corso di tecniche fasciali - Nuova Scuola di Osteopatia Treviso

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CORSO DI TECNICHE
FASCIALI
STEFANO MOZZON D.O.
Principio fondamentale dell’0.P. (Still)
concetto di globalità.

Unità del corpo: l’individuo è visto nella
sua globalità come un sistema composto
da muscoli, strutture scheletriche, organi
interni che trovano il loro collegamento
nei centri nervosi della colonna
vertebrale. Ogni parte costituente la
persona (psiche inclusa) è dipendente
dalle altre e il corretto funzionamento di
ognuna assicura quello dell’intera
struttura, dunque, il benessere.
STEFANO MOZZON D.O.
2
TESSUTO CONNETTIVO
origini e anatomia

1.
2.
3.

Nello sviluppo embrionale si riconoscono
tre foglietti:
MESOBLASTO
ENDOBLASTO
ECTOBLASTO
Le fasce fanno parte del tessuto
connettivo, il quale deriva dal
MESOBLASTO.
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3
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4
CONCETTO di GLOBALITA’

Definizione di globalità:

Carattere di ciò che è globale;

Complessità; visione d'insieme di un
problema, di una situazione, di un
argomento, di una disfunzione.
Per esempio: il disturbo del tessuto
connettivo, può esser stato causato da un
problema di origine diversa per es. dal
fegato/cistifellea – spalla dx. lontano
quindi dalla zona dolente.

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Dal mesoblasto derivano:







Tessuto connettivo,cartilagine, ossa,muscoli
striati e lisci
Pericardio. pleure, peritoneo,
Cellule sanguigne e linfatiche, milza
Pareti del cuore, dei vasi sanguigni e
linfatici
I reni, le gonadi e i loro apparati escretori
Le cortico surrenali e le midollo surrenali
Le tuniche muscolari e connettive del
sistema digerente, il rivestimento epiteliale
del tubo digerente, della vescica e
dell’uretra
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Dall’ endoblasto derivano



Esofago, stomaco, fegato,
cistifellea, vie biliari, pancreas,
tratto intestinale,
L’app. tracheo bronchiale, epitelio di
rivestimento app respiratorio, della
cassa del timpano e tromba
d’Eustachio
Parenchima dell’amigdala, tiroide e
paratiroide, timo.
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Dall’ ectoblasto derivano





Sistema nervoso centrale e
periferico,
Epitelio sensoriale degli organi dei
sensi
Epidermide e annessi (peli, unghie,
ghiandole cutanee)
Ghiandola mammaria, ipofisi
Smalto dei denti
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8
ANATOMIA DELLE FASCE

1.
2.
3.
Dal punto di vista macroscopico
possiamo dividere le fasce in tre
strati principali:
Fascia Superficialis
Fascia Intermedia
Fascia Profonda
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LA PELLE O CUTE


La pelle o cute, è un tessuto continuo,
appartenente all'apparato tegumentario.
E' composta da tre strati principali che,
dall'esterno verso l'interno, assumono il
nome di: epidermide, derma e ipoderma
(o strato sottocutaneo)
Riveste la superficie del corpo e negli
orifizi si continua con le mucose.
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Immagine della pelle e annessi
STEFANO MOZZON D.O.
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EPIDERMIDE






L’epidermide rappresenta la parte più
superficiale della cute e si continua in basso,
separata da una membrana basale, con il derma.
L’epidermide è un epitelio pavimentoso
stratificato il cui spessore varia da 50 μm a 1,5
mm. Gli strati che la costituiscono, dall’interno
all’esterno, sono:
Strato basale.
Strato spinoso.
Strato granuloso.
Strato lucido.
Strato corneo.
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IMMAGINE DELL’EPIDERMIDE
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immagine dell’ epidermide
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IL DERMA

Il derma è lo strato della cute posto
profondamente all'epidermide, costituito da
tessuto connettivo propriamente detto denso,
riccamente vascolarizzato e innervato. Si connette
all'epidermide tramite la giunzione
dermoepidermica che garantisce, con l'elevato
numero di filamenti di ancoraggio, un legame
sicuro fra i due strati. Il derma inoltre dona alla
cute le caratteristiche di consistenza e resistenza
grazie alle abbondanti fibre collagene. Si tratta
inoltre di uno strato molto elastico, che resiste
anche a forti trazioni, ma non al taglio. A
differenza dell'epidermide, è vascolarizzato.
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IPODERMA


L'ipoderma o tela sottocutanea è lo strato più
profondo della pelle che si trova sotto il derma da cui
non è possibile differenziale in maniera netta. La
distribuzione e lo spessore del ipoderma sono molto
variabili. Lo spessore oscilla tra i 0,5 e i 2 cm risultando
minore laddove la pelle è a contatto diretto con osso o
cartilagine (come la volta cranica, il naso, il padiglione
auricolare) e maggiore in altre sedi (glutei, palmo delle
mani o pianta dei piedi). Nelle donne è più
omogeneamente distribuita è più spessa rendendo
meno evidente la muscolatura.
Mette in rapporto il derma con i tessuti sottostanti
(come la fascia superficialis comune del corpo oppure
direttamente ossa o cartilagine) permettendo anche un
reciproco scorrimento consentendo di sollevare la pelle
in pieghe.
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Strati della pelle
STEFANO MOZZON D.O.
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Nell’ipoderma si individuano tre strati di
tessuto:



Lamina superficiale: è costituita da tessuto connettivo lasso ed in questo strato si
accumulano le riserve di grassi sotto forma di adipociti. Questo tessuto adiposo, se presente in
sensibile quantità, prende il nome di pannicolo
adiposo.
Lamina intermedia: è costituita da tessuto connettivo denso, prende anche il nome
di fascia superficiale le cui fibre sono disposte quasi
parallelamente alla cute, per distinguerla dalla fascia profonda, anch'essa formata da connettivo
denso, che riveste i sottostanti muscoli scheletrici.
La lamina profonda della tela sottocutanea infine,
composta anch'essa di tessuto connettivo lasso, ha
la funzione di separare i movimenti della fascia
superficiale e quindi di tutta la pelle da quelli della fascia profonda e dei muscoli che questa riveste.
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STATO DELLA PELLE
OSSERVAZIONE








Normale: aspetto luminoso, liscio ed elastico
Alterato:
Secca
Grassa
Sciupata
Sensibile (dolore, solletico …)
Invecchiata, rugosa, dura …
Inoltre è importante considerare: la temperatura,
l’odore, eventuali cicatrici, macchie, piaghe, acne,
varici, cellulite, smagliature e/o patologie della
pelle…
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COLORITO della PELLE






Pallida nell’anemico
Cianotica nel cardiopatico
Gialla nell’epatopatico
Grigia nelle sofferenze renali
Arrossata nelle infiammazioni
Nera nella rottura capillari
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RUOLI LA PELLE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
Di protezione
Di regolazione termica
Immunitario (ambiente acido)
Di regolazione dell’equilibrio idrominerale
Di organo sensoriale
Di depurazione (funzione
escretoria)
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ANATOMIA DELLE FASCE



Fascia superficialis: Strato di tessuto
connettivo fibro-adiposo che si colloca, al di
sotto della cute, miscelata allo strato
reticolare dell’ ipoderma (strato più
profondo della pelle)
Fascia intermedia: Aponeurosi
media/profonda, collegata all’epimisio dei
muscoli-tendini e guaine esterne dei visceri,
dei vasi …
Fascia profonda: Meningi, perimisio,
endomisio, periostio, guaine sotto sierose ..
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La fascia superficialis
Essa è importante sede di stoccaggio di
acqua e grasso, provvede anche alla
nutrizione e agli scambi gassosi tra le
cellule e il sangue e alla difesa aspecifica
contro le aggressioni di micro-organismi
patogeni e di sostanze estranee al nostro
organismo. Avvolge tutti gli organi, i
muscoli e i nervi e penetra al loro interno
e riempie gli spazi liberi tra gli organi.
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La fascia superficialis
Costituita da connettivo lasso sottocutaneo,
collega il sistema epidermico ai piani sottocutanei,
è collegata alle fasce profonde attraverso setti
muscolari. Essa è presente in tutto il corpo tranne:
 Sul palmo delle mani
 Sulla pianta dei piedi
 Sulla faccia, sulla nuca
 Sul sacro e sui glutei
 Sullo sterno
(in queste zone la cute si fonde con i retinacoli
muscolari).

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
ELEMENTI MICROSCOPICA
CELLULARI:
ANATOMIA
dei
1.
Cellule
fisse (osteociti,
condrociti,
tessuti
connettivi
di sostegno
(fascia)
2.


