Immagini, simboli e ricordi della Grande Guerra utilizzati a scopo politico Dalla fine della guerra all'avvento del fascismo di Christine Pennison Cartolina 10° Reggimento Fanteria – Lux lucet in tenebris, Pisa, collezione privata IL RICORDO DEI CADUTI NEI PAESI VINCITORI Alla fine della guerra, nel 1918, in tutti i paesi ex belligeranti, e in particolare nei paesi vincitori, viene sentita la necessità di svolgere cerimonie e costruire ricordi permanenti dedicati ai soldati sacrificatisi per la patria. Si iniziano a raccogliere i fondi necessari per l'erezione dei monumenti che in quasi ogni città e villaggio dovranno commemorare i morti e anche giustificare le decisioni dei governi che hanno intrapreso la guerra e le autorità che l’hanno gestita. In alcuni paesi la progettazione di tali monumenti precede addirittura la fine del conflitto. Già nel 1916 in Gran Bretagna la Civic Arts Association organizza un congresso sull’argomento mentre nel 1919 una mostra a Londra cerca di stabilire uno standard artistico per i monumenti. La conseguenza sarà forse stata quella di evitare certi esempi di cattivo gusto, ma anche quella di eliminare la possibilità di originalità creativa. Il recensore nel giornale il Sunday Times commenta infatti che “la cosa che colpisce di più è la povertà di idee. Quando un artista si dà da fare per un monumento di guerra la sua mente sembra concentrarsi esclusivamente su soldati ed angeli. Non si può mai dire che queste figure, in qualunque combinazione, facciano mostra di grande originalità di concetto”.1 Ai piccoli monumenti nelle singole città (Documenti 1-3) si aggiungono anche quelli nelle centinaia di cimiteri di guerra vicini ai campi di battaglia (Documenti 4-6). In alcune località, nelle terre contestate lungo il confine fra la Francia e la Germania, le nuove costruzioni assumono una importanza politica particolare, con il rovesciamento di vecchi monumenti dedicati agli imperatori tedeschi e la loro sostituzione con monumenti dedicati ai soldati francesi liberatori. (Documenti 7 e 8). Ne esistono anche alcuni dedicati alle truppe coloniali ma in un numero sicuramente inferiore alla loro presenza e al loro contributo effettivo (Documenti 9 e 10). Infatti il trattamento riservato ai soldati di colore è tale da provocare addirittura un ammutinamento alla fine della guerra tra le truppe caraibiche di servizio a Taranto e lascia una eredità politica con conseguenze pesanti per l’impero britannico. Ad esempio, fra gli uomini in Europa che tornano a casa delusi, amareggiati e altamente politicizzati vi è il soldato di artiglieria Manley che nel 1962 porterà la Giamaica all’indipendenza.2 Intanto si sente anche la necessità di cerimonie a livello nazionale. A Parigi il governo decide di far costruire per il 14 luglio 1919 un grande catafalco nei pressi dell' Arc de Triomphe, davanti al quale le truppe alleate renderanno gli onori militari ai morti. A Londra il primo ministro britannico Lloyd George, colpito dall'iniziativa francese, incarica l'architetto Lutyens di preparare un'opera temporanea che possa fare da punto focale alla parata della vittoria e rivaleggiare con la commemorazione parigina. Con solo due settimane a disposizione, e scartando la nozione del catafalco, considerato un simbolo troppo "cattolico", Lutyens fa costruire un cenotafio ("tomba vuota") in legno e gesso (Documento 11). A seguito della reazione del pubblico e dell'enorme richiesta popolare di rendere permanente il monumento, questo viene sostituito entro l'anno dalla versione definitiva in pietra, in tempo utile per la cerimonia della sepoltura della salma del milite ignoto nella vicina abbazia di Westminster, malgrado qualche obiezione sulla sua collocazione infelice. Il cenotafio infatti non si trova in un luogo di silenzio e riflessione, ma è situato su una isola pedonale in mezzo a Whitehall, la strada pieno di traffico che dalla piazza del parlamento passa davanti ai principali dicasteri, ivi compreso l'Ufficio della Guerra (War Office), oggi rinominato Ministero della Difesa (Documenti 12-13). 