fondatore Ludovico Corrao XXXV e direz dizion ion e Claud e artistic a io Co llovà dal 1 6 al 6 a luglio gost o 201 Bagli 6 o Gibe Di Stefa no llina fondatore Ludovico Corrao presidente Calogero Pumilia presidente comitato scientifico Francesca Corrao vice presidente Giulio Ippolito direttore artistico Claudio Collovà direttore arti visive Achille Bonito Oliva direttore Museo Trame Mediterranee Enzo Fiammetta consigliere collaboratore Rosario Di Maria servizi didattici biblioteca Empedocle Elena Andolfi amministrazione Giuseppe Pace cordinamento tecnico Tonino D’Aloisio visual designer Ninni Scovazzo assistente direzione artistica Giulia D’Oro ufficio stampa Paola Nicita assistenza tecnica Salvatore Zummo Santino Formoso Enzo Falco Peter Stein – Orestea, 1995 T rentacinque stagioni teatrali a Gibellina raccontano una lunga tradizione di autori, registi ed attori, che si sono succeduti in questo luogo dell’anima, riproponendo grandi suggestioni condivise da un pubblico che, anno dopo anno, rinnova il suo rapporto con le Orestiadi. Il teatro è un arte dal sapore antico, sempre in grado di fare vibrare le corde dell’emozione, trovando la frequenza giusta per farle entrare in risonanza. Il teatro può essere contemporaneamente pittura, scultura, musica, capace di stupire e coinvolgere. Le sue voci, i suoi silenzi, le luci, la presenza viva degli attori, rapiscono lo spettatore, lo spiazzano, quasi lo costringono a partecipare alla costruzione del testo, comunque, a farlo suo per il tempo nel quale un gesto, un’intenzione nella voce, un silenzio coinvolgono lasciando, emozione e ricordo nello spettatore. Così Il pubblico sa di appartenere, per una sera, ad un evento unico del quale finisce per essere complice. Unico quell’evento che mette in scena un’illusione resa vera perché sono vere le emozioni che vivono sul palco. Unico perché è collocato qui a Gibellina, che rinnova ogni anno la sua magia, ripropone la sua storia, la sua utopia. Con la 35° edizione del festival si cimenta ancora Claudio Collovà con la sua straordinaria professionalità e con una estetica che salda la contemporaneità al sapore antico del teatro con un progetto di grande valore e richiamo. La Fondazione Orestiadi con il teatro, insieme alle arti visive, alla poesia e al suo Museo delle Trame, conferma il ruolo di un’istituzione che prosegue nella realizzazione del sogno di Ludovico Corrao e affronta le difficoltà intensificando le iniziative e le manifestazioni a Gibellina, a Palermo e in altri luoghi della Sicilia e dell’Italia per affermare il valore permanente della cultura, la sua capacità di riscatto e redenzione. Calogero Pumilia presidente Fondazione Orestiadi Robert Wilson – TSE, 1993 TSE Bob Wilson 1993 Thierry Salmon – Le Troiane, 1988 L a XXXV edizione del festival delle Orestiadi si apre il 16 luglio 2016 e si conclude il 6 agosto. Tre settimane dedicate al teatro, alla danza e al cinema con uno sguardo particolarmente attento al teatro di ricerca sul linguaggio e la scrittura, in molti casi proveniente dal sud, e sulla danza contemporanea. I Maestri artisti ospiti sono accomunati dal loro percorso di autori non occasionali, concentrati su una espressività non affrettata, dedicata alla poesia, alla surrealtà, al sogno, alla visione con durezza o levità. Essi sono maestri in molti casi, importanti e indiscussi riferimenti di molte compagnie e artisti della generazione successiva. Mi riferisco a Toni Servillo, per la prima volta nostro ospite, con Toni Servillo legge Napoli che propone un viaggio nelle parole di Napoli, restituendo alla città la sua identità più profonda attraverso le parole dei poeti più importanti. Francesco Saponara e Tony Laudadio presentano Šostakovic Il folle santo, nella scrittura di Antonio Iannelli, uno studio teatrale ispirato alla vita e all’opera del compositore russo Dimitrij Šostakovic un melologo in cui si fondono vita privata, musica e riflessioni sul rapporto cruciale tra artista e potere. E naturalmente mi riferisco a Enzo Moscato, anche lui per la prima volta alle Orestiadi e presente con i due spettacoli Compleanno e Toledo Suite, un focus su Napoli e la sua parola poetica e teatrale, una ricerca bellissima ed estrema sul linguaggio, musicale e cantato. Maestri come Spiro Scimone e Francesco Sframeli che ci presentano il loro ultimo lavoro e uno dei primi, Amore e Bar. Il loro è un felice ritorno, qui hanno creato nel passato e hanno portato i loro spettacoli in molte edizioni. Da sempre amici del festival e molto legati al senatore Ludovico Corrao che ne aveva grande stima. Più rappresentati all’estero che in Sicilia siamo orgogliosi della loro presenza ancora una volta da noi. E siamo felici di presentare per la prima volta anche il lavoro di Roberto Latini con la Compagnia Fortebraccio, artista che nella riappropriazione dei classici e nella ricerca di una scrittura scenica originale e personale ha trovato il suo percorso più vivo e profondo. Lo abbiamo voluto presentare con due spettacoli, I giganti della