2. Resezione esofagea 2.3 Esofagodigiunoplastica (EDP) Nei pazienti affetti da patologia dello stomaco, dell’esofago inferiore o del cardias, in cui non sia possibile ricostruire il transito digestivo mediante lo stomaco, è possibile utilizzare il digiuno, che a seconda dei casi può essere anastomizzato all’esofago per via transtoracica o per via addominale. Il digiuno presenta solitamente un’arcata vascolare piuttosto corta che non permette di eseguire trasposizioni d’ansa troppo lunghe, ed è quindi utilizzabile solo dopo resezioni esofagee distali. Per tale motivo questo intervento è riservato alle patologie benigne che interessano l’esofago inferiore/cardias, mentre per quelle maligne l’intervento è proponibile solo per il carcinoma del cardias di tipo III, secondo la classificazione di Siewert (adenocarcinoma a partenza dal cardias e che si estende verso lo stomaco), per rispettare i criteri oncologici di resezione: il margine di sezione del’esofago deve comprendere almeno 6-8 cm di tessuto sano. interposta (sec. Soupault) - Esofago-digiunoplastica intratoracica: a. ricostruzione con ansa isolata a Y (sec. Roux) (Tavola 2) - Intervento di Merendino (o interposizione d’ansa digiunale) (Tavola 3) Descrizione Esofagodigiunoplastica addominale Dopo l’accesso laparotomico lo stomaco (o il moncone gastrico nei casi di pregressa resezione gastrica) viene asportato sezionando il duodeno a valle del piloro e l’esofago sopra il cardias. La ricostruzione digestiva viene eseguita mobilizzando la prima ansa digiunale, che viene anastomizzata all’esofago. Usualmente l’anastomosi esofagodigiunale viene eseguita mediante suturatrice meccanica in termino-laterale (Figure 1-2-3), ma può essere eseguita anche manualmente. Sono descritte diverse tecniche di ricostruzione. Le più utilizzate sono: - esofagodigiunoplastica con ansa digiunale trasposta a «Y» sec. Roux. L’anastomosi esofagodigiunale viene eseguita in termino-laterale e il moncone laterale del digiuno viene tenuto di una lunghezza tale (2-4 cm) da garantire una buona vascolarizzazione dell’ansa anastomizzata, senza però risultare troppo lunga e causare ristagno di alimenti. A valle di tale anastomosi viene confezionata l’anastomosi digiuno-digiunale. Normalmente l’ansa isolata deve essere lunga almeno 40-60 cm per impedire il reflusso biliare in esofago; - per semplificare l’intervento e garantire una migliore vascolarizzazione può essere utilizzata un’ansa digiunale trasposta a “omega”. Alcuni autori eseguono alla base dell’ansa a omega un’anastomosi digiuno-digiunale sec. Braun, per evitare la risalita di bile sull’anastomosi e il contatto di questa con l’anastomosi e l’esofago (sec. Hoffmann); - di recente sono state descritte diverse soluzioni con ansa interposta (ricostruzione con ansa digiunale Indicazioni all’intervento - Carcinoma dello stomaco - Carcinoma del cardias (con le limitazioni di cui sopra) in cui non sia possibile utilizzare lo stomaco per la ricostruzione digestiva - Patologia funzionale esofagocardiale (acalasia scompensata, stenosi peptica, ecc.) non suscettibile di altri trattamenti, in cui non sia possibile utilizzare lo stomaco per la ricostruzione digestiva Interventi - Esofagodigiunoplastica addominale (Tavola 1): a. ricostruzione con ansa isolata a Y (sec. Roux); b. ricostruzione con ansa a omega (sec. Hoffmann); c. ricostruzione con ansa digiunale interposta (sec. Longmire); d. ricostruzione con reservoir sull’ansa digiunale 43 La refertazione endoscopica nel digerente operato - Fistole anastomotiche dell’anastomosi prossimale o distale (qualora presente) - Emorragia digestiva per sanguinamento dell’anastomosi interposta sec. Longmire), o con creazione di un serbatoio che riprodurrebbe in modo più fedele la fisiologia gastrica (ricostruzione con reservoir sull’ansa digiunale interposta sec. Soupault). Queste tecniche sono tuttora oggetto di studio e pertanto non utilizzate abitualmente. Complicanze a medio e lungo termine - Recidiva anastomotica Stenosi anastomotica Stenosi dell’ansa trasposta Disturbi di transito da: a. compressione estrinseca a livello del passaggio transdiaframmatico b. stenosi dell’anastomosi c. rallentato scarico dell’ansa - Lesioni esofagitiche da reflusso acido (in caso di intervento di Merendino) o da reflusso