Un nuovo modello N egli ultimi anni, alcune domande di grammatica nelle prove Invalsi di classe quinta (fra cui i quesiti relativi all’accordo morfologico) hanno messo in difficoltà insegnanti e alunni. Di fronte a un quesito come: “Quali parole di questa frase potrebbero variare se venissero inserite in altre frasi?”, gli insegnanti hanno commentato che tale tipo di domande non è usuale nella prassi scolastica. Che fare? Ci limitiamo a questa constatazione? O raccogliamo la sfida contenuta nel quesito, che sollecita a ripensare il modo di insegnare la grammatica al fine di produrre apprendimenti più efficaci e duraturi? Alcuni esempi dalle prove Invalsi I ragazzi comprendono frasi come “Quando vado al parco mi diverto a giocare / Quando andiamo al parco ci divertiamo a giocare” e le usano concordando le parole variabili e lasciando invariate altre parole. Per saper rispondere al tipo di quesiti contenuti nelle prove Invalsi occorre però dar prova di qualcosa di più: avere consapevolezza di ciò che si fa quando si comunica. L’apprendimento scolastico serve infatti proprio a far acquisire una competenza grammaticale esplicita, riflessa. Osserviamo un quesito grammaticale tratto dalle prove Invalsi di classe quinta dell’anno 20112012. Il 54,8% degli alunni italiani ha risposto indicando solo “vado” come parola variabile; ciò evidenzia che la metà degli allievi non ha saputo “interrogare” la propria competenza implicita e, sulla base di questa, riconoscere le parole che variano o no nella forma. Altre domande problematiche delle prove Invalsi sono state quelle relative alla frase minima (o nucleare). Ecco due esempi (il primo dell’anno 2010-2011 e il secondo del successivo). Completa la frase “Il fratello di Marco ritaglia dai giornali” con quello tra i seguenti elementi che è indispensabile. A. Le foto più belle B. Con le forbici Indica per ciascuna parola riportata nella tabella se è variabile (es. bambin-o, bambin-i) oppure no. Parole Parola variabile Parola non variabile A. luce B. quando C. la D. verde 44 C. Attentamente D. Ogni giorno Indica quali delle seguenti espressioni sono già frasi complete e corrette e quali hanno bisogno di essere completate. Metti una crocetta per ogni riga. Frasi E. blu A. La mamma mise F. vado B. Il gatto dorme G. caffè C. Il bambino piange H. accanto D. Giovanni abitava I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 Comple- Incompleta/ ta/corretta scorretta 4e5 classe Per rispondere al primo quesito, i ragazzi devono riconoscere quali sono gli elementi obbligatori del predicato, che servono cioè a completare il significato della frase, e quali non lo sono. Nel secondo quesito invece devono riconoscere la diversa struttura semantica, e di conseguenza sintattica, dei verbi utilizzati. Dall’uso alla consapevolezza Commentando il secondo quesito dell’esempio precedente, Maria G. Lo Duca scrive: “Qui, senza nominarlo, si rimanda al modello valenziale, si chiede ai bambini di ragionare sui dati proposti e (forse) si fanno riflettere i docenti sul fatto che la definizione tradizionale di frase (= soggetto e predicato) è errata, o almeno avrebbe bisogno di molte e importanti precisazioni”. E ancora: “Per rispondere bene a domande di questo tipo, e al di là dei modelli teorici di riferimento, basterà, credo, abituare gli allievi a interrogare la propria competenza piuttosto che tentare di ricordare le definizioni e le sistemazioni del testo di grammatica. È l’obiettivo che una didattica innovativa della grammatica deve porsi: abituare gli allievi a guardare con la dovuta attenzione i dati linguistici per essere in grado di porsi su di essi le domande giuste” (l’intervento è reperibile all’indirizzo www.invalsi.it/download/even ti/21112012/Maria_G_Lo_Duca.pdf). In piena sintonia con quanto descritto sopra, le Indicazioni per il curricolo del 2012 prevedono che gli allievi, alla fine della quinta, sappiano “riconoscere la struttura del nucleo della frase semplice (la cosiddetta frase minima): predicato, soggetto, altri elementi richiesti dal verbo”. Questo tipo di frase, nel Quadro di riferimen- cla ssi to Invalsi per la