LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Referernte Cristoforo Bozano Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 1 di 42 Il Comune di Pula, sito sul promontorio occidentale del Golfo degli Angeli, copre circa 150 kmq, 70 dei quali di montagna; ha 20 km di costa e una popolazione di 10.000 abitanti che sale fino a 60.000 durante l’estate. È formato da tre entità completamente diverse: Pula, Nora e Santa Margherita. Per precisare Pula è situata alla stessa latitudine di San Francisco, Lisbona ed Atene e ha un clima mediterraneo mite: un’ estate lunga, calda e senza alcuna precipitazione, un autunno di arcobaleni, un inverno breve e raramente rigido e una primavera fresca che ammonta i campi di fiori spontanei. Pula fu fondata nel 1500 ma alle origini della sua nascita vi è Nora, un sito archeologico molto imponente che venne scoperto per caso ne 1903 dopo una mareggiata che portò alla luce un tophet e numerose lapidi. Quaranta anni fa Nora era ridiventata un campo di grano sormontato da una torre, qualche colonna romana e qualche altro reperto emerso in superficie: oggi, dopo lunghi scavi, è viva testimonianza della storia dei Fenici, dei Cartaginesi e dei Romani i quali ne fecero un porto attivo ed un centro internazionale fin dai tempi più antichi che visse per un millennio e mezzo. Nora fu fondata su un promontorio sito a 38° 59΄ 13˝ di latitudine Nord e 3° 26΄ di longitudine Ovest. Questa punta di terra è Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 2 di 42 triangolare, allargandosi in due punte, una a Sud: Sa punta΄e su coloru, l’altra ad Est: Punta di Coltellazzo. La base del triangolo, rivolta verso il mare, misura all’incirca 650 m. e la sua altezza, fino alla strozzatura dell’istmo, è 500 m. Uno stretto istmo che, nel suo punto di minima ampiezza non supera gli otto metri. Le più antiche fonti letterarie di Nora, risalgono prevalentemente al periodo romano e sono relative ai passi da Cicerone, Plinio, Pausania, Polibio e Solino. L’ultimo scrittore dell’antichità che ricorda il nome di Nora è un cosmografo del ’700, l’anonimo Ravennate, il quale ci riferisce che in questa località era presente un presidio militare, senza però specificare se il centro abitato continuava ad esistere. Oltre altri casi sporadici, un’ulteriore notizia si ha Le Le più antiche fonti letterarie di Nora, risalgono prevalentemente al periodo romano e sono relative ai passi da Cicerone, Plinio, Pausania, Polibio e Solino. L’ultimo scrittore dell’antichità che ricorda il nome di Nora è un cosmografo del ’700, l’anonimo Ravennate, il quale ci riferisce che in questa località era presente un presidio militare, senza però specificare se il centro abitato continuava ad esistere. Oltre altri casi sporadici, un’ulteriore notizia si hanel 1580 quando Giovanni Fara, uno storiografo sardo, ci descrive con una certa precisione le rovine di questa città e ci rivela la sua esatta ubicazione. In seguito abbiamo notizie da viaggiatori dell’800, fra cui ricordiamo Francesco d’Austria Este che parla dei resti dell’acquedotto, del teatro, di cui contava nove o dieci filari di gradini, e di ruderi di un edificio termale che si può identificare nelle Terme a mare. Il Barone di Maltzan parla ancora del teatro, ed inoltre di un’iscrizione del periodo di Teodosio e Valentiniano che ricorda i lavori di restauro all’acquedotto, trovata riadoperata come gradino della chiesetta di Sant’Efisio, primo segno della spoliazione cui le strutture della città, ormai abbandonate, furono fatte oggetto sino dai tempi antichi. Il La Marmora è il primo che da notizie più concrete, fra cui la perimetria del teatro, mentre il canonico S. Spano di Ploaghe ci parla di Nora poiché le rovine di questa città furono saccheggiate prima dai tombaroli poi dai muratori che vi prelevarono ingenti quantità di Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 3 di 42 pietrame per edificare il vicino paese di Pula. La prima scoperta archeologica di una certa importanza in questa zona si ebbe nel 1889 in circostanze del tutto fortuite quando, in seguito ad una tempesta si ebbe una mareggiata tanto forte da penetrare in profondità oltre la spiaggia dove, dietro la chiesetta di Sant’Efisio, mise in luce una parte del tophet punico. Il Vivant effettuò l’indagine che restituì una serie di urne e stele, in parte trasportate al Museo Archeologico di Cagliari, mentre una parte di stele fu invece sepolta nuovamente e fu adoperata abusivamente come materiale di costruzione. I recentissimi restauri della chiesa condotti dall’ing. G. Tola della Soprintendenza ai Beni ambientali, Architettonici, Artistici e Storici di Cagliari hanno permesso di recuperare alcune stele trovate impiegate nella costruzione degli edifici adiacenti la chiesa. Negli anni 1891 e 1892 il Nissardi esplorò accuratamente le necropoli ipogeiche puniche; le tombe a camera restituirono corredi intatti di notevole importanza, anch’essi conservati presso il Museo cagliaritano. Successivamente, nei primissimi anni di questo secolo furono condotti scavi sull’istmo, portando alla luce una porzione i area cimiteriale di età imperiale romana. Nel 1952 la rappresentazione di un dramma dello scrittore Marcello Serra nei ruderi del teatro, eseguito a cura dell’ESIT, portò ad effettuare uno sterro per la posa del palcoscenico che mise in luce strutture antiche. La scoperta provocò la decisione dell’allora Soprintendente alle Antichità della Sardegna prof. Gennaro Pesce, di iniziare un lavoro sistematico. ciò avvenne con finanziamenti regionali per un cantiere scuola dove operarono talvolta sino a cinquanta sterratori, guidati da assistenti di scavo e volontari. Lo scavo si protrasse sino al 1960 scoprendo più di tre ettari di rovine. Da questa data in poi Nora è stata interessata solo da alcuni saggi alle fortificazioni puniche dell’acropoli, posta sulla punta del Coltellazzo, da parte del Soprintendente prof. Ferruccio Barreca. Nel 1977 e nel 1982 sono state scavate alcune tombe romane venute fortuitamente alla luce sull’istmo, e, sempre nel 1977, si è proceduto allo scavo integrale delle Terme a mare, effettuando in seguito, limitate verifiche in alcuni settori della città. Nel 1990 ha avuto inizio la nuova stagione degli scavi. La Soprintendenza Archeologica di Cagliari, assieme alle università di Genova, Padova, Pisa, Viterbo e Venezia, ha intrapreso lo scavo di un settore della città non toccato da interventi Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 4 di 42 precedenti, individuandolo nell’area compresa tra le Piccole Terme, il cosiddetto macellum e la recinzione della Marina Militare. Rimane ancora da indagare una parte del centro urbano, sulle pendici orientali del colle del tempio di Tanit e più oltre nella zona recintata della Marina Militare. Nel periodo più arcaico della storia di Nora, fra X e VII secolo a.C., vi era un abitato nuragico fortificato che si estendeva nel promontorio di Capo Pula. Alla base della Torre del Coltellazzo a quel tempo sorgeva un grosso nuraghe il quale, cinto da spesse cortine murarie, dominava tutto l’orizzonte del mare per sorvegliare la sicurezza del villaggio circostante e delle coste del circondario. Questa fortezza era raccordata con altri punti elevati della piana di Pula in cui si possono ancora scorgere i resti consistenti di nuraghi semplici e complessi, tra i quali “Su Cuventeddu”. Il mito greco racconta che fu Dedalo, il genio d'ingegneria dei tempi arcaici, padre d'Icaro, che, dopo l'atterraggio sfortunato del figlio, dovuto alla liquefazione delle sue ali, visitò la Sardegna e insegnò alla gente come costruire i nuraghi. Tutte queste fortificazioni megalitiche dell’agro di Pula sono inserite in un contesto difensivo molto più ampio che interessa l’intero Sulcis. