Altruisti, cooperativi e morali: Perché è più facile esserlo - In-Mind

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Altruisti, cooperativi e morali: Perché è più facile
esserlo domani che oggi
In-Mind Italia
III, 7–12
http://it.in-mind.org
ISSN 2240-2454
Mauro Giacomantonio1 e Carsten K. W. De Dreu
Università degli Studi di Roma “Sapienza”, e 2University of Amsterdam
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Keywords
Livello di construal, cooperazione, prosocialità, distanza psicologica
Un portafogli smarrito e ritrovato. Una donazione ad un
ente che si occupa di ricerca sulle malattie degenerative.
Una tangente non accettata. Un divorzio che si conclude
senza il ricorso al tribunale. Alla base di tutti questi eventi vi è la tendenza umana a cooperare, ad essere altruisti
e ad appellarsi a dei principi morali che permettono di
mettere da parte il proprio interesse personale a vantaggio del bene comune. Sebbene concettualmente diversi,
altruismo, cooperazione e moralità possono essere raggruppati sotto il cappello concettuale del comportamento
prosociale che, in un’accezione molto ampia, può essere
definito come il comportamento teso ad apportare dei benefici agli altri (Penner, Dovidio, Piliavin, & Schroeder,
2005). La prosocialità gioca un ruolo molto importante
in una molteplicità di relazioni interpersonali, consentendo di risolvere costruttivamente i conflitti, di stabilire
relazioni basate sulla fiducia e sulla reciprocità fino ad
arrivare alla promozione della stabilità sociale e dell’evoluzione della specie (Axelrod, 1984).
Le persone attribuiscono estrema rilevanza alla disponibilità degli altri a cooperare ed a comportarsi in modo
equo e moralmente giusto. Il proprio gruppo di appartenenza, ad esempio, viene valutato in base alla sua moralità piuttosto che alla competenza (Leach, Ellemers, &
Barreto, 2007). Inoltre, gli individui possono sanzionare
atti non cooperativi anche quando questi ultimi non arrecano loro danno e l’attuazione della sanzione implica un
elevato costo personale (Fehr & Gächter, 2002). Eppure,
nonostante i meccanismi di valutazione e punizione, risulta subito evidente come la prosocialità e la cooperazione lascino, troppo spesso, il passo a comportamenti
votati al puro interesse personale o alla cieca competizione, anche a fronte della trasgressione delle norme basilari
del vivere civile come nel caso delle truffe, della pirateria
stradale o della ben più comune evasione fiscale.
Date le importanti implicazioni, comprendere cosa
Fig. 1. Le formiche rappresentano un esempio eccezionale
di cooperazione. Esse sono in grado di formare zattere
composte da migliaia di esemplari per sopravvivere alle
alluvioni che le minacciano.
possa favorire o ostacolare i comportamenti prosociali
è un compito fondamentale delle scienze sociali e, più
in particolare, della psicologia. Nel presente contributo
presenteremo i risultati delle ricerche che hanno messo
in luce come la distanza psicologica (si veda glossario)
dagli oggetti o eventi che valutiamo possa promuovere o,
in alcuni casi, ostacolare la propensione alla prosocialità. Per comprendere come la distanza psicologica possa
assumere un ruolo particolarmente importante bisogna
immaginare quali sarebbero le differenze nel nostro comportamento se dovessimo decidere di evadere le tasse tra
un anno o tra un giorno, se dovessimo entrare in conflitto
con un persona che vive a 6.000 km di distanza o nel noCorrispondenza:
Mauro Giacomantonio
Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione
via dei Marsi, 78, 00185, Roma, Italia
E-mail: [email protected]
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stro quartiere, se dovessimo valutare la moralità di una
persona estranea o familiare, se dovessimo prestare aiuto
a qualcuno rispetto ad una problema che accadrà sicuramente o improbabilmente.
La ricerca ha mostrato come ognuna di queste quattro
dimensioni di distanza psicologica (temporale, spaziale,
sociale, probabilistica) influenza le nostre tendenze prosociali. Di seguito, introdurremo in breve il concetto di
distanza psicologica secondo la Construal Level Theory
(CLT, Liberman, Trope, & Stephan, 2007; Liberman &
Trope, 2008; Trope & Liberman, 2010). In seguito vedremo perché e come la distanza psicologica promuove
il comportamento prosociale e quali sono le possibili eccezioni a questo effetto.