1.
2.
3.
adipociti, c. indiffernziate, fibroblasti )
Cellule libere (leucociti, macrofagi, etc. )
MATRICE EXTRA CELLULARE (MEC)
Nella quale troviamo
Fibre reticolate
Fibre collagene
Fibre elastiche
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Elementi cellulari



Cellule fisse
I fibroblasti sono cellule che si
moltiplicano facilmente, capaci di
sintetizzare le macromolecole come i
proteoglicani della mec, (cioe il tropocollagene che da origine alle fibre di
collagene e la tropo-elastina che da
origine alle fibre elastiche)
Gli adipociti sono ricchi di vasi sanguigni,
accumulano grandi quantità di lipidi
(trigliceridi e acidi grassi ) a scopo
termogenico, di protezione e di riserva.
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Continua cellule fisse




Macrofagi o istiociti, cellule mononucleate
con grande potere fagocitario, capaci di
secernere enzimi (collagenasi e elastasi) e
interferone (proteina anti-virale)
Cellule mobili
I leucociti di cui fanno parte i linfociti (B
e T) resonsabili della risposta
immunitaria, i basofili e eosinofili anche
questi rivestono un ruolo importante nelle
reazioni infiammatorie ed immunitarie.
Plasmaciti elaborano antigeni specifici
come le gammaglobuline.
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Immagine connettivo lasso (fascia
superficiale)
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Connettivo lasso e denso
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Matrice extra cellulare (MEC)
1.
La sostanza fondamentale composta
dal 70% di acqua e dal 30% di
macromolecole colloidali è un vero e
proprio laboratorio è costituita da
complessi solubili di carboidrati
legati in gran parte a proteine dette
GAG e da proteine specializzate
come la fibronectina e le integrine,
al suo interno troviamo le fibre: di
collagene, di elastina e di reticolina.
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Le fibre



Fibre collagene, costituite da microfibrille
di pro-collagene, hanno proprietà di
resistenza a fattori meccanici,
prevenzione della disidratazione,
mantenimento dell’elasticità e tonicità, e
minimalizzazione delle rughe
fibre di reticolina, simili alle fibre
collagene, ma diverse nella forma
(griglia). Hanno lo scopo di filtraggio
selettivo, di supporto e di cicatrizzazione.
Fibre elastiche, (elastina)
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Fibre di collagene
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Fibre di collagene
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Fibre di reticolina
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DIVERSI TIPI DI TESSUTO
CONNETTIVO
Le cellule e la MEC caratterizzano i vari tipi di
connettivo:
 Tessuto interstiziale
 Tessuto fibroso, reticolato, endoteliale …
 Tessuto adiposo, sanguigno
Sempre dentro al foglietto mesodermico
troviamo:
 Tessuto osseo
 Tessuto cartilagineo
 Tessuto muscolare
 Tessuto epiteliale dei rivestimento
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La matrice extra cellulare (MEC)

Dal punto di vista meccanico, la MEC
si è sviluppata per distribuire le
tensioni del movimento e della
gravità, mantenendo nello stesso
tempo la forma delle diverse
strutture corporee siano esse
sottoposte a compressione continua
che a stiramento. ( concetto di
tensegrità)
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Concetto di tensegrità

E’ la facoltà di un sistema di
stabilizzarsi meccanicamente con il
gioco di forze di tensione e di
compressione che si ripartiscono e si
equilibrano. La minima variazione di
tensione locale viene trasmessa dal
sistema fasciale in tutto il corpo.
(fattori come nutrizione, attività fisica
e comportamenti influenzano
profondamente la MEC).
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Continua concetto di tensegrità

Per es. il tallone di un marciatore,
battendo contro il suolo 550 voltle a km si
disitegrerebbe, se la struttura della volta
plantare fosse rigida, invece grazie alle
connessioni miofasciali con tutte le
strutture dell’ apparato locomotore
(tendini, legamenti, muscoli …) la volta
può garantire, non solo l’assorbimento e
la distribuzione equa dell’impatto, ma
anche la conservazione dell’equilibrio
globale in risposta al movimento.
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Continua concetto di tensegrità


A livello microscopico la struttura si
presenta con un citoscheletro composto
da tre proteine che formano i
microfilamenti, filamenti intermedi e
microtuboli. (fibre)
Più in particolare, nel connettivo
qualunque forza lo deformi agisce sui
legami intermolecolari delle sue cellule
producendo un flusso elettrico
(piezoelettrico) che comporta modifiche
biochimiche del tessuto stesso,
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Continua concetto di tensegrità


per es. la forza di gravità che grava sul
nostro scheletro fa si che vi sia una
reazione tale nell’ osso da impedirne
l’osteoporosi.
La fascia è integrata in unità funzionali,
ovvero non può essere considerata
disgiunta funzionalmente dai tessuti con
cui è a contatto siano essi per continuità
che per contiguità.
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Continua concetto di tensegrità

Attraverso l’UNITA MIOFASCIALE tutti i
tessuti e quindi tutti i sistemi sono
raggiunti, per questo la fascia può essere
considerata un vasto organo di senso in
termini di propriocezione e esterocezione,
dove l’ U.M. si organizza in catene
miofasciali, attraverso le quali le
informazioni siano esse di un viscere,
articolazione ecc. viaggiano come
informazioni di tensione meccanica
oppure psiconeuroendocrina,
immunitaria, circolatoria …..
STEFANO MOZZON D.O.
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Continua concetto di tensegrità

Le U.M. sono molteplici e sono
governate da aree chiamate centri di
coordinazione (cc) dove di fatto
convergono i vettori che le u.m. nelle
loro direzionalità possiedono, un cc
dolente è segno di densificazione
fasciale ed è da colloccare all’interno
di una catena miofasciale del
“sistema persona”.
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Concetto di plasticità cerebrale


Plasticità cerebrale: La plasticità
cerebrale è la potenzialità del cervello di
variare funzione e struttura non solo
durante il suo periodo di sviluppo, ma
anche durante la vita adulta.
Le caratteristiche morfologiche e
funzionali dei circuiti nervosi, influenzabili
per l’interazione con il mondo esterno,
sono molto diverse nel periodo di
formazione e di sviluppo delle strutture
del sistema nervoso e nel periodo in
cui questo raggiunge la maturità.
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“la struttura governa la funzione”(Still)
(seconda legge)

“la struttura governa la funzione”. La
perfezione di ogni funzione è legata alla
perfezione della struttura portante, se tale
equilibrio è alterato ci si trova di fronte a
una disfunzione osteopatica,
caratterizzata da una zona corporea in cui
è andata persa la corretta mobilità.
L’organismo reagirà a tale disequilibrio
creando delle zone di compenso e di
adattamenti corporei non favorevoli al
benessere generale dell’organismo.
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FASCIA SUPERFICIALIS E
APONEUROSI ESTERNE
APONEUROSI EPICANICRA
1. Ap. del temporale
2. Ap. masseterica
3. Ap. della faccia
Connessioni con la pelle e con la dura
madre

APONEUROSI CERVICALE SUPERFICIALE

APONEUROSI DEL TRONCO

APONEUROSI DEGLI ARTI SUPERIORI

APONEUROSI DEGLI ARTI INFERIORI

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APONEUROSI EPICRANICA


E’ una vasta lamina fibrosa che riveste
come una calotta il cranio.
Inserzioni: post. Sulla protuberanza occ.
est. e linea occ. sup. si prolunga lat.
attraverso le aponeurosi temporale e
masseterica, e termina sulla cresta
sopramastoidea, il condotto uditivo
esterno ed il tessuto sotto cutaneo della
zona masseterica.
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APONEUROSI EPICANICRA
STEFANO MOZZON D.O.
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Aponeurosi temporale

Spessa e resistente, si estende dalla
linea curva temporale sup e dallo
spazio compreso tra le due linee
curve all’arcata zigomatica, da qui si
prolunga verso l’aponeurosi
masseterica.
STEFANO MOZZON D.O.
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Aponeurosi masseterica



Si inserisce: indietro sul bordo post. del
ramo ascendente del mascellare sup.
inoltre si unisce all’ap. Parotidea.
In alto, si fissa sull’ arcata zigomatica
In basso, sul bordo inferiore del
mascellare, da dove si prolunga
attraverso l’aponeurosi cervicale
superficiale
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Aponeurosi superficiale del viso e collo
STEFANO MOZZON D.O.
50
Aponeurosi della faccia


La faccia è composta da una fascia
superficialis, essa stessa è
composta da un piano superficiale
sottile e da un piano profondo
resistente. Questi due piani
circondano i muscoli della mimica e
li collegano alla fascia profonda.
Da una fascia profonda più spessa,
ma non elastica.
STEFANO MOZZON D.O.
51
Aponeurosi della faccia
STEFANO MOZZON D.O.
52
Aponeurosi cervicale superficiale






