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Comunicato stampa
Legge di stabilità e collegato ambientale a convegno
Venerdì 6 maggio a Palazzo Congressi la politica si confronta sul nuovo testo normativo.
Il prossimo Venerdì 6 maggio, alle ore 17,00 a Palazzo Congressi si terrà un convegno dal titolo
“Incontro Legge di stabilità e collegato ambientale” promosso dalla Provincia di Brescia,
Fondazione Montagne, e Commissione Montagne dell’ANCI, patrocinato da FederBim, Unimont,
tecla, Comunità Montana e Consorzio Bim di Vallecamonica, Comune di Darfo Boario Terme,
Coldiretti, Camera di Commercio e Regione Lombardia.
“Ringrazio gli organizzatori, e in particolare il Presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli, per
aver individuato in Darfo Boario Terme la sede per un dibattito così importante e strategico per il
futuro non solo delle montagne, ma di tutti i territori –ha dichiarato Ezio Mondini, Sindcaco della
città di Darfo Boario Terme- il nuovo dettato normativo che costituisce un fondamentale passo
nella definizione della politica ambientale nazionale offre strumenti decisivi su temi che ci sono
cari e sui quali siamo chiamati a compiere scelte concrete sostenute da stanziamenti economici a
riprova dell’intento di andare nella direzione di una reale green economy. Scelte sulle quali non
possiamo più procrastinare.”
“In questi giorni –ha continuato il Sindaco Mondini- la nostra città si appresta a vivere un grande
evento: il 29° raduno nazionale degli artiglieri che ha per motto “la memoria del passato ci guida al
futuro. Credo che la memoria del passato fatta di forti legami con la terra, di profondo rispetto per
il duro lavoro di chi la amava e la onorava, possa essere oggi valido riferimento per guardare al
futuro sostenibile con impegno e dedizione al fine di una ottimizzazione delle risorse, per una
nuova battaglia contro l’uso eccessivo delle risorse naturali a beneficio delle future generazioni.
Un valore, quello della tutela dell’ambientale, da continuare a difendere come imprescindibile e
vitale.”
2016
IL PRESIDENTE
COLLEGATO AMBIENTALE ALLA LEGGE DI STABILITA’: IL FUTURO
DELLE ZONE MONTANE
Uno specifico collegato ambientale in parallelo alla legge di stabilità rappresenta una risposta
positiva e concreta per innescare politiche nel campo della green economy e dello sviluppo
sostenibile, generando nuovo valore aggiunto e posti di lavoro. E’ lo strumento giusto per lavorare
su due fronti: da una parte le semplificazioni e la maggiore efficienza della pubblica
amministrazione, dall’altra il recepimento delle direttive comunitarie in materia di ambiente che
possono aprire alle nostre aziende nuovi spazi di mercato e migliorare la qualità della vita dei
cittadini.
Viene dunque introdotto il concetto di economia verde all’interno del corpo giuridico delle leggi del
nostro paese. Un testo che nasce dallo sforzo di dare una risposta organica e non occasionale alla
rottura del rapporto tra uomo ed ecosistemi con il rapido esaurimento delle risorse che i cittadini
vivono nella propria esperienza quotidiana: dall’aumento dell’inquinamento, all’incremento delle
popolazioni, all’urbanizzazione sproporzionata, allo sfruttamento intenso del suolo arabile e il
depauperamento delle risorse naturali.
E’ necessario concentrarsi sulle risorse proprie dei territori montani, come i proventi da
sfruttamento delle acque per la produzione idroelettrica e i canoni ecosistemici, previsti dal
collegato ambientale, che devono essere messi a disposizioni delle comunità locali.