La Distanza Psicologica e Construal
Level Theory
La distanza psicologica può essere definita come la distanza dall’esperienza diretta. In altre parole, quando un
oggetto non è presente nel qui e ora, esso non è accessibile all’esperienza diretta ed è quindi psicologicamente
distante. Come accennato precedentemente, la CLT distingue quattro dimensioni di distanza psicologica. Un
oggetto o un evento, infatti, possono essere collocati
lontani nel tempo o nello spazio, riguardare una persona lontana o essere improbabili. In ognuno di questi
casi l’oggetto o evento valutato non può essere oggetto
di esperienza diretta e la conseguente mancanza di informazioni dettagliate e concrete porterà ad adottare un
alto livello di construal (si veda glossario) dell’oggetto,
cioè a creare rappresentazioni molto astratte e schematiche, poco influenzate dagli elementi di contesto, in cui
vengono inclusi solo gli elementi più tipici e distintivi
dell’oggetto valutato. Al contrario, poiché generalmente numerose informazione concrete e di dettaglio sono
disponibili quando abbiamo esperienza diretta degli oggetti, si tende ad adottare un basso livello di construal
quando ci si sofferma su eventi psicologicamente vicini.
Si verranno quindi a formare rappresentazioni mentali
molto più dettagliate, meno schematiche e basate sugli
elementi di contesto in cui verranno inclusi anche aspetti
meno tipici dell’oggetto o situazione valutata.
È importante notare che rappresentazioni astratte
verranno adottate in merito a oggetti distanti a prescindere dal tipo e dal dettaglio delle informazioni disponibili (Trope, Liberman, & Wakslak, 2007). Ad esempio,
Liberman, Sagristano e Trope (2002) hanno chiesto ai
partecipanti di raggruppare in categorie omogenee circa quaranta oggetti da campeggio elencati in una lista.
Sebbene la descrizione degli oggetti rimanesse costante,
quando ai partecipanti veniva detto che il campeggio si
sarebbe tenuto in un futuro lontano, essi creavano un numero minore di categorie ma più ampio (ad es., 4 categorie da 10 oggetti invece di 8 da 5 oggetti) rispetto a quan-
Giacomantonio & De Dreu
do veniva detto che il campeggio si sarebbe tenuto in un
futuro vicino. Poche categorie molto ampie sono indice
della tendenza a pensare in modo astratto e schematico.
Una conseguenza particolarmente importante della distanza psicologica risiede nel fatto che la distanza
aumenta l’influenza sul comportamento degli elementi
primari o sovraordinati rispetto a quelli secondari e subordinati (Sagristano, Trope, & Liberman, 2002). In altre parole, la distanza psicologica determina se il nostro
modo di pensare e comportarci rifletterà una maggiore
enfasi sulle caratteristiche primarie (ad es.,, lo scopo di
una condotta) o su quelle secondarie (ad es., i mezzi con
cui portiamo a termine l’azione) di una situazione.
Psicologicamente Distanti eppure
Prosociali
Come possono la distanza psicologica ed il livello di
construal influenzare i giudizi e le valutazioni rispetto
alle condotte prosociali degli individui? L’idea che fino
ad ora ha ricevuto maggiore sostegno è che i principi morali e altruistici che regolano le valutazioni morale e la
condotta prosociale siano concetti astratti e sovraordinati
poiché trascendono la specifica situazione e sono validi
a prescindere dalle caratteristiche del contesto in cui l’azione o l’evento sono situati. Data quindi la loro natura
astratta, i principi e le regole morali universali (ad es.,,
mentire è sbagliato) ricevono maggiore enfasi quando
le persone adottano un alto livello di construal. Quando
invece le persone adottano un basso livello di construal,
le caratteristiche del contesto (ad es., se la menzogna è
stata detta a fin di bene) diventeranno più influenti sui
giudizi di natura morale. Questa differente enfasi posta
sui principi morali dipende quindi dalla distanza psicologica con cui ci raffiguriamo l’evento e, come vedremo,
è in grado di influenzare radicalmente le nostre decisioni
e comportamenti morali, la propensione all’altruismo e
alla cooperazione.
Giudizi, comportamenti ed emozioni morali. Eyal, Liberman e Trope (2008) hanno per primi formulato l’idea
che la giustizia ed il ragionamento morale siano promossi
dall’alto livello di construal. Coerentemente con questo
ragionamento, gli autori hanno trovato che gli individui
giudicavano come più lodevoli azioni moralmente giuste
e virtuose (ad es., adottare un bambino disabile) e come
maggiormente deplorevoli alcune trasgressioni morali
(ad es., mangiare il proprio cane o pulire la casa con la
bandiera nazionale) quando esse venivano descritte in un
futuro distante (per risultati molto simili si veda anche
Agerström e Björklund, 2009b).