prova di italiano dell’aprile 2013, viene definitocome “una frase costituita dal verbo e da tutti i suoi ‘argomenti‘, cioè complementi necessariamente richiesti dal suo significato”. La frase nucleare (o minima) Lo studio dei “complementi”, a cui la scuola è abituata, non è in contrasto con la nuova ottica (sempre che il loro numero non sia eccessivo per i ragazzi della scuola primaria). Individuare la frase minima (o nucleare) ha infatti a che fare con la struttura della frase e con la funzione che in essa svolgono le parole (predicato, elementi indispensabili a completarne il significato). I complementi, invece, riguardano i concetti espressi dai diversi elementi. Per esempio, nella frase: Andrea ha restituito il libro a Daniela rileviamo che ha restituito ha la funzione di predicato e richiede tre elementi obbligatori (argomenti) perché la frase abbia un senso compiuto: 1. Andrea con funzione di soggetto (1° argomento); 2. il libro con funzione di argomento diretto (2° argomento); 3. a Daniela con funzione di argomento indiretto (3° argomento). Se osserviamo il significato dei diversi elementi possiamo dire che il libro è l’“oggetto” che viene restituito (complemento oggetto o complemento diretto, che si collega direttamente al verbo); a Daniela indica “a chi viene restituito il libro” (è un complemento di termine, indiretto, si collega al verbo mediante una preposizione). W la grammatica! 45 Le parole concordano R iprenderemo più avanti il discorso sul modello teorico valenziale, che introduce un metodo innovativo e coinvolgente per fare grammatica e può essere applicato nelle normali attività. Prima di continuare il lavoro sulla frase minima proponiamo alcuni esempi di attività sugli aspetti relativi alla variabilità/invariabilità delle parole. Genere, numero, persona Scriviamo alla lavagna la seguente lista di parole. mucca • pecore • gallina • riccio gatta • pecora • pinguino 2. gli aggettivi nel genere; 3. i verbi nella persona. Esaminiamo adesso la seguente frase: Le arance sono molto buone e profumate. Poi chiediamo: “Che cosa possiamo osservare?”. Invitiamo i ragazzi a confrontare non il significato delle parole ma la forma e, in particolare, la parte finale (la desinenza) che ci indica, oltre al genere, il numero. Scopriamo così che ci sono due parole uguali ma che hanno forme diverse: pecora è singolare; pecore è plurale. Alla stessa maniera un elenco di aggettivi ci farà scoprire le differenze di genere e un elenco di verbi le differenze di persona. Scriviamo quindi un elenco di aggettivi alla lavagna, poi chiediamo: “Che cosa osservate nella seguente lista di parole?”. rossa • vecchia • bello splendenti• sporca • rosso Chiediamo ai bambini: “Qual è la parola che comanda alle altre di andare d’accordo con lei?”. Riprendiamo la storia dei due fratelli, Giovanna e Tommaso, raccontata in classe terza (p. 34): è il nome che dà ordini agli altri. Verifichiamo se è vero controllando il genere e il numero: “arance” è femminile plurale, e quasi tutte le parole sono al femminile plurale. Del verbo “essere” diciamo soltanto che è alla terza persona plurale (perché il verbo non ha il maschile e il femminile). Per avere la conferma che le parole siano davvero in concordanza con “arance” chiediamo di trasformare la frase al singolare e facciamo ulteriori osservazioni. L’arancia è molto buona e profumata. Successivamente scriviamo un elenco di verbi alla lavagna. Poi chiediamo: “Che cosa osservate nella seguente lista di parole?”. ridi • ballate • scherza • cantate ballano • urlate Concludiamo con i ragazzi che ci siamo trovati davanti a tre diversi cambiamenti: 1. i nomi sono cambiati nel numero; 46 I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 Osserviamo che la forma di “arance” è cambiata e la stessa cosa è successa con le altre parole (adesso sono tutte al femminile singolare, e il verbo è alla terza persona singolare). Ci sono però due parole (“molto” ed “e”) che sono rimaste invariate sia nel primo sia nel secondo caso. Facciamo completare ai bambini la scheda 1 e la scheda 2 (p. 48). Poi continuiamo con le nostre osservazioni per fare un’ulteriore scoperta. 