Il Piano di Rischio Integrato d`Area per la Valsassina e la Valvarrone

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Rischio Integrato e Piano d’Area della Valsassina
Massimo Carelli, Francesco Pozza
Éupolis Lombardia – Istituto Superiore per la Ricerca, la Statistica e la Formazione
L’evoluzione del PRIM: il processo di ingegnerizzazione
In seguito alla pubblicazione del documento PRIM 2007-2010, si viene a creare
l’esigenza di razionalizzare tutto il lavoro svolto ai fini di una sua fruibilità e
aggiornamento nel tempo. Una volta consolidata la metodologia sviluppata era
importante, da parte di Regione Lombardia, “farla propria”, ossia acquisire la capacità
di mantenere aggiornato nel tempo questo strumento con le relative mappe di rischio,
oltre alla possibilità di apportare modifiche, dove e quando necessario e potere
verificare e confrontare i risultati con quanto elaborato in precedenza.
La prima fase di questa attività è consistita nell’analisi di tutte le elaborazioni effettuate,
per i diversi tipi di rischio, sui dati territoriali disponibili, a questo fine sono stati
metadatati tutti i dati utilizzati durante l’elaborazione del PRIM secondo lo schema Dato
iniziale  elaborazioni effettuate  dati intermedi (eventuali)  dato finale.
La maggior parte dei dati disponibili presentano un grado di dettaglio territoriale tale da
potere consentire elaborazioni a scala decisamente maggiore rispetto alla maglia di un
chilometro considerata per il progetto iniziale.
Si è quindi deciso di utilizzare una risoluzione spaziale di 20x20m. Questo passaggio ha
comportato la necessità di modificare il modello di elaborazione per la definizione del
rischio presente. Concettualmente si passa da una densità di rischio all’interno della
cella di 1x1 km, intesa come percentuale di area interessata dalla intersezione sorgente
di pericolo/bersaglio, alla presenza/assenza dello stesso nella cella di 20 metri. Dal
punto di vista pratico si passa da una elaborazione su base vettoriale ad una su base
raster.
L'intera procedura di elaborazione di tutte le mappe di rischio ha comportato la
predisposizione di oltre 70 modelli. Per consentire la gestione di tutti i modelli
sviluppati e permettere all’utente una gestione semplificata della generazione delle
mappe di rischio, è stato predisposto un applicativo che comprende anche le funzioni di
generazione e pubblicazione di report con dati statistici ed estratti cartografici per
singole aree territoriali di interesse (comuni e province).
L’analisi delle mappe di rischio generate a questa scala consente di evidenziare con
maggior dettaglio le aree effettivamente interessate dalle diverse tipologie di rischio. E’
inoltre possibile, analizzando mediante strumenti GIS le interazioni tra sorgenti di
pericolo e bersagli, comprendere quali siano gli apporti delle singole componenti del
rischio ed eventualmente tarare il modello mediante l’utilizzo di aree campione dove
questi elementi siano già noti.
Il Piano di Rischio Integrato d’Area: l’area Valsassina – Valvarrone nel
progetto MIARIA
L’analisi del Piano di Rischio Integrato d’Area prevede l’individuazione di aree critiche
attraverso un’analisi quantitativa del rischio per le persone e per i beni in seguito alla
loro esposizione alle varie tipologie di rischio presenti sul territorio. Sulla base dei dati
forniti dal PRIM, il PIA prevede un’analisi di rischio probabilistica sull’area interessata
per alcuni scenari. A tal scopo il Piano di rischio Integrato d’Area si pone come
obiettivo quello di prevenire il rischio mediante azioni strutturali e non strutturali, tali
da ridurre e/o mitigare le diverse componenti del rischio stesso.
L’analisi del rischio territoriale integrato presente nei territori comunali della
Valsassina-Valvarrone interessati dal MIARIA è stata svolta in linea con la metodologia
dei Piani Integrati d’Area già conclusi o in corso sul territorio lombardo (es. PIA
Brescia, Pia Lecco, Pia Sempione).
