Georg SIMMEL (1858-1918) Opere: La moda, 1885 Filosofia del

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Georg SIMMEL (1858-1918)
Opere: La moda, 1885
Filosofia del denaro, 1900
La metropoli e la vita dello spirito, 1903
 Contestualizzazione: accademico berlinese, è uno dei principali esponenti della
sociologia moderna e si inserisce entro il “paradigma dell’azione” (come Weber)
[Ricordare: entro la sociologia moderna sono riconoscibili 2 “paradigmi”:
1) paradigma della struttura: la società preesiste rispetto all’individuo → Comte,
Durkheim (Si ricollega all’organicismo hegeliano)
2) paradigma dell’azione: la società è il risultato dell’azione/interazione sociale
degli individui, anche se poi li condiziona → Weber, Simmel (Si ricollega
maggiormente al giusnaturalismo e liberalismo lockiano-kantiano)]

Cardini della sociologia di S.:
a) “Primato” dell’individuo rispetto alla società: gli individui, con le loro interazioni,
costruiscono la società (gruppi informali, gruppi formali quali associazioni e
organizzazioni e le istituzioni*).
b) Teoria dell’interazione sociale. Ogni interazione sociale ha:
- un contenuto: le “pulsioni” degli individui es. un bisogno, una motivazione, un
interesse, uno scopo (→ importanza dell’aspetto psicologico)
- una forma: (rapporto/liaison sociale, es. rapporto familiare, di partito, di squadra,
di patria, denaro, moda…)
→ queste forme delle interazioni tendono ad
assumere vita propria, a rendersi indipendenti dai contenuti e a stabilizzarsi:
divengono così sistemi di regole, istituzioni, giochi sociali che orientano le azioni
di ciascun individuo.
c) Focalizzazione del concetto di sociazione (unione, legame -più o meno intensofra le persone nell’interazione sociale). È un a priori (termine kantiano), una
precondizione della società, che comporta due aspetti: percepiamo
necessariamente l’altro come socialmente orientato, entro una categoria sociale;
non percepiamo l’altro in tutti i suoi aspetti. Dal livello di sociazione dipende il
livello di coesione di una società.
d) Focalizzazione della dialettica fra spirito oggettivo (realizzato nel lavoro,
istituzioni…) e spirito soggettivo (individuale). [Si notino i termini hegeliani, ma di
segno diverso.] Nell’età moderna predomina lo spirito oggettivo, soprattutto a
causa della divisione del lavoro. Dove il prodotto è il risultato di un lavoro diviso,
nessuno lo può riconoscere come proprio (cfr. Marx). Come Marx, S. focalizza
l’alienazione del lavoro nella società capitalistica, ma non assume una prospettiva
rivoluzionaria (assume un atteggiamento rassegnato o di fuga nell’arte)
→ Sociologia definita “formale”
[Rapporto con il formalismo Kantiano: entrambi distinguono e collegano contenuto e
forma in ambito epistemologico (Kant) o sociologico (Simmel);
- per K. l’uomo conosce il mondo fenomenico attraverso forme pure a priori
della sensibilià - spazio e tempo - e dell’intelletto - le categorie - che
organizzano i dati empirici (il contenuto);
- per Simmel l’uomo “costruisce” (ad un primo livello) la società attraverso
forme di interazione (famiglia, partito, squadra, patria, denaro…) che
“organizzano” certe pulsioni individuali (i contenuti); e la sociologia è una
“costruzione di secondo livello” perché costruisce i concetti, i modelli che le
consentono di organizzare i propri contenuti]
 Metodo della sociologia di S.: comprendere (verstehen) le interazioni sociali
attraverso forme, concetti, simboli e interpretare (≠valutare) la realtà
macrosociale (le grandi istituzioni, ad esempio la Chiesa, i partiti), ma
soprattutto microsociale (le relazioni quotidiane come pranzare insieme,
giocare insieme, amarsi…in cui ciascuno influenza l’altro e ne è influenzato ).
Rispetto a Weber, S. ha una maggiore attenzione per il contenuto psicologico
delle interazioni e per la microrealtà sociale e, soprattutto, sottolinea più di W.
che la spiegazione causale dei fenomeni sociali è “prospettica” (legata alla
prospettiva del ricercatore →Nietzsche).