4e5 classe cla ssi scheda 1 parole variabili e invariabili • Nelle seguenti frasi sottolinea in rosso tutte le parole che “ordinano” alle altre di andare d’accordo. Sottolinea in blu le parole che non cambiano, cioè che non si accordano con altre. Esempio: Ieri Francesca era molto attenta. Questo vestito è bello. La zia arriverà domani. La mia stanza è sempre disordinata. La tua valigia è pesante. I pomodori sono rossi. Il mio amico Giorgio cammina velocemente. Oggi io sono davvero contenta. • Ecco una lista di parole; alcune sono variabili e altre invariabili. Sottolinea tutte le parole invariabili. mentre bambina entravo scuola studiarono tavolo per silenziosamente fratelli giubbotto perché dopo • Leggi la frase. Sottolinea in rosso la parola con cui si accordano tutte le altre. Il dolce era squisito. • Leggi le parole e segna le caselle giuste (M = maschile; F = femminile; S = singolare; P = plurale). Parole Genere Numero Il M F S P dolce M F S P S P S P era squisito M F Persona del verbo 1a 2a 3a W la grammatica! 47 Le parole concordano scheda 2 i verbi dal singolare al plurale • Riscrivi al plurale le frasi seguenti. Mi piace il gelato al cioccolato..................................................................... È bello avere un amico gentile. .................................................................... Sei davvero simpatico! . . ............................................................................. Quel palazzo è nuovo e bello. ..................................................................... Scriviamo alla lavagna la seguente frase: Gli amici più cari di mia sorella sono venuti a casa. Chiediamo quindi ai bambini: “Quali parole di questa frase concordano fra loro? In che cosa?”. La discussione sarà più complessa rispetto a quella precedente, perché ci troviamo davanti a un nuovo fenomeno. Infatti possiamo rilevare che: gli – cari – sono venuti concordano con amici e sono al maschile plurale mia concorda con sorella ed è al femminile singolare Facciamo la verifica trasformando la frase al singolare. Avremo: L’amico più caro di mia sorella è venuto a casa. Con la trasformazione della frase riusciamo a capire un po’ di più: il nome che comanda è “amico”; infatti è con questo nome che il verbo si accorda (prendendo la terza persona singo- 48 I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 lare) e che si accordano anche l’articolo e l’aggettivo (al maschile singolare). “Mia” concorda sempre con “sorella”, al femminile singolare, come nella frase precedente. Chiediamo ai bambini: “Qual è la funzione che ha il nome ‘amico/amici’ all’interno della frase?”. Dalla risposta possiamo ricavare che: Il nome col quale il verbo (e l’articolo e l‘aggettivo) si accorda è il soggetto della frase. Analizziamo un testo costituito da più frasi. Tutte le mattine Luca mi accompagna a scuola con la sua nuova macchina. Al bar mi compra le caramelle e mi aiuta a portare lo zaino, che è pesante. Cerchiamo innanzitutto le concordanze: • con “Luca”, soggetto, concordano tre verbi; • con “macchina”, concordano “sua” e “nuova”; • con “zaino” concordano il verbo “essere” e l’aggettivo “pesante”. Poi riscriviamo il testo sostituendo “ieri” a “tutte le mattine”. Chiediamo di osservare che cosa è successo e scopriamo che è stato necessario modificare le forme verbali. 4e5 cla Ieri Luca mi ha accompagnato a scuola con la sua nuova macchina. Al bar mi ha comprato le caramelle e mi ha aiutato a portare lo zaino, che era pesante. ssi Ricordiamo agli alunni che l’accordo va fatto anche quando il soggetto è sottinteso. Consolidiamo gli apprendimenti attraverso l’aiuto della scheda 3. scheda 3 alla ricerca del soggetto • Qual è il soggetto della frase con il quale il verbo si accorda? Scrivilo sui puntini. Esempio: (IO) In questi giorni studio poco la matematica. (..........) Sei proprio attenta alla lezione questa mattina! (..........) Perché siete arrivati in ritardo? (..........) È partita in aereo per andare a Roma. Andrea non è a scuola, forse (..........) è malato. • Leggi il seguente testo. L’anno scorso Silvana pensò di andare in vacanza in Marocco. Emilia decise di andare con lei. • Se sostituisci “L’anno scorso” con “Oggi”, quali altre parole dovrai modificare? Metti una ✘ per ogni parola della tabella (Sì = modificabile, No = non modificabile). Sì No Sì Silvana Emilia pensò decise di di andare andare in con vacanza lei No in Marocco W la grammatica! 