1 Frank Rutter, recensione pubblicata sul Sunday Times del 19 ottobre 1919, citato nel sito internet...http://www.aftermathww1.com/memoria.asp 2 Per ulteriori informazioni sul British West Indian Regiment (Reggimento delle Indie Occidentali) vedi sito internet http://www.aftermathww1.com/noparades.asp Alla semplicità dei monumenti eretti nell'immediato dopoguerra, fra cui anche il cenotafio londinese, seguono le costruzioni degli anni '20 e '30, ben più vaste e imponenti. Si può prendere ad esempio di queste ultime quella completata nel 1936 sul saliente di Vimy, l'altura dalla quale le truppe tedesche avevano dominato per tre anni gli schieramenti alleati nella pianura francese sottostante e che era stata espugnata, con grande sacrificio, dall'esercito canadese nel 1917 (Documenti 14 e 15). È tale la partecipazione emotiva alla commemorazione e tanta l'affluenza di gente che si reca in pellegrinaggio ai campi di battaglia e ai cimiteri militari in Francia e nelle Fiandre che viene creata anche una forma di industria turistica, a tal punto che si pubblicano guide e mappe per l'uso di quei pochi fortunati turisti che possono permettersi il lusso di un’automobile (Documento 16). Documenti 1. e 2. Monumenti commemorativi inglesi nel paese di Disley, immagine scaricata dal sito internet http://www.aftermathww1.com/index.asp e nel paese di Abbots Bromley, immagine scaricata dal sito internet http://www.aftermathww1.com/silence.asp 3. Monumento ai morti della città di Gap in Francia, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, Cartoline Toscanelli, volume Francia - Grasse, Digne, Grenoble, Aix-les-bains, Chamonix, p. non numerata 4. Il cimitero americano di Romagne, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, Cartoline Toscanelli, volume Francia - Nancy, Metz, Verdun, Reims, p. non numerata 5. La battaglia di Verdun - collina Mort-homme (uomo morto), Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, Cartoline Toscanelli, volume Francia - Nancy, Metz, Verdun, Reims, p. non numerata 6. Monumento francese a "Le soldat du Droit" ucciso a Verdun nel 1916, immagine scaricata dal sito internet http://www.souvenir-francais.com/1919.htm 7. e 8 Monumento all'imperatore Guglielmo nella città di Metz in Alsazia-Lorena poi rovesciato e sostituito con il monumento al "poilu" ossia soldato francese, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, Cartoline Toscanelli, vol. volume Francia - Nancy, Metz, Verdun, Reims, p. non numerata 9. Monumento commemorativo indiano vicino a Neuve Chapelle. immagine scaricata dal sito internet http://www.worldwar1.com/sftour.htm 10. Monumento a Tolosa dedicato ai soldati e agli operai indocinesi morti nel servizio della Francia, immagine scaricata dal sito internet http://www.souvenir-francais.com/1919.htm 11. Il cenotafio temporaneo a Londra dell'anno 1919, scaricato dal sito internet http://www.aftermathww1.com/warrior.asp 12. Il cenotafio permanente durante la cerimonia per la sepoltura del milite ignoto 11 novembre 1920. Scaricato dal sito internet http://www.aftermathww1.com/morton.asp 13. Il cenotafio permanente durante la cerimonia per la sepoltura del milite ignoto 11 novembre 1920. Scaricato dal sito internet http://www.aftermathww1.com/silence2.asp 14. Il monumento a Vimy in Francia dedicato ai caduti canadesi, immagine scaricata dal sito internet http://members.tripod.com/apollon_2/WARPAGES/Picsimages2.htm 15. Il monumento a Vimy in Francia dedicato ai caduti canadesi , immagine scaricata dal sito internet http://regimentalrogue.tripod.com/papers/vimy_memorial.htm 16. Pubblicità per le guide ai campi di battaglia inserita nella Michelin Guide to the British Isles, 5a Edizione, Michelin