La vita in codice a barre: DNA barcoding delle piante di Gabriele Galasso & Enrico Banfi Nel 2003 il biologo canadese Paul Hebert sviluppò un metodo di identificazione per i metazoi, ovvero per gli animali pluricellulari, basato sull’analisi della variabilità di una specifica sequenza del DNA e chiamò tale metodologia “DNA barcoding”, cioè “Codifica a barre del DNA”. Questo procedimento si basa sull’analisi di un breve segmento di un gene; nella maggior parte degli animali, ad esempio, si utilizza il gene per la citocromo ossidasi 1 noto come coxI. Questo tipo di geni nei metazoi si evolve abbastanza velocemente ed è pertanto capace di differenziare le singole specie identificandole, nella maggior parte dei casi, in modo univoco. Sulla scia del successo dell’iniziativa di Hebert, numerosi scienziati in tutto il mondo si sono coordinati in un gruppo di lavoro internazionale (Consortium for the Barcode of Life, CboL, http://barcoding.si.edu/) e hanno applicato questo metodo, ad esempio, all’identificazione degli uccelli (All Birds Barcoding Initiative: http://www.barcodingbirds.org/), dei pesci (Fish Barcode of Life Initiative: http://www.fishbol.org/) e dei lepidotteri (All Leps Barcode of Life: http://www. lepbarcoding.org/). Saggi d’erbario del Museo di Storia Naturale di Milano appartenenti alla famiglia delle Lamiaceae dai quali sono stati prelevati piccoli frammenti per l’estrazione e il sequenziamento del DNA. (Foto: L. Spezia). 35 Il sistema di identificazione basato sulla coxI mitocondriale non risulta tuttavia funzionale per i vegetali. Al fine di ovviare a questo problema, negli ultimi anni sono stati identificati altri marcatori per il DNA barcoding delle piante. Si tratta di sequenze di DNA presenti in alcuni tratti del genoma del cloroplasto, come la regione trnH-psbA, il gene matK o il gene rbcL, che presentano caratteristiche simili alla coxI utili per l’identificazione delle specie. Occorre però sottolineare che questo approccio all’identificazione degli organismi viventi non è sostitutivo dei tradizionali metodi di classificazione e descrizione, basati su minuziose analisi dei tratti morfologici e di altre caratteristiche cariologiche, ecologiche, etologiche e geografiche, ma ne rappresenta un’integrazione, con alcuni importanti ed esclusivi vantaggi: Esempio di foglio d’erbario del Museo di Storia Naturale di Milano dal quale sono stati prelevati piccoli frammenti per l’estrazione e il sequenziamento del DNA: Betonica hirsuta (= Stachys pradica (Zanted.) Greuter & Pignatti). (Foto: L. Spezia). 36 - permette di identificare un organismo (o un complesso di organismi) senza possedere un bagaglio di conoscenze specialistiche; - permette di risalire alla determinazione di una specie anche analizzandone una piccola porzione. È, infatti, sufficiente un frammento fogliare per l’analisi, fatto che rende il metodo meno distruttivo; - grazie alle attuali tecnologie è possibile eseguire analisi di DNA barcoding molto velocemente e a costi accessibili; - le moderne tecniche biomolecolari di estrazione del DNA permettono di lavorare anche su materiale molto vecchio, quale quello conservato negli erbari. Saggio d’erbario del Museo di Storia Naturale di Milano dal quale è stato estratto il DNA per la creazione della genoteca: Betonica alopecuros (= Stachys a. (L.) Benth.). (Foto: L. Spezia). 37 Il codice a barre non interessa solo i prezzi dei prodotti nei supermercati ma oggi viene largamente applicato al campo della genetica molecolare, quale carta d’identità di ogni organismo vivente. (Disegno: M. Mura). Nel campo delle scienze naturali questo approccio rivoluziona i metodi di stima e analisi della diversità biologica, in quanto permette di identificare gli organismi di una determinata area semplicemente esaminando parte del loro DNA, capire se si spostano, come si spostano, da dove provengono e se le popolazioni presenti sono eterogenee o costituite da uno solo o da pochi genotipi. Questi sono alcuni dei motivi che spiegano la rapida diffusione della tecnica anche al di fuori della comunità scientifica, tanto che il numero dei nuovi progetti è difficilmente calcolabile. Il DNA barcoding si è, infatti, dimostrato una tecnica estremamente flessibile, che ha rapidamente lasciato l’ambito della ricerca pura per estendersi a svariati campi, dal controllo della qualità merceologica all’ambito forense e delle frodi alimentari, dalle indagini ambientali alla diagnostica medica e veterinaria. Lo studio della flora spontanea, lombarda e italiana, costituisce l’attività di ricerca principale della Sezione di Botanica del Museo, così come l’implementazione dell’erbario. Per questo, nel 2009 il Museo ha iniziato una collaborazione con lo ZooPlantLab del Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca per l’avvio di un progetto nazionale relativo al DNA barcoding delle piante che porterà allo sviluppo di due importanti banche dati di riferimento: - creazione di una genoteca (banca di DNA) di organismi viventi appartenenti al regno vegetale (angiosperme e, in parte, gimnosperme), che sarà ubicata presso l’Università; - razionalizzazione e incremento dell’erbario del Museo di Storia Naturale di Milano, al fine di creare, al suo interno, la banca di campioni biologici corrispondente a quella genomica dello ZooPlantLab. Per la prima volta saranno quindi disponibili sia le piante sia il loro DNA e la connessione tra i “due mondi” sarà gestita mediante una infrastruttura informatica ad hoc. L’attività è stata avviata nella primavera del 2009, con i primi prelievi di piccoli frammenti vegetali dagli exsiccata dell’erbario del Museo e la raccolta di nuovi esemplari. Si è deciso di iniziare con la famiglia delle Lamiaceae (comprendente numerose specie utilizzate come spezie) e dalle piante velenose. Sono già state estratte le prime molecole di DNA e si sta procedendo alla loro amplificazione, purificazione e sequenziamento. 38