CHARLES MESSIER 29/04/2011 GLI AMMASSI GLOBULARI Gli ammassi globulari sono insiemi di stelle, in numero di decine di migliaia, racchiuse in una forma pressoché sferica che va dai 60 ai 300 anni luce di diametro, con una concentrazione molto elevata verso il centro. Charles Messier AMMASSI GLOBULARI Durante la prima settimana dedicata all’astronomo francese Charles Messier abbiamo conosciuto la persona Messier ed abbiamo introdotto il suo catalogo, spiegandone genesi e scopo. Durante la seconda serata abbiamo invece visto come gli oggetti appartenenti alla lista dell’astronomo francese, sebbene fossero all’epoca considerati per lo più nebulae, abbiano in realtà una natura estremamente diversificata e siano raggruppabili in categorie di corpi celesti molto distinte, legate molto spesso al ciclo di vita stellare. Durante la terza serata abbiamo visto invece che le stelle nascono in gruppi, chiamati ammassi aperti, a partire da una stessa gigantesca nube che si contrae per qualche motivo. Nell’ambito della quarta serata, invece, ci siamo concentrati sulle vere e proprie nebulose, non mancando l’occasione per parlare di nascita e morte stellare. La quinta serata del ciclo di Messier è stata dedicata invece alle galassie, alle loro tipologie ed ai risvolti cosmologici che le galassie stesse hanno avuto nel tempo. Questa sesta serata completerà il quadro degli oggetti inseriti nel Catalogo di Messier, vertendo sugli oggetti forse più misteriosi di tutto il cielo, gli ammassi globulari, la loro natura e la loro composizione. Iniziamo, quindi, il nostro viaggio tra gli ammassi globulari proseguendo sulla falsa linea che stiamo tracciando durante questo corso: faremo quindi riferimento a nozioni teoriche che consentiranno di apprezzare e capire sempre meglio la natura degli oggetti che poi andremo ad osservare. Pagina 1 Charles Messier QUELLE SFERE DEL CIELO TANTO SIMILI ALLE COMETE Immaginiamoci nei panni di Charles Messier, alle prese con il nostro piccolo telescopio a scrutare il cielo in cerca di comete. La sua disperazione deve essere stata davvero grande se l’astronomo francese arrivò alla decisione di stilare un catalogo contenente gli oggetti da non confondere con le comete. Oggi quel senso di frustrazione è stato ben ripagato dalla notorietà raggiunta dal Catalogo di Messier, ma allora – per un cacciatore di comete – imbattersi continuamente in oggetti simili ma diversi dalle comete dovrebbe essere stato abbastanza frustrante. Tra gli oggetti che più fecero impazzire Messier, gli ammassi globulari ebbero sicuramente un ruolo di spicco se è vero che molto spesso, in presenza di un ammasso globulare, lo stesso Messier scrisse frasi tipo “nebuleuses sans etoiles” oppure “ne contient aucune etoiles”. Al suo rifrattore da 6 o 7 centimetri di apertura, con i bassi ingrandimenti che poteva sfruttare, questi oggetti si presentavano quasi tutti come macchioline sfocate, dalla forma pressoché circolare. In pratica, davvero molto simili alle comete! Soltanto per M4 nello Scorpione l’astronomo francese riuscì a captare la natura stellare, parlando di “ammasso di stelline molto piccole” sfruttando il fatto che si tratta di un ammasso abbastanza disperso. Con il miglioramento della strumentazione gli astronomi hanno potuto osservare questi oggetti con molti più dettagli, fino a giungere alla loro caratterizzazione. In realtà, ancor prima di M4, il primo ammasso globulare di cui si ha notizia scritta è M22, nella costellazione del Sagittario. La scoperta sembra fatta risalire al 1665 ad opera del tedesco Johann Abraham Ihle, ma gli strumenti dell’epoca non mostrarono alcuna distinzione tra le stelle. La prima vera campagna osservativa di questi oggetti è stata operata da William Herschel nel 1782: proprio durante questa survey l’astronomo riuscì a risolvere i 33 ammassi globulari fino ad allora conosciuti e a scoprirne altri 37. FIGURA 1: OMEGA CENTAURI Anzi, a quanto pare fu proprio Herschel ad usare per primo il termine ammasso globulare, prendendo spunto dal latino che indica con globus proprio una forma sferica. Da allora il numero degli ammassi globulari è sempre andato crescendo: 83 nel 1915, 93 nel 1930 e 97 nel 1947 fino ai 157 presenti a fine 2010 nel catalogo di William E. Harris della McMaster University. Ancora non abbiamo detto, però, cosa è un ammasso globulare anche se a questo punto è chiaro: gli ammassi globulari sono insiemi di stelle, in numero di decine di migliaia, racchiuse in una forma pressoché sferica che va dai 60 ai 300 anni luce di diametro, con una concentrazione molto elevata verso il centro. Pagina 2 Charles Messier LOCALIZZAZIONE E FORMAZIONE DEGLI AMMASSI GLOBULARI Abbiamo appena detto che a fine 2010 nella Via Lattea si contano 157 ammassi globulari, e si ritiene che possano essercene altri dieci o quindici nascosti alla nostra vista dalle nubi che avvolgono il centro galattico nella costellazione del Sagittario e del vicino Scorpione. Non è un numero elevato, non è una cifra “astronomica” come quelle che siamo soliti immaginare parlando di universo. In realtà ci sono galassie a noi vicine che ne contano molti di più. La Galassia di Andromeda, M31, ne dovrebbe contare circa cinquecento mentre nella galassia M87 dovrebbero essercene addirittura più o meno diecimila Una caratteristica fondamentale degli ammassi globulari è data dalla loro posizione all’interno delle galassie che li ospitano: si tratta infatti di oggetti satellite del centro galattico, di oggetti che in pratica sono in orbita più o meno stretta intorno al centro delle galassie. Dei 157 oggetti della nostra Via Lattea, infatti, risulta che ben 79 sono visibili nelle costellazioni di Sagittario, Scorpione e Ofiuco, in prossimità di Sagittarius A*. FIGURA 2: LOCALIZZAZIONE DEGLI AMMASSI GLOBULARI GALATTICI Abbiamo detto che la grande galassia M87 possiede migliaia di ammassi globulari e sappiamo che altre galassie di queste dimensioni viaggiano su numeri simili a quelli di M87. Galassie piccole, invece, sembrano avere un numero molto più ridotto se non assenza di ammassi globulari. Sembra un dato importante per cercare di capire uno dei misteri che ancora oggi regnano nel campo dell’astronomia, cioè la formazione di questi ammassi globulari. Pagina 3 Charles Messier Uno spunto di ricerca si è avuto nel 2008, quando un gruppo internazionale di astronomi ha pubblicato su Astrophysical Journal un articolo riguardante proprio la formazione degli ammassi globulari esaminando quelli extra-galattici. Grazie al telescopio spaziale Hubble, infatti, gli astronomi sono stati in grado di identificare 11.000 ammassi globulari in un centinaio di galassie esterne alla nostra appartenenti all’ammasso della Vergine. Il campione di galassie era diversificato per forma, dimensione e luminosità, e comprendeva anche le galassie nane che possiedono pochi ammassi globulari. I dati hanno portato ad osservare la presenza di ammassi globulari in galassie nane fino a 3 milioni di anni luce dal centro dell’ammasso galattico della Vergine, del quale fa parte la famosa M87. Sembrerebbe quindi che lo sviluppo e la presenza di FIGURA 3: ALCUNE GALASSIE STUDIATE DALLA NASA ammassi globulari dipenda essenzialmente dall’ambiente: le galassie nane nei pressi del centro dell’ammasso della Vergine contengono più ammassi globulari delle galassie nane simili ma più lontane. Si è sempre ritenuto che i migliaia di ammassi di M87 avessero una origine sconosciuta e si è sempre pensato che questi ammassi possano essere stati strappati da galassie più piccole che si sono