et Cie., Clermont Ferrand, 1920. I MONUMENTI ITALIANI Lo stesso desiderio di ricordare i morti viene sentito anche in Italia, ma una differenza distingue gran parte delle commemorazioni dei caduti italiani da quelle in Francia e in Gran Bretagna, ed è l'uso di un linguaggio più aulico e letterario. L'Italia ha un "milite ignoto" dove i suoi alleati hanno un "soldato sconosciuto" (soldat inconnu/unknown soldier), i monumenti italiani ricordano i “caduti” dove i francesi e i britannici parlano di “morti”. Sui monumenti italiani oltre alle parole "per la patria" predominano messaggi che glorificano il sacrificio dei soldati o viene riportato per esteso il bollettino della vittoria del Generale Diaz il 4 novembre 1918, mentre quelli di oltralpe spesso recitano semplicemente souviens-toi ("ricordati") o Lest we forget ("che non dimentichiamo") e sulle tombe in Francia dei soldati britannici non identificati si incide A soldier of the Great War known only to God ("Un soldato della Grande Guerra conosciuto soltanto a Dio"), la frase suggerita dallo scrittore Kipling che ha perso così il suo unico figlio. Nel 1914 la popolazione britannica aveva accolta la dichiarazione di una guerra considerata "giusta" e che sarebbe sicuramente finita "entro Natale" con un entusiasmo quasi unanime. Centinaia di migliaia di uomini si erano presentati per arruolarsi, tanto che l'esercito aveva potuto contare su truppe esclusivamente volontarie per i primi due anni della guerra. Era possibile muovere accuse nei confronti dei generali che avevano condotto la guerra in maniera così maldestra, ma prevalgono sentimenti di colpa collettiva e di rimpianto per i morti. In Italia una guerra voluta soltanto da una parte della popolazione desta emozioni ben diverse. Da una parte le forze di sinistra condannano un conflitto considerato ingiustificato e con un costo eccessivo di perdite di vite umane, dall'altra i nazionalisti protestano per una "vittoria mutilata". Così le autorità, in un momento di instabilità sia sociale che politica, sentono la necessità di usare le commemorazioni dei morti per giustificare e valorizzare la guerra stessa. In alcune zone dove erano state elette amministrazioni di sinistra vengono eretti monumenti con scritte apertamente critiche della guerra e dello spreco di vite (Documenti 17 e 18) . Questi monumenti, contestati dalle autorità, sono spesso anche presi d'assalto dagli squadristi e comunque vengono distrutti e sostituiti sotto il regime fascista. Si citano i testi di Bussonelo (TO) e di Tolentino (MC) distrutti rispettivamente nel 1921 e nel 1922 3 : PER QUELLO CHE FU SOFFERTO NELL'OZIO DEPRAVANTE DELLA CASERMA SOTTO IL BASTONE DELLA SERVITU' NEL LEZZO DELLE TRINCEE NELLE VIGILIE DI MAGNIFICATE CARNEFICINE... POSSA LA SANTITA' DEL LAVORO REDENTO FUGARE E UCCIDERE PER SEMPRE IL SANGUINANTE SPETTRO DELLA GUERRA PER NOI E PER TUTTE LE GENTI DEL MONDO QUESTA LA SPERANZA E LA MALEDIZIONE NOSTRA CONTRO CHI LA GUERRA VOLLE E RISOGNA Inizialmente i primi monumenti nella vicinanza dei campi di battaglia sono estremamente semplici, come il cippo dedicato al 47° reggimento di fanteria elogiato dal Duca d’Aosta (Documento 19). Nelle città e nei paesi uno dei modelli più comuni costruiti, o almeno progettati, nell'immediato dopoguerra è quello dell’obelisco che ricorda forme precedenti di monumenti militari. La loro semplicità però può anche subire delle trasformazioni con l’aggiunta di altri simboli durante il regime fascista (Documenti 20-26). Esistono altri monumenti più rappresentativi e più raffinati che illustrano il compianto per il soldato ucciso (Documenti 27-30), ma col passare degli anni c’è una tendenza a monumenti che glorificano il coraggio del soldato combattente (Documenti 31) e che riecheggiano simboli o forme classiche e antiche (Documento 32). A questi simboli si associano naturalmente anche quelli del