montagna, l’ultimo dei capolavori pirandelliani, incompleto per la morte dell’autore, un testo che Latini destina ad altro possibile, e in prima nazionale Amleto Die FortinbrasMaschine, la riscrittura di una riscrittura dall’Hamletmaschine di Heiner Müller che componeva un testo liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare, una riflessione politica della Germania divisa tra le più importanti del ‘900. Latini appartiene alla seconda generazione come la Compagnia Frosini Timpano, che torna al festival dopo il successo nella passata edizione con Aldo Morto, con il nuovo lavoro Acqua di colonia, presentato come anteprima, una riflessione con il linguaggio ironico dei due artisti romani sul colonialismo italiano, una ricerca sull’immaginario comune dell’Impero e una constatazione sui profughi di oggi. Per la prima volta alle Orestiadi una produzione del Teatro Libero di Palermo con la regia di Beno Mazzone, La tigre blu dell’Eufrate di Laurent Gaudé, scrittore e drammaturgo francese, noto in Francia e tradotto in Europa, con un testo del 2002 in cui con l’interpretazione di Luca Iervolino la figura eroica di Alessandro Magno si racconta manipolando la storia e dimostrando che facilmente si può trasformare un vincitore in vinto. Con Italia Numbers, scritto da Stefano Massini e Paolo Cognetti e ideato e interpretato da Isabella Ragonese, lo spettacolo e l’artista sono ospiti per la prima volta alle Orestiadi dopo una felice tournè in Italia. La musica, i testi e il canto di Cristina Donà sono una parte importante di questo spettacolo e raccontano frammenti, tracce di storie italiane, di chi subisce ed è vittima ignota e dimenticata subito, ridotta a mero fatto di cronaca. Dopo il graduale passaggio dal teatro contemporaneo alla musica, siamo felici di presentare due spettacoli di danza contemporanea, con due compagnie tra le più importanti del panorama italiano. Dewey Dell di Cesena, compagnia fondata da Teodora, Demetrio, Agata Castellucci ed Eugenio Resta, i cui lavori sono stati presentati nei principali festival europei. Per la prima volta al festival, con una coreografia di Teodora Castellucci, Marzo, in collaborazione con il fumettista e artista visivo Yuichi Yokoyama e il direttore teatrale Kuro Tanino. E ancora danza con la Compagnia Enzo Cosimi di Roma, per la prima volta alle Orestiadi, coreografo regista tra i più autorevoli della coreografia contemporanea italiana con più di una trentina di produzioni presentate nei maggiori teatri e festival italiani e portati in tourné in tutto il mondo. Il festival apre anche una possibilità di confronto tra giovani artisti al loro primo o secondo lavoro, con Esodo di Valentino Mannias, La Buona Novella dall’opera di Fabrizio De Andrè della Associazione Teatro Libero e Le muse orfane di Ensemble 3.0. Il percorso multidisciplinare delle Orestiadi si estende ai linguaggi del documentario d’autore con una rassegna dei più interessanti documentari degli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia sede Sicilia, e della fotografia negli incontri a cura del Festival Gibellina PhotoRoad con alcuni dei fotografi in mostra al Baglio Di Stefano nello stesso periodo delle Orestiadi. Intorno alla programmazione del festival abbiamo creato dei momenti di approfondimento e condivisione sul teatro dedicati al pubblico di ogni età, con incontri post-spettacolo con gli artisti e con il progetto Incontrarsi e Rivedersi a cura di Miriam La Rocca, un percorso laboratoriale di preparazione alla visione di alcuni spettacoli. Per gli studenti universitari nasce invece la prima edizione di un laboratorio residenziale sui temi della critica teatrale, Crisi, a cura di Vincenza Di Vita in collaborazione con UniversiTeatrali- Centro Internazionale di Studi sulle Arti Performative dell’Ateneo di Messina l’Università di Messina e con Latitudini – rete Siciliana di drammaturgia contemporanea. Vorremmo che fosse un festival da guardare ma anche a cui guardare con attenzione, per penetrare tutti i mondi poetici autentici da cui lasciarci influenzare anche nella vita. Pensiamo sempre che ci sia bisogno di pace, e noi con ostinazione crediamo che l’arte e la poesia, il teatro, la musica, la danza possano dare pace soprattutto alla nostra anima. Il gioco sarebbe semplice. Lasciare che fioriscano i giardini dei poeti, luoghi come Gibellina e tanti altri dedicati al sogno, senza esitazione, con più forte passione, con decisione, una volta per tutte. La presenza del pubblico al festival ogni anno ci da nuova energia, riusciamo persino a dimenticare per un pò l’irresponsabilità della politica, che sembra dedicata da anni al dare sempre meno e sempre con maggior ritardo. Vi aspettiamo in tanti, sotto le stelle del Baglio Di Stefano a Gibellina. Tra di esse il volto sorridente e benevolo di Ludovico a cui come sempre dedichiamo i nostri sforzi. Claudio Collovà direttore artistico Amos Gitai – Metamorfosi di una melodia 1992 XXXV edizione dal 16 luglio al 6 agosto 2016 Baglio Di Stefano Gibellina sabato 16 