“L'Irminsul ritorna” Si sa che per gli antichi, il “Nemeton” era il bosco sacro della vita. In particolar modo gli alberi erano di fondamentale importanza spirituale e naturale simbologia di eternità. Tra gli alberi più sacri delle popolazioni Europee vi erano, per ricordarne alcuni: la quercia, il frassino, l'abete, l'olmo e il tasso. Ad un certo punto della storia neolitica Scandinava, nella cultura e nella mitologia popolare, prende forma “l'albero degli alberi”, una sacra pianta immaginaria denominata Irminsul o Yggdrasill o ancora Mimameid e che si espande prevalentemente nel culto delle principali comunità dell'emisfero ovest settentrionale del globo. L'albero cosi rappresentato, nel suo spiccante folclore mistico, assumerà in un secondo momento anche un particolare interesse nelle narrazioni di letteratura norrena. L'albero viene emulato rigoglioso e di un colore verde natura. Ai suoi piedi sgorgano sorgenti di acqua pura. Tra i suoi rami vivono degli animali sacri quali l'aquila, lo scoiattolo e un drago alato, mentre alla sua sommità vige un gallo canterino che annuncerà la fine del mondo. L'Irminsul nella mitologia l'albero cosmico è un frassino oppure una quercia gigantesca che sorregge il cielo e le cui radici spartiscono la terra in tre regni. La primordiale civiltà dei Giganti ovvero gli Dei Minori, il mondo dell'aldilà, e il mondo umano governato dagli Dei. L'Irminsul lo ritroviamo come l'albero del presagio quando, cosi si narra, l'ultimo soffio di vento soffierà sulla terra e scuotendolo esso rivelerà i nove segreti del destino del mondo. Il suo risveglio porterà ad una battaglia finale tra le forze del bene e le forze del male combattuta dagli Dei e comandata dal suo protagonista principale: il Dio Odino. Nella feroce battaglia alla fine non sopravviverà nessuno, anche il divino Odino morirà, ma dopo nove giorni risorgerà portando una nuova luce di speranza all'umanità. L'Irminsul nella religione Il concetto di resurrezione del “Dio Padre” lo troviamo nelle più importanti religioni misteriche antiche e non solo nord Europee. Chiamate anche religioni “d'iniziazione”, spiegavano alla comunità che ad un certo punto il loro Dio principale si sarebbe immolato e la sua resurrezione avrebbe segnato una rinascita spirituale dell'umanità e la sua salvezza eterna dopo la morte. Il sacrificio della Dea o del Dio, doveva avvenire su di un palo di legno (stauròs) oppure su di un albero sacro. L'Irminsul nell'antica religione è la pianta per eccellenza, simbolo di eterna vita, custode di un segreto che gestisce un ciclo continuo infinito di rinascita e morte. L'albero assume così la forma di un patibolo quando lo stesso Odino decide di auto-sacrificarsi per il bene del suo popolo. L'Irminsul per migliaia di anni era stato il più importante riferimento mistico di una profonda religiosità, che alla fine dovette soccombere con la forza e l'imposizione autoritaria di una nuova religione che si stava espandendo, assimilando gran parte dei concetti primitivi di devozione al culto di tutte le antiche religioni misteriche. L'Irminsul oggi Oggi l'antico Irminsul ritorna. L'associazione culturale “Uomini liberi Uomini Dei” ha donato al Comune di Varese un Irminsul di circa tre metri di altezza, che verrà posizionato al parco Zanzi della Schiranna. L'importanza dei simboli e degli idoli, accompagna l'uomo alla ricerca della mistica verità fin dall'alba dei tempi. Oggi l'Irminsul rinasce rinnovato in tutta la sua spiritualità e pur mantenendo il suo antico significato culturale, si propone nella modernità dei suoi concetti di veduta sociale, adoperandosi custode per la nuova società che sta arrivando. Tutta la sua spiritualità, da non confondere con religiosità, si deve riflettere nella nostra profonda coscienza individuale volta all'amore per la vita, al rispetto della natura in tutte le sue forme vegetali o animali che siano, in quanto uniche fonti di vita, assieme al sole, e di sopravvivenza dell'uomo. E' nostro desiderio quindi che questo antico simbolo culturale non venga strumentalizzato né dalla politica, né da nessuna religione e tanto meno interpretato come sfogo di ideologie del passato. La ragione di questa scultura è prevalentemente di carattere storico-culturale. La storia e la cultura degli antichi popoli non va dimenticata e calpestata, non deve essere perduta nei secoli in quanto crediamo fermamente che l'uomo di una moderna e democratica società proiettata al futuro, per comprendere fino in fondo il proprio destino evitando di autodistruggersi, deve necessariamente conoscere la storia e la testimonianza che ci lasciarono gli antichi popoli.