte dei
protagonisti della vicenda. La presunta Francesca racconta la sua vita utilizzando i versi della
Divina Commedia, interpretati molto bene. Questo nella vita del giovane regista può significare una
situazione sentimentale non seria, che si basa sull’attrazione fisica e non sul dialogo.
Continuando il suo viaggio il regista incontra Pier delle Vigne, un morto suicida trasformato in un
vegetale che racconta della sua vita e della sua morte. La sua morte è stata a causa di un tradimento,
non realmente commesso, verso il suo padrone. Secondo me quest’incontro è servito al protagonista
per imparare a non sprecare la sua vita e non perdersi nell’alcool per distrarsi.
Andando avanti lo spettacolo ha preso una forma più comica: gli attori si sono messi delle maschere
ed hanno interpretato la storia di Gianni Schicchi. Egli era un imbroglione che modificò un
testamento a suo favore imbrogliando sia il notaio che i suoi amici. Questa vicenda fa comprendere
l’importanza di essere se stessi, e farsi accettare dagli altri così come siamo; Gianni Schicchi ha
pagato con la morte per essersi finto un’altra persona.
Dopo lo sketch comico la rappresentazione ha preso nuovamente una forma seria, sempre
accompagnata dalle canzoni cantate dall’attore che interpreta Virgilio. Viene messa in scena la
storia del Conte Ugolino, accusato di aver compiuto atti di cannibalismo verso i figli e condannato
all’Inferno a rosicchiare crani di esseri umani. Sullo sfondo viene proiettata l’immagine di un
maiale macellato. Il Conte Ugolino racconta di essere stato rinchiuso con la sua famiglia in una
torre al buio e, dopo giorni di fame, aver morso carne umana dal dolore per la morte dei figli e
della moglie. Questo rappresenta nella vita del trentatreenne la crudeltà che le persone hanno avuto
nei suoi confronti e la crudeltà verso se stesso.
L’ultimo sketch ritrae Ulisse e Diomede nelle loro lingue di fuoco. Ulisse racconta che dopo essere
tornato a Itaca dalla sua famiglia riprende il viaggio per attraversare le colonne d’Ercole con i suoi
compagni. Questa è la parte che mi è piaciuta di più e che mi ha trasmesso il messaggio più
importante. Anche se senza consapevolezza Ulisse ha ingannato i suoi compagni, ha insegnato al
Dante dei nostri giorni i suoi limiti e ad andare avanti nella vita. Infatti come finale vengono
proiettate immagini riguardanti la scienza e i suoi progressi; gli attori cantando ricordano lo sbarco
sulla luna per far notare che passi ha fatto l’uomo e dov’è arrivata la scienza, mentre il protagonista
cercava solo di sopravvivere e non gli importava di puntare in alto.
di Elisa Nello
Una volta arrivati a teatro, dopo qualche minuto di attesa è iniziato lo spettacolo.
All'inizio c'era un'introduzione fatta dal regista dove raccontava com'è nata l'idea di questo
spettacolo: lui da ragazzo ascoltava musica mentre leggeva la “Divina Commedia”.
Infatti questo spettacolo è una rappresentazione moderna del viaggio di Dante nell'Inferno
accompagnato da canzoni rock.
C'era un uomo di trentatré anni che era in un momento buio della sua vita :prendeva droga e i suoi
rapporti sentimentali, economici e familiari erano un disastro erano disastrosi.
Aveva un lavoro che odiava: era il regista di un'interpretazione della “Divina Commedia” ma fatta
in un modo che lui non approvava.
Durante una discussione con un attore entrambi espressero i loro punti di vista sulla poesia, l'attore
dice che la poesia è racchiusa nei classici mentre il regista diceva che la poesia è nelle persone e
nella vita di oggi.
Io non do torto a nessuno dei due, perchè la poesia può essere interpretata in tutti i modi e io credo
che essa sia ovunque, ma ci sono semplicemente diversi modi per esprimerla.
Un giorno, arrivato alla sua casa vuota. Si stese a terra, si trascinò fino al copione della sua
interpretazione e solo dopo averlo preso riuscì ad alzarsi.
Questi gesti rappresentano il fatto che i classici come la “Divina Commedia” riescono a tirarlo su
dalla condizione di miseria in cui si trovava.
A quel punto arrivò il suo Virgilio, guida di Dante durante il viaggio nell'Inferno e nel Purgatorio,
sotto forma di musica.
Infatti la musica era l'unica cosa che lo rendeva un po' meno triste.
Da adesso comincia il suo viaggio nell'Inferno.
Le prime anime che incontra sono quelle di Paolo e Francesca in un rapporto occasionale e si
accorge che anche il suo fidanzamento è stato molto simile al loro e che non basta il rapporto fisico
in una relazione ma anche quello sentimentale.