biliare, negli altri casi Esofagodigiunoplastica intratoracica In questo tipo di intervento, si utilizza esclusivamente la ricostruzione mediante esofagodigiunoplastica con ansa digiunale trasposta a «Y» sec. Roux. Intervento secondo Merendino Questo tipo di intervento viene riservato alle patologie localizzate esclusivamente al cardias che richiedano una resezione limitata (es. stenosi non altrimenti trattabili o neoformazioni). In questi casi l’accesso chirurgico è solo laparotomico. Dopo la resezione, si procede con la preparazione della seconda ansa digiunale (con il suo meso e la relativa vascolarizzazione) che viene anastomizzata superiormente con l’esofago (Figura 4) e inferiormente con la parete posteriore del fondo gastrico (Figure 5-6). L’intervento viene completato con l’anastomosi digiuno-digiunale (Tavola 3). Complicanze precoci Necrosi ischemica acuta, segmentaria o totale L’aspetto è quello precedentemente descritto per l’esofagogastroplastica, ma nel caso particolare dell’esofagodigiunoplastica questa complicanza è meno frequente poiché la vascolarizzazione è meno critica, soprattutto in caso di esofagodigiunoplastica endoaddominale. Anche in questo caso può essere parcellare o circonferenziale e più o meno estesa a seconda del deficit vascolare. Il colore è grigio, nerastro o vinoso scuro, e può mascherare una lacerazione fistolosa o una deiscenza. Per questo l’endoscopia deve essere effettuata sempre con molta cautela e insufflando poco per non provocare o aggravare un eventuale danno. Risultati L’intervento di esofagodigiunoplastica endoaddominale è piuttosto frequente ed è eseguito in tutti i centri di chirurgia generale con risultati operatori molto buoni. Più complessa risulta essere la ricostruzione intratoracica della via alimentare, anche per la gestione anestesiologica e chirurgica postoperatoria. É quindi consigliabile che venga eseguita in centri con vasta esperienza. Nella nostra esperienza il tasso di mortalità dopo intervento di esofagodigiunoplastica si è assestato a valori inferiori all’1%, con un’incidenza di complicanze postoperatorie rilevanti tra 1% e 4%. Fistole Anastomotiche Grazie al buon apporto vascolare garantito da questo tipo di intervento, la fistola anastomotica non è molto frequente, e generalmente è limitata. L’endoscopia deve fornire al chirurgo le seguenti informazioni: - sede della fistola (anastomosi prossimale o moncone digiunale), se non è stato possibile eseguire un controllo radiologico; - dimensioni ed entità della fistola (parziale o circonferenziale); - caratteristiche dei suoi margini (vascolarizzazione), nonché la sede esatta della fistola (anteriore, posteriore o laterale dell’anastomosi) per determinare in quale posizione deve decubitare il paziente per drenarla spontaneamente; - caratteristiche del tragitto fistoloso e della sacca, se Complicanze Le complicanze chirurgiche sono analoghe a quelle già discusse nei capitoli relativi all’esofagogastroplastica e all’esofagocolonplastica. Complicanze precoci - Necrosi ischemica acuta, segmentaria o totale, dell’ansa digiunale trasposta 44 Resezione esofagea: esofagodigiunoplastica (EDP) c. valutare la vascolarizzazione mucosa del restante viscere; d. non eseguire biopsie. esplorabili; - trofismo mucoso, per escludere che la fistola anastomotica non sia da imputare a un problema di necrosi ischemica più estesa. L’esatta conoscenza di questi parametri può condizionare il tipo di trattamento, conservativo o chirurgico. La fistola in sede di anastomosi digiuno-digiunale è sempre frutto di un errore tecnico, e non di una insufficiente vascolarizzazione. Terapia - Diagnosi precoce della complicanza - Drenaggio mirato della fistola per via endoscopica - Decubito declive - Terapia medica mirata (antibiotici, alte dosi di protettori gastrici qualora non sia stata eseguita una gastrectomia totale, antiemetici) - Sondino enterale in aspirazione, se presente reflusso biliare - Ripristino quanto prima di alimentazione enterale ipercalorica, attraverso una sonda enterale o, meglio, tramite posizionamento di digiunostomia - Reintervento immediato se condizioni generali gravemente compromesse o dopo fallimento della terapia conservativa. Il reintervento può richiedere risorse e competenze altamente specialistiche per