avvicinate troppo a M87. Ad avvalorare questa tesi è venuto incontro un altro dato: nelle galassie nel raggio di 130.000 anni luce da M87 sono stati trovati pochissimi o nessun ammasso globulare, ad indicare che questa galassia gigante abbia davvero portato via gli ammassi dalle galassie più piccole. In più, in M87 ci sono ammassi globulari carenti di elementi pesanti come il ferro in numero superiore di ben tre volte rispetto alla media, il che porta a pensare che molti di questi ammassi provengano dalle vicine galassie nane, contenenti ammassi molto poveri di elementi pesanti. La galassia gigante M87 si trova al centro di una vasta concentrazione di materia oscura, in grado di rendere più efficiente il processo di formazione stellare, e tutti gli ammassi globulari prossimi al centro si sono probabilmente formati presto nella storia dell’ammasso della Vergine. Pagina 4 Charles Messier DISTANZA ED ETA’ Comunque, proprio dalla localizzazione degli ammassi globulari intorno al centro galattico, Harlow Shapley nel 1914 iniziò una serie di studi che lo portò a pubblicare ben 40 articoli scientifici nell’ambito dei quali esaminò le variabili cefeidi presenti in queste sfere di luce utilizzandone le note proprietà per stimare la distanza di questi oggetti. FIGURA 4: DISTRIBUZIONE DI SHAPLEY Proprio dalla distribuzione spaziale degli ammassi globulari Shapley tentò di determinare la dimensione della Via Lattea, partendo dalla ipotesi per la quale gli ammassi globulari siano disposti in forma pressiché sferica intorno al centro galattico. I suoi risultati risentirono tuttavia di un fenomeno allora sottostimato quale l’estinzione stellare dovuta alla presenza di polveri nel piano galattico: proprio queste polveri attenuavano la luce stellare delle Cefeidi portando a sovrastimare la distanza delle stelle stesse e quindi di tutto l’ammasso. Tutti gli ammassi globulari galattici sono piuttosto piuttosto distanti dal Sole: il più vicino a noi è M4 che si trova ad una distanza di circa 10 mila anni-luce. Proprio questa distanza fa sì che tra noi e gli ammassi globulari esista una notevole quantità di polvere interstellare che affievolisce la luce stellare e ne rende la distanza maggiore di quel che non sia in realtà. Questo errore si ripercuote anche sulla stima dell'età: un'incertezza del 10% nella stima della distanza provoca infatti un errore di circa il 20% nella stima dell'età. La distanza degli ammassi globulari impedisce l’uso della parallasse come metodo di determinazione delle distanze, quindi occorrono metodi indiretti proprio come quelli usati da Shapley: il metodo delle candele basato su esplosioni di supernova oppure di cefeidi: si tratta di stelle per le quali, data la curva di luce, è nota la magnitudine assoluta e per le quali, quindi, la distanza è ottenibile a partire dalla magnitudine visuale. Se conosciamo la brillantezza che avrebbe una stella se fosse vicina a noi, infatti, la minore brillantezza con la quale ci appare è riconducibile essenzialmente alla distanza. In tal caso, tuttavia, risentiamo dei problemi dovuti alla presenza di polveri interstellari quindi si rischia di incorrere in errori. Parlando di ammassi aperti durante la prima lezione abbiamo introdotto il diagramma di Hertzsprung-Russell per mettere in relazione la luminosità degli astri con il loro colore e quindi la loro temperatura. Non riprendiamo tutta la storia del diagramma in questa sede, ma facciamo qualche accenno per capire bene i concetti essenziali ai nostri scopi. Pagina 5 Charles Messier Il diagramma pone in relazione la magnitudine apparente sull’asse verticale con temperatura (o indice di colore o tipo spettrale) delle stelle che compongono l’ammasso in esame. In un diagramma stellare che non sia quello di un ammasso globulare, molte delle stelle viaggiano su una stessa retta definita di sequenza principale, caratterizzata da una proporzionalità tra magnitudine e temperatura. Le stelle di un ammasso globulare sono poste tutte alla stessa distanza dalla Terra, quindi la differenza tra la magnitudine assoluta e quella apparente sarà costante: le stelle dell’ammasso che appartengono alla sequenza principale sono distribuite lungo una linea esattamente come quelle delle stelle normali, più vicine al Sole. Mentre le stelle vicine al Sole si dispongono nel diagramma in modo abbastanza diversificato, fatta salva la maggior presenza lungo la sequenza principale, le stelle di un FIGURA 5: DIAGRAMMA HR DI M3 ammasso si trovano quasi tutte lungo una curva ben definita, caratteristica di stelle che si sono formate tutte in una stessa epoca a partire dalla stessa composizione della nebulosa di origine. L’unica differenza a quel punto è data dalla massa iniziale delle stelle. La forma della curva varia al variare dell’età dell’ammasso, quindi proprio da questa analisi è possibile risalire all’età dell’ammasso intero. Nell’immagine è evidenziato il diagramma HR dell’ammasso M3: le stelle più massicce in fase di sequenza principale sono quelle che hanno la magnitudine maggiore (quindi il numero minore) e saranno le prime ad evolvere nella fase di gigante, dove smettono di trasformare idrogeno in elio ed iniziano a bruciare le scorte di elio nel nucleo e di idrogeno negli strati più esterni. Con l’avanzare dell’età, anche le stelle più piccole iniziano a convergere verso la fase di gigante. Una curva di sequenza principale andrebbe dall’angolo in basso a destra all’angolo in alto a sinistra, invece il diagramma mostra una curva netta intorno a magnitudine 19. Gli ammassi più giovani avrebbero una curva a magnitudini maggiori (quindi più in alto), mentre in tal caso le stelle con magnitudine dalla 12 alla 18 sono già “deviate” verso la fase di gigante. Nell’ammasso M3 sono le stelle di magnitudine 19 che ora stanno passando in fase di gigante, mentre tra tantissimi anni, dal nostro punto di vista, inizieranno a deviare anche le stelle a magnitudine 20. Da questa analisi e dalla temperatura di nane bianche trovate all’interno degli ammassi risulta evidente, quindi, che gli ammassi globulari sono oggetti molto antichi. In media l’età degli ammassi globulari risulta aggirarsi intorno ai 12,7 miliardi di anni, quindi un numero molto vicino a quello che esprime l’età dell’intero universo. Con stime poco accurate, gli astronomi si sono trovati spesso di fronte a risultati che parlavano di 30 miliardi di anni di età, quindi addirittura superiore a quella dell’universo, e proprio da questo si compresero gli errori compiuti nel processo di stima. Pagina 6 Charles Messier COMPOSIZIONE DEGLI AMMASSI GLOBULARI Come già accennato, gli ammassi globulari hanno una composizione nell’ordine delle centinaia di migliaia di componenti confinate in uno spazio pressoché sferico di qualche parsec cubico. La densità delle stelle è moto elevata. La distanza media tra le stelle di una galassia è di circa 7 anni luce, che negli ammassi aperti si riduce a circa 2 anni luce. Negli ammassi globulari, invece, la distanza media tra le stelle è di appena sei mesi luce, quindi circa un ottavo della distanza che ci separa dalla stella a noi più vicina, Proxima Centauri. Un simile contesto non è certo il massimo per lo sviluppo di sistemi planetari dal momento che le orbite di eventuali pianeti sarebbero molto instabili. Ciò nonostante, sembra che intorno ad una pulsar all’interno di M4 sia stato trovato un sistema planetario. Le stelle, come detto, sono molto antiche ed a lungo si è pensato che potessero appartenere ad una unica FIGURA 6: ESOPIANETA IN M4. CREDIT