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Musica e danze israeliane
Una delle componenti importanti della storia musicale ebraica è costituita dalla cosiddetta musica israeliana.
Questa si è formata recentemente come "musica popolare" volta ad assicurare un patrimonio comune agli
immigrati che da più parti giungevano in Palestina per fondare lo Stato d'Israele (1948).
Per quanto questa musica fosse composta da musicisti in molti casi professionisti essa paradossalmente
non fu però simbolo di alcunché di nuovo (come poteva essere Israele); si è rivelata, al contrario, (e forse
non poteva essere altrimenti) la sintesi di quella serie di stili che nel tempo avevano caratterizzato la storia
del popolo ebreo, diaspora compresa.
Per motivi storico-geografici molta musica israeliana è stata sicuramente influenzata da stilemi "orientali";
sin dal XIX secolo, gli ebrei guardavano alla cultura mediorientale (araba in particolare) come fonte per
ricostruire il passato biblico: ecco quindi i ritmi mediorientali delle debke e, nella danza, i passi "yemeniti". Gli
immigrati portarono però altre influenze musicali a cui l’esperienza dei kibbutz non mancò di dare respiro:
quelli slavi portarono lo stile balcanico e, senza soluzione di continuità, dal centro-Europa arrivò lo stile
Klezmer (si veda più sotto).
Va però ricordato che il fenomeno musicale israeliano è insignificante se lo si separa da quello contestuale
della danza. Sulle centinaia di musiche composte ci si cimentò in un cospicuo lavoro di coreografia. Altre
autori poi, aggiunsero anche dei testi che in molti casi non erano altro che versetti tratti dalle Sacre Scritture.
In Israele i balli sono stati usati per aumentare lo spirito di coesione fra gli immigrati da tutto il mondo. Una
sorta di intersezione tra l'immaginario primordiale (gli immigrati, agricoltori/allevatori che dopo secoli di
ghettizzazione e divieto di possedere la terra, danzano intorno al fuoco, la sera dopo il lavoro nei campi) e la
necessità di sostenere lo spirito di gruppo, la vita collettiva, etc.
I "balli israeliani" sono dunque una creazione contemporanea. Sono divenuti un vero e proprio genere
coreografico e musicale (con centinaia di brani), che ha preso piede anche fra le comunità della diaspora
quale attività di gruppo per i giovani e strumento per consolidare il legame con Israele.
Si diceva più sopra che queste danze spesso sono delle vere e proprie canzoni i cui testi riprendono passi
tratti dalla Bibbia. In queste danze c’è spesso, quindi, una forte connotazione religiosa che a chi non
conosce l’ebraico facilmente sfugge, ma che chiunque può almeno percepire nei tono
riflessivi o gioiosi delle musiche e dei movimenti. Difficilmente si ha a che fare
con danze di coppia; attraverso le strutture del cerchio o della fila c’è, al
contrario, l’esaltazione del gruppo, il desiderio di essere una cosa unica
.
In ultimo per il suo non marginale contributo al fenomeno musicale
israeliano è giusto dire due parole anche della musica Kletzmer,
elaborata via via nel tempo da uno dei ceppi della diaspora ebraica:
quello centro-europeo (Ashkenazita) presente già dal medioevo nel
vecchio continente.
Oltre ad aver sviluppato una lingua propria (Yiddish) queste popolazioni
hanno prodotto un originale genere musicale.
La musica Klezmer è caratterizzata dal frequente uso della tonalità
minore e la scala musicale in molte composizioni usa l’intervallo di
seconda aumentato; anche altre alterazioni sono presenti rispetto alla
musicalità strettamente europea: l’influenza balcanica è notevole.
Il repertorio Klezmer in passato era tipicamente pensato per la danza; varie
orchestrine suonavano ai matrimoni (non solo ebraici). Oggi queste danze sono andate un poco dimenticate;
del Kletzmer rimane famoso il repertorio cantato, ricordato per le canzoni d’amore o per le sue ironiche
parodie.
Il violino, la fisarmonica, il clarinetto e (nel passato) il dulcimer sono i tipici strumenti di questo genere
musicale.