luglio, ore 21.15 Toni Servillo legge Napoli con Toni Servillo produzione Teatri Uniti NAPOLI Napoli, città dai mille volti e dalle mille contraddizioni nella quale da sempre convivono vitalità e disperazione, prende vita nella voce di Toni Servillo. Toni Servillo legge Napoli è un viaggio nelle parole di Napoli, da Salvatore Di Giacomo a Ferdinando Russo, da Raffaele Viviani a Eduardo De Filippo e Antonio De Curtis, fino alla voce contemporanea di Enzo Moscato, Mimmo Borrelli, Maurizio De Giovanni e Giuseppe Montesano. Ne emerge una fuga dalle icone più obsolete della napoletanità, ma insieme un bisogno perentorio di non rinunciare ad una identità sedimentata da quattro secoli di letteratura. Lassammo fa’ Dio – Salvatore Di Giacomo, Vincenzo De Pretore – Eduardo de Filippo, A Madonna d’e’ mandarine – Ferdinando Russo, E’ sfogliatelle – Ferdinando Russo, Fravecature – Raffaele Viviani, A sciaveca – Mimmo Borrelli, Litoranea – Enzo Moscato, ‘O vecchio sott’o ponte – Maurizio De Giovanni, Sogno napoletano – Giuseppe Montesano, Napule – Mimmo Borrelli, Primitivamente – Raffaele Viviani, Cose sta lengua sperduta – Michele Sovente, ‘A Livella – Antonio De Curtis (Totò), ‘A casciaforte – Alfonso Mangione domenica 17 luglio, ore 21.15 Šostakovic il folle Santo di Antonio Ianniello, Francesco Saponaro regia Francesco Saponaro con Tony Laudadio Produzione Teatri Uniti NAPOLI Sostakovic Il folle santo è uno studio teatrale ispirato alla vita e all’opera del compositore russo Dmitrij Šostakovic, un melologo in cui si fondono vita privata, musica e riflessioni sul rapporto cruciale tra artista e potere. Un’accalorata confessione, ricostruita a partire da un ampio epistolario e da alcune prestigiose biografie, da cui emerge un complesso mondo interiore venato di malinconica ironia che rimanda ai racconti della letteratura russa. Figura tra le più rappresentative e profetiche del Novecento, Šostakovic subisce la crudeltà di uno stato repressivo che tenta con la ferocia e con l’inganno di espropriare e manipolare la cultura. Infaticabile compositore, schivo, introverso, segretamente tormentato dai fantasmi della persecuzione politica, vive i suoi giorni all’ombra del tiranno. La sua eccellente complessità di compositore regala al futuro l’esempio di una musica toccante e universale che fonde, nonostante tutto, ironia e tragedia, tormento e gioia. mercoledì 20 luglio, ore 21.15 Toledo-suite di e con Enzo Moscato immagine sceniche Mimmo Paladino composizioni originali, elaborazioni musicali Pasquale Scialò costumi Tata Barbalato organizzazione Claudio Affinito produzione Compagnia Enzo Moscato NAPOLI Enzo Moscato, chansonnier, interpreta brani di Brecht, Duras, Viviani, Weill, Taranto, Gill, Reed … per un viaggio musicale, messo a punto da Pasquale Scialò, colto e popolare, raffinatissimo e originale; un recital di forti e suggestive emozioni, grazie anche alle immagini sceniche che lo accompagnano realizzate da Mimmo Paladino. ‘Toledo-Suite’… ovvero ‘Recital’ o ‘Serata-Voce’. Viaggio nel flusso canoro-migratorio dei generi vocali più diversi. Ovvero ancora - ed è forse la cosa più calzante - ‘Enzo Moscato, una sera, e quel suo canto/carezza/pugnale; quell’indefinibile assenza/presenza, sulla scena, affidata alla sua gola. Quel duttile, affascinante gioco, che fa a meno di arredo, di orpelli, di costumi, di finzioni. Che fa a meno di tutto, tranne che della Voce. Forte e fragile pigmento. Forte e fragile epidermide del suo essere ‘così’: antico, moderno, aspro, dolce, smarrito, evocativo, adulto, bambino, terribile e infrangibile Assoluto, che tutto consegna alla forma-canzone, dai trovatori ai coevi cantautori. Per intensamente mandarci dei segnali, forse. Per più, fisicamente e mentalmente, lasciarci una ferita. giovedì 21 luglio, ore 21.15 Compleanno (ante-Compleanno: testimonial Giuseppe Affinito) testo e regia Enzo Moscato scena e costumi Tata Barbalato voce su chitarra Salvio Moscato organizzazione Claudio Affinito produzione Compagnia Enzo Moscato NAPOLI Dedicato alla memoria di Annibale Ruccello, giovane drammaturgo tragicamente scomparso nel 1986, il testo sviluppa il doppio tema incrociato dell’ assenza e del delirio, intesi entrambi come produzioni fantasmatiche fatte di parole, suoni, visioni, gesti, e mirati a colmare il vuoto, l’ inanità dell’ esistenza. O del teatro. Una specie di esercizio quotidiano del dolore, del controllo e di elaborazione della pulsione di morte, senza assumerne, però le condotte autodistruttive, ma sorridendone, talvolta godendone come una festa, un ciclico ricorrere di affinità elettive, di sconvolti, teneri ricordi. Uno spazio alquanto disadorno eppur pomposo. Un tavolo, due sedie, forse tre, non si sa ancora. Sedie poste l’una di fronte all’altra e/o d’accanto. Comunque, nella posa di un intimo, forsennato colloquio. Il tavolo invece sembra essere in attesa di un holiday tra amici o un birthday-meeting tra comari cinguettanti. Sulla tovaglia, in numero contato, rose rosse finte con bottiglia di modesto