In alto:
Questa aponeurosi forma nel collo
una guaina che si attacca:
Alla linea curva occipitale superiore
All’apofisi mastoidea
Alla cartilagine del condotto uditivo
esterno
All’ap. masseterica e al bordo
inferiore della mascella
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53
Aponeurosi cervicale superficiale







In basso:
Sul bordo ant. forchetta sternale
Sulla faccia ant. manubrio sternale
Sulla faccia superiore della clavicola
Sul bordo posteriore della spina della
scapola
Si sdoppia per inguainare i muscoli sterno
cleido mastoideo e i trapezi.
Si inserisce davanti all’osso ioide
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Aponeurosi cervicale superficiale


Indietro sulla linea mediana presenta
un ripiegamento fibroso esteso dalla
protuberanza occipitale esterna a C6
e a volte fino alla D1: è il legamento
cervicale posteriore che si fissa con la
sua parte mediana sulle apofisi
spinose
L’ap. cervicale superficiale si
prolungherà attraverso le ap del
tronco e arti sup e inf.
STEFANO MOZZON D.O.
55
Aponeurosi superficiale del tronco
posteriore

Essa fa seguito all’aponeurosi
cervicale superficiale, la sua
inserzione superiore si fissa su:
Sterno, Clavicola e Spina della
Scapola a seguire sulle apofisi
spinose vertebrali e i legamenti sovra
spinosi di tutte le vertebre fino al
sacro, specie tra L2 e S2.
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56
Aponeurosi superficiale del tronco
posteriore


Formerà la guaina dei muscoli
pettorali, trapezio, gran dorsale,
massa sacro lombare, ma anche dei
mm più profondi: quadrato dei lombi,
intercostali esterni, ecc. A livelllo
lombare la fascia è molto resistente
ed è formata da un incrocio di fibre
verticali, orizzontali e trasversali.
La fascia poi termina sul contorno
posteriore delle creste iliache, cresta
mediana e laterale del sacro.
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STEFANO MOZZON D.O.
58
Aponeurosi superficiale del torace e
addome


Parte superiore ap. dei succlavi, del
piccolo e del gran pettorale e nella
parte mediana aderiscono allo sterno.
Queste aponeurosi si continuano
lateralmente con le ap. deltoidea e
ascellare continuandosi nell’arto
superiore.
Parte inferiore e mediana si continua
con le ap degli obliqui, del trasverso
e dei retti
STEFANO MOZZON D.O.
59
Aponeurosi superficiale del torace e
addome

Tutte queste aponeurosi si
articolano sulla linea mediana per
costituire la linea alba. La parte
sopra-ombelicale è più lassa e ciò
spiega perché le ernie della linea
alba siano sopra ombelicali. Inoltre
la maggior lasso è utile in
gravidanza e nelle persone obese,
in quanto permette la dilatazione
del tessuto evitandone la rottura.
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Aponeurosi superficiale del torace e
addome

La linea alba ha un inserzione
superiore sull‘appendice xifoidea e
in basso sulla sinfisi pubica.le
aponeurosi dei muscoli addominali
si fondono nella parte inferiore
dell’addome su una linea che va da
una sias all’altra e su tutta la
larghezza della sinfisi pubica.
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61
La fascia iliaca



E’ importante per i suoi rapporti, lo psoas
e la sua fascia sono in rapporto con il rene
e l’uretere, il colon ascendente e
discendente.
Si inserisce all’interno sulle vertebre
lombari, sulla base del sacro, sullo stretto
superiore del bacino.
All’esterno, dall’alto in basso, sull’ap del
quadrato dei lombi, lungo il bordo est
dello psoas, sul legamento ileo lombare,
sull’labbro esterno della cresta iliaca.
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La fascia iliaca


In alto: presenta un ispessimento il
quale forma “l’arcata dello psoas”,
sulla quale si inserisce il diaframma.
In basso: sull’arcata crurale la
fascia iliaca aderisce intimamente
nella sua metà esterna, sul lato
interno forma la bandelletta ileo
pettinea, poi continua fino
all’inserzione trocanterica.
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63
Aponeurosi dell’arto superiore


Segue l’ap. cervicale superficiale, dopo un
collegamento sulla clavicola, l’ acromion,
la spina della scapola, essa costituisce
anche la continuità dell’ap del gran
pettorale, del gran dorsale e dell’ ap. della
cavità ascellare.
Si continua e termina sul gomito dove
prende inserzioni sull’olecrano,
sull’epitroclea e sull’epicondilo.
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Continua fascia arto superiore


Segue l’aponeurosi antibrachialeche
termina al polso dove è rinforzata
dai legamenti anulari anteriori e
posteriori del polso.
Segue l’aponeurosi della mano,
sono due la dorsale e la palmare e a
loro volta si distinguono in
entrambe in superficiale e profonda.
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Aponeurosi dell’arto inferiore



Segue l’ap lombare ed addominale
posteriormente nasce dalla cresta iliaca,
dal sacro, leg sacro ischiatico
anteriormente dal pube, dalla branca
ascendente dell’ischio e dall’arcata
crurale.
Termina ai piedi dopo aver preso un
punto di inserzione sul ginocchio e sulla
caviglia
Questa ap. è spessa in avanti e
lateralmente (fascia lata)
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Continua ap. arto inferiore

Ap. dei glutei: si stacca dalla cresta
iliaca, sacro …. E si divide in tre
foglietti: superficiale, medio, e
profondo. Quest’ultimo ricopre
dall’alto in basso il medio gluteo, il
piramidale, i gemelli e il quadrato
crurale. Essa si sdoppia in diversi
foglietti per rivestire diversi muscoli,
al fine di permettere il loro
scivolamento, gli uni su gli altri.
STEFANO MOZZON D.O.
67
Continua ap. arto inferiore



Ap della coscia: si fissa sull’ arcata
crurale, sul pube, anch’essa si divide in
due setti interno ed esterno.
ap della gamba:segue l’aponeurosi della
coscia dopo aver preso inserzione sulla
rotula, le tuberosità della tibia e la testa
del perone anteriormente.
Ap del piede: segue ap. del tibiale con il
legamento anulare, termina alle dita dei
piedi, si distinguono in ap dorsali e
plantari
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Fascia plantare, immagine
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Sezione orizzontale della coscia

Immagine pag 55 “le fasce”
STEFANO MOZZON D.O.
70

L’aponeurosi superficialis, quindi si
continua in profondità con dei setti
che dividono, avvolgono,
conglobano e mettono in
comunicazione la pelle con la parte
più interna della struttura muscolo
scheletrica, fino all’osso.
STEFANO MOZZON D.O.
71
LE APONEUROSI INTERNE
1.
2.
3.
4.
5.
Aponeurosi
Aponeurosi
Aponeurosi
Aponeurosi
Aponeurosi
cervicale media;
cervicale profonda;
intratoraciche;
addominali;
del piccolo bacino;
STEFANO MOZZON D.O.
72
PERIMISIO - EPIMISIO - ENDOMISIO

perimisio è una guaina di tessuto
connettivo che raggruppa le fibre muscolari in fasci grossolani poi
avvolti dall'epimisio. Ogni fibra
muscolare è inoltre avvolta dall'
endomisio che vi porta innervazione e
sostanze nutritive attraverso,
rispettivamente, nervi e vasi sanguigni.
Composto di tessuto connettivo lasso, il
perimisio svolge un'attività strutturale
fondamentale nell'organizzazione delle
fibre muscolari che formano il vero e
proprio "corpo" del muscolo.
STEFANO MOZZON D.O.
73
PERIMISIO - EPIMISIO - ENDOMISIO
STEFANO MOZZON D.O.
74
La fascia intermedia/profonda

Costituita da connettivo denso irregolare
che avvolge i muscoli ( perimisio,
epimisio ed endomisio) e si continua in
torace ed addome come fascia viscerale
(peritoneo, pleure, pericardio), e/o come
catena fasciale profonda rappresentata da
legamenti, aponeurosi e tendini che
collegano la base del cranio al diaframma
e alla pelvi (sistema “cervico-toracoaddomino-pelvico”
STEFANO MOZZON D.O.
75
Aponeurosi cervicale media

Si estende dall’osso ioide alla
clavicola (post) e dello sterno.
Lateralmente inguaina i mm omoioidei, in avanti aderisce all’ ap.
superficiale, fino alla faringe. Si
sdoppia per dividere i mm profondi
(tiroido-ioidei e sterno tiroidei) da
quelli più superficiali (sterno-clidoioidei e omo-ioidei)
STEFANO MOZZON D.O.
76
FASCIA PROFONDA
ASSE APONEUROTICO CENTRALE
1.
2.
3.
4.
APONEUROSI INTERPTERIGOIDEA
APONEUROSI PTERIGO-TEMPOROMANDIBOLARE
APONEUROSI PALATINA
APONEUROSI FARINGEA E
PERIFARINGEA
STEFANO MOZZON D.O.
77
Aponeurosi cervicale media continua