cui, in alcuni casi, è consigliabile l’invio a un centro chirurgico di riferimento Suggerimenti di terapia Fistola anastomotica Fistola non complicata: terapia conservativa con sondino naso-digiunale in aspirazione, antibioticoterapia e alimentazione parenterale totale o enterale, decubito sul fianco controlaterale per facilitare il drenaggio. Fistola complicata: è generalmente indicato il reintervento chirurgico dopo una valutazione congiunta (chirurgo, endoscopista, radiologo, anestesista). In alcuni casi l’endoscopia può consentire il trattamento e la guarigione della fistola mediante il posizionamento di un sondino a due vie (tipo Salem® n° 16 o n° 18) nella sacca ascessuale perianastomotica, che permette di eseguire lavaggi e aspirazione della sacca stessa fino alla sua completa elisione (Figura 7). Altri trattamenti endoscopici proposti in letteratura come casi singoli, e non nell’ambito di studi controllati, consistono nel temporaneo posizionamento di una protesi autoespansibile rivestita, eventualmente fissata con una clip sul bordo superiore, nel posizionamento di clips o nell’iniezione di colla di fibrina. A nostro avviso queste procedure sono a rischio perché trasformano una sacca aperta in sacca chiusa, quindi in una sacca ascessuale. PUNTI Emorragia L’emorragia dalla linea di sutura anastomotica è una complicanza potenzialmente seria che non necessariamente comporta un reintervento chirurgico d’urgenza, ma che va attentamente monitorata e può essere trattata endoscopicamente con elettrocoagulazione, iniezione di sostanze sclerosanti, applicazione di clips. Complicanze tardive CHIAVE Esofagite Complicanza tardiva ma non infrequente è l’esofagite sovra-anastomotica (Figura 8). L’intervento di esofagodigiunoplastica predispone infatti al reflusso biliare, soprattutto se per errore tecnico del chirurgo l’ansa trasposta è troppo corta. Se il reflusso è marcato e non trattato può portare a quadri di esofagite anche severi, con stenosi conseguente. Il trattamento è solo chirurgico, con allungamento dell’ansa isolata o confezionamento di una anastomosi a piè d’ansa nel caso di una ricostruzione a omega. Diagnosi - Sospetto clinico: leucocitosi, iperpiressia, alterazioni emogasanalitiche, ecc. (possono essere anche assenti o modeste) - Radiografia del tubo digerente prime vie con mezzo di contrasto idrosolubile che è consigliabile eseguire (se possibile) sempre prima dell’endoscopia - Endoscopia precoce che deve: a. in presenza di fistola evindenziare: sede, dimensioni, margini (epitelizzati o no), tragitto, contenuto (pus, ecc.) fondo (se visibile una sacca); b. valutare il trofismo dei visceri coinvolti; Stenosi cicatriziali Come abbiamo detto le stenosi anastomotiche sono 45 La refertazione endoscopica nel digerente operato Recidiva dopo intervento per cancro Talora è del tutto asintomatica, ma più spesso è associata a disfagia, dolore al passaggio del bolo e calo ponderale. Dal punto di vista macroscopico la recidiva può essere ben evidente (Figure 14-15), può essere scambiata per un bottone ipertrofico (Figure 16-17), ma può anche essere scambiata per una semplice erosione soprastante una stenosi (Figure 18-19). Va quindi ricordato che tutte le alterazioni mucose vanno biopsiate. Le recidive possono presentarsi nel 18-26% degli interventi eseguiti per patologia neoplastica, e possono localizzarsi a livello sovra-anastomotico, anastomotico o dell’ansa anastomizzata. Nel sospetto di recidiva è necessario eseguire un’attenta stadiazione con ecoendoscopia e TAC-PET per decidere quale sia la miglior strategia terapeutica (dalla semplice mucosectomia al reintervento chirurgico al trattamento chemio e/o radioterapeutico o protesi). più spesso causate dal reflusso biliare, ma possono anche essere una conseguenza di una fistola guarita. Si presenta più facilmente se l’anastomosi è di tipo meccanico (Figura 9). La presenza di una stenosi può determinare l’arresto di un bolo alimentare (Figura 10), possibile causa di una disfagia assoluta improvvisa. Un’endoscopia permette di solito contemporaneamente diagnosi e trattamento mediante frammentazione del corpo estraneo o sua completa rimozione. Suggerimenti di terapia Il trattamento preferibile è quello usuale con dilatazioni seriate con dilatatori di Savary®. Noi