49 La frase nucleare N el percorso della classe terza abbiamo presentato a livello generale la frase nucleare o minima. Riprendiamo e approfondiamo l’argomento con gli alunni del secondo biennio; con i ragazzi più grandi possiamo usare termini più tecnici, che naturalmente vanno spiegati attraverso molti esempi. Consultando il dizionario possiamo scoprire che l’aggettivo “nucleare” si riferisce al nome “nucleo”, che è la parte più interna o centrale di qualcosa e si distingue da ciò che è disposto intorno. Questa definizione ci servirà più avanti per rappresentare graficamente la frase. Gli argomenti del verbo Scriviamo alla lavagna alcune frasi, poi chiediamo: “Quali sono complete? Quali, invece, non hanno un senso compiuto? Perché? Che cosa dobbiamo aggiungere?”. La mamma ha messo La mamma ha messo i fiori nel vaso La maestra ha comprato il giornale Brando ha mangiato ti richiesti per ogni frase. Scopriamo così che, ad esempio, per il verbo “mettere” ne servono tre: il soggetto, la mamma (1° argomento), i fiori (2° argomento), nel vaso (3° argomento). Per “nevicare”, invece, non serve alcun argomento. Qualche bambino può dire di non essere d’accordo: “ ‘Brando ha mangiato’ è una frase che ha senso compiuto; perché dobbiamo aggiungere anche che cosa ha mangiato?”. L’obiezione non è priva di fondamento. Occorre però fare una distinzione importante. Immaginiamo la seguente scenetta. La zia Silvana chiede alla mamma Daniela: Brando ha mangiato un panino Giulia starnutisce Nevicava Il babbo ascolta Il babbo ascolta la radio Completiamo le frasi seguendo il criterio: • individuiamo innanzitutto il verbo/predicato; • dal verbo possiamo risalire agli elementi (argomenti) di cui il verbo ha bisogno perché la frase sia completa. Chiediamo agli alunni quanti sono gli argomen- 50 I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 La mamma risponde: 4e5 classe Questo scambio di battute appartiene alla lingua parlata, dove, per comunicare e comprenderci, possiamo fare affidamento a elementi del contesto (il tono della voce, l’espressione, i gesti…). Nel nostro esempio, potremmo immaginare che la zia è preoccupata perché Brando a volte non mangia e la mamma Daniela le risponde con un tono rassicurante. Quando scriviamo, invece, bisogna essere più precisi e cla ssi circostanziati; altrimenti chi legge potrebbe non comprendere quello che vogliamo comunicare. Inoltre, in questo caso, siamo in un contesto grammaticale e ci occupiamo non di enunciati effettivamente prodotti ma di modelli astratti e di frasi, che ci mettono in grado di capire come funziona la lingua e come va usata al meglio nella vita reale. Facciamo dunque esercitare gli alunni con l’aiuto della scheda 4. scheda 4 Quanti elementi servono? • Sottolinea le frasi che non hanno un significato compiuto. Il leone ruggisce. Valeria dà la gomma. Il sole sembra. Il cane abbaia. La maestra ha letto un racconto. Riccardo ha messo l’insalata. Elisa sembra sincera. Gianluca abbraccia. Il ragazzo sta urlando. I bambini visitano il museo. • Scrivi il soggetto dei seguenti verbi. Ti sembrano tutte frasi di senso compiuto? Discutine con i compagni e con l’insegnante. ................... aveva bevuto. ................... ha lasciato. ................... sta ringhiando. ................... hanno spostato. ................... si è svegliata. ................... studiano. ................... portarono. ................... balla. ................... nitrisce. ................... attaccano. W la grammatica! 