In modo molto simile, Agerström e Björklund (2009a)
hanno mostrato che l’alto livello di construal spingeva
le persone ad adottare un comportamento moralmente
raccomandabile in diversi contesti. Ad esempio, l’alto
livello di construal rendeva le persone più propense ad
Distanza piscologica e prosocialità
aderire alla raccolta differenziata (anche a fronte di un
elevato costo personale) o a tornare in un bar a saldare un
conto non pagato da un conoscente.
Questi risultati si possono meglio comprendere se si
considera che la distanza psicologica massimizza l’impatto di alcune emozioni sociali originate dalle violazioni morali proprie o altrui come la colpa, la vergogna ed
il risentimento. Agerström, Björklund e Carlsson (2012)
hanno trovato che le persone tendevano a riportare maggiore vergogna per aver mentito ad un amico quando immaginavano di mentire in un futuro lontano piuttosto che
vicino. Queste emozioni possono essere considerate il
“motore” che spinge a non commettere violazioni morali
e a valutarle più duramente quando le persone ragionano
in modo astratto.
Altruismo e Intolleranza. Sebbene possa sembrare paradossale, a questo punto non dovrebbe stupire il fatto
che, nelle relazioni interpersonali, una maggiore distanza
psicologica si traduca in maggiore altruismo e propensione all’aiuto. Ad esempio, alcuni studenti erano maggiormente intenzionati ad aiutare un ricercatore partecipando
ad un’intervista quando gli veniva detto che questa sarebbe stata effettuata in un futuro lontano (Agerström &
Björklund, 2009a). Allo stesso modo, nel futuro lontano,
le persone erano più propense a donare soldi a persone
povere del Darfur (Agerström & Björklund, 2009b).
Gli effetti della distanza psicologica possono andare oltre il comportamento d’aiuto e influenzare anche il
modo in cui vediamo gli altri e in particolare il grado
di intolleranza provato nei confronti di gruppi non-normativi (ad es., islamici e omosessuali). Luguri, Napier e
Dovidio (2012) hanno ipotizzato e trovato che la distanza psicologica promuove una maggiore attenzione alla
giustizia e all’equità poiché questi sono valori (si veda
glossario) astratti. Come conseguenza il pregiudizio nei
confronti dei gruppi non-normativi diminuisce quando le
persone sono indotte ad utilizzare l’alto livello di construal. È interessante notare che in questo caso gli autori
hanno utilizzato una procedura meno comune per spingere le persone ad adottare un alto livello di construal. Infatti, mentre nella maggioranza degli studi riportati fino
ad ora veniva variata la distanza psicologica degli eventi
o oggetti da valutare collocandoli, ad esempio, lontani
nello spazio o nel tempo, Luguri e collaboratori. hanno
variato direttamente il livello di astrazione dei pensieri.
Più nello specifico, nella condizione di alto livello di construal, i partecipanti leggevano una parola (ad es., cane)
e dovevano indicare di quale categoria facesse parte (ad.
es., mammiferi o, ancora più in generale, animali). Nella
condizione di basso livello di construal, invece, i partecipanti dovevano indicare un esempio specifico del termine presentato (ad es., pastore tedesco o un nome proprio
di cane come Pippo o Fido). Questa procedura, ripetuta
venti volte, è in grado di spingere le persone a pensare in
modo astratto o concreto.
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Cooperazione. Un tipo di situazione in cui la cooperazione riveste un ruolo fondamentale è la negoziazione. Esiste ormai ampia evidenza del fatto che la distanza
psicologica e l’alto livello di construal possano favorire
soluzioni più soddisfacenti per le diadi che negoziano.
Oltre alla tendenza alla prosocialità, questo effetto può
essere attribuito ad una molteplicità di fattori. L’alto livello di construal, infatti, aiuta nel fare concessioni più
oculate sia aumentando la propensione a considerare gli
argomenti negoziali in modo simultaneo (Henderson,
Carnevale, & Trope, 2006), sia enfatizzando l’importanza degli interessi centrali e riducendo quella degli argomenti meno importanti (Giacomantonio, De Dreu, &
Mannetti, 2010). Inoltre, l’alto livello di construal aiuta
i negoziatori ad affrontare in modo creativo e costruttivo
gli argomenti negoziali più difficili (De Dreu, Giacomantonio, Shalvi, & Sligte, 2009).