spumante già stappato e una coppa di metallo ordinariamente opaco. Nei pressi della coppa, ma in un angoletto, sfiorato appena dalla luce, dardeggiano diademi di stagnola, orecchini spaiati, rossetti inaciditi. E poi, da qualche parte, in fantasmatica parata, incedono Ines, Bolero,Spinoza, i sorci, le matte, le gatte Rusinella, i mutanti, i maniaci, gli innesti, le ibride bebées-eprouvette, pirati, priori,scrittori,inquisitori, playbackiste, alligatori, razziatori di pistole, pronte ad essere suonate come sax una volta scartocciate da corbeilles d’intricate narrazioni. Materiale infiammabile, e si vede, proveniente da galassie papiriche-tufacee, rigorosamente made in Naples ovvero Babbilonia venerdì 22 luglio ore 21.15 Esodo di Valentino Mannias con Valentino Mannias e Luca Spanu musica Luca Spanu regia Valentino Mannias produzione Sardegna Teatro con il sostegno della Rete #giovanidee CAGLIARI Lo spettacolo è un tributo al grande giornalista Sergio Atzeni. La storia raccontata è quella di un giovane che parte lontano dalla sua terra, la Sardegna, e più precisamente il Medio Campidano. Giancarlo parte negli anni ‘70 in cerca di fortuna, ma potrebbe lasciare la terra natia in ogni epoca, che sia di crisi o meno non importa: viene da una terra dove si dice sempre che “per i giovani non c’è futuro”, e chiunque consiglia di partire e di non tornare troppo presto. “Bona fortuna e bonu viaggiu fillu miu, e abarra attentu!” Un viaggio attraverso le generazioni, una brillante narrazione in cui un musicista accompagna l’attore in tutte le situazioni che compongono il grande esodo. sabato 23 luglio, ore 21.15 I giganti della montagna di Luigi Pirandello adattamento e regia Roberto Latini con Roberto Latini musiche e suoni Gianluca Misiti luci e direzione tecnica Max Mugnai video Barbara Weigel assistente alla regia Lorenzo Berti collaborazione tecnica Marco Mencacci realizzazione elementi di scena Silvano Santinelli, Luca Baldini organizzazione Nicole Arbelli foto Simone Cecchetti produzione Fortebraccio Teatro in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi Festival Orizzonti. Fondazione Orizzonti d’Arte Emilia Romagna Teatro Fondazione BOLOGNA Terzo dei miti moderni di Pirandello. Dopo il religioso (Lazzaro) e il sociale (La Nuova Colonia), I Giganti della Montagna è il mito dell’arte. Rappresentato postumo nel 1937, è l’ultimo dei capolavori pirandelliani ed è incompleto per la morte dell’autore. La vicenda è quella di una compagnia di attori che giunge nelle sue peregrinazioni in un tempo e luogo indeterminati: al limite, fra la favola e la realtà, alla Villa detta “la Scalogna”. Non aggiungerò parole alla trama, ma voglio dire di altre possibilità che vorrei assecondare. Sono sempre stato molto affascinato per il non finito, non concluso. Ho sempre avuto una grandissima attrazione per i testi cosiddetti incompiuti. Mi sembrano da sempre così giusti rispetto al teatro. L’incompiutezza è per la letteratura, per il teatro è qualcosa di ontologico. Trovo perfetto per Pirandello e per il Novecento che il lascito ultimo di un autore così fondamentale per il contemporaneo sia senza conclusione. Senza definizione. Senza punto e senza il sipario di quando c’è scritto - cala la tela. I Giganti della Montagna è un testo che penso si possa permettere ormai il lusso di destinarsi ad altro possibile. Dopo le bellissime messe in scena che grandissimi registi e attori del nostro Teatro recente e contemporaneo ci hanno già regalato, penso ci sia l’occasione di non resistere ad altre tentazioni. Provarci, almeno. La compagnia di attori che arriva alla villa della Scalogna sembra avere, in qualche forma, un appuntamento col proprio doppio. Cotrone e Ilse stanno uno all’altra come scienza e coscienza, gli stessi Giganti, mai visti o vedibili, sono così nei pressi di ognuno da poter immaginare come proiezioni di sé. Voglio immaginare tutta l’immaginazione che posso per muovere dalle parole di Pirandello verso un limite che non conosco. Portarle “al di fuori di tempo e spazio”, come indicato nella prima didascalia, toglierle ai personaggi e alle loro sfumature, ai caratteri, ai meccanismi dialogici, sperando possano portarmi ad altro, altro che non so, altro, oltre tutto quello che può sembrare. Se i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, per andare appena oltre, per provarci almeno, devo muovere proprio da quelli. Roberto Latini domenica 24 luglio, ore 21.15 Amleto + DIE FORTINBRASMASCHINE prima nazionale di e con Roberto Latini musiche e suoni Gianluca Misiti scena Luca Baldini luci e tecnica Max Mugnai drammaturgia Roberto Latini e Barbara Weigel regia Roberto Latini produzione Fortebraccio Teatro BOLOGNA AMLETO+DIE FORTINBRASMASCHINE è la riscrittura di una riscrittura. Alla fine degli anni ‘70 Heiner Müller componeva un testo che era liberamente ispirato all’Amleto di Shakespeare. Oggi, tentiamo una scrittura scenica liberamente ispirata a Die Hamletmachine di Heiner Müller. Lo facciamo tornando a Shakespeare, ad