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Narrativa Aracne
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Massimo Morico
Le curiosità del Gt ragazzi
illustrazioni di
Serafino Filoni
prefazione
Eugenia Nante
Copyright © MMX
ARACNE editrice S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Raffaele Garofalo, 133/A–B
00173 Roma
(06) 93781065
ISBN
978–88–548–xxxx–x
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: ottobre 2010
Prefazione
Vi siete mai chiesti perché il mare è azzurro o serva di
più camminare velocemente sotto la pioggia per bagnarsi
meno. Le curiosità che ogni venerdì l’uomo del tempo
spiega ai ragazzi sono sempre azzeccate, ironiche e inaspettate.
L’uomo del tempo, come ormai lo conoscono i bambini di
tutta Italia, è il colonnello Massimo MORICO. Un sorriso
diventato famosissimo e una vera e propria passione per
la meteorologia. A studiarla sa di materia complicatissima, eppure quando lui parla di venti e di nuvolette
tutto si semplifica ed i ragazzi rimangono incantati. A
me Massimo ha sempre ricordato Tex Willer il cow boy
buono dei fumetti di quando ero bambina. È altissimo,
con delle mani gigantesche. Quando entra, da solo, riesce a riempire tutto lo studio televisivo. Le previsioni del
tempo per i più piccoli le ha inventate lui. Le immagini
da satellite, le cartine super colorate con i soli che ridono e le nuvole che piangono, e poi le curiosità animate
con le vignette disegnate dal grafico Serafino Filoni. Ogni
settimana un aneddoto, un proverbio, una curiosità scovata sui libri, ritagli di giornale, vecchie riviste di cui ha
un’intera collezione. Spunti ed idee arrivano anche dalle
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tante persone che lo chiamano, gli scrivono o che incontra durante i viaggi di lavoro. Ricordi, storie, detti esperimenti scientifici.
Cinquantacinque vignette raccolte in un libro divertente
per ragazzi e non solo. Per tutti quelli che ancora non
sanno perché il mare è azzurro o come fanno le nuvole a
rimanere sospese nell’aria. Una curiosità ve la svelo io:
quando piove è meglio correre per bagnarsi meno… scusa
colonnello.
Con affetto. Eugenia
EUGENIA NANTE,
RESPONSABILE
DEL
GT RAGAZZI
Chi furono i primi ad occuparsi
di meteorologia?
Negli ultimi periodi, la meteorologia è uno dei pretesti
per chiacchierare (“il tempo non è più quello di una
volta”, “le stagioni non rispettano il loro corso”, “non si
sa più cosa indossare” e via dicendo), ma persino nei
Vangeli si ritrovano riferimenti meteorologici, magari a
supporto della volontà di Dio.
Nel Vangelo di Luca si dice:
“Quando vedete una nuvola salire da ponente, subito
dite: viene la pioggia, e così accade. E se soffia lo scirocco
dite: ci sarà caldo, e così accade”.
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Senza togliere nulla alla bellezza e alla suggestione dei
Vangeli, fu facile più tardi capire che le nuvole di ponente
significavano perturbazioni atlantiche e che lo scirocco,
caldo e umido, era il vento del sud est sahariano.
Nel 1815 però furono proprio due sacerdoti dello Stato
Pontificio, padre Francesco Denza e padre Angelo Secchi,
ad avviare la ricerca meteorologica.
Il primo di essi cominciò a rilevare alcuni dati dell’atmosfera, pioggia, temperatura, vento, nubi e fenomeni vari,
e a riportarli su dei brogliacci per poi confrontarli, mettendo in relazione località tra loro vicine.
Questi dati non erano utili per le previsioni, ma erano
però sufficienti per avere informazioni di tipo statistico.
Ma, come vedremo in seguito, la rilevazione attuale gode
di una fondatezza maggiore, non eguagliabile a nessuna
di quelle precedenti, dotate di fascino ma non di rilevanza scientifica.
Oltre ai dati rilevati in prossimità del suolo, occorreva
sapere cosa accadeva in quota ed a questo pensò padre
Angelo Secchi che insieme al 3° reggimento dell’Esercito,
iniziò anche a registrare le caratteristiche presenti nell’atmosfera tramite il pallone sonda.
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Come si fanno le previsioni del tempo?
Salve ragazzi, come prima cosa voglio presentarmi.
Mi chiamo Massimo Morico, sono un Colonnello dell’Aeronautica Militare e durante la mia carriera mi sono
sempre occupato di previsioni meteo, prima informando
i piloti sullo stato del cielo durante la navigazione aerea,
e poi colloquiando direttamente col pubblico a casa attraverso le reti Rai.