“FILOSOFIA DEL DENARO”, 1900 [anno dell’ Interpretazione dei sogni]
 Nel saggio S. analizza le origini e le conseguenze dell’uso del denaro nella
società moderna, caratterizzata dall’economia monetaria. Il denaro è
proprio inteso come un’istituzione, una “forma pura” che nasce
dall’interazione tra gli uomini e poi, una volta consolidatasi, ne condiziona
il comportamento.
 Origini dell’importanza del denaro nella società moderna:
- a livello economico, la diffusione degli scambi e l’allargamento dei
soggetti coinvolti nell’economia monetaria;
- a livello psicologico, la crescita di fiducia nel denaro (percepito come una
fonte di vantaggi concreti),
- a livello politico, l’affermarsi di uno stato centralizzato, che controlla la
moneta;
- a livello giuridico, l’affermarsi di leggi/ordinamenti stabili, che
garantiscono la proprietà privata e i profitti.
→ In questo modo il denaro diventa nell’età moderna un'istituzione
pubblica (ed entra in crisi l’economia naturale basata sull’autoconsumo,
tipica dell’età feudale). E’ da notare che tra l'economia monetaria, lo stato
centralizzato e il sistema giuridico, si stabilisce un rapporto di
interdipendenza.
S. aggiunge che alcuni soggetti (stranieri, ebrei) proprio per la loro
condizione sociale di marginalità esercitano un ruolo importante nella
diffusione dell'economia monetaria: in particolare i gruppi sociali esclusi
dal pieno godimento dei diritti di proprietà (fondiaria) si dedicano
all'accumulazione di denaro per conseguire posizioni sociali che non
possono raggiungere con i mezzi tradizionali. 
Conseguenze dell'economia monetaria sulla vita delle persone:
1) un’accresciuta libertà individuale, ma anche la spersonalizzazione
2) la riduzione di ogni valore qualitativo (buono, bello, giusto…) a valori
quantitativi
3) il prevalere dell’intelletto sulle funzioni emotive
Infatti:
1) Il denaro favorisce la crescita della libertà individuale a livello di scambi
e di produzione. Nello scambio monetario l’acquirente può scegliere tra
venditori diversi: questo tende a spersonalizzare le relazioni tra chi compra
e vende e ad aumentare l'indipendenza dell’uno rispetto all’altro. La libertà
si accresce anche nei confronti degli oggetti, rompendo la ritualità delle
forme di consumo tradizionali. Nella produzione, al rapporto di dipendenza
totale del servo della gleba dal signore subentra uno specifico contratto di
lavoro che spersonalizza il rapporto, lo lega al perseguimento di un
obiettivo limitato che non include la sfera extralavorativa, e lo rende
sostituibile da una parte e dall'altra.
2) “Il denaro induce di per sé la necessità di continue operazioni
matematiche nella vita quotidiana. La vita di molti uomini viene riempita
da tale attività di definizione, calcolo, riduzione dei valori qualitativi in
valori quantitativi”. In un’economia monetaria per certi aspetti peggiorano
le condizioni dei lavoratori rispetto all'economia naturale, in cui vi era
l'obbligo di protezione sociale dei subalterni da parte dei signori. Questo è
il prezzo da pagare per acquisire la consapevolezza di sé e per fornire una
prestazione che equivalga esattamente al suo corrispettivo in denaro.
3) “Come i sentimenti sono divenuti irrilevanti nella comprensione della
natura e sono stati sostituiti dalla sola intelligenza oggettiva, così gli
oggetti e i collegamenti del nostro mondo pratico […] eliminano le
interferenze dei sentimenti” (Simmel, “Filosofia del denaro”, 1900)
[→ Weber, L’etica protestante e lo spirito del capitalismo, per il riferimento
ai beni esteriori che da sottile mantello sono divenuti la gabbia d’acciaio
nella società capitalistica]
 “LA METROPOLI E LA VITA DELLO SPIRITO”, 1903
 Ideale “continuazione” dell’opera precedente: la vita eccessivamente
intellettualizzata e privata della sua dimensione emotiva è tipica della
metropoli
 Metodo utilizzato: Simmel osserva la metropoli, i cittadini, le interazioni
sociali che si verificano al suo interno, li confronta con i fenomeni che
avvengono in una piccola città e ne ricava due paradigmi interpretativi.
Dal confronto emergono due differenze sostanziali.
 1) A livello neuro-psicologico: nella metropoli gli abitanti ricevono moltissimi
stimoli che cambiano rapidamente →il ritmo della vita molto veloce,
incalzante. In ambiente rurale gli stimoli sono meno numerosi, scorrono più
lentamente → ritmo della vita più lento, abitudinario.