fascismo, ormai rimossi, le cui tracce però sono ancora visibili (Documenti 33 e 34). Naturalmente, visti i tempi lunghi richiesti per la costruzione dei monumenti, il regime fascista tende comunque ad appropriarsi delle cerimonie di inaugurazione - si possono citare gli esempi di Ponsacco e di S. Croce sull'Arno. In quest’ultimo caso la raccolta di fondi inizia 3 Citato sul sito internet http://www.peacelink.it nell'immediato dopoguerra e la gara per la progettazione parte già nel mese di gennaio del 1923, ma soltanto nel 1927 avviene la solenne inaugurazione in presenza del re e del ministro Costanzo Ciano. Nell'invito viene specificamente "prescritto l'abito da Società, oppure camicia nera sotto l'abito nero". (Documento 35-37). L'importanza del monumento come simbolo si vede poi nella cartolina illustrata dove figura come principale immagine-ricordo della città (Documento 38). Documenti 17. e 18 Il monumento costruito a Grugliasco nell'immediato dopoguerra e quello sostitutivo del 1923, scaricato dai siti internet http://www.url.it/muvi/mostre/12mostra/grignasco1.htm e http://www.url.it/muvi/mostre/12mostra/grignasco2.htm 19. Cartolina del 47° Reggimento di fanteria, Brigata Ferrara che riporta anche le parole pronunciate dal Duca d'Aosta nel 1917 .... “voi avete onorato la memoria di questi eroi con un monumento semplice nella forma ma grande nel significato”. Pisa, collezione privata. 20. Cartolina Brigata Pinerolo (13° e 14° Regg. Fanteria), senza data ma spedita il 18-01-1905. Pisa, collezione privata. 21. e 22. Fotografia recente e cartolina di Bientina (Pisa) Viale della Rimembranza e Obelisco in memoria dei Caduti, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Colline di Pisa, p. VIII r 23. Monumento ai caduti di Riglione e Oratoio, fotografia recente 24. e 25. Monumento ai caduti di S. Lorenzo alle Corti, fotografie recenti 26. Cartolina del monumento ai caduti di Ceppato, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Colline di Pisa, n. 220 27. Cartolina del monumento ai caduti di Volterra, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Volterra, Piombino, Populonia, Pomarance, Quercianella, Castiglioncello, Monte Verdi, cartolina non numerata 28. e 29. Monumento ai caduti di Navacchio, Fotografia recente e cartolina, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Dintorni di Pisa, n. 192 30. Monumento ai caduti di S.Croce, fotografia concessa dal Comune di S. Croce sull'Arno 31. Monumento ai caduti di Calci, fotografia recente 32. Monumento ai caduti di Cascina, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Dintorni di Pisa, n. 260 33. e 34 Cartolina del monumento ai caduti di Vicopisano, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Colline di Pisa, p. V v., e fotografia recente 35. e 36 Inaugurazione del monumento ai caduti di Ponsacco, fotografie concesse dal Comune di Ponsacco 37. Invito all'inaugurazione del monumento ai caduti di S.Croce sull'Arno, 16 ottobre 1927 - anno V, archivio storico del Comune di S.Croce sull'Arno. 38. Saluti da Santa Croce s. /A., Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Empoli, Fucecchio, Montecatini, Pescia, Pistoia, cartolina non numerata IL MILITE IGNOTO Uno dei modi più apprezzati di commemorare i morti della Grande Guerra è quello della tomba del milite ignoto. Vari paesi si vantano dell’originalità dell’idea di prendere uno dei corpi non identificati sui campi di battaglia e di seppellirlo, con la massima solennità, come simbolo di tutti i compagni morti per la patria, ma l’idea proviene probabilmente dalla Francia. Già nel 1916 viene proposto di scegliere il corpo di un soldato ucciso 4 e nel 1920 una legge prevede l’inumazione sotto l’Arc de Triomphe a Parigi. L’11 novembre del 1920 avviene la solenne cerimonia nel giorno della ricorrenza dell’armistizio sul fronte franco-tedesco e nel cinquantesimo anniversario della