HUBBLE SITE popolazione di stelle. Con il termine Popolazione si indica in astronomia una generazione di stelle. Così, le stelle di Popolazione III sono le più antiche, quelle che non presentano metalli poiché hanno avuto la loro origine in un periodo dell’universo in cui il mezzo interstellare era ancora puro o quasi, non contaminato dai materiali più pesanti liberati dalle prime esplosioni di supernova. Le stelle di seconda e prima popolazione invece contengono materiali più pesanti oltre a idrogeno ed elio. Data l’età molto antica degli ammassi globulari, la maggior parte delle stelle che ne fanno parte sono stelle di Popolazione III o, più facilmente, II. Negli ammassi globulari più grandi, tuttavia, sembrano coesistere diverse popolazioni stellari: è il caso di Omega Centauri ad esempio, che tuttavia sembra essere più il nucleo di una galassia nana spogliato degli strati più esterni piuttosto che un ammasso globulare propriamente detto. Non è l’unica caso però: proprio alla fine del 2007, è stato notata nell'ammasso globulare NGC 2808 la presenza di almeno tre differenti generazioni di stelle, e questa è stata una notizia a dir poco esaltante per il mondo astronomico. Le generazioni di stelle si differenziano per le righe presenti nello spettro, indicanti la presenza di elementi chimici anziché altri, e l'analisi comparativa ha portato ad evidenziare una differente composizione chimica. In pratica, le stelle di un ammasso globulare dovrebbero appartenere alla stessa popolazione: le più vecchie dovrebbero presentare righe di elio e idrogeno (Popolazione III) e così via con elementi più pesanti derivanti dalla fine della Pagina 7 Charles Messier vita di stelle precedenti. Negli ammassi globulari sono state trovate stelle di popolazione diversa, risalenti quindi a formazioni stellari differenti. Sembrerebbe, quindi, che gli ammassi più massicci riescano a conservare una certa quantità di gas che viene arricchito dalle emissioni di venti stellari delle esistenti giganti rosse. Prima o poi questo serbatoio di gas si arresta, ma le stelle che possono ancora beneficiarne nascono da una nebulosa che si differenzia proprio per i materiali espulsi dalle giganti rosse. Lo studio, effettuato sugli ammassi della nostra Galassia, è stato esteso agli ammassi globulari della Grande Nube di Magellano ottenendo gli stessi risultati, a testimonianza - se ce ne fosse ancora bisogno - che viviamo in una parte di spazio esattamente uguale a tante altre. Un'altra soluzione potrebbe essere meno affascinante: neanche NGC 2808 e gli altri ammassi oggetto di studio sono ammassi globulari ma, magari come Omega Centauri, il nucleo di galassie spogliate del loro alone stellare. QUELLE STRANE GEMME BLU: LE BLUE STRAGGLERS Finora abbiamo parlato di popolazioni stellari, ma alla fine sempre di stelle molto antiche e comunque di stadi evolutivi molto avanzati si tratta. A volte, in mezzo alla vasta distesa di stelle giganti rosse, spiccano alcune gemme azzurre all’interno di questi ammassi antichi quanto l’universo. Le stelle azzurre, è noto, sono stelle molto giovani e calde. Per essere molto giovani, però, devono per definizione essere nate da poco ma questo vuol dire che deve esserci abbastanza mezzo interstellare tra le componenti dell’ammasso da consentire la nascita di una stella molto massiccia. Eppure questo mezzo interstellare non c’è. E poi sappiamo che le stelle nascono in gruppi, ammassi aperti, ed invece queste si presentano da sole. Da dove nascono queste vagabonde blu, che vengono chiamate proprio blue stragglers? In realtà non si tratta di stelle neonate bensì di stelle ringiovanite. Il dubbio risale alle osservazioni tramite Hubble dell’ammasso globulare M30, che evidenzia un certo numero di stelle azzurrine. I processi che possono dar vita a stelle di questo tipo sono essenzialmente due. Nel primo processo si ha la collisione di due stelle di massa medio-piccola che uniscono le loro masse e quindi i loro combustibili a formare una stella unica di massa superiore e di calore superiore, dalla tonalità azzurra. Il secondo processo, invece, parte dalle interazioni mareali di sistemi binari di compagne di massa medio-piccola: in questi sistemi la stella con massa maggiore cannibalizza la sua compagna FIGURA 7: FORMAZIONE DI BLU STRAGGLERS Pagina 8 Charles Messier aspirandone materiale, del quale si accresce. In tali casi la stella maggiore accresce dimensione e calore fino a diventare una stella azzurra, nota proprio come blu straggler. Alcune di queste, infine, sono vere e proprie vagabonde dal momento che la botta presa al momento della collisione fornisce alla stella nascente una velocità tale da spedirla al di fuori della galassia di origine. Questo tipo di stelle è in realtà noto fin dagli anni Cinquanta, ma sul loro modo di nascere ci sono ancora titubanze e dubbi. Non si tratta, tuttavia, degli unici oggetti esotici che possono essere trovati all’interno degli ammassi globulari dal momento che sono state rintracciate pulsar al millisecondo, sistemi binari emittenti nello spettro X e qualche evidenza indiretta è presente anche in tema di buchi neri di taglia intermedia tra i buchi neri stellari che seguono la morte di stelle di grande massa ed i buchi neri supermassicci che occupano il nucleo delle galassie maggiori. CLASSIFICAZIONE DEGLI AMMASSI GLOBULARI Una volta visto cosa sono gli ammassi globulari, la loro età e la loro composizione, non resta che classificarli. Una prima classificazione distingue in base al contenuto di metallicità dell’ammasso, quindi alla presenza di materiali più pesanti di idrogeno ed elio. Si è detto che gli ammassi globulari hanno prevalenza di stelle di popolazione II, con bassa metallicità. L’astronomo olandese Pieter Oosterhoff distinse due popolazioni di ammassi globulari, oggi note come gruppi di Oosterhoff. I membri del tipo I presentano righe più marcate di elementi metallici rispetto ai membri del tipo II, quindi si parla anche di ammassi ricchi in metalli e di ammassi poveri in metalli. Si tratta di gruppi simili per età ma diversi per composizione. Queste diversità nascono forse dalla storia delle galassie che li ospitano in termini di fusioni, interazioni e tassi di formazione stellare. Una seconda classificazione, più utilizzata nei cataloghi, è dovuta al già visto Shapley: tra il 1927 ed il 1929 l’astronomo catalogò gli ammassi globulari in base al grado di concentrazione rispetto al nucleo, assegnando un numero romano per ciascuna delle dodici classi individuate. Gli ammassi di Classe I sono quelli più concentrati mentre quelli di Classe XII sono quelli meno concentrati. Pagina 9 Charles Messier GLI AMMASSI GLOBULARI DI MESSIER FIGURA 8: LOCALIZZAZIONE DEGLI AMMASSI GLOBULARI DI MESSIER Gli ammassi globulari del Catalogo di Messier sono 29 e la maggior parte è compresa nella zona di cielo estivo tra Sagittario, Scorpione e Ofiuco. Passiamo in rassegna questi oggetti. Pagina 10 Charles Messier M2 - Acquario M2 è un ammasso globulare nella costellazione dell'Acquario, scoperto nel 1746 da Maraldi mentre seguiva la cometa di De Chéseaux e riscoperto da Messier nel 1760, quindi 14 anni dopo. Curiosamente, entrambi gli astronomi puntarono l’oggetto il giorno 11 settembre a distanza di 14 anni precisi l’uno dall’altro. Messier lo vide come “Nebulosa senza stelle nella testa dell'Aquario, il centro è brillante, e la luce che l’avvolge è rotonda; somiglia alla bella nebulosa che si trova tra la testa e l’arco del Sagittario, e si vede assai bene in un telescopio di due piedi, posta