Poiché la passione verso questo lavoro cresceva negli anni,
ho cominciato ad informarmi su certi aspetti collaterali
alla meteorologia, ed ho così scoperto una serie di “curiosità” a mio parere divertenti, che saranno l’oggetto di
questo breve libro e che, mi auguro, sapranno interessare
anche voi.
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Intanto, sappiate che il servizio meteorologico dell’Aeronautica nacque con l’intento di garantire ai piloti condizioni di maggiore sicurezza nel volo.
Certo, agli inizi, i mezzi e le informazioni a disposizione
erano pochi e un po’ approssimativi: ad esempio non esistevano computer, satelliti e altri strumenti vari che in seguito
avrebbero reso il lavoro più attendibile scientificamente. Ma,
senza presunzione, anche attualmente il ruolo del tecnico,
dell’esperto è fondamentale per leggere e rendere comprensibili i grafici e le carte elaborate elettronicamente.
Ma che validità hanno le previsioni del tempo?
Se parliamo di previsioni serie, non dobbiamo mai spingerci oltre i 7–8 giorni, i primi dei quali hanno un’affidabilità elevata, mentre gli ultimi esprimono, più che una
reale previsione, una tendenza.
E, inoltre, le previsioni stagionali si possono fare?
NO.
Nell’atmosfera ci sono molti elementi, (temperatura, umidità, pressione, vento, ecc..) che cambiano in continuazione,
e che non possono essere sempre e comunque monitorizzati, per cui fare previsioni a lunghissima scadenza è praticamente inaffidabile, diciamo pure dilettantesco.
Le uniche previsioni stagionali attendibili sono quelle elaborate in base ai dati statistici relativi ad un minimo di
30 anni. Ma, si sa, le statistiche non hanno valore certo,
e chi enuncia come rigorosi i dati così ottenuti, somiglia
un po’ all’astrologo, che esprime profezie atte ad attirare la credulità degli sprovveduti.
Detto questo, procediamo a raccontare qualcosa, cercando
di essere un po’ scientifici e un po’ giocosi, senza mai dimenticare che parliamo di fenomeni da tutti percepibili.
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Che cosa è l’effetto farfalla?
Come già accennato precedentemente, la meteorologia
seria evita di fare previsioni a lunghissima scadenza perché i risultati non sarebbero soddisfacenti, ma tra le
varie tecniche previsionistiche, ne esiste però una che si
basa sulle previsioni d’insieme. Come ci mostra l’immagine allegata, per fare qualsiasi tipo di previsione meteorologica, si deve partire sempre dallo stato iniziale
dell’atmosfera, poiché piccolissime variazioni, non sempre
visibili, potrebbero rivelare in futuro situazioni meteorologiche diverse. Questa filosofia previsionistica si chiama
“effetto farfalla”, ed ha preso il nome dal suo ideatore,
Edward Lorenz (1917–2008) che in uno scritto del
1963 ha formulato la seguente (e famosa) domanda: Può
il battito delle ali di una farfalla in Brasile generare un
uragano nel Golfo del Messico?, alludendo al fatto che
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piccole variazioni delle condizioni iniziali possono condurre nel tempo a enormi variazioni di tutto il sistema.
Riportando la domanda, scientificamente valida per tutti
i sistemi, al sistema meteorologico, la risposta teorica è
affermativa, ed il grafico mostra infatti come da dati
inizialmente molto simili si possano originare in futuro
scenari meteorologici diversi, specialmente in tempi lunghi. Il modello si basa infatti su diverse ipotesi. Dati iniziali (appunto il battito delle ali di una farfalla)
corrispondono alle osservazioni dell’atmosfera eseguite in
varie parti del mondo, che tendono nel futuro ad amplificarsi, e i dati iniziali, già in parte modificati, studiano
come il modello reagisce ai varicambiamenti.
Il risultato finale è che per i primi quattro giorni c’è concordanza, poi in seguito ogni strada può essere attendibile. Per capire meglio il concetto espresso da Lorenz,
pensate a quando si getta un sasso nell’acqua: al piccolo
cerchio iniziale si susseguono cerchi sempre più ampli, la
stessa consequenzialità di movimenti avviene nell’atmosfera quando l’aria subisce spostamenti.
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Le previsioni degli indiani
Sappiamo che le culture dei popoli sono molto diverse
(per fortuna!), e così sono diverse le metodologie di previsioni meteorologiche.