preferiamo questo tipo di dilatatori perché si ha una maggiore sensibilità nel calibrare l’anastomosi, ma possono essere utilizzati anche i TTS®, o si possono praticare tagli radiali se la stenosi è solo anastomotica. Se si osservano delle clip è consigliabile la loro rimozione perché non costituiscano uno stimolo a una più intensa reazione cicatriziale (Figura 11). In caso di stenosi refrattaria a dilatazioni ripetute può essere indicato posizionare una protesi autoespandibile ricoperta, metallica o di plastica. E’ consigliabile utilizzare protesi non rigide, meglio i nuovi modelli autoconformanti, per seguire l’andamento dell’ansa digiunale. Alcuni preferiscono utilizzare protesi non ricoperte, perché a livello anastomotico quelle interamente ricoperte tendono a scivolare; è una decisione corretta solo se la spettanza di vita è limitata a 1-2 mesi, altrimenti si verificano, come nelle immagini riportate, una ostruzione della protesi per ingrow e una possibile sequestrazione di cibo nel moncone digiunale, che non riesce più a svuotarsi (Figure 12-13). PUNTI PUNTI CHIAVE Diagnosi - Attenta valutazione di tutte le lesioni mucose sovra-anastomotiche - Stadiazione completa: ecoendoscopia con sonda ad alta frequenza, TAC-PET, ecc. Terapia A seconda dello stadio: - mucosectomia; - reintervento; - radioterapia e/o chemioterapia, protesi. CHIAVE Diagnosi - Diagnosi precoce del reflusso biliare - Valutazione dello scarico dell’ansa - Biopsia Disturbi di transito attraverso la digiunoplastica In caso di ansa digiunale trasposta in torace, se si presentano disturbi di transito, va valutata la regolarità della stessa. Può infatti verificarsi il caso che un’ansa troppo lunga si inginocchi sul diaframma, determinando un’angolatura a livello del passaggio diaframmatico (pilastri) o che nel confezionare l’anastomosi, per un errore tecnico, l’ansa sia ruotata sul suo asse più lungo. In questo caso quando si insuffla sembra di vedere l’ansa “srotolarsi”. In entrambi i casi è verosimile che il paziente accusi disfagia bassa o difficoltà dello scarico, con ripienezza postprandiale precoce o rigurgiti (Figure 20-21-22). L’esecuzione di una videocinematografia dinamica può esser di miglior aiuto nella diagnosi di alterazioni fun- Terapia - Somministrazione di Magaldrato - Dilatazioni caute e frequenti (< 3 mm per seduta) - Utilizzare dilatatori di Savary® - Incisioni radiali per le stenosi ad anello - Protesi rimovibili per quelle refrattarie e più lunghe 46 Resezione esofagea: esofagodigiunoplastica (EDP) Ostruzioni croniche Configurano quella che è stata definita “sindrome dell’ansa afferente”. Si tratta di una sindrome in rapporto a un ostacolo all’evacuazione dei liquidi bilio-pancreatici, che comporta una distensione duodenale. L’ostacolo allo svuotamento dell’ansa afferente riconosce diverse cause, spesso meccaniche, talvolta funzionali: angolazione di un’ansa troppo corta, torsione dell’ansa afferente, aderenze, angolatura da parte del colon trasverso, invaginazione dell’ansa afferente nell’anastomosi stessa. Clinicamente si osservano episodi di vomito che compaiono 10-20 minuti dopo il pasto. zionali rispetto a una endoscopia o a una radiografia del tubo digerente prime vie con bario. Un transito rallentato può essere legato anche a un’ischemia cronica dell’ansa: in questo caso dal punto di vista endoscopico bisogna valutare la presenza o meno dei villi (Figura 23). PUNTI CHIAVE Diagnosi - Studio radiologico con Rx TD o videocinematografia preliminare all’esame endoscopico - Valutazione della presenza di ingesti (segno di scarico rallentato) - Valutazione del passaggio diaframmatico - Atrofia dei villi - Stenosi dell’ansa PUNTI CHIAVE Diagnosi - Fondamentalmente radiologica con Rx TD - All’endoscopia si possono osservare un ristagno biliare e un kinking dell’ansa Terapia Nei casi di inginocchiamento o di torsione dell’ansa, l’unica terapia è la revisione chirurgica Terapia Esclusivamente chirurgica Altre complicanze relative alla ricostruzione con ansa a omega Follow-up Ostruzione acuta Si determina a carico dell’ansa afferente, intesa come l’ansa che comprende il duodeno e il segmento digiunale che va dal duodeno all’anastomosi esofagodigiunale. L’ostruzione di questa ansa, attraverso la quale passano le secrezioni