Nella parte infero laterale, dopo
essersi fissata sulla clavicola, invia
delle espansioni molto resistenti al
tronco venoso brachio cefalico e alla
vena succlavia fissando e
mantenendo beanti questi elementi
venosi. Essa si prolungherà nel
torace attraverso l’ ap. endotoracica
STEFANO MOZZON D.O.
78
Aponeurosi cervicale profonda



In avanti riveste i mm prevertebrali.
In alto sull’apofisi basilare dell’occipitale,
lateralmente sulle apofisi trasverse delle
cervicali, dalle quali essa prosegue con
l’ap degli scaleni
Sulla linea mediana è in relazione con la
faringe, l’esofago; lat. con la carotide, la
giugulare interna, il pneumogastrico e le
branche ant dei nervi rachidei
STEFANO MOZZON D.O.
79
Aponeurosi cervicale profonda
continua


Essa è il sostegno del sistema
simpatico e dei rami comunicanti.
Si continua nella parte inferiore
attraverso la fascia endotoracica
dopo aver preso inserzione sulla
prima dorsale
STEFANO MOZZON D.O.
80
La fascia endotoracica


Riveste la faccia interna della gabbia
toracica, all’interno delle coste e degli
intercostali interni. Indietro è più densa e
collegata alle vertebre da sottili
legamenti.
Nella parte superiore ricopre la cupola
pleurica e aderisce al periostio della prima
costa, forma il diaframma cervico toracico
di Bourgerey, all’ int. del quale si
inseriscono i leg. sospensori della pleura.
STEFANO MOZZON D.O.
81
La fascia endotoracica continua
1.
2.
3.


Legamento costo-pleurico
Legamento trasverso pleurico
Legamento vertebro pleurico
Nella parte inferiore si continua
con la fascia addominale.
Nella zona del mediastino è spessa
e molle, forma una lamina fibrosa
che si unisce al pericardio
STEFANO MOZZON D.O.
82
Apparato sospensorio della cupola
pleurica
STEFANO MOZZON D.O.
83
La fascia addominale o trasversalis



Riveste la faccia interna dell’ addome,
aderisce intimamente al peritoneo
parietale attraverso una fascia propria da
cui è difficile distinguerla.
Nella parte posteriore si sdoppia per
formare la borsa che conterrà il rene
(fascia retro-renale e pre-renale).
La fascia si aggancia in alto al diaframma
e in basso alla fascia iliaca.
STEFANO MOZZON D.O.
84
La fascia addominale o trasversalis


1.
2.
Indietro inizia sul bordo laterale
della zona lombare dove si riunisce
alla fascia iliaca, nella parte
ventrale è legata alla linea alba.
La fascia iliaca si aggancia
All’interno dei corpi vertebrali,
all’arcata d’inserzione dello psoas.
All’esterno all’aponeurosi del
quadrato dei lombi
STEFANO MOZZON D.O.
85
Le aponeurosi del perineo e del piccolo
bacino

1.
2.
3.
Sono fascie molto resistenti, si
inserisco sul contorno del bacino e
presentano degli orifizi nel senso
antero posteriore, diversi tra uomo
e donna. Sono tre:
Aponeurosi perineale superficiale
Aponeurosi perineale media
Aponeurosi perineale profonda
STEFANO MOZZON D.O.
86
Aponeurosi perineale superficiale

Sottocutanea si estende solo nel
perineo anteriore, essa si aggancia
lateralmente sul labbro anteriore
delle branche ischio pubiche. La sua
base si estende da un ischio
all’altro. La faccia profonda emette
delle espansioni che rivestono il
trasverso superficiale, l’ischio
cavernoso e il bulbo cavernoso.
STEFANO MOZZON D.O.
87
Aponeurosi perineale media

Chiamata anche legamento
perineale di Carcassonne,
legamento triangolare dell’uretra o
diaframma urogenitale.
STEFANO MOZZON D.O.
88
STEFANO MOZZON D.O.
89
Diaframma pelvico
STEFANO MOZZON D.O.
90
STEFANO MOZZON D.O.
91
STEFANO MOZZON D.O.
92
Aponeurosi perineale profonda

1.
2.
3.
4.

Molto estesa, parte anteriore e
posteriore. La parte superiore è
composta da 8 muscoli
Elevatori dell’ano, parte centrale
Ischio coccigei, indietro
Otturatori, lateralmente
I piramidali, postero laterale
Questi muscoli sono circondati
dalla loro aponeurosi
STEFANO MOZZON D.O.
93
Funzioni del pavimento pelvico

Il pavimento pelvico svolge tre importanti
funzioni: di supporto, sfinterica e
sessuale. Assieme ad ossa pelviche,
muscoli e tessuto connettivo fornisce il
sostegno antigravitario agli organi pelvici
e contrasta qualsiasi aumento di
pressione addominale; fornisce sostegno
e tono alle pareti vaginali. La funzione
sfinterica aiuta nel controllo delle aperture
perineali:
STEFANO MOZZON D.O.
94
Funzioni del pavimento pelvico

i muscoli del pavimento pelvico
prevengono l’incontinenza aumentando la
pressione intrauretrale e stabilizzando la
fascia endopelvica durante la contrazione
sfinterica; analogamente i muscoli si
rilassano per la defecazione e si
contraggono per controllare il gas
intestinale. La funzione sessuale consiste
nella contrazione dei muscoli perivaginali
durante il coito, per agevolare l’attività
sessuale.
STEFANO MOZZON D.O.
95
LE DISFUNZIONI DEL PAVIMENTO
PELVICO

La disfunzione dei muscoli del
pavimento pelvico può essere
concausa di molte condizioni tra cui:
incontinenza urinaria da stress,
incontinenza fecale, disfunzione
sessuale, rilassamento pelvico,
sindrome dell’elevatore dell’ano,
tutti problemi di cui si parla poco e
mal volentieri perché ritenuti
imbarazzanti.
STEFANO MOZZON D.O.
96
Pavimento pelvico, disfunzioni:


Incontinenza
Il pavimento pelvico femminile è soggetto ad una
serie di eventi fisiologici che possono causare
alterazioni delle strutture muscolo-fascialiligamentose tali da alterare la posizione e
soprattutto la funzione di questi organi. Una
riduzione del sostegno può avvenire per debolezza
congenita o evolutiva delle strutture di sostegno o
per un loro danneggiamento durante il parto; il
tessuto cicatriziale può limitare la contrattilità
muscolare. Le pazienti nel post-partum hanno
spesso paura, a causa del dolore, di riattivare il
perineo e non svolgono gli esercizi di Kegel insegnati
durante la preparazione al parto.
STEFANO MOZZON D.O.
97
Pavimento pelvico, disfunzioni:



Le strutture di sostegno sono influenzate anche
dalla menopausa e dall’invecchiamento. Tosse
cronica, stitichezza cronica e sforzo durante la
defecazione possono causare incontinenza
anorettale con stiramento del perineo e
denervazione sfinterica.
Il pavimento pelvico maschile è per lo più
soggetto a modificazioni causate da interventi
chirurgici pelvici o da cattive abitudini
alimentari o posturali.
I disturbi del pavimento pelvico comprendono,
oltre alla presenza di prolassi, l’incontinenza
urinaria, la ritenzione urinaria, l’incontinenza
fecale e la stipsi.
STEFANO MOZZON D.O.
98
Aponeurosi ombelico-prevescicale

Di forma triangolare, essa si
aggancia all’ombelico e poi si porta
in basso e indietro verso l’apice
della vescica, l’abbraccia
anteriormente e lateralmente e
discende fino al pavimento pelvico,
dove termina sulla linea mediana in
cui si fonde con i legamenti pubo
vescicali.
STEFANO MOZZON D.O.
99
STEFANO MOZZON D.O.
100
STEFANO MOZZON D.O.
101
Fascia profonda






Le pleure, il pericardio, il peritoneo
e la cavità peritoneale
Il periostio
MENINGI:
Dura madre
Pia madre
aracnoide
STEFANO MOZZON D.O.
102
Catena cervico-toraco-addominopelvica e collegamenti viscerali


Questo sistema profondo fasciale collega
fra di loro i visceri pelvici, addomino
peritoneali, retroperitoneali, via
respiratorie e digestive.
Ha dei punti di inserzione ossea: base del
cranio, colonna vertebrale, cintura
scapolare e pelvica fino agli arti inferiori.
Dalla base del cranio (parte inferiore dei
temporali e dello sfenoide, apofisi
pterigoidee dello sfenoide e faccia interna
della mandibola.
STEFANO MOZZON D.O.
103
Catena cervico-toraco-addominopelvica e collegamenti viscerali.