sul parallelo FIGURA 9: M2 NELL'ACQUARIO di (alpha) Aquarii”. Si vede assai bene, dice Messier, ma intanto soltanto William Herschel riuscì a distinguerlo in stelle. Distante dalla Terra circa 37.500 anni luce e dal centro galattico circa 33.000 anni luce, M2 ha un diametro di circa 175 anni luce ed è molto ellittico. Contiene circa 150.000 stelle ed è tra i più ricchi ammassi noti. La classe II denota una accentuata concentrazione verso il nucleo. La sua magnitudine visuale è 6,5 e si estende visualmente per circa 7 minuti di cielo, che nelle fotografie diventano quasi 16 primi d’arco. Nonostante questa estensione, la compattezza del nucleo fa sì che gran parte della sua massa risieda proprio nella zona centrale. Si compone essenzialmente di giganti rosse e gialle con magnitudine intorno alla 13. La sua età è stimata in circa 13 miliardi di anni ed al suo interno sono presenti numerose variabili di tipo RR Lyrae e Cefeidi. Qualcuno riesce a vederlo ad occhio nudo, e si trova tra le stelle alfa e beta dell'Acquario a formare un piccolo triangolo. Pagina 11 Charles Messier M3 – Cani da Caccia L'ammasso globulare M3 risiede nella costellazione Canes Venatici, nella parte sud della costellazione spostato verso la costellazione limitrofa del Contadino, in diagonale verso Arturo. FIGURA 10:M3 NEI CANI DA CACCIA Scoperto da Messier nel 1764, che ne fornì la seguente descrizione: “Nebulosa scoperta tra Bootes ed uno dei Cani da Caccia di Hevelius; essa non contiene alcuna stella, il suo centro è brillante e la sua luce va scemando insensibilmente, essa è rotonda; con un bel cielo la si può vedere con un telescopio da un piede; essa è riportata sulla carta della cometa osservata nel 1779. Memorie dell'Accademia dello stesso anno. Riosservata il 29 marzo 1781, sempre bellissima”. Nessuna stella, disse Messier, ed infatti la prima risoluzione in stelle è dovuta a William Herschel. Si tratta di uno degli ammassi globulari più brillanti e la sua forma è decisamente simmetrica. Si trova a circa 34.000 anni luce dal nostro pianeta e vanta una magnitudine visuale di 6,2 in grado da renderlo visibile da cieli perfettamente bui anche ad occhio nudo. Ci sono mezzo milione di stelle all'interno di M3 e molte stelle sono di tipo variabile, molte delle quali sono state già identificate per tipologia e curva di luce. Poco concentrato, di classe VI. FIGURA 11: DIAGRAMMA HR DI M3 Il diagramma HR allegato a M3 mostra che si tratta di stelle davvero antiche, con una età stimata intorno ai 10 miliardi di anni sebbene su M3 di rumore ne sia stato fatto storicamente: la stima dell'età di questo ammasso ha infatti suscitato numeri come fosse una tombola, a partire da 4 miliardi di anni fino ad arrivare a 26. Dando per scontato che l'Universo ha più o meno 14 miliardi di anni, l'ultima stima sembra quantomeno azzardata. La curva delle stelle inizia a discostarsi dalla sequenza principale intorno a magnitudine 14: tutte le stelle più massicce sono già migrate verso la fase di gigante rossa mentre le altre lo faranno da qui a breve. L'ammasso brilla come 390.000 Soli. Visivamente è posto a 11' NNW da una stellina di ottava grandezza, mentre una stellina di magnitudine 9,5 si trova a ridosso del margine nord-occidentale. Già un piccolo telescopio risolve le regioni più esterne. Al suo interno è presente anche una giovanissima stella azzurra di classe spettrale O8, quindi una blue straggler. Pagina 12 Charles Messier M4 - Scorpione M4 è un ammasso globulare di classe IX, quindi abbastanza disperso, nella costellazione dello Scorpione, scoperto nel 1746 da Le Cheseaux, che lo descrive come bianco, rotondo e piccolo. Messier lo cataloga nel 1764 parlando di “un ammasso di piccolissime stelle; con un telescopio più piccolo appare più simile ad una nebulosa”. Si trova a 1° 20' Ovest da Antares, quindi una volta trovata la brillante stella non è difficile passare all'osservazione di M4 anche se non bisogna confondersi con il più debole NGC 6144, posto a circa 40' a Nord Ovest dalla gigante rossa. In un binocolo, Antares e M4 probabilmente fanno parte della stessa inquadratura. Si tratta di uno dei più vicini ammassi globulari conosciuti (le distanze sono sempre molto aleatorie comunque), e quando il cielo è molto buio è rintracciabile addirittura ad occhio nudo, anche se la bassa declinazione rende difficile questo obiettivo. La sue estrema brillantezza, infatti, non è dovuta a doti intrinseche dell'ammasso, che in realtà è piuttosto modesto e luminoso 'soltanto' come 44.000 stelle come il Sole, ma dalla sua vicinanza: soltanto 7.800 anni luce da noi. Soltanto l'ammasso NGC 6366 nel Cefeo è più vicino alla Terra. FIGURA 12: M4 NELLO SCORPIONE Uno strumento dall'apertura di 150 millimetri riesce a risolvere quasi completamente le stelle di cui si compone, tanto che si tratta dell’unico ammasso globulare che Messier riuscì ad identificare come insieme di stelle. La caratteristica principale è la presenza di una specie di barra centrale, rappresentata da una striscia di stelle di magnitudine 11 estesa per circa 2,6'. E' tra gli ammassi meno concentrati, esteso per circa 26 minuti d'arco che, alla sua distanza, corrisponde ad un diametro di circa 55 anni luce. Il periodo osservativo migliore è l'estate, soprattutto il periodo tra fine maggio e metà giugno. L'ammasso si sta allontanando da noi alla velocità di circa 65 km/s. FIGURA 13: DIAGRAMMA HR DI M4 Tra gli inquilini dell'ammasso ci sono numerose variabili, soprattutto di tipo RR Lyrae, e due pulsar al millisecondo, nonché sveriate nane bianche scoperte e fotografate dal telescopio spaziale Hubble. Proprio in M4 è stata scoperta la prima pulsar nel 1987, con un periodo di circa 3 millisecondi. Sono state determinate le magnitudini di circa 660 stelle dell'ammasso, le più brillanti di magnitudine 15,6. In tutto, M4 contiene più di 100.000 stelle, circa la metà delle quali è concentrata in 8 anni luce dal centro. Il 10 luglio 2003 sempre il telescopio Hubble ha scoperto un pianeta in orbita intorno ad un sistema binario composta da una pulsar, PSR B1620-26, e da una nana bianca. Il pianeta, noto come PSR B1620-26c, viene chiamato anche Matusalemme visto che la sua età dovrebbe aggirarsi intorno ai 13 miliardi di anni. Pagina 13 Charles Messier M5 – Serpente M 5 è un ammasso globulare di classe V nella costellazione del Serpente, nella testa del rettile in prossimità di 5 Ser, al confine con la Vergine. Per rintracciarlo occorre puntare la stella Unukalhai e spostarsi 8° ad ovest e 2°20' a sud. Scoperto da Gottfried Kirch nel 1702 e riscoperto da Messier nel 1764, la sua magnitudine lo pone tra gli oggetti appena visibili ad occhio nudo. Messier lo descrisse come “Bella nebulosa tra la Bilancia e il Serpente, vicino alla stella n° 5 del Serpente (secondo il Catalogo di Flamsteed), di sesta magnitudine; non FIGURA 14: M5 NEL SERPENTE contiene stelle e, con un buon cielo, si vede bene in un ordinario strumento da un piede”. Soltanto William Herschel riuscirà in seguito a risolverlo in stelle. Si tratta di uno dei più begli ammassi globulari del cielo, formato da miriadi di punti brillanti che scintillano su uno sfondo soffuso di nebbia stellare, illuminata come da luce lunare, che producono un contrasto impressionante con l'oscurità del cielo notturno. “Per pochi beati istanti, mentre l'osservatore contempla questa scena, può avere un'idea di uno scorcio verosimile del paradiso”, per dirla con le parole di Mary Proctor. L'ammasso dovrebbe essere molto vecchio, data la presenza di molte stelle rosse