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2) A livello economico: la città è sede dell'economia monetaria. Qui tutti gli
scambi sono regolati con il denaro. Chi produce lavora per il mercato, per un
consumatore che non conosce e che non incontra mai direttamente, un
consumatore che effettua i propri acquisti presso vari commercianti,
intermediari che grazie all'esistenza del denaro possono più facilmente
speculare sugli acquisti e sulle vendite ricavando un profitto personale senza
aver realizzato alcun prodotto.
 S. utilizza questi due aspetti come paradigmi interpretativi per individuare
altre caratteristiche della vita nella grande città:
 Intellettualità sofisticata: consiste nel distacco e nella razionalità tipiche
dell'uomo metropolitano, che è una conseguenza della sovrastimolazione
sensoriale presente nelle metropoli. Per adattarsi all'ambiente, l’uomo
metropolitano ha sviluppato un organo di difesa: l'intelletto; ha imparato a
rispondere ai numerosi stimoli che lo colpiscono reagendo con l'intelletto
anziché con il cuore. E' facile osservare che gli abitanti di una grande città
hanno una sorta di riservatezza, riserbo, indifferenza verso gli altri
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concittadini. Ciò perché se ai continui contatti esterni con innumerevoli
individui corrispondessero altrettante reazioni interne, come avviene nelle
cittadine dove si conoscono quasi tutte le persone che si incontrano,
sarebbe impossibile condurre normalmente la propria vita quotidiana. Il
risultato di questo riserbo è che spesso non si conoscono neppure
superficialmente quelli che sono stati per anni i nostri vicini.
Il predominio denaro e dello spirito oggettivo su quello soggettivo
Anche il carattere monetario dell'economia cittadina contribuisce a
spiegare, accrescere e rafforzare l'intellettualità, la razionalità del cittadino
metropolitano. L'uomo abituato a rapportare tutto con il denaro acquisisce
un atteggiamento pragmatico nel trattare gli uomini e le cose, un
atteggiamento in cui a una giustizia formale si unisce una durezza spietata.
Il denaro riduce qualsiasi qualità e ogni individualità alla domanda: quanto?"
Così le interazioni con gli altri divengono quasi sempre delle pure
contrattazioni. Dunque l'uomo è spinto, condizionato, anche dall'ambiente
economico in cui vive a rapportarsi con i propri simili utilizzando l'intelletto
anziché il cuore.
L'atteggiamento blasé
Un'altra caratteristica tipica dell'ambiente metropolitano è l'atteggiamento
blasé: l'individuo ostenta indifferenza e scetticismo e risponde in maniera
smorzata a un forte stimolo esterno a causa di una precedente
sovrastimolazione, o in conseguenza di stimolazioni nervose in rapido
movimento, strettamente susseguentesi e fortemente discordanti. Il
cittadino sottoposto a continui stimoli in qualche modo si abitua, diviene
meno recettivo. Le cose perdono per lui il proprio significato: tutto diventa
opaco e la valutazione pecuniaria dell'oggetto finisce col divenire più
importante delle sue stesse caratteristiche. Così si acquisisce l'insensibilità
ad ogni distinzione, che è un'altra caratteristica dell'atteggiamento blasé.
La monetizzazione del tempo
Ulteriore caratteristica metropolitana è la precisione con cui tutto –
compreso il tempo delle persone - è misurato, monetizzato e calcolato. Nella
metropoli gli individui agiscono in modo sincrono. L'orologio permette e
regola il funzionamento di tutte le metropoli, misura la vita e ne consente
una quantificazione economica, la monetizzazione del tempo. L'importanza
assunta dal tempo e dall'orologio è una conseguenza della complessa
organizzazione della vita metropolitana, della divisione e specializzazione
del lavoro (che a sua volta deriva dall'elevato numero di persone che vivono
nella stessa città e quindi dalle inevitabili distanze che separano individui
luoghi ed attività e che rendono ogni attesa e ogni appuntamento mancato
un intollerabile spreco di tempo che la società non può permettersi).
La maggiore libertà possibile
La metropoli è anche il luogo della società in cui, secondo Simmel, l'uomo
gode della maggior libertà possibile: l'uomo metropolitano è libero rispetto
alla meschinità e ai giudizi che limitano l'uomo della piccola città. L'altra
faccia di questa maggior libertà è però la solitudine (non sempre la libertà è
avvertita come positiva sul piano emotivo).