Questo sistema profondo, tramite l’ap.
faringea, si inserisce sullo ioide e da esso
discende tramite l’ap. cervicale mediaprofonda (prevertebrali cervicali fino a d4)
e guaine viscerali, che avvolgono esofago,
trachea, tiroide, timo fino al sacco peri
-cardico, sospeso tramite i legamenti, che
lo collegano alla colonna vertebrale:
(leg. vertebro pericardici)
STEFANO MOZZON D.O.
104
Catena cervico-toraco-addominopelvica e collegamenti viscerali.


Allo sterno (leg. sterno pericardico), al
diaframma (leg. freno-pericardico).
Queste guaine viscerali toraciche hanno
inoltre connessioni con le pleure
mediastiniche e la cupola pleurica.
Il diaframma assicura la continuità del
sistema profondo fra torace e addome,
con i suoi collegamenti sia a livello
peritoneale, sia vasculo nervoso, sia
pelvico arti inf. (ap. psoas sui femori)
STEFANO MOZZON D.O.
105
STEFANO MOZZON D.O.
106
PATOLOGIA DELLE FASCE


Il tessuto connettivo è presente in tutte le
parti del corpo umano, ed è in stretta
relazione con il tessuto sia esso vascolare,
che neurologico, che viscerale, ecc.
Pertanto una patologia specifica che
colpisca uno di questi organi avrà una
risonanza sul tessuto connettivo.
Le COLLAGENOSI o CONNETIVITI,
comprendono diversi disturbi il cui
carattere comune è una degenerazione
della sostanza fondamentale del tessuto
connettivo.
STEFANO MOZZON D.O.
107
Le collagenosi
1.
2.
3.
4.
5.
6.

Il lupus eritematoso disseminato;
La sclerodermia;
La periartrite nodosa;
Le dermatomiositi;
Poliartrite reumatoide;
Morbo di Dupuytren
Queste sono le più comuni, ma vi sono
molte altre forme più o meno gravi.
STEFANO MOZZON D.O.
108
Altri disturbi delle fasce




1.
Cicatrici;
Aderenze;
Fissazioni;
Ritenzioni, aumento della densità;
Le cicatrici, dopo l’apparizione di una
ferita o una piaga ne consegue un
fenomeno di ricostruzione con
proliferazione di fibre collagene ed
elastiche al fine di realizzare una
riparazione il più perfetta possibile nel
punto in cui i tessuti hanno subito
un’aggressione.
STEFANO MOZZON D.O.
109
Le cicatrici

Una cicatrice può essere all’origine
dei disturbi e dell’installarsi di una
patologia di prossimità, che si
manifesta attraverso fenomeni
irritativi, o essere sede di fissazioni
che possono allo stesso tempo
disturbare la meccanica e la
fisiologia del corpo umano
(riduzione dell’elasticità e della
plasticità). Per esempio appendicite.
STEFANO MOZZON D.O.
110
Aderenze e fissazioni


È necessario fare una distinzione del
significato tra aderenza dal pdv medico e
osteopatico.
Dal pdv medico l’aderenza è
caratterizzata da “fasci di tessuto fibroso”
che si formano a seguito di un trauma o
di un intervento chirurgico, in cui la
fibrina rilasciata in reazione al trauma
funge da colla creando ponti di tessuto
fibroso. Sono presenti soprattutto
nell’addome e nel torace.
STEFANO MOZZON D.O.
111
Aderenza periepatiche
STEFANO MOZZON D.O.
112
Aderenze e fissazioni (continua)


Dal pdv osteopatico, 2° Barral, si parla di
fissazione quando un organo o tessuto
perde in parte o del tutto la sua capacità
di muoversi; le superfici non scorrono,
non slittano tra loro.
Le fissazioni viscerali articolari hanno
come conseguenza una perdita di mobilità
e di motilità a causa dell’insufficiente
scorrimento dell’organo sulle strutture
contigue.
STEFANO MOZZON D.O.
113
Aderenze e fissazioni (continua)


Attenzione: quando le fissazioni portano a
una riduzione della motilità, ma la
mobilità resta invariata, chiameremo
queste fissazioni articolari “aderenze”. Se
sono influenzate sia la mobilità che la
motilità, le chiameremo “restrizioni”.
Possono essere parziali o totali e sono in
genere i postumi di patologie infettive o
interventi chirurgici.
STEFANO MOZZON D.O.
114
Aderenze e fissazioni (continua)


Le cicatrici e le aderenze possono creare
uno stato di irritazione forzando i tessuti a
sfregarsi l’uno contro l’altro, diventando
con il tempo il centro della diminuzione
patologica del movimento.
Inoltre gli organi e tessuti attaccati
vedranno modificato il loro asse di
movimento, il che causerà uno stiramento
del sistema meccanocettore a causa del
quale si potranno verificare spasmi
localizzati e/o generalizzati.
STEFANO MOZZON D.O.
115
Aderenze e fissazioni (continua)
LE PTOSI


Esistono anche le PTOSI che raggruppano
tutti i disturbi dei visceri causati da gravi
lassità dei mezzi di unione, a causa dei
quali l’organo tende a scivolare verso il
basso, perdendo la propria posizione
(ptosi renale, gastrica ..)
Avviene più frequentemente nei soggetti
longilinei astenici, nei depressi, ma anche
con l’invecchiamento.
STEFANO MOZZON D.O.
116
Ritenzioni e aumento della densità,
cause del disturbo



La causa del disturbo può essere la più
varia:
traumatica ( ferite, frattura, distorsione,
stiramento, botta ), sovra- affaticamento,
posture sbagliate o tenute troppo a lungo,
interventi chirurgici, stress, choc e disturbi
emotivi, variazione di temperatura, puntura
d’insetti …
La reazione del corpo, in linea di massima,
si manifesta con una reazione di difesa
fisica, localizzata e più o meno intensa ed
una reazione emotiva di paura o altro.
STEFANO MOZZON D.O.
117
Ritenzioni e aumento della densità
cause del disturbo, cosa succede?

L’aggressione provoca nella fascia
una modifica biochimica, ovvero un
addensamento ed orientamento delle
fibre di collagene che seguono le
linee di forza (tensione) e
conseguente perdita di elasticità
tissulare e alterazione della
meccanica profonda di tutto il
sistema, obbligandolo a creare
adattamenti.
STEFANO MOZZON D.O.
118
Ritenzioni e aumento della densità
cause del disturbo, cosa succede?


Su un piano fisico le modifiche
tessutali ovvero queste “ritenzioni” si
traducono con un aumento di
densità, di tensione e di inerzia
(2°Tricot).
Queste zone presentano un circolo
sanguigno e linfatico rallentato e
stagnante che sarà causa a sua volta
di accumulo di sostanze
potenzialmente tossiche.
STEFANO MOZZON D.O.
119
Ritenzioni e aumento della densità
cause del disturbo, cosa succede?

Con il passare del tempo il tessuto di
queste zone, per sopravvivere all’evento,
tende ad organizzarsi cioè si densifica
(aumento fibre di collagene e di reticolina,
perdita di elastina), altre parti del corpo
cercheranno di adattarsi alla nuova
situazione. Il tessuto perde di elasticità e
di funzionalità e diventa un “polo di
attrazione”, più o meno intenso delle aree
limitrofe.
STEFANO MOZZON D.O.
120

Il conflitto fasciale è, quindi, quella
parte di tessuto che non risponde
più a determinate leggi fisiologiche,
si può manifestare in vari modi,
perdendo mobilità, modificandone la
meccanica, modificando la
componente dei fluidi (ristagno), la
conseguenza e una perdita di
funzionalità (2° legge di Still).
STEFANO MOZZON D.O.
121
Patologia del movimento (Barral)

1.
2.
3.
Il “disturbo” porta a dei
cambiamenti che possono portare
ad uno dei seguenti esiti:
Definita patologia locale con
sintomi;
Inizio di una patologia locale ,
asintomatica;
Postumi locali di una vecchia
patologia ai quali il soggetto si è ben
adattato;
STEFANO MOZZON D.O.
122
Patologia del movimento (continua)
4
Patologia a distanza in un
articolazione che ha relazioni
vascolari, nervose o fasciali con un
organo;
(per es fegato - spalla dx);
STEFANO MOZZON D.O.
123
STEFANO MOZZON D.O.
124
VALUTAZIONE