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 5 di 42 L’antica fortezza nuragica che sorgeva sul promontorio di Capo Pula, per la sua posizione imprendibile e per la presenza di un sottostante villaggio, costituiva un caposaldo militare di alta importanza strategica nel tratto che si estendeva da Villa d’Orri a Santa Margherita. Per quanto riguarda il circostante villaggio nuragico, non si può dire molto perché la campagna di scavi che è stata operata a Capo Pula lo ha del tutto trascurato, poiché era orientata a porre in evidenza solo i resti punici e romani. La costruzione più importante di questa epoca è probabilmente il pozzo sacro nuragico squadrato e levigato con una precisione formidabile ubicato quasi ai suoi estremi limiti presso i resti dell’edificio di epoca romana che è stato definito “Le Terme a Mare” . Altra testimonianza sono alcuni fondi di capanne e alcuni conci a T trovati nel tempio di Tanit; si presume che il resto sia stato completamente spazzato via dalle fasi edilizie dei successivi periodi storici. LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Referernte Cristoforo Bozano Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montisci. Classi III, IV, V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 6 di 42 Fin dai tempi più antichi Nora fu un luogo che favorì l’ancoraggio di differenti civiltà: Maiorchi, Etruschi, Libici o Cretesi furono i primi ad approdare in questa zona. Furono i mercanti fenici provenienti da Tiro, Sidone e Ugarit che nel VIII secolo a.C. fondarono Nora facendone un porto attivo ed un centro di commercio internazionale. Essi furono i protagonisti di tutte le manifestazioni economiche, sociali e culturali post-nuragiche che interessarono Capo Pula. Ben presto Nora divenne un punto di vettagliamento lungo la rotta per la Spagna a per Tartasso, zona ricca di miniere d’argento. Il fatto che un controllo monopolistico straniero abbia espropriato questa zona ai Sardi, sarebbe testimoniato dal ritrovamento di una stele, un blocco di arenaria, su cui vi è un’ iscrizione in caratteri fenici che riporta il nome “Sardegna”. Purtroppo però non si conosce l’esatto testo dell’intera iscrizione poiché numerosi studiosi orientali che hanno tentato di darne la traduzione ne hanno dato ognuno una versione differente. Inoltre l’ipotesi che i Fenici abbiano espropriato il territorio di Capo Pula ai Sardi è confutata dalla presenza in questa località di un saldo sistema indigeno di controllo e di difesa militare che poteva essere violato ed infranto solo da un’altra organizzazione militare altrettanto agguerrita, ma non da mercanti come i Fenici. Pertanto è assurdo pensare che i Sardi abbiano concesso a dei mercanti di fondare una colonia in un punto chiave dal quale dipendeva il controllo economico, politico e militare dell’intera Isola. Due grandi scrittori del I e II secolo a.C., Pausània il Periegèta e Caio Giulio Solino, affermano che Nora sarebbe la più antica città della Sardegna e che il suo nome sarebbe derivato dal suo fondatore, Norace, un mitico eroe proveniente dalla città di Tartasso e appartenente alla popolazione degli Iberi; il che lascia aperti due problemi storici, non ancora risolti dagli studiosi. Infatti non si sa se questi Iberi erano indigeni della penisola Iberica oppure un popolo di stirpe fenicia di ritorno dalla Spagna. Si pensa, infatti, che i Fenici abbiano spinto la Spagna a fondare la colonia di Nora. È certo che Nora deriva dalla radice “Nur” che in Sardegna contrassegna numerosi toponimi di origine nuragica, soprattutto ciò testimonia i rapporti che si intercorrevano fra il popolo nuragico che abitava questa zona e i Baschi, popolazione proveniente dalle zone settentrionali della penisola Iberica. Grazie alle testimonianze ritrovate a Nora e in altri villaggi della Sardigna si è potuto provare che i Sardi parlavano una lingua simile a quella dei Baschi. Per cui dal IX secolo a.C. l’area di capo Pula era probabilmente ancora abitata dalla popolazione autoctona dei Sardi con Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 7 di 42 frequenti influenze, tra cui quella cipriota, causate dall’interscambio economico di tutto il Mediterraneo. I Fenici, pur essendo il popolo più industrioso, evoluto e ricco, esigevano di punti in cui poter sostare durante la lunghe rotte in mare. La reale ragione che portò alla scelta di questo promontorio fu che qui le loro piccole navi da carico potevano essere spostate da un lato all’altro, secondo il vento, garantendo una migliore protezione, oltretutto da qui era facile difendere il porto da qualsiasi attacco proveniente dalla terraferma. Nora divenne così una fiorente e organizzata base navale a difesa della rotta per la Spagna. La dominazione fenicia su Nora durò fino ai primi decenni del VIII secolo d.C., in seguito si ebbe la dominazione punica. I Punici colonizzarono Nora intorno al IV secolo a.C. , più precisamente nel 550 a.C. In questo periodo tra i sardi e le colonie fenicie vi era un attivo scambio commerciale al attribuisce quale la dell’invasione si causa fenicia. Il trapianto della cultura fenicia nella fascia territoriale della costa di Nora si pensa che sia stato importato direttamente, non dai colonia fenici, di ma dalla Cartagine. Essa,essendo stata fondata in una posizione centrale nel Mediterraneo, riusciva a coinvolgersi in tutti gli scambi che avvenivano nel mare; per cui dopo aver consolidato la sua posizione economica e politica, con la sua aggressiva imprenditorialità commerciale, iniziò la propria espansione nel mediterraneo occidentale. La prima fase di questa espansione ebbe inizio verso la fine del VII secolo a.C.: Greci e punici, in concorrenza tra loro, si insinuarono, tramite una copertura mercantile, nei Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 8 di 42 territori privi di salde strutture politiche e militari autoctone al fine di realizzarvi un predominio non solo economico ma anche politico. A questa fase di espansione mercantile, fece poi seguito, nella seconda metà del VI secolo a.C., quella di una vera e propria invasione militare quando la concorrenza fra Greci e Cartaginesi assunse quei toni tanto drammatici da sfociare in un lungo conflitto armato che alla fine diede a Cartagine la supremazia nel Mediterraneo. Nora per la sua posizione centrale e per il suo inserimento nel contesto dell’interscambio economico del Mediterraneo venne coinvolta sia nell’una che nell’altra fase di questo fenomeno storico. Perciò i Sardi per difendere i propri interessi dato che la pericolosa potenza di Cartagine si affacciava direttamente sul loro spazio marittimo vitale si allearono politicamente ed economicamente con i Greci. Nel 550 a.C. i cartaginesi inviarono un potente esercito guidato dal generale Malco il quale qualche anno prima aveva portato a termine la conquista della Sicilia, con alcune rapide e brillanti vittorie. Malco, sbarcato in più punti delle coste meridionali sarde, prese possesso dell’area di Capo Pula distruggendovi le fortezze nuragiche e il circostante villaggio. Secondo alcune fonti rinvenute Malco, prima di prendere possesso di quest’area, subì una sconfitta dai Sardi tanto che i Cartaginesi furono costretti ad inviare altri corpi di spedizione militare in aiuto. La cultura punica gradatamente iniziò a trapiantarsi nell’area dopo una globale distruzione degli edifici nuragici preesistenti di cui hanno riutilizzato il materiale pietroso per costruirne dei nuovi: le fortezze vicino alla torre del Coltellazzo, il “Tempio di Tanit” e una testa di ponte fortificata necessaria per i collegamenti tra Cartagine e Sardegna. Dell’antica cultura nuragica i Cartaginesi conservarono il vecchio toponimo “Nura” che con la variante di “Nora” fu riutilizzato per battezzare il nuovo centro punico. In questo periodo un gruppo di conquistatori provenienti dal nord Africa, da Cartagine, dalle Baleari e dalla Spagna popolò Nora creandone una città non sarda, in terra sarda, per svolgervi un ruolo di sfruttamento colonialistico, un centro commerciale che con i suoi traffici marittimi collegava la Sardegna all’Africa e alla Spagna. Tra la nuova popolazione di conquistatori nacque così una classe mercantile che si arricchì rapidamente con l’esportazione dei prodotti agricoli e minerari della zona e con l’importazione dei più svariati manufatti punici. A Nora la cultura punica subì ben presto l’acculturazione romana, simile a quella che i punici stessi avevano imposto ai Sardi in maniera più cruenta e drammatica con il genocidio. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 9 di 42 I ruderi del tempio di Tanit sono considerati i resti del più antico edificio non nuragico reperiti nell’area di Nora. Si tratta di un basamento che include le strutture di fondazione di completamente un edificio, distrutto, il oggi quale appare realizzato con l’accostamento e la sovrapposizione di grossi blocchi di trachite senza legante.All’interno alcun questo materiale recinto rettangolare appare suddiviso in vari vani, rettangolari o quadrati, fra loro divisi da una serie di muretti costruiti con pietrame minuto cementato da una malta di fango. Alcuni archeologi, prima il Patroni, ed il Pesce poi, che in periodi diversi hanno effettuato la rimessa in luce di questi ruderi, hanno definito i resti di quest’edificio un “Alto luogo di Tanit”, cioè un tempio dedicato a questa dea punica. Questa ipotesi è fondata sul ritrovamento di una pietra di andesite, foggiata a forma di piramide, rinvenuta fra il pietrame di un muretto rappresenterebbe interno e che un’immagine simbolica di Tanit. Questa ipotesi però è anche contrariata dal fatto che pur essendo un “Alto luogo” punico, come è stato confermato in altri ritrovamenti, dovrebbe essere ubicato in un sito elevato e appartato dove al centro di una larga recinzione muraria sorgeva un alto basamento munito di una scalinata esterna che rendeva accessibile il piano della sommità su cui era posto l’altare sacrificale: niente di tutto ciò è stato ritrovato in questo caso. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 10 di 42 Ciò che si sa con certezza è che l’edificio è stato costruito con del materiale proveniente dallo smantellamento di alcune costruzioni nuragiche, poiché è presente una mensola che appartiene alla sommità di un nuraghe. Accanto al basamento costituito da questi ruderi è presente una profonda fossa a bocca quadrata, scavata nella roccia, che è stata ritrovata colma di ossi d’animali e di cocci di epoca ellenistica fra cui vi erano anche cocci romani. Questo potrebbe comprovare che l’edificio, anche se non era un “alto luogo”, aveva comunque una funzione religiosa poiché gli ossi d’animali potrebbero essere dei resti sacrificali. Nel IV secolo a.C. i Cartaginesi, intimoriti dalla crescente potenza di Roma, accortamente, cercarono di ostacolare le intrusioni dei Romani che, con le loro navi ,erano approdati nelle città costiere della Sardegna. Tramite numerosi trattati commerciali, che diplomaticamente limitarono la libertà d’azione dei Romani, imposero che gli affari commerciali fossero stipulati sotto il controllo di magistrati locali e esigerono anche un rendiconto, il quale avrebbe dovuto giustificare la presenza delle navi romane nelle coste sarde. Nel 264 a.C., allo scoppio del conflitto fra Roma e Cartagine per la supremazia nel Mediterraneo, la flotta romana eseguì delle continue scorrerie contro i centri abitati delle coste isolane, tra cui anche Nora.Lo storico romano Tito Livio afferma che i Romani presero possesso di Nora nell’intervallo tra la prima e seconda guerra punica, dietro invito delle truppe Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 11 di 42 mercenarie stanziate nell’Isola che si erano rivoltate a Cartagine. Un esercito guidato da Sempronio Gracco avrebbe, in questa occasione, occupato tutte le città costiere “senza colpo ferire”, cioè senza incontrare alcuna resistenza armata. Questa versione tramandataci da Tito sarebbe però confutata dal fatto che tra i ruderi tardo punici e quelli sovrastanti del periodo consolare a Nora hanno rivelato la presenza di uno strato di cenere, ciò attesta che la città venne incendiata all’arrivo dei Romani i quali non furono certamente accolti a braccia aperte. Che i Romani non furono ben accolti è comprovato dal fatto che, per vari secoli dopo la sua occupazione, Nora non ci appare come una città alleata ed amica del Popolo Romano, ma come un centro ostile ed incline alla ribellione che veniva domato col gravame fiscale. Nella seconda metà del I secolo a.C. Cicerone eseguì un linciaggio morale dei Sardi nella sua ostinata difesa del pretore Emilio Scauro che era stato accusato dai Noresi di avere ucciso un loro ricco concittadino per impossessarsi dei suoi averi, di avere violentato e spinto al suicidio la moglie del norese Aris e di essersi appropriato di una larga parte delle tasse che, anche se aveva imposto abusivamente, spettavano comunque al popolo ed al senato. I Noresi erano tenuti ai margini del sistema politico romano e privati della cittadinanza romana, ciò giustifica le frequenti ribellioni e l’intera contestazione antiromana. Infatti è noto che, agli inizi del I secolo d.C., la città passò sotto il controllo diretto dell’Imperatore da cui, di solito, dipendeva l’amministrazione delle aree dell’Impero non completamente pacificate e fu retta da governatori militari i quali avevano la loro residenza estiva. Possiamo dunque affermare che la città di Nora fu quasi posta in stato d’assedio con una serie di repressioni militari. Soltanto nel 79 d.C. lo stato giuridico degli abitanti fu equiparato a quello della popolazione di Roma mediante l’elargizione della cittadinanza romana. Questo passaggio importante venne contrassegnato da un risanamento urbanistico che perdurò sino al III secolo d. C., come afferma il contenuto di alcune iscrizioni reperite durante il corso degli scavi. Fra queste scritte sono da citare quella di Caio Mucio Scevola che eresse a sue spese un edificio pubblico e quella di un alto funzionario “curator Rei Publicae” che fece costruire una basilica attingendo i fondi dalle finanze municipali. Di recente, durante ulteriori scavi (ad opera delle università di Genova, Pisa e Milano), è stata recuperata una lapide di una quarantina di centimetri con inciso il nome di uno dei quattuorviri, i magistrati che in epoca imperiale (II-IV secolo d.C.) governavano Nora. Si chiamava “Aristius Rufus” e si occupava anche di edilizia poiché sulla lapide è riportata l’iscrizione “Aed”. Grande testimonianza di questa epoca sono le “Terme a Mare” e i mosaici. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 12 di 42 Davanti al mare, in direzione del teatro, si trova uno spazio libero da costruzioni e ben lastricato, esso indica la presenza di una piazza che è ritenuto il foro della città. Gli scavi recenti hanno mostrato come la supposizione che la piazza romana ricalcasse il sito di una precedente piazza punica deve considerarsi errata. Immediatamente al di sotto del lastricato è stato scoperto un quartiere di abitazioni edificato inizialmente in epoca fenicia e vissuto poi sino ad età repubblicana. L’edificazione del Foro si può così datare nel corso dell’avanzato I sec. a.C. Esso nell’antica urbanistica romana rappresentava il vero centro della città ed in esso convergevano tutti i tronchi stradali urbani in modo da incanalarvi tutte le manifestazioni politico-amministrative, sociali, economiche e culturali. Vi ferveva, infatti, la vita commerciale ed amministrativa, si tutelava la giustizia e si presenziava a riti religiosi e si discutevano davanti alle assemblee popolari tutti i problemi della comunità; era il luogo dove si concretizzava la vita sociale. La forma della piazza è molto regolare, pressoché quadrata, anche se il lato a mare rimane indecifrabile a causa della consueta