L’altra Faccia della Medaglia della
Distanza Psicologica
Le ricerche discusse fino a questo punto lasciano poco
spazio a visioni alternative: la distanza psicologica e il
livello di construal promuovono la prosocialità in tutte le
forme qui considerate. Tuttavia, sono stati condotti alcuni studi che invitano alla cautela nell’interpretare e generalizzare i risultati delle ricerche discusse sopra.
McCrea, Wieber e Myers (2012), in parziale contraddizione con Luguri e colleghi, (2012), hanno trovato che
l’alto livello di construal promuove l’utilizzo di stereotipi sociali. Secondo gli autori, infatti, il pensiero astratto
porta a giudicare gli altri (ma anche sé stessi) come più
simili agli altri membri della categoria di appartenenza
più saliente (ad es., bianchi, meridionali, omosessuali)
promuovendo così l’utilizzo degli stereotipi.
Fig. II. Pensare a luoghi molto distanti può favorire
pensiero astratto.
il
Woltin, Corneille, Yzerbyt e Förster (2011) hanno
invece trovato che uno stile di elaborazione concreto,
piuttosto che astratto, promuove l’empatia affettiva nei
Giacomantonio & De Dreu
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confronti dell’altro. Questo risultato esclude il fatto che
la prosocialità delle persone con alto livello di construal
sia dovuta ad una maggiore empatia e spinge a pensare
che, nelle situazioni in cui l’empatia sia un requisito fondamentale per la prosocialità, si assisterà ad un rovesciamento degli effetti fino ad ora evidenziati.
Se la distanza psicologica non promuove l’empatia,
allora è probabile che la prosocialità derivante dall’alto
construal rifletta solo il fatto che i valori e l’orientamento morale, essendo guide astratte e decontestualizzate
del comportamento, siano più influenti quando le persone pensano in modo astratto piuttosto che concreto.
Tuttavia, bisogna osservare che la giustizia, l’equità, la
moralità e l’altruismo non sono gli unici valori o guide astratte che influenzano il comportamento. In alcuni
casi, valori di opposta natura come, ad esempio, quelli di potere e di edonismo (Schwartz, 1992) sono compresenti o dominanti. Secondo l’ipotesi generale, anche
l’influenza di questi valori dovrebbe essere massimizzata quando le persone adottano l’alto livello di construal
(Eyal, Sagristano, Trope, Liberman, & Chaiken, 2009;
Torelli & Kaikati, 2009). Basandosi su questo ragionamento Giacomantonio, De Dreu, Shalvi, Sligte e Leder
(2010) hanno ipotizzato che, quando indotte ad adottare
un alto livello di construal, le persone con valori orientati
alla cooperazione si sarebbero comportate in modo ancor
più cooperativo mentre quelle con valori orientati alla
competizione si sarebbero comportate in modo ancor più
competitivo. Gli autori hanno trovato evidenza a sostegno di questa ipotesi nell’Ultimatum Game (si veda glossario). Ai partecipanti veniva richiesto di fare una proposta ad una controparte su come dividere una somma di
denaro (€ 100). In questo tipo di compito, proposte vicine
ad una divisione 50-50 sono considerate cooperative. La
differenza tra le offerte delle persone con orientamento
cooperativo e con orientamento competitivo era massima
quando alle persone era stato richiesto, prima di fare l’offerta, di focalizzarsi su cosa avrebbero fatto tra un anno
(alta distanza psicologica). Tale differenza si annullava
quando i partecipanti riflettevano su cosa avrebbero fatto
il giorno successivo (bassa distanza psicologica). In altre
parole, la distanza psicologica promuoveva l’impatto dei
valori adottati dall’individuo a prescindere dalla loro natura cooperativa o competitiva.
Conclusioni
Anche se molto recente, lo studio dell’impatto della distanza psicologica sul comportamento prosociale si è rivelato produttivo e utile. Grazie alle ricerche condotte
sappiamo che riflettere su eventi o persone lontane ci aiuta a comportarci in accordo con i nostri valori più astratti. Poiché i valori legati all’altruismo, alla cooperazione,
all’equità e la giustizia sono spesso più radicati e salienti,
allora la distanza psicologica funzionerà come un promo-
tore della prosocialità. Sappiamo anche che se la distanza
psicologica si affianca a valori stabilmente o temporaneamente orientati alla competizione e all’egoismo, gli esiti
in termini di prosocialità saranno negativi.
Queste ricerche ci aiutano anche a capire come valutiamo gli altri. A questo proposito, Eyal e collaboratori
(2008) hanno dimostrato che le azioni immorali commesse dagli altri verranno giudicate in modo più severo
rispetto a quelle commesse da noi stessi. Infatti, quando
valutiamo le azioni di un’altra persona invece che le nostre, la distanza sociale esistente tra noi e l’altro ci porterà ad utilizzare un alto livello di construal e a dare giudizi
basati sui valori astratti legati alla moralità. Come risultato, saremo più severi in termini di moralità con gli altri
che con noi stessi.