evolute. Si ritiene che la sua età possa essere di circa 13 miliardi di anni, se è vero che si verifica un gomito verso le giganti rosse già da magnitudine 18. Alla distanza di circa 24.500 anni luce e con una forma molto ellittica, ci appare di circa 17 primi d'arco di diametro che corrisponde a circa 130 anni luce, che lo rende uno degli ammassi globulari più grandi. Contiene più di 100.000 stelle ed almeno un FIGURA 15: DIAGRAMMA HR DI M5 centinaio sono di tipo RR Lyrae, con periodi intorno a 0,5 giorni. La sua posizione, soltanto 2° a Nord dell'equatore celeste, lo rende visibile ovunque sulla Terra. Si sta allontanando dalla Terra a circa 50 km/s. Pagina 14 Charles Messier M9 – Ofiuco M9 è un ammasso globulare di piccole dimensioni nella costellazione di Ofiuco, scoperto da Messier nel 1764 che lo definisce come una “Nebulosa senza stelle, nella gamba destra di Ofiuco; è rotonda, e la sua luce è debole. Rivista il 22 marzo 1781. Diam. 3”. Fu ancora una volta William Herschel a risolverlo per la prima volta in tante stelline, paragonandolo ad una miniatura di M53. FIGURA 16: M9 NELL'OFIUCO Uno strumento con apertura di 15 centimetri inizia a risolverlo in stelle mentre con una apertura di 30 centimetri riesce a risolverlo completamente. M9 mostra una forma vagamente triangolare, con la punta rivolta verso il Nord. Si tratta di uno degli ammassi globulari più vicini al nucleo della Via Lattea, distante circa 5.500 anni luce dal centro galattico. Il suo diametro angolare di 12' corrisponde a circa 90 anni luce di estensione. Proprio vicino a questo ammasso, è presente una nebulosa oscura detta Barnard 64 (B64). La sua magnitudine apparente è di 7,7 e si sta allontanando da noi alla velocità di 225 km/s circa. Pagina 15 Charles Messier M 10 - Ofiuco L'ammasso globulare M10, nella costellazione di Ofiuco, fu scoperto da Charles Messier nel 1764 anche se pure questa volta l’astronomo francese lo descrisse come una nebulosa priva di stelle. Fu Herschel, più tardi, ad inquadrarlo come ammasso stellare. Messier addirittura disse che “Questa nebulosa è bella e rotonda, può essere vista solo con difficoltà in un ordinario telescopio da tre piedi” Molto vicino a noi, con una distanza di appena 14.000 anni luce, nonostante i soli 60 anni luce di diametro appare con un FIGURA 17: M10 IN OFIUCO diametro apparente di circa mezzo grado, quindi come la Luna piena. Le stelle principali hanno magnitudine apparente 13. Il motivo principale di questa estensione risiede nella scarsa concentrazione intorno al nucleo, che rende questo ammasso di Classe VII. L'ammasso è in allontanamento dal nostro punto di vista. Dal punto di vista osservativo, già una apertura di 10 centimetri rivela la sua forma perfettamente sferica con 12' di diametro, senza una condensazione centrale. Uno strumento di 20 centimetri riesce a risolvere le stelle fino al centro mentre 30 centimetri di apertura riescono a fornire una visione splendida, con decine di stelle visibili vicine al bordo dell'ammasso. Pagina 16 Charles Messier M12 – Ofiuco Scoperto da Messier nel 1764, M12 è un ammaso globulare presente nella costellazione di Ofiuco, molto simile al vicino M10 che giace soltanto 3° a Sud Ovest. Messier la introduce in questi termini: “Nebulosa scoperta nel Serpente, tra il braccio e il lato sinistro di Ofiuco: questa nebulosa non contiene alcuna stella, è rotonda e la sua luce è debole” Messier lo intese quindi come una nebulosa priva di stelle, mentre fu Herschel ad FIGURA 18: M12 IN OFIUCO inquadrarlo come ammasso stellare nel 1783. Alla sua distanza, i 16' di diametro con i quali si presenta e la distanza di 16.000 anni luce danno una stima di 75 anni luce di diametro reale per questo ammasso. La densità di stelle è molto bassa rispetto agli altri suoi simili, tanto da essere inquadrato come Classe IX, e le componenti più brillanti hanno magnitudine 12. Il suo moto è in avvicinamento alla velocità di 16 km/secondo. E' un ammasso osservabile già con strumenti piccoli, che riesce ad essere completamente risolto con 30 centimetri di apertura. Il diagramma HR mostra una curvatura verso il ramo delle giganti rosse già a magnitudine 19, ad indicare che l’ammasso è davvero molto antico, con una età stimata intorno ai 13 miliardi di anni. FIGURA 19: DIAGRAMMA HR DI M12 Pagina 17 Charles Messier M13 – Ercole M 13 è l'ammasso globulare più brillante dell'intero cielo boreale, scoperto da Halley nel 1714 che lo ha scovato ad occhio nudo sebbene non sia facile scorgerlo senza ausili ottici. Messier lo inserisce nel suo catalogo nel 1764 con la descrizione “Nebulosa senza stelle, scoperta nella cintura di Ercole; è rotonda e brillante, il centro più splendente dei bordi, la si vede con uno strumento da un piede; è vicina a due stelle, entrambe di ottava magnitudine, una sopra e una sotto”. E' un ammasso splendido in ogni telescopio, e con un 250 mm è già possibile distinguere centinaia di stelle con uno sbalorditivo effetto tridimensionale. Posto nella costellazione Ercole, precisamente tra Eta Herculis e Zeta Herculis. FIGURA 20: M13 IN ERCOLE Il suo diametro angolare, per la distanza di circa 23.000 anni luce, dovrebbe aggirarsi intorno a 170 anni luce, con una massa pari a mezzo milione di masse solari ed un volume di un milione di anni luce cubi: ne deriva che nonostante l'affollamento la media è di una stella ogni anno luce cubo. Se le sue stelle fossero granelli di sabbia, quindi, tra un granello e l'altro ci sarebbero sempre 3 chilometri di distanza. Nonostante questo, un pianeta posto intorno ad una stella di M13 non avrebbe mai notte: un suo abitante non si renderebbe mai conto di come è fatto l'universo visto che vedrebbe sempre e soltanto stelle vicine. L'ammasso è in avvicinamento, alla velocità di 246,6 Km/s. Ci sono poche variabili in M13, ma la particolarità maggiore è legata al fatto che contiene una giovane stella azzurra, Barnard 29, di spettro B2: una blue straggler. Contiene qualcosa come un milione di stelle e segue un'orbita intorno alla Via Lattea in 200 milioni di anni. Nel 1974, con il radiotelescopio di Arecibo, fu trasmesso un codice binario verso M13 sulla lunghezza d'onda di 12,6 centimetri: il messaggio contiene 1679 impulsi che, codificati, contengono molte informazioni sulla nostra civiltà. Perché proprio 1679? Perché è un numero divisibile soltanto per 23 e 73, quindi per decodificare il FIGURA 21: DIAGRAMMA HR DI M13 Pagina 18 Charles Messier messaggio basta porlo in 23 righe da 73 colonne oppure 73 righe da 23 colonne. La risposta al messaggio, se qualcuno potrà mai riceverlo, dovrebbe arrivare tra circa 50 mila anni. Quasi tutte le stelle dell’ammasso sono uscite dalla fase di sequenza principale, ad indicare una età che dovrebbe essere compresa tra 12 e 14 miliardi di anni, sempre con il limite superiore dato dall’età dell’universo stesso. M14 - Ofiuco Scoperto nel 1764 da Charles Messier, M14 è un ampio e brillante ammasso globulare nella costellazione di Ofiuco, tuttavia la sua distanza lo rende irrisolvibile con strumenti inferiori ai 15 centimetri di apertura. Messier descrisse così la scoperta: “nebulosa nel drappeggio che passa sul braccio destro di Ophiucus, sulle carte di Flamsteed si trova sul parallelo della zeta Serpentis; questa nebulosa non è evidente, è debole e tuttavia la si vede bene con un rifrattore ordinario da 3 piedi e mezzo. È tonda ed il suo diametro può essere di 2' d' arco: poco sopra si trova una stella di nona magnitudine. Per studiare questa nebulosa ho utilizzato solo un rifrattore non