Come nasce una stella - CNR Area della Ricerca di Bologna

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Come nasce una stella
Lo spazio tra le stelle non è vuoto, ma caratterizzato dalla presenza di nubi di gas e polvere. Le stelle si
formano dalla condensazione di grandi nubi oscure composte per lo più di gas idrogeno molto freddo,
quasi allo zero assoluto (cioè -273 gradi centigradi). La compressione sempre maggiore del gas di
queste nubi fa si' che si creino dei globuli di condensazione sempre più caldi e compatti al loro interno,
fino al punto in cui, nel centro del globulo, ha inizio la combustione nucleare dell'idrogeno. L'energia
prodotta da questa reazione nucleare “accende” la stella.
Il processo di formazione delle stelle, precedentemente solo immaginato dai teorici, è
stato fotografato per la prima volta dal Telescopio Spaziale Hubble (HST) nel
Novembre del 1995.
La fotografia a lato mostra una porzione della Nebulosa Aquila, un agglomerato di gas
e polveri, regione gigante di intensa formazione stellare, situata nella costellazione del
Serpente ad una distanza di circa 7000 anni luce. La zona fotografata è occupata da
una struttura oscura detta "proboscide", costituita da tre colonne di gas molecolare
misto a polveri, alle estremità delle quali sono visibili i globuli di condensazione, sedi
della formazione stellare.
Cortesia HST
Le regioni interne delle nubi molecolari sono nascoste alla vista da uno strato di polvere che
blocca la luce nella banda ottica. Ciò non accade per la radiazione infrarossa e radio, emessa
tipicamente dalle polveri e dalle molecole che "abitano" nelle regioni di formazione stellare.
Lo studio di questa radiazione può essere compiuto da terra e consente di derivare i parametri
fisici (massa, temperatura e densità) delle nubi molecolari. A lato è mostrata l'immagine della
regione di formazione stellare Sh-2 151. In falsi colori è indicata la temperatura della polvere (blu
più calda, rossa più fredda), rivelata a lunghezza d'onda infrarossa (25 micron), mentre i contorni
rappresentano la distribuzione del gas molecolare, osservato nella banda radio (1.3 mm).
Nel riquadro è riportato lo spettro di emissione delle molecole dell'acqua e la regione in cui
questo è originato. Nelle regioni in cui si ha forte attività di formazione stellare tale emissione è
infatti molto intensa.
Intorno alle stelle appena formatesi spesso rimane del gas residuo che riflette o diffonde la
luce di queste. Vengono così a crearsi delle nebulose a riflessione o a diffusione, le quali
appunto indicano i luoghi in cui la formazione di stelle si è da poco conclusa. Lo studio della
composizione chimica di tali nebulose permette di capire quali tipi di gas hanno formato le
stelle che "illuminano" queste nebulose, mentre il confronto tra tale composizione chimica e
quella delle stelle associate a queste nebulose consente di valutare le modificazioni chimiche
avvenute all'interno delle stelle durante la loro esistenza e di comprendere quali processi
hanno favorito tali modificazioni. In figura è rappresentato l'ammasso stellare delle Pleiadi e la
nebulosità diffusa associata a tale giovane gruppo di stelle.
Per saperne di più:
•http://www.ira.bo.cnr.it/ira.html
(sito dell’Istituto di Radioastronomia del CNR di Bologna)
•http://www.pd.astro.it/stelle/ (sito divulgativo dell’Osservatorio Astronomico di Padova)
•P. Maffei, “I mostri del Cielo”, Mondadori
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