Amleto, con gli occhi di Fortebraccio, con l’architettura di Müller, su un palcoscenico sospeso tra l’essere e il sembrare. Intitoliamo a Fortebraccio il nostro sguardo sul contemporaneo, la caccia all’inquietudine nel fondo profondo del nostro centro, per riscriverci, in un momento fondamentale del nostro percorso. Ci siamo permessi il lusso del confine e abbiamo prodotto da quel centro una deriva alla quale riferirci nel tempo, o che probabilmente è il frutto maturo di un tempo che già da tempo è il nostro spazio. Di Heiner Müller conserviamo la struttura, la divisione per capitoli o ambienti e componiamo un meccanismo, un dispositivo scenico, una giostrina su cui far salire tragedia e commedia insieme. Die Hamletmaschine è modello e ispirazione: Album di Famiglia; L’Europa delle donne; Scherzo; Pest e Buda Battaglia per la Groenlandia; Nell’attesa selvaggia, Dentro la orribile armatura, Millenni. Ci accostiamo alla potenza della sua intenzione trattandolo come un classico del nostro tempo. L’Amleto è una tragedia di orfani, protagonisti e antagonisti di un tempo in cui i padri vengono a mancare. Questo ha a che fare con la nostra generazione, anche pasolinianamente, con la distanza che misura condizione e divenire, con il vuoto e la sua stessa sensazione, fino a Fortebraccio, figlio, straniero, estraneo e sopravvissuto. r.l. martedì 26 luglio 2016 ore 21.15 La tigre blu dell’Eufrate di Laurent Gaudé traduzione Simona Polvani spazio e regia Beno Mazzone con Luca Iervolino video Pietro Vaglica musiche Antonio Guida costumi Teatro Libero luci Gabriele Circo Produzione Teatro Libero PALERMO La tigre blu dell’Eufrate, animale dal manto di pietre preziose, è un miraggio da inseguire, la ragione di vita, il senso del mai compiuto. Laurent Gaudé costruisce così una parabola in cui gli elementi storici attraverso il racconto si trasfigurano in mito. Alessandro Magno, accompagnato idealmente dalle sue trecentosessantacinque spose, si racconta sulla soglia della vita. E’ stato un visionario incallito e vigliacco, a cui una tigre blu ha inutilmente indicato la retta via da seguire per guadare l’Eufrate. Dissuaso nell’impresa dai soldati, che alla vittoria preferiscono la famiglia, il condottiero a fine carriera, forse un eroe forse un vecchio nevrotico, sul palco si lamenta copiosamente di aver diffidato della tigre che gli era gentilmente apparsa. Come a dire che non è sempre Damasco; e che, manipolando a ritroso, chi ha scritto la storia da vincitore può diventare vinto. Una produzione che ha avuto origine dalla mise-en-espace realizzata in occasione della prima edizione, nel 2007, del progetto Face à Face, promosso dall’Institut Français Italia, con il coinvolgimento dell’attore francese André Marcon e di Gabriele Calindri. mercoledì 27 luglio, ore 21.15 Italia numbers testi di Stefano Massini e Paolo Cognetti con Isabella Ragonese e Cristina Donà ideazione di Isabella Ragonese canzoni e musiche a cura di Cristina Donà Sound engineer Stefano Mariani produzione Cronopios BOLOGNA Italia Numbers è un viaggio in Italia con la radio accesa, raccontata attraverso le parole tratte dal testo teatrale di Stefano Massini L’Italia s’è desta, e dal Manuale per ragazze di successo di Paolo Cognetti, scandito dalla voce incantatrice di Isabella Ragonese e dalla musica di Cristina Donà. Partendo da un elenco di dati tecnici, freddi e disturbanti, che disegnano il nostro “rapporto Italia”, si vanno a raccontare le vittime ignote che si aggiungono al pallottoliere della cronaca usa e getta. Le loro storie come scatti fotografici in giro per il Bel Paese, cartoline fatte di carne, parole e suoni per non dimenticare. Frammenti, tracce di storie italiane, di italiane, che parlano di una violenza in crescita allarmante. Labbra blu: quelle di chi subisce, di chi ha una “ferita in fondo al cuore” (come canta Cristina Donà interpretando un brano dei Diaframma), di chi ha la testa sott’acqua ma non vuole affogare. Storie di italiane in apnea, schiacciate da troppo poco amore. Dal profondo degli abissi dell’anima, in un mare rosso sangue emergono volti di donne che non mollano, che trattengono il respiro perché sanno che saliranno in superficie. Per tornare a respirare. venerdì 29 luglio, ore 21.15 Marzo concept Dewey Dell Agata, Demetrio, Teodora Castellucci, Eugenio Resta assistenza alla regia Kuro Tanino disegno dei costumi Yuichi Yokoyama con Agata Castellucci, Teodora Castellucci, Eugenio Resta, Enrico Ticconi coreografia Teodora Castellucci musiche originali Black Fanfare / Demetrio Castellucci luci e scena Eugenio Resta voci Minako Matsuishi, Kuro Tanino realizzazione dei costumi Fly-Inflate, Giovanna Amoroso e Istvan Zimmermann/Plastikart, Atelier Pietro Longhi realizzazione della scena:Fly-Inflate, Vito Matera produzione Dewey Dell 2013 CESENA Sin dai tempi antichi Marzo è sempre stato considerato il mese della guerra; l’Inverno svanisce e lo sbocciare della Primavera segna il momento di tornare a combattere. In un cratere enorme causato dall’impatto di