Documento su cambiamento climatico globale

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Sì,
il
clima
sta
cambiando
ma
non
ascoltate
i politici:
nel
2020
sarà
grande
gelo
TimothyPatterson
In questi giorni i politici e gli ambientalisti trasmettono l'impressione che gli studi sul cambiamento
climatico siano un argomento estremamente noioso, sul quale resta molto poco da scoprire.
Tutti, dall'ambientalista David Suzuki al politico statunitense Al Gore al primo ministro canadese
Stephen Harper, ci assicurano che "la scienza è esatta".
Durante l'ultimo incontro del G8, il cancelliere tedesco Angela Merkel ha anche tentato di convincere gli
altri grandi leader mondiali a immedesimarsi nei panni di Dio, diminuendo le emissioni di anidride
carbonica fino ad un livello che dovrebbe magicamente limitare l'aumento della temperatura ad un
massimo di 2°. Il fatto che la scienza sia distante anni luce dal comprendere il clima globale non sembra
preoccupare minimamente i nostri leader.
Chiamando a testimoniare soltanto coloro che non mettono in dubbio la linea politica adottata a tal
proposito, i parlamentari danno la colpa all'impossibile e costosissimo obiettivo di "fermare il
cambiamento climatico globale". La dichiarazione dell'11 giugno del ministro federale del Canada Ralph
Goodale, secondo il quale il Parlamento dovrebbe avere "un confronto valido su sequestro e cattura
dell'anidride carbonica, che potrebbe davvero portare ad un miglioramento climatico, non solo in Canada
ma in tutto il mondo", apparirebbe comica se lui, e l’attuale governo, non fossero estremamente seri
riguardo al mettere a disposizione enormi risorse per questa crociata senza speranze. La stabilità climatica
non è mai stata una caratteristica del pianeta Terra. L'unica costante propria del clima è il cambiamento;
cambiamenti climatici continui, e, a volte, piuttosto rapidi. Spesso in passato, le temperature sono state
molto più elevate di quelle attuali, e alcune volte, più fredde. Senza andare troppo indietro nel tempo,
circa 6.000 anni fa la temperatura era più calda di 3° rispetto ad oggi. Diecimila anni fa, quando il pianeta
stava uscendo dalla relativamente breve fase fredda detta "Dryas recente", la temperatura aumentò di 6°
in dieci anni, 100 volte più veloce del riscaldamento di 0,6° del secolo passato che ha così preoccupato gli
ambientalisti.
Gli studi sui cambiamento climatico stanno ora per essere demoliti da nuove scoperte. Dal Protocollo di
Kyoto del 1997, le ricerche si sono concentrate in questo campo più che in tutti gli anni precedenti e le
scoperte che sono state fatte hanno fatto crollare tutte le convinzioni. Per esempio, i bravissimi scienziati
con cui lavoro ed io continuiamo a trovare valide correlazioni tra le fluttuazioni regolari della luminosità
solare e il clima terrestre. E per noi non è una sorpresa. Il sole e le altre stelle rappresentano la principale
fonte di energia della Terra. Il mio interesse nel dibattito sul cambiamento climatico ha avuto inizio nel
1998, quando mi sono stati affidati i fondi del progetto del Consiglio di ricerca canadese in Scienze
naturali e Ingegneria per determinare l'esistenza di cicli regolari nella produttività ittica della costa
Occidentale. Come risultato di un'ampia oscillazione nella popolazione di acciughe, aringhe e altre specie
importanti in quella zona, le industrie della pesca stanno avendo serie difficoltà nello stabilire le quote per
la pesca. Una stagione sono abbondanti e quella successiva crollano. Nessuno è in grado di predire lo
stato futuro di questa risorsa fondamentale. Nonostante i dubbi riguardo all'importanza del ruolo giocato
dal clima nella produttività marina, in questa regione del nord-est del Pacifico i dati relativi alla pesca e
alle temperature hanno iniziato ad essere registrati solamente dall'inizio del ventesimo secolo.