Sono stati considerati i rischi di tipo tecnologico (industriale e trasporto merci
pericolose), naturali (idrogeologico e incendi boschivi) e socialmente rilevanti (incidenti
stradali e incidenti sul lavoro), nonchè il rischio integrato.
In particolare, questo tipo di elaborazione ha permesso di attribuire un valore di rischio
sociale ed economico all’area oggetto di studio.
COSTRUZIONE DELLE GRID “ABITANTI EQUIVALENTI” E DEL VALORE
ECONOMICO
Come primo passo si è proceduto con il censimento e la mappatura geografica dei
seguenti elementi territoriali vulnerabili presenti sul territorio in esame.
- aree residenziali, aree produttive, strutture dell’istruzione di ogni ordine e grado, case
di riposo, strutture turistiche, principali supermercati, mercati rionali, viabilità stradale,
reti tecnologiche, aree agricolo-forestali. Mentre non sono stati riscontrati sul territorio i
seguenti elementi territoriali considerati secondo la metodologia PIA: ospedali e case di
cura, centri commerciali, stazioni e linee ferroviarie, fiere, aeroporti.
Una volta completata tale fase sono state costruite la griglia (risoluzione 20 x 20 m)
“abitanti equivalenti” e la griglia del “valore economico”.
Nel caso della griglia “abitanti equivalenti” l’obiettivo è quello di localizzare la
distribuzione delle persone in tutti i luoghi che fanno parte della vita quotidiana,
volendone caratterizzare il grado di vulnerabilità proprio in funzione del numero di
soggetti presenti.
Per avvicinarsi il più possibile alla realtà, la metodologia adottata dei Piani d’Area
applica, ai dati sulla popolazione, dei coefficienti correttivi al fine di tener conto
dell’indice di permanenza degli individui all’interno delle varie tipologie di strutture. In
sostanza per ogni elemento territoriale si calcola o si stima la percentuale del tempo in
cui è presente effettivamente la popolazione.
CENSIMENTO E MAPPATURA DELLE AREE DI DANNO
In una seconda fase sono state censite, mappate e trasformate in grid 20 x 20 m le aree
di danno delle varie sorgenti di rischio considerate sulla base di cartografie ufficiali
esistenti.
ANALISI DEL RISCHIO SOCIALE, INDIVIDUALE E DEL DANNO ECONOMICO
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La terza fase dell’elaborazione si è incentrata sulla valutazione del rischio attribuendo
alle possibili aree di impatto di ogni scenario censito una frequenza di accadimento
attesa “f”, un fattore di gravità “g”, uno di esposizione “e”. E’stato successivamente
determinato il rischio per la popolazione secondo le due componenti “rischio sociale”
(espresso in “colpiti attesi/anno”) e “rischio individuale” (espresso come probabilità di
coinvolgimento dell’individuo), e per le cose (danno economico espresso in €
attesi/anno).
ANALISI DEL RISCHIO INTEGRATO E INDIVIDUAZIONE DI AREE CRITICHE
(HOT SPOT)
L’analisi del rischio integrato è stata sviluppata mediante semplice “somma” delle grids
(20 x 20 m) dei vari rischi analizzati. Attraverso un esame dei risultati di tale
sovrapposizione sono state individuate particolari aree critiche caratterizzate da un
elevato valore di “colpiti/anno” o €/anno di un singolo rischio e/o dalla presenza
concomitante di più sorgenti di rischio.
ANALISI DI SECONDO LIVELLO E INDICAZIONI SUGLI INTERVENTI DI
MITIGAZIONE
Una volta individuate tali aree si è proceduto con un’analisi di maggior dettaglio
mediante la raccolta di dati relativi anche al livello di resilienza del territorio. Infine,
sulla base delle risultanze di tali analisi, sono state formulate una serie di indicazioni di
interventi di mitigazione di tipo strutturale e/o non strutturale.
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