51 Oltre il nucleo N el modello di grammatica valenziale che abbiamo brevemente descritto, il verbo ha un’importanza decisiva per la costituzione della frase e da esso dipendono tutti gli altri elementi. Nella frase si distinguono un “nucleo” e una “periferia”; nel nucleo è presente il verbo e tutti quegli elementi (argomenti) necessari perché il verbo possa esprimere un concetto compiuto. Al nucleo possono essere aggiunti altri elementi, la periferia: si tratta di argomenti non necessariamente richiesti dal significato del verbo. Non sono dunque i suoi costituenti primari ma ne esprimono circostanze di tempo, luogo, modo ecc. (hanno la funzione di “circostanti” del nucleo). La struttura della frase Scriviamo alla lavagna una delle frasi su cui abbiamo lavorato in precedenza e che abbiamo detto essere di senso compiuto. La mamma ha messo i fiori nel vaso. Chiediamo ai ragazzi se e come è possibile arricchirla con ulteriori informazioni. Riscriviamo la frase alla lavagna con alcune modifiche: 52 Possiamo arricchire ulteriormente la frase aggiungendo elementi, per esempio, relativi al tempo in cui la mamma mette i fiori nel vaso, oppure al luogo, o al motivo per cui lo fa. In questo secondo caso si tratta di informazioni non legate strettamente agli elementi del nucleo ma all’intera frase nel suo complesso. Nell’esempio precedente possiamo dire: La mamma ha messo delicatamente i fiori rossi nel vaso di cristallo. Questa mattina la mamma ha messo delicatamente i fiori rossi nel vaso di cristallo. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo aggiunto informazioni sulla modalità dell’azione espressa dal verbo (con l’avverbio “delicatamente”); su alcune caratteristiche del secondo argomento, i fiori (colore), e del terzo, vaso (materiale di cui è fatto). Le informazioni aggiuntive sono in stretta relazione con gli argomenti del nucleo (avremmo anche potuto ampliare la parte sulla mamma, e quindi ampliare le informazioni del soggetto, per esempio: “La mamma di Silvana”). Rappresentiamo con uno schema (schema 1) la struttura della frase. Ma potremmo anche specificare l’ora (alle nove) oppure aggiungere il luogo (in cucina, in soggiorno). Notiamo che, all’interno della frase, queste nuove informazioni possono essere collocate in posizioni diverse (schema 2). Come si può osservare, anche in questo modello è possibile parlare di “complementi”. Alcuni di questi complementi, però, hanno maggiore importanza di altri, perché sono necessariamente richiesti dal verbo/predicato. Altri sono facoltativi. Continuiamo a far esercitare i ragazzi nel riconoscimento della struttura del nucleo della frase con le schede 5, 6, 7 e 8 (pp. 54-57). I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 classe schema 1 4e5 cla ssi delicatamente rossi i fiori La mamma ha messo nel vaso di cristallo schema 2 questa mattina delicatamente La mamma rossi ha messo i fiori nel vaso di cristallo W la grammatica! 53 Oltre il nucleo scheda 5 Dal verbo alla frase • Leggi i seguenti verbi. Per ognuno di essi scrivi una frase nucleare inserendo gli elementi strettamente necessari per dare alla frase un senso compiuto. Aiutati con le domande. Andare (Chi è che…? Dove?) ........................................................................................................... Gettare (Chi è che…? Che cosa…? Dove?) ........................................................................................................... Baciare (Chi è che…? Che cosa o chi…?) ........................................................................................................... Appoggiare (Chi è che…? Che cosa…? Dove?) ........................................................................................................... Arrivare (Chi è che…? Da dove?) ........................................................................................................... • Leggi le seguenti frasi. Sottolinea soltanto le parole che sono strettamente necessarie per dare alla frase un senso compiuto. Esempio: I nonni sono arrivati dalla Sicilia in aereo. 1. Laura ha offerto un fiore rosso alla maestra. 2. I bambini hanno trovato un pallone nel prato. 3. Mio fratello conosce lo spagnolo molto bene. 4. Il gatto dorme sul divano. 5. Io vado a scuola in bicicletta. 6. Ieri ho prestato un libro a Rosa. 7. La mamma ha lavato la tuta nella lavatrice. 8. I bambini guardano spesso la televisione. 