repubblica francese. Lo stesso giorno a Londra viene sepolto nell’abbazia di Westminster il soldato sconosciuto britannico. L’Italia segue questi esempi l’anno successivo, in un periodo in cui il governo ha bisogno di promuovere il consenso popolare a fronte degli scontri sociali fra la sinistra socialista e la destra nazionalista in patria e l’incerto esito della situazione a Fiume. Undici salme provenienti dalle varie zone del fronte vengono portate alla basilica di Aquileia e ad una donna triestina, madre di un soldato che aveva disertato l’esercito austriaco per combattere con quello italiano, per poi morire senza venire identificato, viene chiesto di scegliere quella bara che doveva rappresentare i 600.000 morti italiani. Lungo il tragitto da Aquileia a Roma la gente si presenta presso le stazioni ferroviarie per rendere omaggio alla bara. Si mobilitano le massime autorità di tutto il paese, e prestano servizio come scorta i sindaci di tutte le principali città, fra cui anche quello di Pisa 5, in quel che deve essere un atto di omaggio e di unità nazionale. Arrivato alla Stazione Termini il 2 novembre (Documento 39), il milite ignoto viene trasportato il 4 novembre, ricorrenza dell’armistizio sul fronte italo-austriaco, all’Altare della Patria per la sepoltura definitiva (Documenti 40 e 41). L’anno successivo, fra i politici che gli rendono omaggio vi è, ovviamente, Sua Eccellenza l’onorevole Benito Mussolini, un avvenimento che viene poi celebrato in una cartolina che richiama anche la cerimonia dell’anno precedente e il monumento stesso dell’unità nazionale (Documento 42). Documenti 39. "Glorificazione del milite Ignoto. Arrivo della salma alla stazione Termini". Fotografia datata 2-11-1921, scaricata dal sito internet http://digilander.libero.it/zambo1518/ignoto.htm . 40. e 41. Fotografie della processione il 4 novembre 1921e della cerimonia all’Altare della Patria, scaricate dal sito internet http://www.ana-parma.it/ana-parma_milite-ignoto.htm 42. Cartolina commemorativa, della cerimonia del 1922, cartolina scaricata dal sito internet http://www.espol.com/sections/Tematiche/Mussolini/tmu/tmus19.jpg 4 Vedi siti internet http://aladr.free.fr/maginot/soldat.html e http://www.defense.gouv.fr/actualites/dossier/d75/11novembre2000_4.htm 5 Introduzione al libro Pisani morti per la Patria nella Guerra Mondiale 1915-1918, Pisa, Officina tipografica Cav. F. Mariotti, 1921, p. XI LE ALTRE FORME DI COMMEMORAZIONE La memoria del sacrificio dei caduti può essere tramandata naturalmente anche in altri modi. Si erigono lapidi ai morti, e in particolare a singoli eroi, sia locali che nazionali - a Pisa ad esempio la lapide nell'Archivio di Stato al Bientinesi, dipendente dell'ufficio, morto sul Carso nel 1917, e quella a Cesare Battisti in via Curtatone e Montanara. Cambia la toponomastica delle città con l'introduzione di piazze e vie intitolate a Battisti o a Filzi ma anche a Trento e Trieste. Vengono stampate cartoline per ricordare le battaglie combattute dai singoli reggimenti, che fanno riferimento anche a combattimenti precedenti nelle guerre di indipendenza o anche prima - una tradizione che poi verrà accolta e portata avanti dal fascismo (Documenti 43-46). Uno dei modi più apprezzati per ricordare i caduti, anche nell’era fascista, è il parco della rimembranza dove si pianta un albero per ogni soldato ucciso. A S. Miniato (Documento 47) ad esempio, il 25 gennaio 1923, il Comune, "Nell'intendimento di perpetuare il culto della religione della Patria in un pensiero di riverenza e di gratitudine alla memoria dei Caduti nella Grande guerra di redenzione, creando anche in S.Miniato il "Viale della rimembranza" ... delibera 1. di denominare "Viale della Rimembranza" il viale attualmente privo di denominazione, che, staccandosi dal viale Garibaldi, sale da un lato alla Chiesa di S.Francesco e dall'altro al piazzale del Duomo 2. di piantare lungo tale viale tanti pini marittimi quanti sono i caduti in guerra appartenenti al Capoluogo del Comune ed alle contigue frazioni ... e ascendenti a circa ottanta complessivamente 3. di apporre ad ogni albero una targhetta recante il grado, il cognome e il nome del Caduto, la data e il combattimento in cui dette la sua fiorente giovinezza alla Patria. 