Siamo di fronte al riconoscimento di un nuovo ruolo del territorio, capace di produrre risorse e
cuore della green economy, che ora impegna chi ha responsabilità politiche e istituzionali a
declinare in azioni e risultati le opportunità offerte dal quadro normativo nazionale. Vi sono esempi
che arrivano dalla Lombardia, ad esempio, con una serie di forti Bim che ha recuperato quote
arretrate di sovracanoni per i Comuni con opportuni rivendicazioni sui proprietari degli impianti
idroelettrici. Penso anche alle Comunità e Unioni montane che hanno ridefinito nuovi modelli di
valorizzazione delle risorse per la produzione energetica rinnovabile, riducendo il consumo di
combustibili e/o aumentando le capacità di assorbimento di Co2. Vi è poi il modello piemontese per
la prevenzione del dissesto idrogeologico, grazie a 40 milioni di euro che ogni anno vengono
ricavati dalla tariffa del servizio idrico integrato che ogni famiglia paga. Quattro euro a famiglia che
rappresentano una fonte importantissima di risorse e tra le poche vere forme di pagamento dei
servizi eco-sistemici.
Di notevole interesse è la disposizione del collegato ambientale che prevede le “Oil free zone”
(articolo 71 della legge 221/2015).
Al fine di promuovere su base sperimentale la progressiva fuoriuscita dall’economia basata sul ciclo
del carbonio e quindi sulle fonti fossili, si prevede l’istituzione di “Oil free zone”, ossia di aree
territoriali nelle quali, entro un determinato arco temporale e sulla base di uno specifico atto di
indirizzo adottato dai Comuni del territorio di riferimento, si prevede la progressiva sostituzione del
petrolio e dei suoi derivati con energie prodotte da fonti rinnovabili.
La costituzione di queste “Oil free zone” è promossa dai Comuni interessati, anche tramite le unioni
o convenzioni fra di loro, mentre per le aree naturali protette la costituzione è promossa dagli enti
d’intesa con l’ente parco.
Nelle “Oil free zone” sono avviate sperimentazioni concernenti la realizzazione di prototipi e
l’applicazione sul piano industriale di nuove ipotesi di utilizzo dei beni comuni, con particolare
riguardo a quelli provenienti dalle zone montane, attraverso prospetti di valutazione del valore delle
risorse presenti sul territorio.
Il compito di disciplinare le modalità di organizzazione di queste “oil free zone” è demandata alla
Regione nell’ambito della propria legislazione di settore, con particolare riguardo agli aspetti
connessi con l’innovazione tecnologica applicata alla produzione di energia rinnovabile a basso
impatto ambientale, alla ricerca di soluzione eco-compatibili e alla costruzione di sistemi sostenibili
di produzione energetica e di uso dell’energia, quali la produzione di biometano per usi termici e
per autotrazione. E’ prevista la possibilità per le Regioni di assicurare specifiche linee di sostegno
finanziario alle attività di ricerca, sperimentazione ed applicazione delle attività produttive connesse
con l’indipendenza dai cicli produttivi del petrolio e dei suoi derivati, con particolare attenzione
all’impiego equilibrato dei beni comuni e collettivi del territorio di riferimento.
Nel Collegato ambientale (art. 70) si apre un processo che in tempi brevi dovrà portare alla precisa
individuazione dei servizi ambientali oggetto di remunerazione, al calcolo del loro valore e alle
modalità di pagamento. Aspetto, quest’ ultimo, di particolare rilevanza, considerato che raramente
tali servizi sono “erogati” in un bacino comunale. Alcuni servizi sono già indicati:
Fissazione del carbonio delle foreste e dell’arboricoltura da legno;
Regimazione delle acque nei bacini montani;
Salvaguardia della biodiversità delle prestazioni ecosistemiche e delle qualità paesaggistiche
Utilizzazione di proprietà demaniali e collettive per produzioni energetiche;
Nel Collegato vi è la delega al Governo per la decretazione relativa alla introduzione del sistema di
pagamento (PSEA). Siamo quindi in una fase di sperimentazione che dovrà vedere il protagonismo
dei territori interessati, anche perché non si tratta solo di stabilire prezzi, ma modalità di pagamento
e quindi di governance dei servizi medesimi.
Il lavoro di supporto alle amministrazioni locali avrà quindi lo scopo di mettere a fuoco i servizi eco
sistemici offerti dal territorio, valutare i costi per garantire la loro erogazione, manutenzione e di
conseguenza la modalità di gestione più efficiente ed efficace, aiutati dalle esperienze nazionali e
internazionali analizzate.
Pier Luigi Mottinelli
Presidente della Provincia di Brescia
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