 Evoluzione umana e sociale
 Nella metropoli Simmel individua inoltre alcuni aspetti problematici
dell'evoluzione umana e sociale legati soprattutto alla rivoluzione
industriale. Mentre l'uomo primitivo conquistava la propria sopravvivenza
nella lotta contro la natura, il cittadino moderno combatte contro il
livellamento e lo sfruttamento perpetrato ai sui danni dalla società e dalla
tecnologia [→Marcuse]. La città ospita una molteplicità di imprese e di
organizzazioni che richiedono una serie di servizi: offre quindi molte
opportunità. Al tempo stesso, la concentrazione di persone e la loro lotta
per conquistare una propria individualità emergendo sugli altri spinge
ciascuno a specializzarsi in una funzione (perdendo però il contatto con il
prodotto e con gli altri). Si può quindi affermare che la vita cittadina ha
trasformato la lotta con la natura per il sostentamento in una lotta tra
uomini per il profitto (profitto che non è offerto dalla natura, ma da altri
uomini).
LA MODA, 1885
Riadattamento di Ambivalenza e differenziazione come chiavi
concettuali per l’interpretazione delle mode: l’attualità di Simmel di Liana M. Daher
Anche il saggio sulla moda si inserisce tra le critiche di Simmel alla modernità, e in particolare alla
cultura metropolitana. Con la moda viene sottolineata la rapidità e la fugacità della vita moderna.
La moda evidenzia la sostanziale antinomia tra essere e divenire, la transitorietà insita nelle scene
metropolitane. È nella modernità che la moda si definisce attraverso i confini fluidi della
reciprocità.
S. rileva per primo il forte nesso tra moda e cambiamento sociale, sul quale anche oggi si
soffermano i sociologi, definendola «contemporaneamente essere e non essere» e collocandola
«sullo spartiacque fra passato e futuro». La moda è, secondo S., innovazione e caducità,
anticipando così una delle principali antinomie attraverso cui oggi, in misura sempre maggiore, il
fenomeno si rappresenta in una società consumistica. Imitazione e differenziazione,
identificazione con il gruppo (costruzione dell’identità collettiva) e distinzione da questo
(costruzione dell’identità personale) o, più genericamente, individuale e collettivo, sono
opposizioni che ci prospettano un oggetto di studio dalle infinite polarità, tipiche della modernità
secondo S., ma non distanti dalla complessità della società contemporanea.
La moda, se la osserviamo dal punto di vista dell’attore sociale, è ancora oggi un comportamento
che vincola all’obbedienza di determinate norme condivise ma è, allo stesso tempo, una forma
di distinzione. Per tali ragioni, essa va interpretata quale fenomeno complesso, dalle molteplici
ed intrinseche sfaccettature, che può essere osservato da numerose angolature ed in contesti
diversi.
Tra le principali ambivalenze della moda, come descritta da Simmel, due sono fondamentali:
quella tra imitazione e distinzione e quella tra individuale e collettivo.
Il primo contrasto, tra imitazione e distinzione, è espresso dall’autore in maniera assolutamente
trasparente: da un lato l’individuo «si libera dal tormento della scelta» per aderire a quelle del
gruppo, dall’altro la differenziazione individuale è un momento in cui questo cerca di
«distinguersi dalla generalità». La moda, in questo senso, sarà una forma di vita attraverso la
quale «la tendenza all’eguaglianza sociale e quella alla differenziazione individuale e alla
variazione si congiungono in un fare unitario». Questo è il tema principale che chi affronta lo
studio del fenomeno moda oggi non dimentica mai di esplicitare, insieme a quello della moda
come “prodotto della divisione in classi”, che da esso scaturisce. Tali argomentazioni sono senza
dubbio centrali ma vanno esaminate suggerendo ulteriori dettagli ed interconnessioni. Se è vero
che il meccanismo di imitazione/distinzione può ancora rappresentare un modello interpretativo
delle interrelazioni nella società contemporanea, lo stesso non si può dire per quanto riguarda la
dipendenza imitativa tra classe inferiore e superiore. Se agli albori della modernità, dove si
cominciava solo ad intravedere quella che oggi definiremo società di massa, rimaneva ancora il
riferimento alla “classe più elevata”, come la definiva Simmel, a causa dei numerosi mutamenti
sociali, culturali e tecnologici si assiste oggi ad un livellamento sociale impensabile ai tempi
dell’autore, sebbene la funzione di “delimitazione sociale” della moda ancora permanga. La moda
continua, infatti, a presiedere in parte, all’interno di relazioni sociali basate sull’apparenza, i
processi d’inclusione ed esclusione sociale, rappresentando, come suggeriva Simmel, il simbolo
di appartenenza ad una cerchia sociale e non ad un’altra. Citando l’autore, la moda avrebbe la
«doppia funzione di comprendere in sé una cerchia e nello stesso tempo di separarla dalle altre»
. All’interno di tali cerchie il meccanismo posto in essere sarebbe quello dell’imitazione, al fine di
raggiungere una similitudine tra i suoi componenti ed una differenziazione rispetto a coloro che
non sono invece parte del gruppo.