4. di chiedere al Ministero di Agricoltura la gratuita concessione delle piante a tale uopo necessarie." 6 I monumenti ai caduti erano così numerosi, e considerati tanto importanti, che nel 1923 si inizia a pubblicarne le immagini, a forma di francobollo, in una serie di libretti. Fra i primi, al n. 6, vi è il monumento di Volterra. (Documenti 48 e 49). Altri libri vengono stampati per ricordare i morti, in particolare il 4 novembre 1921, lo stesso giorno della sepoltura del milite ignoto a Roma, si pubblica l’elenco di tutti i morti e dispersi del comune di Pisa, un totale di 656 nomi (Documenti 50 e 51). Nell’immediato dopoguerra invece il libro Il martirio del Trentino, con l’esaltazione della cultura italiana del Trentino, la descrizione dei maltrattamenti subiti per mano delle autorità austroungariche, e dell’uccisione di Cesare Battisti, fornisce una legittimazione dell’ entrata in guerra dell’Italia (Documento 52). Fra le commemorazioni meno vistose, ma forse più significative, vi sono le emissioni di francobolli. Questi oggetti piccolissimi, grazie alla loro vasta diffusione e utilizzo giornaliero, hanno un effetto forse maggiore dei grandi monumenti in pietra. Non sorprende infatti che nel giugno del 1921 le poste italiane emettano tre francobolli per festeggiare l’annessione della Venezia Giulia (tiratura 300.000) e nel novembre dello stesso anno altri quattro francobolli per ricordare la vittoria di Vittorio Veneto (tiratura 850.000). Documenti 43. Cartolina 44 Reggimento fanteria Forlì, Pisa, collezione privata 44. Cartolina ... Ottantanove "Non chiedo dove", Pisa, collezione privata 6 Registro di Delibere del Comune, conservato presso l’archivio storico del comune di S. Miniato. 45. Cartolina 10° Reggimento fanteria - Lux lucet in tenebris, Pisa, collezione privata 46. Cartolina 7° Reggimento fanteria Cuneo, Pisa, collezione privata 47. Cartolina S.Miniato, Viale della Rimembranza e Piazzale Alighieri, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume S.Miniato,Certaldo, Gambassi, S.Gimignano, Poggibonsi, Colle d'Elsa, cartolina non numerata 48. e 49. Monumenti della riconoscenza eretti dagli italiani ai caduti per la patria nella Grande Guerra MCMXIV-MCMXVIII, Serie N.° 1, Bologna, E. Malferrari & C. editori, 1923. Copertina e prima pagina di immagini. Archivio di Stato di Pisa, Biblioteca Toscanelli. 50. e 51 Pisani morti per la Patria nella Guerra Mondiale 1915-1918, Pisa, Officina tipografica Cav. F. Mariotti, 1921. Copertina e pagine nn. 50-51. Biblioteca comunale di Pisa. 52. Il martirio del Trentino, per cura della Commissione dell’emigrazione trentina in Milano e della Sezione trentina dell’Associazione politica degli italiani redenti in Roma, 2° Edizione, Milano Cooperativa Grafica Operai, 1920. TRIESTE, POLA E FIUME Il desiderio di ricordare le zone conquistate come conseguenza della guerra si vede non solo nei confronti di Trento ma anche di Trieste, Pola e altre località dell'Adriatico. In particolare si pone l'enfasi sulla visita nei territori liberati di componenti della famiglia reale e si fa notare la cultura italiana di queste città a partire dall'antichità (Documenti 53-55). La storia della contestata città di Fiume è leggibile nei suoi francobolli. Solo uno stato indipendente può emettere valori bollati di questo tipo e i fiumani ricorrono anche a questi simboli per dichiarare la loro indipendenza. Nel 1918 la dicitura Fiume viene soprastampata sui francobolli ungheresi in circolazione ma già nel gennaio del 1919 