erosione. I lati orientale ed occidentale sono delimitati da porticati che danno adito ad ambulacri ed ambienti. Ad est mancano in gran parte delle strutture in elevato, ma rimane il frammento di un bel pavimento a mosaico databile fra il II ed il III sec. d.C., composto da una fascia esterna a riquadri bianchi con motivo a clessidre nere, decorato a losanghe formanti una croce. Sempre sul lato orientale del Foro, nell’angolo nord-est, si notano le basi di imposta di un arco o una porta con soglia, che costituiva uno dei due ingressi alla piazza conservati. Invece sul lato occidentale il porticato è assai più evidente, con le basi per le colonne o i pilastri in materiale più chiaro che spicca vivamente contro il nero della pavimentazione in andesite. Il porticato, a nord-ovest, da adito ad un piccolo vano, mentre, nella parte restante, definisce un lungo ambulacro su cui si Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 13 di 42 aprono tre ambienti separati da muri, uno dei quali mantiene ancora resti di una decorazione pittorica rossa. Il settore meridionale è occupato da una canaletta di scarico, molto ben conservata, che giunge dal teatro posto ad ovest e che raccoglie le acque di tutta la zona e si dirige verso il mare. In tutta l’area si possono constatare evidentissime le tracce delle sovrapposizioni susseguitesi nel corso del tempo. Soprattutto nella parte più occidentale, dove il terreno tende a salire, si notano strutture in grandi blocchi di arenaria, con andamento diverso dagli edifici posteriori che le hanno sovrastate, e resti di fabbriche utilizzati come fondazione. sul lato settentrionale la regolarità dell’impianto del Foro è spezzata dalle fondazioni di un edificio che sporge. Si tratta di quanto rimane di un edificio di grande rilevanza che si addentra nello spazio del foro. Non avendo valide argomentazioni di giudizio non si può identificare, ma l’ipotesi più probabile è quella che lo ipotizza come il tempio, elemento pressoché costante nei Fora romani, sempre in posizione di rilievo. Più chiara è invece la definizione della base rettangolare in arenaria sita approssimativamente al centro della piazza. Molto probabilmente era la base di una statua onoraria di qualche personaggio rilevante e famoso di Nora. Tuttavia si afferma che questa piazza sia certamente il Foro, perché è prospiciente il mare, dato che nelle città marittime, quali Nora, il Foro era sempre ubicato nei pressi del porto. Si è anche tentato di convalidare questa tesi in base al fatto che fra i numerosi blocchi di pietra che lastricano questo spazio è stato rinvenuto il basamento capovolto di una statua andata perduta nel quale vi è una scritta, databile fra metà del I ed i primi anni del II sec. d.C., che attesta che la statua in questione venne innalzata per ordine dei decurioni in onore di Quinto Minucio Pio, personaggio che aveva rivestito varie cariche importanti nella pubblica amministrazione di Nora. Inoltre si ipotizza che la piazza, la quale si trova inserita prevalentemente fra edifici punici riattati nel periodo romano e quindi a carattere popolare, possa essere semplicemente attribuita al tentativo di dare un certo respiro urbanistico al soffocante aggregato degli edifici punici che continuarono a sopravvivere in questa zona, malgrado i rinnovamenti edilizi ed urbanistici che i Romani eseguirono su tutta la città. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 14 di 42 La tecnica costruttiva avanzata che rivelano le sue strutture interne ed esterne sono state costruite con l’impiego di blocchi ben squadrati di pietra (trachite, arenaria e andesite), di laterizi e di calcestruzzo in cui compare come materiale legante un’ottima malta di calce e di pozzolana, lascia desumere che l’edificio sia stato costruito nel I secolo d.C. durante l’età augustea. Il teatro è di piccole dimensioni, poteva di fatto ospitare un numero limitato di persone, probabilmente i membri dell’alta società di quell’epoca. Questo edificio non era in funzione di spettacoli popolari, ma di quelli che avevano un certo contenuto culturale cioè drammi, tragedie e commedie di matrice greca che erano apprezzati nelle sfere sociali elevate. L’edificio si suddivide in tre parti fondamentali: “cavea”, “orchestra” e “scena”che funzionalmente possono farsi corrispondere alla gradinata, platea e palcoscenico del teatro moderno. La “cavea” è il luogo più significativo dell’intero teatro, era infatti composta da una gradinata semicircolare realizzata con blocchi squadrati di andesite, ed appare suddivisa in quattro sezioni da tre ordini di piccoli gradini in modo tale che gli spettatori fossero ben distribuiti. In basso la cavea delimita lo spazio circolare dell’ “orchestra” in cui probabilmente su seggi lignei prendeva posto un pubblico di maggiore importanza il quale vi accedeva da due corridoi ad arco disposti all’estremità, restaurati di Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 15 di 42 recente. Il pavimento di questo ambiente era rivestito di mosaici e di intarsi di marmo colorati. Nella “scaena” il palco era costituito da un tavolato sorretto da travi di legno che coprivano un esteso vano rettangolare sottostante in cui erano disposti quattro grandi orci. La prima interpretazione offerta, che fossero, cioè dei risuonatori per la voce degli attori, era basata sull’errata lettura di un passo dell’architetto romano Vitruvio, il quale parla si di orci risuonatori, ma specifica che dovevano essere posti sotto le gradinate. In realtà questi grandi contenitori appartengono alla fase ultima di vita del teatro, posteriore al VI secolo d.C., quando l’edificio non è più adibito a spettacoli ma il suo utilizzo è limitato alla conservazione di derrate alimentari. Inoltre la scena era munita di camerini disposti dietro uno scenario mobile di cui restano però ben poche tracce. Particolari decorativi del mosaico presente nel pavimento sottostante la cavea. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 16 di 42 Piantina del teatro. LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Referernte Cristoforo Bozano Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 17 di 42 Presso gli antichi Romani l’igiene era tanto curata da creare un vero e proprio ruolo sociale; pertanto per sopperire alle esigenze igieniche degli strati sociali meno benestanti vennero edificati, nei centri abitati più importanti, degli edifici con funzione di bagni pubblici che venivano denominati “thermae”. Solitamente ciascuno di questi edifici termali era costituito da vari ambienti posti in corrispondenza fra loro in modo che i frequentatori potessero accedere alla stanza successiva seguendo diversi tipi di bagno programmati per purificare il corpo. La prima fase di questo processo igienico iniziava con un bagno di sudore in un ambiente denominato “Calidarium”, a temperature sui 40° C. ottenute surriscaldando il pavimento, facendovi circolare sotto dell’aria calda ottenuta mediante apposite fornaci. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 18 di 42 Calidarium e fornaci delle Terme a Mare. Da questo ambiente si passava successivamente nel “Tepidarium” e poi nel “Frigidarium”dove veniva eseguito un bagno con acqua tiepida e poi fredda. Anche a Nora, come a Roma, a partire dal II sec. d.C. vennero costruiti vari edifici termali: le Terme Centrali, Piccole Terme, Terme a Mare e Terme di Levante. Tra questi impianti termali i principali sono “Le Terme a Mare”, così chiamate poiché situate vicino al mare ( anche se originariamente dovevano essere più lontane). La parte che è rimasta intatta ricopre circa 2800 metri quadri sui 3500 che dovevano costituire la superficie originale. Quest’area, sia sul fronte posteriore che sul lato destro, appare contornata da un ambulacro, largo 4,20 metri, che costituiva una passeggiata coperta da un porticato imposto su una sequenza di grossi pilastri. Sul fronte anteriore dell’edificio, sommerso dal mare, vi erano le entrate principali mentre su quello posteriore vi erano gli ingressi di servizio. All’interno questo complesso termale si suddivide in una serie di vasti ambienti rettangolari e caratterizzati da superfici che variano dai 70 ai 150 metri quadri. Il “Calidarium” e il “Tepidarium” appaiono dislocati lungo il lato anteriore dell’edificio e sono costituiti da quattro ambienti allineati, che comunicavano fra loro attraverso delle finestre poste sulle pareti laterali, in cui la temperatura andava degradando dal primo all’ultimo. Calidarium e entrata al Frigidarium. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 19 di 42 Il primo salone era il più caldo perché era posto vicino all’impianto di riscaldamento ed è costituito da un ambiente rettangolare di circa 70 metri quadri. Sul lato inferiore della sala vi è un nicchione ed una finestra la con la quale si comunica con il successivo ambiente che è a forma di ellisse. Anche questo ambiente comunica con un terzo ambiente rettangolare che allo stesso modo comunica con un quarto ambiente, il più grande di tutti. La zona del “Frigidarium” comprende ambienti più vasti posti nella zona centrale dell’edificio termale. Il più vasto fra questi ambienti ha una superficie di 150 metri quadri ed è corredato da due grandi vasche sovrastate da due nicchie in cui erano alloggiate le statue di divinità. Gli ambienti disposti sul lato sinistro del complesso erano quelli che fungevano da Tepidarium, poiché sotto la loro pavimentazione è presente un impianto di scolo per le acque delle docce. Frigidarium e una delle sue due vasche Frigidarium e una delle sue due vasche. LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Referernte Cristoforo Bozano Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 20 di 42 Fra i vari reperti archeologici di Nora i mosaici costituiscono la maggiore attrazione, poiché tramandano il buon gusto e tutti i valori della tematica decorativa del periodo romano. Essi sono l’espressione di una tecnica raffigurativa diffusa per la decorazione di pavimenti e pareti, realizzata mediante l’accostamento di piccoli cubi di pietre di differenti colori che venivano applicati su uno strato di materiale legante, il quale ricopriva la superficie da decorare.A Nora quasi tutti gli edifici di determinata importanza, pubblici e privati, avevano i pavimenti rivestiti di mosaici risalenti all’intervallo storico compreso fra il II secolo a.C. ed il I secolo d.C.. Tra questi mosaici sono da menzionare quelli di una casa romana del periodo repubblicano denominata “Casa dell’Atrio Tetrastilo”, costituiti da tasselli bianchi e rosso bruno, ottenuti con rettangoli di terracotta fissati su uno strato di malta. Particolari di un mosaico nella Casa dell’Atrio Tetrastilo. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 21 di 42 I mosaici della seconda fase sono databili dal II secolo d.C. in poi ed appartengono agli edifici che evidenziano il rinnovamento urbano di Nora. Essi esibiscono una gamma più ampia di colori grazie all’accostamento di una fascia decorativa realizzata con figure geometriche e, talvolta, con l’inserimento di figure floreali che testimoniano gli influssi orientali. Nei mosaici di epoca più tarda la fascia decorativa contiene una sequenza di ovuli, rosette, dentinelli e foglie. I disegni dei mosaici sono delle pure proiezioni planimetriche prive di effetti d’ombra, effetti prospettici e volumetrici. Ad eccezione di un mosaico rappresentante un personaggio umano che cavalca un delfino, i mosaici di Nora sono privi di temi decorativi animati. Particolari di un mosaico delle Terme a Mare e di un mosaico del Foro. LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Referernte Cristoforo Bozano Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 22 di 42 L’ultima notizia di Nora romana è quella riportata da un’iscrizione del V secolo d.C. in cui vi è riportata la notizia che nel 425 d.C. fu restaurato l’acquedotto, i cui resti si trovano nelle campagne di Pula, costruito dai Romani cinquant’anni prima. La necessità di dover ristrutturare un acquedotto efficiente come questo costruito dai Romani, porta a pensare che probabilmente Nora abbia subito un periodo di morte e violenta distruzione. Alcuni storici hanno supposto che l’esistenza di Nora si sia interrotta nel 450 d.C. per devastazioni causate dai Vandali nel corso della loro conquista della Sardegna; altri invece negano questa ipotesi affermando che i Noresi, costrettia prendere provvedimenti per l’interruzione delle comunicazione con l’Italia causata dai barbari e a salvaguardare la propria città dalla distruzione, invitarono Genserico, re dei Vandali a prendere possesso della città. Però nessuna di queste due ipotesi è stata confermata dall’indagine archeologica, questo porta a pensare che Nora abbia cessato di esistere ancora prima dell’arrivo di questa popolazione. Ma allora le cause della sua distruzione possono concentrarsi non sul fatto che fu una distruzione operata dall’uomo bensì dalla natura. Nora è stata probabilmente rasa al suolo nel 425 d.C. dal più spaventoso cataclisma che si sia verificato in quest’epoca nella Sardegna meridionale. La presenza di un segmento isolato sul lato sinistro del promontorio di Capo Pula, interrotto in un alto strapiombo a picco sul mare, e la distruzione della trachite pur essendo una roccia resistente, testimoniano che Nora è stata sottoposta all’azione di un violento terremoto. Inoltre lo stato poco consistente dei ruderi sarebbe giustificato ipotizzando che gli edifici, dopo il loro crollo, siano stati spazzati via da un maremoto. Secondo un’antica leggenda la città sarebbe stata distrutta nel corso di una notte dalle acque del mare per la malvagità di una regina non identificata. Questo testimonierebbe che il maremoto abbia generato una gigantesca onda marina alta qualche decina di metri che,dopo essersi riversata sulla città, si ritirò trascinando in fondo al mare una gran parte del materiale degli edifici crollati. Dopo la sua distruzione non vi fu alcuna possibilità per risorgere a causa delle pericolose condizioni climatiche, questo fu il motivo che spinse le popolazioni successive a fondare una nuova città più distante dalla costa: Pula. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 23 di 42 Lo storiografo Giovanni Francesco Fara, vescovo di Bosa, nel suo libro “Chorographia Sardiniae”, pubblicato nel 1580, chiamò il sito alto sul promontorio “Castellas”,sul quale auspicava la costruzione di una torre d’avvistamento, come il capitano Marco Antonio Camos nel 1572 aveva già prospettato , nella relazione sulla difesa costiera della Sardegna voluta da Filippo II re di Spagna. Nel 1578 il viceré De Moncada, in una relazione diretta al re Filippo II, prospettò il progetto di innalzare sul Coltellazzo di Pula una “buona torre” dal costo di trecento ducati. In essa vi dovevano stazionare almeno quattro soldati, due dei quali venivano pagati dal marchese di Quirra, mentre gli altri due torrieri venivano pagati dall’Amministrazione. Si sache il marchese di Quirra , al quale incombeva l’obbligo di pagare l’alcaide e i due soldati della torre, cercò di liberarsi da tale oneroso obbligo. Fattasi causa nel 1607, il viceré Pedro Sanchez De Calatujud stabilí che l’Amministrazione doveva pagare l’alcaidee i due soldati, mentre il marchese doveva gli altri quattro della guarnigione. Il marchese fu quindi liberato in parte dagli oneri relativi alla torre del Coltellas, dei quali si fece carico la Reale Amministrazione delle torri.La posizione elevata della torre permetteva l’avvistamento dei bastimentied una immediata segnalazione del pericolo imminente che poneva in allarme gli abitanti della zona e i miliziani, addetti alla difesa, come accadde nelle incursioni del 1812 e del 1815. Durante l’Amministrazione spagnolala torre fu chiamata “Coltellas de armas”. Con tale appellativo erano battezzate le torri dotate di cannoni capaci di rispondere al fuoco dei bastimenti e in grado di ingaggiare combattimenti con forze navali. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 24 di 42 Nel 1657, dopo un voto a Sant’Efisio, la torre “Castellas” fu chiamata col nome del santo.Nel 1743, 1763, 1772 la torre fu vittima di incessanti sanguinose incursioni compiute dai Barbareschi. Tra la fine del 1792 e l’inizio del 1793 la torre di Sant’Efisio visse un momento di particolare tensione durante l’attacco sferrato alla Sardegna dalla Francia rivoluzionaria. Dall’esame dei manoscritti dell’epoca si è venuti a conoscenza che i sardi vinsero per l’incapacità militare organizzativa delle truppe francesi, in particolare della “falange marsigliese”. In seguito a questa vittoria alcuni privati proprietari di “liuti”, pancioni armati con piccoli pezzi d’artiglieria con equipaggi armati di fucili e spade, ottennero patenti da corsaro dal viceré Balbiano. Mentre la flotta rivoluzionaria attuava un blocco del Golfo e occupava le isole di S.Pietro e S.Antioco, questi corsari predarono nelle acque di Pula. Durante il regno sabaudo la torre subí una forte trasformazione tra il 1722 e il 1728 ad opera dell’ingegnere Felice De Vincenti. Egli fece costruire sul pendio antistante, dove sorgeva un antico cimitero, cortine e garitte poste strategicamente agli spigoli del rivellino, coperto dal tiro delle sentinelle. Fu necessario realizzare anche una seconda piazza d’arme ai piedi della torre, rivolta verso il mare aperto, dove furono posizionati cannoni più potenti e moderni di quelli in dotazione, situati sul lastricato della torre, migliorando la possibilità di brandeggio. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 25 di 42 Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 26 di 42 La torre fu chiamata anche dei “Castellazzi”.Essa ed il “Coltellas” di Carbonara assicuravano la difesa ed il controllo del golfo di Cagliari,infatti,ciascuna un’artiglieria che possedeva controllava un tratto di mare di circa 5 km. Nel 1750 il reale architetto Gerolamo Massey venne incaricato di formulare calcoli per le riparazioni del complesso fortificato della torre del Coltellazzo di Pula. Nel 1755 si registrarono ulteriori lavori di consolidamento e restauro su progetto del regio architetto Giuseppe Viana. In un documento manoscritto del 1800 il re Vittorio Amedeo II concesse la pesca del tonno anche a Capo Pula. Nel 1808 fu disposto il dislocamento di piccoli contingenti della Reale Artiglieria nelle torri reputate importanti per la difesa del Regno, tra queste vi era anche la torre di Sant’Efisio. Il 15 marzo 1810 la Segreteria di Stato e di Guerra della Reale Amministrazione diede disposizioni alle torri di S.Macario, Sant’Efisio, Cala d’Ostia, La zavorra e Loi per mettere in stato di sicurezza soprattutto il litorale a ridosso di Villa d’Orri, sede della famiglia reale sabauda che ospitò Carlo Felice dal 1799 al 1816, dalla minaccia napoleonica e barbaresca. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 27 di 42 Durante l’incursione barbaresca, avvenuta nelle acque del golfo di Cagliari, la torre di Pula ebbe un ruolo di primissimo piano. Nel 1810, quando il re e la regina Maria Teresa si spostarono da Villa d’Orri e viaggiarono per mare tra il Sulcis e Carloforte, fu attuata una vigilanza che coinvolse alcune navi della Marina Militare Sarda tra cui “La Bella genovese”. Alle ore 11 del lunedì 19 luglio gli artiglieri della torre di Sant’Efisio avvistarono per primi i pirati africani. Giovedì 22 la Bella Genovese, comandata dal cavalier Gavino Cugia, si trovava all’ancora di fronte alla torre del Coltellas di Pula. Domenica 25 giunse una colonna con un contingente della Reale Artiglieria, chiamato “treno”, comandato dall’ufficiale Antonio Incani, composto da una quarantina di artiglieri e 2 cannoni da 8 libbre montati su ruote. L’ufficiale riferì all’alcaide della torre che i Barbareschi avevano già effettuato lo sbarco a Sant’Antioco nella notte tra il 21 e il 22 e che il loro intervento era stato inutile. Il 21 luglio 1834 gli amministratori disposero che fosse pagato “il patron” Giuseppe Antonio Figus che dal 1833 aveva provveduto con la sua barca a trasportare diverso materiale necessario alla torre di Sant’Efisio. Nel 1838 il cartografo Alberto La Marmora posizionò sulla torre un punto geodetico in previsione dell’elaborazione delle carte catastali della Sardegna. Dopo il regio Editto sabaudo del 17 settembre 1842, con il quale si dichiarava soppressa la Reale Amministrazione delle Torri, la torre di Sant’Efisio fu coinvolta in uno dei progetti di riutilizzo militare delle Regie Fortificazioni. Il 25 aprile 1867 la torre cessò di essere uno dei posti fortificati delle coste sarde. Il vecchio baluardo passò presto alla Marina Militare e fu sopraelevato con aumento di volumetria benché al suo Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 28 di 42 interno avrebbe dovuto ospitare un gruppo di marconisti. In questo periodo sul lastricato della torre furono applicati un’antenna e un albero di segnalazione, primo dispositivo telegrafico. Attualmente trasformata in un faro la torre è utilizzata dalla Marina. Interno della Torre. Vista dal Faro. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 29 di 42 Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 30 di 42 La storia di Nora, come abbiamo già visto, sta alle radici della nascita di Pula che è nata più recentemente. Le prime notizie di Pula riguardano il periodo delle Guerre Napoleoniche: si è scoperto che l’ammiraglio Lord Nelson e la sua flotta furono costretti a gettare l’ancora nella baia di “Pulla” per due settimane a causa del maltempo. Principale testimonianza di questo periodo e principale edificio storico è Villa Santa Maria, alta tre piani questa costruzione fu realizzata da Gaetano Cima nel 1838 nello stile neo-classico palladiano. Villa Santa Maria ha ancora molti dei suoi mobili originari, è di proprietà privata e non è aperta al pubblico.Per realizzarne la sua importanza architettonica divenne soggetto di un francobollo di stato da 500 lire nel 1985. Tramite vari documenti si è venuti a sapere che anche Pula fu colpita da un’ondata di malaria nel 1939. Si stima però che per porre rimedio alle frequenti pestilenze causate dalla presenza di un territorio paludoso, dopo la seconda guerra mondiale Pula fu disinfestata dalle zanzare con l’uso del D.D.T. dall’esercito americano e dalle organizzazioni sanitarie italiane. Questa terapia migliorò non soltanto il livello generale della salute ma aumentò anche il valore della terra che, divenuta coltivabile, permise la nascita di imprese pubbliche e private a tutti i livelli. Nel 1986 oltre 100.000 turisti e proprietari di “seconde case” soggiornarono a Pula per periodi sempre più lunghi. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 31 di 42 In questo periodo Santa Margherita di Pula acquisì il ruolo di località balneare. Una società cagliaritana di sviluppo turistico costruì un albergo, “IS Morus”, e parecchie ville private nella pineta. Da questa iniziativa si arrivò presto alla nascita di una località di villeggiatura di lusso per gente ricca proveniente da Cagliari e Milano. Oggi nella pineta sono presenti oltre 3.500 ville, casette e bungalow, due campeggiben attrezzati, altri alberghi ed il grande e famoso Forte Villane dove si tengono molte conferenze nazionali e internazionali e dove personaggi noti vengono a trascorrere una vacanza di piacere e tranquillità. Sull’altro lato della strada costiera S.Margherita-Pula si trova un circolo di golf, “IS Molas”, che è tecnicamente ai più alti livelli internazionali e,infatti, ospita numerose gare nazionali e internazionali. Grazie la presenza di strutture che ospitano persone dell’alta società Pula, in estate, raggiunge 60.00 abitanti. Pula dimostra la sua solida infrastruttura con la disponibilità di sufficiente acqua potabile, di energia elettrica e di servizi di grande nettezza urbana; vi è una stazione di Carabinieri, un ambulatorio, un centro dell’AIAS, un’ambulanza, un’efficiente servizio medico, vari servizi di pulman su e giù lungo la costa, la polizia municipale e i vigili che si occupano dell’ordine del paese. Per quanto riguarda l’amministrazione Pula dispone di un ufficio dell’ACI, un centro postale e il municipio situato nel centro storico. Il paese è inoltre munito di banche, uffici turistici, panifici, tre centri commerciali più importanti e altri di minore entità. Pizzerie, ristoranti, agriturismi, bar e i due pub presenti sono punti di incontro per la gioventù che a Pula costituisce la maggioranza della popolazione; addirittura secondo una statistica Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 32 di 42 Pula è il paese più giovanile di tutta la Sardegna. Per quanto concerne le infrastrutture culturali è presente l’importantissimo centro archeologico di Nora del quale abbiamo già parlato, una biblioteca pubblica e il Museo Patroni che accoglie i ritrovamenti fenici, punici e romani provenienti dalle rive e dai bassi fondali di Capo Pula. Uno dei reperti più importanti esposti è una stele con un’iscrizione cipriota. A Pula sono presenti alcuni asili gestiti dalle suore, due scuole materne, una scuola media e un Istituto alberghiero la cui nuova sede situata accanto al cimitero che è stata inaugurata da poco. Di recente l’amministrazione comunale ha fatto concludere la costruzione di due parchi giochi: uno a Santa Margherita e uno vicino al ponte che sovrasta il Rio Pula, il quale attraversa il paese, vicino al centro storico. Inoltre due anni fa è stato inaugurato nel centro storico un tunnel esterno al cui interno vi sono circa una decina di negozi. Per quanto riguarda l’attività commerciale Pula è fornita di parecchi negozietti costumi di e di abbigliamento giovanile. Riguardo l’attività sportiva ci sono tre palestre in cui si praticano principalmente ginnastica, ballo e karatè; un club di skate e surf, attività che ultimamente sono molto praticate dai giovani. La parrocchia e le scuola hanno campi attrezzati per la Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 33 di 42 pallacanestro, il calcetto, il tennis, atletica e ginnastica, le bocce e un campo da calcio disponibile per le partite del Club di Pula che fa parte di un Girone di Promozione Regionale. Un tempo lo sport principale era la caccia, ma i nuovi fucili automatici e un fiume di cacciatori provenienti dal continente hanno ridotto gli uccelli e i cervi al livello di pericolo di estinzione. Per questa motivazione gli unici animali ancora preda per i cacciatori sono i cinghiali, le lepri, le pernici e i conigli. Importanti centri di raduno e di festa il sabato , la domenica e durante il corso dell’estate sono la “Piazza del Popolo” (la principale) e la “Piazza del mercato” in cui un tempo il martedì si teneva il mercato, recentemente trasferito accanto alle scuole elementari di Su Rondò. Ciò che è molto importante per un paese è l’infrastruttura dei servizi che si rivela molto efficiente e resistente nei mesi estivi. Cosa è cambiato in Pula questi ultimi trent’anni? Bisogna dire che il vecchio paese sorto nell’ottocento era costituito da blocchi di “ladiri”, una mistura di argilla e paglia; i muri sono spessi un metro e possono durare più di un secolo. Oggi vengono utilizzati per le costruzioni blocchi di cemento e normali mattoni. Le case del vecchio paese non avevano una facciata sulla strada, ma muri alti tre metri e un grande portone per far entrare i carri a buoi nel cortile dove dormivano gli animali ed erano custoditi i prodotti agricoli e l’attrezzatura. Intorno a questi cortili vi è “la lolla”, una tettoia o veranda che serviva come posto protetto per il lavoro e il riposo e spesso ospitava un giardinetto di fiori e qualche albero di fichi o limoni. Nel passato le case avevano solo pian terreno , oggi in ogni casa vi è almeno un primo piano. Possiamo dire che in questi ultimi trent’anni il Comune di Pula ha fatto il suo dovere fornendo ampia illuminazione cittadina, manutenzione delle strade, un ottimo servizio si nettezza urbana, acquedotti e fognature. La nuova Pula oggi si estende dalla collinetta “Su Casteddu” fino a Nora. In queste nuove zone residenziali si trovano case che hanno una notevole modernità ed uniformità architettonica aperta al mondo e contrastante con la tradizionale “lolla”, chiusa e protettiva. Questo sviluppo ha raddoppiato e triplicato la superficie della zona abitata e non mostra segni d’arresto, anzi sembra che aumenti sempre più. Pula è un paese molto moderno , animato, carino , ricco di bellezze naturali, custode di un’antica e misteriosa storia non del tutto ricostruita, per cui,con un poco di buon auspicio, ci auguriamo che questo sviluppo aumenti ma in modo prudente e graduale come lo è stato fino ad ora, senza distruggere le tradizioni e i tesori della zona, ma custodendoli e proteggendoli dalle maligne iniziative di qualche Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 34 di 42 personaggio avaro e incosciente. LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Referernte Cristoforo Bozano Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 35 di 42 L’economia di Pula dipende anche dall’importante ruolo che Santa Margherita svolge in campo agricolo. In anni recenti sono state costruite un gran numero di serre dove sono coltivate primizie di frutta e ortaggi per il mercato milanese e per l’estero. L’azienda agricola principale è la “Cooperativa Santa Margherita Terra e Sole” nata nel 1989 grazie alla collaborazionedi un gruppo di giovani già da alloraspinti da un grande spirito d’iniziativa e da una modesta esperienza nella serricoltura. Poi finalmente nel 1997, dopo anni di duro lavoro, la cooperativa ha ottenuto il riconoscimento dallaComunità Europea per la crescita e la solidità di questa organizzazione di produttori. In realtà questa grande azienda fonda le sue radici nell’epoca prenuragicain quanto, proprio come l’anticaNora, prima città della Sardegna, divenuta in epoca romana Caput viae, punto di partenza di una strada importante, dal quale si incominciarono a contare le distanze, anche il territorio di Santa Margheritaè divenuto un Caput viae dal quale ogni anno si misurano le distanze sempre minori che ci separano dall’Europa. Ma coloro che diedero l’imput allo sviluppo agricolo e che compresero sin da subito la vocazione agricola di questo territorio furono i conti Nieddu i quali, fin dall’altro secolo, nella loro azienda di Santa Margherita, introdussero macchine agrarie, prosciugarono terreni e fecero piantagioni. Attualmente la cooperativa è composta da 180 soci che operano con circa 80 ettari di strutture serricole nelle quali viene coltivato il pomodoro, principale prodotto dell’azienda. Inoltre altri Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 36 di 42 500 ettari, dislocati in diverse zone dell’isola, sono dedicati alla coltivazione del carciofo. Il sistema di produzione si basa sul controllo del prodotto durante tutto il percorso che lo porta dalla serra all’uscita dal magazzino, consentendo tempestività d’intervento per il mantenimento di un’elevata qualità della merce. Ed è proprio l’obiettivo di produrre avendo come priorità la salute del consumatore e la tutela per l’ambiente che ha determinato la decisione di coltivare con metodi di difesa integrata, tecnica di produzione agricola che valorizza le risorse naturali e i meccanismi di regolazione degli ecosistemi, permettendo di ridurre al minimo l’impiego di prodotti chimici, e che ha permesso alla cooperativa di raggiungere la fama internazionale raggiunta nell’esportazione dei suoi