Per l’ambivalenza individuale-collettivo: nella moda, dice l’autore, l’individuo è trasportato da un
lato da «una collettività che fa le stesse cose», dall’altro da «un’altra che aspira alle stesse mete»
. Approfondendo tale relazione esplicitata nel saggio del 1905, anche attraverso spunti
provenienti da altri lavori, è possibile trarre una serie di considerazioni rilevanti su tale
fondamentale opposizione e, prioritariamente, sulla relazione psicologica tra individuo e
collettività. In concreto, il soggetto risulta del tutto coinvolto in quella sorta di moto perpetuo
che, per l’autore, è la vita sociale. L’individuo si trova ad agire tra due forze contrapposte, una
tendente alla distinzione e l’altra tendente all’eguaglianza, tanto da condurre Simmel ad
ipotizzare l’esistenza di un «rapporto quantitativo fra l’impulso all’individualizzazione e quello a
confondersi nella collettività». È chiaro che la misura del coinvolgimento nel sociale dipenderà
pure dalle determinazioni psicologiche del soggetto. Il debole è, infatti, colui che più di tutti tende
a farsi proteggere dalla collettività. Ma questo è solo un caso limite tra quelli presentati
dall’autore. Il rapporto tra individualità e collettività nella moda porta a ben altre conclusioni circa
le peculiarità del fenomeno stesso, all’interno delle quali l’individuo rimane illeso nella sua libertà
interiore dato che i comportamenti modali (45-47) appartengono all’esteriorità. La moda, come
descritta da Simmel, permette all’individuo di conformarsi alla massa senza per questo perdere
la sua libertà. Fornendo schemi di appartenenza collettiva, da un lato, e consentendo all’individuo
una certa libertà interiore, dall’altro, la moda rappresenterebbe, in un certo senso, la
consacrazione dell’individualità nella fusione con la collettività. Come evidenzia lo stesso autore,
«la moda ha la proprietà di rendere possibile un’obbedienza sociale che è nello stesso tempo
differenziazione individuale». Da tale constatazione emerge spontaneo un interrogativo: se la
moda rimane nel dominio dell’esteriorità, in che senso è possibile ancora oggi affermare che
rappresenta un rituale attraverso cui la nostra identità sociale si compone? Una risposta a tale
quesito va certamente rintracciata nel legame tra immagine esteriore ed identità sociale.
Se combiniamo le ambivalenze esplicitate da Simmel nel ragionamento sulla moda, sebbene non
sempre trasparenti, con quelle relative alla trasformazione identitaria, esse non appaiono così
evidenti, ma necessitano, come sostiene anche Davis31, di continui compromessi ed
aggiustamenti. Anche la costruzione dell’identità, così come la moda, è un processo che si
modifica incessantemente. In questo senso l’individuo può costruire e ricostruire la sua immagine
sociale attraverso i simboli che le mode gli forniscono periodicamente. Tale immagine potrà, in
misura più o meno rilevante, influenzare la sua identità ed il suo equilibrio psico-fisico, ma è
chiaro che, e qui dobbiamo riferirci ancora una volta al nostro autore, tale processo interiore sarà
indipendente dai condizionamenti relativi alla moda, con un unico distinguo la categoria dei
deboli.
*Istituzioni: sistemi di regole (non gruppi), risultato del processo di
istituzionalizzazione dell’azione sociale, che passa attraverso quattro tappe:
1)ripetizione/routinizzazione dell’azione sociale che ha successo 2) tipizzazione
3) standardizzazione 4) oggettivazione, che può essere in strutture simboliche
(es. inno nazionale) o in strutture reali/materiali (es. la scuola, il governo).
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