acromatico di 3 piedi e mezzo, con il quale non vi ho osservato alcuna stella; potrebbero essere visibili con uno strumento più grande. ” Ancora una volta fu William Herschel a percepirne la natura distinguendolo in stelle. FIGURA 22: M14 IN OFIUCO Persino uno strumento di 30 centimetri di diametro riesce a risolvere soltanto il bordo dell'ammasso. La forma è abbastanza ellittica, e possiede una brillantezza molto maggiore rispetto a quella degli altri ammassi presenti in Ofiuco, solo che si trova ad una distanza molto maggiore, pari a più di 30.000 anni luce. La concentrazione di stelle non è tra le più elevate registrate, se è vero che è classificato di Classe VII, e le stelle hanno una magnitudine massima pari a 14. Contiene circa 70 stelle variabili, e nel 1938 ha ospitato una nova. Pagina 19 Charles Messier M15 – Pegaso M15 è un ammasso globulare facente parte della costellazione di Pegaso ed è tra i più densi della galassia. Scoperto nel 1746 per 'serendipity' da Maraldi mentre cercava una cometa avvistata da Le Cheseaux, possiede un nucleo molto contratto forse a causa di un buco nero, che spiegherebbe anche una emissione di raggi X proveniente dall'ammasso stesso. FIGURA 23: M15 IN PEGASO Contiene molte stelle variabili, che hanno permesso di stimare la distanza in circa 30.500 anni luce, pulsar e stelle di neutroni. La sua dimensione dovrebbe aggirarsi intorno ai 100 anni luce di diametro. Suggestiva è la nebulosa planetaria Pease 1 che si trova alla sua periferia. La sua magnitudine di 6.0 consente la sua visione anche tramite un binocolo, mentre per vedere la nebulosa planetaria occorre almeno un 350mm. Di classe IV, appare abbastanza concentrato verso il suo nucleo. La sua luminosità è pari a 310.000 volte il nostro Sole. M 15 è in movimento verso di noi, alla velocità di circa 100 chilometri al secondo. Anche stavolta il diagramma HR tradisce una migrazione al di fuori della sequenza principale per stelle intorno alla magnitudine 18, ad indicare una età molto avanzata dell’ammasso, riconducibile ai 12 miliardi di anni. FIGURA 24: DIAGRAMMA HR DI M15 Pagina 20 Charles Messier M19 – Ofiuco M 19 è un ammasso globulare nella costellazione dell'Ofiuco, scoperto da Messier nel 1764 che lo inserì nel catalogo parlando di “una nebulosa tra Scorpio ed il piede destro di Ophiucus, sullo stesso parallelo di Antares”. Non vide alcuna stella, cosa che invece fece al solito William Herschel. FIGURA 25: M19 IN OFIUCO E' molto brillante ma piccolo, ed un telescopio di 10 centimetri di apertura riesce a risolvere la parte esterna mentre per risolvere il nucleo occorrono almeno 30 centimetri. Caratterizzato da una forma ovale, è tra gli ammassi più vicini al nucleo galattico (5.200 anni luce) e dista da noi circa 28.000 anni luce. Non è semplice individuarlo, dal momento che si trova in una zona di cielo abbastanza spenta e senza riferimenti. Si può partire da Antares e spostarsi di 7°. Il suo diametro effettivo dovrebbe essere di 140 anni luce, mentre la classe VIII ne evidenzia una distribuzione non molto accentrata. Pagina 21 Charles Messier M22 – Sagittario Brillante come 74000 Soli, M22 è un bellissimo ammasso globulare scoperto probabilmente da un astrofilo tedesco, Abraham Ihle, anche se Hevelius potrebbe averlo visto prima. La prima descrizione fu comunque di Messier, che lo vide come “una macchia nebulosa tondeggiante e senza stelle”, mentre il primo a risolverlo in stelle fu ancora una volta William Herschel. E' stato il primo ammasso globulare ad essere riconosciuto come tale. Relativamente vicino a noi, ad una distanza di circa 10.500 anni luce, appare più brillante di M13 ma la sua posizione non è favorevole per gli osservatori dell'emisfero boreale. Di classe VII, è poco concentrato ed alla sua distanza il suo diametro corrisponde a circa 35 anni luce per 50 anni luce, a testimonianza di una forma ellissoidale anziché sferica. FIGURA 26: M22 IN SAGITTARIO Sotto cieli bui può essere visto persino ad occhio nudo, mentre un telescopio di 15 centimetri di apertura riesce a risolverlo fino al nucleo. Probabilmente si tratta del terzo ammasso globulare per dimensioni, dopo Omega Centauri (sempre che sia un ammasso globulare) e 47 Tucanae. Contiene più di mezzo milione di stelle, 75 mila delle quali già risolte nel 1918. Al suo interno è presente una nebulosa planetaria. Il diagramma HR mostra una età molto avanzata dell’ammasso, intorno ai 13 miliardi di anni. FIGURA 27: DIAGRAMMA HR DI M22 Pagina 22 Charles Messier M28 – Sagittario Scopeto nel 1764 da Messier nella costellazione del Sagittario, M28 è stato definito come “Nebulosa che non contiene stelle. Rotonda, vista con difficoltà in un telescopio di 3 piedi e mezzo” . Anche stavolta, quindi, fu William Herschel a risolvere le stelle dell’ammasso denotandone la vera natura. Si tratta di un ammasso globulare distante circa 15.000 anni luce e visibile già con uno strumento di 6 centimetri di diametro. Tuttavia, proprio le dimensioni ridotte (circa 15' che alla sua distanza corrispondono a circa 90 anni luce) fanno sì che il nucleo non possa essere risolto in stelle con strumenti inferiori ai 20 centimetri di apertura, anche perché si tratta di un ammasso di classe IV e quindi abbastanza concentrato nel suo nucleo. FIGURA 28:M28 NEL SAGGITARIO Contiene almeno centomila stelle. Per individuarlo, conviene partire da M22, rispetto al quale si trova a 3° in direzione Sud Ovest. Dopo M4, è stato il secondo ammasso nel quale è stata notata una pulsar superveloce. Pagina 23 Charles Messier M30 – Capricorno M30 è un ammasso globulare presente nella costellazione del Capricorno, scoperto da Messier nel 1764 che lo descrisse come una “Nebulosa scoperta vicino a 41 Capricorni. Vista con difficoltà nel telescopio da 3 piedi e mezzo. Rotonda, non contiene stelle”. Ancora una volta fu William Herschel a scoprirne la natura scindendolo in stelle. Si trova nella parte orientale della costellazione, 6,5° a Sud di Gamma Cap. Altro modo per trovarlo è partire da zeta Capricorni: 1° ad est c'è la stella 41 Capricorni e l'ammasso si trova nel suo stesso campo binoculare. FIGURA 29: M30 NEL CAPRICORNO Il nucleo è di circa 2', con un alone di circa 5' di estensione. Si trova a circa 26.000 anni luce di distanza per una dimensione reale di circa 45 anni luce. Relativamente concentrato verso il nucleo, di classe V. Su 480 stelle esaminate, soltanto 12 sono risultate variabili. Richiede uno strumento di almeno 200 millimetri per risolvere l'alone e di almeno 300 per risolvere il nucleo. La stella più brillante ha magnitudine 8 e dista 5' dal centro dell'ammasso. Pagina 24 Charles Messier M53 – Chioma di Berenice Scoperto nel 1775 da J.E.Bode e poi riscoperto da Messier, che lo catalogò come “una nebulosa dalla forma tondeggiante e priva di stelle”, M 53 fu 'risolto' in stelle soltanto da Herschel con gli strumenti a sua disposizione. Ammasso globulare tra i più lontani, posto a circa 60.000 anni luce dal nostro sistema solare, ci appare con un diametro di 14' che corrisponde ad un diametro di circa 150 anni luce. FIGURA 30: M53 IN CHIOMA DI BERENICE L'ammasso si sta avvicinando a noi alla velocità di circa 112 Km/s. Per trovarlo occorre guardare nella costellazione della Chioma di Berenice, in prossimità della stella alfa. Le stelle, come è tipico per gli ammassi globulari, sono povere di metalli e contano un numero elevato di variabili di tipo RR Lyrae, 47 in tutto. Oggi contiamo almeno 200.000 stelle all'interno di M53. Un binocolo riesce a percepirlo mentre un telescopio