La prima cosa che l'osteopata deve fare nella
valutazione è osservare la morfologia e la
simmetria del pz, cioè come è fatto.
Deve immediatamente immaginare le quattro
chiavi osteopatiche che sono:
le ossa zigomatiche e mandibola, altamente
visibili che danno molte idee sulla posizione del
capo, della linea centrale del viso per vedere se ci
sono delle asimmetrie;
Clavicole e posizione delle spalle;
Sacro e posizione del bacino;
Perone e posizione degli arti inferiori.
STEFANO MOZZON D.O.
125
Funzioni e strutture


I problemi STRUTTURALI sono dovuti a
una disfunzione o a una crisi tissulare
reale, riscontrabile per mezzo di indagini
mediche ( rx, tac, rnm, esami clinici,
ecc.), per es un artrosi, un tumore, un
ulcera.
I problemi FUNZIONALI evidenziano un
disturbo anomalo di un tessuto o di un
organo senza disfunzione tissulare
attestata dalle indagini mediche classiche.
STEFANO MOZZON D.O.
126
Funzioni e strutture (esempio)


Un ecografia epatica perfettamente
normale non è la prova del buon
funzionamento del fegato;
Allo stesso modo una radiografia
normale della colonna vertebrale
non è la prova del buon
funzionamento della stessa e dei
relativi dolori alla schiena.
STEFANO MOZZON D.O.
127
RUOLO DELLE FASCE
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
Ruolo
Ruolo
Ruolo
Ruolo
Ruolo
Ruolo
Ruolo
Ruolo
di sostegno;
di supporto;
di protezione;
di ammortizzatore;
emodinamico;
di difesa;
di comunicazione e scambi;
biochimico;
STEFANO MOZZON D.O.
128
Ruolo di sostegno


Le fasce permettono di mantenere
l’integrità anatomica dell’individuo.
E’ grazie alle fasce che i diversi
organi, possono mantenere la loro
forma anatomica ed essere fissati
alla struttura ossea. Le fasce
assicurano cosi una buona coerenza
e permettono il loro buon
funzionamento fisiologico
STEFANO MOZZON D.O.
129
Ruolo di supporto


La fascia è il supporto del sistema nervoso,
vascolare e linfatico, questi sistemi sono
intimamente legati alle fasce. Loro stessi sono
costituiti in parte da fasce al fine di mantenere la
forma anatomica. Il sistema nervoso e vascolare
è interdipendente da quello fasciale.
Questo ruolo di supporto è particolarmente
evidenziato nell’aponeurosi cervicale profonda
indissociabile dal plesso cervicale e dai gangli
simpatici cervicali, nei meso che sono dei veri e
propri porta vasi e nervi.
STEFANO MOZZON D.O.
130
Ruolo di protezione


Uno dei ruoli fondamentali della fascia è il
mantenimento dell’integrità fisica e
fisiologica del corpo umano. Essa ha lo
scopo di proteggere le diverse strutture
anatomiche contro le tensioni, lo stress, le
aggressioni che subisce continuamente il
corpo.
Per svolgere questo ruolo farà prova di
grande adattabilità, in funzione dei
segmenti di cui ha la salvaguardia.
STEFANO MOZZON D.O.
131
Ruolo di protezione, continua


Quando il carico di lavoro è molto grande,
costatiamo un ispessimento della fascia,
per es. tratto ilo-tibiale e lombo sacrale.
Un altro ruolo di protezione consiste nella
sua capacità di ammortizzare, nel caso di
sforzi e/o costrizioni violente si prende
carico di una parte dell’intensità delle
forze per evitare che le tensioni
sconsiderate si applichino sui muscoli,
sugli organi … evitando cosi la rottura.
STEFANO MOZZON D.O.
132
Ruolo di protezione, continua

Nell’asse cerebro spinale la fascia
protegge il cervello e il midollo
contro le variazioni di pressione
troppo brutali e a colpi, urti che
sarebbero molto dannosi per queste
strutture. Qui è costituita da una
tripla guaina fasciale.
STEFANO MOZZON D.O.
133
Ruolo di ammortizzatore



Grazie alla sua elasticità, la fascia
permette di ammortizzare le costrizioni
che il corpo subisce.
La struttura macromolecolare a rete di
proteoglicani partecipa attivamente alla
coesione meccanica dei tessuti.
I proteoglicani sono degli ammortizzatori
di colpi che agiscono come lubrificanti e
che nel corso di sollecitazioni intense e
ripetute, si trasformano in una sostanza
viscoelastica.
STEFANO MOZZON D.O.
134
Ruolo di ammortizzatore, continua


I proteoglicani e l’acido ialuronico
conferiscono alla sostanza fondamentale
una sovrastruttura molecolare reticolata,
coprono le superfici cellulari, costituiscono
la sostanza intercellulare, avvolgono e
infiltrano le fibre di collagene ed elastina,
costituendo un potere visco-elastico di
tampone indispensabile ad una funzione
cellulare e tissulare normale.
Questo ruolo di ammortizzatore è rinforzato
dall’accumulo di tessuti grassi, per es
grasso perirenale, grasso addominale ecc.
STEFANO MOZZON D.O.
135
Ruolo emodinamico

I sistemi vascolare e linfatico sono
indissolubili dal sistema delle fasce. Le
fasce suppliscono la pompa cardiaca per
facilitare la circolazione di ritorno venoso
e linfatico. Sono delle vere e proprie
pompe periferiche, che spingono il sangue
e la linfa verso il cuore, questo grazie a
movimenti ininterrotti la cui frequenza è
di 8-12 periodi al minuto. Queste
contrazioni realizzano un movimento di
pompa erogante che permette la
progressione dei fluidi.
STEFANO MOZZON D.O.
136
Ruolo emodinamico, continua.

Ma se la fascia è il motore della
circolazione di ritorno, può anche essere
un elemento di disturbo. Immaginiamo
una fascia in stato di tensione anormale,
possiamo facilmente comprendere che il
sistema vascolare che gli è collegato sarà
in stato di compressione permanente ed
in questo caso, svolgerà un ruolo di
ostruzione che favorirà la stasi.
STEFANO MOZZON D.O.
137
Ruolo emodinamico, continua.

N.B. I linfatici e la vene perforano le
fasce nelle strutture anulari, più o
meno irrigidite, per permettere la
libertà della tubatura in questo
anello, ma se queste sono
sottoposte a tensioni troppo
importanti, possono trasformarsi in
un vero e proprio laccio emostatico.
STEFANO MOZZON D.O.
138
Ruolo di difesa

Il ruolo di difesa del tessuto connettivo è
di certo una fase fondamentale del
meccanismo delle fasce. E’ nella sostanza
fondamentale che inizia la lotta contro gli
agenti patogeni e le infezioni, e questo
grazie ad un meccanismo intrinseco locale
prima dell’intervento del sistema
generale. Da questa battaglia locale
dipende la diffusione dell’agente patogeno
e dunque la salute del soggetto.
STEFANO MOZZON D.O.
139
Ruolo di comunicazione e di scambi


La sostanza fondamentale è in
comunicazione permanente con la cellula,
fornendogli tutti gli elementi funzionali di
cui ha bisogno e veicolando al contrario i
prodotti del metabolismo cellulare così
come i diversi messaggi emessi dalla
cellula, permettendo la sopravivenza della
stessa. Gli scambi con la cellula si svolgono
attraverso:
diffusione, (si verifica quando una sostanza
penetra nella cellula per movimento
spontaneo secondo un gradiente di
concentrazione, dalla concentrazione più
elevata a STEFANO
quella minore).
;
MOZZON D.O.
140
Ruolo di comunicazione e di scambi



meccanismo osmotico: il termine osmosi indica la diffusione del solvente attraverso una membrana semipermeabile
dal compartimento a maggior potenziale
idrico (concentrazione minore di soluto)
verso il compartimento a minor potenziale
idrico (concentrazione maggiore di soluto),
quindi secondo il gradiente di concentrazione.
processo attivo del mesotelio, (avviene
contro un gradiente di concentrazione,
richiede un dispendio di energia e proteine
vettrici integrate nel doppio strato lipidico);
STEFANO MOZZON D.O.
141
1. Test d’ascolto generale
- test di mobilità
- test di motilità







Test d’ ascolto in generale:
Contatto manuale, le mani;
Essere in armonia con il paziente e
rimanere il più passivi e ricettivi
possibile;
Neutralità del terapeuta:
Presenza,
Attenzione,
Intenzione.
STEFANO MOZZON D.O.
142
Test di mobilità


I test di mobilità hanno lo scopo di dare
informazioni sull’elasticità, la densità, la
posizione, la rilassatezza, la contrattura,
lo spasmo o la limitazione funzionale e/o
strutturale delle struttura muscoloscheletrica.
Consistono in movimenti definiti, miranti
a provocare il movimento diretto della
struttura o dell’organo.
STEFANO MOZZON D.O.
143
Test di ascolto generale
Contatto manuale, le mani;





Mani calde, (le mani fredde scatenano un
riflesso di difesa (sna simpatico).
Appoggio mano ben piatta per stabilire il
maggior contatto, la mano deve planare ..
Appoggio dolce,, delicato, gentile la mano
deve riposare naturalmente sui tessuti
Pressione moderata, la mano si “incolla”
sui tessuti
Evitare di tenere le punte delle dita
perpendicolari rispetto al corpo (doloroso)
STEFANO MOZZON D.O.
144
Test di ascolto generale.