Appare curiosa, ad esempio, quella di una tribù pellerossa, gli Apache.
Questi nativi americani, per prevedere il tempo, osservavano le venature di grasso degli orsi.
Un indiano del Nuovo Messico, Gordon Winsat, vissuto
fino al 1995, ha riconosciuto così valido questo metodo
da usarlo per circa 50 anni. Dunque, riscaldava il grasso
dell’orso e poi lo colava in vasetti trasparenti; li sigillava
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e li posizionava sulle finestre di casa esposte a sud oppure
ad ovest senza più toccarli, ed a seconda del comportamento del grasso, ossia delle venature che prendeva, elaborava le previsioni.
Una volta osservò all’interno del vasetto una forma
strana, la esaminò per diverso tempo ed individuò in essa
la forma di una proboscide: da questo dedusse che ci sarebbero stati dei tornado che infatti, nei giorni seguenti,
devastarono le pianure del Midwest.
Nessun modello matematico era stato in grado di individuare e preannunciare questo evento.
Il signor Winsat non diede mai una spiegazione logica dei
suoi pronostici: si limitò a dire che il grasso dell’orso reagiva ai cambiamenti di pressione ed alla composizione
chimica dell’atmosfera.
Negli ultimi anni di vita perse la vista, ma non la passione per la meteorologia.
Si avvalse della collaborazione della moglie che gli riferiva
le mutazioni e le forme del grasso all’interno dei vasi.
Gordon Winsat non ha mai lasciato nulla di scritto ed
ora purtroppo i suoi metodi e le sue ricerche sono andate
del tutto perdute… Meglio per gli orsi, comunque…
In queste righe abbiamo accennato ai modelli matematici, ma che cosa sono esattamente?
I modelli matematici sono delle raffigurazioni cartacee
che simulano l’andamento dell’atmosfera: mostrando
come l’aria si sposta alle varie altezze, permettono di
preannunciare il tipo di tempo in arrivo. Questi modelli
nascono da miliardi di calcoli matematici e di formule di
fisica, ma questo è un altro discorso…
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Qual è la stella nana?
Sveliamo subito il mistero, quando si parla di stella nana
si intende il sole. Proprio così, il sole che a noi sembra
grandissimo, che ogni giorno ci riscalda con i suoi raggi,
è una stella piccola che noi vediamo più grande delle altre
solo perché è più vicina alla terra.
Ma come si è formato il sole? E, adesso, preparatevi ad
un discorso un po’ più lungo e forse più complesso, ma il
sole è la fonte della nostra esistenza (e della nostra sopravvivenza!) e merita l’importanza e lo spazio che gli
dedicheremo.
La sua nascita proviene da una nube formata da polveri
e gas, nube primordiale, che per effetto della gravità iniziò a contrarsi, a pulsare come un cuore, e che con que-
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sto movimento fece aumentare al suo interno temperatura e pressione. Con l’aumento della temperatura gli
atomi di idrogeno si fusero e la pressione interna della
nube, superò quella esterna causando un’esplosione che
incendiò la nube ed originò il sole.
Ora che a grandi linee avete capito come si è formato il
sole, vediamo la sua carta d’identità:
età:
circa 4,5 miliardi di anni
distanza dalla terra:
149.600.000 km
temperatura esterna:
circa 5.800 °C
temperatura della parte centrale:
circa 15.000.000 °C
diametro:
1,392.000 km
volume:
1,3 miliardi più grande della terra
massa terra = 1
massa sole = 332,270
gravità terra = 1
gravità sole = 27.9
Il sole compie tre movimenti, uno di rotazione per il
quale impiega tempi diversi a seconda della sua posizione,
25 giorni ed 8 ore nelle zone dell’Equatore, e 34 giorni
in prossimità dei poli.
La differenza di questi tempi è dovuta alla consistenza
del sole che, non essendo composto di materiale rigido,
ruota con velocità diverse a seconda della latitudine.
Il secondo movimento è quello di traslazione insieme al
sistema planetario, in direzione della costellazione di Ercole, alla velocità di 19,4 km/s ed infine il terzo movimento è quello di rivoluzione. Quest’ ultimo movimento
avviene intorno al centro della galassia, da cui dista
25.000 anni luce, ed è compiuto insieme a tutte le stelle
che adornano il cielo.
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Per un giro completo occorrono “solamente”
240.000.000 anni.
In considerazione del diverso riscaldamento che il sole
emana sulla terra, i poli sono più freddi perché i raggi
arrivano inclinati e percorrono maggior strada, e l’ equatore è più caldo perché il sole è perpendicolare e quindi
diretto.