riesce a risolvere le stelle più esterne fino al brillante nucleo, talmente accorpato da non poter essere scisso in stelle. Di classe V, il suo diagramma HR svela una età intorno ai 10-11 miliardi di anni. FIGURA 31: DIAGRAMMA HR DI M53 Pagina 25 Charles Messier M54 – Sagittario Scoperto da Messier nel 1788, che lo descrive come una “Nebulosa molto brillante, scoperta nel Sagittario... È brillante nel centro e non contiene stelle, vista con un telescopio acromatico da 3.5 piedi ”, M54 è l’ennesimo globulare risolto in stelle da William Herschel. Ha un diametro apparente di circa 6' e contiene molte variabili di tipo RR Lyrae, ma la sua particolarità è un’altra. Fino al 1994 gli si assegnava una distanza di 50.000 anni luce ma nuove stime lo portano FIGURA 32: M54 NEL SAGITTARIO a circa 85.000 anni luce, fuori dalla nostra galassia e posto quindi nella galassia nana del Sagittario, nostra satellite. A questa distanza, l’ammasso è davvero brillante come 360.000 Soli, luminosissimo e secondo solo a Omega Centauri. Visibile in telescopi da 6 centimetri di apertura, ma non completamente risolvibile senza strumenti di almeno 40 centimetri. Si tratta così del primo ammasso globulare extragalattico osservato. Molto denso, appartiene alla classe III. Pagina 26 Charles Messier M55 – Sagittario M55 è un grande ammasso globulare nella costellazione del Sagittario, scoperto da Lacaille nel 1752 dal suo osservatorio in Sud Africa e riscoperto da Messier nel 1788 che lo descrive come “una nebulosa simile ad una macchia biancastra...non sembra contenere stelle”. Fu di nuovo William Herschel a risolverlo in stelle per la prima volta. FIGURA 33: M55 IN SAGITTARIO Facilmente osservabile con un binocolo, è completamente risolvibile in stelle utilizzando un telescopio di 20 centimetri di diametro. Si trova a circa 17.000 anni luce di distanza e la sua dimensione apparente di 19 primi d’arco lo portano ad un diametro di circa 50 anni luce. Pagina 27 Charles Messier M56 – Lira Distante quasi 32mila anni luce dal nostro Sistema Solare, M56 è un ammasso globulare presente nella costellazione della Lyra, scoperto nel 1779 da Messier che lo descrisse al solito come una nebulosa priva di stelle, lasciando a William Herschel il compito di scoprirne la vera natura. Non ha un nucleo brillante come tanti altri ammassi globulari, risultando di classe X e quindi molto disperso, ma è chiaramente visibile in uno strumento da 10 centimetri FIGURA 34: M56 NELLA LIRA mentre si riesce a risolvere il stelle a partire da aperture di 25 centimetri. Dista da noi circa 33.000 anni luce e la sua dimensione apparente di circa 9 primi d’arco corrisponde ad un diametro di circa 85 anni luce. Pagina 28 Charles Messier M62 – Ofiuco M 62 è un ammasso globulare scoperto da Messier nel 1771 nella costellazione di Ofiuco, anche se per la posizione precisa occorse attendere fino al 1779. Soltanto nel 1833, tuttavia, John Herschel lo risolse in stelle di magnitudine 15. FIGURA 35: M62 Ha una forma abbastanza irregolare: il nucleo sembra chiaramente decentrato rispetto al resto dell'ammasso, fornendo le sembianze di una specie di cometa. La deformazione dovrebbe essere causata dalle forze mareali esercitate dal centro della Galassia. La risoluzione in stelle necessita di almeno 30 centimetri di apertura per lo strumento utilizzato. Il suo diametro è di circa 100 anni luce ed è posto proprio al confine con la costellazione dello Scorpione, 3° a Sud di M19. Distante circa 22.500 anni luce, è di classe IV quindi appare abbastanza concentrato verso il suo nucleo. Al suo interno si contano molte variabili RRLyrae e qualche sorgente X. Pagina 29 Charles Messier M68 – Idra Femmina M68 è un ammasso globulare scoperto da Mechain nel 1780 insieme a Charles Messier, che lo descrisse come una “nebulosa senza stelle sopra il Corvo e l’Idra; è estremamente debole, molto difficile da osservare col telescopio; vicino ad essa, una stella di sesta grandezza”. FIGURA 36: M68 NELL'IDRA FEMMINA M68 appare in un binocolo come una piccola chiazza di luce mentre uno strumenti di 15 centimetri di apertura riesce già a risolvere l'alone esterno. Ai tempi della scoperta occorse attendere ancora una volta William Herschel per la risoluzione in stelle dell’ammasso. Possiede una popolazione stellare di almeno 100.000 membri, sparsi in 140 anni luce di diametro, dei quali almeno 42 sono stelle variabili. Si trova ad una distanza di circa 33.000 anni luce da noi, in una posizione di cielo abbastanza isolata. E' infatti rintracciabile tra Hydra e la testa del Corvo, in una zona di cielo molto spenta. Pagina 30 Charles Messier M69 – Sagittario Brillante come 84000 Soli, M69 è un ammasso globulare scoperto da Lacaille nel Sagittario nel 1752 durante le sue osservazioni dal Sud Africa. Messier lo cercò nel 1764 senza trovarlo, cosa che invece avvenne nel 1780 e che portò alla descrizione di M68 come “Una nebulosa senza stelle nel Sagittario...Vicino ad essa vi è una stella di 9a magnitudine; la sua luce è molto debole; può essere vista solo in un FIGURA 37: M69 NEL SAGITTARIO buon cielo, e la minima illuminazione del micrometro la nasconde...La posizione è determinata da e Sagittarii. Questa nebulosa è stata osservata da M. de Lacaille e riportata nel suo Catalogo..” Si tratta di uno dei più piccoli globulari nel catalogo di Messier, con un nucleo centrale omogeneo e denso (l’ammasso è di classe V) ed uno strato esterno irregolare. Con una dimensione di circa 84 anni luce, l’ammasso dista da noi circa 30.000 anni luce. In termini di metallicità si tratta di uno degli ammassi più ricchi, anche se siamo ancora molto lontani dalle abbondanze evidenziate dalle stelle di Popolazione I. Pagina 31 Charles Messier M70 – Sagittario Distante 30.000 anni luce circa e brillante come 47.000 Soli, M70 è un ammasso globulare nella costellazione del Sagittario scoperto da Messier nel 1780 ed inserito nel suo catalogo. In realtà anche stavolta Messier lo descrisse come “una nebulosa senza stelle, vicina alla precedente [M69] e sullo stesso parallelo. Vicino ad essa si trova una stella di 9a magnitudine e quattro piccole stelle telescopiche...diametro 2'” mentre il compito di scindere le stelle che lo compongono e di inquadrarlo tra gli ammassi globulari spettò di nuovo a William Herschel. In effetti, per risolverlo in stelle negli strati più esterni occorre uno strumento di almeno 20 centimetri di diametro. FIGURA 38: M70 NEL SAGITTARIO Alla sua distanza, i circa 8 primi d’arco di estensione visuale corrispondono a circa 65 anni luce. La sua forma è un po’ deformata dagli effetti mareali del centro galattico, mentre il suo nucleo è molto denso, risultando di classe V. Pagina 32 Charles Messier M71 – Freccia M71 è un ammasso globulare nella costellazione della Freccia. La prima osservazione è del 1746, ad opera di de Cheseaux, dopodiché fu visto di nuovo nel 1775 da Koelher a nel 1780 da Mechain. Messier lo introdusse nel catalogo nel 1780 ma fu soltanto William Herschel a risolverlo in stelle per la prima volta. Le sue stelle sono abbastanza stranamente arricchite di metalli per un ammasso globulare e non sono presenti variabili del tipo RR Lyrae, che sono classiche variabili da ammasso. Proprio per questo per lungo tempo si è discusso sulla effettiva natura di questo ammasso: un ammasso aperto particolarmente ricco oppure un ammasso globulare un po' atipico? FIGURA 39: M71 NELLA FRECCIA Attualmente M71 è visto come un giovane ammasso globulare, le cui componenti possono essere risolte con uno strumento di 20 centimetri