Il test di ascolto diagnostico generale:
Quando un tessuto è ammalato, perde di
elasticità, rompe l’equilibrio membranoso
del paziente e diventa un nuovo asse o
perno per i movimenti di mobilità e di
motilità.
alla palpazione si sente che le mani
vengono attirate verso zone disfunzionali,
perché si muovono molto meno dei
tessuti sani.
STEFANO MOZZON D.O.
145
Contatto manuale, ascolto generale.


Quando si ascolta è necessario non
proiettare noi stessi sul paziente.
Un modo per raggiungere il corretto
stato mentale consiste
nell’immaginare che la mano con cui
si sta ascoltando sta attraendo o
assorbendo il corpo, in questo modo
la mano riceve informazioni dai
tessuti circostanti.
STEFANO MOZZON D.O.
146
Contatto manuale, ascolto generale.


Per esempio se il fegato è molto teso
e pesante (nel caso di epatite)
attirerà la pleura di dx, il polmone di
dx, i legamenti polmonari alla dx
delle vertebre e perfino la testa verso
se stesso.
Ascoltando con la mano dalla testa si
sarà in grado di percepire questa
attrazione e di individuarne l’origine.
STEFANO MOZZON D.O.
147
Contatto manuale, ascolto generale

Oppure, con un ascolto più localizzato,
con pz supino mettete la mano sulla linea
mediana dell’addome con il palmo sopra
l’ombelico e le punta delle dita al di sotto
del processo xifoideo, si sentirà la mano
spostarsi verso la fissazione, se si sposta
verso l’alto e a dx la mano sempre
parallela alla linea mediana) seguiremo
questo spostamento, spostando di
qualche cm la mano in quella direzione e
si segue questa procedura fino a quando
non si percepisce alcun movimento
STEFANO MOZZON D.O.
148
Contatto manuale, ascolto generale


seguiremo questo spostamento, spostando
di qualche cm la mano in quella direzione e
si segue questa procedura fino a quando
non si percepisce alcun movimento. A quel
punto è probabile che sentiremo il tessuto
più denso, meno elastico e forse anche
dolente.
Se non ci sono fissazioni significative nel
tronco, la mano non verrà attirata verso
alcun punto particolare nel corso
dell’ascolto locale, ne si dovrebbe percepire
alcuna attrazione quando si ricontrolla dopo
un trattamento
STEFANO MOZZON D.O.
149
Contatto manuale, ascolto generale.


Un suggerimento utile è quello di
inspirare mentre si ascolta, questo
rende più facile rimanere passivi e
concentrarsi sull’ attrazione fra la
mano e il corpo del paziente.
Prestare attenzione al primo
movimento che si sente perché è
quella la risposta corretta.
STEFANO MOZZON D.O.
150
TEST delle FASCE
Lo SCOPO del test fasciale è quello di
ricercare, attraverso la sensibilità
della nostra mano, i diversi disturbi
all’ interno dei tessuti, in termini di
elasticità, densità, posizione, ma
anche di ritmo, forma, segni e
morfologia, scorrimento, sensibilità
al dolore …, allo scopo in un
secondo tempo di apportare loro
una risposta terapeutica efficace.
STEFANO MOZZON D.O.
151
Valutazione delle fasce

La valutazione fasciale si basa su
sensazioni estremamente
soggettive, in ogni caso risulta utile
adoperare una scala di valutazione
che per quanto indicativa, ci
fornisce un ordine e un riferimento
nell’ esame osteopatico. Useremo
quindi dei + (max 3) sia per l’ una
che per l’altra caratteristica.
STEFANO MOZZON D.O.
152
Scala di valutazione esempio
Elasticità buona (+++) bassa densità (+) =
tessuto in buona salute;
 Elasticità ridotta (+) alta densità (+++) =
tessuto malato;
 Elasticità buona (+++) alta densità (+++)
= tessuto che cerca di compensare
Questo per quanto soggettivo ci permette di
avere un idea dell’organismo e, molto
importante l’elasticità ci da la direzione
della tensione, le fibre ci indicano la
direzione di un’altra zona di maggior
densità (attenzione all’età della persona).

STEFANO MOZZON D.O.
153
Test d’ascolto per la motilità



Appoggiare la mano sulla zona
interessata. La differenza cruciale tra i
due è che nel test di motilità, rispetto al
test di ascolto locale, la mano è del tutto
passiva, vi è un estensione del senso del
tatto e un intenzione mentale diversa.
Quindi lasciate che la mano segua
passivamente quello che sente: un lento
movimento di leggera ampiezza che si
manifesterà, si fermerà e riprenderà.
Dopo alcuni cicli potete stimare la
frequenza, l’ampiezza e la direzione.
STEFANO MOZZON D.O.
154
Test d’ascolto (continua)


Nei test di motilità degli organi potete
accertare se esiste un altro problema
prioritario premendo leggermente
sull’altro organo (per es. la disfunzione
della motilità di un rene è secondaria a un
problema in un organo contiguo).
La pressione fatta inibisce l’organo, cioè
ne diminuisce l’attività in modo da evitare
temporaneamente l’interessamento di
altri organi.
Non premete troppo altrimenti
rafforzerete la tensione attrattiva.
STEFANO MOZZON D.O.
155
Test d’ascolto (continua)


Per esempio, se all’ascolto generale
percepite una trazione verso l’ipocondrio
di dx, mettete le dita di una mano sotto al
fegato, spingendo in direzione posterosuperiore, tenendo l’altra mano nella
posizione di ascolto generale.
Se il corpo non risulta più piegato in
avanti e a dx, ciò tenderà a confermare la
fissazione epatica. Se al contrario, la
posizione viene mantenuta, è probabile
che ci sia una fissazione costale.
STEFANO MOZZON D.O.
156
Test d’ascolto (continua)


Un altro sistema per fare diagnosi
differenziata consiste nell’inibire l’organo
mantenendolo in una posizione neutra. Per
es. se il pz ha dolore alla spalla dx
compiendo un certo movimento, sollevo il
fegato e faccio fare il movimento doloroso
al pz e gli chiedo se fa meno male o se
l’ampiezza articolare e migliorata. Se, si il
fegato è interessato alla disfunzione della
spalla.
Altro esempio con il test di lasegue
(sollevare il rene e valutare la flessione
dell’arto, se si solleva di più viene
confermato
l’interessamento renale.
STEFANO MOZZON D.O.
157
I diversi movimenti
(relativi ai visceri secondo Barrral)
1.
2.
3.
4.
Movimento influenzato dal sistema
nervoso somatico (movimenti più o
meno ampi del corpo);
Movimento influenzato dal sistema
nervoso autonomo ( movimento
peristaltico, movimento cardiaco e
movimento diaframmatico);
Ritmo cranio sacrale;
Motilità viscerale;
STEFANO MOZZON D.O.
158
Tecniche manipolative (diretta)


Le tecniche di medicina manuale si
dividono principalmente in due tipologie:
Tecniche funzionali dirette: induzione del
segmento in disfunzione a ritornare nella
posizione corretta, “forzando”contro la
restrizione che gli impedisce di
riposizionarsi. Si traziona gradualmente,
sino alla prima barriera motoria e si
attende sino al rilassamento del tessuto,
quindi si ripete, finchè si ha la sensazione
di completo detensionamento.
STEFANO MOZZON D.O.
159
Tecniche manipolative (indiretta)

Tecniche funzionali indirette operano nel
senso opposto, ossia non forzano il corpo
ad andare dove non vuole, ma viene
invitato ad andare nella direzione
facilitata, si cerca di trovare un punto di
equilibrio delle tensioni all’interno di
un’articolazione (punto neutro) o di un
tessuto cercando di stimolare una risposta
correttiva autonoma da
parte dell’organismo. Questo dovrebbe
avvenire perché l’osteopata ha messo
l’articolazione nelle condizioni di ottenere
un rilasciamento.
STEFANO MOZZON D.O.
160
Tecniche manipolative (continua)



Possiamo utilizzare la respirazione per facilitare
il rilassamento dei tessuti, Come? Chiedendo al
pz di fare un respiro e valutando quale tra
inspirazione ed espirazione amplifica il beneficio
della tecnica, a quel punto chiedere un apnea
inspiratoria o espiratoria(ripetere più volte).
Spesso si noterà calore che accompagnerà la
manovra, dovuto al flusso vascolare, e
ammorbidimento dei tessuti e talvolta aumento
della portata respiratoria.
Sarà il tempo e l’esperienza a farci decidere il tipo
di tecnica più idonea.
STEFANO MOZZON D.O.
161
Trattamento di svolgimento fasciale