appaiono i primi francobolli dalle tipografie. Nel corso dell'estate di quest'anno esce una serie dedicate al Plebiscito del 1918 che riporta chiari richiami all'italianità della città (fra le figure vi sono la lupa romana, la basilica di S. Marco, una galea veneziana) seguita da altri francobolli triangolari con la figura dell'aquila. Con l'occupazione di Fiume si hanno nel 1920 quelli con l’effigie di D’Annunzio, e le spade, simboli degli arditi. Nel 1923 arrivano altri richiami alla eredità culturale latina e veneta – l’arco romano, S.Vito, una caravella. Nelle varie fasi appaiono varie soprastampe – Reggenza italiana del Carnaro nel 1920, Governo Provvisorio e poi Costituente fiumana nel 1921 e infine Regno d’Italia nel 1924 (Documento 56). I simboli dei legionari vengono proposti anche su manifesti e cartoline (Documenti 57) e si scattano le fotografie ricordo di D’Annunzio e dei volontari (Documento 58). La stessa passione per i simboli della antica Roma avrà ispirato anche quei due arditi eccessivamente zelanti che, il 4 novembre 1919, tagliano una delle due teste dell’aquila della torre civica per distruggere un simbolo considerato troppo austriaco.(Documento 59) Documenti 53. Cartolina Trieste - entusiastiche accoglienza a S.M. il Re, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Udine, Aquileia, Pordenone, Treviso, Trieste, Fiume, Istria, Ricordi di guerra, non numerata. 54. Cartolina Il principe di Piemonte visita l'arena di Pola (1922), Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Udine, Aquileia, Pordenone, Treviso, Trieste, Fiume, Istria, Ricordi di guerra, non numerata. 55. Cartolina Pola liberata, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Udine, Aquileia, Pordenone, Treviso, Trieste, Fiume, Istria, Ricordi di guerra, non numerata. 56. Francobolli di Fiume, Pisa, collezione privata 57. Simboli di Fiume scaricati dal sito internet http://www.arpnet.it/arditi/FNAI03.html 58. Cartolina di D’Annunzio in Fiume d’Italia, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Udine, Aquileia, Pordenone, Treviso, Trieste, Fiume, Istria, Ricordi di guerra, non numerata. 59. Cartolina dell’aquila di Fiume, Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Udine, Aquileia, Pordenone, Treviso, Trieste, Fiume, Istria, Ricordi di guerra, non numerate. I RICORDI E I SIMBOLI DELLA GUERRA SFRUTTATI DAL FASCISMO Contemporaneamente agli avvenimenti di Fiume i fascisti, che appoggiavano l’ambizione di mantenere la città come italiana (Documento 60), ricorrevano agli stessi simboli della guerra per la propaganda. Degli arditi si adottano le camicie nere e i manifesti per i morti fascisti ricordano le immagini di guerra e la sottolineatura della “presenza” dei caduti (Documenti 61 e 62). Diventa poi sempre più importante il ricorso ai richiami dell’Impero romano dell’antichità. Più tardi il regime farà stampare francobolli dedicati al decennale di Fiume, ai caduti della guerra e all’impero romano ai tempi di Augusto (Documento 63). Il culto dei caduti in guerra produce il monumento più imponente poi con la costruzione del sacrario a Redipuglia, espressione di dolore e orgoglio per il sacrificio di tante vite, segnato originariamente dai simboli del regime. (Documenti 64 e 65) Documenti 60. Manifesto fascista del 1922 che commemora la marcia dei legionari del 1919, scaricato dal sito internet http://www.arpnet.it/arditi/FNAI03.html 61. Manifesti per commemorare i morti fascisti e le camicie nere a Roma, scaricati dal sito internet http://www.intercardsrl.com/112/index.asp 62. G. Pini, Benito Mussolini, L.Cappelli Editore Bologna 1939. Fotografia tra pp. 96 e 97 63. Francobolli, Pisa collezione privata 64. e 65. Cartoline di Redipuglia, , Biblioteca dell'Archivio di Stato di Pisa, cartoline Toscanelli, volume Udine, Aquileia, Pordenone, Treviso, Trieste, Fiume, Istria, Ricordi di guerra, non numerate.