di apertura. Molto diluito, appartenente alla classe XI. Pagina 33 Charles Messier M72 – Acquario M 72 è un ammasso globulare scoperto da Mechain e Messier nel 1780 in direzione della costellazione dell'Acquario, anche se nessuno dei due capì che non si trattava di una nebulosa ma di un ammasso globulare. Il primo a rendersene conto fu come al solito William Herschel. Possiede un largo nucleo abbastanza brillante, ed è difficile risolvere le stelle che lo compongono dal momento che risulta molto distante. L'ammasso è in avvicinamento alla velocità di circa 225 km/s ed è considerato tra gli ammassi più giovani, ricco di giganti blu e variabili del tipo RR Lyrae. Dista da noi circa 53.000 anni luce e la sua dimensione di circa 6 primim d’arco corrisponde ad un diametro di circa 180 anni luce. FIGURA 40: M72 NELL'ACQUARIO Si trova ad occidente nella costellazione dell'Acquario, 3° ad Ovest rispetto alla Nebulosa Saturno. Pagina 34 Charles Messier M75 – Sagittario Distante 60 mila anni luce e brillante come 110000 Soli, M75 è un ammasso globulare nel Sagittario molto denso e compatto, scoperto da Mechain nel 1784 ed inserito nel Catalogo di Messier nel 1780 sebbene fosse stato descritto come “nebulosa senza stelle”. FIGURA 41: M75 NEL SAGITTARIO Fu di nuovo William Herschel a risolverlo in stelle per la prima volta, ed in effetti è completamente risolvibile in stelle soltanto con strumenti superiori a 30 centimetri di apertura, mentre un 20 centimetri può risolvere soltanto gli strati più esterni. Posto a circa 67.000 anni luce dalla Terra, ha una dimensione reale di circa 65 anni luce ed è di Classe I, quindi si tratta di un ammasso notevolmente concentrato verso il nucleo. Pagina 35 Charles Messier M79 – Lepre M 79 è un oggetto ammasso globulare presente nella costellazione della Lepre, scoperto da Mechain nel 1780 e pochi mesi dopo inserito da Messier nel suo catalogo. I due astronomi tuttavia non riuscirono a capirne la natura, descrivendolo come una nebulosa senza stelle. La natura la capì William Herschel, che ne distinse le stelle. FIGURA 42: M79 NELLA LEPRE E' caratterizzato da un nucleo molto concentrato che, unitamente alla distanza, lo rende molto difficile da risolvere. Solitamente gli ammassi globulari sono posti verso il centro della Galassia, ed invece questo è posto nell'altra direzione: dista dalla Terra 40.000 anni luce e dal centro galattico ben 60.000 anni luce. Il motivo potrebbe risiedere nel fatto che l’ammasso si è formato nella galassia nana del Cane Maggiore, alla quale è stata strappata dalla Via Lattea. Di forma un po' allungata a formare una ellisse, si estende in linea per 100 anni luce. Un piccolo telescopio riesce ad identificarlo come una macchia sfocata, mentre si trova al limite della osservabilità al binocolo. Dovrebbe contenere qualcosa come un milione di stelle. Pagina 36 Charles Messier M80 – Scorpione M80 è un ammasso globulare di classe II posto nella zone settentrionale della costellazione dello Scorpione, scoperto da Charles Messier nel 1781. L'astronomo lo descrisse come una nebulosa senza stelle, simile ad una cometa. Fu invece William Herschel a stabilire la natura di ammasso stellare, riuscendo a risolverlo parzialmente. FIGURA 43: M80 NELLO SCORPIONE Per trovare M80 basta porsi a metà della linea immaginaria che congiunge le stelle Antares e Graffias: già un buon binocolo riesce ad individuare l'oggetto come una formazione sfocata, di forma circolare. Un telescopio da 120 millimetri di diametro lo mostra come una macchia del diametro inferiore ai 10 primi d'arco. E' un ammasso molto denso, che richiede almeno 15 centimetri di apertura per risolvere la parte più esterna e 30 centimetri per risolvere il nucleo. Anche se non si erge di molto sull'orizzonte, essendo un oggetto dell'emisfero australe, M80 può essere osservato con profitto alle nostre latitudini. Il periodo migliore è quello estivo, soprattutto tra fine maggio e metà giugno. Il diametro angolare è di 9 minuti d'arco, corrispondente - data la distanza di circa 32.600 anni luce - a circa 95 anni luce. Ricorda molto una cometa, ma contiene in realtà centinaia di migliaia di stelle, risultando tra gli ammassi globulari più densi della Via Lattea. L'ammasso contiene svariate stelle vagabonde blu (blue straggler), che sembrano essere più giovani dell'ammasso stesso. Si ritiene che possa trattarsi di stelle che hanno perso il loro strato esterno a causa di interazione gravitazionale tra i membri dell'ammasso o di collisioni. Alcune immagini di Hubble hanno mostrato molte di queste stelle, il che induce a pensare che, data la grande densità dell'ammasso, possano essersi verificate molte collisioni al suo interno. Il suo aspetto è stato sconvolto per alcuni giorni nel 1860, il giorno 21 maggio, a causa dell'esplosione della supernova T Scorpii che per qualche giorno venne ad avere una magnitudine assoluta superiore a quella di tutto l'ammasso. La magnitudine assoluta raggiunta fu -8,5 mentre quella apparente fu di 7. Pagina 37 Charles Messier M92 – Ercole Scoperto da Bode nel 1777, M 92 è un ammasso globulare nella costellazione di Ercole, molto brillante. Meno brillante di M13 ma più concentrato. Messier lo introdusse nel suo catalogo nel 1781 ma soltanto nel 1783 William Herschel ne capì la natura risolvendone le stelle. Chiaramente visibile in un binocolo, è al limite della visibilità ad occhio nudo. Già un telescopio di 10 centimetri riesce a fornire una visione FIGURA 44: M92 IN ERCOLE davvero spettacolare, riuscendo a risolvere centinaia di stelle. Rispetto ad M13 si trova spostato a Nord Est di circa 9°, in una zona abbastanza buia. Il suo diametro effettivo dovrebbe essere di 85 anni luce, con una massa totale di circa 330.000 masse solari. Al suo interno ci sono 16 variabili, 14 delle quali di tipo RR Lyrae. Contiene circa mezzo milione di stelle ed occupa una zona di cielo pari ad un terzo della Luna Piena (11'). Alla distanza di 26.000 anni luce, il suo diametro reale dovrebbe aggirarsi intorno a 85 anni luce. Il diagramma HR mostra una propensione alle giganti già da magnitudini molto basse il che, unitamente alla quasi assenza di metalli negli spettri stellari, porta ad una stima di età davvero notevole, intorno ai 13 miliardi di anni. Pagina 38 Charles Messier M107 – Ofiuco M107 è un ammasso globulare presente nella costellazione di Ofiuco, scoperto da Pierre Mechain nel 1782 e riscoperto da Herschel nel 1793. Solo nel 1947 tuttavia fu introdotto nel catalogo di Messier da Helen Sawyer Hogg. Si tratta di un ammasso molto distante, più di 20.000 anni luce, piccolo e formato da quattro campi stellari. Per risolvere il nucleo in stelle occorre una apertura di almeno 30 centimetri. La curiosità è che i campi stellari sembrano delimitati da nubi oscure, cosa del FIGURA 45: M107 IN OFIUCO tutto insolita per gli ammassi globulari. Il diametro apparente è di circa 3 minuti d'arco, al massimo 6, che alla sua distanza corrisponde ad un diametro di circa 60 anni luce. L'ammasso è in avvicinamento alla velocità radiale di 147 km/s. E' un ammasso poco concentrato, risultando di classe X nella scala di Shapley-Sawyer che va da I a XII. Il nucleo dell'ammasso, qualunque sia lo strumenti adottato, sarà sempre percepito come una macchietta unica. Pagina 39 Charles Messier Relatori lezioni online: Stefano Capretti Antonio De Pieri (stefano_staff) (antonio_staff) Grafica: Daniela Gozzi (dany_staff) Realizzazione dispense: Stefano Capretti Daniela Gozzi Antonio de Pieri Testi lezioni: Stefano Capretti Pagina 40