prodotti di prima qualità. Molto diffusa è anche la produzione di prato a pronto effetto, di fiori e piantine,specialmente esotiche, la cui crescita è favorita dal clima molto caldo. C’è anche la tradizionale produzione di cereali, agrumi, fichi, olive, lavorate a Pula per la produzione di olio extra vergine, e, infine, uva. I vigneti sono in continua espansione e si coltivano le tradizionali varietà della zona: Nuragus (bianco), Monica e Carignano del Sulcis (rosso). Questi vini a confronto con quelli continentali sono molto più forti e corposi per via dell’utilizzo dei vigneti bassi ad alberello e dell’estate lunga e calda. L’uva coltivata a Santa Margherita è principalmente vinificata nell’azienda vinicola “I Feudi della Medusa” ed il vino è messo in vendita anche all’estero. L’uva non da vino, ma da tavola, è di una varietà croccante e senza semi chiamata Sultana. Per chi ama i cavalli vi sono tre maneggi dove vengono allevati cavalli di razza arabosarda e si affittano cavalli da sella per passeggiate in campagna. I maneggi di Santa Margherita sono contemporaneamente anche agriturismi in cui ogni giorno pullman di turisti tedeschi e inglesi vengono e assaggiano le prelibatezze della tradizionale cucina locale. Recentemente il turismo è quindi uno degli elementi base per l’economia di Pula che oltre a fondarsi sull’agricoltura si basa sul corretto sfruttamento dei servizi che garantiscono il turismo balneare: ristoranti, agriturismi, pizzerie, spettacoli estivi, negozi, hotel ecc... Possiamo perciò concludere dicendo che si è passati dall’economia agricola ai servizi, dall’agricoltura intensiva al turismo, l’ultima tappa di questo graduale cambiamento. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 37 di 42 Sulla terrafermaa circa 10 minuti di cammino dal promontorio di Capo Pula e dinnanzi l’azzurro mare vi è una piccola chiesetta del XII secolo consacrata a Sant’Efisio, il santo patrono della Sardegna. La chiesa originaria fu costruita su una necropoli romana nel VII secolo. L’edificio sorto sul punto in cui Sant’Efisio, un centurione romano, subì il martirio, fu presto distrutto a opera dei Saraceni. L’attuale chiesa e il culto di S.Efisio sono presenti a Nora sin dal lontano 1089 d.C., poiché un antico documento riporta che una “Eclesiam S. Evisi de Nura” venne ceduta in tale anno dal giudice di Cagliari all’Ordine dei Padri Vittoriani, appartenenti ai Benedetti di Marsiglia, i quali la ristrutturarono. L’ordine fu fondato da San Vittore di Marsiglia intorno al 230 d.C.. Risulta che essi ricostruirono la chiesa nel 1102 senza modificare molto il suo aspetto paleo- cristiano. Le reliquie di Sant’Efisio furono traslocate da Nora a Pisa affinché fossero custodite durante il periodo delle scorrerie degli arabi; nel frattempo i Vittoriniportarono a Nora le reliquie del santo francese, San Potite, vescovo di Lione e capo dei “Martiri di Lione”, ucciso nel 177 d.C. al tempo di Marco Aurelio. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 38 di 42 In seguito la chiesetta ha subito due ulteriori restauri: il primo nel 1700, il secondo recentemente a causa dei danni provocati dalle mitragliatrici e dai cannoni dell’aviazione militare alleata nel 1944. La chiesa ha un ruolo fondamentale nei giorni della festa di Sant’Efisio che da 350 anni coinvolge ogni anno Pula in quattro giorni di continue processioni e festeggiamenti (dal 1 al 4 Maggio). Già dal 1657 d.C., in occasione di questa sagra, le torri dislocate lungo la strada che da Cagliari conduce al litorale di Pula salutavano la processione diretta a Nora e di ritorno a Cagliari con colpi di cannone, ai quali rispondeva l’artiglieria della torre del Coltellazzo, la quale infittiva gli spari durante i momenti culminanti delle funzioni religiose e dei festeggiamenti. Possiamo perciò pensare che questa è probabilmente la festa più importante di tutta la Sardegna che dai tempi più antichi, e tutt’oggi, coinvolge migliaia di fedeli. Ogni 2 maggio, verso l’ora di pranzo, il santo, partito da Cagliari e seguito da una grande processione di fedeli, giunge all’entrata di Pula.Il cocchio che custodisce il Santo, trainato da due buoi aggiogati, è preceduto da tracche (piccoli carri in legno), da una banda musicale locale, da suonatori di launeddas, da uomini a cavallo, donne e bambini vestiti con gli antichi abiti tradizionali della zona. Giunta all’entrata, la processione prosegue lungo la via addobbata da tantissime bandierine colorate e si avvia verso la chiesa di San Giovanni. La sera Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 39 di 42 stessa la processione accompagna il santo dalla chiesa di S. Giovanni fino alla chiesetta di Nora. Durante il cammino il Santo fa due soste importanti: la prima avviene nella chiesetta di San Raimondo che si trova dinnanzi al cimitero, la seconda avviene dinnanzi la sede della marina in cui i marinai salutano S.Efisio con il suono delle sirene. Giunto a Nora il Santo fa un’ulteriore processione lungo la spiaggia, luogo in cui si pensa sia stato precisamente decapitato. La chiesetta dedicata al Santo rimane aperta ai fedeli fino al giorno seguente, nel cui pomeriggio il Santo viene riportato nella chiesa di Pula. Solo in questi due giorni all’anno la gente può andare a visitare la piccolissima prigione, che si trova all’interno della chiesa stessa, in cui Sant’Efisio rimase rinchiuso fino al giorno in cui tentò di fuggire e fu ucciso. La notte a Nora è animata da una breve e carina passeggiata di bancarelle in cui le famiglie e i giovani trascorrono una serata in compagnia. La sera del 3 Maggio Sant’Efisio viene riportato nella chiesa principale di Pula dove vi sosterà sino all’indomani mattina per poi essere riportato a Cagliari. Durante questi ultimi due giorni di festa, presso la piazza del Popolo, il comune organizza grandi spettacoli musicali e tradizioni sarde. La festa di Sant’Efisio rimane per Pula molto importante dal punto di vista turistico, infatti ogni anno numerosissime persone giungono a Pula esclusivamente per prendere parte a questa festa che non verrà mai cancellata dal ricordo dell’intera comunità. Processione a Nora nel 1967. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 40 di 42 Durante l’anno a Pula si tengono altre due feste molto importanti : il 15 Agosto “la festa dell’Assunta”,il 24 Giugno “la festa di San Giovanni Battista”. Nel giorno dell’Assunta, da circa dieci anni, si sta consolidando la tradizionale processione in mare, da Pula a Nora, durante la quale il simulacro della Madonna viene caricato sulle barche dei pescatori e presso l’isolotto di Coltellazzo viene gettata in mare una corona di fiori in ricordo dei naufraghi. Il giorno della festa di san Giovanni, patrono di Pula a cui è stata dedicata la chiesa principale, il Santo, seguito da una processione a piedi, percorre le vie del paese per poi farvi ritorno. Nonostante la festa religiosa duri un giorno i festeg-giamenti nel paese durano circa per quattro giorni con spettacoli e musica che attraggono numerosi compaesani e turisti. A Santa Margherita, tra il 16 e il 19 agosto, viene celebrata la festa di S. Margherita, vergine e martire, sulla cui vita si racconta un’antica leggenda secondo la quale ella fu inghiottita dal diavolo sotto forma di drago e poi decapitata in Antiochia. Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 41 di 42 LABORATORIO VALORIZZAZIONE PATRIMONIO CULTURALE SARDO Liceo Scientifico Statale “MICHELANGELO” Piazza Giovanni XXIII CAGLIARI Butega po s’avaloramentu de su patrimoniu culturali de is Sardus Respunsabili Cristoforo Bozano Referernte Cristoforo Bozano Elaborato dalle studentesse Laura Manca, Vanessa Lucarelli, Milena Marini e Alessandra Montixi. Classi III, IV,V A del Liceo Michelangelo di Cagliari. 28 Febbraio 2007. Concorso: Il Territorio in cui vivo. Ambiente, storia, tradizioni, economia. Pagina 42 di 42