Per migliaia di anni abbiamo avuto bisogno di indici della produttività ittica per osservare i cicli ricorrenti
delle popolazioni marine e stabilire quali erano i fenomeni che condizionavano i cambiamenti. La mia
squadra di ricerca ha iniziato a raccogliere campioni dal fondo dei fiordi del Canada occidentale. Le
regioni che abbiamo scelto per la nostra ricerca, l’insenatura di Effingham sulla costa occidentale
dell'isola di Vancouver, e nel 2001 gli stretti bracci di mare dell'insenatura di Belize-Seymour sulla costa
occidentale della British Columbia, erano perfette per questo tipo di lavoro. La topografia di questi fiordi
è tale da presentare profondi bacini soggetti a pochi trasferimenti di acque dall'oceano, quindi l'acqua
vicina al fondo è relativamente stagnante e contiene poco ossigeno. Di conseguenza, i fondali di questi
bacini sono prevalente privi di forme di vita e gli strati sedimentari si sono formati anno dopo anno,
indisturbati per millenni.
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Utilizzando varie tecniche di carotaggio, siamo stati in grado di raccogliere i fanghi che si trovano in
questi bacini da più di 5.000 anni, con gli strati più vecchi provenienti da una profondità 11 metri sotto al
fondale del fiordo. Nei nostri campioni sono chiaramente visibili i cambiamenti annuali che registrano le
diverse stagioni: in corrispondenza delle fredde, piovose stagioni invernali, vediamo strati scuri composti
in prevalenza da terriccio eroso dalla costa dèi fiordi; nei caldi mesi estivi vediamo abbondanti fossili di
squame di pesci e diatomee (la più comune forma di fitoplan-cton, o piante oceaniche monocellulari) che
sono arrivate sul fondo del fiordo dalla superficie dell'acqua ricca di nutrienti. Negli anni in cui le estati
calde hanno dominato il clima della regione, vediamo chiaramente che gli strati di diatomee e squame
sono molto più spessi che negli anni più freddi. La nostra è una delle registrazioni climatiche
qualitativamente migliori disponibili oggi e in essa troviamo l'ovvia conferma della pericolosità del
cambiamento climatico. Per esempio, in una porzione di registrazione risalente a 4.400 anni fa, soltanto
nell'arco di due stagioni, il clima passa da una condizione di caldo e secco ad una di freddo e piogge che
dura per vari decenni. Utilizzando i computer per portare avanti la cosiddetta "analisi delle serie
temporali" sulla colorazione e lo spessore degli strati annuali, abbiamo scoperto cicli ripetuti nella
produttività marina in una regione che è più grande dell'Europa
E in particolar modo abbiamo trovato un ciclo della durata di 11 anni in tutte le registrazioni dei resti di
sedimenti e diatomee. Questo si collega al famoso ciclo di 11 anni delle macchie solari "Schwabe",
durante il quale l'energia solare varia dello 0,01%. Le macchie solari, le violente tempeste sulla superficie
del sole, hanno l'effetto di aumentare l'energia solare, quindi, contando le macchie visibili sulla superficie
della nostra stella, abbiamo una misurazione indiretta della variazione della luminosità. Queste
misurazioni sono state fatte per anni e corrispondono ai cambiamenti che abbiamo osservato nella
produttività marina. Nei rilevamenti di sedimenti, diatomee e squame di pesci, vediamo anche cicli
periodici più lunghi, tutti strettamente connessi alle altre famose variazioni regolari del sole.
In particolare, osserviamo cicli di produttività marina che corrispondono al ciclo solare di "Gleissberg"
della durata di 75-90 anni, il ciclo "Suess" di 200-500 anni e il ciclo "Bond" di 1.100-1.500 anni.
L'intensità di questi cicli varia nel tempo, comparendo e scomparendo nei millenni. La variazione della
luminosità del sole durante questi lunghi cicli può essere più forte rispetto a quella registrata durante il
ciclo di Schwabe e il loro impatto sulla produttività marina è ancora più significativo. Ma non siamo i soli
ad aver trovato una connessione diretta tra le variazioni di luminosità del sole e gli indici climatici
terrestri (chiamati proxy). Centinaia di altri studi, che usano come proxy gli anelli degli alberi della
penisola russa di Kola e i livelli delle acque del Nilo, mostrano esattamente la stessa cosa: il sole
condiziona il cambiamento climatico. Esiste però un problema. Nonostante la chiara e ripetuta
correlazione, le variazioni rilevate nell'energia solare non sono state di per sé sufficienti per causare i
cambiamenti climatici che abbiamo osservato nei nostri proxy. Inoltre, anche se il sole è più luminoso
adesso che in qualunque momento degli ultimi 8.000 anni, non sembra che l'aumento delle emissioni
solari da solo possa aver causato il modesto innalzamento della temperatura del secolo passato.