In questa vicenda c'è stato un momento simbolico che ho sottolineato cioè quando Paolo si avvicina
a Francesca tentando di baciarla ma lei lo evita.
Proseguendo il viaggio entrano in una foresta piena di arbusti, nel VII cerchio, dove ci sono delle
arpie che non parlano e non compiono azioni ma stanno solo appollaiate sugli alberi.
Si sentono lamenti di anime ma Dante, non vedendo niente, comincia a chiedersi se le anime non
siano rinchiuse negli alberi.
Virgilio lo invita a provare la sua teoria così spezza il ramo di un albero che comincia a parlare
dicendo << perchè adesso che sono un albero e non un uomo tu non sei gentile con me?>>.
Si tratta di Pier Delle Vigne, poeta volgare vissuto in passato nonché consigliere di Federico II .
Accusato di tradimento verso il monarca si uccide andando così all'Inferno, nel cerchio dei suicidi e
degli scialacquatori.
Qui la regola del contrappasso va per analogia: infatti i suicidi sono costretti a rivivere il momento
della loro morte all'infinito, sempre mutilati dalle arpie.
Subito dopo incontrano Brunetto Latini, poeta che ha ispirato Dante nello scrivere la Divina
Commedia.
Essendo omosessuale è stato condannato nel cerchio dei sodomiti, la cui pena è patire una pioggia
di fuoco da cui non trovano riparo.
Questo insegna al ragazzo che anche lui è diverso essendo ai limiti della società, che non è l'unico e
che ci si può sempre rialzare dalle brutte situazioni.
Si parla anche di Gianni Schicchi, fiorentino furbo e noto ai tempi di Dante (1300).
Si trova nel cerchio dei falsari di persone, cioè coloro che, con l'inganno, hanno preso il posto di
altre persone.
Prese il posto di Buoso Donati.
Buoso donati era morto da poco e nel suo testamento c'era scritto che lasciava tutti i suoi averi ad un
convento.
I suoi parenti, arrabbiati, chiamarono Gianni Schicchi per risolvere la situazione e luio fece una
truffa per cambiare il testamento fingendosi Buoso Donati.
Truffò anche i parenti di Buoso prendendosi tutti gli averi invece di darli ai parenti.
Il messaggio di Gianni Schicchi è: sii te stesso e non cercare fi cambiare per piacere agli altri.
Nel VIII cerchio incontrano il conte Ugolino, nobile, politico e comandante navale del XIII secolo.
A causa degli attriti con Ruggieri Degli Ubaldini venne rinchiuso con alcuni figli e nipoti in una
cella e, avendo avuto lui molta fame, li mangiò.
Questo è il suo peccato: il cannibalismo.
L'ultimo personaggio di cui si parla è Ulisse, un uomo che è andato oltre le colonne d'Ercole, e il
suo peccato è stato quello di aver convinto i suoi compagni a proseguire il viaggio con l'inganno.
La sua pena è di bruciare all'infinito in una lingua di fuoco.
Il messaggio di Ulisse a Dante è di non vivere come un bruto ma di seguire le proprie passioni e le
proprie virtù.
Il viaggio nell'Inferno, con la conoscenza di se e del mondo, si apre alla scienza riuscendo così a
“riveder le stelle”.
di Alessandro Beneforti
Nella prima parte si è visto un ragazzo di trentatré anni solo, disperato, amareggiato e depresso nella
sua stanza, che bevevo e si drogava. Era così sconfortato che non riusciva a cogliere le poche cose
buone che la vita gli stava offrendo. Ad un certo punto però, da sdraiato com’era, cominciò a
muoversi lentamente a carponi per avvicinarsi ad un copione per terra, dove c’era scritta la “Divina
Commedia” di Dante Alighieri, e la prese cominciando a leggerla. Poi pian piano si mise in
ginocchio, ed infine si alzò. Tutto ha un significato simbolico, e vuol dire che la sua vita stava
migliorando. Dopo che ebbe letto qualche verso apparve un cantante di musica leggera, che per
rappresentava il suo Virglio, che lo aiutava a rialzarsi, invitandolo a seguirlo. Virglio lo aiutava con
le canzoni, perché per questo ragazzo era un aiuto molto importante.
Poco dopo cominciò la storia di Paolo e Francesca, che indicava la passione amorosa. Questo
ragazzo era sdraiato su un letto, ed a un punto cominciò ad alzarsi la coperta, dove sbucò una
ragazza, che rappresentava Francesca. Qui iniziò il loro amore che ha un significato simbolico,
infatti era solo di passione, perché dietro non c’erano dei sentimenti, e lo dimostra anche Francesca
quando evita il bacio del ragazzo. per me questo è un bel canto, con molte scene simboliche che mi
hanno colpito.