un meteorite milioni di anni fa, in un pianeta lontano dal nostro, abitano alcune persone. Come microbi colti dall’occhio di un microscopio o come pianeti colti dall’iride di un telescopio, noi osserviamo questi corpi vivere un dramma che sembra contenere tutta l’offesa che il luogo ha subito millenni di anni prima. Lo spazio universale che ci separa da loro è talmente ampio che si attorciglia su sé stesso e diventa tempo; non possiamo infatti definire un’era geologica, o capire la fase evolutiva presente, se anche loro guardassero verso di noi, di certo vedrebbero solo dinosauri e una Terra che non c’è più. Osserviamo qualcosa che è destinato a viaggiare nello spazio cosmico per sempre e soli, come Galileo si sentì vedendo e scoprendo per la prima volta i corpi dei pianeti, ci trasformiamo in spettatori depositari di una storia, un dramma che sembra nascere dalla forza violenta di Marzo che investe ogni cosa con la sua acre ambiguità. sabato 30 luglio, ore 21.15 Sopra di me il diluvio Regia, coreografia, scene, costumi Enzo Cosimi Collaborazione alla coreografia Paola Lattanzi Interprete Paola Lattanzi Video Stefano Galanti Musiche Chris Watson, Petro Loa, Jon Wheeler Fruste sciamaniche Cristian Dorigatti Disegno luci Gianni Staropoli Organizzazione Flavia Passigli, Maria Paola Zedda Produzione Compagnia Enzo Cosimi e MIBACT in collaborazione con Biennale di Venezia ROMA Dopo la creazione Welcome to my world dedicato all’idea della fine del mondo, del verificarsi di una nuova Apocalisse, prendo nuovamente ispirazione dal rapporto doloroso dell’Uomo con la Natura nella società contemporanea. Ripensare l’opera come un luogo di magia e di perdita di certezze. Dare spazio ad un’arte della coreografia che contenga una componente tecnica rigorosa, sperimentale, attraverso la quale indirizzare una riflessione sul mondo in cui viviamo in rapporto alla Natura e a percepirlo in termini sensoriali. Esaurito il paradigma della postmodernità, si ipotizza l’apparire di un Nuovo Uomo che si affaccia ad un paesaggio arcaico, tribale di cui il continente africano rappresenta l’emblema. Un’Africa urlata, violata che, nonostante i massacri senza fine a cui è sottoposta da sempre, riesce a restituirci una visione di speranza. Anche questo lavoro, come Welcome to my world, focalizzerà una scrittura di danza scarna, ossuta, un campo percettivo vuoto in cui si vive in uno stato irreale, visionario. Partiture di gesti, movimenti, in apparenza semplici ma che riportano alla complessità del lavoro sulla “presenza”, sull’atto performativo, sulla percezione del sistema nervoso a discapito di quello muscolare. Amplificare in scrittura coreografica fenomeni naturali che tendiamo a considerare scontati e renderli visivamente come campi che sconfinano verso una spiritualità laica, una metafisica del corpo, un pellegrinaggio di meditazione. Enzo Cosimi martedì 2 agosto, ore 21.15 La buona novella da Fabrizio De Andrè regia e drammaturgia Giacomo Bonagiuso con Debora Messina, Martina Calandra, Giulia Gucciardo Enza Valentina Di Piazza, Giordana Firenze, Monica Gucciardo, Sofia Sosso, Giuseppe Indelicato, Giuseppe Craparotta, Francesco Pompeano, Alessandro Nocera produzione Associazione Teatro Libero CASTELVETRANO SELINUNTE La Buona Novella è un concept album nel quale Fabrizio De Andrè racconta la storia di Cristo tramite la fonte traversa dei Vangeli Apocrifi. Negli Apocrifi è dato spazio all’infanzia di Maria, alla peripezia di Giuseppe, al ruolo delle donne, delle madri, nella storia della salvezza, alla reazione del popolo di fronte alla Via Crucis, o anche al nome dei due ladroni, Dimaco e Tito, di cui la storiografia ufficiale ha sempre taciuto le generalità. Gli Apocrifi, dunque, descrivono parti della Rivelazione che i Canonici tacciono. Perché De Andrè li mette al centro delle sue canzoni? Perché – inutile ricordarlo – Faber amava parlare degli ultimi, degli spostati, dei marginali. Poter quindi parlare di Cristo, senza mai metterlo in scena, cantando la sua assenza, e indugiare sui comprimari della Novella, è una occasione ghiotta per parlare del figlio dell’uomo, attraverso le vie tortuose del popolo. Abbiamo scelto, allora, di lasciar fare al nostro lavoro l’opera del disincanto: così che De Andrè potesse e entrare in un teatro senza occuparlo tutto solo con il suo nome. Abbiamo deciso di dare corpo e azione a quelle meravigliose parole, per aggiungere il nostro sudore alla Novella del Maestro, lasciando solo precedere l’opera da una mia Disputa pro veritate che - nella violenza della lotta - testimonia appunto dell’elisione della Verità, quand’essa si reputi ultima e definitiva. Giacomo Bonagiuso mercoledì 3 agosto 2016 ore 21.15 Acqua di Colonia anteprima Testo, regia, interpretazione Elvira Frosini e Daniele Timpano Consulenza Igiaba Scego Voce del bambino Unicef Sandro Lombardi aiuto regia e drammaturgia Francesca Blancato Scene e costumi Alessandra Muschella e Daniela De Blasio Disegno luci Omar Scala Progetto Grafico Antonello Santarelli