Dedichiamo a questa stella qualche riga in più che ci aiuti
a capire meglio la sua conformazione.
La parte interna si chiama nucleo, si estende per
150.000 km ed occupa il 20–25% del raggio solare, e,
come già visto nella sua carta d’identità, ha una temperatura molto elevata.
Nel nucleo avvengono i vari processi che mantengono in
vita il sole ed attraverso i quali si produce energia sotto
forma di raggi X e raggi gamma.
Attorno al nucleo c’è la zona radioattiva che si estende
per 500.000 chilometri sino a raggiungere la zona convettiva da cui i gas presenti si muovono verso l’esterno
portando energia, poi, dopo essersi raffreddati, tornano
indietro. Tutto questo movimento permette all’energia
di raggiungere la fotosfera, confine tra parte interna
ed esterna. La fotosfera ha uno spessore di 700 chilometri, ed in questo spazio si formano delle colonne gassose (la cui parte esterna si chiama granulo), che hanno
aspetto circolare con un diametro che varia dai 200 ai
1800 chilometri ed una vita di pochi minuti. Andando
verso l’esterno, si raggiunge la cronosfera, così chiamata
per il suo colore rosa acceso, che si estende per 1500
km dopodiché inizia l’atmosfera solare, chiamata corona.
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La corona ha una bassa luminosità e si può osservare solamente durante un’eclissi o con uno strumento chiamato
coronografo che copre il disco solare simulando appunto
l’eclissi.
Dalla cronosfera si formano delle protuberanze solari che
possono raggiungere 400.000 chilometri di altezza e
600.000 di lunghezza, con una durata che varia da
tempi brevi fino a qualche settimana, mentre dalla parte
esterna del sole si espande, verso lo spazio, il cosiddetto
vento solare che trasporta particelle cariche elettricamente, le quali riescono a sottrarsi alla forza gravitazionale del sole muovendosi ad una velocità di 500
chilometri al secondo, fino a raggiungere la terra e a penetrare in prossimità dei poli, dove si verificano le aurore
polari, boreali o australi.
E le macchie solari cosa sono?
Abbiamo visto precedentemente che nella fotosfera la
temperatura è di circa 5.800 °C, ed è proprio in questa
zona che si individuano le macchie solari che risultano
più scure a causa della temperatura inferiore, circa
4.000 °C. Le macchie solari possono essere anche estese
e sono individuabili da un’ombra centrale e da una penombra periferica, ed hanno una vita che oscilla da pochi
giorni a mesi interi, con un andamento ciclico massimo
di 11 anni.
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Cosa accadrebbe se il sole
si spegnesse?
Nessuna paura, per il momento la domanda è dominio
della fantascienza: nessuno infatti può dire con esattezza
se il sole un giorno smetterà di splendere e di riscaldarci.
Certo è però che se questo sciagurato evento si verificasse, occorrerebbero circa dieci milioni di anni prima
che la superficie terrestre cominci a raffreddarsi e, di
conseguenza, la vita sulla terra ne avverta gli effetti. Una
piccolissima idea di cosa potrebbe accadere, ci viene fornita dalle eclissi, un fenomeno che si verifica quando il
nostro pianeta, durante le fasi di luna piena, si posiziona
nel seguente modo: terra–luna–sole. In queste condizioni,
una parte o tutta la terra verrà oscurata nel momento
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in cui sarà attraversata dal cono d’ombra creato dalla
luna. Osservando il fenomeno dalla terra si seguiranno le
diverse fasi, quella di contatto, quando i bordi della luna
e del sole si toccheranno ed inizierà l’eclissi, e poi l’oscuramento totale, quando il disco lunare avanzando arriverà all’interno del sole. Continuando il suo cammino la
luna scoprirà parte del sole sino ad allontanarsi del tutto,
e a quel punto l’eclissi sarà finita. Quindi, riepilogando,
possiamo avere tre tipi di eclissi, parziale, totale ed anulare quando la luna si trova nel punto più lontano della
sua orbita (apogeo), in una posizione tale da apparire più
piccola del sole.
Quali sono i fenomeni meteorologici che si verificano durante un’eclissi?
Come prima cosa si passa dal giorno alla notte, la temperatura diminuisce e si alza improvvisamente il vento.
Anche la vita animale si agita, con l’unica eccezione degli
uccelli che smettono di volare e cantare, forse perché
convinti che sia sera.
Passato il fenomeno, il tutto ritorna alla normalità.
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