biliari e pancreatiche, porta rapida-mente a importanti disturbi funzionali. L’ostruzione compare perché l’ansa è troppo corta e risulta troppo tesa sul fulcro rappresentato dal colon (in caso di ansa trasposta per via antecolica), oppure perché troppo lunga con conseguente instaurarsi di un meccanismo tipo volvolo al suo riempirsi. È consigliabile eseguire un controllo radiologico con mezzo idrosolubile (Gastrografin®) durante il settimo giorno postoperatorio prima di iniziare l’alimentazione per os. Il controllo endoscopico va eseguito dopo 4-6 mesi, quindi con cadenza annuale se non insorgono problemi clinici (disfagia, dolori) che consiglino un follow-up diverso. Gli altri accertamenti saranno programma-ti in base alla patologia che ha posto l’indicazione all’intervento. 47 La refertazione endoscopica nel digerente operato Letture consigliate 1) Paimela H, Ketola S, Livonen M, Tomminen T, Kononen E, Oksala N, Mustonen H. Long-term results after surgery for gastric cancer with or without jejunal reservoir. Int J Gastrointest Cancer 2005;36:147-153 2) Doki Y, Okada bK, Miyata H, Yamasaki M, Fujiwara Y, Takiguchi S, Yasuda T, Hirao T, NaganoH, Monden M. Long-term and short term evaluation of esophageal reconstruction using the colon or the jejunum in esophageal cancer patients after gastrectomy. Dis Esophagus 2008;21:132-138 3) Hyodo M, Hosoya Y, Hirashima Y, Haruta H, Kurashina K, Saito S, Yokoyama T, Arai W, Zuiki T, Yasuda T, Nagai H. Minimum Leakage Rate (0.5%) of stapled Esophagojejunostomy with Sacrifice of a Small Part of the Jejunum after Total Gastrectomy in 390 Consecutive Patients. Dig Surg 2007;24:169-172 4) Mutter D, Marescaux J. Gastrectomies pour cancer: principes généraux, anatomie vasculaire, anatomie lymphatique, curages. Encyclopédie Medico-Chirurgicale (Paris) 2000;40-330-B:1-16 48 Resezione esofagea: esofagodigiunoplastica (EDP) Scheda sinottica Valutazione endoscopica In sintesi Esofago a monte dell’anastomosi (se resezione per cancro): valutare attentamente la possibile presenza di recidiva di malattia che solitamente si manifesta diversi mesi dopo l’intervento, la presenza di esofagite, metaplasia intestinale, micosi. Anastomosi: deve presentare calibro adeguato (almeno 13-14 mm) facilmente valutabile comparando il calibro dello strumento in uso. Si devono poi considerare la plasticità, l’eventuale presenza di fili o altro materiale di sutura affiorante (che vanno se possibile eliminati), l’integrità mucosa, o zone sospette per recidiva. Ansa digiunale, morfologia: superata l’anastomosi l’ansa deve presentarsi pulita, rettilineizzata, regolare, senza inginocchiamenti o anse. Un minimo ristagno biliare è regolare. In caso di esofagodigiunoplastica intratoracica, l’ansa può apparire inginocchiata o “seduta” sul diaframma, o è evidente un restringimento, specie a livello del passaggio diaframmatico (pilastri). In entrambi i casi è verosimile che il paziente accusi disfagia bassa o difficoltà dello scarico, con ripienezza postprandiale precoce o rigurgiti. Ansa a valle: durante l’esame endoscopico è molto raro riuscire a visualizzare l’anastomosi digiuno-digiunale posta a valle dell’anastomosi esofagodigiunale, dal momento che normalmente è posta ad almeno 50 cm a valle (Figura 24). Vascolarizzazione: la mucosa deve essere rosea e trofica. La regione più a rischio di ischemia è la regione sottoanastomotica e la linea di sutura del moncone. La presenza dei villi è indice di buon trofismo (Figura 23). Esofago a monte - Recidiva di malattia (eventuale colorazione vitale) - Esofagite - Micosi Anastomosi - Calibro - Plasticità - Fili o altro materiale di sutura affiorante - Erosioni-ulcere-fibrina, ecc. - Sospetto di recidiva (granulazioni, mammellonature, ecc.) Ansa transposta - Contenuto (ingesti, bile, schiuma) - Calibro - Colore mucosa - Alterazioni mucose - Tortuosità (inginocchiamenti, compressioni o impronte ab estrinseco) Esempio di referto Sfintere esofageo superiore: regolare a 16 cm dagli incisivi superiori. Esofago: regolare. In particolare non si osservano aree sospette di recidiva o residuo di malattia. A 40 cm si osserva anastomosi esofagodigiunale ampia, pervia, plastica a mucosa regolare. Ansa digiunale: esplorata fino a 70 cm, regolare. La mucosa è rosea. Non contiene ingesti. 49