e Valentina Pastorino Uno spettacolo di Frosini Timpano Produzione Romaeuropa Festival, Teatro della Tosse, Accademia degli Artefatti Con il sostegno di Armunia Festival Inequilibrio Si ringrazia C.R.A.F.T. Centro Ricerca Arte Formazione Teatro Noi siamo colonialisti? Lo siamo stati? Che ne sappiamo? E che c’entriamo? E oggi cosa siamo? Il colonialismo italiano. Una storia rimossa e negata, che dura 60 anni, inizia all’indomani del Risorgimento (1882), ma che nell’immaginario comune si riduce ai 5 anni dell’Impero Fascista. Cose sporche sotto il tappetino, tanto erano altri tempi, non eravamo noi, chi se ne importa. È acqua passata, acqua di colonia, cosa c’entra col presente? Eppure ci è rimasta addosso come carta moschicida, in frasi fatte, luoghi comuni, nel nostro stesso sguardo. Vista dall’Italia, l’Africa è tutta uguale, astratta e misteriosa come la immaginavano nell’Ottocento; Somalia, Libia, Eritrea, Etiopia sono nomi, non paesi reali, e comunque “noi” con “loro” non c’entriamo niente; gli africani stessi sono tutti uguali. E i profughi, i migranti che oggi ci troviamo intorno, sull’autobus, per strada, anche loro sono astratti, immagini, corpi, identità la cui esistenza è irreale: non riusciamo a giustificarli nel nostro presente. Come un vecchio incubo che ritorna, incomprensibile, che ci piomba addosso come un macigno. giovedì 4 agosto, ore 21.15 Le muse orfane di Michel Marc Bouchard regia Vito Mancusi, con Marta Bulgherini, Agustina Risotto Interlandi, Marina Savino, Nicolas Zappa Diplomati del corso di recitazione del Centro Sperimentale di Cinematografia Scuola Nazionale di Cinema anno accademico 2012-2014. Prod. Ensemble 3.0 ROMA Il teatro di Bouchard parte da una dimensione realistica per negarla e trasformarla. Lo spettacolo diviene ben presto una sorta di lente di ingrandimento dell’anima, che mostra i più intimi recessi dell’interiorità dei protagonisti, trascinandoli anche in una magistrale scena di teatro nel teatro, in cui i fratelli danno vita a una rappresentazione privata della vita della madre, trasformata in quelle muse orfane che il titolo annuncia. Ma le cose spesso non sono quello che sembrano, i dolori più profondi sono difficili da lavar via e chi vuole ricominciare a vivere, spesso, ha bisogno di dar vita a un teatro estremo in cui si gioca la vita e la morte. Lo straordinario finale del testo ci mostra infine come, con coraggio e determinazione, sia possibile far fiorire sulle ceneri consunte del passato l’albero di una nuova esistenza. venerdì 5 agosto, ore 21.15 Amore di Spiro Scimone regia di Francesco Sframeli scenografia di Lino Fiorito con Spiro Scimone, Francesco Sframeli, Gianluca Cesale e Giulia Weber scena Lino Fiorito disegno luci Beatrice Ficalbi regista assistente Roberto Bonaventura produzione compagnia Scimone Sframeli in collaborazione Théâtre Garonne Toulouse MESSINA Con Amore la Compagnia Scimone Sframeli prosegue il proprio percorso drammaturgico ai bordi dell’umanità, all’interno di non luoghi, dove i personaggi non hanno nome e sono “tutti vecchietti”. In scena due coppie: il vecchietto e la vecchietta, il comandante e il pompiere. Quattro figure che si muovono tra le tombe. La scena è, infatti, un cimitero. Dialoghi quotidiani e surreali, ritmi serrati che intercettano relazioni, attenzioni e richieste fisiche che celano necessità sul limite tra la verità e la tragedia del quotidiano. L’Amore è una condizione estrema e, forse, eterna. sabato 6 agosto, ore 21.15 BAR di Spiro Scimone con Francesco Sframeli Spiro Scimone regia Valerio Binasco scena Titina Maselli regista assistente Leonardo Pischedda foto di scena Andrea Coclite direttore tecnico Santo Pinizzotto amministrazione Giovanni Scimone produzione Compagnia Scimone Sframeli (Messina) Bar spia i quattro giorni cruciali della vita di due uomini, il barista Nino e il disoccupato Petru, che hanno scelto un luogo pubblico per nascondersi al resto del mondo. Ciascuno, con motivazioni diverse, ignorando quasi tutto dell’altro, del mondo, e perfino di sé. Ma in questo bar si vede e si vive soltanto il retro. Soltanto un muro, anzi, contro il quale i due uomini sembrano schiacciati insieme ai pochi oggetti presenti, il bidone della spazzatura e qualche cassa di bibite, una radio portatile. Fissati al loro destino di perdenti, in attesa della svolta che non arriva mai, che forse arriverà domani, di sicuro arriverà domani. In cima al muro si apre una finestra. Arrampicandosi su una scala è possibile osservare quel che accade di là, il mondo indecifrabile e ostile che sta all’esterno. Il mondo dei due è di qua, in questo retrobottega della vita. Di qua soltanto sembra conservarsi una possibilità di sopravvivere, nella soppressione dell’azione che invece ha uno sviluppo violento al di fuori. Più che la vicenda che arriva come un eco, conta del resto la situazione che si realizza sulla scena, il rapporto fra due umanità straniere l’una all’altra che si scoprono capaci di solidarietà. Muta Imago – Displace 1, 2011 Cinema