L’approccio al trattamento fasciale può
esser fatto in diversi modi: possiamo
seguire la trazione meccanica, fare
un’esagerazione funzionale o andare
direttamente nel senso della correzione,
possiamo infine fare lo svolgimento
fasciale, che consiste nel prendere
contatto con il tessuto creando una giusta
pressione, eventualmente una leggera
decoaptazione, e quindi seguire lo
srotolamento delle fasce in modo
circolare.
STEFANO MOZZON D.O.
162
Continua tecnica


Quindi nella tecnica indiretta
amplificheremo (andiamo verso …) in
quella diretta contrasteremo la tensione,
andiamo contro (trazioniamo).
Nello svolgimento invece instaureremo un
dialogo con il tessuto e ascolteremo la detensione della zona trattata. Talvolta il
movimento si ferma, per poi ripartire in
direzione diversa, alla fine si ha la
sensazione di rilassamento di tutta la
zona e nel controllo successivo una
migliore articolarità del segmento.
STEFANO MOZZON D.O.
163
Continua tecnica


Per essere certi e/o confermare ciò
che sentiamo passivamente è
sufficiente creare un micro
spostamento della mano, più
nell’intenzione che nella realtà.
Se si va nel senso della restrizione,
questa si realizzerà facilmente. Se si
va in senso contrario molto presto
sentiremo una tensione contraria che
ci impedirà di andare oltre.
STEFANO MOZZON D.O.
164
Tecnica continua

Durante l’approccio fasciale e
importante ricordare che prendiamo
contatto (diamo e riceviamo input)
sia dal tessuto connettivo sia da
quello fluidico e che entrambi sono
direttamente influenzati sia dal SNC
che dal MRP. Quando la mano viene
attratta sono da analizzare due
importanti informazioni: la direzione
della trazione e l’ampiezza.
STEFANO MOZZON D.O.
165
Tecnica continua


La direzione orienta verso una regione
corporea, mentre l’ampiezza indica se la
zona “che chiama” è vicina o lontana,
tanto più la trazione sembra lunga tanto
più la zona in ritenzione è lontana.
Seguendo progressivamente la richiesta
dei tessuti, man mano si perviene ad una
regione lontana; giunti sulla zona il senso
di trazione scompare e si percepisce
l’aumento di densità del tessuto in
tensione sul quale si è pervenuti.
STEFANO MOZZON D.O.
166
Tecnica continua



Secondo Tricot:
Tensione: ci sono tecniche in cui la mano
che ascolta non è rilassata, infatti
mettendo tensione alle dita (contrazione
dei flessori profondi o degli estensori della
mano in isometria) la percezione è
migliore e il movimento stesso libera
energia.
N.B. fate attenzione a non farvi portare a
spasso dai tessuti …!
STEFANO MOZZON D.O.
167
Tecnica continua

Il mettere tensione è utile, ma non
sempre è sufficiente; il passaggio
successivo è quello di entrare
dentro la struttura, ma questo non
deve essere confuso con premere
sul cranio (o sul tessuto). In questa
tecnica il movimento parte lento,
pesante, quasi “maestoso” e
liberatore. La sensazione è che i
tessuti chiedano di più.
STEFANO MOZZON D.O.
168
Tecnica continua

Al momento del raggiungimento di
un accordo palpatorio fra la forza
applicata e la resistenza del tessuto
avremo una sensazione di fluidità,
quasi di tipo plastico a questo punto
siamo sul “fulcro di sutherland”. Il
quel momento sembra che il tempo
si fermi …!
STEFANO MOZZON D.O.
169
Essere in armonia con il soggetto

Il test di ascolto rappresenta ciò che è più
sottile come possibilità di palpazione. I
tessuti hanno una memoria del passato il
nostro scopo è quello di leggere la storia
che è impregnata attraverso di essi. Il
paziente non domina l’informazione che ci
trasmetteranno le fasce, questo avviene a
livello inconscio, se non otteniamo un
buon contatto non ci sarà risposta. E ‘
bene dare rispetto e chiedere “permesso”.
STEFANO MOZZON D.O.
170
Neutralità del terapeuta



Il terapeuta deve essere passivo ed
esclusivamente “in ascolto”.
Deve rispettare il ritmo del paziente e non
imporre il proprio altrimenti la risposta
sarà falsata.
Tanto prima siamo neutri e in ascolto
tanto prima arriverà la risposta e tanto
più essa sarà amplificata, ma basterà
poco, una “disattenzione” per
interrompere la comunicazione..!
STEFANO MOZZON D.O.
171
ASCOLTO: Presenza, attenzione e
intenzione

Alla base del lavoro fasciale vi è
L’ASCOLTO, attraverso il quale il
terapeuta entra in sintonia, (in
relazione ) con il tessuto/persona e
grazie a questa comunicazione può
aiutare il paziente nella guarigione.
Perché questo avvenga
efficacemente e necessario che il tp
sia presente, attento e sappia cosa
cercare (intenzione chiara).
STEFANO MOZZON D.O.
172
La presenza


Cosa significa “essere presente”?
definizione: “ essere presente a se
stesso, essere perfettamente
coscienti del nostro stato, di come
siamo e stiamo”….
Solo la sperimentazione diretta può
dare il vero insegnamento. Essa è
caratterizzata dallo stato fisico e
mentale dell’operatore:
STEFANO MOZZON D.O.
173
La presenza


per esempio, esercitare una compressione
della regione occipitale ed attendere,
lasciando vagare il pensiero dove capita
non può essere sufficiente per ottenere un
efficace riuscita della tecnica, in quanto la
presenza dell’ operatore è di
fondamentale importanza (Pierre Tricot)
La postura e la respirazione corretta che
assumiamo durante il trattamento ci
aiuterà ad essere più facilmente presenti.
STEFANO MOZZON D.O.
174
La presenza

Pierre Tricot mette in evidenza il
fatto che un tempo venivano
descritte con parole chiare solo
“cosa viene percepito” con la
palpazione, ma “mai come fare”
per giungere al livello palpatorio
descritto.
STEFANO MOZZON D.O.
175
L’attenzione

Definizione: Applicazione intensa
della mente e dei sensi a qualcosa:
presa di coscienza di fare quella
determinata cosa. Focalizzare la
propria attenzione sulla persona o
sulla regione spaziale con cui si
desidera comunicare ne migliora la
percezione e ne consente un
controllo più preciso.
STEFANO MOZZON D.O.
176
L’intenzione

Definizione: Proposito di attuare
un'azione; desiderio, aspirazione di
raggiungere un obiettivo: (noi che
intenzione abbiamo? Quella di
ascoltare il mrp? ... il movimento
delle fasce? … la mobilità di un
tessuto?... il movimento
articolatorio?) E ‘ importante essere
presenti, attenti e avere chiaro ciò
che vogliamo “ascoltare” ,
STEFANO MOZZON D.O.
177
L’intenzione


ciò ci permetterà di entrare in
comunicazione con il tessuto e di
riconoscere il suo stato.
Con l’esperienza scoprirete che in base
alla propria intenzione è possibile
coscientemente indurre qualcosa sui
tessuti del paziente ed ottenere una
risposta. Per esempio chieder loro di
“lasciarsi andare verso la direzione
preferita”.
STEFANO MOZZON D.O.
178
Anno scolastico 2013/14 Stefano Mozzon
BIBLIOGRAFIA
Le fasce; Serge Paletti;CORSO
E.S.O.M. ed.DI
Osteopatia fasciale,
approccio e tecniche tissutali per un’
TECNICHE
FASCIALI
osteopatia della coscienza; Pierre Tricot; Marrapese ed.












Manipolazione della fascia; Luigi Stecco; Piccin ed.
Manipolazione viscerale 1; Jean-Pierre Barral e Pierre
Mercier; Castello ed.
Manipolazione viscerale 1; Jean-Pierre Barral e Pierre
Mercier; Castello ed.
Manipolazione urogenitale; Jean-Pierre Barral e Pierre
Mercier; Castello ed.
La respirazione; Philippe Souchard; Marrapese ed.
Le catene muscolari volumi 1; 2; 3; Léopold Busquet
Marrapese ed.
Ossa chiave ossa sospese; Albert Benichou ; Marrapese
ed.
I segreti del sacro; Albert Benichou ; Marrapese ed
Atlante di anatomia umana; Frank H Netter; Ciba Geigy
STEFANO MOZZON D.O.
179
ed.
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