Ci deve essere stato una sorta di amplificatore che ha permesso al sole di influenzare il cambiamento
climatico. Che è in realtà quello che abbiamo scoperto. A partire dal 2002, in una serie di innovativi
documenti scientifici, Veizer, Shaviv, Carsiaw e più recentemente Svensmark ed altri scienziati hanno
dimostrato che al variare dell'energia solare, e con essa il vento solare che protegge là nostra stella,
quantità variabili di raggi cosmici galattici provenienti dallo spazio profondo sono in grado di entrare nel
nostro sistema solare e penetrare l'atmosfera terrestre. Questi raggi cosmici aumentano la formazione
delle nuvole, che hanno un effetto di raffreddamento sul pianeta. Quando l'emissione di energia solare è
più intensa, non solo la Terra si scalda a causa del riscaldamento diretto del sole, ma il vento solare più
forte generato da questi periodi di "sole intenso" impedisce a molti di questi raggi cosmici di penetrare
nella nostra atmosfera. La copertura di nuvole diminuisce e la Terra si riscalda ancora di più. Quando il
sole è meno luminoso succede il contrario. Più raggi cosmici riescono ad entrare nell'atmosfera terrestre,
più nuvole si formano e il pianeta si raffredda più di quanto non farebbe per il solo effetto solare diretto.
Questo è esattamente quello che è accaduto dalla metà del diciassettesimo secolo fino all'inizio del
diciottesimo, quando l'energia solare entrata nell'atmosfera terrestre era al minimo, come indicato dal
numero delle macchie solari, e il pianeta stava vivendo quella che viene chiamata Piccola Era Glaciale.
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Queste nuove scoperte suggeriscono che i cambiamenti nelle emissioni solari hanno provocato il recente
cambiamento climatico.
Se confrontato, l'aumento dell'anidride carbonica mostra una minore connessione col cambiamento
climatico su lungo, medio e breve periodo. In alcuni campi la scienza può davvero definirsi "esatta".
Per esempio, i piani tettonici, un tempo oggetto di controversia, sono stati così ben dimostrati che
raramente vediamo comparire nuovi documenti al riguardo. Ma la scienza del cambiamento climatico
globale è ancora ai primi passi, con migliaia di documenti pubblicati ogni anno. In un'inchiesta condotta
nel 2003 dai ricercatori ambientali tedeschi Tennis Bray e Hans von Storch, due terzi dei più di 530
scienziati climatici dei 27 stati oggetto dell'indagine non credevano che "l’attuale stato della conoscenza
scientifica fosse abbastanza sviluppato da permettere una stima ragionevole degli effetti dei gas serra".
Circa la metà degli intervistati hanno dichiarato che la scienza che si occupa del cambiamento climatico
non è abbastanza esatta perché l'argomento possa passare nelle mani di politici e legislatori. Gli scienziati
solari hanno previsto che, nel 2020, il sole entrerà nel suo ciclo solare Schwabe più debole degli ultimi
due secoli, portando probabilmente ad un'insolita condizione di raffreddamento per la Terra. L'attuale
priorità dei governi dovrebbe essere quella di iniziare a programmare un piano di adattamento a questo
periodo freddo, che potrebbe durare ben oltre 11 anni, com'è stato per la Piccola Era Glaciale. Quindi è il
raffreddamento globale, e non il riscaldamento, a rappresentare la maggior minaccia per il mondo, e
soprattutto per il Canada.
Essendo un paese al limite della zona settentrionale in cui è ancora possibile praticare l'agricoltura,
basterebbe un piccolo raffreddamento per distruggere la maggior parte dei raccolti, mentre il
riscaldamento richiederebbe semplicemente l'adozione di tecniche agricole già utilizzate dai paesi che si
trovano più a sud. Nel frattempo, dobbiamo continuare a fare ricerche in questo che è il campo più
complesso mai affrontato dalla scienza, e interrompere immediatamente l'inutile e dispendiosa lotta
contro i mulini a vento rappresentata dall'obiettivo di "fermare il cambiamento climatico".
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