Fotografia Arti visive Laboratori Documentari d’autore al Festival In collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinema - sede Sicilia produzioni della scuola dirette dagli allievi ________________________________________________________________ 16 luglio, ore 19.00 Ypsas 2014 - 5’ di Antonio Raffaele Addamo produzione Tersite PALERMO ________________________________________________________________ 16 luglio, ore 19.00 I come Isgrò 2013- 58’ di Riccardo Cannella e Nunzio Gringeri ________________________________________________________________ 17 luglio, 19.00 Triokala 2015- 75’ di Leandro Picarella ________________________________________________________________ 20 luglio, ore 19.00 Fuori gioco 2014- 60’ di Domenico Rizzo e Davide Vigore ________________________________________________________________ 21 luglio, ore 19.00 Dio delle zecche, storia di Danilo Dolci in Sicilia 2014- 65’ di Leandro Picarella e Giovanni Rosa ________________________________________________________________ 22 luglio, ore 19.00 La traiettoria ideale 2014- 50’ di Giovanni Totaro Teste 2013- 28’ di Francesco Di Mauro e Cecilia Grasso ________________________________________________________________ 23 luglio ore 19.00 1963. Quando a Palermo c’erano le lucciole 2014- 29’ di Nunzio Gringeri, Domenico Rizzo, Sergio Ruffino, Giovanni Totaro, Davide Vigore, Francesco Di Mauro É tornato il Gattopardo 2014- 26’ di Martina Amato, Riccardo Cannella, Cecilia Grasso, Leandro Picarella, Giovanni Totaro ________________________________________________________________ 24 luglio, ore 19.00 Come fa il geco con la farfalla 2014- 42’ di Martina Amato Fiori di fuoco 2014- 35’ di Riccardo Cannella ________________________________________________________________ 26 luglio, ore 19.00 38°NORD 2015- 55’ di Nunzio Gringeri ________________________________________________________________ 27 luglio, ore 19.00 Al di là dello specchio 2015- 54’ di Cecilia Grasso ________________________________________________________________ 3 agosto, ore 19.00 Sora Morte 2015- 54’ di Sergio Ruffino ________________________________________________________________ 4 agosto, ore 19.00 Compagna Solitudine 2015- 52’ di Davide Vigore ________________________________________________________________ 5 agosto, ore 19.00 Racalmuto, Isola nell’Isola 2015- 5’ di Dario Guarneri Lo sguardo del Principe. La Donnafugata del Gattopardo 2015- 5’ di Davide Gambino Andrea Calogero Camilleri. Il santo e lo scrittore 2015- 5’ di Ruben Monterosso e Federico Savonitto Paesaggio Pirandelliano. I luoghi dell’anima di Luigi Pirandello di Ruben Monterosso e Federico Savonitto 2015- 5’ _____________________________________________________________ LABORATORI Incontri con gli artisti ospiti e il pubblico a cura di Claudio Collovà Incontrarsi e Rivedersi, percorso di visione per il pubblico Laboratorio di visione per la formazione del pubblico su una selezione degli spettacoli in programma. a cura di Miriam Larocca Info e iscrizioni su www.fondazioneorestiadi.it partecipazione gratuita Crisi Laboratorio di critica teatrale per studenti in residenza a cura di Vincenza Di Vita _____________________________________________________________ 29 luglio / 31 agosto inaugurazione 29, 30, 31 luglio Gibellina PhotoRoad Festival Internazionale di Fotografia Open air Mostre, workshop, letture portfolio, incontri con i fotografi al Baglio Di Stefano e nella città di Gibellina visite gratuite durante i giorni del festival Programma completo su www.gibellinaphotoroad.it Obiettivo Creativo: giovani talenti a Gibellina, città della fotografia Finanziato nell’ambito del Piano Azione Coesione “Giovani no Profit” da: _____________________________________________________________ Arti visive Museo delle Trame Mediterranee In concomitanza ai giorni degli spettacoli il biglietto dello spettacolo consente l’ingresso al Museo delle Trame Mediterranee dalle ore 18.00 alle ore 20.00 _____________________________________________________________ Iannis Xenakis e Yannis Kokkos – ORESTEIA, 1987 Fondazione Istituto di Alta Cultura Orestiadi ONLUS Baglio Di Stefano, 91024 _ Gibellina (TP) Sicila, Italia T +39 0924 67 844 M [email protected] www.fondazioneorestiadi.it facebook/orestiadi Spettacoli al Baglio Di Stefano, Gibellina (TP), ore 21.15 biglietti: intero 12 € - ridotto 8 € abbonamenti intero 16 ingressi 135 € - 8 ingressi 80 € ridotto 16 ingressi 75 € - 8 ingressi 50 € riduzione valida per residenti a Gibellina, studenti universitari in possesso di libretto in corso di validità, under25, over65 / PMO card. Prevendite Palermo: Modusvivendi, via Quintino Sella, 79 _ T 091 323493 Libreria Broadway, via Rosolino Pilo, 18 _ T 091 6090305 Prevendite Trapani: Libreria del Corso, Corso Vittorio Emanuele, 61 _ T 0923 26260 Dalle 19.00 punto ristoro, prodotti tipici a km 0, e vini della Cantina Orestiadi. N.B. I programmi potranno subire cambiamenti di compagnie, date, orari per causa di forza maggiore. Falcone Borsellino A29 Vincenzo Florio media partner