54 I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 4e5 cla ssi scheda 6 La frase nello schema/1 • Leggi la seguente frase. Nadia legge un libro di racconti. • Cerchia il verbo/predicato. Quali sono le parole indispensabili per formare una frase nucleare? Sottolineale e poi inseriscile all’interno dell’ovale con il contorno tratteggiato. • C’è qualcosa che non hai messo nello schema? Puoi collegarlo a una parola che hai già sistemato? Prova e poi discutine con i tuoi compagni e con l’insegnante. .......... .......... ................. ....................... ................. nucleo W la grammatica! 55 Oltre il nucleo scheda 7 La frase nello schema/2 • Leggi la seguente frase. Cerchia il verbo/predicato. Poi inserisci la frase nello schema. Sara ha studiato la lezione di Scienze. Testo ok .......... .......... ................. ....................... nucleo 56 I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 ................. 4e5 cla ssi scheda 8 La frase nello schema/3 • Leggi la seguente frase. Sottolinea le parole indispensabili per formare una frase nucleare e sistemale nello schema. Poi prova a inserire nello schema anche le altre parole. Discuti con i tuoi compagni e l’insegnante. A merenda Luisa mangia un panino con la marmellata. ......... ......... ......... ......... ............. ....................... ............. nucleo W la grammatica! 57 Arricchire il lessico U na delle più rilevanti novità delle Indicazioni nazionali riguarda l’arricchimento del lessico; più volte si sottolinea che, al termine della scuola primaria, i ragazzi dovrebbero essere in grado di padroneggiare gli strumenti utili a produrre una progressiva estensione della propria competenza lessicale. Quali sono le possibili strade da percorrere? Nelle pagine che seguono, daremo un esempio del modo di avviare un breve percorso didattico finalizzato a far sì che gli alunni scoprano alcune “regolarità” del lessico e acquistino consapevolezza di come sono fatte le parole, riconoscendo i meccanismi che la lingua usa per costruirle e le relazioni che si instaurano tra i significati. La fabbrica delle parole Partiamo da esempi della lingua parlata: una frase pronunciata da un bambino, il racconto di un film visto o di un libro letto, una parola della pubblicità, una frase di un personaggio dei cartoni. Cerchiamo di trovare nella vita di classe il momento più adatto: quello in cui una parola suscita curiosità lessicali negli allievi. Da lì possiamo dare avvio al percorso che porta i bambini a riflettere per acquisire consapevolezza dei meccanismi di formazione delle parole. Parole come “pauroso”, “rumoroso”, “appetitoso”, “noioso”, per esempio, vengono pronunciate spesso in classe. Perché non approfittarne? Scriviamo la parola “noioso” su una striscia di carta, a caratteri grandi. Osserviamo innanzitutto com’è scritta la parola (la sua forma): quali riflessioni possiamo fare? 58 I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 Chiediamo ai ragazzi se in questa parola riescono a vederne nascosta un’altra. Facciamo varie ipotesi e concordiamo sulla parola “noia”, che molti saranno sicuramente riusciti a intravvedere in “noioso”. Chiediamo quindi di tagliare in due parti la striscia di carta. Ricaveremo: -oso (il suffisso) e noi che contiene un pezzo della parola “noi(a)” nascosta dentro. Chiediamo: “‘Noioso’ è un aggettivo, un nome, un verbo? E ‘noia’?”. Scopriamo così che un nome femminile si è nascosto in un aggettivo maschile. Esiste però anche il femminile dell’aggettivo: “noiosa”. 4e5 classe cla ssi tabella 1 Pauroso è un aggettivo viene dal nome paur (a) + oso Pensoso è un aggettivo viene dal verbo pens (are) + oso Esploso è un participio passato viene dal verbo irregolare espl (odere) + oso Meraviglioso è un aggettivo viene dal nome meravigli (a) + oso Lussuoso è un aggettivo viene dal nome luss (o) + u + oso Tifoso è aggettivo ma è anche nome viene dal nome tif (o) + oso Osserviamo altre parole che finiscono in -oso e chiediamo ai bambini: “Sono fatte tutte come noioso?”