Gli studi condotti finora non ci dicono molto delle motivazioni che variano insieme alla distanza psicologica e
che possono influenzare la prosocialità a prescindere dal
livello di construal o dai valori dell’individuo. Ad esempio, gli individui cooperano maggiormente con i membri
del proprio gruppo rispetto ai membri di un altro gruppo
sebbene i primi siano psicologicamente prossimi mentre
i secondi siano distanti. In altre parole, gli incentivi materiali o psicologici a cooperare con il proprio gruppo e
a competere con l’altro superano gli effetti della distanza
psicologica. In quali altri casi questo avviene? In quali casi la distanza psicologica produce motivazioni che
ostacolano la cooperazione? Ci auguriamo che altre ricerche sul tema ci aiutino a rispondere a queste domande.
Glossario
Distanza Psicologica. Un oggetto o evento è psicologicamente distante quando non è collocato nel qui e ora e
quindi non è accessibile all’esperienza diretta. La CLT
distingue quattro forme di distanza psicologica: temporale (ora vs. dopo) , spaziale (vicino vs. lontano), sociale
(amico vs. estraneo oppure sé vs. altri) e probabilistica
(probabile vs. improbabile).
Livello di Construal. Si riferisce al livello di astrazione, coerenza interna, inclusività e schematicità di una
rappresentazione. L’alto livello di construal indica rappresentazioni astratte e schematiche che includono solo
aspetti essenziali e centrali dell’oggetto o evento. Il basso
livello di construal indica rappresentazioni più concrete e
dettagliate basate sugli elementi contestuali e secondari.
L’alta distanza psicologica da un oggetto o evento determina un alto livello di construal.
Ultimatum Game. Gioco negoziale creato dagli economisti comportamentali per esaminare la razionalità dei
decisori (Guth, Schmittberger, & Schwarze, 1982). Il
gioco prevede la presenza di un proponente e di un ricevente. Il proponente effettuerà un’offerta alla controparte
riguardante la divisione di una certa quantità di un bene.
Il ricevente potrà accettare o rifiutare. Nel caso accettasse, il bene verrà diviso secondo quanto proposto. Nel
caso rifiutasse, entrambi i giocatori non riceveranno il
bene oggetto della spartizione.
Valori: Secondo Schwartz (1992) i valori sono concetti o
Distanza piscologica e prosocialità
credenze che riguardano gli esiti desiderabili dei comportamenti, trascendono le specifiche situazioni e guidano
la selezione o valutazione degli eventi e comportamenti.
In altre parole i valori, definendo ciò che è accettabile
e desiderabile, guidano le azioni e le valutazioni degli
individui.
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Giacomantonio & De Dreu
Mauro Giacomantonio ha conseguito il
dottorato di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia dei Processi di Sviluppo e Socializzazione dell’Università
di Roma “Sapienza” dove attualmente è
ricercatore in Psicologia Sociale. I suoi
interessi di ricerca riguardano la distanza psicologica, l’autoregolazione e il
conflitto interpersonale.
Carsten K.W. De Dreu (PhD, 1993)
è professore di psicologia all’Università di Amsterdam e membro
dell’Association for Psychological
Science. È stato presidente della
International Association for Conflict Management (2001 – 2002) e
dell’ European Association of Social Psychology (2008 – 2011). È stato presidente e direttore scientifico della Kurt Lewin Graduate School per
psicologia sociale e delle organizzazioni (2005-2008). La
sua attività di ricerca riguarda le basi neurobiologiche,
motivazionali e cognitive della cooperazione e conflitto
umano, le prese di decisione di gruppo e la performance
creativa. La sua ricerca si basa su esperimenti condotti
in laboratorio, studi organizzativi condotti sul campo, e
reviews di meta-amalisi. I suoi lavori sono stati pubblicati nelle migliori riviste scientifiche di biologia, psicologia,
e management science. È stato editore di molti libri, tra
cui Using Conflict in Organizations (con Evert van de
Vliert; Sage, 1997), Group Consensus and Minority Influence (con Nanne de Vries; Blackwell, 2001), Methods
of Negotiation Research (con Peter Carnevale; Martinus Nijhoff, 2006), e The Psychology of Conflict and
Conflict Management in Organizations (con Michele
Gelfand, Lawrence Erlbaum, 2008).
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