La seconda vicenda parla di Pier delle Vigne, vissuto poco prima di Dante. Era un poeta e uno dei
più grandi consiglieri di re Federico II. Venne accusato però di tradire il monarca, allora venne
incarcerato. Dante però lo riteneva innocente. È per questo che Pier delle Vigne si tolse la vita,
perché accusato ingiustamente. Danta percorre un bosco di arbusti nodosi, dove si trovano delle
arpie, che emettono grida e striduli suoni in questo percorso Dante sente molte lamentele di anime,
ma non vede nessuno a parte lui e la sua guida. Allora spezza un ramo per vedere se le anime si
nascondono negli arbusti, e questo gli risponde si tratta proprio di Pier delle Vigne, che gi racconta
la sua storia, facendolo svenire. Questa parte mi è piaciuta perché affronta problemi che sono molto
presenti nei nostri giorni.
La terza vicenda parla della storia di Brunetto Latini, popolare notaio fiorentino ed un poeta molto
bravo, un vero e proprio maestro per Dante, che sicuramente aveva conosciuto in gioventù,
aiutandolo molto nella creazione della “Divina Commedia”. Viene condannato nel settimo cerchio,
quello dei sodomiti. La sua pena è quella di essere colpito da una pioggia di fuoco da cui non trova
riparo, è per questo che ha il viso bruciato. Brunetto tratta il tema della diversità, perché lui in fatti
era diverso dagli altri, e questo lo accomunava al ragazzo perchè anche lui era una persona diversa
dalle altre, perché si drogava, è per questo che lui trovava conforto in Brunetto. Questa parte mi è
piaciuta proprio per questa loro accomunanza.
La quarta vicenda parla di Gianni Schicchi, uno spregiudicato fiorentino, molto noto all’epoca di
Dante. Si trova nell’inferno perché è un falsaro di persone, cioè nella vita prese il posto di altri.
Infatti prese il posto di Buoso Donati, un ricco fiorentino da poco deceduto, che aveva lasciato tutta
la sua eredità ad un convento, suscitando l’ira dei parenti. Allora organizzarono una vera e propria
truffa per riappropriarsi dell’eredità, che apparentemente soddisfaceva gli esosi parenti, ma poi si
rivelò una beffa proprio ai loro danni. Questa parte insegna al ragazzo di non prendere la personalità
di altri, accettando i suoi pregi e i suoi difetti. Questa è la parte che mi è piaciuta di più, sia per il
significato dia per come l’hanno interpretato, perché non hanno parlato in rima e con i versi di
Dante, ma con parole di tutti i giorni, rendendo facile la comprensione e la storia molto divertente.
La quinta vicenda parla della storia del Conte Ugolino, uno dei canti più famosi dell’inferno, perché
questa storia inizia con la macabra figura del cannibalismo. Era un nobile ghibellino (parteggiò per i
Guelfi), molto popolare, ma ad un certo punto la sua fama peggiorò notevolmente dopo aver litigato
con una persona di valore. Fino ad essere rinchiuso in una torre con alcuni figli e nipoti, vedendoli
morire un ad uno. Già cieco brancolava nel buio passandoci sopra e chiamandoli per due giorni, ma
la fame lo condusse a far quel peccato. Questo canto spiega che nella vita si
possono commettere delle violenze. Questa parte me è piaciuta un po’ di meno perché la
comprensione è stata molto difficile, visto che non c’erano delle illustrazioni ed era solo recitata.
L’ultima vicenda racconta della storia di Ulisse, anche questo uno dei canti più famosi dell’inferno.
Ulisse, dopo mille ostacoli e avventure riesce a tornare a casa dalla guerra di Troia dopo molti anni.
Però, né il vecchio padre, né l’amore per il figlio, né l’amore che Penelope doveva avere per lui,
potevano contrastare il suo desiderio di avventura. Allora dopo un anno ripartì presso le colonne
d’Ercole e, dopo aver convinto i suoi compagni con un discorso le attraversarono. Dopo cinque
mesi di esplorazione del “nuovo mondo” scoprì una montagna che era il colle del purgatorio, e a
quel punto un vortice gli fece fare tre giri e facendo rivoltare la poppa in su e la prua in giù, il mare,
chiudendosi su di loro li uccise. Ulisse è condannato perché ha dato dei falsi consigli ai suoi
compagni nel suo discorso. Questi insegna al ragazzo di non comportarsi come un “bruto, ma seguir
virtute e canoscenza”. Anche questa vicenda mi è piaciuta molto, e visto che l’avevamo già studiata
la comprensione non è stata molto difficile.
Dopo questa esperienza il ragazzo trovava la sua strada maestra nella scienza, perché lui supera i
suoi limiti andando sulla Luna, come Ulisse ha oltrepassato i suoi limiti andando oltre le colonne
d’Ercole, riuscendo così a “riveder le stelle”.
di Erika Falzarano
Alcuni di noi con il cantante "Virgilio" al termine dello spettacolo
Un pomeriggio con Archimede
Il Museo Giardino di Archimede di Firenze