. Facciamo le diverse osservazioni e registriamole in una tabella (tabella 1). Se dobbiamo verificare le ipotesi consultiamo a mano a mano il dizionario. Costruiamo delle frasi per contestualizzare le parole con cui stiamo lavorando. Sarà sicuramente necessario spiegare ai bambini alcune cose che non sanno e che non riescono a ricavare discutendo insieme. Per esempio l’aggettivo “luminoso” viene dalla parola latina, lumen, -inis (“luce, lume”) + -oso (luminosu). A conclusione delle nostre riflessioni possiamo tirare le somme: • -oso è un suffisso utile per produrre molte parole; serve per formare aggettivi da nomi, ma in alcuni casi anche da verbi; • abbiamo trovato un aggettivo, formato dal verbo, che è anche participio passato (esploso); • abbiamo trovato -oso in un aggettivo di origine latina (luminoso); • qualche volta, prima di -oso, si attaccano altre lettere (la “u” in lussuoso). Una macchina ingegnosa Riprendiamo la parola “noioso” e richiamiamo l’attenzione dei ragazzi sul significato: quale significato dà il suffisso -oso? Chiediamo agli alunni di pensare tante frasi con “noioso”, e aggiungiamo anche altri aggettivi come gioioso, pauroso, fantasioso, studioso, coraggioso, invidioso… Scriviamo alla lavagna frasi di questo tipo: • I bambini accorsero gioiosi a mangiare la torta. • Quella bambina è paurosa, quando vede una piccola lucertola si mette a gridare! • Mi hanno raccontato tante storie paurose. • Mi piace il profumo della lavanda. È una pianta odorosa. • Luca, non fare il noioso! Che cosa ricavano i ragazzi dal lavoro che abbiamo fatto? È come se nella nostra lingua esistesse una specie di macchina che forma gli aggettivi in -oso. Mettiamo dentro un nome e ne esce l’aggettivo. Possiamo, a questo punto, tirare le conclusioni finali: Il suffisso -oso indica l’abbondanza di una certa caratteristica: avere tanta noia, tanta paura, tanto coraggio… Però possono esserci anche sfumature nel significato. Infatti un film “pauroso” fa molta paura, il bambino “pauroso” prova paura; una conversazione “noiosa” provoca noia. W la grammatica! 59 Arricchire il lessico Attenzione però! L’abbondanza di una certa caratteristica non è una regola che funziona sempre. Vediamo un esempio. Scriviamo alla lavagna la parola “geloso” e chiediamo: “Che cosa vuol dire geloso?”. Ci accorgiamo che non possiamo rispondere “pieno di gelo”. “Geloso” deriva infatti dal tardo latino zelosus che vuol dire “pieno di zelo”. Nuove trasformazioni L’idea della macchina che trasforma le parole è molto utile. Possiamo usarla per far scoprire tante parole alterate e derivate: nomi, aggettivi e anche verbi. Ogni volta che la utilizziamo, dobbiamo però riflettere insieme sia sulla forma sia sui significati delle parole ottenute. Se, per esempio, inseriamo nella macchina il nome “dente”, fuoriescono parole come “dentista”, “addentare”, “sdentato”... Chiediamo: “Che cosa è successo?”. Scopriamo che la macchina ha aggiunto alla parola “dente” tanti pezzetti, prima e dopo, che servono a costruire parole (un nome, un aggettivo, un verbo) tutte imparentate con “dente” sul piano dei significati. Facciamo esercitare i bambini con esempi simili e lavoriamo con le schede 9 e 10 (p. 62). DENTE DENT-IST-(A) Chi cura i denti 60 AD-DENT- (ARE) Mordere, stringere con i denti I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 S-DENT-AT- (O) senza denti 4e5 cla ssi scheda 9 La macchina trasformaparole • Immagina di mettere i seguenti nomi nella macchina che trasforma le parole: gelato • latte • formica • orologio • pollo • giornale • paglia • fiore • bagaglio • bottega • benzina -AIO • Quali nuove parole ottieni? Scrivile sui puntini e poi rifletti: che cosa indicano? Puoi suddividerle in gruppi? Parlane con i compagni e con l’insegnante. ............................................................................................................. ............................................................................................................. .............................................................................................................. .............................................................................................................. • Metti nella macchina che trasforma le parole i seguenti nomi: olio • zucchero • biscotto • zuppa • tè • sale • latte • frutta • antipasto • insalata -IERA • Quali nuove parole ottieni? Scrivile sui puntini e poi rifletti: che cosa indicano? Puoi metterle in un gruppo? Perché? Parlane con i compagni e con l’insegnante. ............................................................................................................. ............................................................................................................. ............................................................................................................. W la grammatica! 61 Arricchire il lessico scheda 10 Da una parola all’altra • Completa con il verbo che fa parte della stessa famiglia. Poi cerchia i pezzetti che sono stati aggiunti nella nuova parola. Esempio: Grasso Ingrassare Bottone . . ................................ Buccia . . ................................ Regalo . . ................................ Macchia . . ................................ Filo . . ................................ . . ................................ Premio . . ................................ Forno Festa Rabbia . . ................................ Compagno . . ................................ . . ................................ • Completa con un’altra parola che fa parte della stessa famiglia. Esempio: Fischio fischiare fischietto .................................................. GeloGelare Biglietteria Bigliettaio .................................................. Malato Ammalarsi .................................................. LibroLibraio .................................................. 62 Lavanderia Lavare .................................................. Fiore Fiorire .................................................. I quaderni di La Vita Scolastica - 2013 4e5 cla Ci sono vari meccanismi per formare le parole, manipolando e ricomponendo pezzi; per esempio da un nome si possono formare verbi: • da “noia” → possiamo formare “annoiarsi” • da “paura” → “impaurirsi”. Facciamo cercare altri esempi. Creare parole nuove I meccanismi di formazione delle parole sono usati dai pubblicitari per trovare slogan divertenti e coinvolgenti; i pubblicitari a volte ssi “inventano” anche parole nuove; se queste parole riscuotono successo possono entrare a far parte del lessico della lingua e sono registrate nei dizionari. Vediamo un esempio. All’inizio degli anni ’80, un famoso vignettista, Giorgio Forattini inventò alcune vignette per fare pubblicità a una nuova automobile che veniva definita: “Comodosa, sciccosa, risparmiosa”. Gli aggettivi “comodosa “ e “risparmiosa” non esistevano nella lingua (ora però alcuni dizionari li riportano…), ma colpivano la fantasia di tutti e invitavano ad altre invenzioni creative. Facciamo altri esempi e chiediamo agli alunni di compilare la scheda 11. scheda 11 Un’automobile davvero originale • Come ti immagini un’automobile “comodosa”, “sciccosa”, “risparmiosa”? Disegnala nei riquadri. Poi inventa un altro aggettivo per un’automobile e disegnala. Automobile comodosa Automobile sciccosa Automobile risparmiosa Automobile ................................ W la grammatica! 63 a fi a r g o Bibli • Altieri Biagi M.L., Speranza F. (1981). Oggetto, parola, numero: itinerario didattico per gli insegnanti del primo ciclo. Bologna: Nicola Milano editore. • Altieri Biagi M.L., Speranza F. (1981). Oggetto, parola, numero: schede di lavoro, Bologna: Nicola Milano editore. • Coletti V., Sabatini F. (1997). DISC: Dizionario italiano Sabatini Coletti. Firenze: Giunti; ora (2003). Il Sabatini Coletti: dizionario della lingua italiana. Milano: Rizzoli Larousse. Per ogni verbo è indicato il numero degli argomenti necessari. Il dizionario è disponibile gratuitamente on line sul sito http://dizionari.corriere.it • De Mauro T. (1999). Grande dizionario dell’uso. Torino: Utet. • De Mauro T. (2003). Guida all’uso delle parole. Roma: Editori Riuniti. • De Santis C. (2011). Grammatica in gioco. Bari: Dedalo. • Lo Duca M.G. (2004). 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